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VENERDI’ 26 NOVEMBRE 2010 • Supplemento settimanale al n° 45 de "Il Piccolo Giornale"
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SIAMO ARRIVATI ALLA DECISIONE FINALE: CHE FARE
SCUOLE, UFFICI, BOTTEGHE NEGLI STALLONI
E tanto spazio verde al servizio della città. Abbattendo i muri esterni. E’ una proposta, nata all’interno della maggioranza, che sta ricevendo numerosi consensi. C’è chi vorrebbe che la Regione regalasse l’area a Crema. Ma, forse, è pretendere troppo. O no? «O Crema decide in fretta, o l’area degli Stalloni viene messa in vendita!». Qualche settimana fa la regione Lombardia - e per essa in particolare l’assessore Gianni Rossoni, su questo argomento plenipotenziario del presidente Roberto Formigoni è nuovamente tornata alla carica perché il comune di Crema prenda le decisioni più opportune rispetto all’area ex Stalloni, considerate ormai improcrastinabili. L’assessore Simone Beretta conferma la nuova presa di contatto da parte della Regione: «Siamo in attesa che l’ente regionale ci invii una lettera mettendo nero su bianco le sue proposte. In realtà il contenuto della lettera ci è già noto sia pure per sommi capi: l’unica cosa che veramente interessa alla Regione è che l’area abbia una redditività perché mantenerla sotto-utilizzata e improduttiva non conviene a nessuno: per il resto il comune di Crema può fare le proprie proposte. Cosa che faremo nel giro di qualche settimana, anche se poi per elaborare un progetto di massima occorreranno due o tre mesi perché la questione, come si sa, è complessa». Complessa non solo dal punto di vista progettuale e urbanistico ma anche, e soprattutto, dal punto di vista politico-amministrativo. L’area, come è noto, è in pieno centro storico e rappresenta una potenzialità unica per lo sviluppo e la razionalizzazione dell’assetto cittadino. Di proprietà della regione - cui è passata per le competenze dello Stato trasferite alle regioni in materia di allevamento equino – l’area di via Verdi è da taluni richiesta in cessione gratuita alla città. Ci sarebbero buone ragioni - e anche qualche precedente - a rendere la richiesta non del tutto peregrina.
Ma l’assessore Simone Beretta spegne gli entusiasmi «Non credo proprio che la Regione sia disposta a tanto; soprattutto sarebbe in contrasto con la redditività dell’area su cui insiste». E qui sorgono i problemi: ciò che costituirebbe motivo di reddito interessante, non coincide con l’utilità immediata e futura della città, che intenderebbe utilizzarla per iniziative e servizi pubblici, quindi difficilmente remunerativi. La discussione in atto sull’adozione del Pgt potrebbe essere l’occasione per una valutazione di merito approfondita; però ciò che si vede nella proposta di Pgt presentata dalla giunta comunale a proposito dei 36mila metri quadri dell’area di via Verdi, è una pagina bianca ancora da riempire. Qualche novità è trapelata e riguarderebbe l’abbandono dell’idea di realizzare un albergo nei locali dell’ex convento. Novità non da poco, perché denoterebbe un’importante, sia pur parziale, inversione di tendenza rispetto a quanto scritto nell’accordo di programma presentato qualche mese fa dal sin-
daco di Crema, e mai ratificato dal consiglio comunale che anzi aveva costretto il sindaco a ritirarlo. Ora bisognerebbe formulare una proposta precisa alla regione Lombardia. Il consigliere comunale Emilio Pini (Pdl) è uno dei più convinti nell’affermare la primaria funzione dell’area di via Verdi al servizio della città. Dice: «L’attività di “ippoterapia” che tutti vogliono salvaguardare, dovrebbe naturalmente rimanere al suo posto; l’istituto di ricerca Spallanzani, che proprio in questi giorni ha fatto una visita ai locali dell’ex convento, dovrebbe chiarire anzitutto i propri intenti circa il proprio futuro; l’area del campo di gara potrebbe costituire un importante spazio verde per la città; negli edifici seicenteschi troverebbero spazio scuole e uffici pubblici, mentre i locali attrezzati a box potrebbero essere riconvertiti per piccole attività commerciali e artigianali; le case ex militari, ora vuote e in disuso e in parte degradate che si affacciano sul mercato coperto, potrebbero essere abbattute anche in parte così da apri-
re un varco verso l’area verde interna e mettere in comunicazione diretta il centro storico col quartiere di Crema Nuova. In ogni caso nessuna cubatura in più!». Queste considerazioni del consigliere Emilio Pini non sono isolate, al contrario hanno già ottenuto il consenso da parte di altri consiglieri di maggioranza, come Luigi Doldi di «Obiettivo Crema» o Martino Boschiroli dell’ Udc. Naturalmente anche le minoranze sono attente al problema, almeno da quando hanno contribuito a mettere il sindaco nelle condizioni di ritirare l’Accordo di Programma per l’area degli Stalloni fra Comune, Provincia e Regione di qualche mese fa. Lo ribadisce la capogruppo del Pd in consiglio comunale Stefania Bonaldi. «Vediamo cosa intende proporci di nuovo la giunta di Crema rispetto all’area degli Stalloni. Speriamo che abbiano imparato la lezione dopo la precipitosa marcia indietro di qualche mese fa: allora il Consiglio comunale si era espresso inequivocabilmente per il mantenimento della vocazione pubblica dell’area a partire dalla tutela dell’ippoterapia. Occorre aver chiaro il principio che l’area di via Verdi è troppo strategica per la città e un suo uso pubblico è fondamentale». Il consigliere Pdl Fulvio Lorenzetti riporta la questione al passaggio iniziale: «La Regione, se non intende più utilizzare per sé l’area di via Verdi, deve restituirla a chi gliel’ha a suo tempo concessa cioè allo Stato. Oppure, meglio ancora, alla città di Crema, naturalmente in termini gratuiti come gratuitamente l’ha a suo tempo ricevuta. Poi il comune saprà bene cosa farci per restituirlo all’uso pubblico della città». Tiziano Guerini
Un trionfo per il consigliere regionale Alloni
Sindaco: «Siamo a ranghi ridotti»
Ristrutturazione e polemiche
Cava di Caravaggio: è stata una vittoria anche del Cremasco
Personale in comune: sono rimasti in pochi o sono in troppi?
Restauro del duomo: la cattedrale chiusa da metà dicembre
Crema, a pag. 18
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Crema, a pag. 17
Crema, a pag. 20
L’OSPITE
Pillole Amare
I
di Enrico Tupone tuponee@alice.it
n questo caos politico istituzionale non risulta facile fare previsioni sull’evolversi della situazione ne tantomeno capire se il governo attuale supererà indenne le trappole messe sul cammino della maggioranza dalle formazioni politiche di centro. Ma indubbiamente lo stabilire quale è la priorità per nostro il paese sarebbe la strada maestra per individuare una possibile soluzione e rappresenterebbe un criterio in cui tutti possono riconoscersi. Ed è la critica situazione economica che viene riconosciuta da tutti come la priorità principale per la quale spendere risorse sia politiche che economiche. Un governo di transizione con pochi, chiari obiettivi, che affronti con condivisione una stagione di sacrifici ed imposti politiche di rilancio economico, prima fra tutte la riforma di un sistema fiscale punitivo verso i contribuenti, burocratico nelle sue richieste, incerto nelle sue norme, distante anni luce dagli standard europei. Un governo di transizione che potrebbe essere guidato anche da Tremonti, gradito alla maggioranza attuale, e soprattutto alla Lega, sgradito alla minoranza, ma che sostanzialmente sta attuando l’unica politica possibile e, tra l’altro, con misure non distanti da quelle che il governo Prodi aveva già posto in essere. Le elezioni invocate da alcuni, e temute da altri, farebbero slittare ancora una volta l’adozione di interventi strutturali sull’economia del paese, lasciandoci alla mercé della speculazione internazionale e dando ancora una volta spazio alle promesse mai mantenute dell’attuale maggioranza per l’inizio di una fase di riforme liberali.
Calcio: Il Pergo cerca punti nel derby di Cremona per allontanare la pericolosa zona playout. Alle pagine 44-45