CREMASCO Il
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VENERDI’ 20 MAGGIO 2011 • Supplemento settimanale al n° 20 de “Il Piccolo Giornale”
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PD: SEMPRE PIÙ IMPORTANTI LE LISTE DEI CITTADINI
LEGA: NEL 2012, ALLEANZA CON IL PDL A RISCHIO
Il risultato del primo turno delle amministrative, soprattutto a Milano, sta producendo fibrillazioni nel mondo politico anche cremasco. Tre opinioni (autorevoli) a confronto. Ma ecco che cosa potremo aspettarci già nelle prossime settimane. In città POPOLARE DI CREMA
RIFLESSIONI SULLE INDICAZIONI USCITE DALLE URNE DEL CAPOLUOGO LOMBARDO
Il declino del credito di Agostino Alloni agostino.alloni@gmail.com
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a Popolare di Crema è stata fusa per incorporazione nella Popolare di Lodi. Cioè, ha perso la sua autonomia. E' questa la logica e inevitabile conclusione di un piano progettato nel momento stesso in cui Lodi acquistava l'istituto di via XX Settembre. Anche se, a parole, si parlava a quei tempi di un accordo per costruire una banca federata. Fin da subito, oserei dire, si sono invece messe in campo strategie ovattate per far perdere, man mano, autonomia e poteri alla Popolare di Crema. Investendo poco, per esempio, su management e personale. Tanto è vero che, negli ultimi anni, i direttori generali sono sempre stati lodigiani o inviati dalla Lodi. Potevano i cremaschi opporsi a questa situazione? Credo di no. Tentativi di resistenza ci sono stati per la verità, ma, come è stato detto in questi giorni, "è difficile comandare in casa del padrone", cioè imporsi a chi ti ha comprato pagandoti, per di più, molto bene. Sicuramente non è questa una buona notizia per il Cremonese e per il Cremasco in particolare che rischia di diventare un territorio di conquista anche da parte di altri gruppi bancari insediati in aree confinanti, come le Bcc di Treviglio e di Caravaggio. Il mondo economico e le associazioni di categoria hanno già espresso le loro preoccupazione, per ragioni condivisibili (mentre le istituzioni locali, tranne la Camera di commercio tacciono): c'è il pericolo che i nostri soldi vengano investiti altrove, saremo solo la sede di alcuni sportelli piantati in loco dai grandi gruppi, avremo una insignificante rappresentanza nel mondo del credito, le decisioni nei confronti delle imprese verranno prese senza la necessaria tempestività a molti chilometri di distanza, potremo avere crescenti difficoltà sia per l'accesso al credito che per il finanziamento dei progetti di sviluppo. Per fortuna ci sono le Bcc; ma così divise, rischiano pure loro di essere fagocitate da altre Casse di credito cooperativo più strutturate, meglio dimensionale, più capitalizzate.
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Il trionfo dei moderati
Liste, meglio se civiche
Crema, così si può vincere
di Enrico Tupone tuponee@alice.it
di Daniele Tarenzi info@tarenzicar.it
di Renato Ancorotti rancorotti@gmail.co
n forte segnale di cambiamento politico viene dai risultati delle elezioni di Milano, elezioni che qualcuno aveva voluto trasformare in un referendum sul lavoro del governo e su Berlusconi e che ha ottenuto come risultato la chiara sconfitta di una politica fatta di contrapposizioni, di lotta ai giudici, di menzogne propagandate a mezzo stampa e televisioni compiacenti, di un atteggiamento di violenza nei contenuti e nei toni che è stato evidentemente respinto da un elettorato moderato che chiede un ritorno al rispetto dei valori ed alla correttezza dei rapporti. Naturalmente è una tendenza che va consolidata e che un candidato diverso da Pisapia, troppo sbilanciato a sinistra per un elettorato moderato, avrebbe potuto far crescere ulteriormente dando una spallata definitiva al berlusconismo e a tutto ciò che esso ha portato con se come la politica degli annunci senza fatti concreti, come la diffusione nella società dell’idea che ognuno possa fare ciò che vuole, come l’impunità assurta a condizione per chi gestisce poteri e mezzi di comunicazione, come la concezione di una condizione femminile legata solo alle misure anatomiche e non alle reali capacità. Inoltre ha perso chi come la Moratti ha sfrontatamente speso milioni di euro per una campagna elettorale per parlare a dei cittadini che in moltissimi casi non hanno i soldi per arrivare a fine mese. Milano ha l’occasione per riprendere un cammino interrotto dalla politica della destra e della Lega verso alcune mete fondamentali quali il ritrovare per Milano la condizione di una piazza finanziaria internazionale, recuperare terreno sul tema del lavoro e della solidarietà, attirare investitori e laboratori di idee e progetti, divenire il fulcro per una vera rivoluzione liberale che ridia a questa città il ruolo che le compete per capacità, cultura e risorse.
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e elezioni di Milano ci raccontano questo: solo poco tempo fa, bastava stare ben riparati sotto l'ombrello del Pdl, di Berlusconi e della Lega e si vinceva. Oggi non è più così: i voti, per averli, anche il centrodestra deve meritarseli. A questo proposito, ho seguito con interesse le elezioni comunali a Palazzo Pignano dove, a contendersi la vittoria, c'erano tre liste: una d'ispirazione leghista, una seconda, quella del sindaco uscente, vicina al Pdl, e la terza orientata più al centrosinistra. Ha vinto la prima. Che dire? Almeno tre cose. La gente guarda sempre di meno alle liste contrassegnate dai simboli dei partiti nazionali; vota la gente del paese che si raggruppa all'interno di liste civiche. E se il centrosinistra a Crema ha deciso di seguire questa strategia, ha preso la decisione giusta. Vota la gente del paese che parla della situazione del paese. E' sulla capacità di convincere gli elettori che dei problemi si ha la soluzione in tasca che si vincono le elezioni. Bisogna, infine, essere credibili: non basta più essere considerati delle «brave persone», ma servono capacità e carisma. E nei paesi dove ci si conosce tutti, può capitare che qualche volta gli elettori vogliano rivendicare una scelta ideologica, ma succederà sempre più di rado essendo venute a mancare le ideologie. Moriremo leghisti? si chiede qualcuno vedendo che il partito di Bossi, nonostante la flessione in queste comunali, ha radici profonde nel Nord. Non lo so. Io vorrei che i cremaschi siano sempre più realistici e concreti quando devono scegliere le persone che li governeranno. Che sappiano giudicare chi promette e se le promesse possono essere mantenute. E in questo sarebbero di grande aiuto gli imprenditori che, però, lasciano che si occupino altri della politica. Per accorgersi, in ritardo, che politica significa anche le delibere anti-Tir, le infrastrutture, la Tarsu, gli sportelli per le imprese. Oggi preferiscono ancora il lamento al fare.
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he cosa devono imparare dalle elezioni di Milano coloro che, fra un anno, parteciperanno a quelle per eleggere il sindaco di Crema? Prima regola: insultare l'avversario non porterà più voti. Anzi. Seconda regola: l'elettore è più attento al dopo-urne: preferisce, cioè, chi corre alle elezioni già attrezzato per governare, e non solo per vincere. Le esperienze di Prodi a Roma (obbligato a dimettersi due volte dopo soli due anni di governo) e di Bruttomesso a Crema (una maggioranza da subito litigiosa, con un programma elettorale rimasto sulla carta) sono solo alcuni dei significativi campanelli d'allarme. Detto pane e salame: se non sei sicuro di poter governare Crema, stai a casa tua. Terzo insegnamento: il successo dei grillini indica che gli italiani sono stanchi di votare i soliti partiti. Era già successo, decenni fa, con il partito dell'Uomo Qualunque: quando alcune formazioni occupano in modo trasversale spazi che appartengono alla politica tradizionale, significa che per gli italiani la misura è ormai colma. E il motivo è molto semplice: i nostri connazionale sono sempre più consapevoli che chi si dedica alla politica (a tempo pieno o part-time) lo fa principalmente per soldi. Lapolitica è diventata un mestiere da difendere con i denti e le unghie. E' così che è nata la casta con tutti i suoi privilegi. Quarta regola: vincerà chi promette, una volta eletto, di varare una legge che, a tutti i livelli, non ammetta deroghe: dopo due legislature (nei comuni, province, regioni, governo e parlamento, partecipate pubbliche), si deve andare obbligatoriamente a casa. Si ritorna, cioè, a occuparsi quello che si faceva prima di darsi alla politica. E i manager pubblici, al cambio di amministrazione, devono sgomberare le scrivania in attesa di una chiamata (se ci sarà). Ma non è finita: vietati i cumuli di incarichi. Nei comuni non si possono varare leggi. Ma ci si può dare un codice etico che rispetta quanto sopra detto. Così oggi si vincono le elezioni.