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VENERDI’ 23 SETTEMBRE 2011 • Supplemento settimanale al n° 36 de “Il Piccolo Giornale”
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UN CALVARIO: LITI, URLA, SBATTERE DI PORTE
MAGGIORANZA, FUGA CONTINUA
Dopo l’uscita di Federico Pesadori e della Lega, anche questa settimana ci sono stati ancora strappi fra i consiglieri del Pdl: Elia Avaldi e Fulvio Lorenzetti hanno ufficializzato la loro autonomia rispetto alle scelte del centrodestra. Sempre più attacchi al sindaco Bruttomesso LA POLEMICA
Obiettivo: Stati Uniti d’Europa
L
di Renato Ancorotti rancorotti@gmail.com
e continue tensioni sui mercati finanziari sottolineano che non basta l’euro per fare l’Unione europea e come i Paesi del Vecchio Continente siano ormai legati tra di loro: se cade uno, cadono anche gli altri come birilli. Questa crisi, dunque, ci dice che bisogna accelerare l’integrazione fra i vari popoli della Ue perché i problemi che ci sta ponendo la globalizzazione non possono essere risolti da ogni singola nazione. Un esempio? Tanti. L’immigrazione clandestina: o diventa un tema europeo o l’Italia non riuscirà da sola a gestirlo. L’esercito: serve un’unica divisa per riuscire a far fronte, da protagonisti, ai possibili e futuri focolai di guerra o di tensioni geopolitiche nei quali l’Europa viene coinvolta (vedi Afghanistan, Medio Oriente, Nord Africa). Lavoro & previdenza: se le regole non diventeranno comuni in tutto il Continente, ci troveremo sempre di fronte alle azioni di dumping dei Paesi dell’est europeo nei confronti di quelli occidentali. Pagamenti: c’è già una normativa europea (le fatture si devono pagare a 30 giorni) ma l’Italia, per esempio, non l’ha ancora recepita. Controlli finanziari: Bruxelles deve controllare i conti dei Paesi soci, altrimenti si rischia (vedi Grecia) che qualcuno paghi i debiti di chi ha ha vissuto per troppo tempo al di sopra delle sue possibilità. Infine, i costi della politica: tagli dei parlamentari e dei loro stipendi (parametrati alla media europea). Certo, non siamo ancora agli Stati Uniti d’Europa. Ma è il momento di incamminarci su questa strada. Nessun Paese da solo sarà in grado di reggere la concorrenza e la complessità dei mercati globali. E, poi, diciamoci la verità: forse sarà più produttivo governare l’Italia da Bruxelles che da Roma. Perché, libero dal ricercare per forza il consenso, solo un burocrate europeo riuscirà a obbligarci a diminuire la corposa mole dello stock del debito con tagli alla spesa, liberalizzazioni e riforma delle pensioni.
N
di Tiziano Guerini
uovo strappo all’interno della maggioranza di centrodestra a Crema. Dopo la lettera pubblica con cui Fulvio Lorenzetti, consigliere Pdl, annunciava di «voler disporre della propria autonomia decisionale in veste di presidente del Circolo del Buon Governo decidendo di esprimere d’ora in avanti il proprio voto solo per l’interesse della città», è stato il consigliere Elia Avaldi, sempre del Pdl, a lanciare le bordate critiche in diretta durante il consiglio comunale. Obiettivo della forte polemica il sindaco colpevole, secondo Avaldi, «di non aver mai prestato attenzione alle opinioni dei suoi consiglieri di maggioranza, di aver rimediato magre figure, di essersi contraddetto nelle proprie decisioni dimostrandosi del tutto inadeguato al ruolo di primo cittadino. Ho creduto in lei ma ho fatto un errore, e me ne rammarico, a sollecitare a quei tempi la sua candidatura a sindaco». Elia Avaldi è parso addirittura sul punto di dichiarare il proprio abbandono della maggioranza, prima di essere interrotto dal presidente del consiglio comunale Antonio Agazzi per… aver sforato il tempo a disposizione . L’intervento di Avaldi aveva fatto seguito immediatamente a quello di Francesco Martelli, capogruppo Pdl, che aveva tentato di spostare le difficoltà politiche del centrodestra verso il solo problema delle società partecipate: «Non c’è in comune una crisi di obiettivi e di progetti; in realtà c’è un solo problema che riguarda la contestata nomina del Cda di “Scs servizi locali” da parte della Lega, problema che non può essere risolto né dal sindaco né dal consiglio comunale, ma solo di
L’OSPITE
La sveglia data da Confindustria di Enrico Tupone tuponee@alice.it Bruno Bruttomesso
Elia Avaldi
chi ne porta la responsabilità politica (con riferimento esplicito al Pdl)». L’intervento critico di Avaldi è suonato come diretta smentita all’intervento del sindaco che - sollecitato da Giani Risari, di «Crema Amica e Solidale», a chiarire l’esistenza o meno di una maggioranza - così si era espresso: «La dichiarazione della Lega di dare solo appoggio esterno, con il ritiro del proprio assessore Walter Longhino, e l’abbandono del gruppo del Pdl da parte del consigliere Federico Pesadori, non hanno oggettivamente modificato l’assetto politico della maggioranza, per cui è mia ferma volontà continuare ad essere il sindaco e far fronte al delicato momento della crisi economica e dei tagli ai bilanci dei comuni fatti dal governo». Gli interventi successivi del Verde Gianemilio Ardigò, di Matteo Piloni del Pd, dello stesso Gianni Risari, di Agostino Guerci del Pd e di Franco Bordo di Sel, hanno invece ribadito che una modifica dell’assetto di governo della città c’è stata e che di conseguenza gli obiettivi amministrativi della maggioranza di centrodestra sanno naufragando nell’impotenza decisionale. Martino Boschiroli, consigliere Udc, ha rimarcato di nuovo la propria critica nei confronti delle società partecipate: «Richiamo il sindaco» ha sotto-
Fulvio Lorenzetti
lineato, a un comportamento corretto e leale nei confronti della richiesta di azzeramento del Cda di “Scs servizi locali” chiesto da ben due mozioni del consiglio comunale». Lo strappo definitivo del consigliere Avaldi è arrivato durante il dibattito sul primo punto all’ordine del giorno affrontato dal consiglio comunale («ricomposizione delle commissioni consiliari»). «Mi dimetto da presidente della commissione Ambiente e Territorio. Rimango per ora in maggioranza, ma non assicuro più il mio appoggio alle proposte del sindaco. E’ finito per me il tempo di tacere per amor di patria». Passato, comunque unanimemente, il punto della ricomposizione delle commissioni con la decisione del gruppo del Pd di accettare di rientrare a far parte della commissione «Patrimonio». Ormai si naviga a vista. Con la Lega che assicura solo l’appoggio esterno e ribadisce il capogruppo Felice Tosoni, «solo per quanto scritto nel programma elettorale che a suo tempo abbiamo sottoscritto anche noi», con ben tre consiglieri del Pdl (Pesadori, Lorenzetti, Avaldi) in rotta di collisione con il proprio gruppo, con il proprio partito e con il sindaco, diventa sempre più difficile la navigazione dell’attuale maggioranza di centrodestra.
L
e parole pronunciate dal presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, non lasciano adito a dubbi: «O il governo vara le riforme o vada a casa, siamo stufi di vederci considerati con il sorrisino, siamo gente seria». Ma altrettanto seri non sono coloro che ci governano in questo momento con la loro incapacità di rendersi conto della perdita di credibilità del nostro Paese di fronte alla platea internazionale, non solo per le ben note e deplorevoli vicende del nostro capo del governo ma anche per la mancanza di determinazione nella definizione di provvedimenti atti a contrastare la crisi economica del paese. E non stiamo parlando delle nuove imposte, dei nuovi balzelli decisi per coloro che già pagano tasse a livelli ormai divenuti insopportabili, ma stiamo parlando di riforme, di liberare il Paese dal peso non solo economico di una struttura statale e politica elefantiaca, stiamo parlando di un costo del lavoro che impoverisce sia lavoratori che imprese, degli innumerevoli percorsi burocratici a cui si deve sottoporre chi vuol fare impresa, stiamo indicando in una politica liberista di rilancio dell’economia la vera via d’uscita dalla crisi. Dal mio osservatorio privilegiato, di chi ha ogni giorno contatto con le maggiori imprese finanziarie internazionali, ho visto disgregarsi giorno per giorno l’iniziale consenso al governo Berlusconi, eroso man mano che ci si rendeva conto della incapacità di partorire quelle riforme, promesse lungamente, che il paese attendeva. Oggi è giunto il momento di una presa di coscienza: maggioranza ed opposizione decidano insieme di formare un governo di unità nazionale o di designare un governo tecnico, solo modo per evitare una deriva inarrestabile. E a Berlusconi il caldo l’invito a farsi da parte per il bene del Paese e di noi tutti.