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VENERDI’ 16 SETTEMBRE 2011 • Supplemento settimanale al n° 35 de “Il Piccolo Giornale”
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DIPENDENTE DI BRUTTOMESSO DÀ FUOCO A UN BANCHETTO DI CONTESTATORI
UN’EPOCA FINITA TRA LE FIAMME
Le dichiarazioni dell’uomo, denunciato. I motivi di un gesto che poteva provocare danni peggiori. La reazione di un ex sindaco di sinistra che lascia Rifondazione. Infine, l'amarezza del primo cittadino: «La situazione sta degenerando» L’INTERVENTO
XI Comandamento:
pagare i debiti
I
di Roberto Poli erre.poli@yahoo.it
l debito pubblico italiano è uno dei più alti del mondo. Ed è continuato a crescere perché a partire dagli anni Sessanta tutti i governi italiani come ma più degli altri Paesi europei - hanno speso molto al di sopra delle possibilità, più attenti ai ritorni a breve termine, ai riscontri elettorali che alle conseguenze a lungo termine. Il debito si è così ingigantito che anche quando, in particolare nella fase di ingresso nell’euro, sono state ridotte le spese, gli interessi accumulati sul debito hanno comunque condotto a una situazione critica. E’ stato perpetuato un comportamento irresponsabile, con una violazione palese della solidarietà tra generazioni, perché alcune generazioni sono vissute a spese delle generazioni successive. Si è forse pensato che i problemi si potessero risolvere “all’italiana”. Ora però i nodi sono venuti al pettine esacerbati anche dai forti attacchi speculativi dei mercati che approfittano del la debolezza della politica europea ed italiana in particolare. Chi pagherà la nostra montagna di debito? I Paesi più virtuosi, quali la Germania che ha un approccio culturale di matrice calvinista molto lontano dai Paesi del Meditteraneo, mostrano insofferenza a sostenere la situazione. Anche se sanno bene che se salta l’euro non si salva nessuno. Il governo italiano sta arrancando, in evidente difficoltà e confusione, passando di manovra in manovra e modificandola continuamente. E allora chi pagherà il conto? Lo pagheremo noi e lo pagheremo caro. Non potremo avvalerci del detto dialettale, declinato da diversi idiomi locali, e che infatti riassume una filosofia italiana che nel nostro territorio suona così: “a pagàa e a mòorer s’è sèemper in tèemp”. Invece il tempo è arrivato. Game over. E non basterà a sanare il debito pregresso il giusto inserimento in Costituzione della parità di bilancio, cioè del principio che tutti noi conosciamo bene: non possiamo spendere più di ciò che guadagnamo.
S
di Gionata Agisti
e questo è il canto del cigno, è più che probabile che il sindaco Bruno Bruttomesso avesse in mente tutt'altra musica, per congedarsi da primo cittadino di Crema. Tra una dimissione all'interno della giunta e un'escalation di rospi ingoiati, si è così arrivati all'ultimo episodio, quello di sabato scorso, quando un dipendente della sua farmacia, per solidarietà nei confronti del datore di lavoro - così ha dichiarato il diretto interessato agli uomini del commissario Daniel Segre -, armato di tanica di alcol denaturato e accendino, consegnava all'oblio delle fiamme cinque anni di compromessi e conseguente immobilismo, rischiando di dare fuoco, non solo a un mandato elettorale ma anche a una serie di manifestanti, di stanza davanti al negozio del sindaco. Diciamo che il motivo della protesta era l'ormai noto Claudiu Mihai – per l'occasione vestito con un camice da farmacista e tanto di fascia tricolore - da tempo protagonista della cronaca locale, per via delle sue ripetute richieste di aiuto economico al Comune e che questi manifestanti, riconducibili ai centri sociali e a Rifondazione, non avevano alcuna autorizzazione a presidiare quell'area. «Ho visto il dottor Bruttomesso profondamente avvilito per queste continue manifestazioni contro la sua persona» ha dichiarato sempre il dipendente alla polizia, «quando il sindaco, invece, ha sempre aiutato, anche privatamente, questo cittadino romeno, regalandogli spesso le medicine di cui aveva bisogno. Non ci ho visto più e ho voluto fare un atto dimostrativo». Il dipendente è stato denunciato per tentativo di incendio e ora se la vedrà con la giustizia. Alla scena era presente anche Luigi Dossena, con quello che, ci tiene a sottolineare, era un regolare banchetto per la presentazione del suo programma elettorale. Era dalla primavera scorsa che non aveva più ottenuto il permesso di tenere comizi in piazza del Duomo, con il pretesto dei suoi modi “offensivi”, a detta dell'amministrazione comunale. «Tutti, in democrazia» risponde Dossena, «hanno diritto di parola e togliermi questa possibilità è stato un atto di barbarie da parte dell'amministrazione comunale. Se davvero avessi offeso qualcuno, avrebbero potuto denunciarmi ma non certo impedirmi preventivamente di parlare». Ma c'è anche chi si schiera dalla parte dell'amministrazione e a sorpresa, viste le idee politiche opposte; è il caso dell'ex sindaco di Vaiano, Giovanni Alchieri che, proprio in seguito a quanto avvenuto sabato scorso, ha preso la decisione irrevocabile di non rinnovare la propria adesione a Rifondazione. «E’ da parecchio che ci stavo riflettendo. Quello di sabato è solo l'ultimo di una serie di episodi che,
AMMINISTRATIVE: INTENZIONI DI VOTO
L’OSPITE
Il rischio di default di Enrico Tupone tuponee@alice.it
Il sondaggio Ipsos di Pagnoncelli: ecco le previsioni di voto per i singoli partiti espresse dai cremaschi nella rilevazione effettuata lo scorso 1 luglio. Ma il 40% non sa ancora per chi votare o se andrà a votare. Pag. 15 anche a livello nazionale, mi hanno portato a prendere le distanze dal mio ex partito. In merito alla vicenda cremasca, non si può dire che il Comune non abbia fatto quanto poteva per aiutare quel cittadino romeno (l'ultimo intervento in tal senso è stato il pagamento dell'affitto fino al prossimo 31 ottobre n.d.r.), ma ci sono delle regole da rispettare quando si decide di manifestare. Sabato mattina, si è raggiunto un punto da cui può derivarne solo qualcosa di grave. Il gesto del farmacista è stato esecrabile ma non si può andare a manifestare davanti alla casa o al negozio di una persona che in quel frangente sta svolgendo un'attività da privato cittadino. Quanto al gesto di quel cittadino, di indossare la fascia tricolore, lo considero un atto di disprezzo nei confronti di tutti i sindaci e lo invito a riflettere che, se tutte le persone nella sua condizione rivendicassero un aiuto analogo a quello da lui ricevuto, come farebbe un Comune a farvi fronte, soprattutto nella situazione attuale? Posso garantire che a Vaiano ci sono persone che versano in condizioni economiche ben peggiori delle sue». In quanto al sindaco, dice di essere rimasto molto male per quanto accaduto: «È stata una cosa indegna. Il mio dipendente si è accorto subito di aver commesso un errore gravissimo» sostiene Bruttomesso. «Io lo posso anche comprendere, so che l'ha fatto per affetto nei miei confronti. Ma riguardo ai manifestanti, questa situazione sta diventando sempre più cattiva. Mi auguro che cose di questo genere non succedano più. La stessa cosa vale per Luigi Dossena. Anche lui ha dato prova di insulti pesanti, con tanto di microfono, ed è questo il motivo per cui gli abbiamo negato la piazza. Può fare gli esposti che vuole, ma così stanno le cose».
Q
ualcuno dice che i termini anglosassoni in economia sono forieri di problemi ed il termine Default conferma questa sensazione. Stiamo parlando, in termini comprensibili, del rischio di insolvenza ed in particolare dell’insolvenza di un paese incapace di ripagare i suoi debiti. Il paragone della scorsa settimana dell’Italia con la Grecia della cancelliera Merkel è sbagliato. La Grecia è un paese senza economia reale, con un apparato statale gigantesco, con risparmi bassissimi e senza un patrimonio pubblico e privato di dimensioni significative, quindi non regge il paragone con un paese come il nostro che rientra fra i primi sette paesi industrializzati del mondo, con un risparmio privato ed un patrimonio ingente. Il nostro debito pubblico di quasi 2 mila miliardi di euro è sicuramente impressionante ma non distanti se non superiori sono i debiti di Germania e Francia, per non parlare della voragine dei conti statunitensi, vero motivo delle recenti crisi economico finanziarie. Le Borse mondiali hanno motivi fondati di preoccupazione nella mancanza di una ripresa economica di molti Paesi ma anche comportamenti schizofrenici con azioni di primarie società industriali sotto quotate, Borse che si muovono non sulla base di ragionate considerazioni ma solo sulle dichiarazioni di qualche disattento o sulle notizie parziali per qualche indice negativo. Queste considerazioni non possono farci dimenticare che l’Italia ha bisogno di riforme, di governi credibili, di risparmi e di forti incentivi alla crescita, anche per evitare il rischio di rivolte sociali che potrebbero innescarsi a fronte del generale impoverimento, della mancanza del lavoro e dall’accaparramento delle risorse primarie.