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VENERDI’ 18 MARZO 2011 • Supplemento settimanale al n° 11 de “Il Piccolo Giornale”
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LA SCELTA FRA DUE STRUTTURE: ALLA PIERINA O IN VIA MILANO
COGORNO O BONETTI: CHI OFFRE DI PIÙ?
Il primo imprenditore costruirà un palazzetto dello sport, il secondo una cittadella dello sport e del commercio con palazzetto, ma anche sala conferenze, area per concerti e spettacoli, spazi espositivi, outlet e un albergo. Sull’outlet, i commercianti dicono «no». E ora si deve decidere
GIROLETTI, LASCI PERDERE OFFANENGO
I soci hanno ribocciato la fusione con Banca Cremasca. Ma ecco come andrà a finire questa vicenda
Non si riesce a comprendere il masochismo (tradotto: compiacersi nel farsi del male) di Banca Cremasca che vuole acquisire la Bcc di Offanengo. In verità lo si intende bene: l'obiettivo è quello di mantenere una banca del Cremasco sul territorio ed evitare che entri in quest'area un competitor. Ma al masochismo c'è anche un limite. Lo si capirebbe se i soci della Bcc di Offanengo si rendessero conto della loro situazione: sono, in fin dei conti, azionisti di una banca commissariata da Bankitalia (ce ne sono solo 15 di istituti di credito in tutta Italia in questa situazione) e che ha accumulato 9 milioni di rosso e non è da tutte le banche aver raggiunto questo poco invidiabile traguardo. In questa condizione, quindi, non è che uno, poi, va in giro alzando anche la voce. O mostrando i muscoli. Anche perché glielo hanno spiegato in tutte le salse a quelli di Offanengo. I chiarimenti sono arrivati da gente di tutto rispetto che ne mastica di economia bancaria; si è persino scomodato il grande capo, cioè il presidente di Federcasse, Alessandro Azzi. Sono venuti a Offanengo perché questa Bcc è così importante nello scacchiere bancario nazionale? Macché! Hanno preso la macchina per arrivare fin qui solo per evitare che qualcuno si faccia ancora più male. Niente da fare: i soci che avevano già bocciato la fusione con Banca Cremasca, l'hanno ribocciata anche lunedì scorso in una pre-assemblea (vedi articolo a pagina 15). Il motivo?
Vecchie beghe o antichi rancori. E adesso? L'ipotesi più plausibile (a meno di altri colpi di scena) è che la Bcc di Offanengo venga fusa con la Bcc di Treviglio. I bergamaschi si prendono una banca che non avevano né chiesto né pensato di acquistare (e sarebbero a questo punto due gli istituti di credito bergamaschi a Offanengo, e questo, per qualcuno, avrebbe anche un senso) e gli imprenditori che gravitano oggi sulla Cassa rurale di Offanengo dovranno andare a Treviglio per discutere di un fido di una certa consistenza. Come risultato non c'è male. Sembra la storia di quel marito che, poiché la moglie gli ha fatto le corna, lui se lo... Eppure Banca Cremasca non solo si sarebbe caricata gli oneri di una
banca che è stata commissariata (privilegio riservato a pochi), ma ha detto di essere anche disposta a venire incontro alle richieste che gli offanenghesi hanno sempre ritenuto imprescindibili. E cioè, fra gli altri benefit: due membri della Bcc nel Cda della banca di piazza Garibaldi, a Crema; sostegno a imprese e famiglie; soldi per il nuovo oratorio e il Settembre offanenghese; mantenimento del nome dell'istituto del paese. Eppure a Offanengo sono ancora convinti di poter tirare sul prezzo. Di poter scegliere loro l'istituto con cui andare, tra le Bcc di Treviglio, Crema, Borgo San Giacomo, Pompiano. Pensano che per avere i cinque sportelli di Offanengo, queste ex Casse rurali siano disposte a svenarsi. Anzi, c'è
ancora qualcuno che reputa addirittura che la Bcc di Offanengo possa tornare autonoma, cioè che possa continuare a camminare con le proprie gambe. Queste illusioni o il pensare di essere l'ombelico finanziario della Lombardia possono rivelarsi pericolose. C'è ancora qualche tempo per riflettere, ma noi un consiglio al presidente di Banca Cremasca, Francesco Giroletti, glielo offriamo. Lasci perdere Offanengo. Regali questi soci a qualche altro istituto di credito, se proprio li vorranno. Lei presiede un istituto che può vantare 19 filiali, un utile netto che si aggira sui 4 milioni, un patrimonio che oscilla dai 65 ai 70 milioni, 120 dipendenti circa; perché dovrebbe prendersi il rischio di fondersi con una Bcc di questo genere? Che siano altre le banche a smazzarsi debiti, sofferenze, incagli prodotti in questo paese. La Bcc di Offanengo ha 5 sportelli. Ora, come lei ben sa, quando si apre una filiale, si riesce oggi a raggiungere il breakeven in 3-5 anni. Ci metterà 15 anni, quindi, ma avrà i suoi cinque sportelli in più, ben funzionanti, in zone economicamente valide, senza alcuna rogna. Lasci la Bcc di Offanengo ai bergamaschi e ai bresciani, e pensi solo a Banca Cremasca. Anche perché se sono vere le preoccupazioni delle associazioni di categoria che vedono un pericolo il possibile accorpamento della Popolare di Crema (e di Cremona) in quella di Lodi, il suo istituto di credito rimarrebbe l'unico cremasco doc sulla piazza.
LA POLEMICA
Via gli apparatcik
A
di Renato Ancorotti rancorotti@gmail.it
vevo scritto: «La politica è diventata un mestiere non avendo, chi la pratica, una professione alle spalle ». Ora leggo su «Il Giornale» un articolo sugli intendimenti di Mario Mantovani, neo coordinatore regionale lombardo del Pdl che sta preparando una circolare con nuove regole. La prima è questa: «Chi non ha un mestiere o una professione, non può fare il consigliere comunale». Il motivo? Eliminare «i mantenuti della politica». Diciamo le stesse cose. Anche Mantovani chiede un rinnovamento nel Pdl. Un ritorno alle origini quando Berlusconi chiedeva a D’Alema: «Allora, cominci a lavorare?». Sono sicuro che tanti torneranno ad avere fiducia nel Pdl, a patto che quanto dice Mantovani diventi davvero realtà: via dai posti di comando gli apparatcik, di sovietica (o democristiana) memoria. Se così sarà, che fine faranno anche a Crema i «membri dell’apparato» del Pdl che occupano sedie e poltrone in Comune e nelle consociate? Qualcuno dovrà preoccuparsi, dopo tanti anni trascorsi (e remunerati) nel ruolo di portaborse. Chi sono? Lo sappiamo tutti. E’ inelegante fare nomi. Dovranno preoccuparsi di trovare un mestiere. Uno di loro ama scrivere, sugli house organ del partito, di belletti, ciprie, trucchi. Costui potrebbe finalmente realizzare il suo sogno recondito, quello di lavorare nella cosmesi. Potrebbe iniziare con un corso da estetista o cercare di sfondare in una para-nicchia, piccola ma redditizia, del mercato cosmetico aprendo un salone chiamato: «Dal peagiàss, trattamenti estetici». Se però non ha voglia di rischiare soldi suoi, dopo avere sfruttato quelli pubblici, o se anche un corso da estetista gli sembra insuperabile, può sempre chiedere un posto da operaio a Opimio Chironi, eletto all’unanimità presidente del Polo tecnologico della cosmesi.