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VENERDI’ 13 NOVEMBRE 2009 • Supplemento settimanale al n° 44 de "Il Piccolo Giornale"
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CI SONO ANCORA I CONTROLLI A DOMICILIO?
LOTTA AL VIRUS: 60 TELEFONATE AL GIORNO
Ci sono stati 200 casi nell'ultima settimana. Che cosa succede quando squilla il telefono e l'ammalato chiede di essere visitato a casa sua? Intervista a tre medici di famiglia cremaschi. L'influenza A si cura soprattutto a casa. I sanitari escono dall'ambulatorio se il paziente ha la febbre alta da giorni
L’
Eliminiamo le province: ci costano 20 miliardi
LA BREBEMI CI PUÒ PORTARE SOLDI E LAVORO: ECCO COME
Il crocefisso del leghista Tosoni Fare marketing con i simboli
Crema, a pagina 16 Cultura
Orologio del Torrazzo: un concerto jazz per il suo restauro Crema, a pagina 33
Sport
Gran Galà del ciclismo: saranno premiati i migliori atleti di tutte le società provinciali ▲
Italiane il 73% dei bilanci si distribuisce in spese correnti e soltanto il 27% in investimenti. Quindi i 3/4 dei soldi servono al mantenimento delle stesse province, e solo 1/4 vengono utilizzati per il cittadino. Il costo complessivo delle 109 province ammonta a circa 10 miliardi di euro. In base ai dati pubblici disponibili relativi ai bilanci, la somma delle sole spese correnti; considerando le spese in conto capitale le spese superano i 20 miliardi di euro all’anno. Il costo annuale dei soli compensi di questo “esercito” di eletti è superiore a 50.000.000 di euro considerando che la retribuzione mensile di un presidente varia tra 4.000 e 7.000 €, quella di un vice-presidente tra 3.000 e 5.200 €, quella di un assessore tra 2.700 e 4500 € cui si devono aggiungere i gettoni di presenza dei semplici consiglieri. Una riflessione andrebbe anche avviata sulla dimensione delle nostre regioni, dimensione che appare eccessiva se raffrontata con le altre realtà europee. La Lombardia, per esempio, è più popolosa di paesi come Austria, Svizzera, Danimarca, Irlanda, Norvegia e Svezia, oppure una Sicilia divisa in due regioni avrebbe in ognuna di esse una popolazione superiore a quella di 58 nazioni. Dunque un’azione concertata di riforma che da un lato faccia diminuire la spesa pubblica e dell’altro aumenti efficienza ed efficacia dell’azione del nostro Stato. Enrico Tupone tuponee@alice.it
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entità del debito pubblico italiano richiama tutta la classe politica a una riflessione profonda sui costi che i cittadini sostengono per mantenere i diversi livelli di governo locale, quali comuni, province, regioni, circoscrizioni, comunità montane. Ognuno di questi enti ha una sua struttura e una sua burocrazia che spesso trasformano la gestione della cosa pubblica in “lentocrazia” a causa di conflitti di competenze, pratiche burocratiche complesse, inefficienze, per non parlare poi del costante incremento dei costi delle opere pubbliche o, peggio, della corruzione. In Italia ci sono circa 8.100 comuni, di cui 3.700 sotto i 2.000 abitanti e ci sono 350.000 consiglieri. I costi di tali strutture gravano pesantemente sui bilanci degli enti locali, su quelli dello Stato e, di conseguenza, sulle tasche dei cittadini. Il primo passo verso un ammodernamento e un effettivo decentramento dell’apparato politico amministrativo può essere compiuto accorpando i comuni più piccoli e riducendo contemporaneamente il numero di consiglieri comunali. Maggior peso avrebbe l’eliminazione delle province, idea che a più riprese è stata oggetto di iniziative politiche, nella consapevolezza della duplicazione di competenze di tali enti con comuni e regioni, duplicazioni che ne rendono dispendioso e macchinoso il funzionamento. Dai dati dell'Unione delle Province
PROPOSTE DI SALINI, ALLONI E ZUCCHETTI
Crema, a pagina 43
Felice Tosoni, capogruppo della Lega Nord in Consiglio comunale a Crema, ha posato platealmente davanti a sè, attirando così la curiosità di consiglieri comunali, giornalisti e fotografi, un piccolo crocefisso. Come protesta, ha detto, contro la decisione della Corte europea che vuole eliminare questo simbolo dai luoghi pubblici. Ma perché portare questa protesta nella Sala degli Ostaggi a Crema? Non ha alcun senso, infatti. Lì ci sta un crocefisso da tempo. E nessuno ha mai avuto intenzione di toglierlo. Tutto tranquillo, dunque. Se il leghista Tosoni voleva provocare qualcuno, sarà rimasto deluso perché nessuno dei nostri consiglieri comunali, dall'estrema destra all'estrema sinistra, si sognerebbe mai di torgliere il crocefisso dalla sala consigliere. E, allora? E' soltanto una questione di marketing, di visibilità, di comunicazione. Chi è religioso, ovviamente, si è arrabbiato perché è stato usato un simbolo cattolico per fare propaganda politica. E chi religioso non è, ha visto in questo gesto la tipica manovra per racimolare consensi. Che dire di più? I leghisti, come ci sembra, hanno ormai tre slogan semplici, ma efficaci sui quali battono e ribattono: Dio, Padania, Sicurezza. E su questi prendono voti. Popolari. Che poi le tasse non diminuiscano, le aziende licenzino, le partite Iva e gli artigiani si trovino in forte difficoltà, sembrano temi che, al momento, siano distanti anni luce. E, probabilmente, hanno ragione loro. Nonostante la crisi, bastano tre parole d'ordine per mantenere il consenso. Se, poi, le condisci con un po' di marketing, chi ti batte? E «bravo» Tosoni. Hai fatto centro. Finché dura.
LIBERA ARTIGIANI DI CREMA: la classifica delle banche del territorio che aiutano i piccoli imprenditori cremaschi a superare la crisi - A pagina 18