Il Piccolo del Cremasco

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VENERDI’ 24 GIUGNO 2011 • Supplemento settimanale al n° 25 de “Il Piccolo Giornale”

€ 0,02 Copia Omaggio

PREFERITO AD AGAZZI NELLA CORSA A SINDACO DI CREMA

IL CENTRODESTRA ORA PUNTA SU MARTELLI

Se vincerà le elezioni, avrà come vice la leghista Bernadette Bossi. Perché questa scelta, dopo la fallimentare esperienza con Bruno Bruttomesso? Perché ha caratteristiche e doti simili a quelle di Massimiliano Salini, presidente provinciale. Ed è amico dei ciellini PUNTO DI VISTA/1

Il fisco come prima riforma

O

di Daniele Tarenzi info@tarenzicar.it

PUNTO DI VISTA/2

AUMENTI SOSTA

Da oggi, venerdì 24 giugno, partono gli aumenti del ticket parcheggi in città. Nella vie e piazze della prima fascia (Cavour, Frecavalli, Istria e Dalmazia, Madeo, Aldo Moro, Trento e Trieste) la sosta a pagamento passa da 1,20 a 1,50 euro l’ora; in tutti gli altri parcheggi, sempre contrassegnati dalle strisce blu, il costo aumenta da 0,60 a 1 euro l’ora. Con questi incrementi, il Comune spera di introitare, nel 2012, un milione e 350mila euro contro i 935mila euro entrati nelle casse municipali nel 2010. Invariato, invece, il costo degli abbonamenti (da 500 a 700 euro l’anno). Immutati gli orari della sosta a pagamento: da lunedì al sabato dalle 8 alle 13 e dalle 14,30 alle 19,30. Ultima informazione: gli stalli a pagamento sono 1.262, quelli con disco orario 428 e 2.540 sono gli stalli liberi, nessuno dei quali in centro storico ovviamente.

italiani, vedono i politici come il fumo negli occhi. Il modello? E’ Massimiliano Salini. Bella presenza, parlantina sciolta, decisionista, idee e obiettivi chiari, autorevole, carattere forte, esperienza da manager, capacità di lavorare in team ed è ritenuto affidabile dai partiti di maggioranza del centrodestra. All’inizio, ha commesso alcuni errori dovuti all’inesperienza, poi ha saputo aggiustare il tiro. Nessun assessore, com’è successo invece nei comuni di Crema e di Cremona, si è mai permesso di far di testa propria. O di prendere una decisione contraria a quella del presidente. Spigoloso a volte con l’opposizione, ma pronto anche al dialogo e alla mediazione. Secondo il sondaggio IPR Marketing per il «Sole 24 Ore», fatto

all’inizio anno e chiamato «governance poll», Massimiliano Salini è risultato al 54,5% di gradimento, tre punti e mezzo in più rispetto alla percentuale della sua elezione a presidente della provincia. Nel marzo scorso, Full Research lo dava addirittura al 55,6% nel sondaggio chiamato «Monitor provincia». Salini, come si sa, è anche ciellino. Martelli si dice amico dei ciellini. E, negli anni da capogruppo del Pdl in Comune, ha dimostrato alcune doti tipiche del presidente della Provincia. «E se è andata bene con Salini, perché non potrebbe andare bene con Martelli?» si sono chiesti Rossoni e Beretta. DENUNCIA A CHI L'HA VISTO

Giovanni Cavallanti il suo corpo trovato dentro una scarpata ▲

ra che Berlusconi e il ministro Tremonti stanno mettendo mani a un programma che dovrebbe rilanciare l’economia del Paese, ecco alcune brevi note da un artigiano che, insieme ad altri milioni di piccoli imprenditori, vengono definiti, a parole, l’ossatura economica dell’Italia. La prima riforma da fare è quella del fisco perché ruba ossigeno alle imprese. Ma perché, ci si chiede, non si è intervenuti sull’alleggerire la pressione fiscale che avrebbe da un lato favorito la ripresa dei consumi e dall’altro avrebbe dato una boccata d’ossigeno a quelle imprese che, pagando le tasse, fanno sempre più fatica a resistere? La risposta è semplice: perché i segnali di ripresa sono ancora incerti, la crescita rimane lenta, la spesa pubblica è arrivata a livelli insostenibili e non ci sono state politiche economiche volte a sostenere lo sviluppo e la competitività delle Pmi. Le tasse non danno tregua. La pressione sugli imprenditori onesti è più pesante di quel che si dice visto che arriva a sfiorare il 52%, percentuale che difficilmente potrà scendere fino a quando avremo a che fare con una spesa pubblica di proporzioni sempre più allarmanti. E se siamo arrivati oltre la soglia del 50% del prelievo fiscale, si capisce bene che lo step successivo è il soffocamento. Un’esagerazione? Neppure per sogno se persino il ministro Tremonti ha parlato di «oppressione fiscale che dobbiamo interrompere». Dunque, primo rimedio: calo della pressione delle tasse. Secondo rimedio, un serio pacchetto di misure anti-burocrazia: semplificazioni amministrative e riduzione dei costi per le imprese. Terzo: diminuire i costi della politica. Succederà questo, nei fatti? Speriamo.

N

o ad Agazzi, sì a Martelli. Sembra proprio questo l’indirizzo che sta prendendo il Pdl sul futuro candidato sindaco del centrodestra a Crema. Martelli, in caso di vittoria, avrà accanto, come vice, la leghista Bernadette Bossi. Come mai Rossoni e Beretta si stanno avviando verso questa soluzione pur essendo stato Francesco Martelli, da capogruppo Pdl in Comune, molte volte critico con la giunta. Ma, soprattutto, chi è Martelli? Laureato in Economia e commercio, dopo aver lavorato da libero professionista nello studio Ernesto Vaiani di Crema, oggi è occupato al comune di Milano, presso la Ragioneria dell’assessorato Coordinamento Economia e Finanze retto, sotto il sindaco Letizia Moratti, da Giacomo Beretta (Pdl di osservanza ciellina). Questo assessorato al Bilancio è stato ora assegnato a Bruno Tabacci dal nuovo sindaco Giuliano Pisapia. Martelli spera di poter rimanere a lavorare al comune di Milano, anzi di entrare in ruolo asserendo di averne i titoli. Forse non più occupandosi direttamente di Bilancio, ma di altro: per esempio, di Partecipate, Tributi, Patrimonio… Questo sarebbe il suo desiderio. Perché, dicevamo, la scelta di Martelli? Due i motivi. Il primo: basta promettere la fascia tricolore al cosiddetto «esponente della società civile»; l’esperienza con il sindaco Bruno Bruttomesso al Pdl di Crema basta e avanza. Lo stesso dicono che succederà presto a Cremona con Oreste Perri. Ma non per questo si tornerà a scegliere il politico che vive solo di politica o naviga da anni nei partiti della Seconda repubblica. Non piacerebbe ai cremaschi. Che, come (quasi) tutti gli

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Le scelte della Lega

L’

di Enrico Tupone tuponee@alice.it

inaspettato insuccesso elettorale della Lega nelle ultime amministrative e il mancato accoglimento degli elettori dell’invito a non recarsi a votare per i referendum stanno ponendo la Lega di fronte a scelte importanti per il futuro di un movimento che, presentatosi come paladino dell’antipolitica, detiene oggi un potere e posizioni proprie di un partito vecchio stampo. Sintomo evidente di tale situazione di difficoltà e della necessità di operare delle scelte sono le prese di distanza dall’attuale maggioranza, la richiesta dello spostamento di Ministeri a Milano e il ricorrente tema della secessione. Lo spostamento dei Ministeri rappresenta un boomerang per la Lega perché mostra un movimento più attratto dalla ricerca di posti di lavoro statali per il nord che non un modo per riformare uno stato centralista mentre il tema della secessione si presenta ancora una volta come uno slogan logoro e non come un programma riformista degno di tale nome. C'è la disponibilità della Lega a discutere una legge di riforma elettorale con il centrosinistra, evento che costituirebbe il primo mattone per un cambio di atteggiamento verso la maggioranza di centrodestra. Probabilmente stanno arrivando a maturazione altri problemi che hanno toccato l’elettorato leghista: lo stretto legame con Berlusconi e le sue beghe giudiziarie, le riforme mancate prima fra tutte quella fiscale, il ritardo sui temi della secessione, il mancato controllo dei flussi migratori, la visione della Lega come forza di governo ancorata a poltrone redditizie, la invocata e mai realizzata riduzione del costo della politica. Una mancanza culturale di fondo ed un progetto che si limita a instaurare nuovi localismi senza una visione perlomeno europea dei problemi saranno lo scoglio che la Lega dovrà superare per decidere di diventare una forza politica moderna e non un club di scontenti.


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