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PLASTICA & AMBIENTE

ASSOCIAZIONE NAZIONALE RICICLATORI E RIGENERATORI DI MATERIE PLASTICHE

A CURA DI WALTER REGIS E MARILENA DI BRINO

NOTIZIARIO ASSORIMAP

SÌ A TASSAZIONE AGEVOLATA DA ASSOCIAZIONI DEL RICICLO E PARLAMENTARI

Dalla Commissione UE: “Nel PNRR si poteva fare di più per il riciclo”

“L e imprese del riciclo motore dell’economia circolare” è il titolo del webinar promosso lo scorso 25 maggio dalle associazioni Assorimap, Unirima e Assofermet, che rappresentano rispettivamente le imprese che riciclano plastica, carta e metalli, ma è anche il messaggio che le tre sigle hanno voluto lanciare nel maggio del 2020 con la firma del “Manifesto del riciclo a sostegno dell’economia circolare”, nonché riaffermare con un progetto congiunto presentato nei mesi scorsi al Governo, per attenzionare i decisori sui numeri dei rispettivi comparti all’interno della circular economy nazionale e sulle risorse che il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) avrebbe dovuto destinare a queste imprese. Ciononostante, il piano inviato lo scorso aprile a Bruxelles prevedeva molto poco per gli impianti nazionali di riciclo (1,5 miliardi di euro per la realizzazione di nuovi impianti + 0,60 miliardi di euro per i cosiddetti “progetti faro per l’economia circolare”), con il serio rischio che il riciclo nazionale resti al palo. Per questi motivi e per fare il punto sui settori rappresentati, Assorimap, Unirima e Assofermet hanno voluto coinvolgere in un webinar alcune parlamentari delle Commissioni Ambiente di Camera e Senato: Patty L’Abbate (M5S), Alessia Rotta (PD), Silvia Fregolent (Italia Viva) e Rachele Silvestri (FdI). Oltre naturalmente ai rappresentanti delle tre associazioni, ha partecipato all’evento anche Mattia Pellegrini, capo unità DG Ambiente della Commissione Europea. “Lo scorso anno, come associazioni del riciclo, abbiamo lanciato un manifesto focalizzato sulle potenzialità del settore che costituisce il cuore dell’economia circolare e chiesto un contributo straordinario di 4 miliardi per il biennio 20212022 da dedicare all’innovazione tecnologica degli impianti. Ad oggi, purtroppo, quella richiesta non è stata ancora accolta. Auspichiamo un nuovo impulso all’economia circolare perché si tratta di un comparto che muove circa 20 miliardi”, ha sottolineato Cinzia Vezzosi, presidente Euric e vicepresidente Assofermet. “Parallelamente a maggiori investimenti in impianti, occorrono riforme che garantiscano dinamiche competitive, affinché venga pienamente applicato il principio della concorrenza: un concetto espresso anche dall’Antitrust, per cui il perimetro tracciato dal Decreto legislativo 116/2020 in materia di rifiuti urbani e speciali è discriminatorio per i gestori privati”, ha osservato Francesco Sicilia, direttore generale di Unirima. “Servono interventi operativi e pragmatici, come un credito d’imposta per i riciclatori e sgravi fiscali per chi acquista materiali riciclati. L’idea di generare sovvenzioni per il nostro settore è quanto mai attuale, a maggior ragione oggi che si parla sempre più diffusamente di decarbonizzazione”, ha evidenziato Maurizio Foresti, vicepresidente di Assorimap. E sulle scelte d’indirizzo del Governo Draghi in merito alle risorse del Recovery Fund destinate all’economia circolare, è intervenuto Mattia Pellegrini: “Il governo italiano ha puntato molto su efficientamento e riconversione energetica, mentre il capitolo sull’economia circolare è il più basso per dotazione finanziaria. Eppure, nel Lazio circa il 60% dei rifiuti finisce in discarica e le stesse percentuali potrebbero valere per Campania e Sicilia. In queste regioni occorre fare un doppio salto: alla luce del fatto che entro il 2035

potrà essere smaltito in discarica solo il 10% dei rifiuti, serve investire non solo nell’ammodernamento, ma anche nella costruzione di nuovi impianti di riciclo”. Non sono mancate le risposte delle rappresentanti politiche. La presidente della commissione Ambiente della Camera, Alessia Rotta, si è così espressa: “Non dobbiamo essere pessimisti nel rapporto tra PNRR ed economia circolare. Molti profili devono ancora essere sviluppati. Pensiamo per esempio alla riforma del fisco, che ancora deve decollare e che potrebbe rappresentare un volano di crescita enorme per tutto il settore”. Mentre per Silvia Fregolent: “Il PNRR assegna maggior rilievo alla questione energetica perché l’Italia patisce carenza di materie prime. Non dimentichiamoci però che la versione varata dal governo Draghi garantisce all’economia circolare più spazio rispetto ai testi precedenti”. Così la senatrice Patty L’Abbate: “Occorre una tassazione premiale per le aziende che creano circolarità e un consistente aumento della concorrenza che consenta di rafforzare sempre di più gli acquisti verdi”. E infine la deputata Rachele Silvestri: “Per creare una politica industriale solida è indispensabile aiutare le PMI a entrare in modo strutturato nel mondo dell’economia circolare. La politica deve quindi impegnarsi ad accelerare gli investimenti per favorire concorrenza, competitività e miglior fiscalità per il settore”.

CONSULTAZIONE DEGLI STAKEHOLDER SULLA DIRETTIVA “SUP”

A seguito dell’approvazione della Legge n. 53 del 22 aprile 2021 (Legge di delegazione europea 2019-2020), che recepisce nel nostro ordinamento, all’articolo 22, la Direttiva europea 2019/904 - Single Use Plastics, il Ministero della Transizione Ecologica (MiTE) ha recentemente avviato una consultazione dei principali stakeholder, tra cui Assorimap, sul recepimento di suddetta direttiva. Rispetto alla norma comunitaria, lo schema di recepimento nazionale contiene due ulteriori previsioni: l’inclusione dei bicchieri di plastica tra i prodotti monouso soggetti a una riduzione dell’impiego (equiparati dunque alle tazze per bevande) e l’apertura agli articoli monouso in plastica compostabile “certificata conforme allo standard europeo della norma UNI EN 13432 e con percentuali crescenti di materia prima rinnovabile superiore al 50%”, laddove “non sia possibile l’uso di alternative riutilizzabili ai prodotti di plastica monouso destinati a entrare in contatto con alimenti”. Bisogna evidenziare, però, che quest’ultima deroga all’utilizzo di plastiche compostabili risulta in contrasto con le Linee guida pubblicate dalla Commissione europea il 31 maggio 2021: un documento di orientamento rilasciato affinché le nuove norme vengano applicate in modo corretto e armonizzato in tutti gli Stati membri. Nelle linee guida viene infatti specificato che le uniche plastiche esentate dall’applicazione della Direttiva sono quelle “realizzate con polimeri naturali non modificati chimicamente”, intese come quelle plastiche i cui polimeri risultano da un processo di polimerizzazione che ha avuto luogo in natura. Pertanto, viene confermato che le plastiche a base biologica e biodegradabile sono soggette agli obblighi della Direttiva, indipendentemente dal fatto che siano derivate da biomassa o destinate a biodegradarsi nel tempo. Dal canto suo, Assorimap ha già trasmesso al MiTE le prime osservazioni allo schema di recepimento: con l’obiettivo di promuovere e incentivare un percorso circolare per le materie plastiche, in contrapposizione alle pratiche dell’usa e getta che la Direttiva intende colpire, l’associazione ha proposto, allorquando non sia possibile l’uso di alternative riutilizzabili ai prodotti di plastica monouso destinati a entrare in contatto con alimenti, l’utilizzo di beni e imballaggi realizzati con una percentuale minima obbligatoria di materia plastica riciclata tracciata post consumo.

L’ATTO DELEGATO SUL CLIMA DEFINISCE “GREEN” IL RICICLO MECCANICO Lo scorso 21 aprile la Commissione Europea ha adottato un pacchetto di misure relative al Regolamento europeo sugli investimenti sostenibili, tra cui il primo Atto delegato sul clima, che fornisce una serie di criteri di screening tecnico per classificare quali attività economiche contribuiscano maggiormente alla mitigazione e all’adattamento ai cambiamenti climatici. Un’attività viene considerata “verde” se contribuisce sostanzialmente ad almeno uno dei sei obiettivi ambientali individuati dal Regolamento sulla tassonomia (mitigazione del cambiamento climatico; adattamento al cambiamento climatico; uso sostenibile e protezione dell’acqua e delle risorse marine; transizione verso l’economia circolare; prevenzione e controllo dell’inquinamento; protezione e restaurazione della biodiversità e degli ecosistemi), senza ostacolare gli altri cinque. In base all’Atto delegato sul clima relativo ai pri-

Alcuni dei partecipanti al webinar del 25 maggio 2021. In alto, da sinistra: Cinzia Vezzosi (vicepresidente di Assofermet), Rachele Silvestri (deputata, FdI) e Gianni Todini (vicedirettore di Askanews e moderatore dell’evento). Al centro, sempre da sinistra: Maurizio Foresti (vicepresidente di Assorimap), Patty L’Abbate (senatrice, M5S) e Silvia Fregolent (deputata, Italia Viva). In basso: Francesco Sicilia (direttore generale di Unirima) mi due obiettivi, nell’ambito della lavorazione delle materie plastiche, affinché esse possano contribuire alla mitigazione dei cambiamenti climatici, le operazioni dovranno includere uno dei seguenti processi, segnalati in ordine prioritario: 1. Le materie plastiche in forma primaria sono completamente prodotte attraverso il riciclo meccanico. 2. Laddove il riciclo meccanico non sia tecnicamente realizzabile o economicamente percorribile, le materie plastiche in forma primaria sono completamente prodotte attraverso il riciclo chimico (se il ciclo di vita delle emissioni di gas a effetto serra prodotte dal riciclo chimico, escludendo le emissioni generate dalla produzione dei combustibili, sarà inferiore al ciclo di vita delle emissioni di gas serra generate dalla produzione di materie plastiche da materia prima fossile); 3. Le materie plastiche in forma primaria derivano totalmente o parzialmente da materia prima rinnovabile (se saranno soddisfatte le medesime previsioni del criterio 2). Le previsioni di cui sopra decretano pertanto la “maggiore sostenibilità” del riciclo meccanico rispetto ad altre forme di riciclo/produzione di materiale plastico. L’Atto delegato sul clima evolverà nel tempo parallelamente a quelli che saranno i progressi tecnologici. Un secondo atto, relativo ai restanti quattro obiettivi previsti dal Regolamento sulla tassonomia, verrà pubblicato nel 2022. ASSORIMAP - Associazione nazionale riciclatori e rigeneratori di materie plastiche Via Tagliamento, 25 - 00198 Roma Tel.: +39 06 83772547 E-mail: info@assorimap.it www.assorimap.it

RECUPERO E RICICLO

NAVIGARE TRA LE ULTIME MODIFICHE ALLA LEGISLAZIONE SUI RIFIUTI

IL VICEPRESIDENTE SENIOR DI TOMRA SORTING RECYCLING, TOM ENG, TRACCIA UN QUADRO DELLA LEGISLAZIONE EUROPEA E INTERNAZIONALE SUI RIFIUTI, EVIDENZIANDO ALCUNE DELLE PIÙ RECENTI MODIFICHE E LE RELATIVE IMPLICAZIONI PER GLI OPERATORI DEL SETTORE

DI TOM ENG*

Il settore globale dei rifiuti e del riciclo è pesantemente regolamentato e, oltre alla legislazione internazionale, quasi ogni paese ha le proprie norme a cui gli operatori del settore devono attenersi. In generale, qualsiasi modifica a tale legislazione è però da accogliere con favore, perché è quasi sempre finalizzata ad aumentare i tassi di riciclo o a migliorare ulteriormente gli standard di qualità. Anche se rappresentano spesso una sfida per gli operatori, tali cambiamenti legislativi devono essere visti come nuove opportunità per le imprese, poiché portano con sé il trasferimento di tecnologie verso i paesi interessati, contribuendo così positivamente all’economia locale (con nuovi posti di lavoro) e migliorando la qualità della vita. GLI EMENDAMENTI DELLA CONVENZIONE DI BASILEA SUI RIFIUTI IN PLASTICA

Nonostante sempre più paesi mettano gradualmente in atto misure e leggi per recuperare e riciclare la plastica, il conferimento in discarica rimane la prima opzione per milioni di tonnellate di materiali plastici. Durante la Conferenza di Basilea, tenutasi nella primavera del 2019, i governi hanno accettato di modificare la Convenzione stessa per includere i rifiuti in plastica in un quadro giuridicamente vincolante: ben 186 nazioni hanno accettato nuove restrizioni al movimento dei rifiuti plastici non destinati al riciclo, sebbene tali restrizioni non si applichino negli Stati Uniti. Entrati in vigore il primo gennaio 2021, gli emendamenti restrittivi riguardano la maggior parte degli inquinanti organici persistenti, i rifiuti da apparecchiature elettroniche, i liquidi infiammabili e i metalli pesanti più tossici. Non riguardano invece plastica, rottami metallici e carta straccia, a meno che non siano contaminati o contengano rifiuti o materiali pericolosi. Ora i rifiuti sopra citati sono quindi soggetti ai requisiti di preavviso e consenso della Convenzione di Basilea, il cui scopo è di controllare le spedizioni internazionali della maggior parte dei rottami e dei rifiuti plastici destinati al riciclo o allo smaltimento, rendendo il commercio globale dei rifiuti più trasparente e meglio regolato. La legislazione ha anche lo scopo di fermare la plastica non riciclabile “nascosta” nelle spedizioni inviate ai paesi in via di sviluppo, che non hanno modo di gestire tale

materiale. Colpisce pertanto quegli operatori che trattano i rifiuti domestici, perché alcune delle plastiche classificate come “rifiuti pericolosi” si trovano proprio in questo flusso di rifiuti. Ma la principale novità riguarda soprattutto le sanzioni che colpiscono le aziende che trattano la plastica e i metalli contenuti nei RAEE (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche), un flusso di rifiuti in costante aumento in termini pro capite. Grazie alla nuova legislazione si stanno già creando molti impianti per il corretto trattamento di questi materiali, contribuendo così a eliminare il traffico illegale di RAEE verso i paesi in via di sviluppo. Con il nuovo emendamento, per esportare questo tipo di rifiuti gli operatori dovranno seguire una procedura dettagliata (PIC, consenso informato preventivo), secondo la quale i materiali richiedono il consenso preventivo sia del paese esportatore che di quello importatore. Il processo di ottenimento del consenso potrebbe però portare a ritardi anche di diversi mesi nelle esportazioni e gli operatori potrebbero trovarsi a dover stoccare grandi volumi di rifiuti nei loro impianti, in attesa di ricevere il PIC. Inoltre, se gli operatori non rispetteranno i requisiti, il loro materiale potrebbe essere restituito a spese dell’esportatore. Ci potranno essere ritardi nella spedizione del materiale se verrà fermato durante il transito e, in alcuni casi, se i requisiti non verranno rispettati, le autorità del paese di destinazione del materiale potranno intraprendere azioni formali, comprese sanzioni finanziarie. Anche se la maggior parte delle plastiche miste richiede ora il consenso informato preventivo, ci sono alcune eccezioni. Tra queste vi è la “lista verde” dei rifiuti che si potranno esportare senza il PIC e che comprendono: le plastiche destinate a impianti di riciclo che consistono quasi esclusivamente di un unico tipo di polimero; le miscele di PE, PP e PET che sono destinate al riciclo separatamente. Tutte le altre esportazioni e importazioni di rifiuti in plastica devono essere notificate e ricevere il consenso all’esportazione prima del movimento. Per un corretto riciclo dei RAEE è fondamentale una corretta selezione di PP, PS e ABS, tutte plastiche comuni nei rifiuti elettronici. Fortunatamente i recenti progressi nelle tecnologie di selezione automatizzata permettono oggi di ottenere livelli di purezza eccezionali e prima irraggiungibili, intorno al 99,99% nei flussi a base di un unico polimero. Questo materiale non potrà solo essere spedito senza autorizzazione preventiva, ma anche essere venduto a un prezzo di mercato molto più alto della plastica mista; quindi ci sono motivazioni sia commerciali che legislative per separare e selezionare la plastica mista in flussi singoli.

LA DECISIONE DELLA CINA DI VIETARE LE IMPORTAZIONI DI RIFIUTI SOLIDI

Negli ultimi 40 anni la Cina ha sempre rappresentato un’importante destinazione finale per i materiali da riciclare, ma già nel 2013 aveva avviato una politica di limitazione delle importazioni di tali materiali e la più recente decisione di vietare l’import di rifiuti solidi (tra cui plastica, carta e prodotti tessili) riflette l’impegno delle autorità cinesi per promuovere un maggiore riciclo di materiale locale e per ridurre la dipendenza dalle importazioni. Il mancato rispetto del nuovo divieto d’importazione dei rifiuti solidi in Cina può comportare multe salate sia per il trasportatore di rifiuti che per l’importatore, fissate tra circa 71 mila e 710 mila dollari. Le autorità doganali ordineranno anche che i rifiuti solidi siano restituiti al luogo di esportazione per lo smaltimento. Altri paesi, tra cui India, Malesia e Tailandia, hanno preso provvedimenti simili per i rifiuti plastici e, in alcuni casi, per la carta mista. Queste decisioni avranno conseguenze di vasta portata per gli operatori del settore che dipendevano storicamente dall’export in Cina o nei paesi che ora hanno vietato le importazioni dei materiali di recupero. Dovranno perciò trovare nuovi mercati finali per i loro materiali di scarto o investire in tecnologie di selezione per raggiungere i tassi di purezza eccezionalmente alti che la Cina richiede per i rifiuti solidi, al fine di concedere una licenza d’importazione. La Cina, per esempio, è sempre stata il più grande mercato d’importazione di carta da macero del mondo, ma ora concederà licenze solo per carta da macero che abbia un livello di purezza superiore al 99,5%. Ciò significa che gli operatori dovranno investire in nuovi o più moderni impianti di selezione, de-inking (disinchiostrazione) e riciclo.

IL GREEN DEAL EUROPEO

In concomitanza con la decisione della Cina di vietare tutte le importazioni di rifiuti solidi, anche la Commissione Europea sta facendo ulteriori passi avanti per affrontare la questione dell’inquinamento da materiali plastici, introducendo nuove regole che vietano la spedizione all’estero di rifiuti plastici non differenziati. Nell’ambito dello European Green Deal, entrato in vigore lo scorso primo gennaio, nuove norme regolano l’esportazione, l’importazione e la spedizione intra-UE di rifiuti in plastica. Queste ultime vietano l’export di rifiuti plastici dall’UE verso i paesi non OCSE; fanno eccezione i materiali “puliti” che vengo-

Tom Eng, vicepresidente senior e responsabile di Tomra Sorting Recycling

Con una base clienti di livello globale, Tomra Sorting Recycling monitora attivamente tutti i cambiamenti legislativi nazionali e internazionali. Ciò le consente di adattare le proprie tecnologie ai processi di riciclo del futuro

no inviati al riciclo. Come nel caso degli emendamenti della Convenzione di Basilea e del divieto d’importazione della Cina, a causa di questi regolamenti più severi gli operatori del settore non saranno più in grado di esportare facilmente i loro rifiuti in plastica, a meno che non riescano a generare frazioni di singoli materiali a elevata purezza. Quindi, ancora una volta, è possibile giungere alla conclusione che la tecnologia di selezione a sensori sarà in grado di aiutare gli operatori a raggiungere i livelli di purezza richiesti dalle nuove regolamentazioni. Quelle fin qui descritte sono solo tre delle modifiche normative che stanno interessando le aziende del recupero e del riciclo, a cui si dovrebbe aggiungere entro l’anno il divieto di produrre/utilizzare plastica monouso in tutti gli Stati membri dell’UE. È quindi necessario monitorare attivamente tutti i cambiamenti legislativi, a livello sia nazionale che internazionale, in modo da adattare le proprie tecnologie ai processi di riciclo del futuro e riuscire così a prosperare in un mercato internazionale difficile e competitivo.

NEWS

Ricerca dell’Università di Bolzano

Biopolimero per l’isolamento acustico nato dalle alghe e dai rifiuti plastici marini

Ricavato dalla lavorazione delle alghe rosse, il biopolimero inventato e brevettato da Marco Caniato, ricercatore e docente della facoltà di Scienze e tecnologie dell’Università di Bolzano, permette di sfruttare materiali plastici di scarto o inerti di altro genere per realizzare un espanso estremamente efficace come isolante termico e acustico per applicazioni industriali, civili e marittime. Si è inoltre rivelato promettente nella battaglia contro la dispersione delle materie plastiche in mare. Per il suo sviluppo, in collaborazione con l’Università di Trieste, Caniato ha impiegato un estratto dell’alga agar agar, un polisaccaride normalmente usato come gelificante naturale che, dopo essere stato addizionato con carbonato di calcio, può essere mescolato alla plastica polverizzata. Come materiali rappresentativi delle plastiche che più comunemente si trovano in ambiente marino sono state utilizzate quelle derivate dai rifiuti industriali e domestici: PE, PET e polistirene espanso. Dopo la gelificazione, i campioni vengono congelati a -20°C per 12 ore e infine liofilizzati per rimuovere l’acqua. Il risultato finale è un materiale poroso che può essere utilizzato, per esempio, in edilizia, al posto della lana di roccia. Ma non è solo il prodotto a essere ecocompatibile: il processo di realizzazione prevede infatti il riciclo dell’acqua che viene raccolta al termine della liofilizzazione, dopo lo scongelamento. In precedenza, altri scienziati avevano trovato metodi innovativi per il riutilizzo dei rifiuti plastici, per esempio come riempitivi nelle mescole per l’asfalto. Nessuno, però, aveva pensato di riciclare in questo modo le plastiche che galleggiano sulle superfici dei nostri mari, piuttosto difficili da recuperare e trattare, poiché spesso accoppiate con altri materiali (plastici o non plastici) e ricoperte di sale marino.

Alcuni campioni del nuovo biopolimero espanso messo a punto dal ricercatore Marco Caniato

“Le prove di caratterizzazione che abbiamo condotto hanno confermato che il prodotto possiede ottime proprietà isolanti e che può facilmente competere con gli isolanti tradizionali come la lana di roccia o le schiume poliuretaniche. Abbiamo dimostrato che un approccio sostenibile, più pulito ed ecologico, può essere usato per riciclare i rifiuti marini e per costruire con un materiale ecologicamente ed economicamente conveniente”, ha dichiarato Marco Caniato.

Film trasparente, biodegradabile e compostabile È tutta italiana la prima pellicola per alimenti smaltibile con la frazione umida

Si chiama Leaf la prima pellicola per alimenti che può essere gettata nella frazione umida dei rifiuti domestici, rendendo il packaging plastico parte integrante dell’economia circolare. È stata sviluppata ed è attualmente prodotta dall’azienda vicentina Crocco, proviene da una filiera completamente made in Italy, si basa sulla bioplastica Mater-Bi di Novamont ed è già stata messa in commercio da produttori di alimenti come Melinda, che l’ha scelta per il packaging 100% compostabile delle sue mele Melinda Bio. La pellicola Leaf è biodegradabile e compostabile secondo lo standard UNI EN 13432, è contrassegnata dal marchio “OK Compost Industrial” rilasciato da TÜV Austria e può quindi essere smaltita nella frazione organica del rifiuto domestico, entrando così nel processo di compostaggio industriale senza impattare su altre filiere di trattamento dei rifiuti. “Spesso la parola rivoluzione si utilizza a sproposito, ma in questo caso credo vada presa in considerazione. Oggi un prodotto alimentare da banco può garantire non solo la sicurezza della confezione, ma anche la sua totale compostabilità. Senza contare l’utilizzo nelle cucine di casa: finalmente si potrà conservare un alimento, o anche l’avanzo del giorno prima, con una pellicola sicura e smaltibile nell’umido, contribuendo a fare la propria parte per la salvaguardia dell’ambiente e riducendo inoltre lo spreco di cibo”, ha spiegato l’amministratore delegato di Crocco, Renato Zelcher. In aggiunta a tutto questo, vi è anche la possibilità di neutraliz-

Oltre a essere biodegradabile zare le rimanenti e ridotte emissioni di CO2 dovute alla produzione industriale della pellicola attraverso un proe compostabile, la cesso di ecodesign che Crocco ha denominato Greenpellicola trasparente side. “Siamo infatti in grado di misurare la “carbon fo-

Leaf può essere otprint” (ovvero le emissioni di gas serra lungo tutto il utilizzata a contatto con tutti i tipi di alimenti ciclo di vita) del packaging, eventualmente ridefinirne il design dal punto di vista dello spessore e del materiale usato, che può essere d’origine biologica o provenire da riciclo, e, infine, garantire che le emissioni rimanenti vengano compensate attraverso l’acquisto di carbon credit, ovvero sostenendo progetti sostenibili come riforestazioni o produzione di energia da fonti rinnovabili, come previsto dagli accordi internazionali”, ha concluso Zelcher.

I risultati di Corepla nel 2020 Raccolta della plastica in aumento nonostante l’emergenza sanitaria

Nel 2020 la riduzione dei consumi di materie plastiche è stata nel complesso contenuta, grazie alla consistente crescita del settore medicale e di quello di disinfezione e detergenza, al deciso rilancio degli alimenti confezionati e al recupero generalizzato nella seconda metà dell’anno. Il quantitativo complessivo di imballaggi immessi al consumo sul territorio nazionale è stato stimato in 2198 kt, con una flessione di circa il 5% rispetto al 2019. In controtendenza rispetto a questo dato, la raccolta differenziata degli imballaggi in plastica è cresciuta anche nel 2020: la raccolta conferita ai centri di selezione, inclusiva di quella di competenza dei sistemi autonomi, è stata superiore a 1,4 milioni di tonnellate, con un aumento del 4% rispetto al 2019. Un nuovo record in termini di quantità trattata, che porta l’Italia a un livello pro-capite medio annuo di 23,7 kg. A guidare la classifica: Valle d’Aosta, Umbria e Sardegna, con oltre 32 kg per abitante. Da notare come i risultati della raccolta delle singole Regioni si stiano sempre più avvicinando al dato medio nazionale, superando gli enormi divari che sino a tre anni fa caratterizzavano la situazione italiana. A fronte di oltre 1,9 milioni di tonnellate di imballaggi in plastica immessi sul mercato e di pertinenza Corepla nel 2020, il sistema Italia è riuscito a recuperarne più di 1,8 milioni, che corrispondono al 95% del totale: un dato che porta l’Italia sul podio dei paesi europei più virtuosi. Lo scorso anno sono state riciclate 655393 t di rifiuti d’imballaggio in plastica, prevalentemente provenienti da raccolta differenziata urbana (sono incluse le

Nonostante il contesto di generale difficoltà, la raccolta differenziata degli imballaggi in plastica è cresciuta anche nel 2020 e quella conferita ai centri di selezione è stata pari a 1433203 tonnellate, con un aumento del 4% rispetto all’anno precedente quantità provenienti dalle piattaforme da superfici private e dai consorzi autonomi). Alle cifre della gestione consortile vanno aggiunti i quantitativi riciclati da operatori industriali indipendenti provenienti dalle attività commerciali e industriali (249500 t), per un riciclo complessivo di oltre 900 mila t. Sono stati recuperati poi anche quegli imballaggi che ancora non possono essere riciclati; Corepla ha infatti avviato a recupero energetico ben 377807 t. Tale materiale è stato destinato per il 75% ai cementifici (43% in Italia e 32% all’estero) e per il restante 25% alla termovalorizzazione diretta. Il servizio di raccolta e riciclo è ormai capillare in tutto il Paese: sono 7436 i Comuni serviti (94% del totale) con il coinvolgimento del 97% dei cittadini. Il valore economico direttamente distribuito dal consorzio ammonta a 771 milioni di euro; la quota principale (pari a 391 milioni) resta quella destinata ai Comuni e/o ai loro operatori delegati. Quasi 173 milioni sono stati destinati agli impianti di selezione che suddividono la plastica per polimero (e anche per colore in alcuni casi, come per il PET), dando così maggior valore al prodotto selezionato.

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