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MARKETING

EDITORIALE

RICCARDO AMPOLLINI

PLAST DIVENTA GREEN NEL 2022… IN ATTESA DELLA NUOVA EDIZIONE DEL 2023

Come sarà ormai noto ai nostri lettori, il protrarsi della pandemia da coronavirus ha comportato il riposizionamento di quasi tutti gli eventi espositivi globali e quindi anche della triennale internazionale Plast, dedicata al settore materie plastiche e gomma.

Meno nota sarà invece la notizia che, proprio a causa del protrarsi della crisi sanitaria, ma anche in funzione del calendario fieristico di settore, la società organizzatrice Promaplast ha da poco riprogrammato la mostra dal 5 all’8 settembre 2023, contando già su 30 mila metri quadri di stand riconfermati dagli espositori precedentemente iscritti, che intendono così assicurare sin d’ora la propria partecipazione a Plast 2023.

È poi una novità assoluta il fatto che, in attesa del tradizionale appuntamento milanese, Promaplast abbia deciso di proporre anche una nuova manifestazione, denominata GreenPlast, con l’obiettivo d’intercettare quella “voglia di sostenibilità” che pervade tutto il nostro comparto industriale… e non solo. La nuova mostra sarà infatti dedicata ai materiali, alle tecnologie e ai processi di trasformazione di plastica e gomma declinati in chiave di sostenibilità ambientale, efficientamento energetico, recupero-riciclo-riuso ed economia circolare. GreenPlast si svolgerà nei padiglioni di FieraMilano (polo di Rho-Pero) dal 3 al 6 maggio 2022, ponendosi così quale “evento-ponte” tra l’ultima edizione di Plast (svoltasi nel 2018) e la prossima del 2023. Consentirà agli operatori interessati, italiani ed esteri, di apprezzare l’offerta tecnologica della filiera plastica e gomma con particolare riferimento al made in Italy, che spicca in tutto il mondo per il proprio profilo hi-tech fin dall’affermarsi (ormai molti anni orsono) della coscienza ambientale nei paesi più sviluppati. Naturalmente, la concomitanza con Ipack-Ima, fiera internazionale per l’industria dell’imballaggio e del confezionamento, non è affatto casuale: infatti, l’affinità tra il settore del packaging e quello delle materie plastiche è confermata dal fatto che circa il 50% degli imballaggi (contenitori, bottiglie, film ecc.) è realizzato con materiali polimerici e che proprio dal mondo del packaging - o meglio dai suoi consumatori - deriva una crescente domanda di prodotti sostenibili dal punto di vista ambientale. Nell’ambito di GreenPlast verrà ospitata anche la terza edizione di “Packaging Speaks Green - International Forum on Sustainable Plastics and Packaging”, convegno che vedrà la presenza di relatori di fama mondiale e che sarà dedicato a tematiche coerenti con la panoramica offerta dalla vetrina fieristica. Nelle prossime settimane la segreteria organizzativa comunicherà informazioni più precise per partecipare a questo nuovo evento per una plastica più sostenibile.

TENDENZE ATTUALI E FUTURO DEL SETTORE IN INDIA

L’INDUSTRIA INDIANA DELLE MATERIE PLASTICHE PIANIFICA LA CRESCITA POST PANDEMIA

NONOSTANTE LA RECENTE CONTRAZIONE DEL SETTORE MATERIE PLASTICHE IN INDIA, DOVUTA PERLOPIÙ ALLA PANDEMIA DA CORONAVIRUS, LA TECNOLOGIA E LE MENTI PIÙ INNOVATIVE STANNO PLASMANDO QUEST’INDUSTRIA IN FORME NUOVE. PER QUESTO MOTIVO È IMPORTANTE CAPIRE LE TENDENZE ATTUALMENTE ALL’OPERA NEL PAESE

A CURA DI NILESH JOSHI*, RICCARDO AMPOLLINI E STEFANO TREVISAN

L’ industria delle materie plastiche è presente in India sin dal 1945, ma ha iniziato a svilupparsi solamente a partire dagli Anni Sessanta. Dalla liberalizzazione dell’economia del paese, avvenuta nel 1991, il settore ha sperimentato un periodo di grande crescita e diversificazione e nell’ultimo quinquennio si è espanso a un ritmo annuo del 13%. Dal 2010 al 2015 è cresciuto del 10% all’anno (CAGR: tasso composto annuo) in termini di volume, passando da 8,3 a 13,4 milioni di tonnellate. Alla luce di quest’impetuoso sviluppo, in un suo articolo apparso il 28 maggio 2020 sulla rivista B2B Industry Outlook, Vijay Gupta, fondatore e direttore generale di Calco Group (importante produttore indiano di tecnopolimeri), aveva previsto che vi sarebbe stata un’ulteriore crescita del 10,5% annuo nel periodo 2015-2020, consentendo di raggiungere una produzione pari a 22 milioni di t al termine dell’anno fiscale 2020. Tuttavia, malgrado i buoni risultati, il settore sta facendo ovviamente i conti con la contrazione della domanda interna e con le inevitabili ripercussioni sul numero di occupati dovute alla pandemia da Sars-Cov-2. Attualmente l’industria indiana delle materie plastiche può contare comunque su oltre 30 mila unità produttive correttamente registrate (l’85-90% delle quali è composto da PMI), oltre 7000 aziende riciclatrici e numerosi utenti finali, che complessivamente danno lavoro a più di 4 milioni di addetti. Le indagini di mercato più recenti (risalenti al gennaio di quest’anno) indicano che il settore sperimenterà probabilmente un incremento della domanda nel periodo post pandemia.

PREVISIONI DI CRESCITA PER LA DOMANDA DI MATERIALI PLASTICI

L’industria chimica indiana produce una vasta gamma di polimeri. Il polipropilene (PP) è la poliolefina più prodotta. Una recente ricerca di mercato pubblicata da ChemAnalyst riporta che la domanda di PP è cresciuta a un tasso CAGR di circa l’8,51% dal 2015 al 2019 e dovrebbe registrare buoni

risultati anche nel periodo 2022-2030. Malgrado la pandemia abbia determinato un calo della domanda di polipropilene, i consumi di fibra, tessuto non tessuto e gradi trasparenti sono aumentati grazie all’incremento della produzione di siringhe e dispositivi di protezione individuali (DPI). Guardando al futuro, il mercato indiano del PP uscirà rafforzato grazie agli incentivi del governo per gli investimenti nella produzione di DPI e articoli medicali, alla ripartenza delle fabbriche automobilistiche e all’allentamento delle misure di lockdown, nonché all’espansione della capacità produttiva di poliolefine da parte di grandi società come Reliance Industries, Indian Oil Corporation e Ongc Petro Additions. Anche il polietilentereftalato (PET) viene prodotto massicciamente in India, per cui la maggior parte della domanda del paese è coperta dalla produzione interna. Sempre secondo Chem- Analyst, nel periodo 2022-2030 la domanda di PET dovrebbe crescere del 6,75% (CAGR). Stimolata dalla maggiore attenzione all’igiene e dall’incremento di prodotti preconfezionati e articoli monouso, la domanda di PET per imballaggi alimentari ha infatti registrato un ulteriore aumento durante la pandemia. Poiché si prevede che i settori sanitario e farmaceutico si espandano come conseguenza della crescente domanda di dispositivi medicali, anche la domanda di confezioni in PET per tali dispositivi dovrebbe aumentare nel prossimo futuro. Riguardo alle prospettive per il polivinilcloruro (PVC), si stima che la sua domanda possa crescere a un tasso del 6,81% (CAGR) nel periodo 2015-2030. Il PVC per tubi rappresenta oltre il 40% della domanda complessiva e i finanziamenti governativi per la costruzione di impianti idrici nelle zone rurali ne stimoleranno ulteriormente la domanda interna, coperta solo per il 50% dalle importazioni, dal momento che l’offerta indiana non è in grado di soddisfare l’enorme richiesta di PVC.

Plastindia Foundation Plastindia Foundation

Secondo Plexconcil, l’export indiano di materiali e articoli plastici è cresciuto nei primi due mesi del 2021, grazie anche agli sforzi del governo e del Ministero dell’industria a sostegno delle aziende esportatrici

EXPORT INDIANO E AUMENTO DEI PREZZI DEI POLIMERI

Secondo la Direzione generale del servizio informazioni e statistiche di mercato dell’India (DGCIS), l’industria delle materie plastiche conta oltre 2000 imprese esportatrici nel paese. Nell’anno fiscale 2020 l’export indiano di settore ha raggiunto un valore di 7,045 miliardi di dollari, grazie soprattutto al contributo delle materie prime plastiche (polimeri) con 2,91 miliardi di dollari, seguito da foglie, film e lastre, con 1,22 miliardi, e dagli imballaggi, con 722,47 milioni. In una sua nota del 18 marzo 2021, Plexconcil (ente per la promozione dell’export delle materie plastiche prodotte in India) rilevava che le esportazioni avevano registrato un buon incremento nei primi due mesi di quest’anno (+12,2% a gennaio e +3,2% a febbraio) a confronto con lo stesso periodo del 2020. Sempre in gennaio, nove categorie merceologiche avevano messo a segno risultati positivi (compositi/prodotti a base di plastiche fibrorinforzate; rivestimenti per pavimenti, finte pelli e laminati; parrucche; tubi e raccordi; film poliestere; materie prime per le plastiche; imballaggi rigidi e preforme in PET; sacchi in tessuto sintetico/contenitori flessibili per intermedi; prodotti vari). L’ente stimava che entro il 2025 il paese avrebbe potuto puntare a raggiungere i 25 miliardi di dollari di ricavi dall’export di materiali/articoli plastici, con una crescita del 20% negli anni fiscali 2021 e 2022 (che va dall’aprile 2021 al marzo 2022). Secondo le stime di AIPMA (All India Plastics Manufacturers Association), all’inizio di marzo circa 50 mila unità produttive stavano però operando al disotto del 50% della propria capacità nominale a causa del brusco aumento dei prezzi delle materie prime (tra il 40 e il 155% negli ultimi 8-10 mesi) da parte delle grandi compagnie petrolchimiche, tra le quali figurano anche alcune società pubbliche. Inoltre, l’associazione prospettava che, nel caso di un prolungamento della crisi, circa 20 mila unità produttive in capo a PMI e microimprese avrebbero potuto chiudere. Diverse associazioni di categoria hanno quindi esortato il governo indiano a intervenire su Indian Oil, Gail, Opal, Haldia Petrochemicals ed MRPL al fine di calmierare i prezzi e di garantire ai trasformatori un rifornimento adeguato di materie prime. Molte di esse hanno persino invitato il governo a sospendere per un anno le esportazioni di polimeri e a permettere l’import di quelli che non vengono prodotti nel paese. Grazie ai successivi incontri tra il Ministero del commercio e dell’industria (CIM) e gli operatori del settore, intorno a metà marzo si è registrata fortunatamente una stabilizzazione dei prezzi dei polimeri di base (in particolare di PVC), accolta favorevolmente dalle associazioni di categoria e dai trasformatori di materie plastiche. Inoltre, il recente annuncio da parte delle ferrovie indiane di assicurare pieno supporto logistico rappresenta un grande sollievo per il settore, dato che la logistica è parte integrante dei costi d’esportazione per le aziende trasformatrici. L’aumento del numero di container, una maggiore efficienza della catena degli approvvigionamenti e i costi più bassi stimoleranno la competitività globale degli esportatori indiani. “L’inserimento della plastica nel programma d’incentivi PLI (Production-Linked Incentive) darà impulso al “make in India” nel mondo”, ha affermato Arvind Goenka, presidente di Plexconcil, il quale ha accolto con favore anche le iniziative volte a facilitare l’ingresso nel mer-

I continui sviluppi nell’ambito della tecnologia dei materiali e dei macchinari di processo e la produzione a costi convenienti sono i principali fattori che hanno contribuito alla crescita dell’industria delle materie plastiche in India

cato globale dei giocattoli, che dovrebbe raggiungere un fatturato di oltre 120 miliardi di dollari entro il 2023, grazie a una crescita di circa il 4% (CAGR) nel periodo 2017-2023. In India, il mercato dei giocattoli valeva circa 1,75 miliardi di dollari nel 2019. TAB. 1 - LE ESPORTAZIONI DALL’INDIA VERSO LE PRINCIPALI DESTINAZIONI SONO DECOLLATE

Le 10 destinazioni top dell’export Quota sull’export totale dell’India (%) Crescita dell’export anno su anno (%)

Anno fiscale 2020 1° trim. anno fiscale 2021 2° trim. anno fiscale 2021 3° trim. anno fiscale 2021

APPLICAZIONI: AUTO E IMBALLAGGI TRAINANO LA DOMANDA

Sul fronte delle applicazioni, l’India emerge come uno dei mercati in più rapida crescita in ambito automobilistico, piazzandosi al quarto posto nel mondo con circa 3,99 milioni di automobili e veicoli commerciali venduti nel 2019. Gli imballaggi rappresentano un’altra applicazione in forte crescita in India. Quelli prodotti in loco sono destinati principalmente ai settori: alimentare, farmaceutico, cosmetico e dell’igiene personale. L’India figura tra i maggiori paesi produttori di cereali, zucchero, latte, frutta e verdura, quindi gli imballaggi in plastica vengono ampiamente utilizzati per lo stoccaggio, il trasporto e la distribuzione in sicurezza di tali prodotti, oltre che per evitare gli sprechi. Secondo quanto riportato il 9 aprile 2021 sul “The Economic Times Mumbai”, sono attualmente in corso investimenti per circa 1,36 miliardi di dollari nel settore indiano dell’imballaggio, che produce ed esporta un’ampia gamma di articoli estrusi e stampati. Si prevede inoltre un notevole incremento della concorrenza nel corso dei prossimi anni, sulla scia dei vari trend globali. Alcuni operatori concordano sul fatto che, per sopravvivere, produttori e trasformatori di polimeri dovranno adottare nuove strategie per ridurre i costi e per migliorare i prodotti e i servizi alla clientela, anche alla luce del fatto che ogni giorno vengono immessi sul mercato centinaia di nuovi articoli e che quindi è diventato indispensabile trovare nuovi metodi per guadagnare maggiore visibilità. “Tra i principali punti di forza del settore vi è la disponibilità di materie prime prodotte nel paese, tra cui PP, LDPE, HDPE e PVC. Di conseguenza, i trasformatori non devono dipendere dalle importazioni”, ha dichiarato l’esperto del settore Ginu Joseph, il quale, tra le varie cariche ricoperte, è anche segretario generale della Recyclers Foundation e membro di Plastindia Foundation e Indian Plastics Institute. Per garantire una maggiore sicurezza e migliorare la conservazione degli alimenti, cresce la domanda di imballaggi in plastica rigida da parte dell’industria alimentare, ma anche da quella sanitaria e dei lubrificanti per autoveicoli, che hanno sperimentato una forte crescita nell’ultimo decennio. Inoltre, sempre più aziende indiane fanno ricorso a imballaggi in plastica sostenibile. È il caso di Amazon, che nel giugno del 2020 aveva annunciato di aver eliminato tutte le plastiche monouso dagli imballaggi utilizzati nei suoi centri logistici in India (oltre 50); i materiali plastici che ancora utilizza per l’imballaggio sono riciclabili al 100%. Infine, secondo il già citato Vijay Gupta (Calco Group), i polimeri biodegradabili rappresentano una delle soluzioni alla dispersione delle plastiche tradizionali nell’ambiente e questo segmento sta guadagnando enorme popolarità in India; dovrebbe arrivare a valere 6,12 miliardi di dollari entro il 2023.

Stati Uniti Emirati Arabi Uniti Cina Hong Kong Singapore Regno Unito Paesi Bassi Germania Bangladesh Nepal 17,0 9,2 5,3 3,5 2,9 2,8 2,7 2,7 2,6 2,3

“La crescita dell’export delle materie plastiche nei primi due mesi del 2021 riflette lo spirito imprenditoriale, la resilienza e la determinazione degli esportatori indiani”, Arvind Goenka, presidente di Plexconcil

Plastindia Foundation -38,9 3,0 5,5 -64,5 -44,2 -35,5 32,9 20,4 2,3 -35,7 -22,3 14,4 -23,0 -18,1 30,4 -54,5 -0,3 14,3 -58,4 -14,9 -19,7 -37,8 3,0 5,3 -46,7 27,5 9,9 -60,7 -19,1 16,5

ARTICOLI PLASTICI MONOUSO VIETATI ENTRO IL 2022

Ogni giorno, in India, si producono ben 25940 t di rifiuti in plastica e, nel tentativo di liberare il paese dall’enorme quantità non raccolta, già nel

2019 il Primo Ministro indiano Narendra Modi aveva chiesto di bandire l’utilizzo degli articoli plastici monouso. Per questo, lo scorso marzo il governo indiano ha presentato un piano per vietare l’utilizzo di tali articoli entro il prossimo anno, con tempistiche congegnate in modo da non mettere in difficoltà le piccole imprese e il commercio. Ha inoltre deciso di aumentare lo spessore dei sacchetti di polietilene da 50 a 120 micron a partire dal 30 settembre 2021 (attualmente sono già vietati i sacchetti in PE con spessore inferiore a 50 micron). Tale aumento consentirà di migliorare notevolmente la raccolta e il riciclo dei sacchetti dopo l’uso. In osservanza dei nuovi emendamenti di legge, tutte le attività di produzione, importazione, stoccaggio, distribuzione, vendita e utilizzo dei prodotti plastici monouso saranno vietate prima della celebrazione del 75° anniversario dell’indipendenza dell’India, il 15 agosto 2022. La bozza di legge, pubblicata l’11 marzo scorso sulla gazzetta ufficiale a cura del Ministero dell’Ambiente, definisce inoltre per la prima volta che cosa sia la “plastica monouso” e individua i prodotti che rientrano in questa categoria, i quali verranno gradualmente banditi in due fasi successive. Mentre l’utilizzo di alcuni articoli, come bandiere di plastica, cotton fioc con bastoncino in plastica, aste per palloncini, stecchi di gelati e lecca-lecca, materiali decorativi, sarà vietato dal primo gennaio 2022, l’uso dei rimanenti prodotti (quali: stoviglie monouso, cannucce, vassoi, pellicole per confezioni/imballaggi di scatole per dolci, biglietti d’invito, pacchetti di sigarette e agitatori per bevande) sarà invece vietato a partire dal primo luglio 2022. Le autorità urbane e i gram panchayat (consigli di villaggio) avranno la responsabilità di coordinare i sistemi di gestione dei rifiuti in plastica e di svolgere funzioni quali: separazione, raccolta, stoccaggio, trasporto, trattamento e smaltimento. Le disposizioni sullo spessore non si applicano ai sacchetti per la spesa in plastica compostabile. Tuttavia, produttori, venditori o proprietari dei marchi di questi ultimi dovranno ottenere un certificato dal Central Pollution Control Board prima di poterli commercializzare. Va però sottolineato che diversi stati indiani avevano già vietato le plastiche monouso, ma tali misure si stanno rivelando inefficaci perché, come sostengono alcuni esperti, la mossa di proibire l’impiego di questi materiali si rivelerebbe troppo dirompente per vari settori industriali e per l’economia tutta. Tra l’altro, la maggior parte delle città non ha nemmeno attuato le disposizioni del Regolamento sulla gestione dei rifiuti plastici del 2016. Con oltre 1200 soci, l’associazione delle aziende indiane operanti nel settore del riciclo (MRAI) ha sottolineato la necessità di una politica efficace per la separazione della frazione secca e umida dei rifiuti a livello delle singole famiglie, affermando poi che l’India dovrebbe seguire l’esempio della Cina e allestire isole di riciclo e centri di triturazione, che in prospettiva potrebbero divenire hub per la gestione degli scarti. Inoltre, il governo ha vietato l’importazione nel paese di rifiuti solidi/ scarti in plastica, proprio come accaduto in Cina. Tuttavia, sono proprio proprietà quali resistenza e lunga durata a rendere la plastica una grande risorsa. La soluzione giusta non è quindi quella di vietare i materiali plastici, ma di garantire che vengano utilizzati in modo responsabile, recuperati dopo l’uso e correttamente riciclati.

L’IMPATTO DELLA SECONDA ONDATA PANDEMICA SULL’INTERA ECONOMIA INDIANA

Secondo quando dichiarato lo scorso 4 maggio da IICCI (The Indo Italian Chamber of Commerce and Industry), la seconda ondata della pandemia ha investito in pieno l’India: tra aprile e maggio 2021 sono stati registrati in media oltre 350 mila nuovi casi al giorno, un gran numero dei quali si è verificato nelle aree rurali. Data l’estensione e la diversificazione della geografia indiana, i casi non sono però distribuiti uniformemente nel paese e non sarebbe quindi corretto descrivere un’unica e omogenea situazione. Le 53 città più popolose dell’India contano complessivamente circa 185 milioni di abitanti, pari al 13-14% circa dell’intera popolazione del paese, 130 milioni dei quali in età adulta. Il 45% circa dei casi attuali si concentra in queste città, le quali insieme rappresentano circa un terzo del PIL dell’India. Proprio in tali città, al 4 maggio, erano state somministrate più o meno 28 milioni di prime dosi di vaccino, ossia il 23% circa del totale. Mantenendo questo ritmo di vaccinazione, si prevede che entro la fine di agosto la percentuale di copertura raggiungerà all’incirca il 50% della popolazione di queste città con età superiore ai 44 anni, dando un notevole impulso alla lotta contro il virus. Diversamente dall’ondata del 2020, questa volta sono state applicate misure di lockdown parziale, sebbene corrieri e aziende della logistica siano stati inseriti tra le attività essenziali e stiano quindi lavorando a pieno ritmo. Inoltre, sono rimaste aperte anche tutte le imprese esportatrici, mentre le aziende manifatturiere, situate perlopiù all’esterno delle aree urbane, stanno operando nel rispetto dei protocolli di sicurezza anti-Covid. Se l’incremento dei contagi non venisse riportato sotto controllo, allora l’India potrebbe entrare in un lockdown totale, ma probabilmente per un periodo limitato (15-30 giorni). Anche in questo caso un certo numero di attività essenziali potrebbe comunque rimanere aperto. L’impatto delle restrizioni annunciate dal governo sta facendo sentire i suoi effetti su vari indicatori: forniture di energia elettrica, pedaggi e trasporti ferroviari hanno subito un calo marginale (intorno al 2%), mentre la mobilità con veicoli privati e gli introiti dell’imposta su beni e servizi (e-way bill) evidenziano una contrazione più accentuata, rispettivamente dell’8,2% e del 6,9%.

Nonostante l’industria indiana delle materie plastiche presenti un elevato potenziale in termini di capacità produttiva e di domanda da parte del mercato, l’implementazione di un efficace sistema integrato di gestione e riciclo dei rifiuti plastici andrebbe affrontata nell’ottica di uno sviluppo sostenibile complessivo

UNA RIPRESA A MACCHIA DI LEOPARDO

Le stime di Crisil (Credit Rating Information Ser-

TAB. 2 - TREND DEI SEI PRINCIPALI INDICATORI DELL’ECONOMIA INDIANA DALL’ANNO FISCALE 2016 AL 2021 E 2022 (STIME)

Anno fiscale 2016 Anno fiscale 2017 Anno fiscale 2018 Anno fiscale 2019 Anno fiscale 2020 Anno fiscale 2021 (stime)

Anno fiscale 2022 (stime)

1 Crescita del PIL (%) 8,0 8,3 6,8 6,5 4,0 -8,0 11,0 2 Inflazione (%) 5,0 4,5 3,6 3,4 4,8 6,4 5,0 3 Disavanzo delle partite correnti (CAD) / PIL (%) 1,1 0,6 1,8 2,1 0,9 -1,8 1,2 4 Deficit fiscale / PIL (%) 3,9 3,5 3,5 3,4 4,6 9,5 6,8 5 Tasso di cambio rupia/ dollaro (Marzo 2021) 67,0 65,9 65,0 69,5 74,4 73,5 75,0 6 Rendimento titoli di Stato decennali (Marzo 2021, %) 7,5 6,8 7,6 7,5 6,2 6,2 6,5

vices of India Limited) evidenziano che la contrazione dell’economia registrata nell’anno fiscale 2021 (aprile 2020 - marzo 2021), pari a -8%, potrebbe essere seguita da un rimbalzo statistico nell’anno fiscale 2022, grazie alla convergenza di quattro importanti fattori di crescita: adattamento alla nuova normalità da parte della popolazione, appiattimento della curva dei nuovi contagi, progresso della campagna vaccinale, politiche di spesa del governo orientate al sostegno degli investimenti. La prevista crescita dell’economia mondiale nell’anno solare 2021 (PIL mondiale: +5%, economie avanzate: +4,3%, economie emergenti: +6,3%) dovrebbe vedere un incremento parallelo dell’export indiano. In effetti, i dati di aprile indicano che l’export è balzato di quasi il 300% su base annua, passando da 10,17 a 30,21 miliardi di dollari, mentre le importazioni sono aumentate da 17,09 a 45,45 miliardi. L’economia agricola dovrebbe risentire meno degli effetti della pandemia, in quanto determinata soprattutto dal monsone, che dovrebbe svolgersi a livelli normali. Lo stesso vale per il comparto manifatturiero, rimasto comunque in attività grazie ai protocolli di sicurezza anti-Covid. Saranno invece i settori più a contatto con il pubblico a subire l’impatto maggiore e in particolare: commercio, alberghiero, trasporti e comunicazioni. In generale, però, le grandi aziende dovrebbero rimanere relativamente al riparo, mentre le PMI subiranno gli effetti maggiori della pandemia. Ciò nonostante, con grande sorpresa per tutti gli osservatori, i dati hanno evidenziato una rapida reazione dell’economia alla prima ondata del 2020. Quindi, anche quest’anno si potrebbe avere un esito simile, pure nel caso di un lockdown totale. Tutto ciò trova riscontro presso la maggior

L’India sta godendo di una combinazione virtuosa dovuta all’appiattimento della curva dei contagi, all’adattamento della popolazione alla convivenza con il coronavirus e al progresso della campagna vaccinale, che creano le condizioni per una crescita più robusta nell’anno fiscale 2022 (fonte: Crisil). In foto: la collettiva italiana organizzata da Amaplast alla fiera Plastindia 2018

Plastindia Foundation

I ricavi delle aziende dovrebbero crescere del 15-16% nell’anno fiscale 2022, sulla spinta della ripresa dei volumi in vari settori e degli investimenti del governo soprattutto in strade, ferrovie e infrastrutture urbane (fonte: Crisil)

L’industria delle materie plastiche in India conta quasi 4 milioni di addetti che lavorano in oltre 30 mila unità produttive, l’85-90% delle quali è costituito da PMI

parte delle istituzioni globali che hanno scelto di mantenere i tassi di crescita a doppia cifra anche nel periodo della seconda ondata pandemica. Le agevolazioni fiscali e gli investimenti sostenuti dal governo indiano rappresenteranno fattori trainanti decisivi. L’analisi effettuata da Crisil sul piano governativo d’incentivi alla produzione (PLI) indica una potenziale crescita dei ricavi pari a 476-544 miliardi di dollari in 14 settori economici, nel quinquennio fiscale 2022-2026. La crescita media del PIL nel triennio fiscale 2023-2025 dovrebbe arrivare al 6,3% annuo, in ribasso rispetto al 6,7% registrato nel decennio prima della pandemia, ma più alta a confronto del 5,8% del triennio fiscale precedente. Nonostante tale crescita, si prevede che l’economia indiana subirà una perdita permanente dell’11% del PIL in termini reali nel periodo fiscale 20222025. Le proiezioni per l’a.f. 2022 indicano un progresso di appena il 2% sul 2020.

ANDAMENTO DEL RATING E DEL PIL SECONDO MOODY’S ED RBI

A seguito delle restrizioni agli spostamenti e delle misure di lockdown (tranne per i servizi essenziali) dovute alla seconda ondata di pandemia, lo scorso 11 maggio l’agenzia di rating Moody’s ha ridimensionato le stime sulla crescita del PIL del paese per l’a.f. 2022 al 9,3% rispetto al 13,7% prospettato inizialmente, escludendo inoltre, almeno per il momento, un miglioramento dell’outlook sul debito pubblico. L’agenzia di rating prevede ora un aumento dell’11,8% del debito pubblico sul PIL nell’a.f. 2022, contro la precedente stima del 10,8%. Tutto ciò farà salire al 90% il rapporto PIL/debito pubblico già nell’a.f. 2021, per arrivare gradualmente al 92% nell’a.f. 2023. Le proiezioni di Moody’s sono simili a quelle di IHS Markit, che aveva pronosticato una crescita del PIL indiano del 9,6% nell’a.f. 2022. “Nel prossimo futuro è improbabile un progresso del rating (che rimane Baa3, ndr). Tuttavia, l’outlook potrebbe ritornare a “stabile” qualora lo sviluppo economico e le iniziative politiche riuscissero a riportare la fiducia degli investitori in un miglioramento degli indici di crescita reali e nominali a livelli più elevati di quelli previsti da noi”, sottolinea Moody’s. “Ora come ora, prevediamo un impatto negativo sull’economia indiana limitato al trimestre aprile-giugno, seguito da un deciso rimbalzo nel secondo semestre dell’anno”. In una nota diffusa il 17 maggio scorso, anche la Reserve Bank of India (RBI) ha affermato che il recente boom di contagi ha intaccato, ma non compromesso, l’attività economica in questo primo scorcio dell’anno fiscale 2022. Evidentemente, la natura localizzata dei lockdown, l’adattamento della popolazione ai protocolli di home working, i modelli di consegna online, l’e-commerce e i pagamenti digitali hanno influito su questo risultato. La stessa RBI ha annunciato una serie di misure finanziarie a sostegno dell’economia, dichiarando che le misure di lockdown adottate hanno contribuito a riportare sotto controllo l’indice di trasmissibilità del coronavirus. Insomma, la ripresa economica indiana non sarà certamente esente da difficoltà, poiché la pandemia ha lasciato ferite profonde nel tessuto delle piccole imprese e negli strati più poveri della popolazione urbana, ma i recenti segnali positivi paiono comunque lasciar ben sperare per un tasso di crescita significativo già a partire dalla seconda metà del 2021.

*Responsabile dell’Italian Machinery Desk in India, creato nel 2013 dalle associazioni Amaplast e Ucimu presso la Camera di commercio e industria indo-italiana (IICCI) nell’ambito del progetto “Piattaforma India”.

NEWS

Analisi di mercato e prospettive Nel 2020 cala il consumo di PVC in Italia

Un aiuto concreto per le aziende impegnate nel riciclo del PVC può arrivare dall’R-PVC Hub di PVC Forum Italia, una piattaforma di “collaborazione” tra tutti gli attori del settore: chi raccoglie i rifiuti, chi li tratta e chi produce articoli contenenti riciclato

La tradizionale indagine sul consumo di PVC nel nostro Paese, realizzata da Plastic Consult per conto di PVC Forum Italia, evidenzia che nel 2020 sono state lavorate 590 mila tonnellate di tale polimero, con un calo del 7% circa rispetto al 2019. La riduzione risulta in linea con quella del mercato italiano dei termoplastici, il cui consumo è passato dai 5,69 milioni di tonnellate del 2019 ai 5,36 milioni del 2020 (-6%), tornando all’incirca ai livelli del 2014. Questi dati sono sicuramente correlati all’emergenza da Covid-19, che ha fortemente influenzato i diversi mercati per gran parte del 2020 e che ha avuto come dirette conseguenze: consumi finali in netto calo, una forte propensione delle famiglie al risparmio e una produzione industriale molto negativa, soprattutto nei mesi di marzo, aprile e maggio. Il comparto edile è ripartito solo a luglio grazie al traino dell’ecobonus 110%, mentre nella parte finale dell’anno si è assistito a una leggera ripresa dei consumi. Le 590000 t di PVC lavorate complessivamente vanno suddivise tra PVC rigido (287000 t) e PVC plastificato (303000 t), che in proporzione ha perso un po’ meno del primo. Il 64% del totale è rappresentato da PVC tal qua-

Primaria azienda trasformatrice serba è interessata

a operazione di buyout della propria struttura produttiva.

L’impresa, situata nel nordest del paese, nei pressi del confine rumeno, produce da oltre 40 anni più di 300 tipologie di imballaggi in vari materiali (PET, PP, PS, OPS), per il segmento alimentare, e vanta una cinquantina di clienti diretti e retail. Su un’area di quasi 60 mila metri quadrati edificabili, i reparti produttivi di oltre 6000 m2 sono suddivisi in tre unità principali, dedicate a: estrusione, termoformatura e stampa, attrezzate con oltre 20 macchinari. La capacità produttiva è di 3000 t all’anno.

Gli operatori interessati a ulteriori dettagli possono contattare l’associazione Amaplast scrivendo a: s.arioli@amaplast.org, oppure telefonando a: + 39 02 822837.28

le, mentre il rimanente 36% da compound. La ripartizione del consumo di PVC per tipo e settore applicativo fotografata nel 2020 riflette sostanzialmente quella registrata negli ultimi anni, come risulta dalla tabella 1. L’edilizia, storicamente primo settore applicativo del PVC, registra un calo in linea con quello generale del polimero (-7%, a 193000 t) e con quello delle applicazioni legate all’elettricità (soprattutto PVC flessibile per cavi e fili). Più marcata, intorno al 15%, è la riduzione di imballaggio (60000 t) e mobili/arredi (24500 t). Da segnalare, infine, l’ottima tenuta del compound esportato, che perde solo il 2% e si conferma il settore applicativo meno colpito dalle conseguenze della pandemia. Per quanto riguarda il PVC riciclato, alla ridotta disponibilità di scarti preconsumo da avviare a rigenerazione, si è aggiunto lo sfavorevole posizionamento di prezzo dei riciclati post consumo, durato alcuni mesi, che ne ha frenato lo sviluppo. La produzione complessiva di riciclato si ferma a volumi intorno a 80-85 kt, con il post consumo che ne rappresenta circa il 30%. Per l’immediato futuro, nuove opportunità potrebbero derivare da potenziali sinergie o collaborazioni tra le imprese, per esempio nell’ambito di ricerca e innovazione, proponendo nuove soluzioni o reinventando applicazioni industriali del PVC, oppure puntando su igiene e sterilità, che rimarranno driver trainanti anche per i prossimi anni. A livello macro, nel 2021 si dovrebbe assistere a un rimbalzo dell’economia italiana e della produzione industriale destinata sia al mercato interno che estero. Dopo il recupero nella parte terminale del 2020, per il PVC rigido il 2021 si è aperto con un buon livello della domanda in numerose applicazioni. Le prospettive sono favorevoli anche per il PVC plastificato. La domanda è mediamente tonica e pressoché tutte le applicazioni principali sono previste in crescita. Il contesto normativo risulta poi favorevole allo sviluppo dei riciclati, la cui richiesta è in progressivo aumento.

TAB. 1 - CONSUMO DI PVC RIGIDO E PLASTIFICATO, SUDDIVISO PER SETTORE APPLICATIVO (ITALIA, 2020)

Settori applicativi

PVC rigido (t)

PVC plastificato (t)

Totale PVC, 2020

t %

Edilizia/costruzioni 172 000 21 000 193 000 32,7 Imballaggio 35 500 24 500 60 000 10,2 Elettricità 2 500 52 000 54 500 9,2 Mobile/arredamento 12 500 12 000 24 500 4,2 Cartotecnica 14 000 11 000 25 000 4,2 Tempo libero - 24 500 24 500 4,2 Agricoltura 13 000 - 13 000 2,2 Telecomunicazioni - 12 000 12 000 2,0 Trasporto - 17 000 17 000 2,9 Calzature/abbigliamento - 7 500 7 500 1,3 Elettrodomestici 500 6 500 7 000 1,2 Diversi* 10 000 62 500 72 500 12,3 Compound esportato 27 000 52 500 79 500 13,5

TOTALE 287 000 303 000 590 000 100,0

Nuovo studio di AMI M&A e maggiori importazioni caratterizzano la distribuzione di polimeri in Europa

Fig. 1 - Quote di mercato della distribuzione di polimeri in Europa nel 2020

Paesi nordici 5%

Regno Unito 7%

Francia 7%

Benelux 7% Italia 19%

Germania 16%

Fonte: AMI, 2021 Spagna 10%

Europa Centrale e Orientale 14% Altri paesi Europa Occidentale 15%

Specializzata da oltre 30 anni nel settore dello stampaggio di materie plastiche, la società Ramponi Srl si propone come contoterzista per lo stampaggio di articoli in materiale plastico.

Annovera al proprio interno un parco macchine costituito da 22 presse Engel e 1 pressa Boy per il microstampaggio, con forza di chiusura da 22 a 150 t e dotate di robot. Pilastro portante dell’azienda è la capacità di ingegnerizzare e produrre qualsiasi forma/modello relativo a tutti gli accessori, con la possibilità di ottenere in 48 ore la prototipazione dello stesso, grazie all’utilizzo di una stampante 3D di ultima generazione. L’attività dell’azienda è completata dalla fornitura di servizi complementari, quali: finitura galvanica, verniciatura, incollaggio, trattamento laser, assemblaggio, serigrafia, stoccaggio del prodotto finito.

Per contatti: Ramponi Srl, via Sant’Ambrogio 11/13 22070 Carbonate (CO) Tel.: +39 0331.830146 Email: stampaggio@ramponispa.com www.ramponispa.com

Nel 2020 il volume dei polimeri distribuiti in Europa ha superato i 4,4 milioni di tonnellate, rappresentando il 14% della domanda totale. L’industria di settore ha registrato ricavi superiori a 8,3 miliardi di euro e, in termini di tipologia di materiale, polipropilene, poliammide e polietilene hanno contribuito in modo significativo, per un valore di quasi 960 milioni di euro. A livello geografico, invece, i distributori italiani si sono accaparrati la quota principale del mercato, pari al 19%, seguiti dalla Germania col 16% (vedi figura 1). Questi sono alcuni dei dati più importanti emersi dall’edizione 2021 dello studio “Polymer Distribution in Europe”, pubblicata lo scorso maggio da AMI Consulting. Oltre a fornire un aggiornamento sull’evoluzione e sull’attuale posizione dei distributori di polimeri in Europa, lo studio considera i fattori più recenti che hanno influenzato questo settore, come: la carenza di materie prime senza precedenti, le vivaci attività di M&A (Mergers and Acquisitions, cioè fusioni e acquisizioni), i volumi crescenti di importazioni, i recenti sviluppi relativi alle soluzioni sostenibili, nonché Covid-19 e Brexit. L’edizione precedente del 2018 aveva evidenziato il consolidamento del canale della distribuzione da parte dei produttori di materie prime e l’adozione del modello di distribuzione paneuropeo come elementi chiave per la crescita. Oggi, l’ascesa dei distributori in collaborazione con i produttori stranieri e la fervida attività di M&A sono al centro delle dinamiche del settore. Insomma, nonostante le complessità generate dalle recenti condizioni di mercato e dalla pandemia dovuta al Covid-19, la distribuzione di polimeri si conferma un business robusto, di cui vale la pena far parte.

Poliolefine nel mondo La Cina si conferma come il più ampio mercato globale per i tubi in PE

In accordo con il recente studio “Global Polyethylene Pipe” del Gruppo Freedonia, la domanda di tubi in polietilene in Cina aveva già raggiunto quota 4,2 milioni di tonnellate nel 2019, rendendola il mercato più ampio a livello mondiale, con il 33% della domanda globale e il 59% delle vendite regionali. La Cina possiede enormi comparti in ambito agricolo, edile, manifatturiero, oil & gas e dei servizi pubblici, che supportano tutti la domanda di tubi in materiale plastico. Inoltre, le vendite di questi ultimi sono sostenute dalle diverse industrie manifatturiere e di processo locali, tra cui quelle dedicate a: prodotti chimici e alimentari, metalli primari, carta e cellulosa, articoli tessili. Il comparto edile cinese è quasi quattro volte più grande di quello degli Stati Uniti (il secondo mercato nazionale in termini di dimensioni), grazie anche alle sue vendite di tubi in PE, che sono circa il triplo di quelle USA. Sempre in Cina, gli investimenti in infrastrutture continuano a fare passi da gigante, con vendite di prodotti per la popolazione quasi doppie rispetto alla media globale. Tuttavia, negli Stati Uniti l’utilizzo di tubi in plastica su base pro-capite rimane superiore in molte applicazioni. A livello globale, Freedonia prevede che la domanda di tubi in polietilene crescerà del 3,7% annuo fino a raggiungere i 15,3 milioni di tonnellate nel 2024, trainata dal loro crescente utilizzo in tutti i mercati. In particolare, la domanda di tubi in HDPE farà registrare mediamente una crescita positiva fino al 2024, poiché nelle applicazioni idriche e fognarie i tubi realizzati con questo polimero vengono preferiti rispetto a quelli prodotti con altri materiali.

Tecnomatic

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