MacPlas 367

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Editrice Promaplast Srl - Centro Direzionale Milanofiori - Palazzo F/3 - 20090 Assago (MI) - ISSN 0394-3453 - Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - 70% LOM/MI/2363

MACPLAS

RIVISTA DELLE MATERIE PLASTICHE E DELLA GOMMA

L’EVENTO CHE DA 16 ANNI RIUNISCE IN ITALIA LE IMPRESE DEL PET L’INDUSTRIA www.macplas.it ITALIANA DEL RICICLO È TRA LE PRIME IN EUROPA ESTRUSIONE E COMPOUNDING DELLE RESINE TERMOPLASTICHE PALLONE D’ORO PER I POLIMERI www.arcoplexgroup.it

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SOMMARIO

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L’EDITORIALE DI RICCARDO AMPOLLINI L’EVENTO CHE DA 16 ANNI RIUNISCE IN ITALIA L’INDUSTRIA GLOBALE DEL PET IL METODO “5 S” NEL MONDO DELLA PLASTICA RESISTENTI E AFFIDABILI COMMERCIO ESTERO A DUE VELOCITÀ DOMANDA DI ESPANSI IN CRESCITA DEL 4,4% ANNUO

NOTIZIARIO ASSORIMAP - “OCCORRE FAR CRESCERE DI PARI PASSO DIFFERENZIATA E RICICLO DI QUALITÀ” L’INDUSTRIA ITALIANA DEL RICICLO È TRA LE PRIME IN EUROPA DUBBI E IDEE DI UN’ACADEMY SUL FINIRE DEL XX SECOLO BIOPOLIMERI E INTERMEDI CHIMICI A BASSO IMPATTO AMBIENTALE A ZWOLLE LA PRIMA PISTA CICLABILE IN PLASTICA RICICLATA L’ACIDO 2-ETILESANOICO NON È PERICOLOSO

MACCHINE & ATTREZZATURE

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PLASTICA & AMBIENTE 25 28 32 38

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MARKETING 10 13 18 22 22 23

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ESTRUSIONE E COMPOUNDING DELLE RESINE TERMOPLASTICHE INSIEME PER UN MONDO PIÙ VERDE DOVE STANDARDIZZAZIONE FA RIMA CON FLESSIBILITÀ TECNOLOGIE PER LA LAVORAZIONE DEL POLIURETANO DA UN CAPO ALL’ALTRO DEL PIANETA PROSEGUE LA CRESCITA NEI PAESI DI LINGUA TEDESCA E IN ASIA È TUTTO NELLO SLOGAN “WIR SIND DA”! PRESSA ELETTRICA DA 4500 KN SBARCA NEL VECCHIO CONTINENTE IL “RECYCLING” DIVENTA “UPCYCLING”

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SOLUZIONI INDUSTRIALI DEDICATE APPROVATO IN TUTTO IL MONDO PER L’IMBALLAGGIO ALIMENTARE RIDURRE GLI SPRECHI PROSEGUE LO SVILUPPO DELLA TECNOLOGIA TANDEM ADDIO AGLI ODORI NEL RICICLATO EFFICIENZA 4.0: LA FABBRICA DEL FUTURO È GIÀ QUI MISCELATORE GIGANTE PER ELASTOMERI TERMOPLASTICI L’ESPERIENZA CHE FA LA DIFFERENZA SOLUZIONI LIQUIDE E SOLIDE DA UN UNICO FORNITORE GLOBALE VALORIZZAZIONE DI SCARTI E RIFIUTI GRANULATORI PER RECUPERARE SCARTI DA TERMOFORMATURA CILINDRI E VITI DI ALTA GAMMA PRODURRE DI PIÙ E RIDURRE GLI SPRECHI CON UN NUOVO CAMBIAFILTRI FILTRAZIONE PER TUTTI FORI DA 60 MICRON PER IL RICICLO DI PET SUL LAGO DI COSTANZA CON TRE MARCHI BENVENUTI NELLA PRODUZIONE DEL FUTURO TUTTO SOTTO CONTROLLO LA NUOVA GENERAZIONE PER L’AUTOMAZIONE INDUSTRIALE UNA NUOVA ERA NELLA SIMULAZIONE DELLO STAMPAGGIO A INIEZIONE

MATERIALI & APPLICAZIONI 99 102 106

PALLONE D’ORO PER I POLIMERI ECONOMIA CIRCOLARE: OPPORTUNITÀ PER L’EPS IL “NUOVO” CHE FA DEL BENE A PRODUTTIVITÀ E COMPETITIVITÀ MACPLAS n. 367 - Ottobre/Novembre 2018

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MACPLAS

IN COPERTINA

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Editrice Promaplast Srl - Centro Direzionale Milanofiori - Palazzo F/3 - 20090 Assago (MI) - ISSN 0394-3453 - Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - 70% LOM/MI/2363

N. 367 - OTTOBRE/NOVEMBRE 2018 RIVISTA DELLE MATERIE PLASTICHE E DELLA GOMMA

L’EVENTO CHE DA 16 ANNI RIUNISCE IN ITALIA LE IMPRESE DEL PET L’INDUSTRIA ESTRUSIONE E COMPOUNDING DELLE RESINE TERMOPLASTICHE PALLONE D’ORO PER I POLIMERI

www.macplas.it ITALIANA DEL RICICLO È TRA LE PRIME IN EUROPA

www.arcoplexgroup.it

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PROPRIETÀ DEGLI ESPANSI POLIISOCIANURICI A ELEVATO INDICE DI -NCO ARRIVA IL PRIMO TPU PRODOTTO DALL’ANIDRIDE CARBONICA ANTIBATTERICO E CONTRO IL RISCALDAMENTO DA CONTATTO RIDUZIONE DEI COSTI DI PRODUZIONE E DELL’IMPATTO AMBIENTALE

ELASTICA- LA RIVISTA DI ASSOGOMMA 114 120 122 122 122

“FARE SISTEMA” ALL’INAUGURAZIONE DEL CERISIE SOLIDE E FLESSIBILI LE CARICHE RINFORZANTI NELLA GOMMA IL NUOVO CONTESTO NORMATIVO VALUTAZIONE DELLA SICUREZZA CHIMICA NELL’INDUSTRIA DELLA GOMMA

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RUBRICHE & VARIE 125 128 129 130 131 131 132 132 133

NOTIZIARIO UNIPLAST E PROGETTI DI NORMA NOTIZIARIO SPE ITALIA BIBLIOTECNICA L’INDUSTRIA DELLA PLASTICA IN MODALITÀ DIGITALE L’INNOVAZIONE È LA CHIAVE PER IL FUTURO ESPOSIZIONI E FIERE DARE FORMA ALL’INNOVAZIONE CORSI E CONVEGNI CORSI E SEMINARI CESAP

MACPLAS n. 367 - Ottobre/Novembre 2018

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Da 60 anni accanto a te, per crescere insieme Nata nel 1958, da 60 anni, giorno dopo giorno, Arcoplex affianca l’Italia della plastica con serietà, trasparenza e flessibilità. Con impegno e determinazione, ha unito la propria bandiera a quella delle industrie petrolchimiche, per promuovere e sviluppare le resine termoplastiche, il loro potenziale e la loro adattabilità ai progetti e alle esigenze di un mercato in continua e costante evoluzione. Il 2018 rappresenta per Arcoplex un traguardo emozionante e ne sancisce i valori e i principi ispiratori. Nella passione, con il grande e costante impegno di tutte le persone, si scopre il principio ispiratore di Arcoplex Group, oggi composto da cinque società attive nella produzione e nella distribuzione delle materie plastiche. L’ampliamento del portafoglio prodotti ha permesso l’offerta di un numero crescente di soluzioni competitive, con il costante affiancamento di Axtrolab, protagonista nella progettualità e nel regulatory consulting. Con la serietà, unita a un forte senso di fiducia nel futuro, Arcoplex ha fortemente creduto nelle persone, investendo sulla loro formazione e, per tempo, in un adeguato passaggio generazionale. Un’azione lungimirante intrapresa nei momenti economici meno favorevoli. Quattro sono i giovani inseriti nell’organico nel biennio 2017-2018. Con le loro idee e capacità intuitive, sapranno contribuire al miglioramento dei processi e a una copertura territoriale ancora più efficace. L’innovazione vede Arcoplex ancora protagonista. Nella principale sede di Pontirolo Nuovo, verrà inaugurato un nuovissimo edificio completamente dedicato alla logistica. Questo enorme contenitore, alto 15 m, lungo 70 m e largo 32 m, permetterà più sinergia tra le aziende del gruppo, più spazio per i reparti produttivi e consentirà, attraverso una copertura interamente fotovoltaica, di ribadire la grande attenzione all’ambiente che Arcoplex ha sempre avuto. Per il 60° anniversario dell’azienda, queste sono state le parole del CEO Giacomo Scanzi: “Passione, serietà e innovazione hanno guidato i nostri primi 60 anni e continueranno a lungo a essere i nostri valori e i nostri principi. Siete pronti a credere nel domani insieme a noi?”

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MACPLAS

Anno 42 - Numero 367 Ottobre/Novembre 2018

INSERZIONISTI 35-36​​ AMUTEC​

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I Cop.​ ARCOPLEX​

www.arcoplexgroup.it

37​ ATECO​

www.atecosrl.com

Direttore Riccardo Ampollini

4​​ BANDERA ​www.luigibandera.com

Redazione Luca Mei - Girolamo Dagostino Stefania Arioli

84​ BESTON​

www.beston-italy.com

11​ BIESSE​

www.biesse.com

IV Cop.​ BMB​

www.bmb-spa.com

Ufficio Commerciale Giuseppe Augello

87​ CAMPETELLA ​www.campetella.it

79​ CHEM-TREND​

Segreteria di redazione Giampiero Zazzaro

www.chemtrend.com

111​ CHINAPLAS ​www.chinaplasonline.com

38​ CIMBRIA ​www.seasort.com

31 ​ CM PRODUZIONE​

Comitato di direzione Alessandro Grassi, Andrea Franceschetti, Massimo Margaglione, Corrado Zanga

www.cmevolutionplast.com

98​ COLOR TECH ​www.colortech.biz

95​ DAFA ITALIA​

59​ DE-GA ​www.dega-plastics.com

Hanno collaborato a questo numero: Aipe, Assogomma, Assorimap, Ceresana, Corepla, Gino Delvecchio, Freedonia, Angelo Grassi, Alessandro Grecu, GSI, PlasticsEurope, Sergio Antonio Salvi, SPE Italia, Uniplast

www.dafa-italia.it

77 ​ENGEL ITALIA ​www.engelglobal.com/it 76​ EREMA c/o PROCHEMA​

www.erema.com - www.prochema.it

123 EUROVITI​

www.euroviti.com

Editore Promaplast Srl Centro Direzionale Milanofiori - 20090 Assago (Milano, Italia) Tel.: +39 02 82283735 - Fax: +39 02 57512490 e-mail: macplas@macplas.it - www.macplas.it

70 ​ FILIPPINI & PAGANINI​

www.saldoflex.com

83​ FRANCESCHETTI ELASTOMERI​

www.f-franceschetti.it

17​ GEFRAN ​www.gefran.com 72 ​GS FINISHING​ MACHINES

Registrazione presso il Tribunale di Milano N. 68 del 13/02/1976 Iscrizione presso l’Ufficio Nazionale della Stampa N. 4620 del 24/05/1994

www.gsfinishingmachines.com

23 ​ HS-UMFORMTECHNIK ​www.hs-umformtechnik.de

104-105 ​IANNI & PARTNERS ​www.iannipartners.com 105​ ICON c/o RECO TECH ​www.icongroup.tech - www.reco-tech.it 3​ IMG​

Direttore Responsabile Mario Maggiani

63 ​ LEHVOSS​

44​ MACCHI​

www.imgmacchine.it www.lehvoss.it www.macchi.it

134 ​MACPLAS​

www.macplas.it

16​ MAST​

www.mastsrl.it

Amministrazione Alessandro Cerizza

48​​ MAXI MELT ​www.maximelt.com

27​ MICROTEC​

Impaginazione e prestampa Nicoletta Albiero

5​ MORETTO​​

12​ NEGRI BOSSI​

Stampa e inoltro postale C.N.S.

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39-89​ NORDSON ​www.nordson.com 97​ PEDROTTI​

PREZZO COPIA: 5 euro Abbonamento Italia (6 numeri): 40 euro Abbonamento estero (6 numeri): 60 euro

9 ​ PLAS MEC​

124​ PLAST EURASIA​

73​ PLASTIC SYSTEMS​

21​ PLASTORE​

La direzione della rivista declina ogni responsabilità per quanto riguarda l’attendibilità degli articoli e delle note redazionali di fonte varia

www.pedrotti.it www.plasmec.it www.plasteurasia.com www.plasticsystems.it www.plastore.it

47​ PRESMA ​www.presma.it 55​ PROMIXON​

51​ REPSOL​

52​ RIPRESS​

II Cop.​ RPM​

www.promixon.com www.repsol.com www.ripress.it www.rpm-srl.it

108​ SAFE IN.TEC ​www.safeintec.it

ASSOCIATO A:

69​ SALDOFLEX ​​www.saldoflex.com

UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA ASSOCIAZIONE NAZIONALE EDITORIA DI SETTORE

www.amutecsrl.com

112 ANES​

71​ SEPRO c/o SVERITAL​

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62 SISE​

www.sise-plastics.com

64​ SPD​​

www.spd.it

67 ​ STRATASYS​

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III Cop. ​ZAMBELLO​​​​​

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UNIPLAST EN T E ITA LIA N O DI U NIFICA ZIO N E D EL L E M AT ERIE PL ASTICH E

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EDITORIALE

RICCARDO AMPOLLINI

LA GREEN ECONOMY CONTINUA A STUPIRE Mentre questo numero di MacPlas andava in stampa, si sono chiusi a Rimini i saloni Ecomondo e Key Energy, organizzati da Italian Exhibition Group dal 6 al 9 novembre 2018. Dedicati a economia circolare ed energie rinnovabili, i due eventi espositivi rappresentano un riferimento europeo per imprese e istituzioni nella transizione verso l’economia circolare, che continua a offrire ottime prospettive di sviluppo. Nelle prime due giornate, infatti, gli Stati Generali della Green Economy hanno posto l’accento sulle prospettive degli investimenti green, evidenziando che 7-8 miliardi di euro/anno d’investimenti pubblici per il prossimo quinquennio attiverebbero 21,4 miliardi d’investimenti privati, generando una produzione del valore di 74 miliardi e in media 440 mila nuovi posti di lavoro green ogni anno che, tenendo conto dell’indotto, arriverebbero a oltre 660 mila. Tante le novità interessanti presentate in fiera, che forniscono un quadro realistico e completo di come l’economia circolare sia ormai una realtà concreta e praticabile. Tra i tanti progetti va certamente citato quello delle società Versalis, RadiciGroup e Safitex, le quali hanno unito le proprie competenze per rendere riciclabile l’erba sintetica dei campi sportivi, riducendone così l’impatto a fine vita, oggi ancora gestito prevalentemente attraverso discarica o incenerimento. Grazie alla collaborazione tra le tre aziende, dopo l’uso, il tappeto in erba sintetica viene raccolto, sminuzzato e trasformato per altre applicazioni nel settore sportivo (parastinchi, gomitiere, pettorine), o dell’arredamento (vasi, accessori e attrezzi da giardino). A Ecomondo si è svolta anche la premiazione dei quattro migliori progetti di “Alla ricerca della plastica perduta”, la chiamata di buone idee avviata a gennaio 2018 da Corepla. La messa a punto di particolari additivi stabilizzanti per imballaggi, che potrebbero consentire alle poliolefine riciclate un numero maggiore di riutilizzi, è stata l’idea vincente di Caterina Viglianisi e MacromAd, mentre gli altri tre progetti premiati sono stati: un collante ligneo-polimerico (VGM Patent) prodotto con plastica riciclata per sostituire la formaldeide nella produzione di manufatti in legno o truciolato; una pensilina di sosta ecologica, realizzata sempre con plastica riciclata dall’architetto Valentina Rocco; l’etichetta per rifiuti Uno@uno, ideata da Giuseppe Cannavò per ridurre del 90% il conferimento in discarica, contenere i costi e migliorare la qualità del servizio di raccolta nei Comuni. E poi ancora… cornette telefoniche che diventano lampade, sportelli auto reinventati in scrivanie, carrelli del supermercato trasformati in divani. Il mondo della green economy e del riciclo continua davvero a stupire.

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OPINIONI A CONFRONTO

PET DAY 2018

L’EVENTO CHE DA 16 ANNI RIUNISCE IN ITALIA L’INDUSTRIA GLOBALE DEL PET SONO STATI BEN 124, PROVENIENTI DA 24 PAESI, I PARTECIPANTI AL PET DAY 2018, INTERESSATI SOPRATTUTTO ALLE RELAZIONI RIGUARDANTI L’ANDAMENTO DEL SETTORE (DOMANDA, OFFERTA, CAPACITÀ PRODUTTIVA) E ALLA POSSIBILITÀ DI POTER CONTARE SU PREZZI FISSI D’ACQUISTO GRAZIE AI NUOVI FUTURE CINESI SUL PTA

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uest’anno il PET Day - l’evento più importante per l’industria del polietilentereftalato che contraddistingue questo periodo dell’anno - è stato ancora più speciale. Organizzato come di consueto da GSI ad Artimino, sulle colline toscane tra Firenze e Prato, non ha solo raggiunto la sua sedicesima edizione, ma è stato anche circondato da un’atmosfera particolarmente festosa grazie alle celebrazioni per il venticinquesimo anniversario dell’azienda organizzatrice, fondata da Francesco Zanchi. Preceduto, nella sera del 3 ottobre, da una cena che ha consentito ai partecipanti d’inMACPLAS n. 367 - Ottobre/Novembre 2018

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trecciare nuove relazioni e di scambiarsi opinioni sull’andamento del settore e sulle nuove tecnologie, il PET Day 2018 si è svolto il 4 ottobre alla presenza di importanti relatori e di un pubblico di alto livello.

RELATORI QUALIFICATI ALLA SESSIONE MATTUTINA A prendere la parola per primo nella sessione del mattino è stato Massimo Jakelich, chief investment strategist di Azimut Wealth Management (Italia). La sua relazione si è incentrata soprattutto sugli attuali sviluppi dell’economia internazionale e sulle future tendenze macro-

economiche. Fatti d’attualità come “l’atterraggio morbido” della Cina, la situazione positiva negli Stati Uniti, con i consumi in crescita e il tasso di disoccupazione ai livelli più bassi di sempre, e il “raffreddamento” della zona UE sono stati valutati per comprendere quale ambiente economico dobbiamo attenderci nel 2019. La conclusione è stata che, nonostante non vi siano previsioni di una recessione negli Stati Uniti o nell’Unione Europea, dovremmo vedere un 2019 in progresso, ma con situazioni di alta volatilità per tutti gli investimenti finanziari. Questo andamento dovrebbe influenzare anche i prezzi delle materie prime.

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MARKETING La villa medicea del XV secolo di Artimino, in provincia di Prato

Quindi è stata la volta di Donghua Zhao, direttore generale di Zejiang Hengyi Petrochemical (Cina), un grande gruppo attivo nel comparto petrolifero, del PX (paraxilene) e di altri polimeri e materie prime e principale produttore mondiale di PTA (acido tereftalico purificato) e PET. Zhao ha indicato che nel 2019 la Cina guiderà ancora l’espansione in Asia. Nuove capacità produttive di PX saranno messe in campo già dal prossimo anno, mentre alcuni impianti per il PTA saranno avviati soprattutto nel 2020. Per il MEG (monoetilenglicole) si assisterà a una nuova crescita di disponibilità, grazie a un’offerta più elevata di gas di scisto (shale gas) negli Stati Uniti. Tuttavia, la domanda di poliestere in rapida crescita, specialmente in Cina, potrebbe nuovamente causare problemi di approvvigionamento del PTA nel 2020. Infine, si intravede già una tendenza verso una maggiore integrazione dei produttori di PX e anche di PTA in Cina, creando un oligopolio che in futuro porrà diversi problemi a tutti gli operatori di mercato. Hemant Sharma, capo settore di Reliance (India), ha presentato un’interessante relazione sull’impatto della domanda e del consumo di fibre sull’industria del PET. In tutto il mondo, e in particolare nelle aree in via di sviluppo (principalmente in Asia), sta aumentando la richiesta di ogni tipo di fibre. Il filo e la fibra di poliestere registreranno i più elevati tassi di crescita tra il 2018 e il 2023. La domanda di poliestere tessile influenzerà sicuramente i prezzi delle materie prime, dal momento che crescerà a ritmi ancora più rapidi. Detto questo, la saturazione della capacità produttiva degli impianti interesserà soprattutto la fibra di poliestere, mentre il filo appare proiettato verso nuovi record e verso una quota di mercato in crescita costante. Ciò significa che, anche se ulteriori volumi di materie prime come PTA e MEG saranno disponibili sul mercato grazie alle nuove capacità produttive aggiunte in questi anni, i margini per i produttori resteranno su “livelli sani”. Infine, il relatore ha ricordato come Reliance Industry stia promuovendo l’innovazione continua dei suoi prodotti, dimostrando che operare in un settore maturo non significa mettere da parte la creatività in fase di sviluppo e le nuove applicazioni. Marcus Gustafsson, Van Bael & Bellis (Belgio), ha poi tracciato un’interessante panoramica sulla situazione attuale delle misure di difesa commerciale dell’UE. Particolarmente rilevante è stato l’annuncio che i dazi sui poliesteri prodotti da Reliance e Dhunseri dovrebbero essere ufficialmente ridotti dopo

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Il vero problema non è la plastica, ma i modi sbagliati con cui le persone la smaltiscono. La chiave sta nell’educazione la revisione dei livelli dei dazi compensativi (countervailing duty) sulle esportazioni di PET. Gustafsson ha dichiarato che in questo segmento del mercato alcuni paesi sono finiti sotto la lente dell’Unione Europea, come ad esempio Cina e Corea del Sud. Inoltre ha sottolineato come la legislazione della UE sul commercio stia andando in direzione di una riforma modernizzatrice, che punta a ridurre i tempi delle indagini. Infine, il relatore ha fatto alcune osservazioni sulla possibilità di una “hard Brexit”, che potrebbe perturbare seriamente gli scambi commerciali tra l’Unione Europea e il Regno Unito.

Un momento dell’intervento di Hemant Sharma (Reliance), incentrato sull’impatto di domanda e consumo di fibre sull’industria del PET

UNA NOVITÀ DALLA CINA: I FUTURE SUL PTA È stato quindi il turno di Zanchi, il quale ha descritto le aspettative per il 2019 e quella che potrebbe rivelarsi una strategia vincente per gli approvvigionamenti nello scenario attuale. Guardando al 2018, ha fatto notare come tutti i prezzi siano stati molto superiori rispetto alle previsioni degli analisti. La causa principale è da ricercarsi nella scarsità di materie prime, dovuta al fatto che l’eccesso di capacità produttiva che aveva caratterizzato il 2017 è completamente scomparso a causa della riduzione della produzione a livello mondiale (chiusure d’impianti per forza maggiore, incidenti). Per quanto riguarda il PTA, la situazione dovrebbe migliorare con l’entrata in funzione di nuovi impianti produttivi e il riavvio di quelli ora inattivi, che comporterà un maggiore equilibrio tra domanda e offerta. Vi sono anche previsioni per una maggiore sovraccapacità produttiva di PET in Cina (nuovi impianti stanno per essere avviati). Nell’Unione Europea, anche se JBF Belgium avvierà probabilmente la produzione, le importazioni di PET si prevedono in aumento. Un altro fattore di cui si deve certamente tenere conto è che continuerà la situazione di volatilità, dal momento che le nuove misure antidumping e antisovvenzioni cambieranno, ancora una volta, i flussi commerciali. A questo punto Zanchi ha posto la questione di come sia possibile evitare i rischi legati alla volatilità dei prezzi e anche dei tassi di cambio. La risposta viene dalla Cina, con un annuncio di particolare rilevanza per tutti i protagonisti del mercato del PET: dal 2019 sarà possibile operare nel merMACPLAS n. 367 - Ottobre/Novembre 2018

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OPINIONI A CONFRONTO cato dei future del PTA in Cina, con la possibilità di garanzia sul prezzo di qualsiasi quantità di PTA acquistato, superando così completamente i rischi legati alla volatilità dei prezzi del materiale. Quest’apertura agli investitori stranieri sarà resa ufficiale entro pochi giorni. Gli acquirenti di PET potranno quindi permettersi di comprare a lungo termine in modo sicuro, operando all’interno del mercato dei future del PTA presso la Borsa delle commodity di Zhengzhou. Il sogno di poter contare su prezzi fissi per l’acquisto delle materie prime si sta quindi avverando per tutti gli operatori.

PROSEGUE L’ATTIVITÀ BENEFICA IN SIERRA LEONE Prima della pausa pranzo, Chiara Zanchi, presidente della fondazione Saint Lawrence, ha fornito un aggiornamento sugli sviluppi più importanti che la fondazione - creata dalla famiglia Zanchi esattamente dieci anni fa - sta attivamente portando avanti presso le comunità di Makeni in Sierra Leone, uno del paesi più poveri dell’Africa. Dopo il supporto dato alla creazione di una nuova facoltà di Agraria presso l’università locale, il successivo passo, compiuto di recente, è consistito nella costituzione della società SBD. Quest’ultima opera nella produzione e nella distribuzione di pollame e uova nella zona ed è in rapida espansione: i primi risultati che la riguardano sono stati illustrati al PET Day con un commovente video. Dopo aver preparato i campi per coltivare il mangime per le galline (ora 10500) e dopo aver costruito pollai per tenerle al riparo, lo scorso agosto è stato deposto il primo uovo. L’obiettivo è quello di creare un business sostenibile gestito da professionisti competenti provenienti proprio dalla facoltà di Agraria dell’Università di Makeni, con lo scopo di offrire anche prodotti alimentari sicuri alla comunità locale.

Con quartier generale a Rescaldina, in provincia di Milano, GSI (Global Service International, società organizzatrice del PET Day) ha acquisito nel corso degli anni notevole importanza nel mondo del poliestere e delle sue materie prime di base, grazie alla visione che Francesco Zanchi, CEO dell’azienda, ha avuto nel 1993. In apertura del PET Day 2018, Zanchi (in primo piano, nella foto) ha quindi voluto sottolineare che tale risultato doveva essere assolutamente condiviso con il proprio team - ampliato di recente - e celebrato con gli amici presenti quest’anno ad Artimino, in occasione del venticinquesimo anniversario di GSI

LE RELAZIONI DEL POMERIGGIO: SIPA ED EUPC La sessione pomeridiana del PET Day si è aperta con l’intervento di Anna Horeicica-Csiki di Sipa (Italia), la quale ha presentato un nuovo sistema per la produzione di preforme in PET partendo direttamente da scaglie. Questo sistema è il frutto di una collaborazione con Erema e mira a offrire un processo semplice e a basso consumo energetico impiegando PET di riciclo per produrre preforme di qualità simile a quelle in resina vergine. La linea completa, sostenibile e diretta, consente quindi elevati risparmi in termini di energia e tempi di produzione. L’ultima relazione importante è stata quella

I 124 partecipanti al PET Day provenivano da ben 24 paesi

presentata da Renato Zelcher, presidente di EuPC (European Plastics Converters) e CEO di Crocco (Italia). In particolare, nel suo intervento Zelcher ha illustrato le attuali sfide che l’industria di settore deve affrontare in questo momento riguardo all’immagine delle materie plastiche. È necessario assumersi le proprie responsabilità e anche intraprendere azioni tese a educare le persone al corretto utilizzo e al riciclo della plastica. È necessario un grande sforzo, in collaborazione con gli operatori del riciclo e i Comuni, al fine di attuare una reale economia circolare in questo settore. In Europa sta per essere raggiunta una quota del 50% di riciclo dei rifiuti in plastica e l’obiettivo è quello di arrivare al 70% nel 2040. Tuttavia, per sviluppare un’industria della plastica davvero circolare è necessario il supporto dell’Unione Europea. Nella sua nota finale, Zelcher ha indicato come il PET sia il materiale più riciclato all’interno dell’UE.

LA TAVOLA ROTONDA FINALE La giornata del PET Day è terminata, come di consueto, con una tavola rotonda alla quale hanno preso parte alcuni dei più importanti imprenditori, esperti e top manager del settore PET. Quest’anno ha partecipato per la prima volta anche Coca-Cola, rappresentata da Bruce Elliott, managing director della divisione Plastics Packaging, che ha sottolineato come l’azienda stia adottando un approccio volto a favorire una maggiore sensibilità verso il riciclo da parte dei consumatori di tutto il mondo; un tema assolutamente in linea con il titolo delMACPLAS n. 367 - Ottobre/Novembre 2018

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la tavola rotonda: “L’economia circolare della plastica”. Carla Silva (Lactalis) e Carlo Pontecorvo (Ferrarelle) hanno poi spiegato come anche le loro aziende sostengano il riciclo, ricordando ai consumatori che il PET è riciclabile al 100%. Dal canto suo, Hijiko Kosaka (Toyota Tsusho) ha descritto le iniziative e gli investimenti intrapresi in Giappone, dove viene riciclato il 60% di tutte le materie plastiche. Christian Mayr (Alpla) ha incoraggiato i trasformatori a fare di più per promuovere il riciclo, mentre Aleksandr Levchenko (Retal) ha

Gli esperti e i top manager del settore PET che hanno partecipato alla tavola rotonda conclusiva

sottolineato il duro lavoro ancora da fare in Ucraina, dove non esiste né una legislazione né un sistema di raccolta; da parte sua, Retal sta mettendo tutto il proprio impegno per educare le persone e le comunità locali. Dirk De Cuyper (Resilux) ha proposto di evitare di coinvolgere la politica in queste iniziative e ha invitato piuttosto le aziende utilizzatrici di PET a essere più proattive, possibilmente unendo le proprie forze (ad esempio con Coca-Cola). Hemant Sharma (Reliance) ha descritto invece la situazione in India: Reliance ha avviato un’iniziativa insieme con i distributori e i consumatori di bevande per promuovere il riciclo ed evitare l’abbandono dei rifiuti nell’ambiente (littering): un problema reale e drammatico in India e in tutta l’Asia meridionale. Infine, Zanchi ha tirato le somme della vivace discussione commentando che senza una strategia comune è difficile puntare a promuovere la raccolta della plastica e a educare le persone. Anche l’educazione scolastica è necessaria. Ma, alla fine, ciò che manca è soprattutto una comunicazione chiara e strategica per l’intero settore del PET. Come entità unica, il settore deve guidare la comunicazione, non essere guidato da essa. Il vero

Parlando delle sfide che l’industria di settore deve affrontare per difendere l’immagine delle materie plastiche, il presidente di EuPC, Renato Zelcher, ha dichiarato che le aziende devono assumersi le proprie responsabilità e intraprendere azioni tese a educare le persone al corretto utilizzo e al riciclo della plastica

problema non è la plastica, ma i modi sbagliati con cui le persone la smaltiscono. Rivolgendo il saluto finale al pubblico, Zanchi ha accennato al fatto che proprio la comunicazione potrebbe essere uno degli argomenti principali della diciassettesima edizione del PET Day, nel 2019. Non rimane che attendere il prossimo evento, che si svolgerà sempre nella splendida villa medicea di Artimino, dove una volta all’anno i protagonisti del settore discutono gli sviluppi futuri del mondo del PET.

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L’ORIGINE DELL’ECCELLENZA

IL METODO “5 S” NEL MONDO DELLA PLASTICA P

er raggiungere eccellenza ed elevate prestazioni, obiettivi di ogni azienda di successo, nel mondo industriale sono presenti diversi elementi che giocano un ruolo fondamentale; tra questi, la fabbrica ha diversi strumenti come il macro-layout (disposizione delle macchine) e il micro-layout (all’interno di una cella di stampaggio, ad esempio, la pressa è equipaggiata con carrellino, chiller ecc.), che fanno sì che l’ambiente di lavoro sia un vero e proprio strumento che permette di operare in un modo prestabilito. Per rispondere a questa esigenza di ottimizzazione del layout esiste il metodo “5S”, di origine giapponese, basato sui principi dell’Housekeeping (principio mentale di lavoro, il quale prevede che le persone tengano l’azienda organizzata e pulita come la propria casa) applicati in azienda, secondo una lista di cinque step progressivi, simboleggiati da cinque parole di antica origine giapponese: Seiri, Seiton, Seiso, Seiketsu, Shitsuke. Questi principi si possono applicare universalmente, ma il settore delle materie plastiche, come tutti i settori industriali, richiede soluzioni specifiche. Tenendo conto dei punti di forza e di debolezza di questo settore e applicando per diversi anni le logiche del 5S tradizionale, l’approccio del metodo Lean Plastic - marchio registra-

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SEIRI, SEITON, SEISO, SEIKETSU, SHITSUKE. ALESSANDRO GRECU CI CONDUCE NEL “MONDO 5S”, SPIEGANDO COME QUESTE CINQUE ANTICHE PAROLE GIAPPONESI POSSANO RIVELARSI MOLTO UTILI ANCHE PER LE AZIENDE DEL SETTORE MATERIE PLASTICHE… GRAZIE, NATURALMENTE, A UN APPROCCIO PERSONALIZZATO

Layout del magazzino di uno stabilimento attivo nel campo del compounding, progettato secondo il metodo 5S Plastics MACPLAS n. 367 - Ottobre/Novembre 2018

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I concetti alla base del metodo 5S Plastics, ideato da SGC Grecu Consulting Partners

to dalla società SGC Grecu Consulting Partners, che lo ha sviluppato - ha messo bene a fuoco alcuni elementi decisivi per la riuscita del progetto 5S, grazie a un’approfondita conoscenza dei punti critici e delle necessarie risposte. Si tratta, in pratica, di progettare un layout (micro e macro) basandosi sugli usi di questo settore, sui trucchi, sulle “best practice” (sia pionieristiche che consolidate), su soluzioni, suggerimenti e dettagli su cui concentrarsi in maniera prioritaria per questo mondo specifico. Sono elementi importanti che personalizzano il 5S trasversale, rendendolo personalizzato e quindi “plastico”, e sono idonei a fornire le risposte necessarie tipiche di questo settore per le varie tecnologie utilizzate, o per i differenti materiali lavorati (per esempio: stampaggio con materozza e relativa unità di smaterozzatura, stampaggio a canale caldo privo delle smaterozzature in cella, estrusione di film o profili ecc.). L’approccio “5S Plastics” vuole quindi essere preciso e rigoroso, e opera attraverso tre elementi: il metodo 5S come linea rigorosa da seguire per step; una forte esperienza sul campo (conoscendo gli usi e le criticità tipiche del mondo della plastica); un’azione di personalizzazione di soluzioni e strumenti basandosi su “cosa conta di più”, cioè sulle priorità. In questo modo il layout, l’ambiente di lavoro e la cella produttiva assumono una configurazione customizzata,

veramente tarata ad hoc su peculiarità ed esigenze specifiche per ogni determinato prodotto/ tecnologia plastica.

IL METODO 5S PLASTICS Il 5S Plastics - cioè un “5S plastics oriented” risulta quindi essere lo strumento specifico per il mondo plastico che si occupa dell’organizzazione dei diversi ambienti: microcella di lavoro, stampi e officina stampi, uffici e stabilimento nella sua globalità. Dal punto di vista operativo, l’ottimizzazione dell’ambiente di lavoro tiene così conto di diversi elementi, tra i quali: efficienza richiesta (tempi di attraversamento, • sfruttamento del tempo programmato e stabilità); • disposizione dei materiali all’interno della cella per l’ottimizzazione delle operazioni (andando anche a selezionare quei materiali veramente necessari e quelli meno... per evitare di disegnare celle di lavoro superaccessoriate e, quindi, troppo ingombranti rispetto alle reali necessità); • flussi, movimenti, operazioni delle persone (sia durante le normali operazioni di routine tipiche di questo settore sia durante le operazioni fuori dall’ordinario, che in questo mondo plastico possono verificarsi) e delle relative attrezzature, sia nella cella di lavoro che nel macro-layout. Effettivamente, senza una realizzazione personalizzata e precisa della postazione di lavoro, le

performance potrebbero risentirne (mancherebbe magari un “fine tuning” attento e di occhio esperto), risultando difficile il raggiungimento di quegli standard di efficienza particolarmente aggressivi ma oggi necessari. Basti pensare, per esempio, a un layout “fatto bene” ma privo di un pensiero che abbia intuito “come ci si muove” correttamente nel bordo pressa per le specifiche attività normali e per quelle meno frequenti: un layout non perfettamente personalizzato può lasciare spazio, per esempio, a una disposizione degli oggetti non sufficientemente adatta a tali esigenze, come movimenti e/o percorsi di movimentazione inutili o difficoltosi, sino ad arrivare, in casi particolari (dove mancano approcci 5S), a celle che possono creare addirittura potenziali infortuni e inefficienze. Dal punto di vista pratico, quindi, i passi operativi sono i seguenti: Le “S” operative 1. Seiri significa “separare” l’utile dal superfluo, dividendo ciò che serve e che aggiunge valore all’attività, da ciò che invece non è funzionale al raggiungimento dell’obiettivo aziendale. In generale, l’idea di base sta nel comprendere cosa va tenuto, cosa va buttato, cosa va conservato, ma spostandolo altrove, raggruppando in blocchi per tipologia. 2. Seiton indica invece la capacità di “sistemare”, cioè riordinare e collocare gli oggetti di lavoro nella sequenza migliore e più funzionale al flusso dell’attività. In questo step bisogna capire come deve essere risistemato il materiale di ogni area specifica: “Ogni cosa al suo posto, un posto per ogni cosa”. E, anche in questo caso, la personalizzazione “plastica” nel decidere e interpretare è fondamentale. 3. Seiso è il “prendersi cura” del proprio ambiente di lavoro, eseguire un’ottima manutenzione degli strumenti di lavoro, collaborare nella pulizia dell’ambiente e della postazione. L’attenzione e la cura per il proprio ambiente di lavoro incidono anche a livello psicologico, favorendo la motivazione degli addetti: è più piacevole operare in un ambiente pulito e ordinato, che permette anche una gestione a vista della produzione. Inoltre, se insorgono criticità in un ambiente ordinato, è più facile rendersene conto e provvedere immediatamente; diversamente rimarrebbero sommerse da sprechi, scarti, materozze,

Disposizione delle macchine in un’area produttiva dedicata allo stampaggio a iniezione

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oggetti obsoleti, materiali in disordine... e quindi nemmeno intercettate. Le “S” di regole e di mantenimento 4. Seiketsu è la parola giapponese che sta per “standardizzare”: in questo caso si riferisce a regole, procedure e indicazioni stabilite durante gli step precedenti. Nel layout dell’area di produzione, ad esempio, gli spazi contrassegnati da uno specifico colore hanno una funzione univoca corrispondente. I colori sono importanti nell’organizzazione della fabbrica perché consentono una comunicazione visiva immediata, con i vantaggi di mantenere l’ordine nell’ambiente di lavoro. Se, da un lato, l’uso dei colori è oggi universalmente riconosciuto dalle aziende che sposano la “Lean” e il 5S, dall’altro le tipologie di materiali e strumenti per ciascun ambito del mondo plastico (es.: stampaggio, estrusione ecc.) richiedono qualche attenzione in più per dare risultati decisivi e soddisfacenti. Si tratta cioè di personalizzare anche il “come” si tengono nella cella, il “dove” si tengono e il “come” si identificano, tramite, appunto, l’uso di colori specifici suggeriti. 5. Shitsuke, infine, indica l’azione di sostenere, mantenere gli standard nel tempo e diffonderli in azienda. Un processo di miglioramento o di riorganizzazione aziendale (sia in generale che nel caso delle “aziende plastiche”) risulta efficace grazie alle adeguate risorse economiche e culturali per sostenere il nuovo standard (e cioè le nuove regole e procedure). Occorre essere capaci di guardare oltre il puro “tieni in ordine il tuo spazio di lavoro”, introducendo dinamismo ed elasticità anche nei suggerimenti continui per un ulteriore miglioramento, che, passo dopo passo, risulta inarrestabile. Si promuovono, per esempio, anche riunioni periodiche e momenti in cui il team si ritrova per fare il punto della situazione, parlare dei problemi, mettersi in discussione, se serve, e trovare le soluzioni. Si tratta anche di estendere in maniera pervasiva l’applicazione delle “5S” a un numero crescente di attività e processi in azienda.

LEAN PLASTIC: STRUMENTI SEMPLICI, RISULTATI IMMEDIATI Il team di Lean Plastic Center offre interventi mirati basati sul metodo “5S”, per migliorare il layout complessivo della fabbrica (macro-layout), così come l’organizzazione della singola cella di lavoro (micro-layout). Gli adeguamenti possibili interessano, per esempio, il floor marking, il vertical marking, il board (cartellonistica con indicazioni e informazioni sulla produzione e su molte altre organizzazioni di reparto, persone, planning, operazioni...), ma anche l’ergonomia, il kanban e tutto ciò che incide sull’efficientamento dei processi. Si tratta di strumenti tecnici e gestionali (taluni anche semplici) che, se usati bene, portano a risultati immediati,

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L’attenzione e la cura per il proprio ambiente di lavoro, secondo il concetto di “Seiso”, incidono anche a livello psicologico, favorendo la motivazione degli addetti: è più piacevole operare in un ambiente pulito e ordinato, che permette anche una gestione a vista della produzione

garantiti dall’esperienza di un team di lavoro composto da consulenti competenti: “manager della plastica che si rivolgono a manager della plastica”. “Lavoriamo da 15 anni con le imprese del settore materie plastiche e ne conosciamo peculiarità e sfide”, spiega l’AD di SGC Grecu Consulting Partners, Alessandro Grecu. “Il nostro metodo è veloce, ampiamente sperimentato e altamente personalizzabile. Oltre ai “trucchi” del mestiere, abbiamo messo a punto metodologie proprietarie - come ad esempio il nostro sistema Moltak per la manutenzione - e siamo in grado di offrire suggerimenti alle aziende già consolidate o ai nuovi player sia in ottica tradizionale sia integrandoli - se serve e dove serve - con approcci Digital Lean Plastic e/o Industria 4.0”.

LA SFIDA DEL CAMBIAMENTO Tutto inizia e ritorna qui: il cambiamento è una delle sfide più grandi per l’essere umano. Ogni miglioramento, ogni ridefinizione degli spazi e dei processi dell’azienda, comporta inevitabilmente un diverso modo di fare le cose. Il miglioramento passa attraverso il cambiamento… e migliorare significa crescere. Il team di Lean Plastic Center sa che i progetti migliori nascono quando gli addetti credono nel miglioramento e puntano all’eccellenza. Per questo motivo, l’adozione del metodo “5S Plastics” (e soprattutto dei suoi contenuti specialistici veri e propri) nelle aziende plastiche rappresenta la giusta soluzione per guidare in maniera pratica il piano di trasformazione e riorganizzazione aziendale.

APPROCCI ALLA RIORGANIZZAZIONE Oltre al metodo “5S Plastics”, la riorganizzazione cosciente e aggressiva dell’ambiente di lavoro può essere approcciata attraverso cinque ulteriori punti specifici per il settore plastico: •M otivazione e coinvolgimento delle persone per la riorganizzazione di processo, flusso, cella e layout, nell’ottica di raggiungere gli obiettivi

aziendali prefissati. •A dozione interna e applicazione del metodo Lean Plastic, sviluppato e verticalizzato sulle esigenze specifiche del settore plastico, che risulta essere un settore “particolare”, in quanto non segue le logiche tipiche degli altri settori industriali. Adottare una logica Lean in un’azienda plastica significa operare in maniera idonea per il raggiungimento della fabbrica efficiente, tenendo conto degli specifici punti deboli dei processi di trasformazione a caldo e a freddo, della progettazione e della costruzione stampi, della manutenzione e della logistica. •C accia agli sprechi, per sottrarre attività inutili, ovvero inefficienze che non creano valore per l’azienda. •V isual management, per una corretta gestione a vista orientata al metodo Lean e Lean Plastic. •M antenimento nel tempo del miglioramento raggiunto. Gli sprechi, infatti, tendono a ricrearsi, le persone possono riscontrare problemi nei processi, nei prodotti e nelle richieste di mercato, che cambiano di volta in volta. Per rafforzare e mantenere il risultato raggiunto occorre coinvolgere le persone e creare regole di comportamento e best practice che assicurino sostenibilità e mantenimento delle attività plastiche.

RAZIONALITÀ PER L’EFFICIENZA Tramite queste attività è così possibile ottenere un ambiente di lavoro razionale, lineare ed essenziale, orientato alla Lean Plastic, sicura premessa per l’efficienza. Tutto ciò implica sicuramente il coinvolgimento di molte persone dell’organizzazione, ma, grazie al loro addestramento, alla loro spinta in termini di motivazione e al continuo lavoro, si otterranno risultati efficienti orientati alla cultura tecnica del “cosa fare” e all’aspetto motivazionale, che permettono una visione d’insieme e di miglioramento nel tempo e, soprattutto, una continua tensione verso i risultati. MACPLAS n. 367 - Ottobre/Novembre 2018

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NEWS MERCATO GLOBALE DI ADESIVI E SIGILLANTI A BASE PU

Resistenti e affidabili Sono diverse le tipologie di poliuretani utilizzate per produrre gli adesivi reattivi, quelli ad attivazione termica, gli hot melt, oppure gli adesivi a dispersione o a base di solventi, usati, ad esempio, per fissare gli spoiler anteriori delle auto, le strutture dei pannelli sandwich, gli elementi delle facciate degli edifici, oppure per incollare le staffe meccaniche o per sigillare le carcasse degli apparecchi elettronici. La società Ceresana ha analizzato in dettaglio il mercato globale degli adesivi e dei sigillanti a base poliuretanica e prevede un aumento dei ricavi generati da tali prodotti fino a raggiungere i 9,7 miliardi di dollari nel 2024. Tra i principali settori applicativi vi sono l’edilizia e i trasporti, gli imballaggi, le calzature e la pelletteria, oltre alla lavorazione del legno. Il più importante mercato singolo nel 2016 è stato il settore edile, che rappresentava da solo circa il 36% della domanda globale totale. Nelle nuove costruzioni, così come per il rinnovo o la ristrutturazione di edifici già esistenti, adesivi e sigillanti sono utilizzati, ad esempio, per rivestimenti di pareti e pavimenti, pannelli e materiali isolanti, tubi e strutture per interni. Nel periodo 2016-2024, il più alto tasso di crescita è previsto nel settore dei trasporti, con i volumi di mercato in aumento del 4,1% annuo. La produzione di automobili e veicoli commerciali rappresenta il segmento principale. Tra le applicazioni in questo campo si citano gli adesivi e i sigillanti utilizzati nella produzione di autobus, motociclette, treni, aerei e navi. Gli adesivi vengono ormai usati al posto delle viti per fissare, ad esempio, piastre, raccordi e componenti d’interni. Inoltre, sono sempre più usati per incollare sia metalli che materie plastiche. Gli adesivi poliuretanici sono importanti anche per l’industria dell’imballaggio flessibile, dove è però presente un’ampia varietà di pellicole e materiali; per questo è necessario combinare caratteristiche tecniche differenti, come ad esempio la resistenza alla trazione, ai raggi UV, l’adesività e la permeabilità all’aria. Nel I sigillanti poliuretanici 2016 sono state impiesono utilizzati principalmente gate in tutto il mondo in edilizia e nel settore oltre 317000 t di adesidei trasporti, per finestre, vi e sigillanti nel settotubi, giunti e molto re degli imballaggi, con altro ancora una crescita media della domanda del 3,8% annuo già a partire dal 2008.

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Costruttori italiani nel primo semestre 2018

Commercio estero a due velocità Nel primo semestre del 2018 le importazioni italiane di macchinari per plastica e gomma hanno messo a segno un incremento di quasi 23 punti percentuali, a confronto con lo stesso periodo del 2017. Frazionale, invece, la crescita delle esportazioni, confermando la scarsa vivacità già mostrata nei precedenti mesi dell’anno. Di conseguenza, flette il saldo della bilancia commerciale, che, pur rimanendo ampiamente positivo (oltre il miliardo di euro), perde circa il 7%. D’altro canto, il dinamismo degli acquisti dall’estero può essere interpretato come un segnale di rinnovata fiducia rispetto all’andamento del mercato interno. È questa la situazione che emerge dai dati Istat sul commercio estero elaborati da Amaplast. Per quanto riguarda le principali tipologie di macchine, risultano in aumento soprattutto le importazioni di quelle a iniezione (+31%) e delle soffiatrici (+75%), parallelamente alle stampatrici flessografiche (+111%) e agli stampi (+12%). È possibile ricondurre tale tendenza anche al positivo andamento dell’industria italiana dell’imballaggio (primo settore d’impiego), come peraltro rilevato da Ucima, la quale, per il 2017, ha indicato una crescita superiore al 14% del mercato nazionale, con un aumento previsto anche per l’anno in corso. Primo paese fornitore risulta essere la Germania, che mette a segno anche un sensibile incremento rispetto al primo semestre 2017 e distacca ancora di più la Cina, al secondo posto. Germania che si conferma, come da diversi decenni ormai, anche primo mercato di destinazione delle esportazioni italiane di macchinari, riflettendo così la fiducia dei clienti tedeschi nelle tecnologie made in Italy. Uno sguardo più allargato alla geografia delle esportazioni evidenzia quanto segue: - il primato dell’Europa, nel suo complesso, con circa il 61% del totale, senza variazioni rispetto al primo semestre 2017; più in det-

Export italiano suddiviso per aree geografiche (quote in percentuale e, più in basso, variazione percentuale 2018/2017)

taglio, l’UE conquista qualche decimale a scapito degli altri mercati, soprattutto a causa della frenata delle vendite in Russia (-32%), dopo la relativa ripresa nel 2017 che aveva fatto ben sperare; - la buona prestazione delle forniture ai tre paesi Nafta (+7%), che conferma le Americhe al secondo posto, controbilanciando l’arretramento medio dei mercati del centro e del sud del continente; - il rallentamento dell’Asia (-6%), soprattutto in funzione della debolezza delle vendite in ambito mediorientale; - la progressione dell’Africa (+23%), grazie agli aumentati flussi verso i paesi subsahariani e della fascia mediterranea; - l’indebolimento (-21%) delle già modeste forniture ai lontani mercati dell’Oceania. Dal punto di vista merceologico, mostrano un segno positivo le esportazioni di tutti i principali macchinari per la trasformazione primaria e degli stampi, che complessivamente rappresentano oltre la metà delle vendite all’estero di settore. Il saldo commerciale, invece, è diffusamente in attivo, con l’eccezione delle macchine a iniezione, che slittano in territorio negativo per circa 14 milioni di euro. “Nel luglio di quest’anno la raccolta ordini dei costruttori associati ad Amaplast risultava stabile e con tendenza al miglioramento - rispetto sia a giugno 2018 sia a luglio 2017 - e ciò fa sperare in un rimbalzo della produzione e dell’export nell’ultimo quarto dell’anno”, ha dichiarato il presidente di Amaplast, Alessandro Grassi. MACPLAS n. 367 - Ottobre/Novembre 2018

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Isolanti per l’edilizia residenziale statunitense

Domanda di espansi in crescita del 4,4% annuo I materiali isolanti in espanso destinati al mercato dell’edilizia residenziale statunitense sono previsti in crescita del 4,4% annuo fino al 2022, anno in cui dovrebbero raggiungere un valore di 1,1 miliardi di dollari. Grazie a queste cifre, le resine espanse si prefigurano come i materiali isolanti per l’edilizia residenziale a più rapido tasso di crescita nel periodo considerato. La capacità di questi materiali di sigillare perfettamente le fessure e impedire il passaggio dell’aria porteranno in futuro alla conquista di nuove quote di mercato, anche perché l’entrata in vigore delle nuove norme IECC impone miglioramenti significativi nella riduzione delle perdite d’aria nelle unità abitative mono e multifamiliari. L’applicazione sempre più diffusa dei cosiddetti ecoespansi ha comportato un ulteriore sviluppo del mercato, poiché sono i consumatori stessi a richiedere in misura sempre maggiore materiali ecologici. Questi e altri trend sono presentati nella ricerca di mercato “Residential Insulation Market in the US”, recentemente pubblicata dal Gruppo Freedonia. D’altro canto, l’aumento dei volumi e del valore del mercato sarà frenato dalla rapida ascesa degli espansi a bassa densità (e,

Previsioni per i principali prodotti fino al 2022 (quota del valore totale di mercato)

2017-2022 Indice composito (USD)

Fibra di vetro

Resine espanse

Cellulosa

Lana di roccia

/anno

Isolanti per l’edilizia residenziale suddivisi per materiale (USD, 2017) 5,3%

I protagonisti del mercato

4,7%

CertainTeed

Fibra di vetro Resine espanse 27,1%

62,8%

Cellulosa

Johns Manville

Altre

Knauf Insulation Owens Corning

Fonte: Freedonia

come tali, venduti a prezzi medi più bassi rispetto alle tipologie ad alta densità) verificatasi nel corso dell’ultimo decennio, come conseguenza dell’incremento sia dei costi delle materie prime sia della capacità degli espansi a bassa densità di soddisfare gli standard edilizi con l’impiego di meno materiale. A seguito della crescente diffusione dell’edilizia “verde”, tra gli sviluppi più recenti vi sono i nuovi espansi ecologici a base di soia e le schiume spruzzabili a celle chiuse, espanse con l’ausilio d’acqua. In questo settore, sono infine da segnalare: la recente diffusione delle resine SIP nell’edilizia abitativa; i requisiti sempre più severi imposti dai regolamenti edilizi e dalle politiche energetiche; l’ampliamento del mercato degli agenti espandenti ecologici, mentre l’HFC 245fa, ancora comunemente utilizzato per le schiume a celle chiuse, sarà definitivamente bandito nel 2020.

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Tendenze nel mercato statunitense dei materiali isolanti per l’edilizia residenziale

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A CURA DI WALTER REGIS E MARILENA DI BRINO

IL MINISTRO COSTA AGLI STATI GENERALI DEI CONSORZI:

“Occorre far crescere di pari passo differenziata e riciclo di qualità”

I

l 2 ottobre scorso a Roma, presso il Ministero dell’Ambiente e alla presenza del Ministro Sergio Costa, si sono tenuti gli Stati generali dei consorzi per la gestione dei rifiuti. L’evento ha voluto fare il punto sugli input emersi nel primo appuntamento, svoltosi l’11 aprile 2018. Obiettivo degli Stati generali è lo studio della situazione attuale per ogni filiera (organizzazione e numeri) per la definizione del prossimo scenario nazionale, alla luce della nuova strategia e normativa europea. L’incontro ha visto anche la partecipazione dei principali attori istituzionali pubblici e privati. Per Assorimap era presente il presidente Walter Regis. Nel suo intervento iniziale, il Ministro dell’Ambiente Costa ha evidenziato come il necessario percorso di rinnovamento debba ricercare una simbiosi tra i diversi soggetti coinvolti: ordinamenti, imprese, cittadini. In questo percorso, che è senza

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dubbio d’interesse pubblico, devono essere attivati controlli sulle attività e sugli effettivi risultati. Altro punto fondamentale è stata la precisazione di come il parametro della raccolta sia solo funzionale al riciclo e, se gli obiettivi concernenti il riciclo non dovessero essere centrati, la stessa raccolta differenziata sarebbe un onere non giustificabile, in particolare per i cittadini. “Bene, dunque, la crescita della differenziata dell’ultimo periodo, ma l’auspicio è che ad essa faccia seguito anche la crescita di un riciclato di qualità”, ha commentato Regis. Nella sessione dedicata ai “sistemi collettivi 4.0”, in un’analisi scaturita dalle osservazioni che gli stakeholder hanno prodotto e inviato al Ministero, Ilde Gaudiello (DG rifiuti e inquinamento del MATTM - Div. III) ha posto l’accento sui seguenti aspetti: rilievi dell’AGCM (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, o Antitrust) per il regime di concorrenza nella gestione

“È bene lavorare per incrementare la raccolta differenziata, ma anche la quantità di rifiuti riciclati, così da incentivare il percorso virtuoso di passaggio a un modello di economia circolare”, ha dichiarato il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa (a destra, nella foto), durante il suo intervento agli Stati generali dei consorzi

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NOTIZIARIO ASSORIMAP dei materiali nelle filiere; opportuna sinergia da offrire ai nuovi operatori nella filiera; rapporto di efficienza dei servizi offerti dai consorzi in relazione al CAC (Contributo Ambientale Conai) introitato. È seguito poi uno spazio dedicato all’End of Waste e alle nuove filiere, a cura di Sergio Cristofanelli (DG Rifiuti e inquinamento Div. II), il quale ha illustrato come il recepimento del pacchetto Rifiuti debba essere completato entro il prossimo giugno 2020; termine che, tolti i passaggi formali legislativi, concede pochissimo tempo per l’istruttoria, che comunque vedrà un dettagliato coinvolgimento. Cristofanelli ha inoltre riportato lo stato dell’arte dei lavori ministeriali in materia di End of Waste su diversi materiali (tra cui il plasmix). La sessione conclusiva ha visto una serie d’interventi dei consorzi di filiera Conai, dei cosiddetti consorzi obbligatori e delle nuove filiere emergenti, per presentare i livelli organizzativi.

CONVEGNO A ROMA PER IL VENTENNALE DI COREPLA Si è tenuto il 26 settembre a Roma, presso l’Ala Brasini del Complesso del Vittoriano, il convegno “Il futuro del riciclo della plastica nella circular economy. Verso il riciclo intelligente degli imballaggi”, organizzato da Corepla, in collaborazione con Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, per celebrare il ventennale di attività del consorzio. Dopo i saluti iniziali di Antonello Ciotti (presidente di Corepla) e la relazione introduttiva di Edo Ronchi (presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile), sono intervenuti il viceministro dello Sviluppo Economico Dario Galli e il sottosegretario del Ministero dell’Ambiente Salvatore Micillo. Durante l’evento è stato anche presentato il Green Economy Report di Corepla, scaricabile dal sito del consorzio e realizzato sempre in collaborazione con la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile (vedi anche articolo pubblicato a pag. 28 di questa stessa rivista, ndr). All’interno di un quadro complessivamente positivo, il report evidenzia come, nonostante la crescita dei quantitativi raccolti e avviati a recupero di materia, la percentuale di riciclo sia leggermente diminuita nel corso degli ultimi anni, mentre è stato al contrario registrato un aumento della cosiddetta “frazione estranea” (plastica non da imballaggi e materiali non plastici), passata da 42 a 95 mila tonnellate tra il 2014 e il 2017. Ciò sembrerebbe riconducibile

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alla non effettiva riciclabilità degli imballaggi in plastica e alla stessa raccolta, come anche all’effettiva capacità del sistema delle imprese di riciclo di assorbire quantitativi sempre crescenti di imballaggi selezionati ma difficilmente avviabili a riciclo. Su queste ultime recenti criticità si è sviluppato l’intervento del presidente di Assorimap, Walter Regis, che ha partecipato alla tavola rotonda modera- Il presidente di Assorimap, Walter Regis, al centro del tavolo dei relatori, ta dal giornalista Roberto durante il convegno per il ventennale di Corepla del 26 settembre 2018 Giovannini de “La Stampa”. Regis ha evidenziato la necessità di un INCONTRI ISTITUZIONALI rinnovato impegno da parte dei produttori In attesa di incontrare nei prossimi giorni per interventi a monte di eco-progettazio- il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa, la ne. Le imprese del riciclo invece, posta la presidenza Assorimap ha già aperto da alcertezza di approvvigionamento di mate- cune settimane il confronto con Tullio Berriali effettivamente riciclabili, possono con- lenghi, capo della Segreteria Tecnica del tribuire con progettazione, investimenti e Ministero. In vista dell’incontro, il comparto programmazione industriale. ha prodotto alcune proposte operative che A proposito della grande quantità di scarti si reputano essenziali per lo sviluppo della proveniente dal processo di selezione, me- filiera del riciclo meccanico della plastica e glio conosciuta nel settore come “plasmix”, che verranno illustrate dettagliatamente al Regis ha annunciato un protocollo di inte- ministro. Tra queste, si segnalano i seguensa tra Assorimap, Assosele, IPCB (Istituto ti punti: per i Polimeri, Compositi e Biomateriali del • al fine di rilanciare il mercato dei prodotti CNR), ANIEM (Associazione delle piccole e realizzati con materia prima seconda, Asmedie industrie edili e manifatturiere) Cam- sorimap suggerisce l’applicazione di IVA pania, Università degli Studi di Napoli Par- agevolata sulle vendite di prodotti realizzati thenope, Università degli Studi di Salerno e in plastica riciclata e la concessione di un Università Telematica Pegaso, con l’obietti- credito d’imposta per chi acquista prodotvo di effettuare una ricognizione su questo ti in plastica riciclata (con almeno il 30% di tipo di materiale, per studiarne composi- materiale plastico riciclato post consumo); zione e possibili utilizzi. Il passo successivo • quantitativo minimo obbligatorio di plastisarà il monitoraggio di fondi e risorse per ca riciclata in alcuni prodotti (come già ipofinanziare progetti di ricerca al fine di recu- tizzato, per esempio, nella bozza di direttiperare la parte riciclabile del plasmix e de- va per le plastiche “single use”); stinarla a filiere in cui i nuovi prodotti pos- • semplificazione della burocrazia relativa sano essere utilizzati (come, ad esempio, il alle procedure autorizzative per l’apertusettore edile). ra di nuovi impianti e per l’ampliamento di quelli esistenti; • attivazione di controlli, preferibilmente PROTOCOLLO D’INTESA centralizzati, sull’attuazione del GPP (GreASSORIMAP-CORIPET L’associazione dei riciclatori ha recente- en Public Procurement) e sul rispetto dei mente siglato un accordo con il consorzio CAM (Criteri Minimi Ambientali). Coripet che prevede alcuni incontri tecnici tra il consorzio e le imprese associate ad ASSORIMAP - Associazione nazionale Assorimap, per la definizione di un preciriciclatori e rigeneratori di materie plastiche so meccanismo delle aste telematiche che Via Tagliamento, 25 - 00198 Roma Tel.: +39 06 83772547 consentiranno alle imprese l’approvvigioE-mail: info@assorimap.it namento di lotti selezionati di rifiuti di imbalwww.assorimap.it laggi post consumo in PET. MACPLAS n. 367 - Ottobre/Novembre 2018

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PLASTICA E AMBIENTE

VENT’ANNI DI COREPLA

L’INDUSTRIA ITALIANA DEL RICICLO È TRA LE PRIME IN EUROPA L’

industria del riciclo della plastica continua a crescere in Italia. Nel 2017, il 43,4% degli imballaggi raccolti è stato riciclato, tasso che posiziona il nostro Paese tra le prime grandi economie in Europa per tasso di riciclo, dopo Germania e Spagna. Tra il 2005 e il 2017, inoltre, gli imballaggi avviati al recupero sono cresciuti in modo esponenziale, con un +64% che ha recato alla nostra economia un beneficio di oltre 2 miliardi di euro in termini di risparmio di materia prima, di produzione d’energia e di riduzione delle emissioni di anidride carbonica. Se n’è parlato in occasione del convegno organizzato per celebrare i vent’anni del consorzio Corepla, tenutosi il 26 settembre a Roma, presso l’Ala Brasini del Complesso del Vittoriano. Il Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica ha fissato il bilancio della propria attività nel Green Economy Report, realizzato in collaborazione con la Fondazione per lo sviluppo sostenibile: un’approfondita analisi sul mondo del riciclo degli imballaggi in plastica e sulle prossime sfide che lo attendono alla luce dell’evoluzione delle normative comunitarie, che offre, inoltre, un rendiconto ispirato ai principi della green economy dell’azione di Corepla in questi anni. “La nuova economia circolare è fattore propulsivo e determinante di competitività sui mercati nazionali ed esteri. Stimolare la ricerca per in-

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IL CONVEGNO “IL FUTURO DEL RICICLO DELLA PLASTICA NELLA CIRCULAR ECONOMY”, TENUTOSI IL 26 SETTEMBRE A ROMA, HA RAPPRESENTATO L’OCCASIONE PER CELEBRARE IL VENTESIMO ANNIVERSARIO DI COREPLA E PER PRESENTARE IL GREEN ECONOMY REPORT SUL RICICLO DEGLI IMBALLAGGI IN PLASTICA

I relatori presenti al convegno del 26 settembre (da sinistra): Dario Galli (viceministro, Ministero dello Sviluppo Economico), Antonello Ciotti (presidente di Corepla), Roberto Giovannini (giornalista de La Stampa e moderatore), Salvatore Micillo (sottosegretario, Ministero dell’Ambiente) ed Edo Ronchi (presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile)

novare e arricchire le proposte nel campo del riciclo rivolte al mondo industriale è l’obiettivo di Corepla. Sono orgoglioso di un sistema che ha scelto, tra i primi in Europa, di estendere la raccolta e il riciclo a tutti gli imballaggi in plastica (e aggiungo sempre e ovunque) e non solo a quelli di maggior valore, perché ci ha permesso di sperimentare e progredire costituendo una filiera divenuta oggi un’eccellenza a livello europeo, creando così lavoro e innovazione. Gli scenari futuri andranno sviluppati con tutti gli attori della filiera e con il supporto e la guida del legislatore”, ha sottolineato il presidente di Corepla, Antonello Ciotti. “Il settore del riciclo rappresenta un tema di fondamentale importanza per lo sviluppo e la crescita economica del nostro Paese. L’Italia, bisogna sempre ricordarlo, rappresenta uno dei paesi industriali più avanzati al mondo pur non essendo ricca di materie prime. Ma il noMACPLAS n. 367 - Ottobre/Novembre 2018

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Fig. 1 - Diagramma di flusso dei rifiuti di imballaggio gestiti da Corepla nel 2017 (migliaia di tonnellate)

stro saper fare, anzi il nostro saper trasformare, ci ha consentito di entrare nel corso del tempo tra le principali potenze economiche mondiali. Quindi essere presente oggi a questo evento rappresenta per me un motivo di grande interesse, anche personale, avendo lavorato nel consorzio Re-Plastic/Corepla oltre 25 anni fa, ed è un piacere discutere di uno dei sistemi d’eccellenza nel campo del riciclo, non solo a livello nazionale, ma anche e soprattutto in ambito internazionale. In tal senso, reputo fondamentale sostenere lo sviluppo e la crescita di questo settore, poiché non rappresenta soltanto un motore di crescita economica e occupazionale, ma un vero e proprio “new deal” di crescita culturale del Paese verso un domani certamente più sostenibile”, ha dichiarato Dario Galli, viceministro dello Sviluppo Economico.

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Fonte: Corepla

te della Fondazione per lo sviluppo sostenibile. “I dati ci dicono che l’Italia è un’eccellenza europea nel riciclo degli imballaggi, e questo anche grazie all’azione dei consorzi; ma nel riciclo della plastica abbiamo il dovere di fare di più. Dai primi provvedimenti di questo Governo, in linea con la nuova direttiva europea sui rifiuti, è chiara la nostra intenzione d’introdurre misure verso la realizzazione di un modello di economia circolare, promuovendo un uso razionale dei prodotti in plastica e incentivando il riciclo e la raccolta differenziata di qualità”, ha puntualizzato Salvatore Micillo, sottosegretario del Ministero dell’Ambiente.

OLTRE UN MILIONE DI TONNELLATE DI PLASTICA RACCOLTE IN ITALIA Tra il 2005 e il 2017 gli imballaggi in plastica avviati a recupero in Italia sono cresciuti del 64% e Corepla è stato responsabile dell’82% dell’aumento registrato. Nel 2017 il sistema Corepla

ha superato il milione di tonnellate d’imballaggi in plastica raccolti. Un’eccellenza tutta italiana è rappresentata, inoltre, dai 15 flussi di materiali selezionati da Corepla che hanno permesso di ottimizzarne il riciclo e di ottenere vantaggi ambientali consistenti. Sempre tra il 2005 e il 2017, grazie all’azione del consorzio, si è evitato l’utilizzo di oltre 3 milioni di tonnellate di materia prima vergine (pari a oltre 300 torri Eiffel), il consumo di 71 mila GWh di energia primaria (il 15% di quella consumata in Italia nel 2016) e l’emissione in atmosfera di 6 milioni di tonnellate di CO2eq (oltre 6 mila voli di andata e ritorno Roma-Tokyo). Inoltre, si sono ottenuti oltre 2 miliardi di euro di benefici economici, così suddivisi: 1,5 miliardi come valore della materia prima non consumata, 450 milioni derivanti dall’energia prodotta grazie al recupero dei rifiuti d’imballaggio in plastica e 93 milioni stimati per le emissioni evitate di anidride carbonica. All’interno di questo quadro complessivamente

Fig. 2 - Imballaggi in plastica complessivamente avviati a recupero* (riciclo e recupero energetico) da Corepla e dalla gestione non consortile (migliaia di tonnellate, 2005-2017)

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Imballaggi in plastica avviati a recupero da gestione non consortile

941

1004

984 17

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16

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863

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15

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816

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09 20

08 20

07 20

06

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14

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13

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20

0

602

20

849

500

561

20

496

11

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20

386

10

357

20

1000

12

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L’Europa è il secondo produttore mondiale di materie plastiche dopo la Cina e l’Italia è il secondo produttore europeo dopo la Germania. Negli anni si è sviluppata un’importante industria del riciclo, tanto che nell’ultimo decennio i rifiuti in plastica avviati in discarica sono diminuiti del 43%, mentre quelli avviati al riciclo sono aumentati dell’80%. Gli imballaggi in plastica raccolti in Europa nel solo 2016 sono stati pari a 16,7 milioni di tonnellate (oltre il 60% di tutta la plastica raccolta) e proprio il riciclo, con il 41%, è la prima destinazione di tale quantitativo, seguita dal recupero energetico (circa il 39%) e dalla discarica (20%). La modalità di gestione a maggior tasso di crescita in 10 anni è stata proprio il riciclo, con un +75%. Valore destinato ad aumentare ulteriormente, visti gli obiettivi disposti dal pacchetto europeo sull’economia circolare, con il target per il tasso di riciclo che dal 22,5% del 2008 viene innalzato al 50% nel 2025 e al 55% nel 2030. Secondo il Green Economy Report, inoltre, il modello italiano di gestione degli imballaggi plastici risponde già oggi a molti dei criteri introdotti dalla nuova direttiva quadro europea sui rifiuti. “Negli ultimi due decenni, anche grazie all’azione dei consorzi, in Italia si è passati da un sistema di gestione dei rifiuti basato principalmente sulla discarica a uno fortemente orientato al recupero e al riciclo. Questa trasformazione ha interessato anche il comparto degli imballaggi in plastica: nel 2017, in Italia, l’82% dell’immesso al consumo è stato avviato a recupero di materia ed energia; in particolare è stato riciclato oltre il 43% degli imballaggi immessi al consumo, un dato in crescita e superiore alla media europea. Il prossimo passo decisivo sarà quello di un buon recepimento del pacchetto di direttive europee sulla circular economy”, ha osservato Edo Ronchi, presiden-

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IN EUROPA CRESCE IL RICICLO, IN CALO LA DISCARICA

Imballaggi in plastica avviati a recupero da Corepla

*Il dato Corepla include la frazione estranea avviata a valorizzazione energetica

Fonte: Corepla

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PLASTICA E AMBIENTE

I NUMERI DI COREPLA Al Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica aderiscono oltre 2600 aziende, tra produttori, trasformatori, importatori e riciclatori/recupe-

Fig. 3 - Ripartizione della raccolta di imballaggi in plastica avviati a riciclo, recupero energetico e discarica nel sistema Corepla* (2006-2017) 100% 80%

2%

3%

6%

5%

3%

3%

2%

2%

1%

1%

1%

7%

32%

35%

36%

37%

40%

35%

38%

42%

42%

37%

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38%

66%

62%

58%

58%

57%

61%

60%

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60% 40%

Riciclo Corepla

Recupero energetico Corepla

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17

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15 20

14 20

13 20

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06

0%

07

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Fonte: Corepla

positivo, il Green Economy Report pone in evidenza anche alcuni elementi per migliorare le performance di riciclo. Per esempio, nel corso degli ultimi anni, nonostante la crescita dei quantitativi raccolti e avviati a recupero di materia, la percentuale di riciclo è leggermente diminuita: questo dato rappresenta un segnale d’attenzione sui progressi dell’effettiva riciclabilità degli imballaggi in plastica e sulla qualità stessa della raccolta, testimoniati anche dalla crescita registrata negli ultimi anni della cosiddetta “frazione estranea” (plastica non da imballaggi e materiali non plastici), passata da 42 a 95 mila tonnellate tra il 2014 e il 2017, come anche alla capacità del sistema delle imprese di riciclo di assorbire quantitativi sempre maggiori di imballaggi selezionati e potenzialmente avviabili a riciclo.

Discarica

* I dati includono la frazione estranea e i volumi di riciclo di PIFU (Piattaforme per fusti/cisternette) e PEPS (Piattaforme per l’EPS)

ratori. Il servizio di raccolta differenziata degli imballaggi in plastica è sempre più capillare: circa 7300 i Comuni serviti, pari al 97% della popolazione; 33 i centri di selezione e stoccaggio per la raccolta da superficie pubblica; oltre 100 le piattaforme per il supporto sussidiario alla raccolta da superficie privata. Il consorzio si avvale, inoltre, di 73 impianti per il riciclo (di

cui 22 nell’Unione Europea) e di 35 impianti dedicati al recupero energetico, tra cementifici e termovalorizzatori (di cui 6 nell’UE). Sempre nel 2017, infine, Corepla ha erogato corrispettivi per un totale di 310 milioni di euro a Comuni e soggetti da questi delegati per la raccolta differenziata degli imballaggi in plastica, contribuendo alla crescita del servizio.

Progetto RiVending

Nuova vita a bicchieri e palette del caffè

“Dai valore alla tua pausa caffè. Non Sprecarla” è lo slogan del progetto RiVending per convincere gli utenti a restituire bicchieri e palette del caffè e consentirne il riciclo

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L’economia circolare entra nel vending - l’attività di vendita e somministrazione di bevande e prodotti alimentari tramite distributori automatici grazie al progetto RiVending, un ciclo virtuoso di recupero e riciclo di bicchieri e palette in plastica per distributori automatici voluto da Confida (Associazione italiana distribuzione automatica), Corepla (Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica) e Unionplast (Unione nazionale delle industrie trasformatrici di materie plastiche, aderente a Federazione Gomma Plastica). Il progetto nasce dall’idea di rendere ancora più sostenibile il riciclo dei bicchieri in plastica utilizzati nel vending, creando un “ciclo chiuso” conforme alle richieste dell’UE per un’efficiente economia circolare. Dopo aver gustato il proprio caffè, gli utilizzatori dei distributori automatici saranno invitati a buttare bicchierino e paletta in un apposito contenitore, che permetterà di isolare il polistirene di cui sono fatti dagli altri imballaggi in plastica. Tale contenitore avrà al suo interno un sacchetto di colore verde che sarà ritirato insieme al resto della raccolta differenziata da Iren, azienda multiservizi che si occupa del ciclo integrato di gestione dei rifiuti. Il progetto pilota, patrocinato dal Comune di Parma, è coordinato sul territorio da FLO, produttore di bicchieri monouso di Fontanellato (Parma) e si

svolgerà con il supporto di Iren e con la partecipazione di Molinari Buonristoro e GeSA Vending, due aziende di gestione dei distributori automatici. Una volta conclusa la fase pilota, l’obiettivo è di estendere RiVending all’intera città di Parma e ad altre province italiane, con numeri importanti in termini di tonnellate di bicchieri e palette riciclati: l’Italia, infatti, è il primo paese per numero di distributori automatici; il settore del vending interessa oltre 20 milioni di consumatori e impiega ben 35 mila persone. “Tutti, sempre e ovunque è il nostro impegno per massimizzare il riciclo degli imballaggi in plastica. Questo progetto ben si inserisce nell’ambito delle numerose iniziative che stiamo portando avanti con azioni mirate, in settori specifici, in un’ottica di vera economia circolare”, ha dichiarato il presidente di Corepla Antonello Ciotti. “I prodotti monouso in plastica del nostro settore sono da sempre recuperati e riciclati all’interno della raccolta di materie plastiche, in quanto le locazioni in cui si consumano i nostri prodotti sono al 97% luoghi chiusi (uffici, fabbriche, università, ospedali e uffici pubblici). Ma oggi vogliamo fare un ulteriore passo avanti, creando un circuito di recupero e riciclo separato, un circuito chiuso che possa portare in pochi anni a una completa economia circolare”, ha spiegato Massimo Trapletti, presidente di Confida.

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“Neolite”, la nuova pietra… di plastica

PLASTICA E AMBIENTE

PLASTICA, DESIGN E AMBIENTE

www.aisdesign.org

DUBBI E IDEE DI UN’ACADEMY SUL FINIRE DEL XX SECOLO A PARTIRE DAGLI ANNI OTTANTA, IL CENTRO RICERCHE DOMUS ACADEMY (CRDA) FU TRA I PRIMI A CONDURRE STUDI E RICERCHE NEL CAMPO DELLA PROGETTAZIONE ECOSOSTENIBILE DEI PRODOTTI, IN MODO DA GARANTIRE IL RECUPERO E IL RICICLO POST CONSUMO DEI MATERIALI POLIMERICI UTILIZZATI. FU PER QUESTO UN POTENTE “REATTORE” DI IDEE E OPPORTUNITÀ, MA ANCHE DI ALCUNE INGENUITÀ E PERPLESSITÀ DI SERGIO ANTONIO SALVI

L

e inclinazioni culturali degli ambienti “creativi”, in particolare quelli del design di prodotto, sono costantemente sensibili all’evoluzione di una nuova “materia”, figuriamoci quale attenzione abbiano avuto le plastiche. Il design è quasi sempre pronto a cogliere le novità di questo settore, così come vigile nel denunciarne le devianze (si è scritto “quasi sempre” perché, ahimè, va rilevato che il popolo dei designer è cronicamente un po’ ignorante sull’argomento “plastica”, sicché, talvolta, sia nuove opportunità che criticità non vengono prontamente colte, oppure, ancor peggio, sono travisate). È noto che le società occidentali hanno rivolto lo sguardo verso le problematiche ambientali solo da tempi relativamente recenti, ovvero a partire dagli anni in cui ci si

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è resi conto (nella comune percezione delle cose, mentre menti lungimiranti già prospettavano il problema da molto tempo…), sintetizzando, che le risorse materiche ed energetiche sono limitate e che il loro sfruttamento è causa di problemi correlati.

Dettaglio di un elemento costruttivo modulare in “Neolite” (foto: Domus Academy)

Tra i primi periodi storici, che fecero intuire la questione, vi furono le contingenze belliche dei due conflitti mondiali; tempi in cui quella che oggi chiamiamo “consapevolezza ambientale” non venne tuttavia ancora percepita, essendo prioritari gli interessi governativi di guerra e, non ultime, nelle popolazioni, le basilari necessità di sussistenza (prospettiva dalla quale osserviamo ancora oggi i paesi in via di sviluppo…). È però rilevante il fatto che in quei periodi, e ancor prima, si misero in atto strategie e procedure - e talvolta si colsero opportunità - che appartengono, in parte, alla visione moderna dell’ambiente. Viene alla mente, per citare qualche esempio, il materiale definito “ambroide”: scarto rigenerato della lavorazione della termoplastica ambra, che, almeno dall’inizio del XX secolo, coMACPLAS n. 367 - Ottobre/Novembre 2018

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Cornici in “Neolite”, pensate da Geert Koster per rivendicare il valore delle materie plastiche riciclate (foto: Domus Academy)

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sorzio Replastic (l’attuale Corepla). L’idea, che oggi ci appare quasi ovvia, all’epoca fu dirompente: la plastica non si riciclava (o quasi), era un rifiuto, e dei peggiori… ma, con coraggioso spregio dei canoni estetici di quegli anni, un gruppo di designer gravitanti attorno a Domus Academy (“02”), propose prodotti ricavati proprio da plastiche riciclate, sebbene talvolta contraddittori (tra gli altri, vennero concepite delle cornici - sino ad allora riferite a materiali “pregiati” in plastica dichiaratamente riciclata. Il progetto ebbe la sua acme con l’esposizione promossa da Assoplast, compartecipata dal comune di Milano, presso la Triennale del 1991. Il senso di questo movimento fu quello di restituire il giusto valore, se possibile incrementato, a materiali “rifiutati” dalla società, cogliendo il reale significato del

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stituiva una risorsa “riciclata” (mediante A partire dagli Anni Ottanta, e specialmenstampaggio per compressione). Ma, da un te nei successivi Novanta, il mondo del punto di vista strategico, va citata anche la design si fece promotore - e soprattutto necessità degli Stati Uniti d’America di ri- mediatore (tra società e industria) - della correre agli elastomeri sintetici, allorquan- questione ambientale in relazione all’imdo le piantagioni per la gomma naturale di piego dei materiali, in particolare di quelli Indocina e Malesia furono controllate dal polimerici. In Italia, nel campo del “disegno Giappone; oppure, su un’altra scala, la industriale”, furono diversi gli esempi relagrande chanche che sfruttò Guzzini, rici- tivi a studi e ricerche sull’argomento, conclando le sostanze plastiche contenute nei dotti soprattutto dal Centro Ricerche Domateriali militari, dando un grande impulso mus Academy (CRDA). alla nota impresa. Ancor più vicino a noi, in termini geogra- LA METAMORFOSI DELLE PLASTICHE fici e soprattutto storici (a memoria d’uo- “Neolite”, neologismo sillogico da “neo” e mo), fu la cosiddetta “austerity”: nel 1973, “lithos” (pietra in greco) inventato da Anper effetto dell’incremento del costo degli drea Branzi e Pierre Restany, che ricorda idrocarburi, a causa di diversi fattori (chiu- la ben più classica “Galalite”, è l’idea di un sura del canale di Suez nuovo materiale frutto del Greenfrost: un nuovo concetto dovuta alle guerre ara- di elettrodomestico in risposta riciclo eterogeneo di mabo-israeliane, aumento all’emergenza ambientale terie plastiche (Galalite delle royalty sul greggio era invece il nome comda parte dei paesi memerciale di un materiadiorientali, embargo pele polimerico derivato dal trolifero di questi ultimi latte e, più precisamente, verso Europa e USA), dalla caseina; conosciuto diversi governi di nazioinfatti anche come “caseini occidentali non autote”, fu inventato nel 1897 sufficienti, tra i quali l’Ie, curiosamente, qualcutalia, dovettero prendere no ricorda che, brucianprovvedimenti emergendo, emanava odore di forziali, condizionando nomaggio…). tevolmente lo stile di vita “Neolite. La metamorfosi dei cittadini. Nel nostro delle plastiche”, come ben Paese, per esempio, la comunica il titolo del libro domenica venne vietato di Ezio Manzini e Antonio l’uso dei veicoli privati (in seguito fu adot- Petrillo, è una ricerca nata da un progetto tato il metodo delle “targhe alterne”), limi- condotto da CRDA, in collaborazione con tate le insegne luminose, poste restrizioni CSI di Montedison e, in diverse fasi, con agli orari dei cinematografi… l’interessamento di Montedipe e del conSi percepì dunque per la prima volta che, dopo gli Anni Sessanta del boom economico, artefice, tra le altre cose, del lancio Concetti innovativi intorno all’idea di Greenfrost dell’uso della plastica, il sogno dello sviluppo (insostenibile) stava tramontando. Tuttavia, da un altro punto di vista, maturò nella gente il gusto (oltre che la necessità) del ritorno alla morigeratezza, insieme al recupero dell’amore per la natura; vennero rivalutati i comportamenti che oggi definiamo “ecologici”: passeggiare, usare la bicicletta, risparmiare materia ed energia. E ciò avvenne anche per i materiali polimerici… troppo costosa la materia prima per disperderla in oggetti inutili, i cosiddetti prodotti “cheap” (tra le cause, peraltro, della storica contestazione delle plastiche), troppo preziosa per non sfruttarne i pregi, impiegandola meglio e - perché no? - facendo in modo che potesse essere riusata.

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PLASTICA E AMBIENTE

verbo, in luogo dello scontato relativo termine “rifiuto”. Oggigiorno il “riciclo” fa parte di moltissimi flussi produttivi, sebbene l’approccio verta sulla preservazione della qualità del materiale, più che sulla realizzazione di riciclati eterogenei, come era Neolite.

UN FRIGORIFERO PER… GESTIRE LE EMERGENZE AMBIENTALI Un altro studio molto interessante fu quello condotto sempre da CRDA insieme a Whirlpool - azienda depositaria di grande esperienza nel campo degli elettrodomestici “bruni” e “bianchi” - ed Enichem, importante proprietaria delle tecnologie di produzione e lavorazione dei materiali stirenici. Il progetto che coinvolse la terna fu denominato “Greenfrost” (1993), il cui etimo è facilmente intuibile e la cui idea di base fu quella di pensare a un frigorifero che fosse concepito per agevolare, nel suo ciclo di vita, la gestione delle emergenze ambientali. Un elettrodomestico di questo tipo dura qualche anno, per poi essere rimpiazzato per effetto della crisi di alcune sue parti, come avviene, per esempio, per l’impianto criogenico, che diviene inattuale (principalmente per “design”, tecnologia, usura e consumo), e per la metodologia di conservazione (prodotti alimentari e bevande diversi, nuovi comportamenti ecc.). Nondimeno i materiali, per esempio quelli coibenti, si alterano, riducendo le loro prestazioni. Ebbene, il gruppo di lavoro, guidato per il product design da Alberto Meda, intuì che le chiavi del problema potessero essere individuate, tra altre cose meno rilevanti, sia nella “scomposizione modulare” sia nelle strategie di dismissione, queste ultime necessariamente riconducibili al progetto di

prodotto. La soluzione venne intravista, da un lato, nella realizzazione di un frigorifero a moduli, ove ognuno di essi fosse indipendente dagli altri dal punto di vista costruttivo, e in modo che la loro sostituzione nel tempo fosse diversamente differibile, quindi evitando lo spreco di componenti ancora efficienti, sotto i diversi aspetti sopra indicati. Dall’altro lato, si ritenne che l’impiego di materiali il più possibile simili tra loro potesse permettere, al termine del ciclo di vita, la produzione di riciclati chimicamente omogenei, con lo scopo di salvaguardare al più alto livello le caratteristiche dei polimeri. È ben noto, infatti, che gli “stirenici” consentono la formulazione di “massivi” iniettabili e termoformabili, nonché di diversi tipi di espansi: sinterizzati in blocco e in stampo, estrusi; tutti materiali e processi vastamente impiegati nella costruzione dei frigoriferi. Queste visioni non ebbero in seguito vasti riscontri, come avrebbero meritato, ma sono ancora oggi tra i più importanti presupposti del “life cycle design”.

COMPOSITO LAMINATO PER RICICLARE I TERMOINDURENTI

Come si è già visto, un “rifiuto” può divenire risorsa, ma, ancor prima, lungo il ciclo di vita di un prodotto ed esattamente durante i processi di trasformazione, il sottoprodotto della lavorazione viene chiamato “scarto” e il suo riciclo prende il nome di “rigenerazione” (oppure di “riciclo interno all’azienda”). Mirando a queste prospettive, nello stesso 1993, i ricercatori di Domus Academy coinvolsero Abet Laminati nella creazione del semilavorato “Tefor”, contrazione della parola “termoformatura”, da cui l’ovvia destinazione del prodotto semifinito allo studio. L’azienda, oltre a essere stata tra i più importanti interpreti dei movimenti del design italiano (Alchymia, Memphis ecc.), era ed è leader nella produzione di laminati plastici, specialmente di quelli provenienti dal processo HPL (High Pressure Lamination). Questi materiali vengono realizzati stratificando carta Kraft stampata, resina melamminica (impregnante trasparente) ed eventualmente resina fenolica, come supporto. Il risultato è un laminato, appunto, che “ingloba” una grafica. Il rovescio della medaglia è che si sta Sul finire del millennio l’idea parlando di materiali polimerici terdi materiale riciclato declinò verso molteplici visioni e, talvolta, moindurenti, la cui produzione può anche verso un discutibile “natural look” comportare scarti difficili da riciclare.

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Interno di un pannello portiera in Tefor

“Attila”, un’invenzione di Julian Brown per compattare le lattine da riciclare: quando la plastica aiuta l’ecologia di altri materiali…

Com’è risaputo, infatti, la “vita plastica” di queste sostanze è molto breve e limitata al campo di temperature alle quali avviene la trasformazione. Ne consegue che il riciclo di tali termoindurenti necessita di un approccio diverso: gli scarti - macinati - divengono la “carica” di un materiale composito, ove la “matrice” è un termoplastico: un grado di polipropilene, nel caso di Tefor. Questo nuovo materiale ebbe un discreto successo, trovando diverse applicazioni soprattutto nel comparto automotive e rappresentando una valida alternativa alla termovalorizzazione a cui erano solitamente destinati i termoindurenti di scarto. In quegli anni, diverse altre imprese, e specialmente quelle “design driven”, cavalcarono l’onda ecologica, seppur episodicamente; tra queste meritano un cenno Rexite e Superga. Ma CRDA fu, tra i pochi nel mondo, un potente “reattore” di perplessità, ingenuità, idee, acute intuizioni, opportunità, nel quale vennero fatti reagire gli elementi che dettero, soprattutto al comparto delle materie plastiche, i fondamentali orientamenti creativi e ambientali che da allora traguardiamo, nel sogno di uno sviluppo sostenibile. MACPLAS n. 367 - Ottobre/Novembre 2018

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NEWS Novamont rilancia lo stabilimento di Patrica

Biopolimeri e intermedi chimici a basso impatto ambientale Il 19 ottobre, a Patrica (Frosinone), alla presenza dell’amministratore delegato di Novamont, Catia Bastioli, e del governatore della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, è stato inaugurato il nuovo impianto per la produzione di biopolimeri di Mater-Biopolymer, società interamente controllata da Novamont. La struttura, in precedenza proprietà del Gruppo Mossi Ghisolfi e dedicata alla produzione di PET, è stata rilevata da Novamont dopo una trattativa partita nel 2010, con lo scopo di creare un nuovo polo industriale destinato alla produzione di biopolimeri Origo-Bi attraverso un processo più sostenibile e orientato alla riduzione delle emissioni. L’operazione ha comportato un investimento di circa 70 milioni di euro da parte di Novamont, che ha previsto di investire ulteriori 30 milioni. Con una capacità produttiva di 100 mila t/anno di Origo-Bi e una superficie totale di 140 mila metri quadri, il sito di Patrica occupa circa 90 dipendenti e opera in stretta collaborazione con la divisione ricerca e sviluppo di Novamont, per testare nuovi poliesteri

e varianti di processo che utilizzino materie prime rinnovabili. Per la prima volta a Patrica verrà prodotto da fonti rinnovabili anche il tetraidrofurano (THF, un intermedio utilizzabile come solvente chimico e nell’industria farmaceutica), secondo un approccio volto alla valorizzazione dei residui, che ha consentito la messa a punto di un processo di purificazione delle acque reflue. Dal punto di vista dell’impatto ambientale, la riconversione dell’impianto produttivo per biopolimeri e la produzione di THF secondo tale processo consentiranno di ridurre di 246 mila t/ anno le emissioni di anidride carbonica equivalente e di 1,296 milioni i chilometri per il trasporto su ruota dei reflui, che venivano smaltititi all’esterno del sito. L’impianto costituisce un ulteriore passo avanti nel modello di bioraffineria integrata nel territorio promosso da Novamont, che a oggi conta sei siti riattivati e tra loro interconnessi, quattro tecnologie proprietarie e una serie di impianti di servizio innovativi, a loro volta in grado di generare nuovi prodotti.

In linea con la strategia Novamont, Mater-Biopolymer rappresenta un esempio virtuoso di sviluppo industriale in una logica di rigenerazione territoriale e di valorizzazione delle infrastrutture dismesse

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Studio della European Chemical Agency

L’acido 2-etilesanoico non è pericoloso

PlasticRoad

A Zwolle la prima pista ciclabile in plastica riciclata È stata inaugurata in settembre a Zwolle (Paesi Bassi) la prima pista ciclabile in plastica riciclata: PlasticRoad. Nato dalla collaborazione tra KWS (parte del gruppo VolkerWessels), Wavin (la cui holding ha sede proprio a Zwolle) e il colosso della petrolchimica Total, al momento il tratto pilota è lungo 30 metri e contiene un quantitativo di plastica riciclata equivalente a 218 mila bicchieri, o 500 mila tappi. La strada è realizzata con grandi profili cavi, La PlasticRoad olandese è realizzata con grandi profili cavi, al cui interno possono passare tubi o fili

al cui interno possono passare tubi, fili ecc. e include una serie di sensori per monitorare la sua temperatura, il numero di biciclette che la percorrono e la sua tenuta, tutte prestazioni che ne fanno la prima vera pista ciclabile intelligente al mondo. I suoi ideatori, Anne Koudtaal e Simon Jorritsma di KWS, l’hanno concepita per durare tre volte in più rispetto a una pista ciclabile tradizionale ed è stata costruita in pochi giorni. Il progetto segna l’inizio di una nuova era nel campo delle opere ingegneristiche stradali, in quanto elimina tutti i problemi di sicurezza dovuti a buche e dissesto dell’asfalto. Inoltre, la struttura permeabile consente all’acqua piovana in eccesso di defluire rapidamente e contribuisce alla riduzione del rumore del traffico. A novembre è prevista l’apertura di un altro tratto di pista ciclabile di questo tipo anche a Overijssel, sempre nei Paesi Bassi, che presenterà già alcuni miglioramenti rispetto a quello di Zwolle. Nel frattempo, i partner di progetto vaglieranno luoghi e fattibilità di altre applicazioni basate su questo progetto, come, per esempio: parcheggi, banchine delle stazioni, marciapiedi ecc.

In un recente studio svolto su richiesta dell’Agenzia europea ECHA, il 2-EHA non ha mostrato effetti collaterali sull’apparato riproduttivo degli esseri umani. A causa di precedenti sospetti riguardanti la sua tossicità, l’ECHA aveva inserito l’acido 2-etilesanoico nel CoRAP (Community Rolling Action Plan: piano d’azione progressivo europeo) come elemento CMR (cancerogeno, mutageno e dannoso per la fertilità) e potenzialmente tossico per il sistema nervoso. Dopo quest’ultimo test, invece, il 2-EHA non è stato più considerato un prodotto ad alto rischio. Inoltre, per poter valutare gli effetti collaterali di questo acido, è stato condotto un secondo studio sui ratti. Anche in questo caso il risultato non ha indicato conseguenze negative sull’apparato riproduttivo. Sulla base delle informazioni disponibili, la Spagna (lo Stato che ha valutato la questione) ha concluso che, in base a quanto emerge dalle analisi effettuate, non è necessaria una speciale classificazione per questo tipo di acido, così come non sono necessarie particolari misure precauzionali se non quelle da adottare negli stabilimenti produttivi in cui viene utilizzato. Il responsabile di prodotto di Perstorp (il principale produttore mondiale di 2-EHA), Andreas Nilsson, ha affermato: “Nonostante il 2-EHA sia l’acido carbossilico più accessibile ed economico disponibile, questo sospetto ha fatto sì che, in alcuni casi, si pensasse alla sostituzione del 2-EHA. Ora che questi studi hanno fornito una corretta valutazione del 2-EHA, siamo molto contenti di poter continuare tranquillamente la nostra attività produttiva”.

Il nostro contributo alla sostenibilità Il BKG® HiCon™ R-Type

L‘aumento dei costi dei materiali, la pressione competitiva e la crescente consapevolezza ambientale hanno reso essenziale il riciclaggio dei polimeri nell‘industria delle materie plastiche con conseguente richiesta di soluzioni tecniche avanzate. La nostra risposta a questa sfida: il BKG® HiCon™ R-Type per una filtrazione efficiente dei polimeri altamente contaminati. BKG® HiCon™ R-Type - Il livello successivo di riciclaggio! WWW.NORDSONPOLYMERPROCESSING.COM

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TECNOLOGIE STRAORDINARIE PER LA PLASTICA DI OGGI

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LINEE DI TRASFORMAZIONE

FOCUS SULLE TECNOLOGIE DI LAVORAZIONE

ESTRUSIONE E COMPOUNDING DELLE RESINE TERMOPLASTICHE L’ESTRUSIONE DEI MATERIALI TERMOPLASTICI PUÒ RIVELARSI UN PROCESSO COMPLICATO E IMPREVEDIBILE. PER QUESTO MOTIVO, NELLA CONFIGURAZIONE DELLA LINEA DI PRODUZIONE OCCORRE TENERE A MENTE IL PRODOTTO FINALE A CURA DI PREA E RICCARDO AMPOLLINI

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L’ESTRUSORE Il presente articolo non vuole coprire ogni aspetto della configurazione di una linea d’estrusione, ma punta semplicemente a evidenziare alcune Cilindro per estrusore bivite

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L’

estrusore rappresenta soltanto una parte della linea per la trasformazione dei materiali termoplastici, ma è importantissimo che venga configurato con le corrette specifiche, al fine di realizzare il prodotto finale nel materiale prescelto e con il livello di produttività previsto. Altrettanto importante è ciò che sta a monte e a valle dell’estrusore, ad esempio per la calibrazione, il controllo dimensionale e la movimentazione del prodotto finale. La tipologia di polimero da utilizzare influenza poi i seguenti aspetti: le caratteristiche reologiche del materiale all’interno dell’impianto di trasformazione; l’essiccazione del materiale (se necessario) prima del processo; il trasporto del materiale all’estrusore; la progettazione del gruppo vite-cilindro; il design della filiera; i requisiti di calibrazione e raffreddamento; il controllo delle tolleranze dimensionali; i requisiti di prelievo e traino; il taglio a misura o l’avvolgimento; lo scarico e la movimentazione del prodotto.

delle aree critiche e a dimostrare che configurare una linea efficiente, per realizzare un prodotto di qualità buona e costante, richiede un’analisi e una pianificazione approfondita. Le spese connesse agli errori e alle perdite di tempo possono infatti rivelarsi estremamente elevate.

Il processo di specificazione della linea d’estrusione parte dal prodotto finale. Una volta definito il prodotto, è possibile passare alla progettazione della linea nella sua interezza. Il peso fisico per metro lineare del prodotto determinerà, in una certa misura, le dimensioni dell’estrusore, ma non è così semplice ottenere una produzione, per esempio, di 500 kg/h. L’estrusore in sé potrebbe anche essere progettato per raggiungere tale portata, tuttavia potrebbe non essere possibile calibrare e raffreddare il prodotto finale a tale ritmo; pertanto, l’estrusore non può essere specificato come se fosse isolato dal resto della linea. Il materiale da processare influenzerà il design dell’estrusore: ad esempio, il profilo vite, il rapporto di compressione e la lunghezza del cilindro. Quest’ultimo parametro viene espresso in termini di rapporto tra lunghezza e diametro della vite (L/D). Il rapporto di compressione, invece, determina l’entità del riscaldamento del materiale, come conseguenza delle forze di taglio e del MACPLAS n. 367 - Ottobre/Novembre 2018

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IL MATERIALE I polimeri termoplastici sono disponibili in varie forme, come ad esempio pellet (granuli), polveri o scaglie. Ciascuna forma impone requisiti di movimentazione specifici. I pellet, ad esempio, vengono aspirati e convogliati facilmente all’essiccatore e da qui all’estrusore; inoltre presentano una buona fluidità e non hanno quindi problemi di continuità dell’alimentazione. Le polveri, invece, possono presentare proble-

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Puntale di una vite per la plastificazione

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lavoro, al fine di ottenere un fuso omogeneo. Alcuni materiali hanno bisogno di viti e cilindri più lunghi per prolungare il tempo di permanenza nell’estrusore e, conseguentemente, il riscaldamento e la plastificazione, oppure per aumentare la produttività. Altri materiali necessitano di rapporti di compressione e di taglio maggiori per garantire un trattamento uniforme. In questi casi si tratta di regolare il rapporto tempo/ temperatura all’interno del gruppo vite-cilindro. Altri materiali ancora necessitano di gruppi vite-cilindro più corti e rapporti di compressione minori per ridurre la degradazione termica durante il processo d’estrusione. Il tipo più comune di estrusore è il modello monovite, ma alcune resine termoplastiche vengono lavorate meglio su modelli bivite con viti parallele o coniche, corotanti o controrotanti. Infine, vi sono alcuni materiali che necessitano di una o più valvole di spurgo collocate sul cilindro, per eliminare le sostanze volatili e l’umidità. I termoplastici vengono processati a temperature che vanno da un minimo di 100°C fino a un massimo di 400°C, nel caso di alcuni tecnopolimeri. Questi requisiti determinano a loro volta la tipologia degli elementi riscaldanti da integrare nell’estrusore. Tanto più elevate sono le temperature di processo, tanto più robusti (e quindi costosi) saranno gli elementi riscaldanti.

mi in fase di trasporto, tali da richiedere sistemi progettati ad hoc. Le polveri non fluidificate tendono a intasare e formare ponti nella tramoggia e nelle unità d’alimentazione, quindi occorrerà prevedere dispositivi d’agitazione, al fine di mantenere un flusso d’alimentazione costante alla vite dell’estrusore. Anche alcuni materiali leggeri da riciclo, in scaglia, possono presentare problemi in fase d’alimentazione e, quindi, richiedere l’introduzione di dispositivi compattanti in corrispondenza della bocca d’alimentazione, per garantire un flusso di materiale costante alla vite. Inoltre, un materiale destinato allo stampaggio a iniezione presenta normalmente una bassa viscosità allo stato fuso, mentre un materiale per l’estrusione deve avere una viscosità più elevata. Entrambe le qualità possono tuttavia trovarsi insieme in un polimero generico. Alcuni materiali sono igroscopici e assorbono l’umidità se esposti all’atmosfera. La presenza di umidità nel fuso riduce la viscosità e causa imperfezioni superficiali, variazioni dimensionali e, in generale, problemi in fase di processo. Que-

Tubi e profili estrusi in vari materiali

sti materiali vanno essiccati prima dell’alimentazione all’estrusore. Normalmente l’essiccazione viene eseguita in continuo, in un essiccatore/ deumidificatore a temperatura controllata. Molti polimeri, come le poliammidi, assorbono l’umidità atmosferica molto rapidamente ed è quindi consigliabile alimentarli dal deumidificatore alla bocca di alimentazione dell’estrusore attraverso un sistema a circuito chiuso.

PROGETTAZIONE DELLA FILIERA La filiera dà forma al fuso, ma non calibra le dimensioni né conferisce la forma definitiva al prodotto finale (queste funzioni vengono svolte dai calibratori, i quali provvedono a raffreddare il materiale che fuoriesce dalla filiera). I criteri di progettazione della filiera variano per ciascun materiale che viene lavorato; sono differenti, per esempio: il fattore di rigonfiamento (swelling), il rapporto di stiramento (drawdown ratio) e le dimensioni della superficie di contatto tra filiera e polimero. Inoltre, nella produzione di profili in cui vi sono zone spesse e sottili, i canali di flusso devono essere progettati in maniera tale da far defluire il materiale in modo uniforme dai labbri della filiera. La stessa filiera non produrrà i medesimi risultati se utilizzata su materiali diversi.

Rulli e avvolgimento film soffiato all’esposizione Plast 2018

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Calandra per lastre estruse

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REQUISITI DI CALIBRAZIONE E RAFFREDDAMENTO Anche in questo caso, il prodotto da ottenere, il materiale di cui è fatto e la velocità di produzione determineranno le specifiche delle attrezzature per la formatura e la calibrazione. La produzione di tubi, per esempio, richiede un sistema di calibrazione con la bussola per il dimensionamento immersa in un contenitore (o vasca) contenente acqua fredda e collegato a una pompa per il vuoto. La produzione oraria è determinata dalla velocità di raffreddamento del tubo prodotto. Tubi a pareti più spesse richiederanno tempi di raffreddamento più lunghi e, solitamente, anche

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LINEE DI TRASFORMAZIONE Polimero in granuli

una maggiore lunghezza del gruppo di calibrazione. Il tubo può essere raffreddato solo dalla superficie esterna, dal momento che l’acqua, o il fluido refrigerante, non può circolare all’interno del tubo. Lo stesso vale anche per i profili estrusi con cavità interne chiuse. Alcuni tecnopolimeri necessitano di calibratori/formatori ad acqua, o a olio riscaldato, per rallentare il raffreddamento. In questo modo le proprietà fisiche possono essere sviluppate al massimo delle potenzialità. Un raffreddamento troppo rapido di questi materiali potrebbe comportare una degradazione di tali proprietà e, per esempio, rendere fragile il prodotto finale. Altri prodotti e materiali rendono meglio se trattati in un calibratore raffreddato ad aria. La produzione di foglie e lastre viene normalmente effettuata con rulli (calandre) riscaldati o refrigerati, per rendere liscia la superficie e regolare lo spessore della foglia. Il prodotto dovrebbe essere mantenuto al disotto della temperatura di deformazione termica a partire dall’istante in cui fuoriesce da uno qualsiasi di questi sistemi di calibrazione, e sottoposto successivamente a un’ulteriore fase di raffreddamento. Gli articoli realizzati in materiale flessibile, come le guarnizioni per i finestrini, a volte non richiedono un procedimento di calibrazione particolare e, quindi, vengono fatti semplicemente passare in un bagno d’acqua.

Additivo Premix in polvere Zona di degasaggio a pressione atmosferica

Degasaggio con vuoto

Filiera

Vasca di raffreddamento con acqua

Lama d’aria per eliminare Taglierina l’acqua granulatrice

Alimentazione laterale

Fonte: Coperion

Schema di una linea d’estrusione per il compounding

so delle tolleranze, mediante l’accelerazione o il rallentamento dell’estrusore o del traino, in modo tale da compensare le variazioni di processo.

PRELIEVO E TRAINO Il prodotto deve essere prelevato a velocità estremamente costante e in sincronia con l’estrusore e il sistema di calibrazione. Il traino può essere di tipo semplice, equipaggiato con un unico set di rulli sincronizzato con l’estrusore, oppure dotato di un gruppo di rulli impilati (calandre) in caso di produzione di film o foglia. Nella produzione di grandi tubi s’impiega solitamente un traino a più cingoli, mentre per i profili si utilizza un traino a due cingoli.

to; velocità molto alte, per esempio, potrebbero escludere l’uso di carrelli mobili, consigliando in alternativa il ricorso a sistemi di taglio a ghigliottina, sempre a patto che le dimensioni fisiche del prodotto lo consentano. Se il prodotto è flessibile può essere arrotolato a mo’ di cavo elettrico. L’avvolgitore può essere progettato per la produzione automatica di bobine di piccole o grandi dimensioni. La velocità della linea o la produzione oraria influenzano il modo in cui viene progettato e costruito l’avvolgitore. Velocità molto elevate richiedono una speciale attenzione nella fase del taglio del tubo e al momento del cambio bobina.

MOVIMENTAZIONE DEL PRODOTTO FINITO

CONTROLLO DIMENSIONALE

TAGLIO A MISURA O AVVOLGIMENTO IN BOBINA

Il controllo dimensionale è una funzione dell’estrusore che serve ad assicurare l’invio di un’esatta quantità di fuso al sistema di calibrazione, oltre a regolare la velocità di raffreddamento e la velocità di traino del prodotto estruso. Se viene utilizzato un sistema di calibrazione a depressione (con vuoto), il controllo dimensionale verificherà le dimensioni critiche, a patto che tutte le parti della linea di produzione siano sincronizzate. Un controllo particolarmente accurato delle tolleranze si ottiene impiegando un apparecchio di misura al laser, o agli ultrasuoni, con feedback in circuito chiuso per mantenere un controllo preci-

Allorché il prodotto esce dal traino, occorre gestire correttamente la sua movimentazione. Ad esempio, verrà tagliato in spezzoni rettilinei, oppure sarà avvolto in bobine? La produzione di spezzoni rettilinei prevede di solito l’utilizzo di una lama circolare montata su di un carrello mobile, che si muove in sincronia con il traino. Le dimensioni del tubo o del profilo determinano il metodo di taglio. Ad esempio, i grandi tubi sono tagliati con una lama planetaria che si muove in sincronia con il traino. Anche la velocità della linea svolge un ruolo importante al fine di individuare il metodo di taglio più adat-

Una volta ottenuto il prodotto, sia esso in spezzoni, bobine, lastre o film, occorre considerare come l’operatore della linea (o il sistema automatico) gestirà il prodotto finito. Se, per esempio, il prodotto o il lotto di prodotti saranno troppo pesanti da sollevare per l’operatore, occorrerà prevedere attrezzature speciali di sollevamento. La velocità del prelievo dal punto di scarico della linea d’estrusione è fondamentale e deve almeno corrispondere alla velocità meccanica della linea stessa.

ALTRI REQUISITI GENERALI PER L’IMPIANTO La maggior parte delle linee d’estrusione richie-

Fonte: KraussMaffei Berstorff / Burgsmüller

Esempio di un profilo vite a segmenti per un estrusore bivite

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COMPOUNDAZIONE Le formulazioni a base polimerica vengono prodotte mediante la mescolazione di materiali plastici allo stato fuso con l’aggiunta di additivi di vario tipo (compounding). Gli additivi servono generalmente per migliorare le proprietà di tali formulazioni; possono essere agenti stabilizzanti ai raggi UV, antiossidanti, lubrificanti e ausiliari di processo (processing aid), ma anche battericidi, antistatici, agenti ignifughi e molti altri ancora. Inoltre è possibile aggiungere materiali di rinforzo, come le fibre di vetro o di carbonio, e cariche a base di carbonato di calcio o di talco, per irrobustire la formula o abbassare i costi. La produzione di masterbatch concentrati - successivamente aggiunti loro stessi alle formulazioni polimeriche - avviene solitamente anch’essa mediante compoundazione, “diluendo” pigmenti coloranti o additivi in una determinata matrice polimerica. Anche materiali di riciclo di diverso tipo possono essere aggiunti alla formula, oppure compoundati con il polimero di base e gli additivi, al fine di modificarne le proprietà o di risparmiare sull’utilizzo di materiale vergine. Una linea per il compounding si basa solitamente su un estrusore bivite dotato di un cilindro più lungo di un normale estrusore e appositamente progettato per estrudere un prodotto semilavorato o, più raramente, finito. La lunghezza extra serve sia a dare più tempo per la fusione della mescola sia a consentire l’alimentazione laterale di additivi - tramite altri piccoli estrusori -direttamente nel flusso del fuso, all’interno delle viti di compoundazione. Le formulazioni possono essere prima miscelate con più materiali/additivi in un miscelatore ad MACPLAS n. 367 - Ottobre/Novembre 2018

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de un sistema di ricircolo dell’acqua con chiller (refrigeratore) incorporato. Infatti, il processo genera calore, che deve essere eliminato affinché sia possibile trasformare il polimero per lunghi periodi di tempo. Equipaggiamenti ausiliari, come lame da taglio e traini, necessitano di aria compressa. I relativi impianti per l’aria in pressione possono essere progettati in modo tale da servire più linee d’estrusione. Molti altri sono i fattori da considerare, come ad esempio l’eventuale applicazione della tecnologia di coestrusione, o estrusione multistrato, in cui i singoli materiali prodotti da più estrusori confluiscono in un’unica filiera. In questo caso, oltre al design della filiera e del calibratore, occorre tenere conto anche della compatibilità tra i vari materiali utilizzati. Le grandi produzioni di serie possono richiedere poi operazioni aggiuntive da eseguire in linea, come la stampa, la punzonatura, la foratura o l’applicazione di fogli decorativi e nastri adesivi.

alta velocità e scaricate sotto forma di polvere o di granuli + polvere, per essere poi immessi nell’estrusore bivite. Se una medesima formulazione standard viene utilizzata in un certo numero di colori, i coloranti concentrati vengono aggiunti nel corso del processo di compoundazione, dosati direttamente alla bocca d’alimentazione dell’estrusore, oppure introdotti da un estrusore laterale. Le viti utilizzate sono normalmente del tipo a segmenti (elementi vite), in modo tale che la loro configurazione possa essere modificata per adattarsi alla formulazione del materiale da compoundare. Il profilo vite può combinare elementi a bassa o alta forza di taglio, sezioni di miscelazione ecc. I dosatori che alimentano il compoundatore e gli alimentatori laterali sono

solitamente di tipo gravimetrico o volumetrico, e dosano in maniera precisa quantità predeterminate di materiali in base alla formulazione. Molti materiali e additivi vengono forniti sotto forma di polveri non fluidificate e, in quanto tali, possono intasare o creare ponti nella tramoggia e nelle unità d’alimentazione; di conseguenza, richiedono dispositivi d’agitazione specifici, che mantengono costante il flusso d’alimentazione alla vite dell’estrusore. Inoltre, il compoundatore è dotato di una filiera che produce filamenti (detti trefoli, o più comunemente “spaghetti”) successivamente raffreddati e sminuzzati in granuli (pellet). Questi ultimi vengono quindi alimentati a un normale estrusore per la produzione di semilavorati o prodotti finiti, come già descritto in precedenza.

PREA in pillole

Focus sull’autore dell’articolo Fondata oltre un quarto di secolo fa a Manchester, ma con uffici ormai sparsi in tutto il mondo, PREA (www. prea.co.uk) è un’importante società di consulenza controllata e guidata da un team

di professionisti al servizio dell’industria chimica e dei polimeri, che opera nell’ambito di materie plastiche, gomma, compositi, prodotti tessili, adesivi, vernici e rivestimenti. La società collabora sia con piccole imprese locali sia con grandi multinazionali globali. Le sue attività coprono tre settori principali: 1. Consulenze internazionali di gestione • Acquisto e vendita di aziende / fusioni e acquisizioni / chiusura di aziende • Preparazione alla vendita di aziende / rami d’azienda • Investimenti e finanziamenti tramite fondi privati • Joint venture / collaborazioni •T rasferimento / vendita di tecnologie

•R istrutturazioni di aziende •O rientamento dei vertici aziendali. 2. Reclutamento internazionale a tutti i livelli •C EO, direttori generali, responsabili finanziari, presidenti •T ecnici, venditori, personale addetto alla qualità, operatori •M anager ad interim ed esterni. 3. Consulenze internazionali sulle tecnologie e i polimeri • Formulazioni / compound di materie plastiche, masterbatch, gomma, compositi, adesivi o sigillanti •S tampaggio a iniezione, estrusione,miscelazione,dosaggio.

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LINEE DI TRASFORMAZIONE

RICICLARE LA GOMMA CON UN ESTRUSORE BIVITE COROTANTE

INSIEME PER UN MONDO PIÙ VERDE AL FINE DI DARE IL PROPRIO CONTRIBUTO ALLA SICUREZZA AMBIENTALE, MARIS HA MESSO A PUNTO UN PROCESSO PER IL RICICLO DELLE GOMME VULCANIZZATE CHE CONSENTE DI OTTENERE POLIMERI DA REINTRODURRE DIRETTAMENTE NEL PROCESSO PRODUTTIVO. DOPO MOLTI TEST DI LABORATORIO E SU SCALA INDUSTRIALE, IL MACCHINARIO È STATO OTTIMIZZATO IN MODO CHE, MODIFICANDO SOLO ALCUNE VARIABILI DI PROCESSO, SIA POSSIBILE PRODURRE NUOVO POLIMERO DA DIFFERENTI TIPI DI ELASTOMERI

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urante i periodi di difficoltà economica si tà, dal momento che questi possono essere Sfortunatamente, la questione si complica per tende sempre a risparmiare sulle risor- nuovamente scaldati e rilavorati senza proble- gli elastomeri vulcanizzati, comunemente noti se. Esempi recenti ci riportano alla Se- mi, mantenendo invariate le loro proprietà fi- con il nome di “gomma”. La reazione di vulcaconda Guerra Mondiale, quando si chiedeva nali: tra le macromolecole, infatti, si verificano nizzazione, scoperta da Charles Goodyear nelalla popolazione di consegnare i metalli in loro esclusivamente interazioni di natura fisica. la seconda metà del XIX secolo, genera infatti possesso per produrre nuove armi, o alla cri- Ma cosa si può dire riguardo alla gomma? legami chimici indissolubili tra le catene polimesi energetica degli Anni Settanta. Questi riche, creando una vera e propria griglia periodi vedono tornare alla ribalta il tema (o reticolo) grazie alla reazione tra elastodel riciclo. In un comparto come quelmeri e agenti di polimerizzazione. La vullo delle materie plastiche e della gomma, canizzazione è una reazione chimica irrecaratterizzato da materie prime costose e versibile: una volta innescata, non è più dalla scarsa biodegradabilità dei materiali possibile separare di nuovo l’elastomero VULCANIZZATO​ ​DEVULCANIZZATO post consumo, il bisogno di riciclo diveninsaturo non vulcanizzato dagli additivi di (Nessuno scorrimento) ​(Scorrimento viscoso) ta sempre più vitale. vulcanizzazione. Di conseguenza, i mateNel caso dei materiali plastici, il pro- Fig. 1 - L’obiettivo della devulcanizzazione è una rottura selettiva riali che raggiungono il fine vita, quali articoli tecnici, pneumatici (per avere un’idea cesso non comporta particolari difficol- dei legami di reticolazione (generalmente legami C-S ed S-S) MACPLAS n. 367 - Ottobre/Novembre 2018

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dei volumi, basti pensare che negli ultimi cinque mesi del 2018 saranno ben 14000 le tonnellate di pneumatici fuori uso raccolte in Italia dal solo consorzio Ecopneus) e scarti, non possono che essere conferiti in discarica, mentre soltanto una piccola quantità di questi potrà essere bruciata nei termovalorizzatori, oppure macinata. Da sempre, quindi, gli esperti prestano grande attenzione a questo problema ambientale, alla ricerca di soluzioni chimiche o fisiche che consentano di ottenere nuovi polimeri dagli elastomeri vulcanizzati. Una possibile soluzione giunge dal processo di devulcanizzazione. Nel corso degli ultimi anni, anche il dipartimento di ricerca e sviluppo del costruttore italiano Maris ha elaborato un processo affidabile e, al contempo, ecologico, che consente di riciclare in continuo la gomma vulcanizzata. Ha potuto farlo grazie alla versatilità dei suoi estrusori bivite, che consentono all’azienda di rivolgersi a settori applicativi piuttosto diversi da quelli tradizionali. La redazione di MacPlas ha approfondito l’argomento ponendo alcune domande ad Alessandro Gallo, membro del team R&D presso il Centro Tecnologico Maris.

DA DOVE NASCE IL PROCESSO DI DEVULCANIZZAZIONE MESSO A PUNTO DA MARIS? “Il nostro processo di devulcanizzazione è di tipo termomeccanico e nasce da una doppia necessità, ambientale ed economica. Ambientale, perché gli scarti di produzione e i materiali post consumo non sono facili da riutilizzare tramite il medesimo processo di fabbricazione che li ha generati, e solitamente vengono lavorati con processi non sostenibili; economica, perché questo processo consente di abbattere i costi di produzione, ottenendo da scarti selezionati una materia prima secondaria compatibile con la formulazione iniziale. Senza dubbio, in futuro (in Europa questa ten-

Il processo sviluppato da Maris per il riciclo delle gomme vulcanizzate consente di ottenere nuovi polimeri da differenti tipi di elastomeri, quali NR, IR, EPDM, SBR, FKM, NBR, gomme butiliche (BR), siliconiche e acriliche, provenienti da articoli tecnici, pneumatici e scarti di produzione o post consumo

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Estrusore bivite Maris per la devulcanizzazione della gomma; diversi impianti di questo tipo sono già operativi nel mondo da alcuni anni

denza è già molto diffusa), occorrerà limitare gradualmente il conferimento in discarica di questo tipo di rifiuti. Nel corso degli ultimi anni, il processo Maris è stato migliorato, riducendo i consumi energetici e l’usura dei componenti meccanici, intervenendo sulla configurazione dell’estrusore in modo tale da poter processare diverse tipologie di elastomeri, e ottimizzando i parametri di processo per i singoli materiali”.

PUÒ DESCRIVERE PIÙ IN DETTAGLIO COME FUNZIONA? “Si tratta di un processo puramente termomeccanico, che non richiede alcun additivo chimico o chimico-fisico (come ad esempio la CO2 supercritica). Ciò è possibile grazie alle caratteristiche che contraddistinguono l’estrusore bivite corotante, ovvero flessibilità ed elevata efficacia di miscelazione, merito della configurazione della vite. Il processo, che riscalda il materiale a temperature “inconsuete” per la gomma, applica una sollecitazione di taglio selettiva, rompendo per lo più i legami di vulcanizzazione (o reticolazione) senza provocare una degradazione eccessiva (vedi figura 1)”.

HA PERÒ PARLATO DI “DEGRADAZIONE”. QUALI PROPORZIONI PUÒ RAGGIUNGERE? “Naturalmente, non esiste un processo in grado di rompere i legami senza provocare una degradazione della catena polimerica. Una parziale degradazione è intrinseca nella natura del nuovo polimero ottenuto, ma uno studio svolto dal Cerisie (il laboratorio gestito da Assogomma) sui nostri provini ha evidenziato una degradazione molto limitata. Di fatto, il materiale prodotto con il nostro estrusore può essere riutilizzato in percentuali comprese tra il 15% e il 50%, a seconda delle proprietà originali della mescola da devulcanizzare e delle specifiche che il prodotto finale deve soddisfare”.

E PER QUANTO RIGUARDA LO ZOLFO? “Per risponderle, mi consenta una piccola metafora. Pensiamo a una festa, durante la quale le persone si incontrano, parlano e trascorrono il

tempo in allegria insieme ad altre persone a loro congeniali. È facile presupporre che arrivino alla festa con un gruppo di amici, per poi incontrare nuove persone e creare nuovi gruppi. Qualcosa di simile accade anche all’interno dell’estrusore: tutti i legami chimici vengono eccitati e possono rompersi (i legami di vulcanizzazione con particolare facilità), creando altri legami. Lo zolfo, insieme ai residui di catene generati dal processo termomeccanico, si ricombina in altre molecole, come accertato da analisi ambientali eseguite sull’estrusore”.

HA PARLATO DI ANALISI AMBIENTALI. ESISTONO DEI RISCHI IN QUESTO SENSO? “È stato rilevato un certo numero di molecole contenenti atomi di zolfo nelle emissioni atmosferiche, nella condensa e nell’acqua presente nel circuito chiuso della pompa per il vuoto. È però importante sottolineare che, di norma, il personale non entra in contatto con queste sostanze: queste, infatti, vengono eliminate dalla cappa che aspira gas e vapori sopra all’estrusore, mentre i fluidi scorrono in zone che sono accessibili soltanto quando gli impianti sono spenti. Le emissioni atmosferiche devono poi essere trattate in conformità con i regolamenti in vigore, e i fluidi smaltiti in maniera adeguata. Le emissioni variano in base al tipo di elastomero processato. Di conseguenza, come servizio ai nostri clienti, abbiamo elaborato un metodo d’analisi che ci consente di conoscere i dati analitici specifici, mediante cicli di prova eseguiti sul materiale del cliente presso il nostro Centro Tecnologico. In questo modo, siamo in grado di valutare le emissioni generate durante i cicli produttivi”.

A QUANTO AMMONTANO I COSTI? “Dal punto di vista energetico, il consumo medio si aggira attorno a 0,4-0,8 kWh/kg. Per quanto concerne i costi, se prendiamo in considerazione un impianto che produce 400 kg/h attivo 24 ore al giorno, la cifra indicativa varia da 300 a 400 euro/tonnellata. Questo costo si riferisce all’intero processo, dalla macinazione al raffreddamento all’uscita dell’estrusore”.

È LOGICO INVESTIRE IN QUESTO PROCESSO? “Fino a poco tempo fa, quando riciclare la gomma vulcanizzata appariva impossibile, la nostra risposta sarebbe stata “no”. Ora, tuttavia, dopo aver venduto diverse linee, siamo convinti che questo processo rappresenti un’ottima soluzione all’elevato impatto ambientale prodotto da questo settore industriale. Per questo motivo, durante convegni e open house, invitiamo le aziende a testare i propri materiali e a toccare con mano i risultati ottenuti”. MACPLAS n. 367 - Ottobre/Novembre 2018

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LAVORAZIONE DI MATERIALI ESPANSI

DOVE STANDARDIZZAZIONE FA RIMA CON FLESSIBILITÀ TANTE TECNOLOGIE, ALLA BASE DI SVARIATI PROCESSI DI TRASFORMAZIONE, COMPONGONO IL CATALOGO DI HENNECKE, CHE LE SVILUPPA PARTENDO DALLE ESIGENZE CONCRETE DEGLI UTILIZZATORI. PER PROPORRE SOLUZIONI PRATICHE CHE RISPONDANO ALLE RICHIESTE DELLA PRODUZIONE A LIVELLO GLOBALE

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ssere una delle principali aziende mondiali nel settore degli impianti e delle tecnologie per la lavorazione del poliuretano costituisce una grande responsabilità, che richiede qualcosa in più del costante impegno verso innovazione e sviluppo. Lo sa bene Hennecke, il cui obiettivo è piuttosto l’implementazione concreta del prodotto, perché solo le soluzioni pratiche risultano utili a rispondere alle richieste poste dalla produzione a livello globale. I sistemi di lavorazione Streamline costituiscono una storia di successo che può essere presa come calzante esempio in tale direzione. Con i sistemi di nuova generazione MK2, il costruttore offre uno sviluppo significativo per l’efficienza dei dosatori ad alta pressione per le applicazioni HP-RTM e Clearrim/Clearmelt, grazie a un’esperienza acquisita attraverso dozzine di installazioni di sistemi di produzione e di sviluppi preliminari di prodotto. Sull’onda delle vendite di oltre 70 esemplari di sistemi Streamline della prima generazione, svi-

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luppatori, produttori e fornitori di materie prime sono stati in grado, per molti versi in maniera decisiva, di sviluppare svariati processi nell’ambito della produzione di componenti strutturali fibrorinforzati (tecnologia HP-RTM) e della finitura superficiale, resa più efficiente grazie all’utilizzo dei rivestimenti in poliuretano e poliurea (tecnologie Clearrim e Clearmelt), in diverse applicazioni di serie. Hennecke non è stata solo la prima a lanciare la produzione di serie di un componente basato sulla tecnologia HP-RTM un ammortizzatore a balestra in composito - ma ha anche svolto un’attività pionieristica in questo processo di produzione innovativo. Soprattutto nell’area delle applicazioni HP-RTM, Streamline è diventato un sistema di riferimento, attualmente utilizzato in circa 40 applicazioni di serie.

SECONDA GENERAZIONE Le competenze nell’ambito del processo e un’esperienza a vasto raggio, acquisita attraverso il dialogo con partner di sviluppo, clienti e fornito-

La nuova Streamline MK2 sarà disponibile a partire dal gennaio 2019 con svariate caratteristiche pensate per farne una macchina standardizzata e flessibile allo stesso tempo

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Acquisizione

Hennecke e Gruppo OMS insieme Alla fine del 2017 Hennecke aveva acquisito tutte le azioni del Gruppo OMS, che, a partire dal primo agosto 2018, è diventato giuridicamente Hennecke-OMS. Il cambio di denominazione non ha comportato lo spostamento della sede della società acquisita, così come inalterati sono restati i rapporti giuridici e gli obblighi contrattuali tra le due società e con le rispettive parti terze. L’operazione era stata avviata dai due costruttori di macchine per la lavorazione di materiali espansi per ampliare il campo di attività, espandere la gamma di prodotto, rafforzare le vendite e ottimizzare i servizi di entrambe le società. “Con questa acquisizione due leader tecnologici nel settore delle macchine per poliuretano uniscono le loro forze per creare nuove opportunità per una crescita più solida. I nostri prodotti nei diversi segmenti sono complementari gli uni agli altri. Inoltre, stiamo espandendo la nostra tecnologia a livello globale, così come la nostra posizione di mercato”, aveva dichiarato a proposito Rolf Trippler, direttore generale di Hennecke. E il crescente impiego di poliuretano in tutti i suoi campi di applicazione sembrerebbe sostenere l’importanza di questa operazione. “Unendo le nostre forze genereremo un’ulteriore crescita redditizia. Le rispettive esperienze combinate insieme rappresentano le fondamenta per il nostro successo in futuro”, gli aveva fatto eco Enrico Lombardini, CEO del Gruppo OMS.

Una linea “targata” Hennecke-OMS

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ri di materie prime, formano oggi la base della configurazione scelta per Streamline MK2, una nuova generazione di macchine sviluppata in linea con le attuali richieste del mercato. Mentre il lancio della tecnologia HP-RTM (High Pressure Resin Transfer Moulding) si è focalizzato a suo tempo ancora sui laboratori di ricerca e sviluppo, soprattutto per la messa a punto di componenti per produzioni di serie, oggi i produttori richiedono sempre più spesso la possibilità di avere macchine standardizzate in grado di rispondere a requisiti elevati in termini di disponibilità, servizio e manutenzione. Dal momento che molti dei prodotti di nuovo sviluppo sono stati avviati alla produzione di serie, questa tendenza di mercato ha rappresentato la logica conseguenza del successo ottenuto dalle attività di sviluppo. La versione Streamline MK2 offre un sistema altamente evoluto che si adatta perfettamente alla disponibilità dei processi HP-RTM, Clearrim e Clearmelt per le applicazioni di serie. I sistemi Streamline di seconda generazione offrono altri importanti vantaggi. La flessibilità produttiva viene incrementata in maniera considerevole grazie al layout estremamente compatto della macchina, montata su di un telaio mobile e sollevabile con una gru. Anche i dispositivi per l’automazione dell’impianto sono flessibili: Streamline MK2 è dotata di un pannello operatore wireless con il quale è possibile regolare tutti i parametri, a prescindere dal luogo in cui si trova all’interno della fabbrica. L’efficiente configurazione del riscaldamento impressiona per le innovative soluzioni di dettaglio: gli scomparti di riscaldamento e di dosaggio sono uniti insieme mediante un meccanismo ad aggancio rapido, che ne consente la facile separazione in qualsiasi momento. Ciò assicura che tutti i componenti più importanti, come per esempio le pompe ad alta pressione, possano essere sostituiti con grande rapidità.

STAMPAGGIO A COMPRESSIONE IN AMBIENTE UMIDO Progressi decisivi sono stati compiuti da Hennecke anche nell’ambito dello stampaggio WCM (Wet Compression Moulding), grazie alla conoscenza di questo processo e sulla base dei vari requisiti imposti dai trasformatori che lo praticano. La tecnologia WCM rappresenta un metodo efficiente per la produzione di elevati volumi di componenti strutturali fibrorinforzati e si caratterizza per il fatto che la miscela reattiva viene applicata senza contatto al mat di fibre, come un film fluido. Il processo avviene in una stazione separata, con l’applicazione guidata da robot, oppure direttamente nello stampo. Nella stazione separata, il mat di fibre viene guidato da uno o più robot al disotto dell’ugel-

Disponibile anche come retrofit: il nuovo ugello a fessura larga per lo stampaggio WCM si contraddistingue per geometria migliorata, facile intercambiabilità e varie funzioni di sicurezza; è disponibile anche per l’uso su sistemi già esistenti

lo WCM della testa di miscelazione. In questa fase, la miscela reattiva viene applicata al mat di fibre. Il robot provvede a posizionare il mat impregnato con precisione all’interno dello stampo. La pressa si chiude insieme allo stampo, assicurando una distribuzione uniforme della resina reattiva. Dopo la polimerizzazione, il componente finito viene rimosso e rifilato. A confronto della tecnologia HP-RTM, il processo WCM impone un minor numero di requisiti nella fase di produzione, soprattutto riguardo alla complessità dello stampo. L’utilizzo della tecnologia WCM consente anche l’applicazione diretta del materiale sullo stampo inferiore in presenza di geometrie complesse, o di parti di grandi dimensioni. Lo stampo inferiore normalmente sporge dalla pressa, al fine di assicurare una migliore accessibilità. Dopo l’applicazione del materiale, lo stampo si muove ed entra nella pressa, si chiude e inizia la polimerizzazione. A questo scopo, Hennecke ha sviluppato un nuovo ugello WCM, che si differenzia dagli altri disponibili in commercio per l’ampia bocchetta a geometria migliorata, facilmente sostituibile e con varie funzioni di sicurezza integrate. In fase di sviluppo dell’ugello WCM, l’azienda ha mirato soprattutto ad assicurare interventi di manutenzione facili e rapidi. Ciò significa che l’ugello può essere posizionato in pochi secondi da un solo operatore, oppure sostituito nel corso di un intervento di manutenzione. MACPLAS n. 367 - Ottobre/Novembre 2018

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Poliolefine

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RECENTI FORNITURE DI SAIP

TECNOLOGIE PER LA LAVORAZIONE DEL POLIURETANO DA UN CAPO ALL’ALTRO DEL PIANETA DALLA SEDE DI INVERIGO (COMO) SAIP RAGGIUNGE PRATICAMENTE TUTTI I MERCATI DEL MONDO. DOVE PROPONE LE SUE TECNOLOGIE ATTRAVERSO LA FORNITURA DIRETTA AI CLIENTI, COLLABORAZIONI E PARTNERSHIP E LA PRESENZA A IMPORTANTI FIERE DI SETTORE

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na linea con tecnologia Contitech di Saip, configurata per produrre pannelli sandwich con nucleo sia in PU/ PIR sia in lana minerale, è stata di recente acquistata da Isopan per il suo stabilimento in Romania. L’investimento si è reso necessario per fare fronte alla crescente domanda di pannelli ad alte prestazioni in termini di reazione e resistenza al fuoco, registrata nei mercati dell’Europa sud orientale. “Gli elementi innovativi di questa linea consentiranno la diversificazione nella produzione dei pannelli, in poliuretano e in lana minerale, con un aumento di circa il 50% della capacità produttiva. Il risultato sarà un riscontro più rapido alle richieste del mercato e, quindi, una riduzione dei tempi di consegna degli ordini”, ha commentato Luigi Guerrini, direttore generale di Isopan. La linea installata in Romania è in grado di realizzare pannelli con lunghezza da 2000 a 15000 mm e di raggiungere una capacità produttiva di circa 1,6 milioni di metri quadri all’anno. La tecnologia Contitech si contraddistingue in particolare per la sezione di

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schiumatura, l’area di formazione del pannello e la sezione di taglio. Tra gli elementi che maggiormente caratterizzano la linea vi sono: - taglio a doppio disco, che aumenta il numero e la qualità dei tagli e riduce l’usura; - testa fissa sospesa, che, a parte lo spazio richiesto dalla traversa, riduce gli ingombri, non necessitando di tubi e binari; - contenimento a caterpillar robusto, che consente di posizionare i blocchi in modo preciso e in corrispondenza della pressione del poliuretano, grazie al movimento verticale; - overlapping, che viene adottata in presenza di ampie superfici, quando, anziché utilizzare un unico pannello per coprire l’intera falda, si opta per l’utilizzo di due o più pannelli in sovrapposizione, appunto; laddove la scelta di un unico pannello non sia percorribile, anche a causa delle restrizioni normative cui è soggetto il loro trasporto, il sistema di sovrapposizione, progettato da Saip in base alle specifiche esigenze del trasformatore, offre ulteriori vantaggi,

Saip fa parte del gruppo Pozzi Industries, che ha avviato una collaborazione con Depsol Technologies, distributore di prodotti chimici e materie plastiche statunitense con magazzini in USA, Lettonia, Lituania, Ucraina e Russia

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tra cui: riduzione del materiale di scarto, del consumo energetico e dei costi di manodopera e migliore finitura del pannello; - endlapping, che crea una zona senza schiuma vicino alla gronda. Isopan è uno dei più grandi produttori mondiali di pannelli sandwich per l’isolamento di edifici industriali, commerciali, residenziali e di impianti a temperatura controllata. Cliente storico di Saip, con le sue unità produttive in Italia, Spagna, Romania, Germania, Russia e Messico promuove un’edilizia sostenibile attraverso la riduzione dei consumi e dello spreco di energia.

PARTNERSHIP E FIERE A EST Un altro mercato molto importante per l’azienda di Inverigo è quello russo, dove hanno sede e operano vari clienti e validi partner, con i quali sono state instaurate diverse collaborazioni e dove Saip propone le sue tecnologie anche attraverso la partecipazione alle principali fiere del proprio settore di attività. Attraverso queste ultime, negli ultimi mesi Saip ha proposto nel paese linee per la produzione in continuo e discontinuo di pannelli sandwich, linee complete di schiumatura per l’isolamento di mobili e di porte per frigoriferi industriali e domestici, macchine dosatrici ad alta e a bassa pressione, sistemi per il dosaggio di elastomeri e soluzioni per il pentano. Tra le partnership importanti figura, per esempio, quella tra Pozzi Industries, gruppo di cui Saip fa parte, e Depsol Technologies, distributore di prodotti chimici e materie plastiche. Quest’ultimo, con magazzini a Houston (Texas), Riga (Lettonia), Klaipeda (Lituania), Kiev e Odessa (Ucraina) e Mosca, fornisce servizi di logistica e supporto tecnico completo ai clienti residenti in tutte le

Nella fornitura canadese, Saip ha supporto il trasformatore fin dalla fase di definizione della tipologia dell’impianto ottimale per le caratteristiche dei prodotti da schiumare e la produttività desiderata. La linea si contraddistingue per la capacità di produrre circa 15 modelli differenti di armadi e di porte con la stessa maschera di iniezione

regioni dell’ex Unione Sovietica. Una particolare attenzione viene data alla distribuzione responsabile e al rispetto degli aspetti normativi.

REFRIGERAZIONE COMMERCIALE IN NORD AMERICA Da alcuni anni anche l’America del Nord rappresenta per Saip un mercato molto interessante, specialmente per quanto riguarda il settore della refrigerazione commerciale, dove viene rilevata una costante crescita in termini di volumi e di richiesta di sempre maggiori prestazioni delle tecnologie, capaci di vincere la concorrenza. Recentemente, infatti, il costruttore italiano di macchine e impianti per la lavorazione del poliuretano ha avviato in Canada un impian-

L’America del Nord rappresenta per Saip un mercato molto interessante, specialmente per quanto riguarda il settore della refrigerazione commerciale

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to di schiumatura per l’isolamento di armadi e porte per frigoriferi commerciali presso uno dei principali trasformatori del mercato nordamericano che ha convertito la propria attività dalla commercializzazione alla produzione diretta di frigoriferi industriali. Saip ha fornito il proprio supporto fin dalla fase di definizione della tipologia dell’impianto ottimale per le caratteristiche dei prodotti da schiumare e la produttività desiderata. La linea è stata progettata e realizzata interamente su misura e si contraddistingue per la capacità di produrre circa 15 modelli differenti di armadi e di porte con la stessa maschera di iniezione. Tale versatilità è resa possibile grazie a un sistema aereo motorizzato di estrazione del maschio con successivo adattamento al nuovo modello da realizzare. Con questa soluzione il trasformatore ottiene un’estrema flessibilità di produzione con tempi e costi notevolmente ridotti rispetto a quanto sarebbe possibile con una soluzione tradizionale, che prevede l’utilizzo di stampi differenti a seconda del modello da schiumare. L’impianto, inoltre, è dotato di una pressa totalmente riscaldata con sistema ad acqua. Una macchina ad alta pressione modello SPB100 provvede all’iniezione della schiuma in automatico e, grazie a un sistema a slitta, la testa di schiumatura va a inserirsi all’interno del mobile. Una seconda testa di schiumatura è collegata alla pressa idraulica di contenimento delle porte, in grado di accogliere contemporaneamente modelli di differenti dimensioni. MACPLAS n. 367 - Ottobre/Novembre 2018

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ENGEL A FAKUMA 2018

PROSEGUE LA CRESCITA NEI PAESI DI LINGUA TEDESCA E IN ASIA NELLA SUA VESTE DI COSTRUTTORE DI PRESSE E INIEZIONE E FORNITORE DI SOLUZIONI DI SISTEMA, ENGEL HA PARTECIPATO A FAKUMA 2018 CON BUONE PROSPETTIVE. L’AZIENDA AUSTRIACA PREVEDE ANCORA UNA CRESCITA MODERATA PER L’ANNO IN CORSO, NONOSTANTE GLI ECCELLENTI RISULTATI CHE HANNO CARATTERIZZATO I SUOI ULTIMI ANNI. L’ASIA E I PAESI EUROPEI DI LINGUA TEDESCA SONO LE AREE DEL MONDO NELLE QUALI ENGEL PREVEDE UN’EVOLUZIONE PARTICOLARMENTE POSITIVA A CURA DI LUCA MEI

A

fine marzo, Engel prevede di chiudere l’anno fiscale 2018-2019 con un fatturato globale di circa 1,6 miliardi di euro, pari a un aumento del 6% rispetto a quello precedente, chiuso con un incremento record dell’11% a quota 1,51 miliardi di euro. Gli ultimi dati indicano che all’Europa tocca, ancora una volta la parte del leone, con una quota del 53% delle vendite globali del gruppo, seguita dall’America (24%) e dall’Asia (22%). “La crescita del fatturato in Asia è senz’altro la maggiore registrata dall’intero Gruppo Engel”, ha commentato Christoph Steger, direttore generale delle vendite di Engel Holding. “L’Asia continua a registrare un’evoluzione particolarmente dinamica”, ha aggiunto. Gli ultimi dati relativi al Nord America sono invece meno incoraggianti. Dopo vari anni di crescita sostenuta, in quest’area del mondo si prevede una contrazione rispetto ai risultati dello scorso anno, almeno in base ai dati registrati alla fine del secondo trimestre. “Le tensioni commerciali tra le principali potenze

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economiche mondiali stanno creando incertezza, rendendo difficili le previsioni”, ha sottolineato Steger, con particolare riguardo per i riflessi che queste tensioni potrebbero avere sulle esportazioni europee. Molti gruppi internazionali, infatti, hanno sede in Europa e qui si approvvigionano di machine e sistemi di produzione per i loro siti produttivi sparsi nel mondo. Tuttavia per ora non vi sono segni di cedimenti sul fronte dell’export europeo. Oltre all’Asia, Engel può contare sull’evoluzione positiva dei paesi di lingua tedesca in Europa (i cosiddetti “DACH”, ossia “D” Germania, “A” Austria e “CH” Svizzera). “Attualmente, in termini di ordinativi dai paesi DACH, le cifre indicano livelli superiori allo stesso periodo dell’anno scorso”, ha spiegato Steger.

LA GERMANIA RIMANE LA LOCOMOTIVA DELL’INNOVAZIONE La Germania si conferma come il singolo mercato con il maggiore fatturato; il paese, inoltre, continua a

“Come fornitore di soluzioni di sistema, garantiamo che sia possibile controllare in modo semplice e sicuro anche i processi di produzione complessi ha dichiarato Stefan Engleder, CEO di Engel Holding

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rappresentare la locomotiva dell’innovazione per Engel. Nell’ultimo quinquennio l’azienda austriaca è riuscita a incrementare del 50% le vendite sul mercato tedesco. Due fattori in particolare hanno contribuito a questo risultato: uno è rappresentato dall’espansione globale di molte società con sede in Germania, l’altro dall’elevato livello dello sviluppo tecnologico, testimoniato da progetti assai impegnativi. Il costruttore austriaco dedica ogni attenzione al mercato tedesco, che riveste un’importanza capitale per l’azienda, e alle quattro filiali localizzate in Germania, rispettivamente a Norimberga, Hagen, Hannover e Stoccarda. Engel Deutschland Technologieforum Stuttgart ha celebrato il quinto anniversario di attività proprio quest’anno. In questi primi anni, la filiale di Stoccarda è stata in grado di sfruttare in modo assolutamente straordinario le opportunità offerte, nella Germania Sud Occidentale, dall’evoluzione del settore industriale. Il Land del Baden-Württemberg, e, in particolare, la zona di Stoccarda, sono all’avanguardia tra le regioni europee per quanto riguarda la mobilità elettrica. Con un proprio centro tecnologico per i compositi leggeri, Engel è tra i principali partner dell’industria automobilistica in questo particolare segmento del mercato. La principale filiale europea in termini di dimensioni è Engel Hannover, che, con 100 addetti, figura anche tra le maggiori di Engel nel mondo. In totale le quattro filiali in Germania occupano attualmente 340 addetti.

EUROPA: STABILE SU LIVELLI ELEVATI In generale, la tendenza in Europa punta su livelli stabili ed elevati. La costante crescita in Europa Centrale compensa il rallentamento del Regno Unito, dove gli effetti ancora imprevedibili della Brexit generano parecchia incertezza. In Europa Orientale, invece, Engel sta esplorando le nuove opportunità che vanno emergendo nei paesi baltici.

menti in nuove tecnologie e impianti. Gli analisti prevedono che i volumi di questo segmento di mercato potrebbero triplicare nel corso del prossimo quinquennio. “Nel settore delle tecnologie medicali stiamo raccogliendo i frutti dell’intenso lavoro degli ultimi anni”, ha sottolineato Steger, aggiungendo che “l’apertura di nuove business unit in Nord America ha rafforzato ulteriormente la fiducia dei clienti”. In Messico l’industria automobilistica rappresenta una fonte di ottimismo per il costruttore austriaco, anche se ultimamente alcuni progetti sono stati accantonati. L’anno fiscale 20172018 ha registrato i migliori risultati di sempre per Engel de Mexico, con sede a Querétaro. In Messico sono state acquistate le prime presse per la produzione integrata di componenti fibrorinforzati vendute da Engel nelle Americhe. Oltre all’industria automobilistica, hanno contribuito agli ottimi progressi di Engel in Messico anche l’elettronica e le tecnologie medicali. Dopo due anni difficili, l’economia del Brasile ha dato segni di ripresa nel periodo 2017-2018, di cui ha beneficiato, con un deciso aumento degli ordinativi, la filiale Engel do Brasil di San Paolo, che opera in questo che è il principale mercato sudamericano. Soprattutto il settore degli imballaggi evidenzia un grande potenziale di sviluppo nel paese. Vi è una forte domanda specialmente di grandi presse a iniezione completamente elettriche. In termini generali, il mercato in Sud America presenta una situazione disomogenea, con l’Argentina, per esempio, che al momento si trova in fase di recessione.

ASIA: TECNOLOGIE MEDICALI E IMBALLAGGI GUIDANO LA CRESCITA

Christoph Steger, direttore generale delle vendite di Engel Holding

termini di qualità, che a loro volta determinano un incremento nella domanda di tecnologie innovative e soluzioni di produzione più sofisticate. La Cina rappresenta attualmente la locomotiva della crescita in Asia, mentre nell’area sud orientale del continente si registra un certo rallentamento.

TEMPI DI CICLO BREVISSIMI CON LA MASSIMA EFFICIENZA E QUALITÀ Tra le novità tecnologiche presentate a Fakuma, Engel ha dimostrato come sia possibile comprimere ulteriormente i tempi di ciclo nella produzione di capsule. Una pressa completamente elettrica e-cap 2440/380 è stata utilizzata per realizzare capsule da 26 mm, complete di bande antimanomissione in HDPE, in un tempo di ciclo inferiore a 2 secondi, in condizioni reali di produzione. I profili ottimizzati dei movimenti della pressa consentono un sensibile aumento della produttività: la e-cap 380, con forza di chiusura da 3800 kN, è in grado di eseguire il ciclo a secco in 1,4 secondi. La pressa e-cap è tra le poche macchine per lo stampaggio di capsule attualmente disponibili sul mercato a garantire un funzionamento totalmente elettrico con forze di chiusura fino a 4200 kN, nonostante si caratterizzi per i consumi energetici più bassi della sua

AMERICHE: TRA LUCI E OMBRE

In Asia Engel incassa risultati lusinghieri grazie alla nuova organizzazione delle sue attività introdotta di recente in quest’area del mondo. Lo sviluppo delle competenze locali, soprattutto nella produzione di dispositivi medicali e imballaggi, ha portato all’acquisizione di nuovi ordini. Questi due settori sono soggetti a requisiti più severi in

Il rallentamento registrato in Nord America va attribuito soprattutto all’atteggiamento cauto adottato dalle grandi multinazionali come conseguenza degli ultimi sviluppi della politica economica internazionale. “Le piccole imprese locali stanno portando avanti i loro investimenti”, ha puntualizzato Steger, con i settori medicale, elettronico e telecomunicazioni che attraversano un momento particolarmente positivo. Nei segmenti elettronica e telecomunicazioni, Engel beneficia della crescita delle produzioni interne dell’elettronica di consumo. Per quanto riguarda invece le tecnologie medicali, l’espansione di un mercato relativamente nuovo rappresentato dai dispositivi sanitari personali favorisce gli investi-

Massima resa con il minimo consumo di energia: a Fakuma 2018 una e-cap 380 completamente elettrica stampava tappi da 26 mm, completi di bande antimanomissione, con un tempo di ciclo inferiore a 2 secondi

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classe. A dispetto della notevole produttività, la pressa e-cap esposta a Fakuma consuma 0,4 kWh circa di energia elettrica per lavorare un chilo di granulato plastico. In fiera la pressa montava uno stampo a 72 impronte fornito da z-moulds, mentre, per quanto riguarda le unità periferiche, la pressa era dotata di un sistema di deumidificazione dell’aria fornito da Blue Air Systems e di un impianto di ispezione a videocamera fornito da IMDvista. Engel è un fornitore di soluzioni di sistema in grado di consegnare in ogni angolo del globo isole di produzione completamente integrate e automatizzate, con un potenziale di efficienza sviluppato al massimo e consumi energetici ridotti al minimo, sempre a patto che la pressa, lo stampo e le periferiche vengano integrate in un unico progetto sin dall’inizio. Oltre all’efficienza energetica, la pressa elettrica e-cap esposta in fiera garantiva anche un’estrema precisione, un fattore fondamentale per ridurre al minimo gli scarti di produzione in presenza di processi impegnativi come quello per le capsule leggere.

FACILE CONTROLLO DI SISTEMI COMPLESSI Con l’unità di controllo CC300 Engel ha ridefinito il concetto di interfaccia operatore, rendendo più

efficiente, facile e sicuro l’utilizzo delle presse a iniezione e delle relative soluzioni di sistema integrate. Molte delle migliorie e innovazioni adottate sono il risultato delle richieste specifiche dei clienti, come per esempio la schermata generale di tutti i componenti e processi in corso. Grazie alla nuova disposizione su di una pagina video condivisa ora, l’operatore della pressa può passare dal componente di macchina al processo in maniera ancora più rapida. Fin dall’inizio, lo smartphone ha rappresentato il modello di riferimento per lo sviluppo dell’interfaccia operatore dell’unità di controllo CC300. Per esempio, nella nuova versione del programma è possibile creare e modificare le impostazioni preferite in maniera incredibilmente facile e veloce. Queste impostazioni sono visualizzate sulla parte superiore dello schermo e sono quindi sempre visibili all’operatore. Inoltre, la modalità di navigazione “breadcrumb” facilita l’orientamento dell’operatore all’interno del programma, evidenziando l’intero percorso dei comandi e consentendo quindi di verificare in qualsiasi istante il livello in cui si trova e di spostarsi comodamente su di un altro livello. Inoltre, i tasti Home e Back sono disponibili come elementi fissi su ogni pagina del programma.

Inject 4.0

La dimensione del futuro Tre anni fa, con il programma Inject 4.0, Engel presentava la sua risposta alle sfide dell’Industria 4.0. “Ora è il momento di un nuovo passo in avanti”, ha annunciato Stefan Engleder, CEO del Gruppo Engel, in occasione del forum Inject 4.0 organizzato lo scorso giugno a Linz, in Austria. “La trasformazione digitale sta proiettando il programma Inject 4.0 in una nuova dimensione”, ha aggiunto Engleder. Durante l’evento si è chiarito ancora una volta che la digitalizzazione non è il fine in sé. L’obiettivo dell’Industria 4.0 è quello di sfruttare al massimo il potenziale di macchine, sistemi e tecnologie al fine di rafforzare la competitività, operare con una maggiore flessibilità e gestire in maniera sicura la crescente complessità dei processi. La trasparenza e l’assistenza basate su questi principi rappresentano i fattori chiave di una maggiore efficienza. Finora, il percorso verso la fabbrica intelligente si è concentrato sull’ottimizzazione funzionale delle singole fasi Al forum Inject 4.0 è stato chiaro ancora una volta della creazione del che la digitalizzazione non è fine a sé stessa valore, come la produzione e le vendite, e sulle aree di creazione indiretta del valore, come la gestione della manutenzione e l’assicurazione della qualità. A questo fine,

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Con l’unità di controllo CC300 Engel ha ridefinito il concetto di interfaccia operatore, rendendo più efficiente, facile e sicuro l’utilizzo delle presse a iniezione e delle relative soluzioni integrate

In Engel, qualsiasi evoluzione dell’unità di controllo si riflette automaticamente sul pannello di controllo della pressa e sull’unità palmare del robot. Per assicurare un aspetto e un design omogeneo, oltre a unificare la logica di programmazione nell’intero sistema, l’unità di controllo del robot RC300 è stata integrata nell’unità di controllo macchina CC300. La nuova versione del programma consente all’operatore di applicare filtri alle pagine dei parametri della produzione e del sistema sul pannello di controllo della pressa, in modo tale da decidere se visualizzare contemporaneamente le funzioni sia della pressa sia del robot, oppure prima le funzioni di una e poi dell’altro.

vengono raccolti e analizzati i dati generati dalle macchine e dai processi e il reparto produzione viene integrato verticalmente al livello della gestione operativa tramite i “gemelli digitali” di macchine e sistemi. In generale, le piattaforme classiche IIoT (Industrial Internet of Things) sono costituite da soluzioni messe a punto dalle singole aziende. In pratica, tuttavia, le piattaforme verticali non riescono a soddisfare i requisiti per l’elaborazione di dati provenienti dai sistemi di diversi fornitori e a correlare questi con i dati di altre aziende. Il vero obiettivo della digitalizzazione è quindi il passaggio a piattaforme orizzontali in grado di collegare il know-how e le offerte di diverse aziende. Una connessione in rete aperta e orizzontale consente l’ottimizzazione funzionale tra i processi lungo l’intera catena del valore. L’industria austriaca della plastica è tradizionalmente forte nel tema dell’innovazione ed è annoverata tra i pionieri della digitalizzazione. Non è una coincidenza il fatto che una fabbrica-pilota per la collaborazione interdisciplinare basata su piattaforma è in fase di realizzazione presso l’Università Johannes Kepler di Linz. L’anno prossimo, inizierà a operare la LIT Factory, alla quale partecipano, insieme a Engel, società come Borealis, Covestro, Erema, Facc, Greiner, Leistritz, Motan, Siemens e altre ancora. Dalla produzione delle materie prime al riciclo dei prodotti in plastica a fine vita, la piattaforma della LIT Factory copre l’intera filiera. In questa maniera, la connessione orizzontale in rete contribuisce a far progredire altri temi di stretta attualità. Per esempio, la circolarità dei flussi di valore. L’economia circolare richiede una collaborazione ancora più stringente delle attività lungo la filiera, una collaborazione che può essere sviluppata in maniera assai facile ed efficiente in un dato mercato.

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LINEE DI TRASFORMAZIONE Uno dei momenti più importanti dell’evento: Juliane Hehl (managing partner di Arburg) porge la targa creata per il 25° anniversario a Björn Norén, amministratore delegato di Arburg Italia

IL SEGRETO DEI PRIMI 25 PROFICUI ANNI DI ARBURG ITALIA?

È TUTTO NELLO SLOGAN “WIR SIND DA”! L

e persone, le persone e ancora le persone sono state al centro della serata di gala di giovedì 20 settembre, svoltasi a Castell’Arquato (Piacenza) per festeggiare il venticinquesimo anniversario di Arburg Italia, nello storico Casale La Colombara, che appartiene alla famiglia Norén fin dall’inizio del Novecento. E lo testimoniano, in particolare, alcune frasi di un emozionato Björn Norén, fondatore e direttore generale di Arburg Italia: “Ricordo che ogni qual volta fosse necessario recarsi in Germania per discutere di un progetto, o per qualche altra ragione di lavoro, mio padre - seppur già anziano - mi accompagnava sempre. Giunti in Arburg veniva regolarmente catturato dal papà di Juliane Hehl e così loro passavano la giornata insieme a guardare vecchie foto e a parlare delle loro intense e appassionate vite lavorative”. E poi ancora: “Nel quartier generale di Lossburg conobbi un capo del personale straordinario, al quale presentai uno a uno i collaboratori da me scelti per l’allora nuova sede italiana. Ebbene, ricordo che alla fine del meeting mi disse che avevo formato un team a dir poco fantastico. Credo sia stata una bella avventura”. Oltre ai membri della famiglia Norén, ai dipendenti di Arburg Italia, ai tanti clienti trasformatori che si avvalgono della tecnologia di stampaggio della casa madre tedesca e della

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TRADUCIBILE IN “NOI CI SIAMO”, LO STORICO MOTTO DELLA CASA MADRE TEDESCA DÀ LA PRINCIPALE - MA NON UNICA - CHIAVE D’INTERPRETAZIONE DI UN “NÉ BANALE, NÉ SCONTATO” BUON INNESTO CULTURALE E IMPRENDITORIALE GERMANICO SUL SUOLO ITALICO A CURA DELLA REDAZIONE DI MACPLAS

consulenza applicativa della filiale italiana - oltre 160 persone in tutto - erano presenti alla serata di gala il direttore vendite della casa madre, Gerhard Böhm, e la stessa Juliane Hehl pocanzi citata da Norén, nella veste di rappresentante della famiglia proprietaria. Ebbene, nemmeno loro hanno voluto parlare di specifiche tecniche o dei risultati finanziari raggiunti. Certamente Gerhard Böhm non ha potuto fare a meno di citare il recentissimo raddoppio della sede di Arburg Italia in quel di Peschiera Borromeo - che si trova a fianco dell’aeroporto milanese di Linate - mentre Juliane Hehl ha donato una targa ricordo per l’anniversario con la preghiera d’esporla in azienda. Ma poi, nei propri discorsi, hanno sempre e solo posto l’accento sul contributo delle persone… tutte: dipendenti e, ovviamente, clienti. Non a caso lo slogan di Arburg “Wir sind

da”, creato per sottolineare la vicinanza al cliente ovunque nel mondo, è traducibile in “Noi ci siamo”.

Björn Norén e la figlia Erika

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UN SUCCESSO CHE DURA DA DECENNI La storia del successo di Arburg nel nostro Paese inizia ben prima della fondazione dell’attuale filiale. Le memorie storiche c’insegnano che nel 1950 Borje Norén - padre di Björn - fonda in Italia la società Sverital che, in maniera allora alquanto inusuale, non si presenta come un semplice fornitore e/o rappresentante di attrezzature industriali, ma come un partner capace di trovare soluzioni anche alle più impegnative e diversificate problematiche produttive. Sempre le memorie storiche ci dicono che nel 1956 - a Lossburg, in Germania - i fratelli Eugen e Karl Hehl danno il via alla produzione in serie di macchine espressamente sviluppate in funzione dell’allora nascente business dello stampaggio di materie plastiche. Nasce così ufficialmente Arburg. Succede poi che nel 1960 - dopo vari incontri più o meno informali tra Borje Norén e i fratelli Hehl - il clima di reciproca fiducia che via via s’andava a instaurare, ha fatto sì che Sverital iniziasse a svolgere il ruolo di partner ufficiale per Arburg nella vendita delle sue macchine in Italia. La qual cosa, evidentemente, ha funzionato, dato che nel 1993 la famiglia Hehl ha ritenuto corretto che il suo partner italiano si trasformasse da collaboratore “commerciale” a vera e propria “filiale”, affidandole la sede di Peschiera Borromeo. I lunghi anni di fruttuosa collaborazione tra Sverital e Arburg hanno permesso un passaggio di consegne senza problemi dal partner commerciale alla nuova sussidiaria interamente controllata dalla società madre. Più in dettaglio, l’importante sfida relativa alla nascita di Arburg Italia è stata gestita da Björn Norén, il quale, nella sua posizione di direttore generale della neonata filiale, come prima mossa ha portato con sé 15 collaboratori del team Sverital che, già con suo padre, forma-

L’intervento di Gerhard Böhm, direttore commerciale di Arburg

vano proprio il team di vendita e assistenza delle presse tedesche. La qual cosa - è possibile affermare con certezza - ha segnato l’avvio di un’avvincente e pure crescente collaborazione tra Italia e Germania… e altro ancora.

UNA COLLABORAZIONE DI SUCCESSO BASATA SULLA FIDUCIA Questo aspetto è stato sottolineato da Gerhard Böhm, direttore commerciale di Arburg, nel proprio discorso, con il quale ha anche voluto ringraziare i clienti per la fiducia dimostrata nell’azienda: “Il successo della nostra filiale italiana è soprattutto merito dei nostri clienti, di voi che da decenni continuate a scegliere Arburg e le sue tecnologie; insieme abbiamo implementato innumerevoli progetti innovativi”. Questo venticinquennale, ha poi affermato, conferma chiaramente che Arburg ha scelto la strada giusta con l’apertura di una sua sede in Italia. “È stato un traguardo significativo e un importante passo in avanti per lo

sviluppo dell’azienda in Italia, il nostro principale mercato in Europa!”, ha concluso Böhm.

“SQUADRA CHE VINCE NON SI CAMBIA” Non ci è dato sapere se questo detto tipicamente italiano trovi riscontro pure in Germania. Per certo Juliane Hehl ne conosce il senso, come s’evince dal suo intervento alla cerimonia del 20 settembre: “Per molti anni la creatura di Björn Norén è rimasta leader tra le nostre filiali europee e, di conseguenza, il team è più che raddoppiato, dai 15 dipendenti iniziali del 1993 all’attuale staff di 38 persone, a cui si aggiungono 14 agenti di vendita distribuiti in 9 zone di mercato in Italia. Ma l’aspetto che ci rende più orgogliosi è che ben cinque persone dei primi collaboratori sono ancora qui: in primis lo stesso Björn Norén e poi Luigi Bondioli (responsabile dipartimento applicazioni), Luigi Castiglioni (responsabile servizio post vendita), Maurizio Chizzoniti (responsabile magazzino ricambi), Daniela Giudilli (responsabile logistica), Antonella Intraina (responsabile personale) e Marco Riva (responsabile hotline). Sono pure numerosi gli altri dipendenti che ora sono in pensione, ma che sono stati con noi per molti anni, e ciò testimonia che lo staff italiano ha provato, e tuttora prova, un grande senso d’appartenenza nei confronti dell’azienda. Tale continuità, e il conseguente alto livello d’esperienza accumulato, sono molto apprezzati dai nostri clienti italiani e rappresentano, per certo, un fattore importante per il successo delle attività di Arburg in Italia... ma

Patrik Norén, Juliane Hehl e Gerhard Böhm durante uno dei momenti conviviali al Casale La Colombara di Castell’Arquato MACPLAS n. 367 - Ottobre/Novembre 2018

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Vista dall’alto del Casale La Colombara di Castell’Arquato (Piacenza)

non solo. Siamo infatti convinti che un lavoratore che sceglie di operare nella stessa azienda per decenni è un lavoratore speciale, in quanto per certi versi incarna i valori dell’affidabilità insita nel nostro brand. Non a caso, generazione dopo generazione, tramandiamo il motto “wir sind da”, a esplicitare la ferrea volontà nel perseguire gli interessi dei clienti e la loro crescita, come anche - parimenti - gli interessi e la crescita dei dipendenti e dei partner: in ogni momento e ovunque”. Messaggio decisamente chiaro, quello di Juliane Hehl, che ha già trovato nella famiglia Norén ben due rappresentanti della terza generazione pronti a dar continuità allo storico motto: Erika e Patrik Norén, rispettivamente responsabile HR e Operations manager della società Sverital, che prosegue la partnership con Arburg per quanto riguarda i sistemi d’automazione chiavi in mano. Dopo l’intervento di Juliane Hehl, Björn Norén ha presentato una “compilation” di fotografie scattate nei 25 anni passati, accompagnando gli ospiti in un interessante viaggio nella memoria. C’è poco da fare, Norén è la persona che in Arburg Italia ha fatto la differenza, facendo da traino e pure da mentore a tanti suoi collaboratori. Il momento centrale della tre giorni di Arburg è consistito poi nella cerimonia di consegna della targa commemorativa del 25° anniversario da parte di Juliane Hehl a Björn Norén e a tutto il team per il grande impegno profuso a favore della proprietà e della società madre (vedi foto in apertura d’articolo).

OPEN HOUSE PER CLIENTI E DIPENDENTI Per festeggiare ulteriormente l’anniversario di Arburg Italia e presentare dal vivo la gamma di prodotti e servizi dell’azienda, la serata di gala del 20 settembre è stata seguita da due open house tenutesi presso la sede di Peschiera Borromeo: venerdì 21 settembre un’ottantina di stampatori e partner hanno avuto l’opportunità di ricevere informazioni di prima mano grazie all’esposizione di prodotti e applicazioni e alle relazioni degli esperti, mentre nella giornata di sabato la sede milanese ha aperto le porte a tutti i dipendenti e alle loro famiglie. Alla fine delle celebrazioni, Björn Norén era visibilmente felice: “Sono stati tre giorni intensi, in cui abbiamo avuto la netta sensazione che Arburg non sia soltanto un fornitore di macchine, ma anche un partner affidabile, la cui priorità rimane quella di soddisfare le esigenze dei propri clienti”.

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FANUC A FAKUMA 2018

PRESSA ELETTRICA DA 4500 KN SBARCA NEL VECCHIO CONTINENTE TANTA LA “CARNE AL FUOCO” PROPOSTA A FRIEDRICHSHAFEN DAL COSTRUTTORE GIAPPONESE, A COMINCIARE DA UNA PRESSA ELETTRICA DA 4500 KN, CHE VA AD AMPLIARE LA SERIE ROBOSHOT. COMUNE DENOMINATORE DI TUTTE LE SOLUZIONI PROPOSTE: PRECISIONE, COSTANZA E VELOCITÀ DI LAVORAZIONE. SENZA TRASCURARE L’INDUSTRIA 4.0

I

n occasione della fiera Fakuma 2018, Fanuc ha esposto diverse presse a iniezione elettriche della serie Roboshot, tra cui spiccava la nuova α-S450iA, macchina da 4500 kN, frutto dei recenti progressi compiuti dal costruttore nell’ambito delle presse a iniezione appunto. Un’isola di produzione comprendente una pressa Roboshot da 100 t realizzava invece componenti tecnici in tecnopolimero utilizzando il processo di stampaggio “Variotherm”. Il sistema operava fianco a fianco a un robot a sei assi LR Mate e a un robot CR-7iA per le operazioni di assemblaggio e movimentazione. Le presse Roboshot sono concepite per soddisfare gli stringenti requisiti avanzati dai trasformatori in fatto di consumi ridotti e di qualità impeccabile in sede di stampaggio a iniezione, oltre che di ripetibilità costante e massima sicurezza di processo. Nel cosiddetto IOT Corner, dedicato all’Internet of Things, Fanuc e TIG offrivano la dimostrazione di come implementare l’interfaccia Euromap 77 nella lavorazione delle materie MACPLAS n. 367 - Ottobre/Novembre 2018

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plastiche, in conformità con il concetto di Industria 4.0. Infine, ultimo, ma non meno importante, il sistema Robonano creava un ponte tra il mondo dello stampaggio a iniezione e quello degli stampi: il centro di lavoro CNC a 5 assi si contraddistingueva nella lavorazione ad altissima precisione di superfici a forma libera, grazie a comandi con una risoluzione pari a 0,1 nanometri. In fiera, questa macchina utensile eseguiva un processo di finitura ottica automatizzato, affidabile e ripetibile, di inserti per stampi ad alta precisione.

FINALMENTE IN EUROPA La pressa ad alta precisione completamente elettrica Roboshot α-S450iA (nella foto di apertura), con forza di chiusura pari a 4500 kN, ha fatto il suo debutto sul mercato europeo proprio in occasione di Fakuma 2018. Un maggior numero di impronte e stampi più voluminosi richiedono piani portastampo e una luce fra le colonne più ampi e, di conseguenza, una macchina più grande e più ro-

busta, con forze di chiusura superiori. Oltre all’industria automobilistica, anche il mercato dei dispositivi medicali e farmaceutici, così come altri comparti che utilizzano componenti di precisione, richiedono sistemi produttivi più accurati e rapidi. “È così che funziona il mercato e Fanuc ne è consapevole: per questo ha deciso di sviluppare una macchina più grande, in grado di offrire le stesse prestazioni e la stessa affidabilità degli altri sei modelli, con forze di chiusura comprese tra 150 e 3000 kN. Ora abbiamo una pressa da 4500 kN, con una luce fra le colonne di 920 x 920 mm, una corsa di chiusura di 900 mm, un piano portastampo da 1300 x 1300 mm e un’altezza massima dello stampo di 1000 mm. La disponibilità di quattro viti di diverse dimensioni per ciascuna delle due unità d’iniezione assicura una flessibilità elevata”, ha dichiarato Wolfgang Haak, responsabile di prodotto Fanuc e capo dell’assistenza tecnica per la linea Roboshot in Europa.

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La α-S450iA ha offerto una dimostrazione del suo potenziale produttivo realizzando, per mezzo di uno stampo a 32 impronte fornito dallo stampista svizzero Kebo - connettori per fleboclisi per dispositivi medicali. Geometrie complesse come quelle dei manufatti ampiamente impiegati nel settore dei dispositivi medicali e nell’industria farmaceutica richiedono la massima precisione, in particolare per quanto riguarda la qualità superficiale, l’accuratezza dei contorni, la stabilità del peso e la riproducibilità. La macchina è dotata di un’efficiente funzione di controllo del recupero energetico, oltre che della funzione di regolazione automatica del processo di dosaggio (Precise Metering Control, PMC 2&3), di un monitor per il controllo del retroflusso e delle funzioni ad alta efficienza AI Mould Protection e AI Ejector Protection, per la protezione dello stampo e dell’estrattore. Ne derivano prestazioni di processo e qualità di prodotto eccellenti.

FIANCO A FIANCO CON I ROBOT Prendendo come esempio un’isola di produzione compatta, Fanuc ha proposto in fiera la dimostrazione di un concetto di fabbricazione high-tech per grandi volumi, che richiede macchine pulite, ambienti sterili e operazioni robotizzate, in linea con le attuali esigenze, per esempio, dell’industria dei dispositivi medicali e dei componenti tecnici. Robotec Plasticmate e Fanuc Roboshot α-S100iA hanno interagito in un’isola di produzione compatta e flessibile, offrendo una dimostrazione che prevedeva anche l’implementazione della funzione “Variotherm” integrata: la variazione della temperatura dello stampo in corso d’opera migliora le proprietà

meccaniche dei manufatti. La termoregolazione della superficie dell’impronta non garantisce solo una viscosità ridotta fino al completamento di un riempimento impeccabile dello stampo, ma consente anche di creare speciali effetti superficiali. Il prelievo dei pezzi stampati veniva eseguito da un robot a sei assi Fanuc LR Mate, in combinazione con un asse lineare. Successivamente, i componenti superiore e inferiore venivano collocati su una stazione di deposito temporaneo, prima di essere assemblati in maniera totalmente automatica. La cooperazione tra il robot LR Mate e il modello collaborativo CR-7iA si concludeva alla stazione di uscita, dove era possibile ritirare i manufatti finiti.

LAVORAZIONE A 5 ASSI CON UTENSILI DIAMANTATI

Robonano α-NMiA, macchina utensile ad alta precisione per la lavorazione a cinque assi con utensili diamantati di superfici a forma libera

“Naturalmente, gli esperti di stampaggio a iniezione verranno allo stand Fanuc per vedere la pressa da 450 tonnellate, ma sono sicuro che si entusiasmeranno anche davanti a Robonano α-NMiA, una volta osservate le sue straordinarie capacità”, commentava Gianluca Tristo, esperto Fanuc per la linea Robonano, alla vigilia della fiera tedesca. Questa innovativa macchina utensile ad alta precisione è stata progettata da Fanuc appositamente per la lavorazione a cinque assi con utensili diamantati di superfici a forma libera: un tipo di lavorazione che risponde in maniera piuttosto accurata alle esigenze del settore dello stampaggio a iniezione. Ora Fanuc è in grado di offrire una vasta gamma di prodotti, destinati soprattutto alla lavo-

La gamma di presse elettriche Roboshot di Fanuc assomma massima precisione, provata affidabilità ed eccellente ripetibilità, ideali per lo stampaggio di componenti tecnici

razione di polimeri. Di fatto, i trasformatori che acquistano una pressa Roboshot possono utilizzare stampi con inserti di prima qualità realizzati da Robodrill, rifiniti da Robonano e assemblati con componenti di precisione tagliati mediante elettroerosione a filo da Robocut. A questo comparto specifico, Robonano, grazie a comandi con una risoluzione pari a 0,1 nanometri, offre un’alternativa affidabile alla lucidatura manuale degli inserti per stampi. I robot Fanuc possono essere utilizzati anche per ottenere processi ancora più automatizzati. In fiera, Robonano α-NMiA offriva una dimostrazione dal vivo delle proprie capacità, realizzando un inserto per uno stampo dalla geometria complessa, destinato all’industria automobilistica. Inoltre, sono stati proposti anche vari esempi di applicazione, quali la testurizzazione di superfici con effetti olografici, la finitura di superfici ottiche ad alta precisione e la lavorazione di numerosi materiali, fra i quali l’acciaio utilizzato per gli stampi.

L’ANGOLO PER L’INTERNET DELLE COSE Nell’IOT Corner è stata presentata la nuova interfaccia OPC UA Euromap 77 in combinazione con il sistema MES Authentig di TIG. Qui era possibile osservare il monitoraggio in tempo reale di qualità, stato della pressa, avanzamento di tutte le macchine esposte e dell’isola di produzione robotizzata, in linea con i requisiti imposti dal concetto di Industria 4.0. Infine, è stata proposta una dimostrazione del funzionamento del sistema gestionale Fanuc Roboshot LINKi.

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LINEE DI TRASFORMAZIONE NEWS INTEGRAZIONE DI SISTEMI

Il “recycling” diventa “upcycling” Per la rigenerazione e la compoundazione di materie plastiche post consumo o di scarti di produzione con un’unica linea, dal 2012, Coperion, fornisce i suoi estrusori bivite a Erema, che li combina con La produzione di compound di alta qualità la sua tecnologia Coreda materiali riciclati (definita upcycling) ma, affinché i riciclatori viene realizzata grazie all’estrusore bivite corotante di Coperion possano produrre direttamente granulati con caratteristiche calibrate in base all’applicazione di destinazione. Nella prima fase del processo avvengono fusione e filtrazione all’interno di un estrusore monovite Erema, preceduto da un trituratore/compattatore. Subito dopo, e senza attendere il raffreddamento del materiale fuso, avviene la compoundazione (upcycling) all’interno di un estrusore bivite ZSK o STS corotante di Coperion, dove il profilo delle caratteristiche del materiale riciclato viene ottimizzato in modo preciso a seconda delle esigenze. Nella prima fase del processo con tecnologia Corema, il materiale in ingresso (per esempio, tessuti non tessuti in PP, sfridi in PE o fibre in PA) viene trasformato in una massa fusa filtrata, che viene quindi alimentata nell’estrusore bivite corotante autopulente. In questa parte del processo avviene l’aggiunta di additivi, cariche e/o materiali rinforzanti ed è quindi possibile ottenere tenori elevati di carbonato di calcio, talco, fibre di vetro o fibre naturali. Inoltre, la massa fusa viene miscelata e degassata con l’intensità elevata tipica degli estrusori bivite di Coperion. L’interazione tra le tecnologie dei due costruttori rende possibile una preparazione delicata e una sollecitazione termica minima dei compound, in quanto la massa fusa passa direttamente da un estrusore all’altro senza essere sottoposta a raffreddamento e successivo riscaldamento. Questa lavorazione a caldo permette inoltre un funzionamento dell’impianto estremamente efficiente da un punto di vista energetico. In più, grazie alla sua struttura modulare, la tecnologia Corema può essere adattata in modo ottimale a specifiche applicazioni. L’efficienza del sistema di riciclo a monte consente alla tecnologia Corema di ampliare la gamma di rifiuti utilizzabili, includendo le materie prime riciclabili più economiche, al fine di aumentare la flessibilità del processo. Al contempo, grazie alle prestazioni di compoundazione dell’estrusore bivite, è possibile incrementare sensibilmente il valore dei granulati ottenibili. Il riciclatore si trova così nelle condizioni ideali per realizzare una produzione economicamente redditizia di granulati di qualità costante, con le specifiche e le qualità richieste da svariati settori industriali.

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Cannon a Fakuma 2018

Soluzioni industriali dedicate Tra le soluzioni più innovative proposte a Fakuma 2018 da Cannon per la lavorazione industriale di poliuretani, compositi e prodotti termoformati figuravano anzitutto gruppi di dosaggio e teste di miscelazione per materiali a base poliuretanica e resine epossidiche, messi a punto specificamente per la produzione di espansi flessibili, rigidi, microcellulari e strutturali, con particolare attenzione alle soluzioni progettate appositamente per operare con moderni agenti espandenti, formulazioni a reazione rapida, cariche solide e additivi abrasivi. In esposizione sono state presentate le teste di miscelazione più recenti per applicazioni nell’industria automobilistica e della refrigerazione, tra cui il modello brevettato FPL-SR. Sono state proposte anche varie soluzioni chiavi in mano per la produzione industriale di parti rinforzate con fibra di carbonio e fibra di vetro: - tecnologie quali HP-RTM, JetPreg, preimpregnazione, stampaggio in ambiente umido ecc; - linee di produzione complete, comprendenti sistemi di impilaggio, preformatori, stampi, presse, sistemi di iniezione e di movimentazione, automazioni e dispositivi di controllo; - unità di iniezione per poliuretano, resine epossidiche e vinilesteri; - unità di infusione e apparecchiature ausiliarie (unità di degasaggio, erogatori di colla) per la produzione di pale eoliche. Cannon ha poi presentato impianti completi per espansi in blocchi (“Slabstock”), con tecnologie di espansione continue e discontinue, adatti per la lavorazione di formulazioni convenzionali, ad alta resilienza, caricate ed espanse mediante CO2, e impianti a espansione continua e discontinua per produrre pannelli rigidi e a faccia flessibile: la nuova serie Compact per l’accoppiamento di pannelli sandwich con faccia in me-

tallo e carta-carta, dotata di sistema di azionamento brevettato e caratterizzata da elevata produttività, bassi consumi energetici, preciso controllo dei parametri geometrici del prodotto finito e totale compatibilità con i moderni agenti espandenti. Infine, completavano la proposta fieristica del costruttore: le linee per la produzione di cabine e porte in espanso per frigoriferi e congelatori, dotate dell’innovativa tecnologia di iniezione con gas VAI (Vacuum Assisted Injection), per un miglior riempimento e isolamento termico della carcassa; le termoformatrici industriali per componenti di grandi dimensioni utilizzati in frigoriferi, autoveicoli, sanitari e articoli tecnici, caratterizzate da controlli elettronici sofisticati e azionamenti elettrici; le soluzioni complete per la produzione di componenti per autoveicoli (sedili flessibili, cruscotti, volanti, foderami imbottiti, decorazioni per interni, passacavi, alette parasole, parti antivibrazioni, antirumore e per il comfort, sotto tappezzeria, coperture per motori, passaruote ecc.) mediante attrezzature appositamente progettate per adattarsi a diverse tecnologie, come la schiumatura tradizionale, la spruzzatura, il rivestimento nello stampo (trasparente e colorato) e l’applicazione di guarnizioni. Una testa modello AX

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Il processo di riciclo MRS di Gneuss

Approvato in tutto il mondo per l’imballaggio alimentare Dalla prima “Lettera di non obiezione” dell’American FDA del 2009, il processo di riciclo di Gneuss, basato sull’estrusore MRS, ha ricevuto numerose approvazioni per trasformare fino al 100% di scarti industriali e post consumo in prodotti adatti al contatto con alimenti. Nel 2018 il costruttore ha ottenuto l’approvazione di Anvisa (Brasile) al contatto alimentare dei prodotti ottenuti dal riciclo di rifiuti industriali e post consumo in PET e destinati alla termoformatura di contenitori. In America Latina, il processo di riciclo di Gneuss ha anche raggiunto gli standard stabiliti dall’agenzia colombiana per la sicurezza alimentare Invima e da quella argentina Senasa per la trasformazione del 100% di rifiuti post consumo in PET in prodotti adatti al contatto con alimenti. In Europa, il processo ha invece superato

Ultime novità in casa Exact

Ridurre gli sprechi La società moderna guarda con sempre più attenzione alla riduzione degli sprechi; direzione verso cui si indirizza da sempre l’attività di Exact, impegnata nell’ottimizzazione del processo di trasformazione delle materie plastiche con lo sviluppo di soluzioni capaci di ridurre a zero i rifili nei processi d’estrusione di film termoplastico di qualsiasi tipo. Oltre alla realizzazione di sistemi per il recupero a freddo degli sfridi mediante semplice compattazione, da sempre parte della sua attività, il costruttore ha messo a punto anche l’estrusore E-60 per il recupero a caldo dello sfrido, progettato per l’alimentazione dei rifili senza l’uso di aria, arrivando laddove i sistemi di recupero a freddo non arrivano e coprendo un mercato sempre più esigente. Tra le recenti novità sviluppate

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Il sistema Gneuss è stato approvato per ottenere prodotti adatti al contatto alimentare

il test di Efsa per il trattamento del 100% di PET post consumo. Grazie alle elevate prestazioni di devolatilizzazione dell’estrusore MRS di Gneuss, i contaminanti come oli, sostanze volatili nocive e odori vengono efficacemente rimossi da scarti e rifiuti in PET lavati senza la necessità di effettuare preessiccazione o altri trattamenti termici del materiale, prima dell’estrusione. Evitando ogni trattamento termico del materiale, non solo si riducono i costi di investimento ed energetici, ma si elimina il rischio di danneggiare il materiale stesso. Il polimero viene lavorato con estrema delicatezza nell’estrusore MRS a ridotto sforzo di taglio e il prodotto finale presenta anche basso ingiallimento ed eccellente trasparenza. Nel 2018 il processo di Gneuss ha ottenuto anche l’approvazione della statunitense FDA per la trasformazione di polistirene post consumo in prodotti adatti al contatto alimentare, quali foglie per contenitori espansi e rigidi.

da Exact rientra poi il sistema di affilatura del gruppo di taglio delle rigranulatrici a freddo, ora regolato manualmente da una leva. La modifica meccanica consiste nell’applicazione di un riduttore comandato da un volantino, che permette la regolazione micrometrica del taglio ed è apportabile alle rigranulatrici di qualsiasi modello ed età. Si tratta di una modifica che semplifica e rende sicura l’operazione di avvicinamento delle lame di taglio e, se abbinata al trattamento ”Long Life”, consigliato per materiali abrasivi, ottimizza il taglio anche dei materiali più ostici da trattare. Un esemplare del sistema di recupero a caldo degli sfridi E-60

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LINEE DI TRASFORMAZIONE NEWS Il riciclo secondo Gamma Meccanica

Prosegue lo sviluppo della tecnologia tandem L’interesse riscosso dalle linee di rigenerazione della serie GM Tandem è uno degli elementi alla base dei risultati positivi ottenuti da Gamma Meccanica nel 2018. Il costruttore sviluppa la tecnologia tandem già da diversi anni e recentemente l’ha consolidata e perfezionata, così che le ultime linee realizzate si contraddistinguono per l’alto livello di automazione, l’elevata qualità del riciclato prodotto e un maggiore risparmio energetico. Grazie alla tecnologia tandem è possibile riciclare materiali molto stampati, contaminati o con un elevato indice di umidità. La composizione della linea prevede l’alimentatore Compac dotato di sistema Ecotronic, un estrusore primario, un primo cambiafiltri, un collo di raccordo con dispositivo speciale di degasaggio, un estrusore secondario e, come opzione, un secondo cambiafiltri, per una maggiore filtrazione/depurazione del fuso, e un sistema di taglio. Il sistema Ecotronic, aumentando il numero di giri al di sopra della velocità nominale del motore, permette di controllare la

temperatura senza aggiungere acqua e di trattare materiali con un’alta percentuale di umidità. Inoltre, garantisce un risparmio energetico fino al 40%. Una linea GM Tandem 160 è stata recentemente installata presso un’azienda italiana per la rigenerazione di HDPE macinato. La necessità era quella di recuperare scarti di impianti agricoli, in particolare tubi da irrigazione, con un alto livello di contaminazione di terra e di altro materiale residuo. In questo caso, il materiale da rigenerare viene inviato alla linea direttamente dall’impianto di lavaggio, con un’umidità intorno all’8%, che, grazie all’innovativo sistema di degasaggio, viene espulsa durante la fase di estrusione. La doppia filtrazione fino a 100 micron garantisce la rimozione anche dei contaminanti delle dimensioni più piccole. La capacità produttiva di questo modello nella rigenerazione di HDPE macinato arriva a 12001400 kg/h. Una linea GM Tandem 180 è stata invece acquistata da un’azienda nordamericana per la rigenerazione

La linea messa a punto per il riciclo di tubi da irrigazione

di tessuto non tessuto in PP, sacchi in rafia di PP e film in PE, tutti scarti post consumo o industriali con un alto tasso di contaminazione di carta, alluminio e sabbia. In questo caso, la linea è dotata di estrusore primario e secondario rispettivamente da 180 e 210 mm di diametro e raggiunge una produzione di 1500-1700 kg all’ora. A fronte dell’interesse crescente dimostrato dai riciclatori verso le linee Tandem, Gamma Meccanica sta sviluppando il modello GM Tandem 210, composto da due estrusori, rispettivamente da 210 e 250 mm e con una capacità produttiva a partire da 2000 kg all’ora.

Consapevole dell’importanza di recuperare e riutilizzare una risorsa importante come la plastica, Gamma Meccanica, insieme a un gruppo di aziende italiane costruttrici di macchinari per il riciclo e all’associazione dei riciclatori europei, partecipa anche al progetto “Are you R?”, teso a sensibilizzare la popolazione europea sull’importanza del riciclo della plastica. Lo scopo è quello di diffondere la cultura del riciclo attraverso documenti, fotografie e filmati di animazione che raccontino l’utilità della plastica e come il suo impatto sull’ambiente sarebbe molto modesto se si tenessero comportamenti corretti.

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Quando l’ingegneria fa la differenza

Oggi più che mai è fondamentale affidarsi a partner esperti nella realizzazione di impianti chiavi in mano. Plastic Systems, con l’esperienza maturata negli anni, è in grado di fornirvi soluzioni ingegnerizzate turn-key per impianti automatici di stoccaggio della materia prima, deumidificazione e trasporto per estrusione e compound, iniezione e soffiaggio.

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M&L

Le scaglie di rPET ottenute con la tecnologia Starlinger sono idonee alla produzione di contenitori FIBC come questi sacconi per prodotti sfusi

DEUMIDIFICAZIONE

Nel settore degli imballaggi, l’economia circolare rappresenta oggi un argomento di attualità per tutti gli operatori. Il riciclo degli imballaggi consente di risparmiare materie prime e di ridurre rifiuti ed emissioni di anidride carbonica. Partendo da queste considerazioni, Starlinger ha messo a punto due tecnologie che contribuiscono al progresso dell’economia circolare nell’ambito degli imballaggi. Il riciclo rappresenta un elemento chiave per la realizzazione dell’economia circolare; per essere idonei al riutilizzo in ambito produttivo, tuttavia, i materiali riciclati devono assicurare caratteristiche qualitative pari a quelli vergini. L’eliminazione di contaminanti quali, per esempio, gli inchiostri rappresenta solo un primo passo in questa direzione. Occorre infatti eliminare anche tutte le sostanze soggette a migrazione, i residui di monomeri e i prodotti di decomposizione. Nel caso di materiali che emettono facilmente cattivi odori (per esempio i contenitori poliolefinici utilizzati per detergenti, prodotti di pulizia o cosmetici, ma anche i film poliolefinici contaminati da sostanze organiche), Starlinger ha sviluppato una tecnologia che neutralizza gli odori in modo permanente. Tale tecnologia prevede una procedura, articolata in tre fasi (preparazione del materiale, degasaggio e post trattamento), opera senza l’uso di additivi ed è in grado di eliminare anche gli odori annidati più in profondità. La produzione a ciclo chiuso rappresenta un argomento “caldo” anche nell’ambito dei contenitori intermedi per i prodotti sfusi (FIBC) e degli imballaggi per i generi di consumo. Grazie alla tecnologia di trattamento del PET messa a punto dal costruttore, i trasformatori hanno iniziato a utilizzare le scaglie in rPET per alimentare le linee per l’estrusione di nastri. L’eccellente riciclabilità del PET svolge un ruolo fondamentale: contenitori come i sacchi e i big bag, in teoria, possono essere riciclati all’infinito. Starlinger ha recentemente presentato due tipi di imballaggi realizzati interamente con scaglie di rPET da bottiglie post consumo: un contenitore FIBC per grandi volumi e sacchi con fondo pinzato per materiale secco sfuso. Un’ulteriore applicazione dell’rPET è rappresentata dalla produzione di foglie: la soluzione viscotec deCON/viscoSheet è in grado di trattare rPET al 100%, scarti di produzione e materiale vergine, assicurando livelli di viscosità intrinseca idonei al contatto diretto con alimenti. I trasformatori possono beneficiare dell’eccellente flessibilità e del basso consumo energetico di questa soluzione, mentre il prodotto finale presenta un’estetica di qualità ed eccellenti proprietà meccaniche.

TRASPORTO PNEUMATICO

Addio agli odori nel riciclato

STOCCAGGIO

È tempo di rinfrescare

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AUSILIARI E COMPONENTI

MORETTO A FAKUMA

EFFICIENZA 4.0: LA FABBRICA DEL FUTURO È GIÀ QUI MIGLIORARE LA TRASFORMAZIONE DELLE MATERIE PLASTICHE ACCRESCENDONE SEMPRE PIÙ LA SOSTENIBILITÀ E METTENDOLA IN GRADO DI GARANTIRSI, E GARANTIRCI, UN FUTURO. PER QUESTO OBIETTIVO, CHE ANCHE IL NUOVO MOTTO “EMPOWERING PLASTICS” VUOLE RIMARCARE, MORETTO METTE IN CAMPO KNOW-HOW, INNOVAZIONI E STRUMENTI AD ALTISSIMA PRECISIONE, CHE CONSENTANO DI FARE LA DIFFERENZA

A

Fakuma 2018 Moretto ha presentato il concetto “Efficienza 4.0”, ossia la sua visione di fabbrica del futuro. Con “Efficienza 4.0” l’azienda veneta intende una soluzione impiantistica costituita da macchinari avanzati, connessi e integrati tra loro da un sistema di supervisione che garantisca il controllo totale del processo. Allargando lo sguardo, Moretto si propone di affiancare i trasformatori fornendo tecnologie, servizi ed esperienza che rispondano ai bisogni del mercato globale. Nella fabbrica 4.0 le macchine possono essere gestite da remoto, sono in grado di fornire e scambiarsi informazioni, di autoimpostarsi e di fornire report puntuali sulla produzione. L’insieme dei dati ottenuti viene utilizzato per monitorare le prestazioni delle macchine e modificare i parametri di processo, ottimizzando così

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l’efficienza dell’intero impianto. E alla fiera di Friedrichshafen, il costruttore ha proposte le proprie innovazioni finalizzate a mettere in pratica tale concetto. La gamma di prodotti Moretto soddisfa l’intero processo di preparazione dei materiali plastici, dallo stoccaggio nei silos al trasporto fino alle macchine di processo. All’offerta si aggiungono le soluzioni sviluppate per garantire al polimero adeguati livelli di deumidificazione, granulazione e dosaggio e consentire ai trasformatori di ottenere un prodotto finale di qualità. I termoregolatori e i refrigeratori di Moretto, sono soluzioni che assicurano il controllo della temperatura, garantendo il corretto svolgimento dei processi di trasformazione. Il tutto sotto il controllo di Mowis 3, il sistema di supervisione e di gestione integrata sviluppato per la connessione e il

controllo di tutta la catena di automazione negli impianti di trasformazione delle materie plastiche. Mowis 3 va oltre la supervisione tradizionale, adattandosi alle necessità e agli obiettivi qualitativi, produttivi e gestionali di ogni trasformatore. È un software modulare con un’interfaccia autoconfigurabile, che ne rende semplice l’utilizzo e immediata la visualizzazione dello stato dell’impianto. Il controllo integrato del processo diventa facilmente gestibile da qualunque postazione, sul posto o remota. Realizzato su sistema Scada, rende immediato e sicuro lo scambio di dati tra moduli standard o su misura e il gestionale del trasformatore.

DEUMIDIFICAZIONE Per la deumidificazione Moretto propone soluzioni adatte sia a modelli complessi, MACPLAS n. 367 - Ottobre/Novembre 2018

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come i sistemi multitramoggia, sia al trattamento di piccole quantità di materiali tecnici, come il mini dryer X Comb, per soddisfare le richieste dei settori più esigenti, quali quello medicale, senza l’utilizzo di aria compressa. X Comb garantisce massima efficienza e affidabilità grazie alla tecnologia con zeoliti, a potenti turbocompressori, all’esclusiva tramoggia OTX e all’equalizzatore di dew point (fino a -52°C). I dryer compatti della serie X Dry Air, dotati di sistema a doppia torre con tecnologia a zeoliti e tramoggia trasparente OTX Pyrex, assicurano prestazioni ancora più elevate raggiungendo valori di dew point fino a -70°C. Per la deumidificazione con i modelli multitramoggia viene proposto il sistema Eureka Plus, capace di ridurre i consumi energetici del 56% rispetto alle soluzioni convenzionali e basato su quattro tecnologie brevettate: X Max, dryer modulare multitorre a rendimento costante; Flowmatik, dispositivo di gestione dinamica del flusso d’aria; OTX, tramogge dall’esclusiva geometria interna; Moisture Meter Manager, misuratore di umidità in linea e gestore di tutto il sistema di deumidificazione. Questi quattro dispositivi, lavorando assieme, creano un sistema di deumidificazione “on demand”, modulare, automatico, adattivo e ad alto risparmio energetico. Moisture Meter Manager, grazie ai sofisticati dispositivi Box, Crown e Control, riesce a rilevare in linea l’umidità intrinseca nel polimero con un livello di precisione da 3000 a 15 parti per milione (ppm), con un grado di precisione di ±3 ppm e uno spettro di temperatura di 20-180°C. Inoltre, gestisce autonomamente le condizioni di lavoro

Mowis è un sistema di supervisione integrato con piattaforma multiutente che appoggia su un server, si presta alla gestione di sistemi complessi ed è impostato sulla modularità

del dryer, massimizzando le prestazioni di processo e utilizzando solamente l’energia strettamente necessaria. Parliamo quindi di una deumidificazione basata sulle reali esigenze di essicazione del polimero e capace di gestire le variabili interne e ambientali che interferiscono sul suo livello di umidità.

DOSAGGIO Sul lago di Costanza grande attenzione è stata data anche al dosaggio, con la presentazione del nuovo dosatore compatto a perdita di peso DPK. Adatto per il dosaggio intermittente o continuo di piccole quantità di colore/additivi in un materiale base, consente di risolvere il problema del sovradosaggio con un controllo estremamente preciso. Grazie al sistema di immunità alle vibrazioni, all’algoritmo di controllo della macchina e alla tramoggia svincolata dal corpo del dosatore, DPK raggiunge una precisione di dosaggio fino al ± 0,03%, facendo risparmiare inutili perdite per costosi additivi.

ALIMENTAZIONE E TRASPORTO INTELLIGENTE

Quattro tecnologie brevettate - X Max, Flowmatik, OTX, Moisture Meter - sono alla base del sistema Eureka Plus per la deumidificazione multitramoggia, riducendo fino al 56% i consumi energetici

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Tra le novità presentate a Fakuma rientrano anche tre nuove tramogge. Le TM, realizzate in acciaio inossidabile e dalla caratteristica forma a cono pronunciato, garantiscono lo scorrimento ottimale del materiale e sono adatte per alimentatori monofase e trifase e ricevitori per sistemi centralizzati di trasporto. Le TMC, sempre in acciaio inossidabile, sono indicate per il trattamento di materiali caldi essiccati e si contraddistinguono per l’isolamento a doppia parete con cono amovibile, che evita dispersioni termiche e favorisce la

I progetti per il futuro

Innovazione continua, risparmio energetico, sostenibilità L’azienda guarda al futuro e investe in progetti d’innovazione, risparmio energetico e sostenibilità con l’intento di sublimare la plastica quale “materia prima” essenziale nella vita di ciascun individuo e di puntare su attività ecosostenibili e nuovi materiali, come le bioplastiche. Il progetto “green” Be Tomorrow nasce proprio dall’esigenza di Moretto di diffondere consapevolezza, informazione e responsabilità nei confronti dell’ambiente. Un progetto ricco di attività e a lungo respiro, orientato alla salvaguardia del mondo di domani.

Sostenibilità, risparmio energetico, riciclo, biopolimeri: sono i capisaldi su cui si fonda Be Tomorrow, il progetto messo a punto da Moretto per affermare oggi le buone pratiche necessarie a garantire un mondo migliore in futuro

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AUSILIARI E COMPONENTI

costanza di processo. Le Krystal (TMK), infine, sono realizzate in materiale acrilico trasparente antishock, per consentire di verificare istantaneamente il livello del materiale. Le centraline di distribuzione Dolphin, i misuratori di velocità Kruise Kontrol e le unità aspiranti con filtro ciclone sono tutti dispositivi controllati dal software One Wire 6, capace di gestire automaticamente le richieste dei singoli ricevitori, di autoadattarsi ai cambiamenti e di gestire l’intero processo con la massima efficienza, senza ricorrere a impostazioni manuali.

REFRIGERAZIONE E TERMOREGOLAZIONE I nuovi refrigeratori RC Mini in acciaio inossidabile sono disponibili con potenze frigorifere da 6,8 a 26,2 kW e presentano dimensioni compatte e ingombri ridotti, che ne consentono la pratica installazione in reparto. Il nuovo refrigeratore modulare RCV X Cooler ad aria eredita lo spirito del sistema X Max di Eureka in quanto a elevata efficienza (potenza frigorifera sino

a 900 kW) e modularità, che ne consente la facile espandibilità fino a 6 unità. Si compone di compressori a vite a portata variabile, evaporatori a fascio tubiero, condensatori maggiorati, ventilatori centrifughi canalizzati e valvole di espansione elettroniche, tutti elementi che garantiscono elevati livelli di COP (coefficiente di prestazione) nella refrigerazione. I refrigeratori della serie X Cooler sono adatti anche alle applicazioni più gravose e riducono al minimo i consumi energetici, incrementando la redditività e la qualità dell’intero processo. Verso una refrigerazione sempre più sostenibile e 4.0, i refrigeratori di Moretto utilizzano gas refrigeranti a basso GWP (Global Warming Protection) e ODP (Ozone Depletion Potential), come previsto dal regolamento UE 517/2017 per la riduzione dell’effetto serra. In esposizione è stata proposta anche la

Il nuovo dosatore compatto a perdita di peso DPK

gamma di termoregolatori Te-Ko ad acqua, a olio o pressurizzati, capace di assicurare efficienza e precisione assoluta nel controllo automatico della temperatura negli stampi delle presse a iniezione e nei cilindri/rulli delle linee di estrusione.

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AUSILIARI E COMPONENTI

ATTREZZATURE PER UN MERCATO IN CRESCITA

MISCELATORE GIGANTE PER ELASTOMERI TERMOPLASTICI CONSEGNATO DI RECENTE A UN IMPORTANTE AZIENDA OPERANTE NEL MERCATO DEGLI ELASTOMERI TERMOPLASTICI, IL PIÙ GRANDE MIXER PROGETTATO E COSTRUITO DA PLAS MEC PER QUESTO SETTORE È UN CONCENTRATO DI TECNOLOGIA E INNOVAZIONE CHE RIASSUME TUTTA L’ESPERIENZA DEL COSTRUTTORE ITALIANO

I

compound a base di elastomeri termoplastici (TPE) sono composti da polimeri termoplastici rigidi in combinazione con materiali che incorporano spesso additivi come plastificanti e riempitivi, per renderli morbidi e flessibili. Anche se possono sembrare gommosi al tatto e vengono talvolta chiamati “gomme termoplastiche”, non sono fatti di gomma. A differenza delle gomme termoindurenti, infatti, questi materiali plastici possono essere riciclati. Ecco perché il mercato dei compound a base di TPE sta crescendo considerevolmente. In risposta a tale crescita e alla domanda del mercato, Plas Mec ha progettato e costruito il suo più grande mixer per miscelare proprio i compound a base di elastomeri termoplastici, consegnato di recente a un importante cliente operante a livello internazionale nella produzione di TPE.

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UN PROGETTO COMPLETAMENTE “HOMEMADE” Il maxi miscelatore TRG, completamente progettato, realizzato e assemblato all’interno dello

L’attrezzo miscelatore è realizzato in acciaio inossidabile, ma con uno speciale rivestimento in carburo di tungsteno sulla superficie più soggetta a usura

stabilimento di Plas Mec a Lonate Pozzolo, in provincia di Varese, è composto da un recipiente verticale, fabbricato in acciaio inossidabile a elevata durezza e dimensionato per miscelare omogeneamente i vari componenti. Il gruppo di miscelazione costituisce sicuramente il cuore della macchina ed è caratterizzato da una geometria che è stata ottimizzata per garantire una miscelazione perfettamente omogenea dei polimeri con gli oli plastificanti. Anche l’attrezzo miscelatore è realizzato in acciaio inossidabile, ma con uno speciale rivestimento in carburo di tungsteno sulla superficie più soggetta a usura. L’interno del recipiente e l’attrezzo miscelatore presentano una superficie accuratamente lucidata per consentire una rapida e facile pulizia quando è necessario cambiare le ricette ed evitare eventuali contaminazioni. L’attrezzo miscelatore è azionato da un potente MACPLAS n. 367 - Ottobre/Novembre 2018

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motore elettrico ad alta efficienza, comandato da un convertitore di frequenza, per impostare velocità diverse per le varie fasi del processo di miscelazione. La trasmissione tra il motore e l’attrezzo miscelatore è realizzata mediante pulegge e cinghie trapezoidali ad alta capacità. L’albero dell’attrezzo miscelatore è supportato da due cuscinetti a rulli ad alta capacità di carico radiale, mentre un sistema di tenute garantisce che non vi sia fuoriuscita di polveri dal recipiente. Il processo di miscelazione del compound a base di TPE richiede spesso un riscaldamento, pertanto il recipiente è costruito con una doppia camicia per la circolazione di olio diatermico, da collegare a una centralina di termoregolazione. Per evitare dispersioni di calore il recipiente è isolato termicamente. Il coperchio è dotato di guarnizione in silicone espanso e di tre morsetti di bloccaggio manuali, così da chiudersi perfettamente, evitando la fuoriuscita di polvere.

CONTROLLO E PULIZIA PIÙ SEMPLICI Il miscelatore TRG include tutti gli accessori necessari per facilitare le operazioni di pulizia ed evitare contaminazioni, come il dispositivo girevole che consente di ruotare facilmente di 90° il coperchio, oppure il sistema d’apertura del gruppo di scarico, la cui flangia frontale può essere semplicemente disassemblata e, grazie a una guida scorrevole, permette un totale accesso al tappo di scarico. Il TRG comprende inoltre due valvole per l’iniezione di oli plastificanti, da collegare ad alcune pompe a ingranaggi. Tali valvole sono installate sulla parete del recipiente, al fine di consentire l’iniezione del liquido nel mezzo del vortice, durante la fase di miscelazione. In questo modo i plastificanti vengono assorbiti meglio dalla resina. Le valvole d’iniezione sono state progettate anch’esse da Plas Mec, sono del tipo a tappo e autoazionate mediante un dispositivo a molla. Il miscelatore TRG include due sensori di temperatura, per monitorare con precisione la temperatura del materiale durante la miscelazione. È poi completamente controllato da un quadro elettrico a tenuta di polvere, che include un PLC di controllo, un pannello touch e tutti i controlli di potenza e sicurezza, incluso il convertitore di frequenza per azionare il motore. Metodo di programmazione e software sono stati sviluppati da Plas Mec per controllare completamente il processo del mixer e tutte le funzioni di sicurezza. Il programma di lavoro consente di memorizzare centinaia di ricette diverse con tutti i parametri necessari ed è possibile disporre di diversi gradi di protezione mediante password per accedere al sistema. Come per tutte le apparecchiature Plas Mec, anche il mixer TRG include un dispositivo per la connessione remota al sistema di controllo, tramite VPN, che consente di effettuare diagnosi o aggiornamenti del sistema qualora necessario.

TAB. 1 - LE PRINCIPALI CARATTERISTICHE TECNICHE DEL MISCELATORE PER TPE “TRG-2500/ FV” CAPACITÀ GEOMETRICA DEL RECIPIENTE​

2500 l

CAPACITÀ UTILE DEL RECIPIENTE ​

2000 l

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AUSILIARI E COMPONENTI

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L’ESPERIENZA CHE FA LA DIFFERENZA UN RIDUTTORE È UNA MACCHINA “RELATIVAMENTE SEMPLICE” A PATTO DI SAPERLA REALIZZARE AD ARTE, BADANDO INTANTO A UN’INFINITÀ DI DETTAGLI… E POI A PATTO DI SAPERSI BEN DESTREGGIARE IN FASE APPLICATIVA, CURANDO L’ALLINEAMENTO PERFETTO TRA RIDUTTORE E MACCHINA COMANDATA ECC. DI ANGELO GRASSI E RICCARDO AMPOLLINI

C

ome noto alle persone che un po’ “ne sanno” di meccanica, i riduttori di velocità - organi di trasmissione tra i più classici - sono sostanzialmente ingranaggi posti tra la “macchina” da azionare e il “motore” che fornisce potenza alla macchina stessa. Scopo principe dei riduttori meccanici è quello di limitare la rapidità di trasmissione della potenza, in modo che la velocità finale nella macchina a valle e la coppia del motore a monte siano di volta in volta compatibili tra loro, in funzione - ovviamente - dell’applicazione in essere. E già. Perché non bisogna dimenticare che è assolutamente usuale trovare piccoli riduttori di velocità nei robot da cucina, nei computer, nei nastri trasportatori, oppure, salendo di dimensione, nei propulsori delle automobili, nelle mac-

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chine per la lavorazione di legno, plastiche e metalli. Senza scordare i grandi riduttori meccanici di velocità in uso nei macchinari per la movimentazione (gru, carriponte ecc.) e negli impianti galvanici, finanche quelli giganteschi utilizzati nelle cave per la lavorazione di marmo e granito, nelle cartiere, nei cementifici, nelle acciaierie e in tanti altri svariati contesti. C’è poco da fare: a tutt’oggi il riduttore meccanico è ancora la miglior leva capace di ridurre la velocità di un motore, qualsiasi esso sia, e di aumentarne la coppia utile a parità di potenza… e sempre con buona approssimazione. Nemmeno i più recenti inverter sono riusciti a rendere obsoleti i classici riduttori meccanici di velocità. È anzi sempre più frequente vedere l’uso combinato di gruppi “inverter + motore + riduttore”

In foto, da sinistra: Alessandro Zambello, direttore marketing, ed Elio Zambello, responsabile R&D e sistemi produttivi interni di Zambello Riduttori MACPLAS n. 367 - Ottobre/Novembre 2018

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Assemblaggio di motori, riduttori e cilindri per estrusori

in grandi impianti di cartiere, per esempio, piuttosto che in linee ad alta intensità di materiali ed energia quali, tipicamente, quelle siderurgiche. Ebbene, al di là di qualsivoglia forma di piaggeria, la redazione di MacPlas ha avuto il piacere d’intervistare i rappresentanti della seconda generazione di una società tutta italiana - laddove, a dire il vero, è già pronta per entrare in scena anche la terza generazione - stimata e considerata tra i leader di livello globale proprio nel comparto dei riduttori meccanici di velocità. Tra l’altro, Zambello Riduttori - questo il suo nome, mentre la sua sede principale si trova a Magnago, in provincia di Milano - è nota per la peculiarità, più unica che rara, di rivolgersi solo e soltanto al settore della trasformazione di materie plastiche e gomma. Gli intervistati, Alessandro Zambello (direttore marketing dell’azienda di famiglia) e il fratello Elio (responsabile R&D e sistemi produttivi interni), hanno voluto esordire, quasi all’unisono, ribadendo con giusto orgoglio che: “Al di là del recente boom dell’Industria 4.0 o di altri fattori contingenti, da diversi anni a questa parte l’azienda vive una crescita costante, non solo in termini di tecnologia, ma pure di quote di mercato globale acquisite”. Non male come premessa d’intervista!

BREVE EXCURSUS SU UNA SCELTA CORAGGIOSA Prima di proseguire con il report di un incontro tutto incentrato sullo stato dell’arte di Zambello Riduttori “oggi”, è il caso d’inserire una seppur succinta citazione di un cambiamento di rotta che, nel 1985, ha fatto dell’azienda fondata da Zevio Zambello - padre di Elio e Alessandro - un riferimento certo per i più quotati costruttori di macchine per materie plastiche e gomma. “In accordo con nostro padre, che all’origine costruiva riduttori per più applicazioni, con l’entrata in azienda mia e di mio fratello c’è stata una svolta in termini di specializzazione verso i riduttori per il settore materie plastiche, con l’obiettivo di divenire specialisti indiscussi in questo ambito, non solo in funzione dei bisogni dei costruttori italiani di estrusori e macchine a iniezione, ma anche di tutti quelli che operano a livello globale”, ha spiegato Alessandro Zambello. Strategia che ha inequivocabilmente dato i frutti sperati, come ha raccontato Elio Zambello: “Ad oggi costruiamo 5000 riduttori all’anno, con ben 350 diverse casse. Detto ciò, qui la tecnologia è sempre proprietaria MACPLAS n. 367 - Ottobre/Novembre 2018

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e prioritaria; nel senso che non costruiamo, giusto per fare un esempio banale, riduttori con ingranaggi su disegno del cliente. E pure l’innovazione è fondamentale. Un esempio: a fronte della richiesta molto specifica, da parte degli utilizzatori di estrusori bivite, di poter avere più coppia e maggiori prestazioni a parità d’interasse, grazie alla nostra divisione R&D siamo stati capaci di rispondere a tono, spingendo ai massimi livelli alcune nostre soluzioni espressamente dedicate a questi clienti”.

LA VALENZA DELLA “SPECIALIZZAZIONE” VARATA NEL LONTANO ‘85 Intanto v’è da dire che proprio il contributo dell’attività di R&D appena citata da Elio Zambello è uno dei cardini capaci di generare il non banale ventaglio applicativo che caratterizza l’offerta di Zambello, in quanto - pur rimanendo nel contesto di materie plastiche e gomma - l’azienda spazia dai riduttori per estrusori monovite ai riduttori per

estrusori bivite corotanti, senza scordare i riduttori per estrusori bivite controrotanti, sia paralleli sia conici, oppure i riduttori e i motoriduttori per presse a iniezione (elettriche e non) e pure i riduttori speciali; tenendo al contempo presente che, se da un lato l’intera gamma è concepita, ingegnerizzata, fabbricata e testata in Italia, dall’altro lato c’è un’efficace rete commerciale con sedi in Svizzera, Germania, Austria, Spagna, Benelux, Regno Unito… ma anche in Stati Uniti, Canada, Brasile, Taiwan, Cina, Corea… e poi ancora… in India, Giappone, Turchia, Russia, Sud Africa, Iran. Niente male per un’impresa a gestione famigliare!

FOCUS SULLA SCELTA TRA “MAKE” E “BUY” Strategicamente, il “make or buy” identifica la scelta che un’azienda fa tra l’effettuare al proprio interno le lavorazioni (make), oppure acquistare (buy) all’esterno un componente, un prodotto o un servizio ne-

Esempi di riduttori Zambello per estrusori bivite e monovite

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AUSILIARI E COMPONENTI

La storia di Zambello in breve

Le date che contano… • 1957 - Zevio Zambello fonda l’omonima azienda in un piccolo cortile di Castellanza, in provincia di Varese, per la costruzione di riduttori e variatori di velocità. • 1962 - Viene costruita, sempre a Castellanza, la prima importante sede produttiva. Qui Zevio Zambello progetta e avvia una vera produzione di riduttori e variatori di velocità. • 1965 - Il fondatore inventa i variatori di velocità con campo di variazione da 1:10, quando in Europa e nel resto del mondo raggiungevano un massimo di 1:6. • 1970 - Zambello inventa il primo riduttore di velocità dal montaggio universale. • 1974 - Viene inaugurato a Lendinara (Rovigo) il secondo e più grande stabilimento. • 1985 - La svolta dell’azienda: Zambello diventa la prima società in Italia a progettare, disegnare e produrre riduttori a elevate prestazioni specifici per gli impianti d’estrusione delle materie plastiche. • 1993 - Inizia la produzione di riduttori per il comando di estrusori bivite, sia corotanti sia controrotanti, denominati RB. • 1994 - Zambello estende e migliora la gamma di riduttori per monovite con la serie RPU, dall’innovativo montaggio universale. • 1997 - La gamma di riduttori per bivite si evolve con la nuova serie HT (High Torque). • 2000 - Apertura del nuovo stabilimento di Magnago (attuale quartier generale). • 2001 - Primo ampliamento della Il quartier generale di Magnago (Milano)

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sede di Lendinara. • 2002 - Nasce la gamma di riduttori ZPE (evoluzione degli RPU) per estrusori monovite. Nello stesso anno inizia anche la produzione dei riduttori MHP3 per macchine a iniezione elettriche o ibride. • 2003 - I riduttori per bivite corotanti vengono costruiti con un nuovo design dalle forme compatte e squadrate: nasce la nuova serie ZT. • 2004 - Secondo ampliamento della sede di Lendinara. • 2005 - Lancio dell’innovativa gamma di riduttori TST (Twin Super Torque) per estrusori bivite, nelle due differenti versioni per corotanti e controrotanti. • 2008 - Terzo ampliamento degli stabilimenti di Lendinara. • 2009 - La gamma di riduttori per estrusori bivite viene completata con la serie ZC3 per bivite conici. • 2010 - Evoluzione della serie MHP3, con la nuova MNP3. • 2012 - Avvio della produzione in serie dei TST anche nella versione per controrotanti. • 2013 - Inizio dei lavori d’ampliamento della sede di Magnago e definizione del progetto relativo all’ulteriore estensione dello stabilimento di Lendinara. • 2015 - Completamento del progetto d’ampliamento di 1800 m2 a Magnago. • 2016 - Conclusione dei lavori d’estensione di 7000 m2 a Lendinara. • 2018 - Avvio del progetto per un nuovo ampliamento di oltre 10000 m2 della sede di Lendinara.

Lo stabilimento di Lendinara, nei pressi di Rovigo

cessario per, appunto, la sua produzione. La scelta si basa sul raffronto tra i costi totali da sostenere nei due casi, tenendo conto, inoltre, sia delle caratteristiche di reperibilità dei componenti all’esterno e quindi di eventuali criticità sia delle risorse disponibili per questo fine all’interno dell’azienda. E non è affatto una decisione banale per un imprenditore! Si tratta di una scelta strategica a dir poco fondamentale per la gestione d’azienda, perché definisce il livello d’integrazione delle attività - a monte e a valle - e determina pure la struttura dei costi, l’organizzazione e il posizionamento sul mercato. L’opzione “make” offre soprattutto il vantaggio di garantire un controllo diretto sull’attività, sugli approvvigionamenti e sulla qualità del prodotto/servizio. L’opzione “buy” offre invece il vantaggio di comportare minori costi fissi e, quindi, minore capitale immobilizzato, consentendo una maggiore flessibilità sulla capacità produttiva. In Zambello Riduttori non hanno dubbi: lì - da sempre - la parola d’ordine è “make”! “Nostri gli impianti per il taglio delle barre fino a diametro 500 mm, nostri i sistemi per la tornitura e per la dentatura degli ingranaggi in acciaio, nostri (come sempre) i centri di lavoro per sagomare le casse

generate da fusioni in ghisa e le rettifiche per le ultime rifiniture prima degli accoppiamenti, fatti non da meccanici generici, ma da abili attrezzisti, capaci di districarsi tra un modello di riduttore e l’altro con collaudata maestria. Tutto ciò, ovviamente, comporta per noi costi non banali, ma solo e soltanto in virtù di tale grosso impegno aziendale abbiamo sotto controllo tempi e qualità di tutti i nostri processi produttivi, che, alla fin fine, si trasformano in reale e tangibile vantaggio competitivo per tutti i nostri clienti”, ha chiosato con orgoglio Elio Zambello. Sempre Elio Zambello ha poi puntualizzato che - come insegna un collaudato buon senso in termini di processi di fabbricazione - soltanto due tipologie produttive sono affidate a specialisti esterni: le fusioni delle casse in ghisa e i trattamenti termici degli acciai. “Riallacciandomi all’accenno sulla soddisfazione dei clienti fatto da mio fratello, mi piace concludere intanto ricordando che, per i costruttori di macchine, realizziamo riduttori per estrusori monovite e bivite, ma anche corotanti, controrotanti, conici, oltre a riduttori per la rotazione vite delle macchine a iniezione, e - nota fondamentale - che siamo gli unici al mondo a poter vantare una gamma così completa in questo campo, con ben cin-

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que cataloghi dedicati a ogni macchina per la lavorazione delle materie plastiche. Oltre a tutto questo - e anche in questo caso siamo forse gli unici - per corotanti e controrotanti produciamo addirittura la serie completa di riduttori, con tutti gli interassi e con tre livelli di coppia. Detto ciò, ogni mercato è differente, e la personalizzazione più o meno spinta dipende anche dalle peculiarità del prodotto. Per l’estrusore monovite, ad esempio, si cerca di fornire un prodotto standard, laddove di solito la personalizzazione interessa solo la zona d’attacco della vite al cilindro. Mentre per il bivite - e attenzione che parliamo sempre e solo di costruttori d’estrusori, di OEM, e non di utilizzatori finali - ci viene richiesto di essere molto più aperti come mentalità: in questo caso si parte con il proporre un prodotto standard, ma si va poi quasi sempre sullo speciale, sia come interasse sia, a volte, come conformazione del riduttore. Altre volte il mix desiderato può comprendere un design esteriore più o meno personalizzato in base all’immagine aziendale del cliente, ma poi quasi sempre - anzi, sempre, direi l’interno, il cuore del riduttore, è qualcosa

che verte rigorosamente sul nostro knowhow specialistico”, conclude il fratello Alessandro.

CONCLUSIONI Da quanto spiegato a chiare lettere da Elio e Alessandro Zambello, ma anche dai messaggi colti durante l’intervista dal loro “linguaggio non verbale”, questa storica impresa italiana a conduzione famigliare vende letteralmente - nel mondo i suoi riduttori meccanici di velocità più per la tecnologia e la qualità, che non per il prezzo. Naturalmente il prezzo deve poi essere competitivo, ma durante l’intervista abbiamo inteso che, oltre agli investimenti in R&D piuttosto che in sistemi produttivi, molto contano il coinvolgimento e la passione sia dei collaboratori interni sia dei fornitori - ad esempio quelli di cuscinetti, che molto fanno in questi organi di trasmissione - affinché all’unisono contribuiscano a un successo che, ben lungi dalla retorica, qui è fatto principalmente dalle persone. Coinvolgimento e passione che sono un continuum… generazione dopo generazione!

Alessandro ed Elio Zambello vicini a uno dei riduttori esposti presso lo stand dell’azienda all’esposizione internazionale Plast 2018

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uel ramo del lago di Como...” recita un incipit che non è un azzardo annoverare tra quelli più famosi e conosciuti della letteratura mondiale di tutti i tempi, perché una volta letto non si dimentica più grazie alla sua semplicità, alla sua musicalità e alla sua precisione, le vere artefici della sua riconoscibilità, che introducono alla profondità e all’universalità di quel capolavoro che è “I Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni. E che noi, senza dilungarci oltre, ci permettiamo di prendere a prestito per i nostri scopi divulgativi di rivista tecnica, dato che è proprio sulle sponde del ramo manzoniano del lago di Como che sorge Valmadrera, Comune in provincia di Lecco, dove ha sede Dafa Italia e dove abbiamo incontrato il suo amministratore delegato, Antonio Campi, e la sua responsabile marketing e comunicazione, Anna Urgnani. Dafa Italia è una società anagraficamente giova-

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ne, essendo nata di fatto nel 2015, ma che può contare su un’esperienza che, invece, è pluridecennale, quella dell’attuale proprietà danese Dafa, che affonda le sue radici negli Anni Trenta del secolo scorso, e quella del fondatore di Siglo, Antonio Campi, appunto, imprenditore di lungo corso nel panorama industriale italiano, sulle cui fondamenta è stata creata. Siglo, nata nel 2015, viene infatti acquisita da Dafa nel 2016; operazione che si conclude nel 2017, quando dal primo luglio di quell’anno si trasforma in Dafa Italia, mentre Siglo Sealing Solutions rimane il marchio commerciale per le attività “liquide” del gruppo.

UNA MISSIONE BEN PRECISA Il campo di attività dell’azienda lecchese è quello di sviluppo, produzione e vendita di tecnologie per la guarnizionatura, l’incollaggio e la resinatura FIPFG, acronimo di Formed In Place

La mission di Dafa Italia trova sbocco naturale, in particolare, in quelle applicazioni appartenenti al cosiddetto settore del liquido, ossia delle tecnologie FIPFG

Foam Gasket, ossia la realizzazione sul posto di guarnizioni in materiale espanso. Tecnologie che trovano applicazione nei più diversi ambiti industriali, dall’auto all’illuminotecnica, dagli armadi elettrici all’imballaggio, dagli elettrodomestici all’elettronica, dall’eolico all’edilizia. Nell’ambito del gruppo danese di appartenenza,

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AUSILIARI E COMPONENTI

Dafa Italia ha il compito di promuovere i prodotti a marchio Siglo Sealing Solutions a livello internazionale e di distribuire quelli della casa madre a livello nazionale. La mission di Dafa Italia trova sbocco naturale, in particolare, in quelle applicazioni appartenenti al cosiddetto settore del liquido, ossia delle tecnologie FIPFG, per realizzare soluzioni che partono appunto da materiali in forma liquida (diversamente dal settore del solido, che afferisce alle soluzioni che partono da semilavorati in forma di blocchi o lastre), sebbene l’azienda abbia anche una divisione dedicata alla commercializzazione e alla vendita delle tecnologie “solide” fornite dai vari stabilimenti del Gruppo Dafa. Questa complementarietà rappresenta uno dei motivi vincenti che hanno convinto Dafa e Siglo a unirsi e creare Dafa Italia, dando vita a un fornitore unico in grado di offrire tecnologie sia per il liquido sia per il solido. “La possibilità che abbiamo di proporre entrambe le tecnologie offre ai clienti la certezza di trovare la soluzione migliore per l’applicazione da realizzare e, per quanto ne sappiamo, è unica nel suo genere a livello globale”, precisa Campi al riguardo. Una recente applicazione sviluppata per l’industria automobilistica - uno spoiler posteriore può essere presa come esempio della summa di tutto quello che Dafa è in grado di offrire. Tale componente, infatti, richiede un incollaggio strutturale tra le cosiddette terza e quarta parete, guarnizioni solide e guarnizioni liquide per la tenuta ermetica e per l’appoggio sulla carrozzeria. Queste lavorazioni vengono realizzate vantaggiosamente dai Tier 1 proprio rivolgendosi a un unico fornitore.

TECNOLOGIA, MATERIALI E KNOW-HOW Per la lavorazione dei liquidi, il costruttore propone una tecnologia con miscelazione dinamica, supportando il trasformatore con quella che

Chi è Dafa

“La via danese alla felicità”

La sede di Dafa, in Danimarca

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Campi definisce “la chimica”, vale a dire i materiali, in genere a base poliuretanica o siliconica, con cui vengono prodotte le guarnizioni o realizzati gli incollaggi a due componenti. Naturalmente Dafa Italia fornisce anche test, Alcuni esempi prototipazione e traidi prodotti Dafa ning, così come assistenza e ricambistica, rispettivamente a monte e a valle dell’applicazione. “Il valore aggiunto che Dafa Italia è in grado di mettere in campo è rappresentato dalla possibilità di fornire tutto questo anche sul fronte delle guarnizioni solide. Un servizio a 360° che, di fatto, non possiede nessun concorrente del settore”, precisa Antonio Campi al riguardo. Tra i settori di sbocco più importanti per i prodotti dell’azienda, Anna Urgnani indica quelli dell’auto, dell’illuminotecnica, dell’imballaggio e dell’elettrotecnica. A tutto ciò va aggiunta “l’attività svolta in conto lavoro”, come la definisce Campi, che non soltanto completa il servizio al cliente, ma rappresenta un importante momento che permette al costruttore di acquisire know-how, di sottoporre a continui test le proprie macchine e di aggiornarle tecnologicamente e applicativamente, commessa dopo commessa. Quasi tutte le forniture, infatti, prevedono che Dafa Italia realizzi al proprio interno delle preserie di alcune migliaia, o decine di migliaia, di articoli prima di concepire l’impianto definitivo che verrà installato presso lo stabilimento del cliente. Si tratta di una sorta di startup produttiva attraverso cui il costruttore non solo verifica “sul campo” l’operatività di ogni È questo il sottotitolo di un libro pubblicato in Italia un paio di anni fa ed è quello che, probabilmente, devono aver pensato Dafa e Siglo nel momento della fusione; operazione che, di fatto, ha permesso a entrambe le aziende di crescere in termini sia di offerta tecnologica sia di presenza internazionale e da cui, come abbiamo visto, è nata Dafa Italia. Dafa è un’azienda danese, appunto, con sede ad Aarhus, fondata nel 1939 da Borge Norby e ancora oggi a conduzione famigliare, ma allo stesso tempo di stampo multinazionale, con filiali e stabilimenti produttivi in tutto il mondo. L’attività iniziale di fabbricazione e assemblaggio di strisce di tenuta in bronzo si è nel tempo

L’amministratore delegato di Dafa Italia, Antonio Campi (al centro della foto) al lavoro su un recente progetto

sua singola soluzione tecnologica in relazione a ciascuna specifica applicazione, ma acquisisce anche informazioni dettagliate su queste ultime che, di fatto, lo mettono nelle condizioni di poter assistere fattivamente il cliente nel caso in cui il processo richieda dei miglioramenti. Startup di processo che rappresenta la migliore referenza di sé che il costruttore possa offrire ai clienti, i quali fin da subito hanno così un riscontro sull’effettivo funzionamento delle tecnologie e dei materiali acquistati e del risultato che questi permetteranno di ottenere in termini produttivi. evoluta nella realizzazione di complessi articoli in materiale espanso, così come di prodotti standard di largo consumo, in gomma e in plastica, e nella realizzazione di sistemi di guarnizionatura, incollaggio e resinatura FIPFG, quali guarnizioni, strisce sigillanti e isolanti acustici e antivibrazioni per i principali settori dell’industria moderna. Attraverso l’apertura e l’acquisizione di filiali all’estero, il gruppo attualmente conta oltre 350 dipendenti in tre continenti, con stabilimenti produttivi in Danimarca, Italia, Polonia e Cina. La sua missione è quella di proporre tecnologie e prodotti duraturi per sigillare, assorbire e proteggere, offrendo un valore aggiunto a tutti i suoi partner.

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AUSILIARI E COMPONENTI NEWS TECNOLOGIE PER IL RICICLO

Valorizzazione di scarti e rifiuti La partecipazione di Vecoplan all’ultima edizione di Ecomondo (Rimini, 6-9 novembre) si è concentrata sulla valorizzazione energetica dei rifiuti. L’azienda è uno dei principali fornitori di tecnologie per il riciclo e il trattamento dei rifiuti e di sistemi di trasporto e stoccaggio. Tra i prodotti presentati in fiera figuravano i suoi potenti trituratori ad alta efficienza energetica, in grado di processare in modo efficace diversi scarti post consumo e industriali, tessuti, fibre ecc., che, anche nei casi in cui il materiale in ingresso risulta difficile da trattare, consentono di ottenere sempre un prodotto in uscita di alta qualità e costante. L’azienda è in grado di realizzare installazioni per lo stoccaggio, il dosaggio, il trasporto e il trattamento meccanico di diversi materiali, al fine di ottenere un prodotto finale esente da corpi estranei e impurità. Tra le recenti soluzioni sviluppate dal costruttore rientra il sistema combinato trituratore-granulatore a lame VD 1100, che tritura il materiale in ingresso in due fasi, producendo un rigranulato che può essere reintrodotto direttamente nel ciclo di trasformazione. Presentato anche a Plast 2018, questo impianto, frutto della collaborazione con l’azienda tedesca Heinrich Dreher, è in grado di triturare, per esempio: agglomerati, frammenti o elementi di grandi dimensioni, come taniche e fusti IBC. Alla fiera milanese, Vecoplan aveva presentato anche la serie V-ECO per triturare in maniera efficiente materiali plastici molto diversi tra loro, quali, per esempio, pellicole, teli, fibre ecc. Questi impianti presentano sul fondo uno sportello con apertura idraulica a rotazione e un setaccio che può ruotare verso il basso, i quali facilitano l’accesso al rotore negli interventi di manutenzione. In questo modo è possibile rimuovere istantaneamente i materiali estranei, così come girare o sostituire le contro-lame, oppure modificare la configurazione della macchina, per esempio cambiando la foratura del setaccio al variare del materiale in ingresso. Inoltre, grazie alla struttura inclinata del fondo della macchina e alla valvola regolabile in continuo, il flusso del materiale non subisce interruzioni.

Con i sistemi V-ECO è possibile triturare in maniera efficiente materiali plastici molto diversi tra loro

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Nuova gamma a cuore aperto

Granulatori per recuperare scarti da termoformatura La nuova gamma di granulatori ThermoPRO, lanciata da Rapid Granulator a Plast 2018, è progettata specificamente per il trattamento degli scarti provenienti dalle linee per la termoformatura. Tali granulatori, di cui in fiera è stato esposto il modello ThermoPRO 400-90, per la granulazione di bobine fino a 900 mm di larghezza, si basano sul design “Open Heart” di Rapid e sono disponibili in varie larghezze standard da 600 a 1500 mm. Le macchine ThermoPRO combinano caratteristiche già collaudate su altri granulatori Rapid - azione di taglio a doppia forbice, design Open Heart per cambi di produzione rapidi e facilità di manutenzione, struttura di base in materiale composito per elevata stabilità e bassa rumorosità - ma presentano elementi di novità studiati su misura per rendere le operazioni più facili e più convenienti. La serie ThermoPRO è stata progettata per funzionare 24 ore su 24. Con le operazioni di termoformatura il funzionamento del granulatore è continuo e l’alimentazione costante del materiale nel granulatore è fondamentale. I nuovi granulatori hanno un’alimentazione a rulli integrata che è stata progettata da zero, in quanto la granulazione è un passo fondamentale nel processo di produzione totale. L’accesso dell’operatore è un altro fattore vitale. Per questo è stato adottato il concetto ingegneristico a cuore aperto, inizialmente sviluppato per le serie 300, 400, 500 e 600 e adesso ripreso anche sui ThermoPRO. La costruzione modulare è stata fondamentale per il concetto generale di ThermoPRO, al fine di rendere possibile la creazione di configurazioni compatibili con tutte le numerose marche di apparecchiature per la termoformatura attualmente presenti sul mercato. Alcune macchine spingono gli scheletri di scarto verso l’alto, altre verso il basso, altre ancora lateralmente e, quindi, la soluzione doveva essere in grado di

Modello ThermoPRO 400 a “cuore aperto”

adattarsi alle varie situazioni possibili. La macchina, inoltre, è stata resa più compatta, dal momento che spesso le linee di termoformatura operano in spazi molto ristretti. Diverse funzioni speciali dovrebbero rendere i granulatori ThermoPRO particolarmente interessanti per i termoformatori. Risalta la compattezza dell’alimentazione del rotolo e della barra del ballerino integrate, che consentono allo scheletro di scarto di essere trascinato nella macchina, che funziona in continuo, in sincronia con la linea di produzione, che opera in modo discontinuo. L’avanzamento del rullo è dotato di controllo pneumatico della pressione, che gli consente di adattarsi allo spessore del materiale in entrata. ThermoPRO utilizza un’alimentazione a rulli per impieghi gravosi, consentendo una gestione degli scarti esente da problemi e offrendo la possibilità di introdurre nel granulatore più scheletri allo stesso tempo. Anche con ThermoPRO è disponibile a richiesta il sistema insonorizzante modulare Super Sound Proof. L’assorbimento di alta qualità del rumore risulta molto importante e il sistema deve consentire la facile pulizia e manutenzione della custodia insonorizzante. MACPLAS n. 367 - Ottobre/Novembre 2018

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Per una maggiore efficienza produttiva

Cilindri e viti di alta gamma Dal 1992, Superior Machinery è uno dei principali costruttori di cilindri e viti di alta gamma per attrezzature e macchinari per la lavorazione della plastica, fornendo soluzioni professionali e personalizzate ai trasformatori di tutto il mondo. Certificata ISO 9000, la società ha sede a Zhoushan (Cina), dove lo stabilimento di 10 mila metri quadri è dotato di attrezzature di precisione all’avanguardia per la produzione di viti e cilindri di alta gamma basati sulla resistenza all’abrasione, alla corrosione, all’alta pressione, all’elevata velocità d’estrusione e adatti a diversi tipi di materiale, quali quelli privi di alogenati, ceramica, leghe di polvere, magnetici, altamente corrosivi, ad alta temperatura, termoindurenti, liquidi, ad alta abrasione e molti altri. Grazie a un team internazionale composto da professionisti (cinesi ed europei) con una lunga esperienza e una profonda conoscenza dei processi, il dipartimento ricerca e sviluppo dell’azienda è in grado di proporre le soluzioni più adatte per diverse applicazioni e assistere i trasformatori in modo da ottimizzare i costi e migliorare l’efficienza produttiva. Superior Machinery è da sempre all’avanguardia nella ricerca e sviluppo tecnologico ed è uno dei principali costruttori di cilindri in lega di ferro. Nel 2009 ha adottato una tecnologia avanzata di sinterizzazione con vuo-

to e ha sviluppato con successo cilindri in lega di nichel e viti con rivestimento nella medesima lega di nichel. Grazie alle competenze tecniche e al servizio di alta qualità fornito, Superior Machinery è diventata un punto di riferimento nel mercato internazionale, godendo della fiducia di trasformatori in tutto il mondo. La società ha recentemente aggiornato la propria immagine, lanciando un nuovo sito web e un nuovo logo aziendale, mentre, per soddisfare le esigenze di numerosi trasformatori europei, aprirà presto una filiale commerciale e di assistenza a Milano. Connettori IT, ricambi auto, prodotti ottici, ingranaggi di precisione e settori industriali speciali rappresentano i campi applicativi principali dei prodotti di Superior Machinery. In base alle caratteristiche fisiche dei diversi materiali e ai requisiti del prodotto, il reparto tecnico dell’azienda assiste i trasformatori sui prodotti più adatti a ciascuna specifica applicazione. Al fine di soddisfare le esigenze di alta qualità dei trasformatori, le materie prime impiegate per la produzione di viti e cilindri sono importate dagli Stati Uniti, dalla Germania, dall’Austria, dalla Svezia, dalla

Da oltre 25 anni Superior Machinery produce viti e cilindri d’alta gamma per macchine e attrezzature per la lavorazione delle materie plastiche

Svizzera e dal Giappone. La gamma di prodotti di Superior Machinery per l’industria delle materie plastiche e della gomma include: cilindri bimetallici; viti completamente temprate; viti e cilindri per la lavorazione della gomma; viti singole e cilindri per estrusori; viti e cilindri paralleli (controrotanti e corotanti); viti e cilindri gemellati conici (controrotanti e corotanti). Sempre per soddisfare le diverse esigenze dei trasformatori, Superior Machinery è in grado di applicare alle proprie viti differenti trattamenti superficiali, utilizzando tecnologie quali il rivestimento PVD, la spruzzatura a fiamma supersonica (HVOF), la tecnologia PST con titanio e il trattamento termico tradizionale in bagno di sali.

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TECNOLOGIE STRAORDINARIE PER LA PLASTICA DI OGGI

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AUSILIARI E COMPONENTI NEWS Cyklop sceglie Nordson

Produrre di più e ridurre gli sprechi con un nuovo cambiafiltri Un sistema di filtrazione avanzato del polimero fuso, messo a punto da Nordson Corporation, ha consentito a Cyklop, azienda tedesca produttrice di sistemi per l’imballaggio industriale, di aumentare la produttività e di ridurre i tempi morti e lo spreco di materiale nella produzione di nastri adesivi partendo da scaglie di bottiglie in PET post consumo. Nello stabilimento di Colonia, Cyklop ha sostituito un vecchio cambiafiltri ad azionamento idraulico in controcorrente con il sistema BKG HiCon V-Type 3G, recentemente immesso sul mercato. Il nuovo cambiafiltri riduce i costi di esercizio, poiché richiede il 30% in meno di controflusso e una frequenza di sostituzione inferiore del 40%. Utilizzato in una linea di produzione con una capacità oraria di 450-550 kg, il sistema mantiene costanti la portata e la pressione del polimero fuso, garantendo una qualità del prodotto uniforme. “Il cambiafiltri BKG HiCon V-Type 3G richiede meno manutenzione e una minore supervisione da parte dell’operatore rispetto al vecchio sistema Nordson e ai dispositivi in controcorrente della concorrenza. Inoltre, il maggiore rendimento del cambiafiltri V-Type 3G comporta una riduzione dei controflussi e degli sprechi di materiale. Il sistema è particolarmente valido in presenza di picchi di contaminazione, dal momento che la superficie di filtrazione viene rigenerata in modo decisamente efficace e in un breve lasso di tempo”, ha dichiarato il responsabile di stabilimento Bernd Causemann.

Gamma completa di prodotto

Filtrazione per tutti Specializzata nella realizzazione di sistemi di filtrazione, FM Filter Monza opera nei settori del trasporto pneumatico, dell’aspirazione di

polveri, dei compressori e delle pompe per il vuoto. La sua offerta include filtri per aria, polveri e olio, filtri per la separazione dell’olio, filtri

Il cambiafiltri BKG HiCon V-Type 3G su una linea d’estrusione di Cyklop

Nel cambiafiltri BKG HiCon V-Type 3G il flusso del polimero fuso proveniente dall’estrusore viene suddiviso sul lato d’ingresso e fatto confluire nelle quattro cavità filtranti disposte su due pistoni portafiltro, con filtri in ognuna delle cavità. Ogni coppia di cavità filtrante è posizionata in modo tale da poter filtrare i rispettivi flussi di materiale, fino a quando il pistone esclude una delle cavità, per eliminare, in controcorrente, il deposito di sporco. Nel funzionamento normale il polimero scorre attraverso tutte e quattro le cavità. Mentre uno dei filtri nelle cavità viene sostituito o lavato, gli altri tre - vale a dire il 75% del sistema - restano in funzione, evitando di interrompere il processo. Il controflusso è automatizzato. Oltre ai due pistoni portafiltro, vi è un unico pistone volumetrico ad azionamento idraulico che funziona durante il controlavaggio. Quando il differenziale di pressione nel cambiafiltri raggiunge un livello prestabilito dovuto al deposito di sporco, viene avviata automaticamente la sequenza di controflusso per tutte le cavità. Per ogni cavità si attiva il pistone volumetrico, creando un piccolo polmone di polimero fuso filtrato. Questo materiale viene poi compresso idraulicamente e spinto nella direzione opposta attraverso il filtro, scrostando così tutto lo sporco nelle reti ed eliminandolo dal sistema. Questa sequenza viene effettuata per ogni cavità, in successione. “Rispetto al vecchio sistema V-Type, l’altezza del nuovo cambiafiltri è stata ridotta del 30%, il che consente una minore altezza di estrusione. Inoltre, per il controlavaggio, viene utilizzato un unico pistone di mandata, anziché uno per ogni cavità portafiltro e la tubazione oleodinamica è stata ottimizzata”, ha specificato Christian Schroeder, responsabile globale dei prodotti BKG per il dosaggio dei polimeri fusi.

coalescenti, separatori e altri filtri per applicazioni industriali. La struttura dei filtri proposti è realizzata con materiali filtranti che impiegano le più recenti tecnologie, al fine di offrire un prodotto con caratteristiche mirate all’impiego, assicurando eccellenti capacità di trattenimento e separazione. Tali materiali filtranti utilizzano carte resinate filtranti, poliesteri, poliesteri accoppiati con meltblown e microfibre accoppiate. In altri casi vengono utilizzati prodotti igroscopici, oleofobici, in PTFE o che hanno subito trattamenti di nanofiltra-

zione o di alluminazione. Per gli impieghi dove è richiesta una resistenza termica o meccanica elevata, o a contatto con acqua o solventi, invece, vengono utilizzate tele in acciaio inossidabile. L’esperienza acquisita nel campo dei filtri e delle loro applicazioni fa sì che gli utilizzatori, operanti prevalentemente in Europa, si rivolgano direttamente al costruttore per il ricambio dei filtri durante le operazioni di manutenzione degli impianti, così come per risolvere le problematiche legate alla filtrazione/separazione nei prodotti che realizzano.

La gamma di prodotto di FM Filter Monza include filtri per aria, polveri e olio, filtri coalescenti, separatori e altri filtri per svariate applicazioni industriali

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Il Gruppo Piovan a Friedrichshafen

Filtrazione per applicazioni impegnative

Fori da 60 micron per il riciclo di PET Azienda parte del gruppo Maag, Ettlinger ha presentato a Fakuma 2018 le sue soluzioni per la filtrazione di materie plastiche, con particolare attenzione al modello ECO, che trova impiego nella rimozione di alluminio, carta, silicone o particelle di PVC durante la rigenerazione del PET da bottiglie post consumo. A fronte del forte incremento nell’utilizzo di PET da scaglie di bottiglie post consumo rispetto al materiale vergine, che rende più che mai essenziale disporre di sistemi che garantiscano la massima qualità dei prodotti finali, è stato sviluppato un nuovo filtro con fori da 60 micron. I filtri ECO sono in grado di gestire materiali contenenti fino all’1,5% di inquinanti e raggiungono portate da 1000 a 3000 kg all’ora. Le loro applicazioni tipiche comprendono la produzione di nastri, film, foglie, lastre per imballaggio in PET, così come la produzione di fibre e il riciclo di bottiglie post consumo in PET. Proprio in quest’ultimo campo, il nuovo filtro con fori da 60 micron è particolarmente indicato a soddisfare gli elevati standard qualitativi del riciclo bottle-to-bottle. Rappresenta anche un prodotto economicamente vantaggioso, che consente di filtrare i cosiddetti fini, generati in grande quantità come prodotto secondario nel riciclo delle bottiglie in PET. I filtri ECO, inoltre, possono essere integrati direttamente nelle linee di termofor-

matura del PET, contribuendo al decisivo miglioramento dei costi di produzione. I filtri in continuo ECO ed ERF si basano concettualmente sullo stesso principio di funzionamento: l’elemento centrale è costituito da un filtro cilindrico con milioni di fori conici, azionato da un servomotore. Durante la rotazione del filtro il materiale penetra dall’esterno verso l’interno, mentre a ogni rotazione un raschiatore asporta le impurità che si depositano sulla superficie del cilindro. Gel, agglomerati e puntinature vengono separati dal materiale vergine e la prolungata durata in esercizio del filtro evita che il materiale venga a contatto con l’atmosfera e si ossidi. Inoltre, grazie a uno speciale principio di scarico degli inquinanti, i filtri ECO assicurano tra le più basse perdite di massa fusa, a vantaggio di ridotti costi di esercizio e rapidi ritorni degli investimenti. Diversamente dai filtri ECO, dedicati in particolar modo a materiali come il PET e la PA, i modelli ERF trovano impiego soprattutto nel settore della rigenerazione di poliolefine e polistirene, copolimeri stirenici, TPE e TPU, con un livello di contaminazione fino al 18%. Tra le loro applicazioni tipiche troviamo la rigenerazione di materiali post consumo, il riciclo di componenti auto, frigoriferi e rifiuti elettronici. I filtri ERF sono disponibili in tre taglie con portate fino a 6000 kg all’ora.

La principale novità presentata da Ettlinger a Fakuma riguardava la filtrazione a 60 micron, disponibile adesso sulla serie ECO, che costituisce il presupposto ideale per l’impiego del 100% di scaglie in PET da bottiglie post consumo nella produzione di film da termoformatura, reggette e fibra

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Sul lago di Costanza con tre marchi

Una partecipazione in grande spolvero per il Gruppo Piovan a Fakuma 2018, con prodotti a marchio Piovan, Aquatech ed FDM

All’esposizione Fakuma 2018 il Gruppo Piovan si è presentato con i propri marchi Piovan, Aquatech ed FDM. Mentre Piovan ed FDM sono specializzati in sistemi di trattamento dei materiali e soluzioni avanzate per la trasformazione delle materie plastiche (quelle di FDM dedicate specificamente al processo di estrusione), Aquatech è attiva nelle tecnologie di raffreddamento industriale e di controllo della temperatura. Per il costruttore veneto, la fiera di Friedrichshafen ha rappresentato l’occasione per presentare Easytherm di Aquatech: la nuova linea di controllo della temperatura, pronta per l’Industria 4.0 grazie al protocollo OPC-UA integrato, che comprende una gamma di prodotti versatili e affidabili per la gestione intelligente dei consumi. Sempre di Aquatech è Flexcool, il sistema che consente la massima efficienza e flessibilità di applicazione nei processi di stampaggio, il cui nucleo è il termochiller DigitempEvo. Dal canto suo, Piovan ha presentato i software di supervisione Winenergy e Winfactory 4.0 in versione demo, su monitor touchscreen. Winenergy è il sistema di monitoraggio e analisi del consumo di energia formato da un software proprietario collegato a una serie di dispositivi di misurazione, che acquisiscono dati su una varietà di parametri fisici tra cui potenza, elettricità, energia termica e temperatura. Può essere installato da solo o in combinazione con Winfactory 4.0, per massimizzare il controllo e l’efficienza dell’impianto. Come soluzione per il trasporto completamente automatico del materiale alle macchine di processo, è stato presentato il modello EL20 della linea Easylink+, caratterizzata da un sistema di pulizia dei tubi all’avanguardia, che garantisce l’assenza di contaminazione tra materiali. Easylink+ viene proposto in funzione insieme al dryer autoadattativo della serie Modula e ai ricevitori per granuli Pureflo senza filtro. Inoltre, per la prima volta a Fakuma, è stato esposto il dosatore gravimetrico a batch Quantum E con controllo in continuo dell’estrusione, nella versione con pannello touchscreen da 15 pollici. Un granulatore di grandi dimensioni completava l’esposizione dei prodotti a marchio Piovan. FDM, infine, ha presentato un sistema di dosaggio gravimetrico della serie GDS, con controllo Siemens, progettato per il trattamento di granuli, scaglie, rimacinato, additivi e polveri.

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MISURA E CONTROLLO

INTERVISTA A EBERHARD KLOTZ, FESTO

BENVENUTI NELLA PRODUZIONE DEL FUTURO IL DIRETTORE GENERALE DELLA SOCIETÀ DI ANALISI IOT ANALYTICS, KNUD LASSE LUETH, HA RECENTEMENTE INTERVISTATO EBERHARD KLOTZ, RESPONSABILE DELLA CAMPAGNA INDUSTRY4.0 IN FESTO, PER RACCOGLIERE STORIE DI SUCCESSO, MA ANCHE OSTACOLI, CRITICITÀ E FATTORI DI SUCCESSO NELL’INDUSTRIA 4.0

KNUD LASSE LUETH: INDUSTRY 4.0 È UN TEMA DI GRANDISSIMA ATTUALITÀ, SPESSO CITATO INSIEME A SMART FACTORY, IOT E DIGITALIZZAZIONE. SONO LA STESSA COSA OPPURE C’È UNA DIFFERENZA TRA QUESTI CONCETTI? Eberhard Klotz: “L’Industria 4.0 rappresenta per Festo il processo attraverso il quale si arriverà alla produzione del futuro. La nostra azienda ha una visione olistica dei cambiamenti nel mondo produttivo, considerando diverse pro-

Il direttore generale della società d’analisi IoT Analytics, Knud Lasse Lueth

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spettive e altri punti chiave oltre alla tecnologia, come l’interazione uomo-macchina e la necessità di formazione e qualificazione di specialisti, giovani e non più giovani, in tutto il mondo. Il concetto di Industria 4.0 comprende diverse attività e descrive un cambiamento che imporrà nuove esigenze ai sistemi di produzione, alle macchine e alle persone in molti settori. Questo cambiamento comporta un viaggio digitale da parte dei clienti, partendo dalla prima presa di contatto attraverso i motori di ricerca, alle funzioni di selezione e dimensionamento dei prodotti online, ai software di simulazione e al completo processo digitale, fino ad arrivare alla macchina o alla linea di assemblaggio, in altre parole, alla smart factory, ovvero la fabbrica intelligente. I prodotti realizzati secondo gli standard dell’Industria 4.0 generano una rappresentazione digitale, un cosiddetto gemello od ombra digitale. Questa replica digitale permette agli utenti di accedere ai dati rilevanti del prodotto, garantendo massima qualità e stabilità nella produzione. Permette inoltre ai fornitori di integrare più facilmente l’offerta di servizi come manutenzione predittiva e ottimizzazione del ciclo di vita,

migliorando anche il grado di efficienza globale dell’impianto (OEE). L’Industria 4.0 è la combinazione di Internet of Things (IoT) e della digitalizzazione di prodotti e servizi. In sostanza, un mondo connesso porta a un futuro più efficace ed efficiente”.

KLL: PER MOLTE PERSONE L’INDUSTRIA 4.0 È UNO STRUMENTO PER DARE MAGGIORE FLESSIBILITÀ ALLA PRODUZIONE VERSO DIMENSIONI DI LOTTO PARI A 1, MA COSA SUCCEDE NELLA PRODUZIONE DI SERIE? EK: “Ha ragione: numerose industrie utilizzano queste nuove tecnologie e opportunità per ottenere un maggior grado di customizzazione sui piccoli lotti, cosa che tra l’altro alcuni settori industriali fanno già da 30-40 anni. Ma l’Industria 4.0 è uno strumento importante anche per aumentare l’efficienza nella produzione in serie. Conosco tantissime società che migliorano i propri livelli di produzione ottimizzando l’utilizzo d’energia, puntando sull’efficienza degli impianti e utilizzando l’analisi dei big data per prevedere le esigenze attuali e future dei propri clienti”. MACPLAS n. 367 - Ottobre/Novembre 2018

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Una moderna linea di assemblaggio Industry 4.0, in cui l’analisi dei big data ha permesso di migliorare le performance del 15%

KLL: CHI SONO I PRINCIPALI PROMOTORI DELL’INDUSTRIA 4.0 NELLA SUA AZIENDA? EK: “Festo ha avviato la quarta rivoluzione industriale con strutture organizzative flessibili, facili da apprendere e adottare, ispirate e guidate dal nostro CTO (Chief Technical Officer). Inizialmente, nel 2010, la nostra casa madre in Germania ha dato l’impulso all’innovazione attraverso attività di sviluppo di nuovi prodotti, R&D, produzione, strutture IT e qualificazione dei collaboratori con Festo Didactic. Le nostre attuali iniziative comprendono attività organizzative come la chiara definizione di ruoli e responsabilità, come vendite, HR, IT, logistica o acquisti e rivedendo la nostra struttura organizzativa per creare due nuove business unit: Electric automation e Digitalizzazione. Queste due unità, come pure il nostro reparto IT interno, sono gli elementi trainanti. A queste si aggiunge la nostra divisione Festo Didactic, che sta registrando uno straordinario successo con l’offerta di fabbriche cyber-fisiche didattiche a scuole e università, principalmente in Europa”.

KLL: L’ANNO SCORSO IN IOT NOW, NELL’AMBITO DELLE VOSTRE ATTIVITÀ DI RICERCA, AVETE ELABORATO INIZIATIVE PER L’INDUSTRIA 4.0 E PER RENDERE PIÙ FLESSIBILI I VOSTRI STABILIMENTI. COME SI È EVOLUTO QUESTO QUADRO, CONSIDERANDO I CONSISTENTI INVESTIMENTI PER LO STABILIMENTO TECNOLOGICO DI SCHARNHAUSEN? EK: “L’anno scorso, nello stabilimento di Scharnhausen, in Germania, Festo ha implementato numerose nuove tecnologie. Adesso stiamo introducendo alcune di quelle più efficaci in altri stabilimenti all’estero, perché prevediamo uno scenario di payback molto promettente. Mi permetta di citare due tra i miei esempi preferiti. Il primo è un progetto di analisi dati che migliora le prestazioni delle macchine, evidenziando eventuali punti deboli e riducendo i tempi di ciclo fino al 15%. Il setup richiede una tecnica abbastan-

za sofisticata: abbiamo una linea di assemblaggio estesa, progettata per realizzare produzioni in serie, ma anche lotti di un solo pezzo. Gli attuali clienti richiedono lotti da 200 a 2000 pezzi. Il volume di produzione annuo si aggira intorno a 1,2 milioni di pezzi, con un tempo ciclo di 13 secondi. Da un punto di vista tecnico questa linea di assemblaggio è costituita da sottosistemi meccatronici in tutte le celle delle macchine, azionati da sistemi di controllo decentralizzati. I dati per il funzionamento e la manutenzione della linea sono forniti in un formato digitale unificato e condivisi con tutte le stazioni di collaudo e con i sistemi di qualità. I dati rilevanti per il funzionamento delle macchine vengono elaborati localmente in tempo reale. I dati in arrivo dalla linea, complessivamente 400 indirizzi IP, vengono raccolti, condensati e trasmessi via OPC-UA (Open Platform Communications - Unified Architecture) per supportare il controllo di movimento, oppure a scopo d’analisi su PC o nel cloud. Il cambio di batch viene effettuato dal programma SAP ME/ Order Management, ma all’interno della macchina un tag RFID (Radio Frequency Identification), montato su ogni pezzo, attiva tutti i parametri e le ricette per ogni stazione. Grazie alla trasparenza dei dati con questo setup, abbiamo potuto realizzare analisi dettagliate dei dati in grado di identificare alcuni schemi comuni ed eventuali criticità. Abbiamo quindi sviluppato una soluzione che potesse risolvere tali criticità, riducendo così il tempo di ciclo della macchina del 15%, da 13 a 11 secondi. Inoltre, abbiamo apportato alcune modifiche sulle celle di prova e sulle loro procedure. I pezzi, per esempio, attivano la cella in anticipo, risparmiando così tempo per avviare il routing di prova e i suoi connettori. Altri punti di criticità hanno richiesto una CPU più potente. Senza trasparenza dei dati, una simile ottimizzazione non sarebbe stata possibile. Bisogna sottolineare che questo caso può sembrare straordinario per alcuni, eccezionalmente buono e di successo, e sicuramente lo è, dato che l’investimento si è ripagato in meno di un anno. Ma anche altre situazioni, con effetti molto inferiori e un payback in due, tre, o anche cinque anni, per tante imprese potrebbero essere comunque molto apprezzabili”.

KLL: E RIGUARDO ALL’ALTRO ESEMPIO? ANCHE IN QUESTO CASO IL PAYBACK È STATO INFERIORE A UN ANNO?

Smartenance è un software di gestione della manutenzione sviluppato da Festo per i supervisori di produzione e gli addetti agli impianti di tutto il mondo MACPLAS n. 367 - Ottobre/Novembre 2018

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EK: “Il secondo esempio che mi piacerebbe condividere riguarda il nostro sistema di manutenzione mobile. Ogni addetto alla manutenzione del nostro stabilimento tecnologico di Scharnhausen è dotato di tablet in cui sono memorizzati interventi periodici di manutenzione,

Eberhard Klotz, responsabile della campagna Industry4.0 in Festo

manuali e istruzioni di riparazione di tutte le macchine, compresi 15 anni di dati storici di manutenzione in forma digitale. I tablet si collegano a ogni macchina e ai sistemi di Enterprise Resource Planning (ERP) e Manufacturing Execution Systems (MES). Sono disponibili anche funzioni base come email o chat. Il tablet permette ai tecnici la comunicazione istantanea e diretta con un collega/esperto, occupato su un’altra macchina. Ad oggi è possibile effettuare la manutenzione di oltre 200 macchine con questa tecnologia. Abbiamo notato subito che, non dovendo rientrare tutte le volte all’ufficio manutenzione centrale, i tecnici migliorano il livello di produttività. Un altro effetto riguarda la riduzione significativa del tempo di riparazione macchina e la disponibilità istantanea delle informazioni. Grazie a questa tecnologia, abbiamo raggiunto una crescita di oltre il 30% per dimensione di stabilimento e volume delle macchine, senza modificare la dimensione del team. Tutto ciò ha permesso di aumentare sensibilmente l’OEE e di ottenere un sensazionale payback in meno di 6 mesi. In un secondo tempo si aggiungeranno altre caratteristiche: un sensore, collegato a un’unità di valvole CPX/MPA Festo, converte direttamente i messaggi di errore in un task, nella lista dei task. Il sistema provvede automaticamente a riordinare il pezzo difettoso, dopo averne verificato due volte la giacenza in magazzino. Sulla base di queste esperienze abbiamo sviluppato “Smartenance”, un software di gestio-

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MISURA E CONTROLLO System configuration and integration - La nuova piattaforma d’automazione Festo risponde ai requisiti dell’Industria 4.0 integrandosi in ambienti host esistenti

ne della manutenzione per supervisori di produzione e addetti agli impianti di tutto il mondo. Smartenance combina le esperienze raccolte nei nostri stabilimenti e permette una manutenzione senza supporto cartaceo, con chiara schedulazione e valutazione degli interventi di manutenzione richiesti”.

KLL: QUESTA È UNA GRANDE STORIA D’INNOVAZIONE PER UN PRODOTTO. MA PARLIAMO ANCHE DEI PRODOTTI TRADIZIONALI. VI DEFINITE LEADER IN TERMINI D’INNOVAZIONE NEL SETTORE DELL’AUTOMAZIONE. IN QUALE MODO RENDETE INNOVATIVI I PRODOTTI D’AUTOMAZIONE GIÀ ESISTENTI? EK: “Festo fornisce una grande quantità di prodotti tecnici per l’automazione necessari per la quarta rivoluzione industriale. Questi comprendono azionamenti integrati, unità di valvole modulari con supporto OPC UA e IoT gateway, come pure controllori decentralizzati Codesys e sottosistemi meccatronici indipendenti, con grado di protezione IP20 o IP65. Inoltre forniamo applicazioni e servizi su base IoT, efficaci dashboard per alcuni prodotti e sottosistemi completi. Festo è in grado di garantire anche la connettività compatibile, per esempio, con il cloud Festo, con Siemens MindSphere, o con Rockwell Factory Talk”.

KLL: PUÒ ILLUSTRARE ALCUNI ESEMPI RELATIVI ALL’IMPLEMENTAZIONE DI QUESTE SOLUZIONI DA PARTE DEI VOSTRI CLIENTI? EK: “Alcuni di loro, come DMG Mori, montano i nostri sistemi per la trasparenza energetica su

macchine e impianti di produzione. Altri clienti hanno adottato il Festo Motion Terminal per disporre di pneumatica digitale e più flessibile, come ha fatto per esempio MediaMation per realizzare una nuova generazione di poltrone da cinema. Altri ancora hanno implementato sensori e sistemi di visione aggiuntivi, o sistemi di tracciatura RFID per un’ottimizzazione dei processi ancora migliore. Molti clienti OEM stanno avviando progetti pilota con i nostri sistemi machine-to-cloud e il nostro software d’intelligenza artificiale (AI) al fine di migliorare qualità di manutenzione e livelli di OEE. Un importante cliente finale, per esempio, sta rivedendo completamente le proprie strategie di produzione alla luce delle nostre tecnologie. L’azienda sta riducendo il proprio know-how di produzione per delegare tutta la responsabilità al costruttore di macchine. Si tratta di un cambiamento radicale, che richiede dai tre ai cinque anni di discussione, pianificazione e riprogettazione dei processi aziendali. Non è una cosa che avviene dall’oggi al domani, perché comporta una totale trasparenza dei dati e la volontà di delegare la responsabilità ai fornitori, compresa la disponibilità delle macchine e il rischio di mercato”.

KLL: IN QUALE MODO È POSSIBILE RISOLVERE IL GAP DI CONOSCENZE SEMPRE PIÙ EVIDENTE NEL CAMPO DELLA SCIENZA E DELL’ANALISI DEI DATI PER IMPIANTI PRODUTTIVI PICCOLI E MEDI? EK: “È vero, queste competenze fondamentali sono oggi sottorappresentate nelle PMI. Attraverso un programma mirato di corsi, Festo Didactic intende ridurre questo gap di qualificazione. Stiamo inoltre collaborando attiva-

Festo Smartenance

Quando la manutenzione si fa digitalizzata La manutenzione preventiva degli impianti è un processo laborioso, tuttora documentato con carta e penna. Oggi è più facile, rapido e sicuro grazie al sistema Smartenance, che si compone di due

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parti: un calendario di manutenzione mobile in forma di App per smartphone e tablet e un’interfaccia web browser per la gestione e la documentazione degli interventi di manutenzione in ufficio. Un sistema intelligente di user management e la collaborazione dei team Festo rendono la gestione della manutenzione molto efficiente. Smartenance è semplice e veloce da installare per chiunque, autoesplicativo e rappresenta un’introduzione semplice e conveniente alla digitalizzazione.

mente anche con il Ministero dell’Istruzione, per intervenire sul divario esistente tra le istituzioni educative. Nei propri stabilimenti produttivi, Festo cura la qualificazione del personale a livello scientifico e di analisi dei dati, in collaborazione con il suo reparto IT. Anche i responsabili delle risorse umane (HR) cercano nuovi approcci per reperire talenti nella scienza dei dati. Attualmente la ricerca di personale si è estesa alle comunità speciali e si avvale di software analitici per il reclutamento di talenti. Collaboriamo inoltre con università a indirizzo informatico in tutto il mondo e supportiamo eventi hackathon. Un laboratorio interno di scienza dei dati, insieme al reparto IT, contribuisce alla qualificazione di talenti dai reparti interni, per esempio da produzione e logistica”.

KLL: QUAL È LA VOSTRA STRATEGIA PER IL 2019 E OLTRE? EK: “Festo sta cambiando profondamente: siamo partiti presentando la novità rivoluzionaria riguardante la digitalizzazione alla fiera di Hannover di quest’anno, continuando poi con l’electric automation alla fiera SPS IPC Drives. La nostra azienda ha un ruolo primario nel processo di trasformazione verso l’Industria 4.0, che per molti aspetti aumenta il valore e il contributo del software fino al 50% sul lungo periodo. Con la recente acquisizione della società Resolto, specialista in AI, Festo investe chiaramente nel valore aggiunto costituito da dati, conoscenza e software. Ciò che utilizziamo come fattore di successo nel nostro ambiente produttivo, lo condividiamo con i nostri clienti. Facciamo quello che diciamo, siamo gli ingegneri della produttività”. MACPLAS n. 367 - Ottobre/Novembre 2018

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MISURA E CONTROLLO NEWS SISE A FAKUMA 2018

Gruppo Camozzi e SAP

La nuova generazione Tutto sotto controllo per l’automazione industriale All’esposizione Fakuma 2018 Sise ha presentato le tre nuove centraline GC per il controllo dell’iniezione sequenziale. Si tratta dei modelli GC’Timer, il più importante della gamma, GC’Access e GC’Tech, in grado di controllare rispettivamente fino a 16, 18 e 32 ugelli. Due sono dotate di touch screen a colori e consentono nuove funzioni, come la gestione dei fine corsa, la gestione dello stampaggio multimateriale, il collegamento VNC, la visualizzazione dei grafici e, soprattutto, una nuova modalità di programmazione. Inoltre, consentono la tracciabilità e il conteggio degli articoli prodotti, il rilevamento degli scarti e la registrazione dei dati in tempo reale. Per il controllo della temperatura dei canali caldi, invece, il costruttore ha presentato in fiera la nuova generazione MV3, in grado di regolare fino a 336 zone. In commercio a partire dal 2019, sarà disponibile in sei taglie: XXS, XS, S, M, L e XL, con 4 schede di potenza (2,5, 15, 20 e 30 A), per adattare l’offerta a diversi settori applicativi, quali: imballaggio, industria automobilistica, cosmetica, medicale ed elettrotecnico. Inoltre, sarà possibile scegliere tra due touch screen integrati da 10 e 15 pollici e un software gestionale sviluppato in ambiente Linux. Questi nuovi dispositivi offriranno un accesso a schede di potenza e termocoppia migliorate grazie ai pannelli laterali orientabili e smontabili, così come funzioni avanzate quali: 4 rampe di salita in temperatura, possibilità di raggruppare le zone controllate, funzione PTI per rilevare le anomalie delle termocoppie, Moldscan per la diagnosi in tempo reale del sistema a canali caldi, rilevamento in tempo reale del trattamento del materiale. Sono disponibili fino a 12 lingue, con backup illimitato dei programmi stampo, e la registrazione e il monitoraggio delle temperature in produzione e la comunicazione di tutti i protocolli avvengono in linea con le indicazioni dell’Industria 4.0, a sostegno della creazione delle cosiddette ‘’fabbriche intelligenti’’. Sise, inoltre, ha rinnovato anche la propria gamma di termoregolatori ad acqua con il lancio del nuovo 95 E9-45E (90°C), unità con potenze termiche da 9 a 45 kW, 4 modelli di pompe da 130, 140, 200 e 320 l/min, scambiatori di calore a piastre da 60 a 180 kW e relè a stato solido di serie. Sise si è presentata a Fakuma in grande spolvero, con nuove centraline per il controllo dell’iniezione sequenziale e della temperatura dei canali caldi e la rinnovata gamma di termoregolatori ad acqua

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All’ultima edizione del salone SPS IPC Drives di Parma il Gruppo Camozzi ha proposto un nuovo concept d’innovazione digitale applicato alla manifattura 4.0. In collaborazione con SAP, il colosso informatico di cui Camozzi è partner dal 1998, è stata proposta una vetrina per l’IoT in linea con il loro approccio multitecnologico, che si manifesta concretamente nella selezione delle migliori tecnologie pneumatiche, proporzionali ed elettriche, combinate per lo sviluppo di soluzioni ad alte prestazioni per molteplici ambiti applicativi. Camozzi Automation - capofila del Gruppo Camozzi e tra i principali operatori nell’automazione industriale - ha puntato i riflettori sull’attuazione elettromeccanica, ambito in cui si distinguono gli attuatori movimentati da vite a ricircolo di sfere, nelle due taglie aggiuntive da 80 e 100 mm di diametro, concepite per installazioni in cui le forze da esprimere e le masse da movimentare risultano molto elevate. All’interno della stessa famiglia rientrano gli innovativi assi serie 5V, in cui, attraverso uno specifico meccanismo di rinvio a omega, si è in grado di muovere solo l’asse, mantenendo carro e motore fermi. Completano la gamma i cilindri elettromeccanici a stelo ISO15552 della serie 6E, gli azionamenti nelle due versioni DRWB e DRCS e le linee di motori brushless serie MTB, arricchiti con la taglia da 1 kW, e passo-passo serie MTS. All’interno di tali categorie sono disponibili anche le versioni con classe di protezione IP65, per l’uso in ambienti critici, connotati dalla presenza di polveri o forti getti d’acqua. Specificamente dedicato all’estrazione di articoli stampati a iniezione, troviamo poi il nuovo attuatore RPA. Per la pneumatica tradizionale è stata presentata la gamma di isole di valvole, arricchita con la nuova versione Cabinet Serie HC, che si distingue per l’elevata semplicità d’installazione a bordo macchina. Importanti inno-

Gruppo Camozzi e SAP, partner dal 1998, hanno messo a punto un nuovo sistema per la produzione interamente basato sulla componentistica interconnessa e intelligente sviluppata da Camozzi

vazioni anche per quanto riguarda il trattamento dell’aria, con l’introduzione del regolatore di precisione PR2, evoluzione del PR104, che consente di raggiungere una portata massima di 2500 Nl/min. La gamma di regolatori proporzionali è stata poi estesa con un nuovo regolatore elettronico di flusso ad alta portata. Camozzi Digital ha presentato i progressi raggiunti con SAP nell’integrazione tra hardware e software per la Smart Factory. Nello specifico, è stata proposta l’installazione di sensori su un’imbottigliatrice che comunicano con SAP Cloud Platform, per raccogliere dati in tempo reale, assicurando la possibilità di intervenire tempestivamente, in caso di anomalie, per evitare fermi macchina. Sono stati utilizzati anche servizi di SAP Leonardo che permettono di sviluppare applicazioni per l’analisi e la creazione di scenari più evoluti. Le informazioni raccolte dai macchinari connessi possono inoltre alimentare algoritmi di apprendimento per le macchine, che consentono di eseguire manutenzione predittiva e accrescerne la qualità. Inoltre, combinando i dati raccolti alla parte transazionale dei sistemi IT, è possibile agire sul back end e migliorare l’operatività. MACPLAS n. 367 - Ottobre/Novembre 2018

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Tecnologia Sigmasoft

Una nuova era nella simulazione dello stampaggio a iniezione In occasione della fiera Plast 2018, l’azienda tedesca Sigma Engineering ha presentato la tecnologia di simulazione dello stampaggio a iniezione Sigmasoft Virtual Molding, mostrando le sue capacità di ottimizzazione autonoma ed evidenziando i vantaggi che offre nel processo. Sigmasoft Virtual Molding trasforma il computer in una pressa a iniezione virtuale, su cui manufatto, stampo e processo possono essere valutati senza sprecare risorse preziose. La pressa a iniezione vera e propria non deve essere utilizzata per le simulazioni di produzione e, pertanto, rimane a disposizione per i normali processi produttivi. In questo modo Sigmasoft Virtual Molding può rivelarsi l’assistente ideale per individuare la soluzione ottimale a un determinato problema. Fino a oggi, lo stampaggio a iniezione simulato prevedeva molteplici tentativi. L’operatore doveva inserire i dati relativi a materiali e geometrie e configurare i parametri di processo, per poi ottenere un risultato relativo a quel determinato insieme di informazioni. Soprattutto nei casi in cui la soluzione ottimale consiste in una combinazione di parametri insolita, individuarla per tentativi risulta assai difficile o, quantomeno, richiede molto tempo. Con la nuova tecnologia di ottimizzazione autonoma, invece di testare sul campo le diverse condizioni, al software è sufficiente un obiettivo specifiNelle soluzioni tradizionali co, come, per esempio, la riduper la simulazione dello stampaggio a iniezione viene zione al minimo delle deformainserita una combinazione zioni e le possibili variazioni del di geometrie, materiali materiale, della geometria e dele parametri di processo le variabili di processo, per indie si ottiene un risultato viduare i parametri ideali e ragriferito a un punto specifico all’interno della giungere direttamente l’obiettivo finestra di processo desiderato. La strategia tradizionale viene quindi ribaltata: partendo da quello che in passato era l’obiettivo finale, è in grado di calcolare in totale autonomia i parametri di processo ottimali e consente all’operatore di definire la finestra di processo per la produzione dopo un solo ciclo di calcolo. In questo modo non è solo possibile risparmiare Con la tecnologia di ottimizzazione autonoma si definiscono le specifiche tempo e fatica, ma risulta anche da ottimizzare per un determinato più semplice scoprire nuovi apmanufatto/processo e il software procci in grado di migliorare la elabora i parametri adatti a ottenere qualità del manufatto stampato. tale ottimizzazione Sigmasoft Virtual Molding ottimizza lo stampaggio a iniezione; questa tecnologia combina la geometria tridimensionale di componenti e canali con l’intero gruppo stampo e il sistema di termoregolazione e vi incorpora il processo di produzione reale, al fine di sviluppare stampi a iniezione pronti all’uso con un processo ottimizzato. MACPLAS n. 367 - Ottobre/Novembre 2018

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MATERIALI E APPLICAZIONI

Protagonista del calcio olandese ed europeo degli Anni Settanta, Johan Cruijff (Amsterdam, 25 aprile 1947 - Barcellona, 24 marzo 2016) è stato uno dei più grandi fantasisti della storia di questo sport

SEMPRE PIÙ PREMINENTE L’IMPIEGO DI MATERIE PLASTICHE SUI CAMPI DI CALCIO

asTV

PALLONE D’ORO PER I POLIMERI

“L’INVASIONE DI CAMPO” DEI MATERIALI SINTETICI NEL MONDO DEL CALCIO ASSUME CONTORNI SEMPRE PIÙ EVIDENTI A OGNI EDIZIONE DEI CAMPIONATI MONDIALI, AUTENTICA VETRINA DELLE NOVITÀ TECNOLOGICHE MESSE A PUNTO GRAZIE ANCHE E SOPRATTUTTO ALL’IMPIEGO DEI POLIMERI NEI PALLONI E NELLA TENUTA DA GIOCO

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uest’anno, tra il 14 giugno e il 15 luglio, il calcio ha celebrato in Russia il rito quadriennale della Coppa del Mondo, che nella finalissima ha registrato il trionfo della Francia a spese della sorprendente Croazia. Tra i protagonisti di questo evento di risonanza planetaria ce ne sono alcuni, in particolare, che da parecchie edizioni non mancano mai: le materie plastiche, diventate ormai indispensabili in gran parte dell’equipaggiamento (palloni, calzature, guantoni ecc.) destinato ai calciatori professionisti e dilettanti.

I POLIMERI NON MOLLANO IL PALLONE Ormai è diventato quasi una mascotte. Ogni quattro anni, per ogni edizione della Coppa del Mondo, la Fifa (la federazione calcistica mondiale) sceglie un nuovo pallone. Sembrerebbe un dettaglio insignificante, ma ogni volMACPLAS n. 367 - Ottobre/Novembre 2018

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ta si tratta di una piccola rivoluzione nel mondo del calcio, visto che il pallone selezionato deve accontentare tutti. Ovviamente non è tanto il suo aspetto, seppur importante, a polarizzare l’attenzione, quanto piuttosto il suo comportamento in aria e nei rimbalzi, che dipende totalmente dai materiali impiegati nella sua fabbricazione. Composto da diversi elementi che formano una sfera quasi perfetta, attualmente il pallone è lontano anni luce dai vecchi, pesanti e imprevedibili palloni di cuoio utilizzati per parecchi decenni sui campi di calcio. Ma solo una quarantina d’anni fa è diventato un oggetto hi-tech sia per la forma sia per i materiali che lo compongono. La prima evoluzione risale infatti al 1970, quando Adidas ha messo a punto il pallone Telstar in occasione dei mondiali in Messico.

Gabriel de Monsabert - Arkema

A CURA DI PLASTICSEUROPE/PLASTICS THE MAG E GINO DELVECCHIO

I processi di fabbricazione e i materiali utilizzati per i palloni da calcio e l’abbigliamento dei calciatori sono cambiati radicalmente dalla prima Coppa del Mondo del 1930

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Una ventina di elementi in cuoio, denominati pannelli e costituiti da 20 esagoni bianchi e 12 pentagoni neri, erano cuciti insieme creando una forma che sarebbe diventata celebre - l’icosaedro tronco - e che è prossima alla sfera perfetta. I due colori non erano scelti a caso, ma per rendere il pallone visibile al massimo sui televisori in bianco e nero, ancora in auge all’epoca. Proprio da qui deriva il nome Telstar (abbreviazione per Television Star), che rimandava anche al primo satellite per le trasmissioni televisive. L’unico difetto era la tendenza delle cuciture a strapparsi senza preavviso, a causa della durezza del cuoio. In quel periodo i produttori avevano già iniziato a fare ricerche sul possibile impiego delle materie plastiche in sostituzione del cuoio e, quindi, avevano appurato che erano più malleabili, elastiche, resistenti ed economiche. Il poliuretano in particolare, un polimero molto resistente e facilmente incollabile, aveva attirato l’attenzione, aprendo la strada a una vera rivoluzione. La finezza del materiale e la maggiore precisione nel taglio (dai millimetri ai micron) consentiva al pallone di approssimarsi sempre più alla forma ideale. Tuttavia, solo nel 1986 il poliuretano avrebbe rimpiazzato ufficialmente il cuoio. Nel frattempo, anche il numero di pannelli è cambiato, passando dai 20 del 1970 ai 6 dell’edizione di quest’anno. Privo di protuberanze, il pallone corre meglio sul terreno e “galleggia” più agevolmente in aria. Un altro vantaggio offerto dal polimero è che riprende istantaneamente la forma dopo essere stato colpito, a prescindere dalla forza d’urto. E, grazie alla colla (una dispersione acquosa di poliuretano), il pallone è totalmente impermeabile e non si appesantisce inzuppandosi d’acqua quando piove.

RIVOLUZIONE VERDE Il pallone scelto per gli ultimi mondiali di Russia è un omaggio esplicito all’iconico e rivoluzionario Telstar del 1970, anche se la so-

Adidas

MATERIALI E APPLICAZIONI

Ispirato al primo modello del 1970, Telstar 18, il pallone della Coppa del Mondo di quest’anno, è il primo realizzato con l’impiego di materie plastiche derivate da fonti naturali

miglianza è solo superficiale. Telstar 18 vanta sviluppi tecnologici significativi. Gli inserti pentagonali sono stati sostituiti da bande pixelate, che danno al tempo stesso l’idea del moto e di un futuro digitale. Le novità però riguardano soprattutto la struttura. Dopo i risultati non proprio esaltanti del modello Jabulani, utilizzato nel 2010 in Sudafrica e aspramente criticato (soprattutto dai portieri) a causa delle sue traiettorie imprevedibili, Adidas aveva chiesto la collaborazione della Nasa per risolvere il problema, dovuto, a quanto pare, ai flussi d’aria irregolari creati dalle cuciture del pallone durante il volo privo di rotazione. Da questa ricerca è nato Brazuca, il pallone dei mondiali brasiliani del 2014, realizzato utilizzando solo 6 pannelli; una soluzione ora riproposta anche da Telstar 18. In quest’ultimo, inoltre, i pannelli non sono cuciti tra loro ma saldati mediante laser, proprio per ridurre al minimo il problema delle traiettorie irregolari. Ultimissima evoluzione rispetto ai palloni ufficiali del passato, il nuovissimo design dei pannelli presenta una stampa metallica e un effetto grafico testurizzato, studiato per assicurare prestazioni e lunga durata. Ma l’innovazione più significativa riguarda il polimero utilizzato: un materiale di origine biologica sviluppato da Arlanxeo, la

La tenuta da gioco di un portiere è completamente diversa da quella degli altri ruoli, a partire dai guanti, disponibili in numerosi modelli

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joint venture tra il gruppo tedesco Lanxess e Saudi Aramco, produttore saudita di elastomeri. Per realizzare lo strato di espanso sotto quello superficiale, Adidas utilizza un tipo di EPDM a base di etilene derivato dalla canna da zucchero per ottenere elasticità, resilienza e resistenza meccanica. I materiali adottati in questo strato che funge da cuscino malleabile e favorisce un rimbalzo ottimale durante il gioco - devono soddisfare severe esigenze in materia di densità, durezza e peso, oltre a dimostrare buona lavorabilità. Comunque le caratteristiche fondamentali restano elasticità e resilienza. La sostenibilità è un criterio irrinunciabile seguito da Adidas nella scelta dei materiali per Telstar 18. A tale proposito si è rivelata ideale Keltan Eco, la prima gomma EPDM prodotta con l’impiego di etilene di origine naturale (dal 50 al 70%), ricavato dalla canna da zucchero. In particolare, il grado adottato presenta struttura amorfa ed elevata densità di reticolazione, che si traducono in un buon comportamento a bassa temperatura, soddisfacendo nel contempo le suddette esigenze di elasticità e resilienza.

I POLIMERI DANNO UNA MANO L’evoluzione dei palloni da calcio aggiunge ulteriori motivi di preoccupazione per i portieri. Oltre all’ovvio compito di non subire gol, devono proteggersi adeguatamente anche per evitare di farsi male. Nei calci di rigore, per esempio, un pallone può viaggiare a una velocità di 120 km/h (il che equivale a una massa di 180 kg) e un portiere deve possedere muscoli d’acciaio per non subire danni. La sua tenuta da gioco, quindi, deve essere completamente diversa da quella dei compagni di squadra, a partire dai guanti, la cui scelta costituisce davvero una sfida tanto per i dilettanti quanto per i professionisti, dato anche l’elevato numero di modelli disponibili. Alcuni sono adatti per ovviare all’umidità (con la pioggia il pallone diventa piuttosto scivoloso), MACPLAS n. 367 - Ottobre/Novembre 2018

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Anthoine Fyot (Capa Pictures)

Se la scelta dei guanti è un’autentica sfida, non è nulla a confronto delle calzature. Ci sono modelli per tutti i gusti o, piuttosto, per ogni tipo di calciatore. Scarpini ultraleggeri per gli attaccanti che devono correre alla massima velocità, palla al piede, per segnare. Scarpini rinforzati per i difensori, che devono intercettare palle veloci o entrare in tackle sugli avversari. E, infine, calzature tecniche per i centrocampisti, che devono eseguire passaggi con precisione chirurgica. In parole povere, si tratta di un bel rebus per gli esordienti che devono acquistare il primo paio di scarpini. Riesce difficile immaginare la quantità di ricerca, tecnologia e prove coinvolte nella produzione di queste calzature, alle quali sono richieste combinazioni di proprietà non sempre compatibili. Tuttavia gli scarpini moderni presentano parecchi punti in comune, a prescindere dal tipo di calciatore cui sono destinati. Prima di tutto, senza alcuna offesa per i grandi campioni del passato, il cuoio è quasi sparito e i modelli di fascia medio-alta sono realizzati in tessuto a maglia. Questo materiale traspirante, inizialmente progettato per i maratoneti, una volta ritenuto soddisfacente è stato adattato alle scarpe da calcio, restringendone leggermente la trama. Poiché MACPLAS n. 367 - Ottobre/Novembre 2018

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Le scarpe da calcio attuali sono realizzate interamente con materiali polimerici

LE SUOLE MORDONO IL TERRENO Anche le suole sono state e sono tuttora oggetto di parecchia attenzione. Nelle calzature di fascia media sono spesso realizzate in poliuretano e, talvolta, rinforzate con inserti in fibra di carbonio. Comunque la vera rivoluzione delle suole è nata in Francia, dove Arkema ha messo a punto la resina Pebax, un elastomero a elevate prestazioni subito adottato dai maggiori produttori mondiali di articoli sportivi. Tale materiale, costantemente oggetto di miglioramenti col passare degli anni, è leggero, elastico, flessibile, resistente e in grado di ripristinare energia. Oltre al fatto che si tratta di una miscela di poliammide (per la rigidità) e poliestere (per la flessibilità), nessun altro particolare viene fornito da chi possiede la formula di questo materiale che riscuote tanto successo. Almeno metà dei calciatori presenti quest’anno alla Coppa del Mondo calzava scarpini con suole in Pebax, alle quali è stato inoltre attribuito l’80% delle reti messe a segno nell’edizione precedente, in Brasile. I tacchetti, altro elemento cruciale delle scarpe da calcio, vengono ora costampati a iniezione insieme alle suole in poliuretano. Ma ciò

La resina elastomerica Pebax, sviluppata da Arkema, viene utilizzata dai maggiori produttori di suole per scarpe da calcio

Adidas

LE MATERIE PLASTICHE RESTANO IN PIEDI

è costituito da fibra di poliestere e matrice in poliuretano, una scarpa può pesare meno di 200 g, tacchetti compresi. Inoltre il tessuto è idrofobico e quindi la calzatura non diventa più pesante con l’umidità. Nel 2014 ha fatto sensazione il lancio dei primi scarpini senza lacci da parte di Adidas. Tutt’altro che una semplice mossa di marketing, visto che i tecnici della casa tedesca hanno scoperto che le stringhe e gli occhielli possono rendere meno efficace il controllo di palla. Hanno quindi migliorato l’elasticità del tessuto a maglia per consentire la massima tenuta sul piede. Inoltre, le zone che entrano in contatto col pallone sono state rinforzate con una trama ancora più stretta dello stesso tessuto.

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mentre altri devono offrire sicurezza con diversi tipi di presa, a seconda delle traiettorie di tiro sempre differenti. In sostanza, i guanti devono permettere una presa sicura sul pallone, ma devono anche assorbirne l’impatto e infine non devono ostacolare i movimenti del portiere. Ecco perché sono composti da materiali sintetici diversi, quali poliuretano, poliestere, poliammide ed elastomeri (elastan o lattice naturale). Purtroppo non è possibile saperne molto di più, data l’acerrima concorrenza tra i produttori del settore, ognuno dei quali custodisce gelosamente la propria ricetta. Quello che certamente sappiamo è che il segreto di un buon guanto risiede nella capacità di presa sul pallone, che a sua volta è conseguente alla natura dei materiali adottati, sicuramente arricchiti con adesivi. Le semplici strisce sporgenti dai guanti, che permettono di respingere il pallone di pugno, sono in molti casi realizzate in poliuretano, data la sua capacità di assorbire e resistere agli impatti. Lo stesso materiale riveste la divisa dei portieri per proteggerne il petto e i gomiti.

I guanti da portiere sono composti da materiali sintetici diversi e ogni produttore custodisce gelosamente la propria ricetta

non avviene per le suole in Pebax, materiale ritenuto troppo flessibile per i tacchetti, che sono così realizzati in poliuretano dotato di eccellente resistenza all’abrasione e, quindi, incollati alle suole. Il grande vantaggio dello stampaggio è la possibilità di ottenere qualsiasi forma, che in origine era conica, mentre ora è possibile produrre tacchetti triangolari, a lama e a virgola. I tacchetti devono consentire innanzitutto una buona aderenza al terreno, garantita dalla forma conica che, però, può essere d’intralcio ai giocatori. Il problema è legato al differente equilibrio richiesto a seconda dei diversi movimenti (corsa, accelerazione, dribbling ecc.). I tacchetti che affondano troppo nel terreno durante un dribbling possono far perdere la palla, oppure provocare distorsioni alle caviglie. Pertanto alcuni offrono presa, altri stabilità e altri ancora agevolano il movimento del piede. Tutto ciò grazie ai polimeri stampati, che offrono l’elasticità indispensabile per ottenere migliori prestazioni.

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MATERIALI E APPLICAZIONI

L’economia circolare è al centro delle strategie della filiera della plastica e dell’EPS. È quanto è emerso nel convegno “EPS Circular Economy”, organizzato da Aipe durante la fiera Plast 2018

AIPE DUE VOLTE PROTAGONISTA A PLAST 2018

ECONOMIA CIRCOLARE: OPPORTUNITÀ PER L’EPS IL 2018 È STATO UN ANNO INTENSO PER AIPE. RIPERCORRIAMO LE TAPPE DI ALCUNE DELLE PRINCIPALI ATTIVITÀ SVOLTE DALL’ASSOCIAZIONE, TRA CUI SPICCA LA POSITIVA PARTECIPAZIONE A PLAST

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“L’economia circolare è il presente. Dobbiamo rendercene conto. È una possibilità e un’opportunità per tutto il comparto della plastica”. Così ha esordito Augusto Baruzzi, presidente di Aipe, aprendo il convegno del 30 maggio

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n evento espositivo è sempre considerato il modo ottimale per confrontarsi e discutere del mercato e delle opportunità che offre. Proprio per questo, l’EPS è stato doppiamente protagonista all’esposizione Plast 2018: presso lo stand di Aipe (Associazione Italiana Polistirene Espanso) e al convegno del 30 maggio “EPS Circular Economy. Il futuro è oggi, lente di ingrandimento sull’EPS-Airpop”, che ha affrontato uno dei temi più caldi per il settore: la sostenibilità ambientale. A confermare la centralità di questo argomento è stata l’ottima affluenza: un centinaio di persone, in rappresentanza di 60 aziende. Nel proprio intervento, il presidente di Aipe Augusto Baruzzi ha ricordato i passi fatti dal settore negli ultimi due anni, attraverso l’azione di Aipe in Italia e di Eumeps in Europa, per promuovere un approccio fondato sui principi dell’economia circolare. “Riteniamo che l’EPS sia un prodotto unico, che può offrire molti vantaggi: contri-

buire alla riduzione del riscaldamento globale e preservare la conservazione degli alimenti, rendendo la vita più sicura e confortevole. Il settore dell’EPS vuole essere parte attiva nell’ulteriore sviluppo della strategia UE per la plastica, collaborando con i responsabili politici per far parte della soluzione e dare il proprio contributo all’economia circolare”, ha commentato Baruzzi. È poi intervenuto il direttore di PlasticsEurope Italia, Giuseppe Riva, il quale, dopo aver descritto i punti salienti della strategia sulle plastiche della Commissione Europea, ha sottolineato il ruolo degli operatori del settore. “Le sfide connesse alla produzione, al consumo e alla fine del ciclo di vita della plastica possono essere trasformate in opportunità per l’UE e per la competitività dell’industria europea. La presente strategia propone azioni concrete. Anche gli altri attori principali dovranno fare la loro parte”, ha dichiarato Riva. Gilberto Frigerio (Versalis, ENI) ha invece deMACPLAS n. 367 - Ottobre/Novembre 2018

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scritto alcune delle iniziative che l’industria degli stirenici sta perseguendo per passare dall’economia lineare a quella circolare: dal riciclo meccanico ai processi più complessi, che permettono di ritornare al monomero originale. Il primo passo dell’economia circolare è il recupero e Marco Alberti (Corepla) ha illustrato i numeri della raccolta dell’EPS post consumo, evidenziando l’aumento delle quote raccolte da quando, nel 2005, Corepla e Aipe hanno sottoscritto un protocollo contenente i criteri generali di natura tecnica, gestionale ed economica da rispettare nell’elaborazione di una convenzione-tipo con le PEPS: piattaforme per il conferimento e il trattamento dei rifiuti d’imballaggio in EPS. Per far capire quanto sia importante applicare le strategie dell’economia circolare, Marco Piana, direttore tecnico di Aipe, ha introdotto i nuovi Criteri Ambientali Minimi (CAM) per l’affidamento dei servizi di progettazione e dei lavori per la nuova costruzione, ristrutturazione e manutenzione di edifici pubblici. La giornata si è conclusa con due interventi in cui sono stati spiegati altrettanti sistemi per il riciclo dell’EPS, mostrando, in concreto, come i principi dell’economia circolare si possano applicare con successo nelle attività aziendali: Enrico Boccaleri (Università del Piemonte Orientale) ha descritto un processo di dissoluzione chimica; Luigi Di Troia (Ecoplastic) ha illustrato il progetto “EPS Second Life”, tuttora in corso. Quest’ultimo prevede tre fasi: la frantumazione dei blocchi compattati con un impianto che tratta le impurità e trattiene gli odori; la formazione del granulo di GPPS (General Purpose PolyStyrene) impiegabile tal quale in diversi utilizzi; una seconda lavorazione dalla quale si ottiene polistirene espandibile in microsfere, del tutto simile a quello vergine. Sempre in tema di sostenibilità dell’EPS, nel settembre di quest’anno Aipe ha avviato Crea (Centro Riciclo EPS Aipe), la cui attività sarà dedicata proprio alla promozione e al coordinamento di tutte le iniziative dell’associazione in materia di recupero e riciclo di rifiuti e scarti in polistirene espanso.

COMPORTAMENTO AL FUOCO: EPS PROMOSSO DAGLI STANDARD BRITANNICI Nell’elenco delle aziende operanti nel settore dei rivestimenti per facciate i cui prodotti risultano certificati ai sensi della norma BR 135 sul comportamento al fuoco, richiesto dal Ministero britannico che si occupa di edilizia abitativa e comunità locali (DCLG) all’organismo di certificazione BRE Global, sono inclusi numerosi rivestimenti che prevedono la presenza di EPS nei materiali utilizzati. È quanto rileva Aipe, evidenMACPLAS n. 367 - Ottobre/Novembre 2018

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Da giugno sono comparse sui social network le avventure di due agenti molto speciali, con “licenza di isolare”. I loro nomi in codice sono EPS 00B (lastra bianca) ed EPS 00G (lastra grigia) e sono i protagonisti della campagna di Aipe per la promozione dei benefici dell’isolamento termico in EPS degli edifici attraverso la miniserie animata “Mister Cappotto”, firmata in collaborazione con Realtà

ziando come ciò testimoni che l’EPS è un isolante idoneo e sicuro anche sul fronte del comportamento al fuoco. Tale elenco è stato richiesto dal DCLG a seguito del grave incendio che nel giugno 2017 ha devastato la Grenfell Tower, grattacielo di edilizia popolare nel quartiere di North Kensington a Londra, causando la morte di decine di persone. I prodotti segnalati hanno superato i test indicati nelle norme BS 8414-1, relativa al sistema cappotto, e BS 8414-2, relativa alle facciate con telaio metallico di supporto (pareti ventilate). Tra i destinatari dell’elenco rientrano i proprietari degli immobili, per permettere loro di verificare se i materiali costruttivi impiegati negli edifici di loro proprietà sono considerati sicuri nel caso d’incendio.

UN PROGRAMMA PER SCEGLIERE IL GIUSTO IMBALLAGGIO IN EPS Il mantenimento della temperatura di conservazione è essenziale per garantire la qualità igienico-sanitaria e organolettica degli alimenti deperibili e il polistirene espanso risulta uno tra i materiali più adatti a questo scopo, poiché è un ottimo isolante termico. Ma come si può essere sicuri che i contenitori siano idonei, in termini di dimensioni e spessore, a mantenere la temperatura di conservazione ottimale per ciascun alimento? Per calcolare tali parametri è adesso disponibile un algoritmo messo a punto da Studio Maia di Torino con il patrocinio di Aipe. Il programma, fruibile attraverso un foglio di Excel che può essere richiesto gratuitamente ad Aipe, permette il calcolo semplificato del tempo di mantenimento di un contenitore in EPS nel limite della temperatura idonea. Il calcolo si basa sulla norma UNI 11609:2015, Appendice B, e prevede anche la possibilità di tener conto dell’eventuale presenza di un mezzo refrigerante o riscaldante. I parametri che servono a calcolare il tempo di mantenimento sono la massa e il calore specifico del prodotto (il programma comprende anche una tabella con i valori di calore specifici di oltre 150 alimenti), la temperatura di conservazione, le dimensioni e il coefficiente d’isolamen-

to termico del contenitore. Il software calcola i valori di mantenimento della temperatura basandosi su dati di riferimento della bibliografia disponibile, di cui Aipe non è responsabile. La stessa associazione consiglia, per una maggiore certezza dei dati, di effettuare prove di laboratorio con cui avvallare e supportare i risultati ottenuti dal programma.

Vantaggi dell’EPS

Il materiale da imballaggio con l’impronta idrica più bassa Quando si parla di sostenibilità, si fa spesso riferimento all’impronta di carbonio o al consumo energetico, ma c’è un altro importante parametro che andrebbe considerato: l’impronta idrica (Water Footprint), che indica la quantità di acqua necessaria per realizzare un certo prodotto. Ebbene, dalle misurazioni effettuate da Aipe su diversi materiali da imballaggio è risultato che per produrre un chilogrammo di EPS sono necessari 6 litri d’acqua. Il materiale che più si avvicina a tale valore è il PET, con un’impronta idrica di 7 litri. La carta riciclata (che, tra i materiali cellulosici, è quello che utilizza meno acqua nel processo produttivo) si attesta invece a ben 29 litri, l’alluminio a 34 e il poliuretano espanso rigido a 74.

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I&P LAB

Un laboratorio accreditato per le prove sui materiali e sui manufatti in plastica

Pubbliredazionale

Accredia, in conformità alla norma UNI CEI EN ISO/IEC 17025, ha accreditato il laboratorio I&P LAB di Ianni & Partners, che effettua caratterizzazioni fisiche e meccaniche sui materiali e i manufatti in materiale plastico e metallo

Ianni & Partners fornisce a livello internazionale servizi di valutazione, certificazione, convalida e verifica di un ampio spettro di norme e standard nazionali e internazionali. Specializzata nella certificazione di prodotto dei sistemi di conduzione fluidi, Ianni & Partners offre i propri servizi sia a livello nazionale, con la sede centrale di Milano, sia internazionale, grazie alle due sedi di New York e di Sydney. Nel febbraio 2018, il laboratorio prove di Ianni & Partners, situato a La Spezia, ha ottenuto l’accreditamento UNI CEI EN ISO/IEC 17025 da parte di Accredia, firmatario italiano degli accordi di mutuo riconoscimento di ILAC (International Laboratory Accreditation Cooperation). Per una panoramica più dettagliata dei servizi offerti, abbiamo intervistato il team del laboratorio.

PERCHÉ AVETE CREATO QUESTO LABORATORIO? Massimo Ianni (fondatore e CEO di Ianni & Partners): “Il laboratorio è stato creato come anello di un progetto più ampio dello sviluppo di Ianni & Partnes, sia per offrire nuovi servizi qualificati di verifica della conformità che per mettere a frutto competenze ed esperienze pluridecennali già presenti in azienda. Il nostro obiettivo è offrire al mercato prove di laboratorio effettuate professionalmente e in modo rigoroso e con una particolare attenzione al cliente: dal piccolo trasformatore di materiali plastici, che necessita a volte di essere “accompagnato” nelle scelta delle prove da effettuare e nell’interpretazione dei risultati di prova, alla grande azienda di distribuzione di acqua e gas, che necessita di verifiche rapide e indipendenti dell’effettiva conformità alle norme di riferimento dei materiali acquisiti, alle prove per la qualificazione dei saldatori di tubazioni in polietilene”.

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COSA SIGNIFICA PER UN LABORATORIO ESSERE ACCREDITATI SECONDO LA NORMA UNI CEI EN/ISO IEC 17025? Silvia Orlandi (Quality Laboratory Manager): “L’accreditamento assicura che un laboratorio di prova abbia tutti i requisiti richiesti dalla norma per svolgere attività di valutazione della conformità ed è l’attestazione, da parte di un ente come Accredia che agisce quale garante super partes, della sua competenza, indipendenza e imparzialità, conferendo inoltre ai rapporti di prova emessi un alto grado di affidabilità in termini di qualità e sicurezza dei prodotti sottoposti a verifica. Garantisce, inoltre, il riconoscimento sui mercati internazionali. Oltre all’accreditamento rilasciato da Accredia, il laboratorio I&P LAB è anche qualificato da Bureau Veritas per l’effettuazione delle prove per la verifica della conformità, ai fini della loro certificazione di conformità alle norme di riferimento. Non è semplice ottenere e poi mantenere un accreditamento o una qualificazione perché è necessario operare quotidianamente mantenendo un elevato livello di rispetto di tutti i requisiti tecnici e gestionali stabiliti dalla norma UNI CEI EN ISO/IEC 17025. È nostro impegno e obiettivo incrementare nel tempo il numero delle prove accreditate (l’elenco aggiornato è disponibile sul sito www.accredia.it - numero di accreditamento: 1678L)”.

QUALI SONO LE PRINCIPALI PROVE CHE VENGONO EFFETTUATE NEL LABORATORIO? Alessio Pontiggia (Laboratory Manager): “Il laboratorio è specializzato nell’effettuazione di prove su tubazioni (tubi, raccordi, valvole e loro assiemi) in materiale plastico (PVC, PE, PP ecc.), in metallo (acciaio al carbonio, acciaio inossidabile, rame e sue leghe ecc.) e multistrato metallo/plastica, per il trasporto di fluidi in pressione (acqua calda e fredda, gas e fluidi industriali) e scarichi / fognature non in pressione. Attualmente il laboratorio è attrezzato per effettuare le seguenti principali caratterizzazioni:

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Il team dell’I&P LAB; in foto, da sinistra: Silvia Orlandi (Quality Laboratory Manager), Mattia Carnevale (Technical Laboratory Assistant), Alessio Pontiggia (Laboratory Manager) e Massimo Ianni (fondatore e CEO di Ianni & Partners)

- resistenza alla pressione interna; - verifica della saldatura di tubazioni in materiale plastico; - verifiche dimensionali; - determinazione delle caratteristiche dinamometriche a trazione e compressione; - determinazione della rigidezza e della flessibilità anulare; - resistenza agli urti e all’impatto; - caratterizzazione chimica/fisica/meccanica delle tubazioni e dei loro materiali costituenti (indice di fluidità, massa volumica/densità, grado Vicat, dispersione e ripartizione del nerofumo e del pigmento ecc.). Sono previsti investimenti per l’acquisizione di ulteriori apparecchiature di prova per offrire l’effettuazione di un sempre maggiore numero di prove, anche in ambiti differenti come quello navale, che ha le proprie specificità. È da sottolineare il fatto che l’effettuazione di una prova non richiede solo lo scrupoloso rispetto delle procedure, ma anche l’impiego di personale adeguatamente formato e competente, l’utilizzo di strumenti di misura e di apparecchiature di prova spesso complesse e delicate e sempre con caratteristiche definite, periodicamente manutenute e tarate a fronte di campioni di riferimento certificati, e la stima dell’incertezza di misura associata a ogni risultato, in modo da garantire sempre risultati affidabili, oltre che la partecipazione a circuiti di prova interlaboratoriali e l’effettuazione di altre attività per assicurare la qualità dei risultati di prova. È anche importante una corretta interpretazione dei risultati di prova tramite la conoscenza della normativa di riferimento (norme e leggi) e delle tecniche di fabbricazione dei prodotti testati, qualora sia richiesto dal cliente un giudizio di conformità che deve essere sempre chiaro, oggettivo, indipendente e che non sia passibile di interpretazioni che possano comportare un utilizzo non corretto del rapporto di prova: è compito del nostro laboratorio anche assistere il cliente in tutto questo”.

COSA SIGNIFICA LAVORARE IN UN LABORATORIO ACCREDITATO? Mattia Carnevale (Technical Laboratory Assistant): “Essere un tecnico di laboratorio, soprattutto in un laboratorio accreditato, è molto impegnativo e fonte di grandi responsabilità, perché significa operare ogni giorno con un rigoroso rispetto delle procedute tecniche e gestionali del laboratorio per assicurare che le prove vengano effettuate in perfetta conformità ai metodi di analisi, a partire dal campionamento e dalla preparazione delle provette, passando per il condizionamento, il corretto utilizzo della strumentazione di misura e delle apparecchiature di prova, fino all’attenta redazione dei rapporti di prova. Per diventare un buon tecnico di laboratorio non è sufficiente la formazione scolastica, ma è necessaria una formazione specifica e tanta esperienza, mantenersi aggiornati sulla normativa e sui nuovi metodi di analisi operando con professionalità per ogni prova, ogni giorno”.

MACPLAS n. 355 - Ottobre/Novembre 2016 www.ieplab.com • www.iannipartners.com

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MATERIALI E APPLICAZIONI

L’ERA DEL PURGING COMPOUND TARGATA ERRETI

IL “NUOVO” CHE FA DEL BENE A PRODUTTIVITÀ E COMPETITIVITÀ DISTRIBUITO IN PICCOLE CONFEZIONI MONODOSE, FACILI DA USARE, TRASPORTARE E CONSERVARE, P&P CREAM È L’ULTIMO PRODOTTO NATO IN CASA ERRETI, CAPACE DI RIMUOVERE IN MODALITÀ INNOVATIVA OGNI TIPO DI SEDIMENTO PLASTICO, DEPOSITO DI MATERIALE E RESIDUO DI COLORE RIMASTO ALL’INTERNO DI ESTRUSORI, UGELLI, CANALI CALDI E STAMPI DI ANGELO GRASSI E RICCARDO AMPOLLINI

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e fasi di pulizia di una pressa a iniezione o di un estrusore - per un cambio di colore, o anche per la semplice rimozione di punti neri - possono essere fisiologicamente impegnative e costose. Non essendo tali attività “realizzabili in tempo mascherato”, durante il loro disbrigo si ha intanto una mancata produzione e, poi, pure del materiale di scarto, che - all’unisono - di certo non favoriscono quelli che sono i risicati margini di profitto di un’azienda trasformatrice. Come se ciò non bastasse, non va scordato il “fattore sicurezza”. Sempre durante le fasi transitorie di cambio materiale e di spurgo si ha - e anche questa è una condizione fisiologica che, ahimè, a volte è sottovalutata - una notevole emissione di fumi, per cui serve un tiraggio supplementare, con anche l’elemento di captazione posizionato ad arte; in altre parole, serve un’unità mobile per l’aspirazione e la filtrazione dei fumi. Entrando ora nei dettagli del cambio di produzione, colore o materiale, v’è da dire che in tali

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frangenti gli intoppi più classici sono quelli legati alla pulizia delle viti, dei cilindri, degli ugelli, dei canali caldi, delle teste d’estrusione. Sono infatti queste le parti ove più frequentemente le fasi di ripristino dell’integrità sottendono situazioni impegnative, costose e pure pericolose per gli L’amministratore unico di Erreti, Canio Baldassarre

operatori, al punto tale che quando la situazione si fa ostica serve l’intervento dei manutentori, i quali debbono poi rimuovere - e il più in fretta possibile - componenti dei dispositivi di stampaggio o d’estrusione, per poi riportarli con calibrati interventi “meccanici” nelle condizioni ideali di lavoro e, infine, rimontarli in macchina. Chi tanto ne sa di tale specifico - e per nulla banale - argomento è Canio Baldassarre, amministratore unico della società Erreti che, fin dagli Anni Novanta, si occupa “a monte” di protocolli per la pulizia di tramogge e sistemi di carico, piuttosto che “a valle” di formulari sugli incrementi di temperature in ugelli e canali caldi, per sfruttare la viscosità tipica dei materiali plastici in fase di rimozione per pulizia. Professione che Canio Baldassarre ha dapprima svolto come tecnico, poi anche come distributore di purging compound e - dal 2000 - pure come fabbricante di prodotti per la rimozione di sedimenti plastici, depositi di materiale, residui di colore negli estrusori, nelle teste d’estrusione, negli ugelli, nei caMACPLAS n. 367 - Ottobre/Novembre 2018

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nali caldi e anche negli stampi. Lo stesso Baldassarre esordisce ricordando che: “In virtù di ciò che ho sperimentato nella mia ormai lunga attività a fianco di trasformatori e produttori di macchinari per la lavorazione di materie plastiche, mi piace intanto dire che una buona pulizia di sedimenti, di depositi o di residui plastici negli estrusori viene meglio se a monte c’è un buon programma di manutenzione preventiva, che solo un esperto di purging compound “che ne ha viste tante” può mettere a punto”. È certo, poi, che tale know-how necessita di adeguati prodotti per un’efficace rimozione dei sedimenti plastici. E qui s’inserisce l’attività di Erreti. “Per fare le cose bene in questo mestiere servono passione, determinazione e - perché no? - pure un po’ di fortuna, che non guasta mai”, dichiara serenamente Canio Baldassarre, che così prosegue: “Come già accennato, nel 2000 ho messo a punto il mio primo prodotto: l’Extra Purging. E qui mi piace dire che ancora oggi un big della domotica, che offre soluzioni d’avanguardia per la gestione e il controllo intelligente della casa e degli edifici… del calibro di Gewiss… lo utilizza in alcuni suoi processi produttivi. Detto ciò, dal 2007-2008 in Erreti abbiamo avviato una progressiva trasformazione dei nostri prodotti, che da granulari sono passati alla forma liquida e, quindi, all’emulsione, fino ad arrivare all’ultimo nato, fornito sotto forma di crema e anche con un nuovo packaging in bustina”.

IDENTIKIT DELL’ULTIMA SOLUZIONE BY ERRETI L’ultimo prodotto pocanzi citato da Canio Baldassarre è stato denominato P&P Cream e, di seguito, riportiamo quelle che sono le sue principali peculiarità: •A zione istantanea - Elimina in blocco residui e impurità senza passare da diverse gradazioni di colore, garantendo una drastica riduzione dei tempi di fermo macchina. •P ackaging concentrato - Il 100% del suo potere extrapulente è contenuto in una piccola confezione monodose facile da usare, trasportare e conservare. •U tilizzo universale - Trova applicazione nei processi di estrusione, stampaggio a iniezione, estrusione-soffiaggio, stampa 3D e lavorazione della gomma, senza peraltro dover procedere a smontaggi e pulizie manuali delle parti. È quindi utilizzabile all’interno di un range di temperature comprese tra 70°C e 420°C e con tutti i seguenti materiali: ABS, PA, PET, PS, PMMA, PC, SAN, PVC, EVA, PU, TR, PBT, PPO, PPS, PPA, PP, PE, SBR, EPDM, BMS, FPM, silicone. •S icurezza - P&P Cream ha ricevuto il certificato MACPLAS n. 367 - Ottobre/Novembre 2018

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TAB. 1 - VARI DOSAGGI DI P&P CREAM IN RELAZIONE A VARIABILI DI PRODUZIONE QUALI: TIPOLOGIA DELL’ESTRUSORE, DIAMETRO DELLA VITE, CAPACITÀ DEL CILINDRO (TABS = BUSTINE DA 20 G DI PRODOTTO) Estrusore monovite (L/D = 30)

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per l’utilizzo a contatto con gli alimenti e pure la certificazione FDA GRAS (Generally Recognized As Safe), quindi è stato dimostrato sul campo che non fa fumi, che è totalmente inodore e che non contiene solventi o sostanza abrasive. È poi il caso di ribadire ancora una volta che quest’ultima soluzione presentata da Canio Baldassarre è il frutto di un lungo lavoro compiuto letteralmente “step by step” e che, unito al know-how specialistico più volte citato sempre dallo stesso Baldassarre, ha portato anche alla definizione di nuove linee guida nell’ambito dei vari cicli di pulizia realizzabili.

di bustine da inserire vedi sempre tabella 1, ndr), ma senza aprirle, e, di seguito, caricare e spurgare materiale vergine fintanto che fuoriesca dall’ugello (o dalla testa di estrusione) il P&P Cream; 4) fermare la macchina e lasciare agire il prodotto per qualche minuto, dopodiché spurgare con materiale vergine o di successiva pro-

UN ESEMPIO DI “BEST PRACTICE” TARGATO ERRETI La tabella 1, elaborata da Erreti, presenta vari dosaggi del P&P Cream, ma sempre con bustine (“tabs”) da 20 grammi, in relazione a variabili di produzione quali: tipologia dell’estrusore, diametro della vite, capacità del cilindro di plastificazione. È quindi il caso di ricordare ai lettori che durante il ciclo di pulizia con P&P Cream di cilindri, viti e teste d’estrusione, i tecnici Erreti consigliano di mantenere sempre la stessa velocità della vite e la stessa temperatura dell’ultimo materiale avuto in produzione e, inoltre, di pulire la tramoggia dallo stesso materiale precedentemente usato. Detto ciò, queste sono le sei fasi della best practice ora in esame: 1) caricare e spurgare con materiale neutro, o di successiva produzione, fintanto che risulti di colore chiaro; 2) svuotare il gruppo di plastificazione (tramoggia e cilindro); 3) mentre la vite gira, inserire dalla gola di carico le bustine di P&P Cream (per il numero

Fig. 1 - Stato della vite per stampaggio a iniezione in 4 punti del profilo (a 0, 200, 521 e 620 mm), prima di iniziare la prova con P&P Cream presso un importante subfornitore del comparto automobilistico

Fig. 2 - Risultati dopo il primo giro di pulizia con 6 bustine di P&P Cream e 8 kg di materiale neutro

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MATERIALI E APPLICAZIONI

duzione, per eliminare tutti i residui rimossi da P&P Cream; 5) se necessario, ripetere dal punto 1 al punto 4 fintanto che il materiale non risulti pronto per la produzione successiva; 6) i niziare la nuova produzione.

Fig. 3 - Risultati dopo il secondo giro di pulizia con ulteriori 6 bustine di P&P Cream e altri 11 kg di materiale neutro

MA IL MERCATO COSA NE PENSA DI P&P CREAM? “Da comparazioni fatte sul campo assieme ai clienti, abbiamo potuto verificare che con P&P Cream non entra tanto in gioco il prezzo del nostro prodotto, bensì il costo dell’operazione di pulizia”, conclude Baldassarre. “A tale proposito mi piace citare il report stilato da una primaria azienda di subfornitura che opera a livello globale nel comparto automotive, la quale aveva riscontrato un problema su una propria pressa a iniezione. La questione è che ogni qual volta in quell’azienda s’usava un certo tipo di master, ci si trovava nella condizione di dover rallentare la produzione e il materiale assumeva uno stato così appiccicoso da non consentire più il caricamento e, quindi, la ripresa produttiva. Quel subfornitore ha provato tutte le modalità note: spurghi con innalzamenti e abbassamenti della temperatura, aggiunta di legno in fase di pulizia ecc. Niente! L’unica soluzione che dava risultati concreti era quella di smontare la vite per poterla ripristinare ad hoc in attrezzeria, con una media di 20 ore di lavoro per ciascun intervento. Ci hanno quindi contattati e, già al primo giro di pulizia fatto con il nostro P&P Cream (vedi figura 2), li abbiamo lasciati positivamente basiti. Rifatto un secondo giro di pulizia identico al primo (figura 3), lo spurgo era ormai del tutto bianco e senza impurità. In totale, per l’intera procedura abbiamo impiegato 12 nostre bustine di P&P Cream - solo perché la pressa era di grandi dimensioni (ben 2300 t di forza di chiusura) - e circa 19 kg di materiale neutro. Come riportato nero su bianco dal cliente su un proprio rapporto interno riguardante questa prova, l’intervento è durato in tutto dai 20 ai 25 minuti. Mi piace anche citare queste testuali frasi redatte sempre dal cliente stesso: “Lo spurgo è inodore e non fa fumo. Il materiale è fornito in comode bustine. Esiste una tabella intuitiva che indica il rapporto tra numero di bustine e capacità del cilindro. Diversamente da tutti gli altri prodotti, le bustine sono utilizzabili attraverso canale caldo. Da nostre prove risulta che non lascia residui. Il prodotto può essere usato direttamente anche nello stampo sopra i 70°C”. Seguono in calce le firme dei tecnici del cliente, i quali, oltretutto, ci hanno contattato per comunicarci che, dopo la nostra pulizia, il tempo di carica in produzione si era accorciato di 2,2 secondi; il che, per il numero di stampate da loro fatte, ha significato in incremento di produttività interna per nulla banale”. Ma non ci sono solo buoni report da realtà che trasformano le materie plastiche. Sul finire dell’incontro in Erreti, lo stesso amministratore unico della società ci ha confidato che, dopo aver testato P&P Cream, un’importante produttore di macchine per lo stampaggio di preforme - qual è Sipa - non solo ha messo a punto una propria procedura ad hoc che consiglia ai suoi stessi clienti di utilizzare il nostro prodotto per la pulizia dei canali caldi, ma si è preso pure la briga di fornir loro direttamente le confezioni. Decisamente un gran bel mix tra innovazione e sinergie targato “made in Italy”, ci viene da dire come chiosa finale.

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MATERIALI E APPLICAZIONI

NEWS Struttura e comportamento al fuoco

Proprietà degli espansi poliisocianurici a elevato indice di -NCO Il poliuretano espanso rigido (PUR) è un materiale di grande interesse per il settore dell’isolamento termico, sia in edilizia che nell’industria della refrigerazione. Attualmente normative sempre più stringenti esigono maggiori prestazioni in termini di reazione e resistenza al fuoco per i componenti impiegati in abitazioni ed edifici pubblici, richiedendo dunque di ricercare e fornire nuove soluzioni per il miglioramento del materiale. Per incrementare la stabilità termica di tali materiali si possono utilizzare i sistemi poliisocianurati (PIR) alla cui base si ha la formazione del legame isocianurico (più conosciuto come trimero), la cui formazione è ottenuta, in presenza di opportuni catalizzatori, dalla variazione nel rapporto tra i principali costituenti del poliuretano: vale a dire poliolo e isocianato. Tale variazione viene espressa dal fattore definito indice di isocianato, che identifica l’eccesso di isocia-

nato impiegato. Proprio per enfatizzarne l’effetto, la ricerca si è spinta a valori di tale indice molto superiori rispetto a quelli attualmente utilizzati sul mercato e ha mostrato come tale incremento determini una struttura maggiormente reticolata e un sensibile miglioramento del comportamento al fuoco del materiale. Questo effetto si osserva sulla matrice polimerica tal quale, già prima dell’introduzione di ritardanti di fiamma, consentendo un’eventuale riduzione di questi ultimi, economicamente vantaggiosa. L’identificazione e l’ottimizzazione della struttura del materiale e la quantificazione del contenuto di trimero hanno richiesto lo sviluppo di nuove metodologie, basate sulla spettroscopia infrarossa (FTIR). Le migliorate stabilità termica e reazione al fuoco dei PIR sono dimostrate da test su piccola scala, come quelli

Catalizzatore

La formazione del legame isocianurico (più conosciuto come trimero) viene ottenuta, in presenza di opportuni catalizzatori, tramite la variazione nel rapporto tra i principali costituenti del poliuretano (poliolo e isocianato) MACPLAS n. 367 - Ottobre/Novembre 2018

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che prevedono la misurazione dell’indice di ossigeno (LOI) e l’uso del calorimetro a cono (CC), che evidenziano come poliisocianurati a elevato indice di -NCO formino uno strato carbonioso superficiale, il cosiddetto “char”, particolarmente stabile e compatto, che previene la propagazione della fiamma e fa da barriera al materiale sottostante. Un altro aspetto di rilievo per gli espansi rigidi PIR/PUR è relativo agli agenti espandenti. Infatti, le odierne problematiche da affrontare riguardano le limitazioni legislative sull’uso degli idrofluorocarburi (HFC) e le barriere tecnologiche e prestazionali legate all’infiammabilità del pentano, una delle attuali alternative sul mercato. Uno studio svolto da Francesca Piovesan per la propria tesi di laurea magistrale, con la direzione di Michele Modesti, presso l’Università degli Studi di Padova, Dipartimento di Ingegneria Industriale

La consegna del premio ANPE (Associazione Nazionale Poliuretano Espanso) a Francesca Piovesan per la sezione Poliuretano e Tecnologia, durante la terza conferenza nazionale sul poliuretano espanso rigido, tenutasi lo scorso anno a Milano

(DII), ha permesso di mettere in luce le promettenti prestazioni di un’innovativa tipologia di espandenti a base idrofluoroolefinica (HFO), non infiammabili, che presentano inoltre ottime caratteristiche dal punto di vista ambientale, con un potenziale di eliminazione dell’ozono (ODP) pari a zero e potenziale di riscaldamento globale (GWP) molto limitato. Gli espandenti idrofluoroolefinici offrono inoltre buone prestazioni anche per altre cruciali proprietà del materiale, quali resistenza a compressione e isolamento termico.

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MATERIALI E APPLICAZIONI

NEWS Polioli che riducono l’impronta di carbonio

Arriva il primo TPU prodotto dall’anidride carbonica A circa 80 anni dalla scoperta del poliuretano da parte di Otto Bayer (l’anniversario è stato festeggiato lo scorso anno), Covestro ha lanciato alla fiera Fakuma Desmopan 37385A: il primo rappresentante di una nuova gamma di poliuretani termoplastici (TPU) contenenti polioli ottenuti dalla CO2, grazie a un’innovativa tecnologia proprietaria. I nuovi polioli polieteri del carbonato, sviluppati e commercializzati da Covestro col marchio cardyon, vengono infatti prodotti con l’ausilio dell’anidride carbonica. A confronto con i TPU convenzionali, il nuovo Desmopan 37385A è caratterizzato da una minore impronta di carbonio e contribuisce a chiudere il ciclo del carbonio. Inoltre, aiuta a preservare le fonti fossili e, diversamente da molti materiali a base biologica, non compete con le produzioni alimentari. Desmopan 37385A presenta una durezza di 85 Shore A e le sue proprietà meccaniche sono almeno pari a quelle dei gradi TPU di uguale durezza, se non superiori in alcuni casi. È caratterizzato, per

esempio, da una resistenza a trazione di 36 megapascal, mentre l’allungamento a rottura raggiunge il 660% (DIN 53504). È stato sviluppato soprattutto per le applicazioni in estrusione, ma si adatta bene anche allo stampaggio a iniezione. “Le applicazioni sono quelle tipiche dei TPU convenzionali di pari durezza e vanno dalle suole/tomaie per calzature all’abbigliamento sportivo, dalle maniglie e dai pomelli fino agli imballaggi per componenti elettronici delicati”, spiega Georg Fuchte, esperto dei TPU presso Covestro. Covestro, la quale ha in programma di ampliare la nuova gamma con TPU di diversa durezza. Un grado da 95 Shore A, ad esempio, il cui fuso polimerizza rapidamente durante la lavorazione, ha già raggiunto uno stadio di sviluppo avanzato. L’azienda sta inoltre lavorando su nuovi polioli da CO2 per la produzione di poliuretano espanso rigido, che potrebbe essere utilizzato, ad esempio, come termoisolante in edifici, vetture o articoli sportivi. Presso il sito di Dormagen, in Germania,

Il cuscino ideale in PU espanso flessibile

Antibatterico e contro il riscaldamento da contatto In un’estate calda, com’è stata quella del 2018, è spesso fastidioso sedersi al bar su una sedia “scaldata” da qualcun’altro. Per porre rimedio a questo inconveniente la società Pelma ha sviluppato l’innovativo poliuretano espanso Thermofresh, capace di assorbire il calore proveniente dal corpo umano e con la straordinaria capacità di mantenersi fresco anche nel caso di temperature esterne elevate. L’azienda lo ha presentato in occasione di una serata conviviale organizzata presso il caratteristico locale milanese Recreo, il quale, data la doppia anima di bar e sartoria, ha deciso di utilizzare i cuscini fabbricati con Thermofresh per le proprie sedute. “Recreo è nato all’insegna della condivisione, della convivialità, ma anche dell’innovazione. Da qui la scelta d’introdurre Thermofresh, per realizzare le imbottiture delle sedute e migliorare l’esperienza del “wellness” a tavola”, hanno spiegato i proprietari di Recreo. “Siamo riusciti a sviluppare questo prodotto anche grazie al supporto tecnico di Shell, Evonik e di Ultrafresh e all’Università di Bologna”, ha sottolineato Marco Pelucchi, amministratore delegato di Pelma. “Thermofresh è capace di assorbire il calore proveniente dal corpo umano con un immediato ritorno di freschezza, pur mantenendo il comfort, l’elasticità e la traspirabilità tipici del poliuretano. Viene inol-

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Nel giugno del 2016 Covestro annunciò ufficialmente che il team guidato dal ricercatore Christoph Gürtler aveva scoperto il catalizzatore giusto per utilizzare la CO2 nella produzione di materie plastiche. Nell’ottobre di quest’anno l’azienda ha avviato la prima produzione industriale di TPU partendo da polioli ottenuti dall’anidride carbonica

opera già un impianto che produce polioli a base di CO2 per la produzione di poliuretano espanso flessibile (PEF) da utilizzare nella realizzazione di mobili imbottiti e materassi. A Fakuma 2018, Covestro ha presentato ulteriori sviluppi anche nell’ambito dei TPU di derivazione petrolchimica, tra cui spiccano le fibre di TPU e poliammide per maglieria, a superficie uniforme, lucida e con una mano esclusiva; sono utilizzate principalmente nella produzione di calzature sportive, per le quali vi è la tendenza a utilizzare tomaie tessute a maglia. Infine, Covestro e il partner J. & F. Krüth di Solingen (Germania) stanno lavorando insieme a nuove possibilità di design nel campo delle superfici grazie a innovative tecniche d’incisione laser 3D interamente digitalizzate.

tre sottoposto allo speciale trattamento Ultrafresh, che sfrutta la naturale capacità dell’argento di resistere alla proliferazione dei batteri, una tra le cause primarie di asma e malattie allergiche, muffe, del cattivo odore e della degradazione, riuscendo a preservare le condizioni igieniche e di freschezza del PU”. Studi scientifici dell’Università di Bologna hanno dimostrato la capacità di assorbire il calore del poliuretano con microcapsule a cambiamento di fase (PCM, Phase Change Materials), sviluppate inizialmente dalla Nasa, abbassando la temperatura superficiale corporea di circa 2-4°C. “Iniettati all’interno del poliuretano Thermofresh, i PCM sono capsule solide a temperatura ambiente, ma quando entrano in contatto con un corpo più caldo, fondono all’interno, assorbendo calore e sottraendolo al corpo stesso. Diversamente, quando la temperatura scende, i PCM solidificano cedendo il calore accumulato. Questo processo è completamente reversibile e rimane invariato nel tempo”, ha spiegato più in dettaglio Massimiliano Lanzi, ricercatore dell’Università di Bologna. I campi d’applicazione degli esclusivi PU espansi Thermofresh sono i più svariati: non solo le sedute per sedie e salotti (come quelle utilizzate dal tapas bar Recreo, mostrato in foto), ma anche materassi, imballaggi, abbigliamento tecnico e calzature

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Purging compound per diminuire gli scarti

Riduzione dei costi di produzione e dell’impatto ambientale Molti polimeri non sono facilmente biodegradabili e questo porta, come noto, a un elevato impatto ambientale. Per questo motivo è molto importante che vengano riciclati e non dispersi nell’ambiente. È inoltre fondamentale che il polimero vergine non diventi un rifiuto ancora prima di aver svolto la funzione per cui è stato lavorato, poiché non può essere riciclato un numero infinito di volte e nel caso del PET, ad esempio, il riciclo comprende pure una rigradazione. Anche i pezzi prodotti che presentano difetti devono essere riciclati adeguatamente. Durante il cambio di produzione

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da un colore scuro a uno chiaro, le prime stampate presentano le cosiddette “striature”, o altri difetti originati dai residui della produzione precedente. Se non si considera solo il costo X del materiale vergine, la quantità d’energia E utilizzata per la trasformazione, il tempo T in cui la macchina è stata tenuta impegnata, ma anche il tempo Tr e l’energia Er impiegati per rimacinare il materiale (e, nel caso del PET, anche per rigradarlo), per ottenere un prodotto finale il cui valore è minore del valore iniziale di una differenza Xr, è possibile calcolare una perdita di tempo e denaro Ps (Perdita dovuta allo scarto) che può essere

quantificata dalla formula: Ps = X+E+T+Er+Tr-Xr Da quest’ultima si può dedurre che vi sono tre modi differenti di ridurre i costi di produzione: 1) diminuire la produzione di scarti; 2) aumentare la durata di ciascuna produzione; 3) migliorare il processo di riciclo degli scarti. Il modo più semplice è quello di prevenire il problema alla radice, riducendo la produzione di scarti, dal momento che non sempre sono applicabili i punti 2 e 3. Grazie ai moderni granulati di pulizia (purging compound), è possibile ridurre da 2 a 200 volte lo scarto durante i cambi colore e materiale: maggiore è l’efficienza del materiale

Prodotti differenti che mostrano i diversi gradi di pulizia della macchina a iniezione, durante il cambio colore, utilizzando i purging compound Ultra Plast

di pulizia e minore sarà il consumo di materia prima che verrà scartata. I gradi Ultra Plast PET-C, PET-CS e PAC (per i materiali barriera) per la produzione di contenitori in PET e i gradi PO-C, PO-CS e POE-CS per tappi, bottiglie e film in PE aiutano a ridurre in maniera considerevole la produzione di scarti. Una caratteristica molto importante di tutti questi purging compound prodotti da Ultra System è che sono approvati dalla FDA e seguono la normativa CE 10/2011 per il contatto con gli alimenti, oltre a essere riciclabili al 100%.

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NOTIZIE DAL MONDO DELLA GOMMA

LA RIVISTA DI

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DALL’ASSOCIAZIONE

EVENTI DEL 23 OTTOBRE

“FARE SISTEMA” ALL’INAUGURAZIONE DEL CERISIE ASSOGOMMA HA ORGANIZZATO LA TERZA EDIZIONE DELL’EVENTO “FARE SISTEMA” NELLA NUOVA SEDE DI MONZA DEL LABORATORIO CERISIE

Il discorso di apertura di Matteo Battaini, presidente Assogomma e Cerisie

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stato un 23 ottobre intenso di attività per Assogomma, che ha deciso di unire in un unico momento d’incontro due eventi di primaria importanza per le relazioni con le industrie di settore. Da un lato la presentazione del “network Assogomma”, con la contestuale inaugurazione ufficiale del Laboratorio Italiano Gomma - Cerisie, dall’altro l’evento associativo “Fare Sistema”, giunto quest’anno alla sua terza edizione, che si è incentrato sull’economia verde e la sostenibilità, temi di massima attualità non solo nell’ambito industriale, ma anche per l’opinione pubblica. Interpellato sui motivi che hanno portato a unire questi due momenti d’incontro, Fabio Bertolotti, direttore di Assogomma, ha dichiarato: “L’idea di unire i due eventi è nata da una semplice riflessione: l’associazione sta lavorando per favorire un’integrazione delle sue attività e dei suoi servizi. Insomma stiamo “facendo sistema” al nostro interno per essere sempre più vicini alle necessità delle imprese della gomma. Quale miglior modo di testimoniare lo sforzo in atto, se non quello di portare l’evento “Fare Sistema” nel nostro nuovo laboratorio Cerisie? Recentemente il Laboratorio Italiano Gomma è diventato di proprietà dell’associazione al 100% e sarà sempre più un riferimento specializzato a supporto delle aziende del settore anche per percorsi tecnologici d’innovazione che prevedano l’utilizzo di materiali green e sostenibili”. L’idea ha colto nel segno e lo ha dimostrato la presenza di 150 rappresentanti di aziende di tutta la filiera, produttori di materie prime, mescole conto terzi, macchinari e servizi, articoli finiti, rappresentati anche dalle rispettive associazioni, nonché personalità appartenenti al mondo istituzionale e accademico, fino agli utilizzatori finali. Ma andiamo con ordine e proviamo a ripercorrere questo pomeriggio di attività iniziando dalla prima parte, intitolata “Il network Assogomma si presenta”, per poi entrare nel merito del convegno “Fare Sistema 0.3: green economy e sostenibilità”.

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IL NETWORK ASSOGOMMA SI PRESENTA La giornata si è aperta con il benvenuto da parte di Matteo Battaini che, primo a ricoprire la carica di presidente di Assogomma e di Cerisie, ha rappresentato gli importanti cambiamenti che stanno avvenendo nel network associativo a partire proprio dal Laboratorio Italiano Gomma. Battaini, insieme al CdA, ha quindi tagliato il nastro della nuova struttura a Monza, dove si è trasferito recentemente il laboratorio. Il Cerisie - Laboratorio Italiano Gomma è nato nel 1974 per iniziativa di Assogomma e di AIRIEL, acronimo dell’Associazione Italiana per la Ricerca nell’Impiego degli Elastomeri. Quest’ultima era stata costituita da una cinquantina di aziende solo alcuni anni prima, e cioè nel 1968, proprio allo scopo di finanziare la creazione di un laboratorio che potesse essere al servizio delle aziende del settore gomma. Il progetto, con i suoi soci sostenitori, con Assogomma e Airiel e con il patrocinio del CNR, che ha garantito un sostegno politico ed economico, è così partito ed è rimasto con questo assetto per molti anni. Più recentemente, l’evoluzione delle attività e del contesto, hanno spinto le aziende del settore a rivedere questa organizzazione e così il Cerisie è stato trasformato da una “associazione di associazioni” a una società a responsabilità limitata, con quote differenziate tra Assogomma, Airiel e la società di servizi dell’associazione. Un paio d’anni fa, si è poi deciso di sciogliere Airiel e di trasferire tutte le attività sotto il controllo di Assogomma, che oggi è il socio unico di Cerisie e, dal luglio 2018, lo ha dotato di una nuova governance. Il laboratorio è dunque oggi un asset dell’associazione e, in quanto tale, di tutte le aziende associate. Tutto ciò rappresenta un’opportunità unica per orientarne le attività future verso le necessità e i desiderata delle imprese che producono, vendono e utilizzano prodotti in gomma, in Italia, ma non solo. Cerisie è infatti un laboratorio di respiro e importanza europea ed è tra i fondatori del network ERRLAB (European Rubber Research LABoratories). Nel 2015, infatti, i tre laboratori specializzati per il settore della gomma di Italia, Francia e Germania - con le rispettive associazioni nazionali di settore, ➤

IL LABORATORIO CHIMICO La visita del laboratorio chimico è iniziata dal locale in cui sono state installati i banchi chimici e le cappe d’aspirazione: si tratta di arredi tecnici completamente rinnovati, che garantiscono l’operatività in completa sicurezza, eliminando il rischio d’esposizione ai vapo-

ri dei solventi usati per le analisi. Le cappe d’aspirazione sono certificate secondo la normativa vigente: UNI ISO 14175. Le attività principali condotte nel laboratorio chimico, che corrispondono a servizi e normative verificate per conto delle aziende clienti, sono:

Matteo Battaini taglia il nastro del Cerisie accompagnato da tre membri del CdA (in foto, da sinistra): Livio Beghini, Fabio Bertolotti e Fabio Negroni

Matteo Battaini, presidente di Assogomma e Cerisie

• Analisi MOCA (Materiali e Oggetti a Contatto con Alimenti). Nel caso delle plastiche si opera in accordo a un regolamento europeo, mentre per le gomme valgono le leggi nazionali. Tutti i test condotti sono rigorosamente sottoposti ad accreditamento secondo la specifica ISO 17025. • Controlli di qualità - Verifiche su ingredienti, semilavorati e prodotti finiti secondo specifiche dei clienti o capitolati. • Analisi di manufatti difettosi o guasti per le ricerca delle cause. La visita è poi proseguita nella zona dedicata agli strumenti, Il network Assogomma si presenta: visita al laboratorio chimico

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che sono installati in un ambiente condizionato ed esente da polveri. Tra i vari strumenti presenti meritano di essere citati: • GC-MS: ricerca degli additivi nella gomma, per esempio, il tipo di agente protettivo, gli acceleranti, i plastificanti, le cere ecc. • FT-IR: identificazione della matrice polimerica e dei difetti estetici sulla superfice degli elastomeri • UV-Visibile: analisi colorimetriche per MOCA • TGA: composizione di massima della gomma (nero + organico + cariche) • DSC: transizione vetrosa, punto di fusione • Assorbimento atomico per l’analisi dei metalli pesanti.

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DALL’ASSOCIAZIONE

➤ tra cui Assogomma - hanno promosso la creazione di una rete di laboratori in grado di collaborare ad attività e iniziative su temi comuni, evitando così inutili sovrapposizioni. Tutto ciò con il patrocinio dell’associazione europea ETRMA (European Tyre and Rubber Manufacturers’ Association). A testimonianza dell’importanza di questo network, la presenza di Christian Caleca, portavoce di Errlab, nonché direttore del CFCP (Centre Français du Caoutchouc et des Polymères), l’organizzazione che sovraintende alle attività dell’associazione nazionale SNCP (Syndicat National du Caoutchouc et des Polymères) e del laboratorio LRCCP (Laboratoire de Recherches et de Contrôle du Caoutchouc et des Plastiques). I presenti all’evento, opportunamente divisi in gruppi, sono stati accompagnati in un tour del laboratorio su cinque tappe, tre dedicate alle specifiche attività che maggiormente caratterizzano il servizio di Cerisie (laboratorio chimico, fisico e per prove ambientali; vedi i tre box in queste pagine) e due a importanti novità che Assogomma ha recentemente presentato in ambito editoriale e di formazione.

Mario Maggiani presenta la collaborazione tra Assogomma e Amaplast per la rivista Elastica

IL LABORATORIO FISICO In questo locale sono state concentrate le apparecchiature dedicate alla verifica delle caratteristiche fisico-meccaniche dei materiali. I provini possono essere ricavati da lastrine stampate ad hoc, o direttamente dai manufatti, mediante lavorazione meccanica. Con il tempo, il laboratorio si è specializzato nell’applicazione di controlli su tutti i tipi di manufatti. Quelli più frequentemente rappresentati sono tubi, pavimenti in gomma, nastri trasportatori, appoggi ponte e altri manufatti in gomma-metallo utilizzati nella costruzione di pon-

Visita al laboratorio fisico

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ti e viadotti, oltre ovviamente alle guarnizioni. Inoltre, il laboratorio cura direttamente alcuni servizi che hanno rilevanza per i sistemi di qualità aziendali. Rientrano fra questi: • le prove interlaboratorio, finalizzate alla verifica della cosiddetta “capacità del laboratorio” (o proficiency test): il laboratorio fisico di Cerisie cura la preparazione di un lotto omogeneo di campioni che verranno distribuiti tra i vari laboratori aderenti. L’elaborazione statistica dei risultati ottenuti consente una verifica puntuale dell’accuratezza con cui il laboratorio riesce a controllare i parametri meccanici: viscosità

della mescola; caratteristiche di vulcanizzazione misurabili con dinamometri di tipo MDR o ODR; rilievo delle proprietà tensili, della durezza (Shore A, D e IRHD internazionale) e del compression set; • la fornitura di materiali di riferimento utili alla taratura degli strumenti, come ad esempio i dischetti a durezza certificata; • utilizzando poi il set di mescolatori da laboratorio, è possibile preparare piccoli lotti di mescola per studi richiesti dai clienti o materiali standardizzati, utili alla verifica, per esempio, della compatibilità di una data gomma a fluidi o lubrificanti. Il corredo di strumenti installati è ampio e permette di misurare la gran parte delle grandezze fisiche coinvolte nelle specifiche degli articoli tecnici; il numero complessivo di metodologie applicate è di circa 300. Di seguito sono riportate le apparecchiature installate più recentemente: •​Dinamometro per prove tensili nel campo di temperatura da -80°C a + 200°C: possono essere condotte prove in trazione-compressione e vari tipi di

prove con taglio. •​“Bubble tester” per il rilievo delle caratteristiche della curva sforzo-deformazione, applicando un particolare tipo di deformazione, denominata “trazione equi-biassiale”. Queste curve sono quasi esclusivamente utilizzate come descrizione del comportamento dell’elastomero in studi di progettazione, secondo il metodo degli elementi finiti (FEA o FEM). •​Prova di determinazione del coefficiente di permeabilità ai gas: lo strumento utilizzato è conforme all’ultimo aggiornamento della norma tecnica di riferimento e consente il rilievo del coefficiente di permeabilità anche a temperature diverse da quella ambiente. I gas possono essere scelti tra una gamma che include azoto, ossigeno, aria e gas nobili. •​Prove elettriche: rilievo della resistività di superficie e di volume e rilievo della resistenza dielettrica fino a 50 kV. Per il rilievo di quest’ultima è stata installata una macchina di nuovo tipo, che soddisfa i requisiti delle principali norme tecniche internazionali.

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IL LABORATORIO PER LE PROVE AMBIENTALI FORMAZIONE E… INFORMAZIONE Per quanto riguarda le novità in campo editoriale e di comunicazione è bene ricordare che Assogomma, sin dalla propria costituzione ha considerato prioritario un servizio di informazione costante e puntuale a tutti i suoi associati e più in generale all’intero settore della gomma. A riprova di ciò Assogomma, solo dopo pochi mesi dalla sua ricostituzione, avvenuta il 20 dicembre 1945, realizzò il bollettino economico associativo con cadenza bimestrale. A partire dal 1957 è stata creata la rivista “Notizie per l’Industria della gomma”, che conteneva una propria rubrica dedicata specificamente al commento di articoli scientifici pubblicati su giornali internazionali: dopo qualche anno quest’attività venne affidata alla casa editrice Gesto. Negli Anni Ottanta venne creata, nuovamente da Assogomma, la testata “Elastica”, poi incorporata nella rivista che nel frattempo era diventata “L’Industria della gomma” - e affidata a Gesto. Tutto è rimasto sostanzialmente invariato fino alla fine del 2017. A partire dal 2018 l’idillio tra Assogomma e L’Industria della Gomma si è interrotto e da quel momento quest’ultima rivista non è più patrocinata dall’associazione. A tempo di record, nel maggio del 2018, è stato inaugurato un nuovo progetto editoriale, con la riedizione di Elastica, ora all’interno di MacPlas. Questa nuova “rivista nella rivista” è già al suo quarto numero, con una consistenza via via crescente e dai contenuti editoriali curati e controllati dall’associazione. Tutto ciò è stato possibile grazie a un accordo tra Assogomma e Amaplast, l’Associazione dei costruttori di macchine e attrezzature per materie plastiche e gomma, a cui appartiene MacPlas. Il terzo argomento trattato è stato quello della formazione, da sempre un’altra delle priorità associative. Assogomma è un punto di riferimento per la formazione nel settore, grazie ai suoi ➤

Giovanni Panico (a sinistra) e Mauro La Ciacera presentano la collaborazione Assogomma - Cesap

Il presidente di Assogomma e Cerisie apre l’evento “Fare Sistema 0.3” Ottobre/Novembre 2018 - ELASTICA

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Il network Assogomma si presenta: visita al laboratorio prove ambientali

Le prove ambientali hanno lo scopo di controllare la corretta resistenza dei manufatti o dei materiali in gomma agli agenti chimici e fisici, che possono deteriorarne nel tempo le caratteristiche: • Effetto dell’ozono. L’ozono è un gas fortemente aggressivo su alcuni tipi di gomme; è presente nell’ambiente come risultato di reazioni chimiche stimolate dalla radiazione solare, o da scariche elettriche in alta tensione. La prova può essere condotta sia su provini standardizzati secondo una norma ISO ben affermata nel settore, o anche su manufatti, adottando opportuni accorgimenti. Oltre alla concentrazione di ozono, le camere di prova possono controllare la velocità dell’aria all’interno, la temperatura di prova e l’umidità relativa dell’ambiente di prova. L’esposizione all’ozono può avvenire sia in condizioni statiche, con provini tensionati tra il 10% e il 50%, o in condizioni dinamiche, che prevedono una deformazione ciclica del provino. L’attacco dell’ozono può manifestarsi sia con la formazione di un numero elevato di piccole fessurazioni (screpolature) diffuse omogeneamente sulla superficie, oppure con la formazione di rade screpolatura profonde, che possono arrivare alla rottura del provino, soprattutto se la tensione applicata è molto alta. • Effetto della luce e dei raggi ultravioletti. La componente di radiazione ultravioletta presente nella luce solare ha un effetto degradante, in particolare, sui pigmenti organici usati nella produzione di articoli colorati. L’effetto si manifesta normalmente con uno schiarimento della tinta, che può essere più o meno marcato a seconda della tinta stessa, di solito più significativo per i rossi e i blu. Le mescole di colore nero contengono carbon black (nero di carbonio), che, sebbene venga aggiunto per rinforzare le proprietà meccaniche del materiale, ha anche un ottimo effetto protettivo, funzionando da assorbitore della radiazione più dannosa. Di norma, gli articoli contenenti carbon black non vengono sottoposti a prova. • Effetto del calore. Tutte le gomme presentano un limite termico di applicabilità che, per la maggior parte di esse, è compreso tra 70°C e 150°C. L’effetto del riscaldamento prolungato sulla gomma è quello di ridurne l’allungamento a rottura e la resistenza alla lacerazione. Da un punto di vista chimico, si produce un cambiamento nella struttura interna del materiale che risulta essere irreversibile. Per questo motivo, in tutte le specifiche di prodotto, è presente un test di invecchiamento accelerato che prevede il riscaldamento in forno dei provini e la valutazione della variazione di durezza, di allungamento a rottura e di carico a rottura.

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DALL’ASSOCIAZIONE

➤ programmi annuali dedicati alla tecnologia, ma anche a tematiche di carattere generale, che vengono però personalizzate in base alle esperienze e alle esigenze del settore gomma. Più recentemente sono stati introdotti momenti formativi annuali su salute, sicurezza e ambiente, che rappresentano tematiche d’interesse sempre più diffuso per le aziende. Cogliendo l’opportunità rappresentata dalla vicinanza tra Cerisie a Cesap (Centro europeo sviluppo applicazioni plastiche), oltre che dei rapporti consolidati con Amaplast, è stato presentato un primo progetto di formazione bordo macchina per lo stampaggio di articoli in gomma, che sarà organizzato a partire dal 2019. I partecipanti hanno quindi avuto la possibilità di vedere con i propri occhi e toccare con mano come Assogomma stia diventando sempre più un network e un importante riferimento che accompagnerà il settore della gomma nella sua evoluzione tecnologica e normativa. FARE SISTEMA 0.3 - GREEN ECONOMY E SOSTENIBILITÀ Per la terza edizione di “Fare Sistema”, l’associazione ha deciso di approfondire i temi ambientali della sostenibilità e dell’economia circolare partendo proprio dal DNA della gomma: la natura. Giuseppe De Filippi, vicedirettore di TG5, è stato chiamato a condurre il convegno e a presentare ai 150 partecipanti alcuni dati di grande interesse. Ogni anno, infatti, nel mondo vengono consumate circa 28 milioni di tonnellate di gomma e, di queste, quasi la metà, cioè oltre 13 milioni, sono di gomma naturale. I numeri indicano che la gomma naturale rappresenta il 46,5% del totale dei consumi, con un trend che negli ultimi anni è stato costantemente in crescita. Si può affermare, quindi, che la metà dei prodotti in gomma è costituita da una materia prima che esiste in natura, ricavata da piante diverse. Ma, oggi, il tema “green” e della sostenibilità deve essere affrontato anche dal punto di vista di ciò che è possibile fare per valorizzare sia i prodotti a fine vita sia gli scarti di lavorazione. In questo senso sono state presentate interessanti soluzioni, già esistenti, nonché ambiziosi progetti futuri. Il convegno si è aperto con due interventi dedicati ai temi della leadership (Vittorio D’Amato, Akron) e dei modelli per gestire l’innovazione (N. Puccillo, WePower), argomenti da sempre cari al format “Fare Sistema” fin dalla sua prima realizzazione. Questo perché la collaborazione e il “saper creare valore insieme” tra PMI e grandi fornitori/clienti richiedono agli imprenditori e ai manager di fare attente riflessioni sul ruolo strategico della propria azienda nel contesto industriale che la circonda.

Maria Luisa Corno Morales durante il suo intervento sulle origini naturali della gomma

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Giuseppe De Filippi, vicedirettore del TG5, conduce “Fare Sistema 0.3”

Gianni Girotti, Green Chemistry R&D manager di Versalis

Successivamente De Filippi ha condotto il pubblico nel vivo del tema della serata ed è stata invitata a parlare di gomma naturale la ricercatrice Maria Luisa Corno Morales, che ha presentato alcuni concetti illuminanti sulle origini della gomma. Uno dei materiali di cui il mondo non può privarsi, infatti, viene ricavato in larga parte dalla natura e in particolare, ancora oggi, la storica Hevea Brasiliensis copre il 90% del fabbisogno globale. Ma sono in realtà 2500 le piante che producono gomma, in quantità e con caratteristiche diverse. La ricerca scientifica ha di fronte oggi importanti frontiere da raggiungere per trovare nuovi cultivar promettenti, oppure nel lavoro sul genoma delle piante, allo scopo di renderle più produttive, più adattabili e più forti contro i parassiti, senza contare le future, ma concrete, possibilità di “bioingegnerizzare” la produzione di gomma portandola a livello laboratoriale, rendendola così un processo sicuro, controllato, efficiente e a basso impatto ambientale. Continuando su questi argomenti, Gianni Girotti (Versalis) ha presentato un approfondimento sul guayule, una delle piante più promettenti come alternativa all’Hevea, che, grazie alle proprie caratteristiche, può essere coltivata anche in Italia. In questo senso sono state avviate le coltivazioni in Basilicata e Sicilia. La gomma ottenuta da questo arbusto, originario del Centro America, è di ottima qualità e ha una resa di 600-900 kg per ettaro, con il grande vantaggio di non contenere gel e nemmeno proteine allergizzanti. Ma Versalis è andata oltre, con un progetto pilota di bioraffineria che si propone di sfruttare non solo l’estrazione del lattice dal guayule, ma anche la sua intera biomassa, in un’ottica di sostenibilità a 360 gradi, rendendo così l’investimento profittevole. Come detto però la tematica della sostenibilità non è solo legata alle origini naturali della gomma. Infatti, una particolare attenzione va oggi posta al tema del riuso dei prodotti a fine vita, ad esempio ELASTICA - Ottobre/Novembre 2018

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gli pneumatici fuori uso, e degli scarti di lavorazione. Francesco di Pierro (Rubber Conversion) è stato quindi invitato a illustrare soluzioni innovative in questi ambiti, soprattutto per quanto riguarda il processo di raccolta e devulcanizzazione degli scarti di lavorazione. I vantaggi di questi metodi si misurano in ambito ambientale ed economico e sono legati al riuso dei materiali, al mancato conferimento in discarica, al minor costo delle mescole (senza perdita di perfomance del prodotto finito) e anche al minor consumo energetico. La serata si è poi conclusa con l’intervento di Paolo Chiappero (FCA), il quale ha illustrato la visione della sua azienda sul tema dell’utilizzo di gomma in un’auto e sui progetti in corso in questo ambito. Nell’auto sono impiegati moltissimi prodotti in gomma, la maggior parte dei quali deve garantire alte prestazioni. Si può stimare la presenza di circa 70 kg di gomma in un’auto, di cui la metà è impiegata negli pneumatici e i restanti 35 kg sono costituiti dagli innumerevoli articoli tecnici indispensabili per assemblare e far funzionare le componenti vitali di un’automobile. Ad oggi, in una vettura sono presenti circa 15000 componenti e i costruttori sono chiamati al duplice compito di ridurne il peso ottimizzando le prestazioni, aumentando la sicurezza e l’affidabilità. La sostenibilità rappresenta oggi un filo conduttore imprePaolo Chiappero, responsabile scindibile che lega questi concetti. Infatti, laboratorio materiali tutti i veicoli messi in vendita da FCA deelastomerici di FCA vono essere recuperabili al 95% in peso e riciclabili all’85%, sempre in peso. Per raggiungere l’obiettivo del 100%, FCA ritiene che l’unica strada possibile sia “fare sistema” lungo tutta la filiera della gomma, quindi definire progetti che vedano il coinvolgimento dei produttori di componenti, di mescole, di strumentazioni e di materie prime. Tutti possono contribuire a trovare soluzioni innovative che permettano ai veicoli di qualsiasi propulsione, ibrida, elettri-

Approfondimento sugli pneumatici

UN INTERESSANTE VIAGGIO NELL’ECONOMIA CIRCOLARE Nel parlare di prodotti che hanno un ciclo di vita sostenibile, non si può fare a meno di citare lo pneumatico, che viene pensato, ingegnerizzato e prodotto secondo principi che rispettano proprio l’impatto che lo stesso avrà nel suo utilizzo, ma anche a fine vita. Pensiamo, per esempio, a uno pneumatico per mezzi pesanti e immaginiamo di prenderlo metaforicamente “per mano”, accompagnandolo lungo tutta la sua vita,

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o meglio lungo tutte le sue vite. Il nostro pneumatico, da nuovo, comincia il suo percorso macinando decine di migliaia di chilometri. Una volta giunto al limite di usura, la legge ci dice che dovremmo fermarci, ma certo non lo butteremo! Infatti, da questo momento inizierà la fase del suo riutilizzo: lo riscolpiremo asportando parte dei canali del battistrada, permettendogli così di ripartire per la sua strada facendo molte al-

ca o tradizionale, di ridurre l’impatto ambientale lungo tutto il cosiddetto “life cycle”. Se a tutto ciò si riuscisse Francesco Di Pierro, anche ad affiancare un’ottimizzazioBusiness Development manager di Rubber Conversion ne dei costi degli articoli tecnici - ad esempio utilizzando mescole contenenti, in tutto o in parte, materie prime seconde ottenute da scarti di lavorazione - si potrebbero raggiungere traguardi in tema di sostenibilità e impatto ambientale impensabili fino a qualche anno fa. La sfida dei prossimi anni, ma si parte già dal 2019 con progetti attivi, sarà lo sviluppo di una nuova generazione di materiali e componenti e un approccio sistemico più stringente allo sviluppo del veicolo. In questo senso sono stati presentati da FCA due progetti di recupero sfridi: il primo per materiale EPDM da lavorazioni con alto scarto e il secondo per materiale alto performante in fluoroelastomero da scarti di lavorazione, che vede la compartecipazione di Elastomers Union, Zeon, Comet e Gibitre Instruments. Al termine di una lunga carrellata di soluzioni concrete e di possibilità future in tema di sostenibilità della gomma, il presidente di Assogomma, Matteo Battaini, ha voluto concludere l’incontro con queste parole: “Oggi Assogomma diventa sempre più un network dove i concetti di “filiera” e di “sistema” rappresentano un riferimento per ottenere traguardi maggiormente ambiziosi. I temi della sostenibilità e dell’economia circolare sono e saranno sempre più al centro della nostra attenzione, come dimostrato dal workshop “Fare Sistema”, che ha visto la collaborazione tecnica di Caldic, Comet, Ecopneus, Elastomers Union, Gibitre Instruments, Rubber Conversion, Versalis e Zeon”. (I dettagli delle relazioni presentate saranno oggetto di specifico approfondimento sui prossimi numeri di Elastica, ndr).

tre decine di migliaia di chilometri. Quando sarà nuovamente consumato, ovvero liscio, sarà forse finito il suo viaggio? Niente affatto, dopo un’operazione di ricostruzione, ovverossia l’asportazione del vecchio battistrada e l’apposizione di uno nuovo, il nostro amico sarà ringiovanito e nuovamente pronto per ripartire! Questa operazione può essere fatta più di una volta, così da percorrere anche fino a un milione di chilometri. A questo punto potremmo pensare di “pensionare” il nostro pneumatico gettandolo. Ma compiremmo un grave errore, perché qui inizia una nuova vita dello pneumatico, con il riuso del materiale che lo costituisce: può essere tagliato e

tritato fino a diventare un fine granulato, il cosiddetto polverino da pneumatico, che può essere inserito in moltissime applicazioni e prodotti, fino ad andare a costituire gli intasi per erba dei campi da calcio, concludendo la propria vita ritornando in “natura”, chiudendo così il cerchio da cui eravamo partiti. Un viaggio entusiasmante!

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RICERCA DI SETTORE

IL MERCATO GLOBALE DELLE GOMME SINTETICHE

SOLIDE E FLESSIBILI NEI SUOI STUDI PIÙ RECENTI, CERESANA HA ANALIZZATO IL MERCATO GLOBALE DELLE GOMME SINTETICHE E DEGLI ELASTOMERI TERMOPLASTICI. I REPORT CONTENGONO I DATI A PARTIRE DAL 2009 E LE PREVISIONI FINO AL 2025

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Gli pneumatici per autoveicoli sono tra le principali applicazioni delle gomme sintetiche

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egli ultimi decenni le gomme sintetiche si sono rese necessarie in diverse applicazioni tecniche, ma anche per la produzione di vari oggetti di uso quotidiano. Ogni anno, più di 12,7 milioni di tonnellate di questi elastomeri sono consumati in tutto il mondo. L’istituto di ricerche di mercato Ceresana ha analizzato per la terza volta il mercato globale delle gomme sintetiche, con i dati per gli anni dal 2009 al 2017 e le previsioni fino al 2025 per le seguenti tipologie di prodotti: copolimero stirene-butadiene (SBR), polibutadiene (BR), terpolimero etilene-propilene-diene monomero (EPDM), copolimero butadiene-acrilonitrile (NBR, o gomma nitrilica), clorobutadiene (CR) e poliisoprene (IR). Nel 2017 il mercato più importante per le gomme sintetiche, in termini di vendite, è stato quello degli pneumatici con il 58% della domanda globale, grazie alle vendite di pneumatici di primo impianto e di ricambio. L’industria degli pneumatici è il mercato di sbocco principale per le gomme SBR, BR, IR e isobutilene-isoprene (IIR, nota anche con il nome di gomma butilica). Un quadro diverso si presenta invece nel caso di CR, EPDM ed NBR: queste tipologie di elastomeri sono utilizzate principalmente in prodotti industriali e per l’edilizia, oltre che per la modifica di altri materiali. Le gomme sintetiche trovano applicazione anche in nume-

rosi altri prodotti del settore automobilistico, quali, per esempio: tubi flessibili, cavi, guarnizioni e profili per porte e finestrini. Per il settore automotive, gli analisti di Ceresana prevedono un aumento della domanda globale di gomma del 3% annuo fino al 2025. La seconda principale area d’applicazione delle gomme sintetiche è rappresentata dai prodotti elastici con forma stabile, come ad esempio nastri trasportatori, coperture per rulli, tubi flessibili, profili, guarnizioni, cavi elettrici, pezzi stampati a iniezione e film per tetti. Dall’industria chimica, impiantistica e delle costruzioni fino al settore elettrico ed elettronico, si registra un costante aumento del numero di prodotti in gomma. Per il periodo 2018-2025, gli analisti prevedono che la domanda globale di gomma sintetica nei settori industriale ed edilizio aumenterà del 2,4% annuo. ELASTICA - Ottobre/Novembre 2018

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PNEUMATICI: LEADER DI MERCATO articoli sportivi, industria elettrica ed eletPER LE GOMME STIRENE-BUTADIENE tronica) richiede l’impiego di gomma BR Le SBR sono le gomme sintetiche più per un’ampia varietà di prodotti. Nel 2017, vendute e, da vari decenni, sono indiquesto segmento ha assorbito circa 433000 Grazie alle buone proprietà spensabili in molte applicazioni. Nella vita t a livello globale. isolanti e al fatto che rimangono quotidiana, si trovano principalmente neflessibili anche alle basse gli pneumatici degli autoveicoli. ELASTOMERI TERMOPLASTICI: temperature, gli elastomeri tecnici vengono utilizzati Circa 5,1 milioni di tonnellate di queELASTICI E RISCALDABILI normalmente per la produzione sti elastomeri sono state trasformate nel Riscaldamento, deformazioni ripetute e ricidelle guarnizioni per frigoriferi 2017 e più della metà della domanda gloclo: gli elastomeri termoplastici (TPE) posbale è generata dalla regione Asia-Pacisono essere lavorati proprio come le norfico. Gli analisti di Ceresana prevedono che il volume del mercato mali materie plastiche. A temperatura ambiente, tuttavia, presentano le globale delle SBR aumenterà del 2% all’anno fino al 2025. stesse proprietà meccaniche degli elastomeri vulcanizzati: sono elastici, La gomma SBR è prodotta dalla polimerizzazione in emulsione (E-SBR), duttili e flessibili come la gomma. Nel 2018 Ceresana ha analizzato per oppure in soluzione (S-SBR). La prima copre circa il 72% della domanda la seconda volta il mercato di questi materiali innovativi. totale di SBR, sebbene il mercato della gomma S-SBR si stia sviluppando Lo scorso anno sono stati utilizzati in tutto il mondo circa 4,7 milioni di a tassi di crescita significativamente più dinamici, pari al 3,8% annuo. tonnellate di TPE. La domanda si è concentrata soprattutto nei paesi che Gli pneumatici hanno rappresentato il segmento di mercato più impor- rappresentano le maggiori potenze economiche: i trasformatori di Cina, tante per le SBR anche nel 2017: oltre il 67% della domanda globale è Stati Uniti, Giappone e Germania hanno rappresentato, insieme, il 63% formato da pneumatici di primo impianto e di ricambio. Gli pneumatici della domanda globale totale. L’offerta di elastomeri termoplastici è dosono costituiti principalmente da SBR, BR e gomma naturale. La gom- minata dalle aziende chimiche asiatiche: oltre il 56% della produzione ma E-SBR è usata soprattutto per gli pneumatici standard, mentre la mondiale avviene in questa regione. In seconda posizione vi è il Nord S-SBR trova impiego nella fabbricazione di pneumatici con elevata resi- America, seguito dall’Europa occidentale. stenza all’abrasione e basso attrito di rotolamento. Data la loro versatilità e facilità di lavorazione, i TPE vengono usati soLa fabbricazione di prodotti industriali rappresenta la seconda area d’ap- prattutto nell’industria automobilistica: a livello globale, infatti, circa il plicazione a livello globale, con un consumo di circa 740 mila t/anno. 36% è destinato alla produzione di autoveicoli. Di conseguenza, lo sviInfatti, dall’industria chimica alle costruzioni meccaniche, fino all’indu- luppo del settore automotive e dell’industria dei trasporti, nonché il loro stria elettrica ed elettronica, la gomma SBR è richiesta in una vasta gam- indotto, rappresentano un importante indicatore per le previsioni della ma d’applicazioni, quali: nastri trasportatori, coperture di rulli, tubi fles- domanda futura di TPE. Le applicazioni vanno dai rivestimenti per tessibili, profili, guarnizioni, cavi elettrici, adesivi, beni di consumo e pezzi suti ai componenti di tenuta, fino ai paraurti. Gli elastomeri termoplastici sono utilizzati in misura sempre più amstampati, oltre che per la modifica di vari materiali plastici. In edilizia, la SBR viene utilizzata per la produzione, ad esempio, di tubi pia anche in edilizia e in altri settori industriali, quali, per esempio: e guarnizioni per tubi, cavi elettrici, rivestimenti per tetti, profili e anche costruzioni meccaniche (macchinari), ingegneria medicale, ingegneria per la modifica di altri materiali da costruzione. Dal 2017 al 2025, Ce- elettrica ed elettronica. Oggigiorno i TPE possono essere trovati anche resana prevede che la domanda globale nel settore edilizio aumenterà in numerosi prodotti di uso quotidiano, come cavi elettrici, calzature, del 2% annuo. La gomma SBR è necessaria anche nella produzione di articoli sportivi, giocattoli ed elettroL’area di applicazione più importante numerosi articoli sportivi e di beni di consumo. (Il lattice stirene-buta- domestici. gli elastomeri termoplastici (TPE) diene, utilizzato ad esempio come materiale di rivestimento nel settore Per quanto concerne le quote di èper rappresentata dai segmenti automotive, tessile e della carta, non è stato considerato in questo studio, ndr). mercato, le singole tipologie di ela- edilizia, calzature e articoli sportivi, stomeri termoplastici evidenzia- oltre alla produzione di beni di consumo IN CRESCITA “ELASTICA” IL MERCATO MONDIALE DELLE GOMME BR no notevoli variazioni da paese a In termini di fatturato globale, il polibutadiene (BR) rappresenta la se- paese, dovute principalmente alconda tipologia di gomma sintetica più importante dopo la SBR. Sempre le differenti dimensioni delle risecondo Ceresana, i consumi globali di questo elastomero ammontano spettive aree d’applicazione. La a circa 3,44 milioni di tonnellate l’anno. La regione Asia-Pacifico rappre- tipologia di gran lunga più cosenta oltre il 57% del fatturato globale, seguita a grande distanza da Nord mune a livello globale è quelAmerica ed Europa occidentale. Gli analisti prevedono che i ricavi genera- la dei copolimeri stirenici a ti dalla gomma BR aumenteranno in media del 4,1% l’anno fino al 2025. blocchi (SBC); le loro appliIl suo mercato di sbocco principale è rappresentato dagli pneumatici per cazioni vanno dalle mescole autoveicoli, con una quota di circa il 73% della domanda globale totale. per gli adesivi alla modifica Oltre a SBR, gomma naturale e nerofumo, la gomma BR è l’ingrediente degli asfalti stradali. Seguopiù importante nella produzione di pneumatici, che nel 2025 potrebbe no le poliolefine termoplastiarrivare a consumarne 2,9 milioni di tonnellate. Tuttavia, il mercato che che (TPO), usate soprattutto evidenzia il maggiore tasso di crescita, pari in media al 2,2% annuo, nell’industria automobilistiè quello della modifica dei tecnopolimeri. Le proprietà meccaniche del ca. Un’ulteriore importante polistirene antiurto (HIPS) e del copolimero acrilonitrile-butadiene-sti- tipologia di TPE è quella rene (ABS), in particolare, possono essere migliorate aggiungendo pro- dei poliuretani termoplaprio il polibutadiene. stici (TPU), utilizzati, ad Oltre al settore automobilistico, il comparto industriale (che comprende: esempio, per cruscotti e industria chimica, impiantistica, edilizia, prodotti per il tempo libero e alloggiamenti. Ottobre/Novembre 2018 - ELASTICA

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NEWS

GIORNATA DI FORMAZIONE

Le cariche rinforzanti nella gomma​ Come preannunciato sul numero di giugno/luglio (MacPlas 365), lo scorso 18 ottobre Assogomma ha organizzato una giornata di formazione sulla tecnologia della gomma dedicata alle cariche rinforzanti. Il corso ha visto un’ampia partecipazione di

rappresentanti aziendali, che al termine dell’iniziativa hanno valutato positivamente l’incontro dal punto di vista sia dei contenuti sia delle capacità didattiche dei docenti sia dell’applicabilità dei temi trattati. L’impiego delle cariche nella produzione delle mescole di gomma

Giovanni Panico (Assogomma), durante il discorso di benvenuto ai partecipanti

è certamente uno degli aspetti che più caratterizzano la lavorazione di questo materiale. Prevede che il tecnologo faccia precise scelte operative a seconda delle prestazioni che si vogliono ottenere e dell’applicazione del prodotto finito. Gli interventi presentati hanno

spaziato dagli argomenti scientifici di base, relativi a cariche nere e cariche bianche, agli aspetti tecnologici e applicativi, con alcuni accenni alla processabilità delle mescole e alla difettologia. Con questo corso si concludono le iniziative Assogomma 2018 in ambito tecnologico. Nel gennaio prossimo verrà presentato il piano formativo 2019, con interessanti novità che riguarderanno l’offerta formativa dell’associazione e del suo network.

Un momento dell’intervento di Roberto Regalia (Pomini Rubber&Plastics) sulla processabilità delle mescole caricate

LA FATTURAZIONE ELETTRONICA

Il nuovo contesto normativo Il 16 ottobre scorso, presso il Centro Congressi “Palazzo Stelline” di Milano, Assogomma ha organizzato un corso di mezza giornata dedicato al tema della fatturazione elettronica. Come noto, dal primo gennaio 2019 entrerà in vigore l’obbligo di fatturare elettronicamente, che, con alcune eccezioni, riguarderà tutto il mondo produttivo/commerciale. Per tutto il 2018 la materia è stata oggetto di un susseguirsi fitto di provvedimenti, emendamenti e variazioni, che la stanno portando verso una versione definitiva, non ancora completata. In questo contesto, Assogomma ha deciso di promuovere un primo incontro formativo per le aziende del settore, per poter affrontare insieme il corpus della normativa evidenziando gli aspetti ancora aperti, o in corso di definizione da parte del legislatore e delle istituzioni, valutando pro e contro dei possibili sviluppi per quanto noto al momento. Giovanni Mainardi, commercialista e revisore dei conti di Assogomma, ha tenuto la docenza confrontandosi con i partecipanti sui dubbi operativi che sussistono e sull’opportunità di alcune soluzioni che si stanno implementando. Pur non avendo questo argomento una specificità nel settore della gomma, l’associazione, su invito del Consiglio Generale, ha ritenuto opportuno realizzare l’iniziativa, che è stata partecipata da un buon numero di aziende e che potrà essere riproposta successivamente, mano a mano che la normativa di riferimento verrà aggiornata.

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Corso a Milano

VALUTAZIONE DELLA SICUREZZA CHIMICA NELL’INDUSTRIA DELLA GOMMA Il prossimo 22 novembre si svolgerà a Milano, presso il Palazzo delle Stelline, un corso su valutazione e gestione della sicurezza chimica nel settore della gomma. L’iniziativa s’inserisce in un’articolata serie di attività promosse su questo tema da Assogomma, anche in collaborazione con l’associazione europea ETRMA, volte ad affrontare le peculiarità presentate dal settore della gomma in tale ambito. Di particolare rilievo è stato lo sviluppo di una guida per la valutazione dell’esposizione a sostanze chimiche nell’industria della gomma, nata dal contributo di diversi esperti del settore e presentata lo scorso settembre, durante uno specifico workshop organizzato dall’associazione. Il corso di novembre affronterà più in generale il problema della valutazione della sicurezza chimica, illustrando le implicazioni in materia di Regolamento REACH e del D.Lgs. 81/2008, analizzando rapporti e interconnessioni fra le due diverse normative. Le aziende interessate a partecipare possono rivolgersi alla segreteria di Assogomma (e-mail: assogomma@federazionegommaplastica.it, tel.: 02/43928231).

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A CURA DI GIANLUIGI MORONI

Alla riunione del CEN/TC 249/WG4 “Decorative laminated sheets based on thermosetting resins” del 3 settembre, tenutasi presso il Dipartimento “G. Natta” del Politecnico di Milano, sono stati esaminati alcuni punti di maggior criticità per le risposte ai mandati M/121 “internal and external wall and ceiling finishes” ed M/113 “wood-based panels” in relazione alle caratteristiche essenziali indicate nel prEN 438-7 “High-pressure decorative laminates (HPL) - Sheets based on thermosetting resins (Usually called Laminates) - Part 7: Compact laminate panels and HPL composite panels for internal and/or external wall and ceiling finishes”, in particolare per le emissioni delle sostanze volatili (indoor e outdoor) con riferimento alla nuova EN 16516:2017, all’influenza della colorazione dei laminati HPL sulla resistenza al fuoco e a diverse prove come la “airborne sound insulation” e la “flexurale tensile strength”, che rispetto all’edizione della norma armonizzata EN 438-7:2005 hanno avuto adeguamenti nelle otto parti della EN 438 pubblicate successivamente al 2005. Si sono inoltre identificati alcuni dei punti di difformità delle nuove otto parti rispetto ai requisiti inseriti nella EN 438-7:2005, che nel nuovo prEN 438-7 daranno origine a richieste di “atti delegati” da trasmettere al Parlamento europeo. Il 19 settembre, sempre presso il Dipartimento “G. Natta”, si è riunita la sottocommissione SC17 “Laminati plastici decorativi”, che ha diMACPLAS n. 367 - Ottobre/Novembre 2018

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DOPO LA PAUSA ESTIVA

Le riunioni di settembre scusso le prove di resistenza all’impatto sui laminati decorativi in continuo (CPL) di spessore variabile sino a 1 mm per impieghi su superfici orizzontali, effettuate per urto di una sfera di piccolo diametro (5 mm) con attrezzature e modalità sviluppate dal laboratorio Catas, su derivazione di una prova utilizzata dai produttori di laminati negli USA. Al fine di ottenere una migliore attendibilità dei risultati saranno condotte ulteriori prove su laminati di diverso spessore forniti dai partecipanti allo sviluppo dei progetti sui CPL. Inoltre, si è discusso della resistenza ai

Plasson

LAMINATI DECORATIVI

NOTIZIARIO UNIPLAST

ENTE ITALIANO DI UNIFICAZIONE DELLE MATERIE PLASTICHE FEDERATO ALL’UNI

graffi, delle attrezzature di prova e del metodo per la misura della resistenza ai micrograffi attraverso le due varianti in uso per i laminati HPL con apparecchiatura Martindale: metodo A, basato sulla successiva misura di gloss della superfice abrasa; metodo B, il più richiesto, in cui la superfice abrasa è confrontata visivamente con uno schema di classificazione di figure di graffiatura.

SALDATURA DI MATERIE PLASTICHE L’AHG per la revisione della UNI 10521, riunitosi il 4 settembre presso il Dipartimento “G. Natta” del Politecnico di Milano, ha chiarito alcuni punti della revisione della UNI 10521:2012 “Saldatura di materie plastiche - Saldatura per elettrofusione - Saldatura di tubi e/o raccordi in polietilene per il trasporto di gas combustibili, di acqua e di altri fluidi in pressione”, per cui si erano riscontrate difficoltà nell’applicazione di alcuni punti specifici dei procedimenti di saldatura per elettrofusione. Si è evidenziato che la saldatura in cantiere dovrà essere effettuata tenendo conto anche della documentazione tecnica del fornitore del raccordo elettrosaldabile. La saldatura deve poter essere eseguita anche nelle diverse condizioni critiche che si verificano per emer-

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genza per il ripristino delle utenze, ma comunque in condizioni rese sicure con componenti che non abbiano superfici umide. Nella nuova revisione della UNI 10521 si è specificato che la saldatura deve essere eseguita impiegando saldatrici conformi ai requisiti della nuova UNI ISO 12176-2 “Tubi e raccordi di materia plastica - Attrezzature per la saldatura di sistemi di polietilene - Parte 2 Elettrofusione”, in corso di recepimento come UNI, e della UNI 10566 “Saldatrici per elettrofusione e attrezzature ausiliarie impiegate per l’esecuzione di giunzioni di tubi e/o raccordi in polietilene (PE), mediante raccordi elettrosaldabili”, in revisione. Nella bozza di revisione è stata introdotta l’avvertenza che l’eventuale messaggio di fine erogazione del ciclo di fusione e di assenza di anomalie rilevate, che è prodotto dai dispositivi delle saldatrici, indica solo che la macchina ha erogato l’energia corrispondente ai parametri di saldatura impostati e non è utilizzabile per determinare se la saldatura ha ottenuto effettivamente la continuità fisica fra i materiali saldati. Nella riunione via web del 27 settembre, il Gruppo ad hoc per la revisione della UNI 11397:2011 sulla saldatura di testa di tubazioni in polipropilene ha verificato che la norma presenta diverse parti che possono essere impostate secondo il medesimo schema della revisione della UNI 10520:2009 “Saldatura di materie plastiche - Saldatura a elementi termici per contatto - Saldatura di giunti testa a testa di tubi e/o raccordi in polietilene (PE) per il trasporto di gas combustibili, di acqua e di altri fluidi in pressione”, in particolare per quanto riguarda la preparazione delle estremità dei tubi per le saldature e i controlli successivi alla saldatura . Si è quindi deciso che i paragrafi di interesse nella revisione della UNI 11397 saranno consolidati per analogia a quelli della norma sulle saldature di testa delle tubazioni in PE.

VALVOLE E RUBINETTERIA Il gruppo di studio Uniplast SC8/GS7 “Valvole e rubinetterie di materiale plastico”, riunitosi il 5 settembre presso il Politecnico di Milano, ha verificato la necessità della revisione della UNI 8895:1988 “Valvole di polipropilene (PP) per condotte di fluidi in pressione - Tipi, dimensioni e requisiti”, essendo le valvole di PP, a cui la norma pur datata fa riferimento, largamente commer-

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cializzate sia per i sistemi di adduzione di acqua calda e fredda nei complessi residenziali sia sulle tratte di distribuzione dell’acqua per teleriscaldamento. Il nuovo progetto di revisione si innesterà sulle norme esistenti per i sistemi in pressione di tubazioni in polipropilene: le differenti parti della UNI EN ISO 15874 sui sistemi di tubazioni in PP per acqua calda e fredda all’interno degli edifici, di cui non è stata mai messa in elaborazione la parte 4 riservata alle valvole, e la EN ISO 15494 sui sistemi di tubazioni industriali in poliolefine, con alcuni punti che saranno ripresi dalla UNI EN ISO 16135:2006 norma specifica per le tubazioni industriali. Il gruppo di studio si è riunito anche il 26 settembre via web per delineare lo schema da seguire per la revisione della UNI 8895:1988 “Valvole di polipropilene (PP) per condotte di fluidi in pressione - Tipi, dimensioni e requisiti”, che avrà come principale riferimento la UNI EN ISO 16135:2006 “Industrial valves - Ball valves of thermoplastics materials (ISO 16135:2006)” e come interfaccia con i sistemi di tubazioni la UNI EN ISO 15874-1, -2, -3 e -5 sui sistemi di tubazioni per acqua calda e fredda all’interno degli edifici e la UNI EN ISO 15494 per i sistemi di tubazioni per impiego industriale. Definizioni particolareggiate per i vari elementi costitutivi della valvola sono state introdotte al fine di tener conto che, nella progettazione dei suoi vari componenti, possono essere considerati parti di materiali che non sono necessariamente in polipropilene, che rimane comunque il costituente del corpo valvola.

SISTEMI IN PRESSIONE Nella riunione del CEN/TC 155/WG 12 “Pressure systems of polyolefin material for gas supply, water supply and drainage and sewerage”, tenutasi il 13 settembre ad Apeldoorn (Olanda), si è concordato che la revisione della EN 1555-1,2,-3,-5 per le tubazioni di PE per il trasporto gas procederà concordemente per le quattro parti e che il materiale da tubo PE 100 coestruso con PE 100RC non deve essere utilizzato per l’estrusione di nuovi tubi del gas. Nell’ambito di applicazione della revisione della EN 1555-5 sull’idoneità all’impiego del sistema, si è stabilito di rendere evidente nello scopo che la norma è relativa alle prove sugli assiemi e non sui componenti. Il WG12 ha discusso a lungo sulla durata di un sistema di tubazioni di polietilene, attualmente indicata a 50 anni a 20°C, ma estendibile a 100 anni per l’impiego di nuovi tipi di PE più performanti. Si è affrontato poi il problema delle prove sui prodotti di grande diametro e il Gruppo ad hoc esistente riprenderà i lavori per verificare la possibilità di stabilire dei metodi di prova che forniscano risultati attendi-

Enologia ViTe

NOTIZIARIO UNIPLAST

bili, provando solo parti o sezioni di prodotti di grande dimensione.

IMBALLAGGI L’11 settembre, presso la sede UNI di Milano, si è riunita la commissione “Imballaggi” UNI/CT 18 che ha esaminato, in particolare, lo stato dei suoi lavori in ambito nazionale per il CEN/TC 261 “Packaging” e delle sottocommissioni CEN/TC 261/SC4 “Packaging and Environment”, CEN/ TC 261/SC5 “Primary packaging and transport packaging” e ISO/TC 122 “Packaging”. È stata data informazione che sono in completamento le prove di laboratorio di verifica dei metodi descritti nel progetto “Imballaggi stampati - Metodo per la valutazione del rischio di set-off (controstampa e migrazione)”. Alcuni dei presenti hanno inoltre offerto la propria disponibilità per ulteriori prove su stampe su banda bagnata e fogli di alluminio. Il 28 settembre, presso il Dipartimento “G. Natta” del Politecnico di Milano, nella riunione congiunta dei gruppi di studio SC25/GS5 “PET” ed SC25/ GS6 “Caratterizzazione di materiale plastico in ingresso e in uscita dai centri di selezione” si sono discusse le revisioni della UNI 11038-1:2010 “Imballaggi di materiale plastico da postconsumo selezionati in frazioni omogenee - Verifica della conformità dei lotti alle specifiche di omogeneità - Parte 1: Contenitori per liquidi di polietilentereftalato (PET)” e della UNI 11038-2:2010 “Imballaggi di materiale plastico da postconsumo selezionati in frazioni omogenee - Verifica della conformità dei lotti alle specifiche di omogeneità - Parte 2: Contenitori per liquidi di polietilene (PE)”. Sono state introdotte modifiche di aggiornamento sia per le mutate condizioni di fabbricazione e destinazioni di impiego dei contenitori per i prodotti di consumo immessi sul mercato, che sono presenti diffusamente fra i rifiuti postconsumo nei centri di selezione, sia per tener conto dell’aggiornamento delle tecniche di selezione dei campioni per la verifica di conformità e delle attrezzature da impiegare.

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Politecnico di Milano - Dipartimento di Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica “Giulio Natta” Piazza Leonardo Da Vinci, 32 - 20133 MILANO Tel.: +39 02 23996541 - Fax: +39 02 23996542 E-mail: segreteria@uniplast.info www.uniplast.info

MACPLAS n. 367 - Ottobre/Novembre 2018

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Progetti di norma

ISO TC 61 (Plastics) ISO DIS 1110 Plastics - Polyamides - Accelerated conditioning of test specimens ISO DIS 20028-1 Plastics - Thermoplastic polyester (TP) moulding and extrusion materials - Part 1: Designation system and basis for specifications DIS 10350-2 Plastics - Acquisition and presentation of comparable single-point data - Part 2: Long-fibre-reinforced plastics ISO FDIS 15527 Plastics - Compression-moulded sheets of polyethylene (UHMWPE, HDPE) - Requirements and test methods ISO FDIS 294-2 Plastics - Injection moulding of test specimens of thermoplastic materials - Part 2: Small tensile bars ISO FDIS 20337 Fibre-reinforced plastic composites - Shear test method using a shear frame for the determination of the in-plane shear stress/shear strain response and shear modulus ISO/TC61/SC5 N1941 - NP 23673 (2018) Plastics - Elasticity index - Determination of elastic property of melts ISO TC 138 (Plastics pipes, fittings and valves for the transport of fluids) ISO DIS 4427-1 Plastics piping systems for water supply, and for drainage and sewerage under pressure - Polyethylene (PE) - Part 1: General; Part 2: Pipes; Part 3: Fittings; Part 5: Fitness for purpose of the system ISO 16135 DAmd1 Industrial valves - Ball valves of thermoplastics materials - Amendment 1 ISO 16136 DAmd1 Industrial valves - Butterfly valves of thermoplastics materials - Amendment 1 ISO 16137 DAmd1 Industrial valves - Check valves of thermoplastics materials - Amendment 1 ISO 16138 DAmd1 Industrial valves - Diaphragm valves of thermoplastics materials - Amendment 1 ISO 16139 DAmd1 Industrial valves - Gate valves of thermoplastics materials - Amendment 1 ISO 21787 DAmd1 Industrial valves - Globe valves of thermoplastics materials - Amendment 1 ISO/DTS 15874-7 Plastics piping systems for hot and cold water installations - Polypropylene (PP) - Part 7: Guidance for the assessment of conformity ISO/DTS 15875-7 Plastics piping systems for hot and cold water installations - Crosslinked polyethylene (XPE) - Part 7: Guidance for the assessment of conformity ISO/DTS 15876-7 Plastics piping systems for hot and cold water installations - Polybutylene (PB) - Part 7: Guidance for the assessment of conformity ISO/DTS 15877-7 Plastics piping systems for hot and cold water installations - Chlorinated poly(vinyl chloride) (PVC-C) - Part 7: Guidance for the assessment of conformity ISO/DTS 22391-7 Plastics piping systems for hot and cold water installations - Polyethylene of raised temperature resistance (PE-RT) - Part 7: MACPLAS n. 367 - Ottobre/Novembre 2018

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IndustryInform

Riportiamo di seguito l’elenco di parte dei progetti di norma ISO e CEN inviati in inchiesta pubblica nel mese di settembre 2018 per il settore materie plastiche e gomma. Ulteriori informazioni riguardanti le materie plastiche possono essere richieste a Uniplast - Tel.: 02 23996541 Fax: 02 23996542 - E-mail: segreteria@uniplast.info

Guidance for the assessment of conformity ISO DTS 16943 Thermoplastic pipes for the conveyance of fluids - Inspection of polyethylene electrofusion socket joints using the phased array ultrasonic testing method ISO DTS 22499 Thermoplastic pipes for the conveyance of fluids - Inspection of polyethylene butt fusion joints using phased array ultrasonic testing ISO FDIS 13257 Thermoplastics piping systems for non-pressure applications - Test method for resistance to elevated temperature cycling ISO CD 12176 Plastics pipes and fittings - Equipment for fusion jointing polyethylene systems - Part 5: Two-dimensional data coding of components for polyethylene (PE) piping systems CEN TC 155 (Plastics piping systems and ducting systems) prCEN TS 13476-4 Plastics piping systems for non-pressure underground drainage and sewerage - Structured-wall piping systems of unplasticized poly(vinyl chloride) (PVC-U), polypropylene (PP) and polyethylene (PE) Part 4: Guidance for the assessment of conformity EN ISO 15493prA2 Plastics piping systems for industrial applications Acrylonitrile-butadiene-styrene (ABS), unplasticized poly(vinyl chloride) (PVC-U) and chlorinated poly(vinyl chloride) (PVC-C) - Specifications for components and the system - Metric series FprEN 1519-1 Plastics piping systems for soil and waste discharge (low and high temperature) within the building structure - Polyethylene (PE) Part 1: Requirements for pipes, fittings and the system CEN TC 249 (Plastics) prCEN ISO/TR 18486 Plastics - Parameters comparing the spectral irradiance of a laboratory light source for weathering applications to a reference solar spectral irradiance (ISO/DTR 18486:2018) prEN 13100-2 Non-destructive testing of welded joints in thermoplastics semi-finished products - Part 2: X-ray radiographic testing FprEN 513 Plastics - Poly(vinyl chloride) (PVC) based profiles - Determination of the resistance to artificial weathering FprEN 14728 Imperfections in thermoplastic welds - Classification

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NOTIZIARIO SPE ITALIA

SPE ITALIA - SOCIETY OF PLASTICS ENGINEERS

SPE RINNOVA LA PROPRIA IMMAGINE

Nuovo sito internet: risorsa e occasione per gli specialisti della plastica

I

n occasione dell’ultima conferenza Antec sulla tecnologia dei materiali plastici, SPE si è rivestita di una nuova immagine grazie alla presentazione del nuovo logo e alla riorganizzazione del sito internet. La direttiva è costruire una nuova identità della società che metta in luce la sua funzione di formazione per gli ingegneri del mondo della plastica, ottenuta attraverso il networking in una nuova “atmosfera aperta e accogliente”, come dichiarato dagli stessi responsabili di SPE. Il primo passaggio di questo rinnovamento si è concretizzato con il nuovo logo. La continuità con il precedente simbolo è garantita dal mantenimento del tradizionale scudo su cui è impresso il nome dell’associazione. Il nuovo logo, però, presenta le lettere SPE in carattere minuscolo, una scelta meno formale e più a misura d’uomo, per comunicare, appunto, il clima accogliente che vi si respira. Per quanto riguarda il colore dello scudo è stato scelto un

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verde uniforme e più scuro, che richiama il colore dell’erba, per affermare l’impegno dell’associazione nella ricerca di soluzioni “eco-friendly”. Infine, è stato introdotto il nuovo slogan “Inspiring Plastic Professionals”, che sostituisce il nome esteso della società e dichiara apertamente l’obiettivo di SPE. Il nuovo sito internet, www.4spe.org, è stato completamente rivisto per riflettere la nuova identità già affermata con il logo. Al riguardo, il CEO Patrick Farrey descrive che “è stato creato pensando ai nostri membri, efficientando i menù e semplificando la navigazione” e che “ci permetterà di fornire contenuti ricchi in modo chiaro e organizzato”. Il nuovo sito dà facilmente la possibilità di aderire all’associazione o di rinnovare l’adesione, di scaricare articoli o ricerche, di prenotarsi per un evento o di usufruire delle facilitazioni concesse. SPE conta più di 22500 membri da 84 paesi, ognuno con i propri interessi, conoscen-

“Inspiring Plastic Professionals” è lo slogan che ha sostituito il nome esteso della società nel nuovo logo di SPE, dichiarandone apertamente l’obiettivo

ze, esperienze e - perché no? - domande, questioni aperte, sfide. Ogni anno tutti convergono alla conferenza Antec o ad altre organizzate da SPE. Nel nuovo sito si è voluto dedicare la prima parte della pagina a una nuova campagna chiamata SPmE. La campagna vuole, prendendo in prestito le parole di Farrey, “raccontare le storie dei membri attraverso SPmE” e, promuovendo la persona MACPLAS n. 367 - Ottobre/Novembre 2018

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(mE) all’interno della società, celebrare “l’ampia diversità della nostra comunità supportando i percorsi professionali e personali di ognuno dei nostri associati”. L’attenzione di SPE alla persona non è in realtà nuova. La piattaforma The Chain è già una realtà volta a stimolare e sostenere il networking, creando un ambiente per la condivisione di informazioni o di “lessons learned”, le richieste di consigli o la discussione di problemi riguardanti il mondo della plastica. La piattaforma si articola in più ambienti con diverse finalità: Tech Talk, SPE’s cafè, Career Central e Campus Connection. Tech Talk è l’ambiente ideale per chiedere aiuto per questioni tecniche alla comunità, SPE Café è il lato più social della piattaforma, dove gli utenti possono parlare, in teoria, di qualsiasi argomento, Career Central è l’ambiente adatto per le aziende alla ricerca di nuove risorse o, dall’altro lato, per la ricerca di nuove opportunità, e Campus Connection, infine, vuole creare un ponte tra gli studenti e le aziende ed è dedicata a chi desidera costruire una buona conoscenza del mondo industriale della plastica. Lanciata all’inizio del 2015, The Chain è stata inizialmente aperta solo ai soci di SPE, ma, in

“The Chain” è la piattaforma per stimolare e sostenere il networking tra gli specialisti delle materie plastiche: da NPE 2018 non è più riservata solo ai soci di SPE, ma è aperta a chiunque

occasione della fiera NPE 2018, si è deciso di aprirla a tutti gli interessati. È così stato possibile accedere alla piattaforma con due diverse soluzioni, una gratuita, che permette di accedere a tutti i contenuti di Tech Talk e di SPE Café, ma consente solo la visualizzazione del forum Career Central, e una completa che, oltre ad avere il totale accesso a tutti gli ambienti, consente anche di accedere alla biblioteca tecnica più grande nel panorama industriale della plastica, al collegamento con più di 20 mila contatti in tutto il mondo e a una politica di sconti dei servizi collegati a SPE, come quelli per l’accesso alle conferenze, per l’acquisto di riviste e per il consueto pagamento annuale. Il prossimo grande obiettivo di SPE è la conferenza Antec 2019, in programma a Detroit dal 18 al 21 marzo, riconosciuta nel settore come

la più grande, rispettata e famosa conferenza sulla tecnologia dei materiali polimerici, dove le idee della ricerca si incontrano con la realtà industriale. Antec vanta ogni anno la presenza di oltre 550 documenti tecnici e commerciali riguardanti tecnologie nuove o, comunque, innovate, e di oltre 60 presentazioni di marketing, offrendo ai partecipanti la possibilità di incontrare di persona i più grandi esperti dei segmenti del settore. Alla conferenza sono invitati tutti gli interessati al mondo della tecnologia della plastica: ingegneri, tecnici, ricercatori, figure commerciali o specialisti nei servizi, studenti, professori e ricercatori. Figure che possono beneficiare dell’acquisizione delle novità che il mondo della plastica ha prodotto e delle relazioni che facilmente si possono creare grazie a questo tipo di eventi.

SPE ITALIA SOCIETY OF PLASTICS ENGINEERS

c/o Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Padova Via Marzolo, 9 - 35131 Padova Tel.: +39 049 8275541 - Fax: +39 049 8275555 E-mail: 4speitalia@gmail.com

BIBLIOTECNICA Posa in opera di tubazioni in PVC per opere fognarie Il nuovo manuale sulla posa in opera delle tubazioni in PVC-U per sistemi fognari, realizzato dal Gruppo Tubi e Raccordi di PVC Forum Italia, inizia con la distinzione tra tubazioni rigide, semirigide e flessibili ed evidenzia come quelle flessibili interrate offrano riconosciuti vantaggi nel sostenere le cariche sfruttando le reazioni laterali del terreno. Tra queste, le condotte in PVC-U si distinguono per la loro leggerezza, unita a un’ottima resistenza e, quindi, sicurezza. Viene sottolineato come l’esecuzione a “regola d’arte” della posa in opera risulti però fondamentale, così da mantenere inalterate nel tempo tali prestazioni. A partire dalla progettazione della delicata fase d’installazione, che deve tenere conto di diversi fattori, tra cui il calcolo statico, i carichi esterni (dati dalla somma tra carico del terreno, del traffico e dell’acque di falda), il calcolo delle deformazioni e la pressione di collasso, fino all’effettiva posa in opera. Quest’ultima viene suddivisa in tre fasi principali: movimentazione e trasporto delle condotte; modalità e procedure di posa in funzione delle diverse tipologie di trincea, del fondo della trincea e del letto di posa; esecuzione dei differenti sistemi di giunzione. Infine, la parte conclusiva del manuale riporta l’elenco di tutte le norme di riferimento relative alla posa in opera dei tubi in PVC-U per i sistemi fognari. PVC Forum Italia - LA POSA IN OPERA DI TUBAZIONI IN PVC PER FOGNATURA (manuale disponibile gratuitamente richiedendolo a PVC Forum Italia - Gruppo Tubi e Raccordi in PVC, info@pvcforum.it; www.pvcforum.it) MACPLAS n. 367 - Ottobre/Novembre 2018

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I polimeri bioriassorbibili e le loro applicazioni biomedicali Questo volume, edito da Smithers Rapra, fornisce un’analisi approfondita sull’utilizzo dei polimeri bioriassorbibili (e, quindi, biodegradabili, come il PLA) nel settore biomedicale. Tra le applicazioni ampiamente sviluppate troviamo, per esempio, il filo di sutura, le cosiddette impalcature vascolari e i dispositivi per il rilascio di farmaci, o per la cura delle ferite. I polimeri biodegradabili in questione sono stati oggetto di studio anche con lo scopo di sostituire i dispositivi ortopedici in metallo, grazie alla loro microstruttura e alla possibilità di controllare in modo più preciso la composizione del materiale. I polimeri bioriassorbibili possono essere trasformati tramite metodi di processo convenzionali, quali l’estrusione, l’iniezione o lo stampaggio a compressione. Tuttavia, occorre prestare molta attenzione al metodo di lavorazione, poiché, per esempio, il calore può causare la rottura dei legami chimici per idrolisi e, di conseguenza, una riduzione del peso molecolare del polimero. Inoltre, un surriscaldamento può portare alla depolimerizzazione e i monomeri risultanti possono avere un effetto plastificante sul polimero stesso. Per evitare d’incorrere in questi rischi, recentemente, sono stati impiegati processi tecnologici alternativi, come la prototipazione rapida e la micro e nanofabbricazione. Il volume ha lo scopo di affrontare tutte queste tematiche e di mettere in risalto le recenti scoperte effettuate nell’industria biomedicale, costituendo un’ottima guida per operatori e ricercatori. Declan M. Devine - BIORESORBABLE POLYMERS AND THEIR BIOMEDICAL APPLICATIONS (Smithers Rapra, www.smithersrapra.com, ISBN: 978-1-911-08808-0, 136,68 euro)

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RUBRICHE E VARIE NEWS Fakuma 2018: i numeri

L’industria della plastica in modalità digitale Dal 16 al 20 ottobre, gli operatori del settore materie plastiche - e principalmente quelli coinvolti nelle tecnologie di stampaggio - si sono ritrovati a Friedrichshafen, sul Lago di Costanza, in occasione di Fakuma 2018. Secondo l’organizzatore P.E. Schall, la fiera, giunta quest’anno alla sua 26a edizione, ha chiamato a raccolta 1933 espositori da 40 nazioni e 47650 visitatori da ben 126 paesi. Il polo fieristico di Friedrichshafen ha registrato il tutto esaurito e produttori e distributori provenienti da oltre i confini tedeschi hanno rappresentato più del 42% del totale, segno della crescente internazionalità dell’evento. Gli espositori si sono dimostrati concordi nel riconoscere l’alto livello di competenza dei visitatori, così come l’elevato livello qualitativo delle conferenze tecniche. Adattarsi alle richieste del mercato non basta L’evoluzione tecnologica proattiva sembra rappresentare una strategia vincente nell’ambito della lavorazione delle materie plastiche. Nuovi materiali, processi produttivi più efficienti, tecniche alternative basate sulla stampa 3D e 4D, soluzioni produttive digitalizzate e automatizzate, riduzione dei consumi energetici di macchi-

ne e sistemi: questi sono alcuni dei temi su cui i trasformatori devono concentrarsi oggi. Il tema della sostenibilità, che include aspetti quali il riciclo della plastica, il risparmio di materie prime e l’utilizzo di biomateriali, si è rivelato tra i più discussi durante questa edizione di Fakuma, che ha visto gli utilizzatori di materiali plastici, fra i quali gli operatori dell’industria automobilistica, dei beni di consumo e dell’imballaggio, porre l’attenzione a questioni sempre più complesse. L’edizione 2018 ha mostrato con chiarezza come l’industria della plastica si stia rivelando all’altezza della situazione e come abbia a disposizione gli strumenti più all’avanguardia, sotto ogni punto di vista, per raggiungere elevati livelli di economicità, grazie a un utilizzo efficiente di materiali e risorse. L’evento ha visto salire alla ribalta la produzione di strutture leggere economicamente accessibili e, al contempo, resistenti, insieme a un ampio ventaglio di materiali innovativi. Nuove macchine, stampi e attrezzature, sistemi integrati per il controllo qualità, idraulica controllabile e, in numero sempre maggiore, azionamenti elettrici e centraline complete di software collegabili in rete (quindi in grado di comunicare fra loro): l’industria delle

Il fatto di aver raggiunto una posizione stabile nel panorama internazionale delle fiere dedicate all’industria delle materie plastiche ha contribuito a conferire a Fakuma la reputazione di luogo d’incontro per gli operatori di tutta la filiera

materie plastiche diventa sempre più digitale, come evidenziato dalla massiccia richiesta di apparecchiature e sistemi capaci di operare secondo i principi dell’Industria 4.0.

L’esposizione mediatica delle tecnologie per lo stampaggio e per la produzione additiva ha spinto verso l’alto il numero degli operatori internazionali presenti a Fakuma

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Trasferimento di know-how e tecnologie: dalla teoria alla pratica L’unico ostacolo all’espansione economica dell’industria della lavorazione delle materie plastiche è dato dalla carenza di personale qualificato. Per questo motivo, i luoghi d’incontro dedicati agli esperti del settore, come Fakuma, vengono sfruttati sempre più spesso anche come occasione di reclutamento di nuove risorse. Il programma mirato alla formazione tecnica rappresenta quindi un’opportunità ideale in questo senso anche per fare incontri interessanti. Infine, la serie di eventi collaterali proposta quest’anno, con 69 presentazioni tecniche, ha offerto ai visitatori specializzati e alle aziende espositrici il contesto ideale per raccogliere ulteriori informazioni su un’ampia varietà di argomenti.

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ESPOSIZIONI E FIERE 2018 13-15 novembre - Complast South Africa (Sudafrica) 13-16 novembre - Formnext (Francoforte, Germania) 14-16 novembre - JEC Asia (Seul, Corea del Sud) 14-16 novembre - Central Asia Plast World (Almaty, Kazakhstan) 14-17 novembre - Plastics & Rubber Indonesia (Jakarta, Indonesia) 20-21 novembre - Africa Rubber Expo (Johannesburg, Sud Africa) 20-22 novembre - Plastprintpack West Africa (Abidjan, Costa d’Avorio) 22-24 novembre - Plastprintpack Tanzania (Dar Es Salaam, Tanzania) 26-29 novembre - All4Pack Paris (Parigi, Francia) 30 novembre - 3 dicembre - Indplas (Kolkata, India) 5-8 dicembre - Plast Eurasia (Istanbul, Turchia) 12-15 dicembre - Plastpack Packexpo (Casablanca, Marocco) 16-19 dicembre - Plastshow Saurashtra (Gujarat, India)

2019 5-8 gennaio - Arabplast (Dubai, Emirati Arabi) 17-19 gennaio - India Rubber Expo (Mumbai, India) 17-20 gennaio - Plexpoindia (Mumbai, India) 27-30 gennaio - Saudi Plastics & Petrochem (Jeddah, Arabia Saudita) 29 gennaio - 1 febbraio - Interplastica (Mosca, Russia) 13-15 febbraio - A&T, Automation & Testing (Torino, Italia) 15-17 febbraio - Interplast, Interpackprint East Africa (Nairobi, Kenya) 28 febbraio - 4 marzo - Indiaplast (New Delhi, India) 5-8 marzo - Plastiworld (New Delhi, India) 12-14 marzo - JEC World (Parigi, Francia) 12-16 marzo - Koplas (Seul, Corea del Sud) 19-21 marzo - Complast Nigeria (Lagos, Nigeria) 22-24 marzo - Plastprintpack Pakistan (Lahore, Pakistan) 25-29 marzo - Plastico Brasil (San Paolo, Brasile) 26-28 marzo - Plastprintpack Nigeria (Lagos, Nigeria) 26-28 marzo - PSE Europe (Monaco, Germania) 28-30 marzo - Mecspe (Parma, Italia) 2-4 aprile - Plast Expo (Kiev, Ucraina) 2-5 aprile - Plastimagen (Città del Messico, Messico) 3-5 aprile - Compotec e Seatec (Carrara, Italia) 10-11 aprile - Plastics Recycling Show (Amsterdam, Olanda) 15-17 aprile - Oman Plast (Muscat, Oman) 8-9 maggio - Compounding, Plastics Recycling and Extrusion Expo (Cleveland, Usa) 9-11 maggio - Plastprintpack Ethiopia (Addis Abeba, Etiopia) 21-24 maggio - Chinaplas (Guangzhou, Cina) 21-24 maggio - Moulding Expo (Stoccarda, Germania) 28-31 maggio - Plastpol (Kielce, Polonia) 4-6 giugno - 3D Print (Lione, Francia) 14-16 giugno - Complast Myanmar (Yangon, Myanmar) 18-20 giugno - Rosplast, Rosmould (Mosca, Russia) 26-28 giugno - Rubber & Tyre Vietnam (Ho Chi Minh City, Vietnam) MACPLAS n. 367 - Ottobre/Novembre 2018

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CHINAPLAS 2019

L’INNOVAZIONE È LA CHIAVE PER IL FUTURO È questo il tema principale della 33a edizione di Chinaplas, che si svolgerà a Guangzhou dal 21 al 24 maggio, su un’area espositiva di 250 mila metri quadrati e con la presenza di 3400 espositori. Si prevede infatti la presentazione in fiera di una vasta gamma di prodotti innovativi, uniti tra loro dai medesimi concetti di “produzione intelligente”, “innovazione nei materiali” e “soluzioni green”. Saranno esposte le più recenti tecnologie per la trasformazione di materie plastiche e gomma e un’ampia gamma di materie prime, nel rispetto delle linee guida suggerite dalle autorità governative locali e dalle nuove tendenze di mercato. Sostenuta da 11 padiglioni nazionali/regionali, tra cui quelli di: Germania, Austria, Italia, Svizzera, Taiwan, Giappone, Corea del Sud e Stati Uniti, Chinaplas continua a rappresentare un importante luogo di riferimento per la filiera, in grado di offrire ai player del settore sempre nuove opportunità da sfruttare nel mercato cinese. Saranno inoltre presenti 18 aree tematiche, denominate in base alle tecnologie o ai prodotti rappresentati, come ad esempio: Macchinari per lo stampaggio a iniezione, Macchinari per l’estrusione, Tecnologie 3D, Tecnologie per il riciclo, così come Compositi e materiali ad alte prestazioni, Bioplastiche, Additivi, Gomma ed elastomeri termoplastici. Nelle ultime edizioni la kermesse cinese ha raggiunto costantemente nuovi record, in termini sia di spazio espositivo occupato sia di numero di visitatori registrati, indici di un mercato in continua crescita. Lo scorso anno sono stati registrati 180701 visitatori (erano 155258 nel 2017), di cui 47900 dall’estero (incidendo per il 26,5% sul totale), provenienti da 150 paesi e regioni, tra cui, per esempio: Hong Kong, India, Indonesia, Iran, Italia, Giappone e Stati Uniti. Il salone cinese si presenta quindi, ancora una volta, come un indicatore dei più recenti sviluppi del settore e darà vita anche a una serie di eventi collaterali dedicati a tutte le nuove tendenze che stanno mutando lo scenario economico globale, come Industria 4.0, economia circolare, applicazioni medicali e design di prodotto.

Alla prossima edizione di Chinaplas i visitatori potranno osservare da vicino un’ampia gamma di soluzioni per la produzione intelligente

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RUBRICHE E VARIE

CORSI E CONVEGNI Belgio 26 novembre - Bruxelles: Circular Polymers in Furniture - EuPC (https://press. plasticsconverters.eu/circular-polymers-infurniture-conference) 16-17 gennaio - Anversa: Future of Polyolefins Summit - ACI (www.wplgroup.com/aci/ cfpe7-agenda_mkt) 6-7 febbraio - Bruxelles: Petcore Europe Conference (www.petcore-europe.org)

Germania 28-29 novembre - Amburgo: Polymer Foam AMI (www.ami.international/events/) 4-5 dicembre - Berlino: European Bioplastics Conference (www.european-bioplastics.org) 4-5 dicembre - Berlino: Polymers in Flooring AMI (www.ami.international/events/) 10-12 dicembre - Colonia: Fire Resistance in Plastics - AMI (www.ami.international/events/) 10-12 dicembre - Düsseldorf: Wind Turbine Blade Manufacture - AMI (www.ami.international/events/) 11-12 dicembre - Düsseldorf: Polymers for 3D Printing - AMI (www.ami.international/events/)

Italia 23 novembre - Torino: Recupero di rifiuti plastici e loro valorizzazione - Proplast e Polo Clever (www.eventbrite.it/o/consorzioproplast-11093122070) 27 novembre - Milano: Economia Circolare/ Riciclo - PVC Forum Italia (www.pvcforum.it) 27-28 novembre - Milano Malpensa: Silicone Elastomers and Thermoplastic Elastomers World Summits - Smithers Rapra (https://www.smithersrapra.com/events/ conference) 29 novembre - Rivalta Scrivia (AL): Stampaggio a iniezione con sensori - Plastics Academy (https://www.eventbrite.it/o/plastics-academysrl-14969191952) 29-30 novembre - Cologno al Serio (BG): Stampaggio a iniezione approfondito Plastinnova (www.plastinnova.it) 30 novembre - Rivalta Scrivia (AL): Green Plastic, riciclo e biopolimeri - Proplast, Plastics Academy (https://www.eventbrite.it/o/plasticsacademy-srl-14969191952) 5 dicembre - Alessandria: Analisi dei costi del processo di stampaggio - Proplast, Plastics Academy (https://www.eventbrite.it/o/plasticsacademy-srl-14969191952) 11 dicembre - Milano: Analisi qualitativa e quantitativa di materie plastiche mediante

Tavola rotonda su materiali e tecnologie per la nautica

Dare forma all’innovazione Si è svolta ad Amsterdam, il 13 e il 14 novembre, la tavola rotonda dedicata ai materiali e alle tecnologie per la nautica, organizzata da MetsTrade in collaborazione con lo Studio Pegorari di Milano. I temi trattati sono stati due: i nuovi materiali e le tecniche di costruzione per tutti i tipi di barche e yacht; l’uso della stampa 3D e della prototipazione per la costruzione di imbarcazioni. Questa seconda edizione ha dato ai partecipanti l’opportunità di scambiare conoscenze e idee, offrendo al contempo la possibilità d’interagire con i relatori e acquisire una migliore comprensione dei più recenti sviluppi della tecnica e dei materiali impiegati in campo nautico. Più in dettaglio, durante la sessione del 13 novembre sono state presentate le più recenti novità rivolte al settore delle costruzioni navali. I temi trattati si estendevano da un innovativo sensore di deformazione, che può essere incorporato nelle strutture in materiali compositi per misurare la deformazione in situ e le condizioni di carico all’interno del componente, fino

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spettroscopia FTIR - ABCS (www.abcs.it/formazione) 13 dicembre - Cologno al Serio (BG): Costo di uno stampo: preventivo veloce ed efficace attraverso un “semplice” programma di calcolo Plastinnova (www.plastinnova.it) 22 gennaio - Milano: L’analisi termica per la caratterizzazione di polimeri e compositi (focus su DSC, TGA e DMA) - ABCS (www.abcs.it/formazione)

Polonia 21 novembre - Varsavia: The Oxo Conference Grupa Azoty (www.theoxoconference.com)

Spagna 23-24 gennaio - Barcellona: Maximising Propylene Yields - ACI (www.wplgroup.com/ aci/event/maximising-propylene-yields)

Stati Uniti 29-31 gennaio - Coral Springs (Florida): Thermoplastic Concentrates - AMI (www.ami.international/events/) 27-28 febbraio - Houston (Texas): Carbon Dioxide Utilization Summit - ACI (www.wplgroup.com/aci/event/co2-us)

all’ingegneria moderna, in grado di risolvere i problemi di equilibrio e la richiesta di rigidità complessiva dei RIB (Rigid Inflatable Boat: gommoni a carena rigida), che raggiungono ormai velocità di 50-60 nodi. È stato anche descritto un materiale in grado di ridurre del 4% il consumo di carburante senza costi aggiuntivi: una vera svolta per l’industria nautica. Il tema del 14 novembre è stato invece scelto per gettare luce sul reale stato dell’arte della stampa 3D nel settore nautico, ancora poco noto al pubblico e ai costruttori. Le presentazioni hanno fornito informazioni scientifiche su una tecnologia che porterà sicuramente benefici all’industria nautica. Grazie alle tecniche di produzione additiva, i designer possono ora godere di un elevato grado di libertà, sviluppando nuove soluzioni produttive e spostando la prototipazione nel campo della produzione su scala industriale. La sessione si è chiusa con una “prima” europea: la presentazione del progetto Revyta. Creato in Toscana per proporre un modello industriale sostenibile per il riciclo della vetroresina, tuttora inesistente in Europa, Revyta mira appunto a sviluppare una piattaforma integrata per gestire l’intero processo di riciclo, utilizzando al meglio le tecnologie esistenti per ottenere fibre e resine ad alto valore aggiunto. MACPLAS n. 367 - Ottobre/Novembre 2018

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CORSI E SEMINARI CESAP

Materiali 5-16 novembre - Corso approfondito sui polimeri 22 novembre - REACH (NOVITÀ) 22 novembre - ROHS2 (NOVITÀ) 28 novembre - La UNI 10667 e le materie prime seconde: requisiti e metodi di prova da applicare (NOVITÀ) 29 novembre - Sottoprodotti e materie recuperate tra normative ambientali, REACH e CLP (NOVITÀ) 4-5 dicembre - Additivazione antifiamma e infiammabilità delle materie plastiche 6 dicembre - Corso base sui polimeri

DI SEGUITO SEGNALIAMO AI LETTORI IL PROGRAMMA PROVVISORIO DEI CORSI E DEI SEMINARI DI CARATTERE TECNICO-PRATICO (SUDDIVISI PER ARGOMENTO) CHE SI SVOLGERANNO NEL 2018 AL CESAP

Stampaggio a iniezione 20-21 novembre - Corso base 27-29 novembre - Corso approfondito 4 dicembre - La documentazione tecnica

nello stampaggio a iniezione 18 dicembre - Corso base controllo qualità Difetti di stampaggio

CORSI OPERATIONAL EXCELLENCE Oltre ai tradizionali corsi, già dal 2017 Cesap ha aggiunto al proprio calendario formativo una serie di moduli incentrati sulle metodologie d’eccellenza in ambito qualità, supply chain e ottimizzazione dei processi produttivi, con particolare riferimento, naturalmente, alla trasformazione delle materie plastiche.

23 novembre - TPM: Total Productive Maintenance 22-23 novembre - Il processo di acquisto e il benchmarking dei fornitori 27-28 novembre - Dall’analisi della domanda alla pianificazione dei fabbisogni e alla programmazione della produzione 5-6 dicembre - Il product costing e la contabilità industriale

Lean Six Sigma (Yellow Belt, Green Belt e Black Belt) In collaborazione con il Six Sigma Management Institute (SSMI), leader mondiale nella formazione e nella consulenza sulle metodologie di Lean Six Sigma, il cui presidente, Mikel J. Harry, è largamente riconosciuto quale il principale “architetto” della teoria “Sei Sigma”. 30-31 gennaio 2019 - Lean Six Sigma - Yellow Belt 30-31 gennaio e 5, 19, 28 febbraio 2019 - Lean Six Sigma - Green Belt

Estrusione 16 novembre - Il processo di estrusione Corso approfondito 20-21 novembre - Il processo di estrusione con bivite corotante 30 novembre - Il processo di estrusione Analisi e simulazione software

Attrezzature 22-23 novembre - Stampi per iniezione Corso base 13-14 dicembre - Stampi per iniezione Corso approfondito

Laboratorio 23 novembre - Approfondimento sulle tecniche IR e DSC 29-30 novembre - Le principali prove di laboratorio e l’interpretazione dei risultati NOTA: Il programma corsi potrebbe subire variazioni e/o essere ampliato. Vi invitiamo a visitare il sito web Cesap alla sezione “Formazione - Materiali e Tecnologie” e “Formazione - Operational Excellence” per tutti gli aggiornamenti sulla programmazione.

CESAP C/O IIP (ISTITUTO ITALIANO DEI PLASTICI)

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RUBRICHE E VARIE

IN QUESTO NUMERO SI PARLA DI:

molto piu di un magazine

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AZIENDA/ASSOCIAZIONE/ENTE PAGINA ADIDAS​ 99 AIPE​ 102 AKRON 118 AMAPLAST ​22; 116-118 ANPE ​ 109 ARBURG 60 ARLANXEO 100 ARKEMA 101 ASSOGOMMA​ 114-122 ASSORIMAP​ 25 CAMOZZI​ 96 CANNON​ 68 CERESANA​ 22; 120 CERISIE 114-118 CESAP​ 117; 118; 133 CHINAPLAS 2019 ​131 COPERION​ 68 COREPLA ​10; 26; 28 CORIPET 26 COVESTRO​ 110 DAFA​ 85 ECOMONDO 10 ENGEL​ 10 EREMA 68 ERRETI ​106 ETRMA 116; 122 ETTLINGER​ 91 EXACT​ 71 FAKUMA 2018​ 130 FANUC​ 65 FCA 119 FESTO​ 92 FM FILTER​ 90 FREEDONIA​ 23 GAMMA MECCANICA​ 72 GNEUSS​ 71 GRECU CONSULTING​PARTNERS 18 GSI​ 13 HENNECKE​ 49 HENNECKE-OMS​ 49 MARIS ​45 METSTRADE​ 132 MORETTO​ 74 NORDSON​ 90 NOVAMONT​ 38 PELMA​ 110 PERSTORP​ 39 PET DAY 2018​ 13 PIOVAN​ 91 PLAS MEC​ 78 PLASTICSEUROPE​ 99 PREA​ 40 PVC FORUM ITALIA​ 129 RADICIGROUP 10 RAPID GRANULATOR ​​88 RUBBER CONVERSION ​​119 SAFITEX 10 SAIP​​ 53 SIGMA ENGINEERING​ 97 SISE​ 96 SMITHERS RAPRA​ 129 SPE ITALIA​ 128 STARLINGER ​73 STUDIO PEGORARI​​ 132 STUDIO SALVI​ 32 SUPERIOR MACHINERY ​89 TOTAL​ 39 ULTRA SYSTEM ​111 UNIPLAST​ 125 UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA 109 VECOPLAN​ 88 VERSALIS 10; 118 WAVIN 39 ZAMBELLO​ 80

MACPLAS n. 367 - Ottobre/Novembre 2018

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