I grandi del federalismo

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Paolo Bonacchi

Il FEDERALISMO, questo sconosciuto!

Grandi federalisti del passato


Grandi personaggi della storia che hanno contribuito nei secoli ad elaborare l'idea di “Contratto sociale e politico” o “di FEDERAZIONE”, quale strumento giuridico per regolare i rapporti fra le Persone, fra le Comunità e fra gli Stati, per garantire la reciproca sicurezza nell'eguaglianza, la giusta libertà e la giusta autorità, lasciando ognuno “padrone a casa propria”.


III

Cosa è davvero il FEDERALISMO? Il Federalismo è una forma di governo della Comunità locale e nazionale fondata sulla coerenza fra le leggi prodotte dalla ragione con le leggi conosciute della Natura. La forma di Governo federale si fonda sulla SOVRANITÀ degli individui come Diritto naturale inviolabile, inalienabile e imprescrittibile, di partecipare al governo della propria Comunità locale e nazionale. Nelle Repubbliche federali la Sovranità viene invariabilmente attribuita al Popolo che delega i propri poteri ai rappresentanti cedendone loro la parte minore o che si accorda per esercitare direttamente il potere che discende dalla politica come se esso stesso fosse il governo. Il popolo sovrano può delegare e dividere i poteri come meglio crede, ma la Sovranità rimane sua proprietà inalienabile.


Marco Tullio Cicerone (Arpino 106 – Formia 43 a.C.)

"Il Popolo non è un agglomerato di uomini riunitiin un modo qualsiasi, ma una unione di persone associate per accordo nell'osservare la giustizia e per comunanza di interessi. " fp

Questa concezione è considerata dagli studiosi all'origine del Federalismo per il quale il governo di una Comunità è il risultato di un “patto”, o meglio di un "contratto politico" tra gli individui che la formano facendo propria la LEGGE. Così la SOVRANITA' POPOLARE è la giustificazione giuridica del Diritto naturale di proprietà della volontà degli individui e dei popoli associati in Comunità, ad autogovernarsi.


Papa Gregorio VII Soana (Grosseto) 1020 ? - 1085

fp

La teoria del contratto sociale e successivamente politico trova le sue origini nella disputa storica fra sostenitori del più insigne dei maremmani del Medioevo, papa Gregorio VII (Gregoriani) e quelli dell’Imperatore tedesco (Antigregoriani) nel 1075. I Gregoriani sostengono che l'imperatore tedesco Enrico IV non governa i sudditi per diritto divino illimitato, ma per un CONTRATTO tacito esistente fra lui e gli individui che si impegna a governare, rispettando alcuni principi e regole morali e religiose, violando le quali rimane privo del suo diritto davanti al popolo. Gregorio VII, con un piccolo gruppo di uomini colti ed onesti a lui fedeli, si pose contro lo stato di cose consolidato nei secoli per chiarire alle autorità politiche i limiti delle loro attribuzioni. Gli effetti della sua “Riforma” furono di tale importanza che andarono oltre quello che gli stessi protagonisti potevano immaginare. Essi avviarono la formazione di una nuova società europea, lo sviluppo di forze sociali popolari (i Comuni).


S. Tommaso d'Aquino Aquino (Frosinone) 1224- 1274

Per S. Tommaso il “diritto è "la proporzione tra il profitto che il mio atto produce ad un altro e la prestazione che questi mi deve in cambio", (definizione moderna di “contratto politico commutativo” o “di federazione”). Per lui la legge umana ha come fondamento sia la legge divina sia quella naturale. ”… il re non è il tiranno, ma colui al quale il popolo ha delegato la propria libertà e sovranità in nome della pace, dell'unità e del buon governo (ovvero il bene comune)”. San Tommaso è considerato il primo ad enunciare il Principio di sussidiarietà. Questo concetto è proprio del “Contratto politico o di federazione” e sarà introdotto nei secoli successivi nella “Teoria dello Stato contrattuale o federale” dai grandi teorici del FEDERALISMO.


Marsilio da Padova (1285<1289 - 1343)

Per Marsilio il potere legislativo spetta al popolo come “Universitas” di persone unite in Comunità. Indicò per primo il concetto di

Sovranità popolare come Diritto naturale del popolo di fare, modificare o abrogare le LEGGI.

«Diciamo dunque, d'accordo con la verità e l'opinione di Aristotele,

nella Politica, libro III capitolo VI, che il legislatore o la causa prima ed efficiente della Legge è il popolo o la sua parte prevalente, mediante la sua elezione o volontà espressa con le parole nell'assemblea generale dei cittadini, che comanda che qualcosa sia fatto o non fatto nei riguardi degli atti civili umani sotto la minaccia di una pena o punizione temporale». (Marsilio da Padova: Defensor pacis),


Johannes Althusius Giurista tedesco, (1557- 1638)

Johannes Althusius Giurista tedesco, (1557- 1638

Calvinista, autore di numerosi scritti tra i quali il Politica methodice digesta (1603). Fu tra i primi a teorizzare il primato della SOVRANITA' POPOLARE, fondata sui principi del “Diritto naturale” degli individui e dei popoli (Giusnaturalismo). Sostenne che il potere di governo è “delegato” ai governanti dal popolo, il quale però conserva la facoltà di revocare il mandato se vengono lesi o violati i suoi Diritti naturali fondamentali .


Ugo Grozio De Groot, Huig, Olandese, (1583-1645) fp

L’uomo - afferma Grozio – è per natura portato a ricercare i rapporti con i propri simili, anche se l'egoismo e l'interesse sono cause di conflitti . Gli uomini devono quindi darsi delle leggi per poter vivere insieme. Essi istituiscono tra loro un Contratto sociale rinunciando ad una parte dei poteri che ciascuno ha in quanto essere libero in natura. L’obbiettivo di questo contratto è l'utile individuale e collettivo (il bene comune). Dunque il governo della Comunità è "un corpo perfetto di persone libere che si sono unite per fruire in pace dei loro diritti e per la propria comune utilità" e sicurezza.

In virtù di questo fine il popolo trasferisce ad un organismo non solo l’esercizio, ma anche parte della sua Sovranità. Grozio attribuisce grande importanza alla stabilità del potere politico, ma sostiene che i cittadini possono attuare una resistenza passiva quando sono in disaccordo con il governo e che possono legittimamente ribellarsi quando l’istituzione che detiene il “potere sovrano” si manifesti come un nemico dell’intero popolo e opera per rovinarlo.


Thomas Hobbes Filosofo politico inglese (1588-1679) fp

Nel suo trattato più conosciuto “Il Leviatano” Hobbes afferma che: “ … nello stato di natura gli uomini nascono nell'uguaglianza ma non possono restarci. Dall'ineguaglianza procede la diffidenza e dalla diffidenza la guerra”. Dunque è la ricerca dell'uguaglianza che provoca e mantiene lo stato di guerra fra gli uomini. Considera lo Stato come un Leviatano, un mostro marino che nasce per effetto di un “CONTRATTO SOCIALE” fra il sovrano ed i cittadini, inteso a salvaguardare la pace e a conservare la vita degli individui.


John Locke Filosofo politico inglese (1632 -1704)

Nei Trattati sul governo Locke attacca duramente la dottrina del diritto divino, per la quale il sovrano riceve da Dio il diritto di governare. Propone un modello di Stato basato sul “CONTRATTO SOCIALE” che riconduce l'origine del potere politico ad un “patto” giuridico tra individui, cioè ad un “CONTRATTO”. A differenza di Hobbes, Locke sostiene che i cittadini devono limitarsi a delegare al. sovrano l'esercizio della forza per garantire loro i diritti naturali alla vita, alla libertà ed alla proprietà. Così facendo essi rinunciano ad un solo diritto naturale: l'autodifesa, ossia il diritto di difesa dei diritti che essi hanno delegato allo stato. Tuttavia se lo stato viola i diritti naturali fondamentali, sostiene Locke, il .popolo ha il diritto di rimuovere il potere costituito anche attraverso una rivoluzione.


Tocqueville Alexis Henri Charles de Clérel visconte. Politico e storico francese, (1805- 1859)

Se la Democrazia – scrive Tocqueville - è solo una vuota affermazione di uguaglianza e non funziona perché esclude la viva partecipazione dei cittadini, il suo contravveleno è il FEDERALISMO come l’ha conosciuto in America. Eliminando la sovranità e l'accentramento dello Stato, il sistema di governo Federale moltiplica le occasioni di partecipazione dei cittadini al governo, mentre il Centralismo tende a soffocarle. E' infatti nelle istituzioni comunali come si sono affermate in America, primo Stato ad avere istituzioni federali – sostiene - che si impara la Democrazia.


Jean- Jacques Rousseau Sociologo svizzero (1712-1778)

La sua opera fondamentale sul “Federalismo” venne distrutta durante la Rivoluzione francese.

Rousseau precorse i tempi affermando che lo Stato può essere utile al miglioramento della vita di ogni individuo solo nell'ottica “Contrattuale”. La sua più . grande contraddizione consiste nell'aver considerato che “l'ordine sociale è un sacro diritto che serve di base a tutti gli altri. Tuttavia non ha la sua fonte nella natura: dunque si basa su “convenzioni” Oggi sappiamo dalla sociobiologia che le società naturali si basano su “convenzioni” di mutua convenienza fra gli animali che le formano.

La “convenzione”, da un punto di vista giuridico è un “contratto”, come Rousseau stesso titola il suo libro più famoso: “Il CONTRATTO SOCIALE”


Immanuel Kant

Filosofo tedesco (1724-1804)

Fu l'ultimo grande teorico politico europeo: seguì lo spirito dei suoi predecessori. In Per la pace perpetua (1785) ebbe una visione davvero profetica dell'umanità futura. Scrisse : “Una perfetta unificazione del genere umano è il supremo scopo della Natura. Tale scopo esiste da sempre ed esisterà per sempre e potrà essere perseguito attraverso lo studio comparato delle discipline che si occupano dell'ordine sociale nelle società che la Natura crea”.


Filippo Mazzei

Poggio a Caiano (Prato) (1730-1816)

Nonostante sia sconosciuto al grande pubblico è ritenuto dagli storici uno dei padri della Dichiarazione di indipendenza americana. John F. Kennedy scisse di lui: “La grande dottrina “Tutti gli uomini sono creati eguali” attribuito nella Dichiarazione di indipendenza a Thomas Jefferson, sono ripresi dagli scritti di Philip Mazzei, un patriota scrittore nativo dell'Italia”.

I suoi scritti indicano in modo inconfutabile che sebbene non sia stato indicato come federalista, Mazzei ne ha colto lo spirito autentico come pochi altri. Fra le molte cose che riflettono lo spirito del Federalismo scrisse:

“Che le leggi fatte dai nostri rappresentanti non possono essere dette, né devono essere, leggi del paese fintanto che non saranno approvate dalla maggior parte del popolo.” “E' una verità incontestabile che un paese non è libero se tutti i suoi abitanti non partecipano egualmente al diritto di governare”.


Pierre Joseph Proudhon Grande pensatore e sociologo francese (Besancon 1809- 1865)

E' considerato il caposcuola del Federalismo inteso come Teoria del governo contrattuale fra cittadini e fra stati. Per Proudhon sia il RUOLO che lo Stato deve avere nei confronti della vita di ognuno, sia la LEGGE che regola i rapporti sociali, devono essere l'effetto della volontà dei cittadini responsabili su FATTI certi e LIMITATI, cioè il contenuto di un CONTRATTO POLITICO o di FEDERAZIONE: “ … proposto, scritto, letto, discusso ed approvato a maggioranza dai contraenti, oppure dagli stessi legittimato” Per la Teoria Contrattuale o Federale dell'ordine sociale i cittadini conferiscono ai “rappresentanti” una quantità della loro “Sovranità” sempre inferiore a quella che riservano per sé allo scopo di “controllare” il potere che discende dalla politica nel loro unico interesse. Il “Contratto politico” o “di Federazione” costituisce l'antitesi dello Stato sovrano moderno e della Rousseauiana Volontà generale basati sull' “accentramento” e sulla “rappresentanza integrale”, che sono i virus mortali della Democrazia e della Repubblica.


Giuseppe Ferrari Giurista, filosofo e politico (Milano 18111876)

Amico fraterno di P. J. Proudhon con cui condivideva l'idea del carattere “contrattuale� in senso politico della legge che regola l'ordine sociale. La sua visione politica era che l'Italia dovesse essere costituita come Federazione degli stati prerisorgimentali che avrebbero dovuto subire trasformazioni rivoluzionarie in senso democratico. Per Ferrari l'opinione pubblica doveva essere preparata alla

RIVOLUZIONE FEDERALISTA che doveva avvenire spontaneamente con la nascita di un partito di stampo popolare, democratico e repubblicano.


Carlo Cattaneo

Pensatore federalista, professore di lettere e scienze umane (Milano 1801-1869)

Discepolo di Domenico Romagnosi, dedicò la sua vita a studiare le problematiche sociali ed economiche affinché l'Italia potesse evolversi, attraverso il progresso scientifico ed il Federalismo di cui aveva compreso l'enorme portata agli effetti del giusto e duraturo sociale. Nelle sue opere auspica la nascita di una Federazione italiana unita e indipendente. Comune e Nazione erano per lui i due termini della Democrazia e della Repubblica. Morí in Svizzera pur essendo più volte eletto come deputato del Parlamento dell'Italia unificata in cui rifiutò sempre di entrare, per non dover giurare fedeltà alla monarchia dei Savoia.


Adriano Olivetti Ingegnere, imprenditore e politico (1901-1960)

Mentre in Europa imperversa la seconda guerra mondiali Olivetti si rifugia in Svizzera dove completa la stesura del libro "L'ordine politico delle Comunità" in cui critica i partiti ed il parlamentarismo integrale italiano. Partendo dagli studi di Ferdinand Tönnies, giunge all'idea di “Comunità” come spazio naturale dell'uomo. I termini Comunità e Società indicano, per Olivetti, due modi diversi di concepire le associazioni di individui e generano due differenti tipi di rapporti sociali: “umani” e” virtuali”. Così egli supera l'idea della contrapposizione fra Comunità e Società di Tönnies e pone la prima come la nuova misura dell’ordine sociale (politico ed economico), fondata sul Federalismo come punto di convergenza fra la Persona e il governo della Comunità locale e nazionale e fra la necessità della “dimensione limitata” della Comunità in rapporto alla grande babele della società moderna e delle sue metropoli. Questo assunto gli serve a dimostrare che non ci può essere Democrazia senza la base di esperienza umana ed affettiva dei rapporti interpersonali che è possibile alimentare e conservare solo a livello di una Comunità naturale, federale e di dimensioni limitate.


Daniel J. Elazar Teorico del Federalismo (1934-1999)

È stato professore di scienze politiche alla Temple University di Philadelhia. Era fermamente convinto che la concezione Federale dello Stato, alla lunga, si sarebbe rivelata decisiva di fronte ai fallimenti dello Stato sovrano moderno. In Idee e forme del Federalismo, (tradotto in Italia da Luigi Marco Bassani) ha scritto: “La sovranità nelle repubbliche federali viene invariabilmente attribuita al popolo, che delega i propri poteri ai diversi governi o che si accorda per esercitare direttamente quei poteri come se fosse esso stesso il governo. Il popolo sovrano può delegare e dividere i poteri come meglio crede ma la sovranità rimane una sua proprietà inalienabile“.

Questo è il senso profondo e la “causa prima” del Federalismo che si contrappone frontalmente all'idea di Stato sovrano moderno opponendo la “sovranità” personale come concetto astratto, filosofico di unità, di indivisibilità e di centralismo, quale garanzie di un potere reale posto sopra le persone, estraneo alla volontà ed alla coscienza della gente, ma sempre favorevole agli interessi dei clan di potere che governano lo statu quo.


Gianfranco Miglio

Costituzionalista e scienziato della politica (Como 1918 - 2001)

Il suo pensiero di grande scienziato moderno della politica e del Federalismo è vastissimo. Crediamo che si possa riassumere in queste poche, profetiche parole: “Ecco la radice del Federalismo: ... la sua vittoria e’ la vittoria del “contratto” sul “patto politico” nell’Europa statalista”. “Con il consenso della gente – ha scritto - si può fare di tutto: cambiare il governo, sostituire la bandiera, unirsi a un altro paese, formarne uno nuovo”


Il “Principio di sussidiarietà”: cardine della concezione del governo federale della comunità locale e nazionale. Enciclica Rerum Novarum (15 maggio 1891):

Non v'è ragione di ricorrere alla provvidenza dello Stato perché l'uomo è anteriore allo Stato: quindi prima che si formasse il civile consorzio egli dovette aver da natura il diritto di provvedere a se stesso. È dunque un errore grande e dannoso volere che lo Stato possa intervenire a suo talento nel santuario della famiglia. Certo, se qualche famiglia si trova per avventura in sì gravi strettezze che da se stessa non le è affatto possibile uscirne, è giusto in tali frangenti l'intervento dei pubblici poteri, giacché ciascuna famiglia è parte del corpo sociale. ... Qui però deve arrestarsi lo Stato; la natura non gli consente di andare oltre.


Enciclica Quadragesimo anno (1931),

Principio di sussidiarietà: “… siccome non è lecito togliere agli individui ciò che essi possono compiere con le loro forze e l'industria propria per affidarlo alla comunità, così è ingiusto rimettere ad una maggiore e più alta società quello che dalle minori e inferiori comunità si può fare. Ne deriverebbe un grave danno e uno sconvolgimento del retto ordine della società poiché l'oggetto naturale di qualsiasi intervento della società stessa è quello di aiutare in maniera suppletiva (subsidium afferre) le membra del corpo sociale, non già distruggerle e assorbirle.”


Cosa è davvero il Federalismo in quanto “contratto politico” Affinché il Contratto politico o di Federazione rispetti la condizione bilaterale e commutativa suggerita dall'idea di Democrazia (perché in parole povere sia vantaggioso ed utile per tutti), bisogna che il cittadino, entrando nell'associazione, 1°- abbia tanto da ricevere dallo stato almeno quanto ad esso sacrifica; 2°- che conservi tutta la propria libertà, sovranità e iniziativa, meno ciò che è la parte relativa all'oggetto speciale e limitato per il quale il contratto è stipulato e per la quale si chiede la garanzia al governo; 3°- che la quantità di “sovranità” che gli aventi diritto al voto cedono ai loro rappresentanti sia sempre inferiore a quella che riservano per sé:

Così regolato ed inteso, il “contratto politico” è Il FEDERALISMO.


Questo messaggio è indirizzato ai cittadini di buona volontà che vogliono impegnarsi e cooperare per far conoscere le possibili alternative alla forma di Stato “ACCENTRATA” che in Italia è stata, e sarà sempre più, la causa prima della perdita della Libertà e della Democrazia. I partiti hanno distorto gravemente nell'opinione pubblica il concetto di FEDERALISMO. Identici nella forma e nella sostanza e votati al potere personale, al privilegio ed alla corruzione, TUTTI i rappresentanti dei PARTITI attualmente presenti in parlamento ed i loro complici NEGANO la natura CONTRATTUALE del governo basata sulla SOVRANITA' POPOLARE e sono l'incarnazione del pensiero fascista dello “Stato sovrano ”.

Infatti lo Stato sovrano NEGA al Popolo il Diritto naturale di CONTROLLARE direttamente il potere dei” rappresentanti” con i Referendum deliberativi - legislativi di iniziativa popolare senza Quorum .


La grande battaglia politica dell'umanità futura sarà fra due diverse concezioni della forma di Stato e di governo: - Lo STATO MODERNO in cui “SOVRANO” è lo Stato assoluto,

unitario e centralista “posto sopra” i cittadini sudditi l'Italia di oggi. - La FEDERAZIONE (o governo CONTRATTUALE) in cui “sovrano” è il CITTADINO, la “persona” la modena Svizzera . L'esito di questa battaglia segnerà probabilmente

l'avvento dell'ERA DELLE FEDERAZIONI di piccole e medie COMUNITÀ Autogovernate, pacifiche e federate , orientate alla crescita della coscienza e della civiltà per tutto il genere umano.


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