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SUPERSTIZIONE E TABÙ QUANDO LE CREDENZE DIVENTANO PERICOLOSE

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Siamo degli animali sociali, diceva Aristotele nella Politica. Oggi viviamo in un contesto che permette di poter decidere liberamente e in qualsiasi momento chi o cosa si vuole essere, anche se il bisogno di appartenenza si conferma vitale alla sopravvivenza dell’uomo. Mai come in questo tempo, però, si rivela complicato identificarsi in qualcuno, legarsi davvero ad un gruppo, trovare personalità simili alle proprie.

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Con l’evoluzione sono cambiati i termini, ma la sostanza è la medesima: ognuno di noi appartiene a un segmento psicografico (termine utilizzato in psicologia per descrivere la suddivisione degli individui nella società in base alle loro condivisibili passioni, ideologie, sentimenti, ndr). Si tratta di una modalità di categorizzazione della realtà in cui le bolle sociali sono “sottoculture”, “tribù” o “controculture”. Farne parte è l’unico modo in cui gli esseri umani possono adattarsi ad una realtà che si rivela in continua evoluzione e che tende ad emarginare sempre di più le minoranze.

La forza che tiene insieme queste aggregazioni sono i forti sentimenti dei partecipanti, uniti dalla condivisione del peso decisionale che accomuna gli individui. Spesso il processo decisionale affrontato in compagnia è più importante della decisione stessa. Si rivela comunque davvero complicato dare un nome a tutti i sottogruppi esistenti. Un esempio? Il termine LGBTQ+ che vede il segno + comprendere un’infinità di generi spesso poco conosciuti all’interno della comunità stessa.

Non bisogna poi dimentica - re che l’uomo per alleggerirsi dal sentimento di insicurezza che lo pervade si affida a delle credenze oggettivate o a delle “verità soggettive”. Anche qui non manca la varietà delle suggestioni, dal cornetto al collo per affrontare al meglio un colloquio di lavoro, al non voler attraversare la strada dopo un gatto nero. Le credenze oggettivate tendono a negare la razionalità e la socializzazione, per affidarsi a pratiche che inducono a compiere azioni inspiegabili dal punto di vista razionale spesso fondate sull’esistenza di influssi arcaici e sovrannaturali. «Si tratta - spiega il professor Massimo Bustreo, psicologo e docente presso l’università IULM - di elementi che influiscono sull’essere umano ogni giorno e lo sollevano dal senso di responsabilizzazione, che sempre più spaventa soprattutto i giovani nelle scelte della vita. Siamo costantemente messi alla prova ma non dobbiamo lasciare che abbiano il sopravvento su di noi».

Cosa differenzia le credenze oggettivate dalla superstizione?

Molti elementi. La sfortuna stessa, per esempio, è una credenza oggettivata che agisce sul nostro comportamento. Ha delle basi scientifiche? No, ma la maggior parte di noi ci crede perché l’uomo ha il costante bisogno di attribuire una causa ad ogni evento. Anche il premio Nobel per la fisica Louis Néel aveva una staffa di cavallo appesa nel suo studio. Di certo da un illustre erudito della scienza non potresti aspettartelo. Insomma, è il solito “non è vero ma ci credo”. Alcune credenze sono antichissime. Come, per esempio, il “se rompi lo specchio hai 7 anni di sfiga” che ha radici storiche. Nasce nel Medioevo, quando rompere uno specchio significava lavorare anni solo per poterne ricomprare un altro dato l’elevato costo.

Quanto le credenze oggettivate possono rivelarsi pericolose?

La gente quando capisce di non poter avere il controllo sugli eventi spesso perde il senno. Tutto ciò è riconducibile ad un Super-Io freudiano debole, invaso da un crescente sentimento di insicurezza.

Il proiettare i nostri sentimenti, emozioni, aspettative, sensazioni su idee e oggetti che non hanno alcun potere speciale, se non quello che noi attribuiamo loro, ci dà non solo la sicurezza nel futuro ma soprattutto la speranza nella consapevolezza e nel cambiamento.

“La sfortuna stessa, per esempio, è una credenza oggettivata che agisce sul nostro comportamento. Ha delle basi scientifiche? No”.

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