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“BAMBINI IN BALÌA DELLE PULSIONI LA SCUOLA ITALIANA AL MASSIMO INSEGNA, MA NON EDUCA PIÙ”
from Brain. Aprile 2023
by Brain
Intervista al filosofo Umberto Galimberti: “La filosofia andrebbe insegnata dalla prima elementare”
«Sa cosa diceva Immanuel Kant? Che bene e male si possono anche non definire. E questo perché ciascuno di noi li sente naturalmente, avverte naturalmente cosa sia il bene e cosa invece il male. Oggi non è più così». A parlare è uno dei più grandi pensatori del nostro tempo, Umberto Galimberti. Il filosofo e psicanalista italiano ha un potere raro, a maggior ragione oggi: scardinare con la chiarezza e il garbo propri dei grandi maestri, quelle visioni, quelle tesi, quei paradigmi che spesso riteniamo inossidabili. E il tutto con la forza del ragionamento.
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Mi scusi, in che senso non è più vero quello che allora diceva Kant?
Semplice: i ragazzi non capiscono la differenza fra insultare un professore o prenderlo a calci, corteggiare una ragazza o stuprarla. E, mi creda, non sto esagerando. Se leggiamo le risposte di alcuni ragazzi accusati di stupro, ai giudici rispondono sminuendo l’atto. Non c’è risonanza emotiva dei propri comportamenti e questo è pericoloso.
Da cosa nasce tutto questo?
C’è una ragione ben precisa: i lobi che governano il razionale arrivano a svilupparsi compiutamente intorno ai 20 anni. E quindi prima gli adolescenti sono in balìa delle pulsioni che, essendo tali, sono indeterminate. E qui subentra il ruolo dei formatori: le pulsioni vanno orientate.

E oggi questo non avviene?
Quando già a 7-8 anni un bambino viene sommerso dal virtuale a tal punto che questo stesso virtuale sostituisce quasi la sfera del reale, ciò diventa un problema. I bambini oggi vengono bombardati da suggestioni provenienti dal web. E così vengono trascinati dalle pulsioni proprio perché non hanno un consapevole controllo razionale. Secondo lei perché hanno successo le cosiddette challenge che vanno di moda sui vari social come TikTok o Instagram? Proprio per questa ragione.
“Quando già a 7-8 anni un bambino viene sommerso dal virtuale a tal punto che questo stesso virtuale sostituisce quasi la sfera del reale, ciò diventa un problema. I bambini oggi vengono bombardati da suggestioni provenienti dal web. E così vengono trascinati dalle pulsioni proprio perché non hanno un consapevole controllo razionale”.
Crede stia cambiando anche l’orizzonte emozionale e di crescita dei più piccoli?
Sì, perché ormai l’identità non è più il reperimento di ciò che propriamente siamo, non ci si conosce e questa identità viene costruita in base alla quantità di follower. L’apparire ha un primato rispetto all’essere. Come detto, noi nasciamo con delle pulsioni e chi non impara a gestirle diventa un bullo. Dalle emozioni bisognerebbe passare ai sentimenti. Ma i sentimenti non sono una dote naturale, ma culturale. Ecco perché è fondamentale il ruolo della scuola.
Non a caso, nel suo saggio Il libro delle emozioni (Feltrinelli), sottolinea come i nativi digitali si illudono quasi di governare il web dato che in realtà sono immersi in questo mondo.
Sì, se pensa al fatto che né io né lei siamo liberi di non avere un telefonino o un computer. Questo significa che la tecnica è già esondata dal suo campo ed è diventata società. I ragazzi immersi in questo mondo hanno una modificazione del loro pensiero, così come l’informatica è strutturata a lavorare in codice binario, loro si stanno adeguando a rispondere soltanto “sì” e “no”. Questo è un grande impoverimento del pensiero, poiché in una società complessa come la nostra non si può pensare secondo schemi semplicemente alternativi.
Lei a riguardo è chiaro su un aspetto: ci sono forti responsabilità del nostro sistema scolastico.
Le dico chiaramente quello che penso: la scuola oggi non fa nulla a riguardo. Al massimo - e non sempre - istruisce, ma non educa. Gli insegnanti sono spesso impreparati davanti alla necessità di formare un bambino o un adolescente. Un aiuto potrebbe arrivare dalla filosofia?
Io ho sempre detto che secondo me la filosofia dovrebbe essere insegnata sin dalla prima elementare, e questo perché la filosofia è un atteggiamento innato nell’animo umano. I bambini per primi pongono domande che sono filosofiche. Le faccio un esempio di quanto mi è accaduto solo pochi giorni fa. Camminavo per strada e ho incontrato un bambino con la sua mamma. E il bimbo a un certo punto ha detto: “Dio non esiste perché Dio non ha la mamma”. Sembrerebbe una frase banale, una battu- ta quasi. Ma in realtà quel bambino cercava il principio di causalità che è uno dei cardini del ragionamento filosofico. In quel modo il bambino ha dimostrato che stava cercando tramite la ragione, tramite il pensiero, un orientamento nel mondo. La filosofia da sola, però, non basta.

In che senso?
Torniamo alla scuola: è necessario che gli insegnanti siano empatici. Guardi, aveva ragione Platone quando diceva che la mente non si apre se prima non si apre il cuore. È assolutamente vero. E la conoscenza, a sua volta, permette di gestire le pulsioni e le emozioni, come detto. E qui viene in aiuto Eschilo, quando diceva che il dolore è un errore della mente. Se la tua testa è vuota, il tuo dolore è devastante, se hai uno schema di interpretazione, lo attutisci.

E allora occorre riformare la scuola italiana?
Occorre cambiare il paradigma. Sia chiaro: io sono assolutamente a favore della scuola pubblica, ci mancherebbe. Però ad esempio non è un caso che all’estero gli insegnanti prima di cominciare a lavorare vengano sottoposti a test di personalità: serve proprio per comprendere il loro grado di empatia. Le dico di più: pochi giorni fa mi ha scritto un preside che gestisce un plesso scolastico del Sud con 1.500 studenti. Mi ha detto che il 40% degli insegnanti sono professionisti falliti dato che avrebbero voluto fare altro nella vita, il 40% contano invece i giorni che mancano alla pensione, il 20% sono invece svogliati. Così come si può pensare non solo di istruire ma anche di educare i nostri ragazzi?
Ci sono allora delle responsabilità da parte dello Stato?
Lo Stato non ha mai concepito la scuola come luogo di insegnamento ma come luogo di posti di lavoro. Si dirà: gli insegnanti sono pagati poco. È verissimo. Ma sono pagati poco perché sono di ruolo. E allora io dico: aboliamo il ruolo. Le ripeto: la scuola dev’essere pubblica al mille per mille. Ma è vero che, ad esempio nelle scuole paritarie, laddove il dirigente ha la possibilità di scegliere l’insegnante, di fare prima contratti a termine e così via, il tipo di rapporto con gli studenti e il grado di empatia cambiano. Il docente dovrebbe essere empatico, carismatico, il docente deve essere un trascinatore. Io ho paura dei docenti che pur demotivando continuano a restare in cattedra e intanto magari non c’è spazio per qualche giovane.
“Io ho sempre detto che secondo me la filosofia dovrebbe essere insegnata sin dalla prima elementare, e questo perché la filosofia è un atteggiamento innato nell’animo umano. I bambini per primi pongono domande che sono filosofiche”.