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IL CLIMATOLOGO MERCALLI: “LA TERRA HA LA FEBBRE”
from Brain. Aprile 2023
by Brain
Serve una reale inversione di tendenza per evitare il peggio. L’allarme lanciato a Brain da Luca Mercalli, meteorologo, climatologo e divulgatore scientifico, noto al pubblico italiano per la partecipazione a trasmissioni di successo come Che tempo che fa, è più che netto: «è come se la Terra avesse la febbre».
Che cosa intende?
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Proviamo a usare una metafora medica. Abbiamo intossicato l’atmosfera scaricando da 200 anni miliardi di tonnellate di gas serra il più importante dei quali è la Co2, l’anidride carbonica. Come tutte le intossicazioni, quando abbiamo un eccesso, abbiamo un sintomo che è la febbre, l’aumento della temperatura del pianeta, che nell’ultimo secolo è salita di 1,1°. È come se aumentassimo la temperatura umana da 37° a 38°. Diciamo che la terra ha 38° di febbre.
Quale sarebbe la cura?
Il medico dopo la diagnosi ci dice che per smettere di essere intossicati bisogna seguire una dieta, in sostanza togliere la Co2 in eccesso. Per fare questo bisognerebbe abbandonare i combustibili fossili, attuare la cosiddetta transizione energetica. Ci vorranno molti anni ma abbiamo perso tempo. Il medico che ci ha detto dell’intossicazione, ce l’ha detto 50 anni fa e noi abbiamo tergiversato, negando l’evidenza proprio come fa un paziente che non ha ancora un sintomo evidente. Il medico ti consiglia di fare una dieta per il colesterolo alto ma se ti senti e non hai sintomi non la segui, poi arriva l’infarto.
Quanto tempo abbiamo già perso?
Purtroppo, abbiamo perso 50 anni, già negli anni 70 avremmo dovuto far questa svolta anche perché eravamo la metà della popolazione terrestre odierna. Ora si tratta di mettere in atto l’Accordo di Pari - gi sul clima, firmato nel 2015 che ci dice che se diminuiamo rapidamente le emissioni mondiali di Co2 possiamo contenere l’aumento di temperatura al di sotto di due gradi nel 2100. Per la nostra metafora medica vuol dire avere la febbre a 39° ovvero non guarire, ma almeno fermarsi sotto i 39°. Se invece non facciamo niente e lasciamo che tutto vada senza vincoli alle emissioni la temperatura salirà di 4° e vuol dire arrivare a 41° o 42°. Se per il corpo umano questo significa morte, per il pianeta significa ambiente inospitale alla vita con eventi estremi, aumento della siccità, alluvioni, innalzamento del livello del mare.
Quali sono gli effetti sulla nostra vita?
Noi ci siamo evoluti come specie grazie a un certo clima e se le condizioni non saranno più idonee per noi, lo saranno invece per le zanzare, forse alcuni scarafaggi, ma non per l’umanità. Con il troppo freddo non viviamo bene ma sopravviviamo, con il troppo caldo no, moriamo. I nostri colleghi che lavorano in Antartide, per esempio, sopravvivono coprendosi adeguatamente mentre a temperature sopra i 50° il corpo umano non può sopravvivere, può resistere solo poche ore.
Quale crede sia la percezione di questi rischi da parte dei cittadini?
I cittadini hanno una percezione molto variabile. C’è una piccola parte che ha ben chiaro ciò che sta accadendo, ma la maggioranza è molto legata ai condizionamenti del momento. Si oscilla tra considerarlo un problema o solo un fatto marginale ma solo fino a quando poi non diventerà evidente, proprio come un infarto. È una malattia che un giorno ti da un dolorino poi passa e te ne dimentichi, poi fai dei controlli e scopri che hai un malanno più grave e sarà incurabile. Stiamo agendo così.
La dispersione scolastica, «è un fenomeno complesso che coinvolge diverse dimensioni della vita sociale della persona di minore età e della comunità in cui vive: dai servizi per la prima infanzia alla formazione professionale, dalle politiche sociali a quelle abitative e del lavoro».
“Noi ci siamo evoluti come specie grazie a un certo clima e se le condizioni non saranno più idonee per noi, lo saranno invece per le zanzare, forse alcuni scarafaggi, ma non per l’umanità. Con il troppo freddo non viviamo bene ma sopravviviamo, con il troppo caldo no, moriamo”.
Quali sono le ragioni di questo atteggiamento?
Ci sono interessi economici grandi, sono resistenze psicologiche perché alle persone piacerebbe sentire ‘vabbè, questo problema non è reale’ e quindi è meglio negare. Siamo in fortissimo ritardo per prendere le decisioni opportune. Di transizione si parla solo perché ci sono troppi ostacoli, perché abbiamo vincoli, problemi e comunque non sta avvenendo abbastanza in fretta. Invece, devo dire, che le spese militari si fanno con grande leggerezza: miliardi e miliardi per le armi sono usciti fuori in un attimo mentre per la transizione non ci sono mai.
Quali sono i concreti effetti del cambiamento climatico sulla vita?

Le ondate di calore sono molto gravose per la popolazione, si muore, soprattutto tra gli anziani. Basta ricordare che l’anno 2003, primo di caldo tropicale in Italia e Europa, sono morte 70 mila persone. Per il 2022 non abbiamo ancora i dati definitivi ma probabilmente saranno oltre 30 mila questo perché il corpo umano per il troppo caldo va in stress. Poi abbiamo i problemi legati agli eventi estremi, se ti arriva l’alluvione in salotto, sei direttamente minacciato in pochi minuti. E poi ci sono i problemi diluiti nel tempo come la siccità che incide sull’alimentazione in agricoltura. In Africa se c’è siccità brutalmente si muore di fame, noi della parte ricca del mondo compreremmo ciò che manca ma fino a quando? Si diffondono inoltre malattie tropicali a causa di insetti che non c’erano come la zanzara tigre che un tempo non poteva riprodursi per il troppo freddo mentre ora abbiamo quattro malattie tropicali che prima non avevamo: la chikungunya, il virus Zika, la febbre dengue e quella occidentale. Non mancano, infine, disturbi psicologici come l’eco ansia nei giovani, è giusto che si diffonda ma non basta l’ansia, bisogna fare qualcosa.
Quali sono i consigli che si sente di dare e che applica anche nella sua vita?
Consumare e sprecare meno, isolare termicamente la propria casa, mettere i pannelli solari se si può, viaggiare di meno soprattutto in aereo, usare di più il telelavoro, fare vacanze a corto raggio, mangiare meno carne e cercare di far durare più a lungo gli oggetti.