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PERCHÉ SIAMO DEPRESSI IN BASE ALLE STAGIONI

I sintomi sono molto comuni e possono durare fino al 40% dell’anno di Alessandro Cuomo, Despoina Koukouna, Giovanni Barillà, Matteo Cattolico, Alessandro Spiti, Andrea Fagiolini*

*Università di Siena, Dipartimento di Medicina Molecolare e dello Sviluppo. Azienda Ospedaliera Universitaria Senese, Dipartimento di Salute Mentale e Organi di Senso

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Il disturbo affettivo stagionale (in inglese, Seasonal Affective Disorder o SAD), noto anche come “depressione stagionale”, è una condizione caratterizzata da sintomi depressivi che si manifestano ogni anno nel periodo del cambio stagione, di solito dalla primavera-estate all’autunno-inverno. Nella maggior parte dei casi, infatti, si verifica in autunno o in inverno (tanto che il disturbo è conosciuto anche come “depressione invernale” o “Winter SAD”), ma alcune persone possono esperire questa condizione anche in primavera/estate (e si parla, in questo caso, di “Spring SAD”). Il SAD è considerato un disturbo relativamente comune, con una prevalenza che tende a variare tra le popolazioni, con maggiore prevalenza a latitudini più elevate per motivi riconducibili alla foto-esposizione.

Il disturbo affettivo stagionale non è elencato nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5-TR) come entità nosologica separata, ma è presente come specificatore “con pattern stagionale” all’interno del capitolo relativo ai disturbi dell’umore. Considerare la stagionalità come uno specificatore dei disturbi dell’umore deriva dal fatto che circa il 70% delle persone depresse riporta sintomi più intensi durante l’inverno e meno intensi durante l’estate. Per soddisfare i criteri diagnostici del DSM-5 per il Disturbo Depressivo Maggiore con pattern stagionale, la depressione deve essere presente solo in un periodo specifico dell’anno (per es., in autunno o in inverno) e la remissione completa deve verificarsi in un periodo caratteristico dell’anno (per es., in primavera). Per poter formulare la diagnosi, l’individuo deve presentare almeno 2 episodi conclamati nei 2 anni precedenti, e gli episodi stagionali devono essere sostanzialmente più numerosi degli episodi non stagionali. Il SAD è una sindrome relativamente comune con effetti significativi sull’umore e sul funzionamento psicosociale. È particolarmente problematica in quanto è, per definizione, una sindrome ricorrente con sintomi che possono durare fino al 40% dell’anno.

Il disturbo affettivo stagionale non è elencato nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5-TR) come entità nosologica separata, ma è presente come specificatore “con pattern stagionale” all’interno del capitolo relativo ai disturbi dell’umore.

Responsabile del SAD sarebbe una particolare sensibilità ai cambiamenti della luce (o fotoesposizione) dei pazienti con disturbo dell’umore: una riduzione dell’esposizione alla luce ritarda/allunga il ciclo sonno-veglia incrementando il rischio di depressione, mentre un aumento di questa, riduce il ciclo sonno-veglia incrementando il rischio di mania. Questo effetto è verosimilmente mediato dall’ipotalamo, nello specifico dal nucleo soprachiasmatico, il quale si comporta da orologio biologico interno, controllando il ciclo sonno-veglia. La variazione della durata del “fotoperiodo” (ovvero la durata del periodo di illuminazione giornaliera) con notti più lunghe e giorni più corti nel periodo invernale, e l’efficacia antidepressiva mediante Terapia della Luce, dimostrano ulteriormente come alterazioni dei ritmi circadiani contribuiscano all’insorgenza della SAD. Numerosi studi hanno individuato inoltre una correlazione tra la durata del fotoperiodo e la gravità della depressione.

I trattamenti disponibili per il SAD includono la terapia della luce, la farmacoterapia e la psicoterapia, e possono essere utilizzati da soli o in combinazione, a seconda delle condizioni dei singoli pazienti. Nessun trattamento ha dimostrato di essere più efficace degli altri in tutti i pazienti, per cui la scelta del trattamento, o combinazione di trattamenti, deve essere personalizzata sulla base di caratteristiche specifiche di ciascuna persona affetta.

Tuttavia, la terapia della luce (Bright Light Therapy BLT) ha un ruolo consolidato nel trattamento del disturbo affettivo stagionale (SAD) ed è spesso indicata come il trattamento di scelta. La terapia della luce ad oggi si è dimostrata efficace in 19 studi clinici randomizzati rispetto al placebo, presentando un’efficacia complessiva del 42% superiore a placebo. La BLT per la depressione stagionale consiste nell’esposizione a una luce di intensità pari 10.000 lux per 30 minuti al giorno, di solito entro 1 ora dal risveglio al mattino. Come ogni antidepressivo efficace, il BLT ha il potenziale per precipitare un episodio ipomaniacale o maniacale in individui suscettibili. Altri effetti avversi comuni includono irritazione agli occhi, irrequietezza e mal di testa transitori, qualora il trattamento non venga effettuato in maniera errata. Le lampade usate per la BLT non sono comunque una fonte significativa di luce ultravioletta (UV). Oltre al suo ruolo consolidato nella SAD, la BLT può essere efficace nella depressione non stagionale, come agente potenziante dei far- maci antidepressivi. Uno studio ha rilevato infatti che la combinazione di 30 minuti di BLT al giorno in associazione a 20 mg di fluoxetina migliora significativamente il disturbo depressivo maggiore non stagionale, accelerandone il miglioramento clinico.

Secondo l’American Psychiatric Association, il SAD può essere trattato con l’intera gamma di trattamenti farmacologici disponibili per il trattamento del Disturbo Depressivo Maggiore, con preferenza verso Fluoxetina e Sertalina, che hanno mostrato risultati migliori negli studi clinici. Bruproprione, un antidepressivo dopaminergico, è stato approvato invece dalla Food And Drug Administration (FDA) per la prevenzione della SAD. In questo caso, il farmaco viene solitamente iniziato in autunno prima dell’inizio dei sintomi depressivi e continuato fino alla primavera.

Per quanto rigurda la psicoterapia, quella che presenta maggiori evidenze scientifiche è la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) che può aiutare i pazienti a identificare e modificare i pensieri e i comportamenti disfunzionali, favorendo dunque un’adeguata gestione dello stress tramite condotte sane, come l’aumento dell’attività fisica e un’adeguata igiene del sonno.

Grazie ai trattamenti disponibili, sebbene il Disturbo Affettivo Stagionale costituisca ancora un disturbo frequente e invalidante in termini di frequenza e intensità di sintomi, la qualità della vita dei pazienti può essere migliorata clinicamente, con buone possibilità di successo sia in termini di miglioramento dei sintomi che in termini di ritorno a una buona qualità di vita e un buon funzionamento in ambito sociale, relazionale e lavorativo.

Responsabile del SAD sarebbe una particolare sensibilità ai cambiamenti della luce (o fotoesposizione) dei pazienti con disturbo dell’umore: una riduzione dell’esposizione alla luce ritarda/ allunga il ciclo sonno-veglia incrementando il rischio di depressione, mentre un aumento di questa, riduce il ciclo sonno-veglia incrementando il rischio di mania.

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