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EDITORIALE
giovani
Da quest’anno anche i 18enni voteranno per il Senato. Cade un altro caposaldo del sistema elettorale italiano che per differenziare le due camere puntava sulla diversa maturità degli elettori, affidando al Senato la capacità di esprimere una classe parlamentare più adulta e forse per questo anche più tradizionalista. Ma i giovani andranno a votare? Come sempre è un enigma, che si cerca di risolvere coi soliti sondaggi. Il più recente fa scattare l’allarme. Pur consapevoli dell’importanza della politica, del fatto che votare sia un dovere civico da rispettare, e a maggior ragione oggi, in un momento-spartiacque per il futuro del Paese, i giovani intervistati hanno molti dubbi sulla loro partecipazione al voto, perché ritengono la politica non più indispensabile. Almeno quella italiana di oggi. Alla domanda se ritengono che la classe politica italiana sia in grado di cambiare le cose, l’80 per cento degli intervistati ha risposto di no. Con questa politica, le cose non cambieranno. Meglio pensare ad altro. Ad esempio all’impegno diretto nel sociale. Ai giovani non piace come la politica affronta i temi delle disuguaglianze, dei diritti sociali, dell’ambiente. Non apprezzano chi si scaglia contro gli immigrati, chi non tollera i gay, chi non combatte l’inquinamento. E sono preoccupati per le derive che si prevedono, ancora più estreme e selezionanti. Per questo la loro reazione potrebbe essere quella del distacco. Sarebbe un grave errore, perché proprio l’evasione dal voto faciliterebbe il compito a chi essi vorrebbero combattere. Ma su questo tema gli appelli non servono. E’ la politica che deve fare uno sforzo per farsi apprezzare diversamente e meritarsi la fiducia dei giovani. Magari alle prossime elezioni, perché queste, ormai, è come se si fossero già giocate. Vincenzo Magistà
Anno XXVII n.34 - 3 Settembre 2022 - Una copia euro 1,00 Poste Italiane S.p.a. - Sped. in a.p. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004) art. 1, comma 1, CNS BA
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