EDIZIONE MOLA DI BARI
EDITORIALE
morire I medici di un ospedale pediatrico inglese, di Liverpool, e un giudice, hanno condannato a morte un bambino di 23 mesi, Alfie. Il bambino è affetto da una grave malattia neurologica che gli sta distruggendo il cervello. Una malattia contro la quale non esistono cure. Per questo, i medici hanno ottenuto dal giudice di poter staccare la spina del respiratore artificiale, per far morire Alfie prima del tempo. Ma Alfie resiste. Nonostante non abbia più la respirazione artificiale, ha deciso di respirare con le sue forze, aiutato dai genitori, che vorrebbero ricoverarlo in Italia, dove non c’è una legge che permette di morire anche a chi non vuol farlo. Il giudice è rimasto sorpreso dalla reazione di Alfie. I medici gli avevano assicurato che appena staccata la spina, il bambino sarebbe morto. E invece no. Se è così - ha detto - bisogna rivedere la questione. E l’ha riesaminata. Arrivando, però, a una decisione ancor più disumana di quella precedente. Ha disposto che Alfie lasci l’ospedale per far ritorno a casa, non per essere ricoverato in Italia. Insomma, sembra aver detto ai genitori: vi opponete alla legge che obbliga Alfie alla morte tecnica in ospedale? E allora, che muoia in casa vostra! Insomma, per Alfie non ci sono speranze. Di nessun genere. Morirà per la malattia, questo è certo. Ma perché farlo morire prima, se lui resiste, e i genitori non vogliono che gli si stacchi la spina? Sono le incongruenze del nostro mondo, diverso e incomprensibile. In Italia c’è chi combatte per avere una legge che lasci decidere al malato terminale se morire prima oppure no. In Inghilterra, c’è una legge che obbliga a far morire prima i malati terminali, anche contro la loro volontà! E tutto questo, purtroppo, è regolare, anche se, per la nostra cultura, disumano. Vincenzo Magistà
Anno XXIII n. 17 - 28 Aprile 2018 - Una copia euro 1,00 Poste Italiane S.p.a. - Sped. in a.p. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004) art. 1, comma 1, CNS BA
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