Presenza 04 novembre-dicembre 2016

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presenza dell’UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE

NAZ/350/2008 DCOO53793

numero 6 – anno XLVIII novembre-dicembre 2016

Ne ha fatta di strada

Chiodoni, l’umanista che comunica la scienza

Ateneo

Per le matricole arriva il colloquio

Anniversario

Dieci anni di Unifil per il ventennale Aseri

L’EUROPA rialzi la testa Dopo la Brexit e la vittoria di Trump c’è ancora più bisogno di un nuovo ruolo del vecchio continente. Lo ha detto il ministro degli Esteri, ora presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni nella prolusione pronunciata in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico 2016/2017


Conoscere, cambiare, crescere. Le priorità che condividiamo.

Ma ste r

Cattolica

AGRIFOOD E AMBIENTE COMUNICAZIONE, MEDIA E SPETTACOLO ECONOMICS, MANAGEMENT E IMPRENDITORIALITÀ EDUCATION E SOCIAL WORK LEGISLAZIONE E DIRITTO POLITICA, SOCIETÀ E RELAZIONI INTERNAZIONALI PSICOLOGIA SANITÀ UMANISTICA E BENI CULTURALI

2016-2017

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presenza dell’UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE

NAZ/350/2008 DCOO53793

numero 6 – anno XLVIII novembre-dicembre 2016

Ne ha fatta di strada

Chiodoni, l’umanista che comunica la scienza

SOMMARIO

Ateneo

Per le matricole arriva il colloquio

Anniversario

Dieci anni di Unifil per il ventennale Aseri

04 – Gentiloni: l’Europa rialzi la testa L’EUROPA rialzi la testa Dopo la Brexit e la vittoria di Trump c’è ancora più bisogno di un nuovo ruolo del vecchio continente. Lo ha detto il ministro degli Esteri, ora presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni nella prolusione pronunciata in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico 2016/2017

n.6/duemilasedici Rivista bimestrale realizzata dal Servizio Stampa dell’Università Cattolica, in collaborazione con il Master in Giornalismo, con la partecipazione del Servizio Pubbliche relazioni dell’Istituto “G.Toniolo” di Studi Superiori © 2001 – Università Cattolica del Sacro Cuore DIRETTORE Franco Anelli RESPONSABILE Gerardo Ferrari COORDINATORE Graziana Gabbianelli COMITATO REDAZIONALE Katia Biondi, Nicola Cerbino, Sabrina Cliti, Paolo Ferrari, Graziana Gabbianelli, Emanuela Gazzotti, Fausto Maconi, Antonella Olivari HANNO SCRITTO Carla Alecci, Katia Biondi, Sabrina Cliti, Elisa Conselvan, Graziana Gabbianelli, Rita Italiano, Velania La Mendola, Fausto Maconi, Federica Mancinelli, Antonella Olivari, Roberta Ricchetti, Federica Vernò, Maria Villano REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE Università Cattolica del Sacro Cuore L.go Gemelli, 1 – 20123 – MILANO tel. 0272342216 – fax 0272342700 e-mail: presenza@unicatt.it www.unicatt.it REDAZIONE ROMANA L.go Francesco Vito – 00168 – ROMA tel. O630154295 Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 94 del 5 marzo 1969 PROGETTO GRAFICO Matteo Scanni IMPAGINAZIONE Studio Editoriale EDUCatt FOTO ARCHIVIO Università Cattolica, AP, Getty Image STAMPA Tiber spa – Brescia

Questo periodico è associato all’USPI Il numero è stato chiuso in redazione il 15 dicembre 2016

08 – L’umanista che comunica la scienza 10 – Matricole, arriva il colloquio 11 – QS, l’Ateneo nella Top 100 mondiale 13 – Il Matteo Ricci di Jakarta 14 – La Cattolica per l’Afghanistan 15 – L’Eni di Mattei e il legame con l’Ateneo 16 – Gli affreschi di Giotto vanno online 19 – Madre Teresa, il ricordo dell’Università 22 – Brescia, 50 anni in flashback 25 – Violini e armoniche, musica per l’economia 28 – Progetto ESC, la carta europea dello studente 30 – I Templari: dentro la storia, fuori dal mito

Presenza è sfogliabile anche online su www.unicatt.it/presenza


primo piano

L’EUROPA

rialzi la testa

Dopo la Brexit e la vittoria di Trump alle elezioni americane c’è ancora più bisogno di un nuovo ruolo del vecchio continente. Alcuni docenti dell’Università Cattolica commentano la prolusione dell’allora ministro degli Esteri Paolo Gentiloni sul tema “Dall’Europa post-Brexit agli Stati Uniti post-voto: quali sfide per l’Occidente” in occasione dell’inaugurazione dell’Anno Accademico di Rita Italiano

I

L MINISTRO DEGLI ESTERI Paolo Gen-

tiloni nel frattempo divenuto presidente del Consiglio, ha interpretato l’invito a tenere la prolusione per l’inaugurazione dell’Anno Accademico, rivoltogli dal rettore Franco Anelli, quale segno dei tempi. Sempre maggiore infatti l’influenza del mondo sulle nostre vite e mai così acuta la percezione di mancanza di ordine. Il ragionamento del Ministro è lineare: l’ansia del futuro non deve far rimpiangere l’equilibrio del terrore, la guerra fredda, l’ordine coloniale. Dal 1989 al 2001 ha imperato una nuova Belle époque, così l’ha definita il Ministro. «Una grande illusione». Illusoria, subito dopo, anche l’idea che il mondo potesse essere regolato dall’onnipotenza di un Paese. Le politiche interventiste che ne sono conseguite «non hanno sanato ma in molti casi hanno aperto ferite». La presidenza americana che si sta concludendo ha tentato di offrire contorni possibili alla necessità di una leadership multilaterale. «E io credo che con il presidente Obama la storia sarà più generosa della cronaca di queste settimane» ha chiosato Gentiloni. Globalizzazione e rivoluzione digitale «hanno fatto parlare di superamento della sovranità degli stati», e di «onnipotenza dell’individuo cosmopolita». Oggi «la storia si è presa la sua rivincita»: subentra una tendenza iper-sovrana in molti Paesi. Perché «la globalizzazione ha avuto vincitori e Vittorio Emanuele sconfitti». SconParsi

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fitti spesso concentrati nella parte più vulnerabile delle classi medie dei Paesi occidentali. Nella morsa stringente di concorrenza della manodopera a basso costo e digitalizzazione. Ceto medio impoverito, oppresso da una “plutocrazia dell’1%”. Non per niente Trump ha rispolverato, nella sua campagna elettorale, il Forgotten Man di Roosvelt. E l’uomo dimenticato ha scelto il candidato repubblicano spianandogli la strada alla Casa Bianca. Questo parallelo delineato dal ministro Gentiloni è molto appropriato secondo il professor Vittorio Emanuele Parsi, direttore di ASERI (l’Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali della facoltà di Scienze politiche e sociali): «La middle/lower class bianca americana non era rappresentata. Si era persa di vista la maggioranza relativa del Paese. Americani che non chiedevano tanto rappresentanza quanto un certificato di esistenza in vita. Non è detto che quella classe media condivida tutte le cose che Trump ha detto. Non è neanche detto che Trump condivida lui stesso tutte le cose che ha detto. Ma in lui molti hanno visto la possibilità di trovare un interprete. Da Trump dovremo attenderci che temperi alla luce del realismo le sue posizioni ideologiche. Per quel che riguarda il bilancio sulla presidenza Obama in politica estera, è ampiamente insoddisfacente. A parte l’accordo sulle emissioni dei gas serra e l’accordo sul nucleare con l’Iran, con il quale ha contribuito togliere a non gettare ulteriore benzina su un Medioriente già in fiamme». Quella che ci viene proposta, a parere di Gentiloni, è una “dialettica tra il Forgotten Man e l’uomo di Davos, dell’1%, dell’élite cosmopolita appa-

rentemente liberale, ma che in realtà accumula privilegi e ricchezze”. La prima risposta a tale dicotomia, per il Ministro, ha a che fare con crescita e correzione delle diseguaglianze. Ma la globalizzazione ha intaccato anche le identità e rispondere sul terreno culturale può «evitare che alla frustrazione si aggiunga la paura determinata dall’insicurezza, dalla diffidenza verso le diversità, dalla predicazione dell’odio». Epicentro di questo scenario di crisi, il Mediterraneo. Un’area problematica che risente ancora degli accordi Sykes-Picot che nel 1916 definirono i confini di molti dei Paesi del Medioriente. Stati falliti, nuovi conflitti religiosi, l’incognita dell’Africa, in bilico tra sviluppo e arretratezza, tutto concorre ad affermare la delicatezza della fase che stiamo attraversando. E proprio ora «l’Europa attraversa il suo momento di Francesco Daveri maggiore divisione. Brexit è stata un riflettore su questa crisi». Parere condiviso da Francesco Daveri, professore di Politica economica presso la facoltà di Economia e Giurisprudenza della sede di Piacenza della Cattolica: «Brexit fa da detonatore ad alcuni problemi irrisolti dentro l’Europa. Anche se la maggioranza dei votanti ha voluto esprimere disagio più in generale per come sono andate le cose in Gran Bretagna negli ultimi anni. Buona performance dell’economia ma anche aumento della disuguaglianza e crescita dell’immigrazione che ad alcuni


è parsa incontrollata. Il consenso per il leave è stato particolarmente consistente nelle zone dove la proporzione degli immigrati era aumentata molto rapidamente. Sintomo di una certa incapacità di integrare» Angelo Baglioni, professore di Microeconomia alla facoltà di Scienze bancarie, finanziarie e assicurative dell’Ateneo, ritiene che l’Unione Europea debba fronteggiare Brexit su due livelli: «uno riguarda la trattativa col Regno Unito. Se il governo inglese vorrà impostare un negoziato duro con uscita dal mercato unico oppure vorrà essere più conciliante. Da parte europea è giusto ribadire che non si può prendere Angelo Baglioni solo qualche pezzetto del mercato unico. Se si vuole il cosiddetto passaporto finanziario bisogna accettare la libera circolazione delle persone, senza porre restrizioni all’immigrazione o ai lavoratori europei. L’Unione Europea dovrebbe considerare questo voto come campanello d’allarme. Intervenendo sul deficit di rappresentanza che hanno le istituzioni europee, sul meccanismo di approvazione delle leggi e sulla governance». Per il ministro Gentiloni, il motore che dovrebbe spingerci, come Europa, è darwiniano: «l’alternativa tra rilevanza e irrilevanza nel contesto globale in cui ci muoviamo». Dopo Brexit e l’elezione di Trump l’Unione Europea ha dato qualche segnale sulla difesa comune e con l’introduzione del tema della crescita come priorità, ma resta imperativo non farsi vincere

dai timori. Anche perché è arduo oggi ipotizzare quali saranno i cambiamenti prodotti dal voto americano. Siamo forse alla vigilia di una nuova spinta isolazionista simile a quella seguita alla prima guerra mondiale? Il professor Damiano Palano, docente di Scienza politica alla facoltà di Scienze politiche e sociali crede di no: «È abbastanza probabile che ci possa essere un ridimensionamento dell’impegno americano in alcune aree. Già l’amministrazione Obama è andata in questa direzione. Ma è molto difficile che ci sia quello che Trump ha annunciato in campagna elettorale: una sostanziale revisione del Patto Atlantico con la messa in discussione della Nato. Probabile un ridimensionamento dell’impegno degli Stati Uniti in Europa ma meno Damiano Palano verosimile per quanto riguarda l’Asia. Può darsi che gli Usa abbandonino il ruolo di sceriffo del mondo e cerchino di avviare una gestione multilaterale ma una vera e propria svolta isolazionista mi sembra abbastanza improbabile». Saranno comunque gli avvenimenti a determinare come si svilupperanno le novità che si annunciano oltre Atlantico. «L’Europa farebbe bene più che a essere “preoccupata”, a essere “occupata” nel proprio rafforzamento» ha sottolineato il ministro Gentiloni. Rivendicando l’impegno italiano all’interno della Nato, che non è «un’associazione benefica degli USA verso i free riders europei». Gentiloni non è impensierito da un

possibile rinnovato dialogo americano con la Russia. Posizione spesso caldeggiata dall’Italia con «fermezza nei principi e solidarietà con l’Ucraina». Il Ministro invece teme una marcia indietro sugli accordi parigini sul clima. Altro rischio, secondo lui, la chimera della de-globalizzazione. «Non puoi lasciare il mondo fuori. Perché ti sfonda la porta, ti entra dalle finestre, ti travolge. Il nostro è il Paese del dialogo, dell’apertura, del commercio». Non si può pensare di chiudersi “nel nostro piccolo mondo antico”. Bisogna investire sull’identità culturale, tutelando le diversità. Banco di prova paradigmatico, l’immigrazione. Se l’Europa abdica alle proprie responsabilità su questo, le sarà difficile proporsi come portabandiera di valori. Si può trasformare il fenomeno migratorio «da irregolare e distruttivo a regolabile e gestibile». Avendo una visione e senza cedimenti alla demagogia. Cosicché il nostro continente ritorni a somigliare alla propria immagine. «Un esempio di collaborazione e convivenza. Un’Europa che a maggior ragione se l’America decide di ripiegare su se stessa sia alfiere di civiltà e libertà». «Ma per un’Europa simile occorre – sottolinea infine il ministro Paolo Gentiloni – un’Italia più presente e ambiziosa, che portato a termine il recupero della consapevolezza del proprio ruolo” impieghi, a vantaggio di tutti, la propria riconquistata credibilità».

La registrazione video completa della prolusione tenuta dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni durante la cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico è visibile all’indirizzo http://www.cattolicanews.it/anno-accademico-al-via-con-gentiloni PRESENZA 6, NOVEMBRE-DICEMBRE 2016

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primo piano

PER L’ATENEO

un orizzonte sovranazionale

L’

INAUGURAZIONE dell’anno accademico 2016/2017 dell’Università Cattolica del Sacro Cuore si è svolta in un clima di vasta e intensa partecipazione. Lo dimostrano anche le numerose richieste di accesso espresse da tutte le componenti della comunità universitaria, per soddisfare le quali, l’evento è stato reso fruibile anche da altre aule dell’edificio monumentale collegate con l’Aula Magna, ed è stata attivata la diretta streaming. Folta e qualificata è stata anche la presenza dei rappresentanti delle istituzioni, del mondo imprenditoriale, delle professioni. Secondo tradizione, la giornata è iniziata con la Celebrazione Eucaristica presieduta, nella Basilica di Sant’Ambrogio, dal Cardinale Angelo Scola (nella foto in basso), il quale, nell’omelia, rivolgendosi direttamente agli studenti, ha sottolineato come «il tempo dell’università sia il tempo in cui trovare una risposta, certo sempre perfettibile, alla grande domanda su dov’è Dio nella mia vita…». Egli ha poi esortato tutti a tener conto, nelle proprie scelte, «dei bisogni della Chiesa e della società» e ad inserire il proprio percorso umano in «un orizzonte più ampio» che aiuta «realmente a vivere quell’unità dell’io senza la quale una maturazione è impossibile». In Sant’Ambrogio è intervenuto, inoltre, l’Assistente Ecclesiastico Generale dell’Ateneo monsignor Claudio Giuliodori (nella foto a destra del ministro Gentiloni), che ha evidenziato, nel suo saluto, l’attualità della missione educativa dell’Università Cattolica: «per affrontare sfide così grandi servono personalità mature e con un elevato spessore morale, intelligenze forgiate alla scuola della sapienza, professionisti che sappiano sì perseguire la propria realizzazione, ma nell’ottica del dono di sé».

La seconda parte della mattinata è stata aperta dal discorso inaugurale del rettore Franco Anelli: «forse mai 6

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come prima nella storia della nostra istituzione – ha detto nelle fasi iniziali del suo intervento – le scelte che ci accingiamo a compiere, incluse quelle che investono il cuore dell’attività di un ateneo, quali l’elaborazione delle proposte didattiche e degli indirizzi della ricerca, esigono di essere valutate con lo sguardo rivolto a un orizzonte sovranazionale». Esigenza imposta dai mutamenti che «caratterizzano questa era digitale e globalizzata, nella quale il mondo progressivamente accorcia le distanze e accelera il passo dell’innovazione». In tale scenario, secondo il Rettore, le università europee, in quanto «luoghi aperti di circolazione di un sapere che si muove attraverso le frontiere per mezzo delle persone: i maestri e gli allievi...», costituiscono uno strumento prezioso «per elaborare quella visione geopolitica unitaria di cui tuttora si avverte la mancanza». Nel suo discorso il rettore Anelli si è poi soffermato sulla necessità che gli atenei non si limitino a coltivare e a trasmettere conoscenza, continuando ad occuparsi anche dell’educazione del soggetto del sapere, cioè della persona in quanto tale. Entrambi questi obiettivi richiedono, secondo il professor Anelli, un consistente “esercizio di creatività” «per costruire proposte rispondenti ai tempi non solo elaborando corsi nuovi, ma anche promuovendo la collaborazione tra facoltà e strutture didattiche differenti; sfruttando le opportunità offerte dall’articolazione in Lauree Triennali e Magistrali; arricchendo la formazione di esperienze all’estero; coniugando studio ed esperienza concreta». Occorre infatti prendere atto della crisi della «formazione universitaria puramente lineare, nella quale a determinate prospettive e ambizioni di futuro professionale corrispondono percorsi didattici definiti e tendenzialmente invariabili…» e di una realtà che «richiede con forza altri e più differenziati modelli formativi».

Non basta, però, secondo l’attuale Rettore, agire «sulle leve tecniche dei percorsi formativi» poiché la richiesta di preparazione autentica e utile delle nuove generazioni richiede che nella didattica sia dispiegata «un’attitudine morale, un’attenzione, una cura dell’avvenire che i nostri studenti mettono nelle nostre mani». Il richiamo alla centralità di questa istanza profondamente umana è stato, ad avviso del Rettore, uno dei punti maggiormente approfonditi nel nostro Ateneo grazie alle numerose iniziative che, nel corso dell’Anno giubilare, sono state realizzate per rispondere, come università cattolica, all’invito di Papa Francesco. Si è così rivelata ulteriormente l’efficacia dell’ipotesi educativa proposta da Padre Gemelli; ipotesi che il suo successore ha voluto riproporre con una citazione del fondatore: “L’allievo chiede al maestro che lo abbia a


NOMINA

Il professor Taccolini nuovo Prorettore

I

guidare nella preparazione alla vita; non gli chiede una erudizione che si acquista a base di memoria o mediante un certo numero di dispense da imparare a recitare, ma chiede di essere addestrato nell’uso di quei metodi della scienza, in quella critica delle dottrine, in quell’impiego della propria intelligenza che gli debbono servire per poter a sua volta, e da solo, saper lavorare in quello stesso campo di studio …”. Nel sottolineare l’attualità di queste parole, il rettore Anelli ha sottolineato come l’Università Cattolica sia cresciuta, da allora, per numero di studenti e reputazione, mostrandosi anche oggi capace «di raccogliere in misura crescente la fiducia dei giovani e delle loro famiglie. Di ciò – ha poi aggiunto − va dato merito ai tanti docenti che hanno dimostrato e tuttora dimostrano quotidianamente di possedere il senso della propria missione; e questo si riverbera sulla qualità dei nostri studenti, che, laureati, sono nel lavoro e nelle professioni testimoni riconosciuti del valore dell’educazione ricevuta». Il Rettore ha quindi ricordato la buona accoglienza delle novità formative introdotte lo scorso anno accademico e ha riferito in merito ai nuovi corsi di laurea (e profili di corso di laurea) del nuovo anno accademico, sottolineando, in particolare, i quattro nuovi corsi erogati in lingua inglese (un corso di laurea triennale in Economics and Management e tre corsi di laurea magistrale in Banking and Finance; Management e Agricultural and food Economics), e i corsi di laurea Double Degrees. «L’Ateneo dei cattolici italiani – ha infine affermato il Rettore – è oggi una realtà solida e vitale che ha rafforzato, grazie al contributo di tutti, la propria posizione di prestigio nel panorama della higher education na-

zionale e internazionale. I risultati di questi anni ci fanno guardare al futuro con fiducia e rafforzano il nostro impegno… Sono perciò molto lieto di riferire, oggi, che, nel nuovo anno accademico, l’incremento è significativo, segnando una crescita complessiva del 6,8% rispetto allo scorso anno». Nell’ultima parte del suo intervento, il Rettore ha poi sottolineato l’appartenenza dell’Università Cattolica al sistema universitario milanese e lombardo e la necessità di lavorare per assicurare mediante «spazi adeguati e comodamente accessibili in un contesto integrato… il perseguimento degli obiettivi di sviluppo e innovazione dell’offerta didattica…» Ciò detto, il Rettore ha riferito in merito alla prosecuzione del lavoro progettuale e amministrativo connesso all’avvenuta acquisizione dell’ex Caserma Garibaldi, che consentirà di realizzare, in continuità con gli attuali edifici bramanteschi, un grandissimo campus nel cuore della metropoli ambrosiana. In questa parte del discorso, il Rettore ha sottolineato il valore anche simbolico di tale operazione, poiché, ha detto citando Giovanni Muzio, l’architetto al quale Padre Gemelli affidò la realizzazione del progetto dell’attuale sede milanese, «Il nuovo deve avere una forma nuova anche se è vicino all’antico». Al termine del discorso inaugurale del Rettore, ha preso la parola il Cardinale Scola che, in quanto Presidente dell’Istituto Toniolo, ha pronunciato il suo indirizzo di saluto. Nell’ambito del suo intervento, il Cardinale ha evidenziato l’esigenza di «prestare cura alla communitas studentium et docentium che coinvolge anche il personale non docente». Un’attenzione che «domanda rapporti benevoli, ospitali, collaborativi e anche disponibili alla correzione»

l rettore Franco Anelli, durante la cerimonia dell’inaugurazione del nuovo anno accademico, ha annunciato la nomina a prorettore dell’Ateneo del professor Mario Taccolini (nella foto). Docente di Storia economica presso la sede di Brescia dell’Università Cattolica, il professor Taccolini è anche delegato rettorale al coordinamento delle strategie di sviluppo della sede bresciana e dirige il dipartimento di Scienze storiche e filologiche. Il Rettore ha inoltre riconfermato prorettore vicario il professor Francesco Botturi, docente di Filosofia morale, e la prorettrice Antonella Sciarrone Alibrandi, professoressa di Diritto di economia e dei mercati finanziari e agroalimentari.

poiché, «solo l’astrazione con cui spesso ci muoviamo, favorita dalla frammentazione, ci fa dimenticare che il cammino dell’accoglienza della verità – attraverso la ricerca, l’insegnamento e lo studio: i fattori della vita ordinaria su cui si misura la qualità di una Università – è reso possibile da una comunione concretamente e stabilmente attuata». L’inaugurazione del nuovo accademico si è infine conclusa con la prolusione tenuta dal ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, che ha esaminato le principali questioni oggi aperte sul piano degli equilibri internazionali, in particolare dopo l’esito del referendum britannico che ha condotto alla Brexit e dopo l’elezione del nuovo Presidente degli Stati Unitit d’America. Una disamina che ha posto in evidenza la posizione del nostro Paese rispetto alle dinamiche europee e a quelle in atto sul piano globale.

I testi completi del discorso del rettore Franco Anelli, pronunciato nel corso della cerimonia di inaugurazione, e dei saluti del presidente dell’Istituto Toniolo cardinale Angelo Scola e dell’assistente ecclesiastico generale Claudio Giuliodori tenuti durante la celebrazione eucaristica nella basilica di S. Ambrogio sono pubblicati all’indirizzo http://www.cattolicanews.it/ anno-accademico-al-via-con-gentiloni PRESENZA 6, NOVEMBRE-DICEMBRE 2016

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ne ha fatta di strada

L’UMANISTA

che comunica la scienza

Deborah Chiodoni, laureata in Lettere moderne e comunicazioni sociali in Cattolica, è capo ufficio stampa del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci”. La sfida di raccontare il divenire del mondo di Elisa Conselvan

U

che l’ha portata a esplorare diversi aspetti del mondo della comunicazione, per poi approdare a quello che sente più suo: la comunicazione culturale. Deborah Chiodoni, laureata in Lettere moderne e comunicazioni sociali all’Università Cattolica di Milano e giornalista pubblicista, è capo ufficio stampa del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci” di Milano. Laurearsi è sempre stato il suo sogno: «Ho avuto la fortuna di iscrivermi alla facoltà ideale per me, Lettere moderne, con indirizzo in Comunicazioni sociali, dove mi sono laureata con lode in Storia del Giornalismo». Ha dei bellissimi ricordi legati alla Cattolica e ai suoi docenti, che descrive come molto appassionati, e torna volentieri su un episodio significativo per il suo percorso: l’incontro casuale con la professoressa di latino Giovanna Biffino Galimberti – «tuttora una persona molto importante per me» – che la aiutò a superare un momento di crisi suggerendole di non abbandonare la facoltà di Lettere per un’altra, convinta della bontà della sua scelta. «Fin dai tempi della scuola mi appassionava crearmi la mia rassegna stampa quotidiana. Iscrivermi a Lettere moderne è stata una scelta temeraria ma appagante perché, se frequentata dopo il liceo classico, come nel mio caso, è un percorso che offre le competenze, l’apertura mentale, la capacità di ragionamento e la flessibilità richieste nel mondo del lavoro», afferma. Ai neodiplomati

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N PERCORSO A TAPPE,

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consiglia di seguire la propria vocazione, per poi investire in una specializzazione, che oggi deve passare attraverso lo studio delle lingue e le esperienze all’estero. A loro, come ai neolaureati, suggerisce di sforzarsi sempre di essere curiosi, intraprendenti e determinati, di cogliere tutte le opportunità del loro percorso, di imparare a lavorare e a relazionarsi con persone di tutte le nazionalità, perché ormai viviamo in un mondo globale. «Sono sempre stata curiosa e sia durante che dopo gli studi mi sono cimentata in esperienze lavorative anche molto diverse fra loro, sia in Italia che all’estero: forse stavo cercando la mia strada e volevo capire quale percorso mi interessasse di più», continua Chiodoni. Fra le attività intraprese, la collaborazione all’organizzazione di convegni in Cattolica, l’attività di volontariato per il Pen Club, associazione impegnata nella tutela della libertà di espressione, il lavoro come hostess per eventi aziendali e l’esperienza nella comunicazione di prodotto. Dopo un corso di specializzazione in Comunicazione della moda ha lavorato nella società di consulenza Pambianco e una società di web marketing e streaming del gruppo di moda Mariella Burani, per poi approdare, nel 2003, al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia, che si stava già trasformando da ente pubblico a Fondazione di diritto privato. «Qui ho avuto la possibilità di crescere rapidamente – racconta – passando da un contratto a progetto per la diffusione della cultura scientifica a Responsabile delle Relazioni Esterne e della Comunica-

zione e poi a Capo Ufficio Stampa». Il Museo racconta storie di scienza, tecnologia e industria, in sintonia con l’idea del fondatore, l’industriale milanese Guido Ucelli, che voleva dotare l’Italia, al pari degli altri grandi Paesi europei, di un museo che raccontasse “il divenire del mondo” a partire da uno sguardo di unità della cultura: «Questa idea di dialogo tra la cultura umanistica e quella tecnico-scientifica ispira, tutt’oggi, il piano strategico di sviluppo dell’Istituzione. Non a caso il Museo è dedicato a Leonardo da Vinci, simbolo dell’unità fra le culture», spiega Chiodoni. Negli ultimi dieci anni il Museo ha intrapreso un processo di rinnovamento e sviluppo culturale, economico e organizzativo, fondando la propria strategia su due pilastri: quello culturale-educativo e quello della sostenibilità economica. Il modello culturale-educativo integra approcci interpretativi del-

Deborah Chiodoni riceve nel 2003 dal GUS (Giornalisti Uffici StampaLombardia) l’attestato “ufficio stampa di eccellenza”.


A Milano nel 2006 si è svolta la premiazione dello European BEA (Best Event Awards), kermesse internazionale dedicata agli eventi. Il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia ha vinto il premio come “miglior evento pubblico”, Nella foto al centro Deborah Chiodoni con a destra il Direttore Generale del Museo Fiorenzo Galli

le collezioni storiche e metodologie educative: è riconoscibile e innovativo, rispecchia l’identità del Museo nel panorama culturale nazionale e internazionale e viene costantemente implementato con un lavoro di ricerca e di sperimentazione per massimizzare l’impatto dell’esperienza proposta ai visitatori. La sostenibilità economica è garantita per circa il 20% dalla biglietteria, che ad oggi conta quasi 500.000 visitatori tra cittadini, insegnanti, studenti, figure istituzionali e giornalisti. Per il resto, il Museo, che si espande su una superficie di 50.000 metri quadrati, si sostenta grazie ad altre attività commerciali, che vanno dall’organizzazione di eventi negli spazi museali al merchandising e alle attività del negozio, dalla vendita di know how nel campo della produzione di mostre alla partnership con i privati e al fund raising. «Anche se il contesto economico non è paragonabile a quello di altre realtà europee, dove musei e science centres ricevono finanziamenti pubblici largamente superiori, il nostro Museo sta compiendo un grande sforzo per rispondere alle esigenze della società. L’obiettivo è concorrere a sviluppare il complesso di competenze utili per comprendere le implicazioni della scienza e della tecnologia sulla vita quotidiana e le loro interazioni con altri settori del sapere e della società», prosegue Chiodoni, che per rendere l’idea di un’organizzazione composita e articolata ama paragonare il Museo a un organismo vivente. I campi d’azione individuati sono la creazione di nuove aree te-

matiche e il rinnovamento di quelle già esistenti, come esposizioni museali e laboratori; la valorizzazione degli spazi e dei servizi per il pubblico, per rendere la visita un piacevole momento di socializzazione e di intrattenimento; l’arricchimento dell’offerta culturale, con incontri finalizzati a far dialogare scienziati, ricercatori e pubblico su temi di attualità; attività educative interattive, ma anche mostre temporanee e appuntamenti dedicati alla musica e alla danza che permettono di far conoscere il Museo e i suoi oggetti. In questo quadro, i diversi modi e canali per comunicare questa complessità dipendono sia dal contenuto che dal target di riferimento a cui il messaggio è rivolto, che si differenzia per età, professione, interessi e abitudini di fruizione, dagli affezionati alla carta ai nativi digitali. In particolare, le attività di comunicazione sono rivolte ai media con modalità differenti a seconda della “notiziabilità” dell’argomento da comunicare e del suo posizionamento nell’ambito delle strategie del Museo. «Nell’ultimo decennio – continua Chiodoni –, a partire dall’impulso generato dal Direttore Generale Fiorenzo Galli, si è passati a una comunicazione strategica trasversale a ogni settore, pianificata in tutti i suoi aspetti e in tutte le sue fasi. Tra i suoi frutti c’è anche l’evento realizzato per il trasporto del sottomarino Toti nel 2005, che ha modificato la percezione del Museo e l’ha popolarizzata, facendone riscoprire anche aspetti meno immediati». Certo, si dovrebbe fare di più,

soprattutto a livello istituzionale: «Viaggiando osservo differenze importanti fra i nostri musei pubblici e quelli all’estero e questo mi rattrista». Frequentando i colleghi che lavorano nei settori culturali stranieri, racconta, ci si accorge che la mancanza di comprensione del ruolo, di attenzione e di sostegno economico da parte delle nostre Istituzioni fa sì che da noi i risultati siano molto diversi, perché è impossibile che realtà come queste riescano a finanziarsi al 100% in autonomia. L’attenzione, l’ascolto, la considerazione dei Governi inglese, tedesco, francese verso i musei e il loro personale è molto diversa: «L’Italia soffre questa mancanza, il nostro lavoro viene riconosciuto solo a parole come importante per il Paese dal punto di vista sociale ed educativo. Occorre investire sulle giovani generazioni e sui professionisti: gli stranieri ce li invidiano insieme al nostro patrimonio culturale e spesso li premiano con finanziamenti e cariche che ci fanno onore all’estero». Chiodoni è convinta che per far funzionare una struttura museale non basti un buon direttore: servono persone competenti e preparate, mezzi, strumenti e possibilità. E sulle recenti nomine di direttori stranieri a capo di molti musei italiani non ha dubbi: «Mi sembra assolutamente normale che in ogni Paese, a capo delle istituzioni culturali, vengano nominate delle persone di qualità e di alto profilo, a prescindere dalla nazionalità. Anzi credo da sempre che le contaminazioni culturali e di mentalità portino a un arricchimento». PRESENZA 6, NOVEMBRE-DICEMBRE 2016

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ateneo

Matricole, arriva il colloquio

OPPORTUNITÀ

Partnership con Microsoft, le nuove offerte mobile

L’

per il prossimo anno accademico 2017/ 2018 le prove di ammissione alle facoltà di Psicologia ed Economia, e ai corsi di laurea in Scienze della formazione primaria e Scienze motorie e dello sport, tra le novità figurano nuove modalità di accesso. Il nuovo criterio per accedere a Psicologia e Scienze bancarie, finanziarie e assicurative prevede un colloquio motivazionale e di orientamento – sostenibile sia in presenza, sia via Skype – a cui potranno accedere gli studenti di V superiore che al termine della IV abbiano in pagella la media scolastica del 7 (esclusa la condotta). Nel caso della facoltà di Psicologia per gli studenti che avranno un esito positivo, il colloquio sarà sostitutivo del test. Ci si potrà iscrivere accedendo al Portale di iscrizione ai corsi che verrà evidenziato sul sito www.unicatt.it. Le modalità e le tempistiche saranno pubblicate non appena disponibili.

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ENTRE SONO CONFERMATE

Psicologia Il corso di laurea triennale in Scienze e tecniche psicologiche conferma la prova di ammissione il prossimo 17 luglio 2017 e introduce nel mese di febbraio il colloquio motivazionale. I candidati selezionati al colloquio potranno riservare il posto (entro fine aprile 2017), prima dell’inizio delle iscrizioni al test di luglio. La Facoltà prevede in totale 330 posti nella sede di Milano e 120 in quella di Brescia. Nella prima fase di selezione, tramite colloquio, saranno riservati 110 posti a Milano e 40 a Brescia; i rimanenti posti liberi saranno resi disponibili per coloro che sosterranno il test di luglio. 10

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Scienze bancarie, finanziarie e assicurative Per accedere al corso di laurea triennale in Economia dei mercati e degli intermediari finanziari, che prevede un numero complessivo di 230 posti, la Facoltà introduce un “bando di ammissione” articolato in tre fasi. La prima prevede il colloquio motivazionale che potrà essere sostenuto o nel mese di gennaio 2017 o nel mese di marzo 2017 (in occasione del Gran Premio di matematica). La seconda prevede l’ordine “cronologico scaglionato”, per i candidati con voto di maturità superiore a 70/100, mentre la terza fase sarà aperta ai candidati con qualsiasi voto di maturità. Economia Tutti i corsi di laurea triennali della Facoltà (compresi quelli interfacoltà) prevedono la prova di ingresso che è stata deliberata in sei edizioni nel corso del 2017, nelle sedi di Milano e Roma: lunedì 10 aprile (Roma); venerdì 26 maggio (Milano); martedì 18 luglio (Milano); mercoledì 19 luglio (Roma); lunedì 4 settembre (Roma). Il test sarà erogato in lingua italiana per l’accesso a tutti i corsi in italiano e in lingua inglese per il corso in Economics and management impartito in inglese. I candidati idonei al corso in lingua inglese potranno iscriversi anche a un corso in lingua italiana, quelli idonei al corso in lingua italiana potranno accedere esclusivamente ai corsi erogati in italiano. Inoltre è sempre possibile ripetere il test in ogni edizione. Le date delle altre prove di ammissione saranno pubblicate sul portale dell’Ateneo non appena disponibili.

Università Cattolica, per potenziare l’uso dei servizi digitalizzati all’interno del campus e nell’ambito della didattica, promuove un percorso per favorire l’utilizzo di strumenti mobile. A tal fine è stata concordata con Microsoft una partnership che prevede l’opportunità di accedere a speciali offerte su prodotti pensati soprattutto per la vita universitaria. Un’opportunità che riguarda gli studenti ma, a breve, anche i docenti e il personale amministrativo dell’Ateneo. Ogni studente, andando alla pagina https://www.microsoft.com/italy/store/ cattolica/, può trovare le speciali condizioni per acquistare Surface Pro 4, Lumia 950 o 950XL e Xbox One e scoprire, dopo avere validato nell’apposita form la propria mail universitaria (@icatt.it), tutti i vantaggi sugli ulteriori acquisti. L’Università Cattolica aderisce inoltre al programma Student Advantage che consente di scaricare gratuitamente Office 365 Pro Plus, che puoi installare su 5 dispositivi diversi. La stessa procedura, a breve, sarà valida anche per il personale docente e amministrativo dell’Università, con validazione attraverso la mail con estensione @unicatt.it.


ateneo

Dieci anni di Unifil per il ventennale Aseri ONO OTTIMISTA e ci sono buone possibilità di vedere il Libano totalmente ricostruito». È un futuro pieno di speranze quello auspicato dal Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Claudio Graziano (nella foto a sinistra con il professor Parsi), che dal 2007 al 2010 ha guidato la missione Unifil per sospendere le ostilità tra Israele e le milizie sciite libanesi di Hezbollah, imponendo la cessazione di tutte le operazioni militari offensive israeliane sul suolo libanese e la fine di tutti gli attacchi sciiti. «Una missione che ha successo perché ha un mandato scritto e una coesione tra le strutture che vi partecipano», ha aggiunto il generale Graziano intervenendo il 15 novembre alla conferenza internazionale dal titolo Ten years of protecting peace: Unifil (2006-2016). L’iniziativa, aperta dai saluti istituzionali del rettore Franco Anelli, è stata organizzata dall’Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali dell’Università Cattolica (Aseri) per celebrare il suo Ventennale. Ma anche per ricordare il decimo anniversario della Risoluzione 1701, adottata all’unanimità dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU l’11 agosto 2006. Un’occasione per fare un bilancio dei dieci anni di cooperazione tra la mis-

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EMPLOYABILITY RANKINGS

QS, l’Ateneo nella Top 100 mondiale

I sione Unifil in Libano – coordinata dall’Italia – e le autorità locali e per avviare una riflessione sugli sviluppi futuri. Per il capo di stato maggiore della Difesa l’azione di Unifil, che opera nel sud del Libano, dimostra una «capacità di resistenza positiva» ed è «determinante» per garantire la stabilità di un contesto attraversato da «divisioni settarie e tensioni interreligiose». In questi dieci anni, il confine tra Libano e Israele, per molto tempo uno dei più “caldi” al mondo, è divenuto sicuro, consentendo alle popolazioni a cavallo della cosiddetta “Linea Blu” di riprendere una vita normale e allo Stato libanese di tornare a riaffermare la propria sovranità nel sud dopo molti decenni, di fatto consentendo la piena integrazione del Libano meridionale nel contesto nazionale.

Da questo punto di vista, ha ricordato il generale Graziano, è stato decisivo il lavoro di Unifil e il contributo dell’Italia nel preservare il rispetto dei confini e degli accordi in sede Onu. All’evento hanno partecipato altri esponenti delle Forze Armate italiane che hanno preso parte alla missione: il generale Franco Federici, impegnato nel 2015 nella missione Unifil con base a Shama, e il colonnello Fabio Bendinelli, Deputy Director of Mission Support Unifil. Insieme a loro i professori Karim Makdisi, American University of Beirut, Aram Nerguizian, Center for Strategic & International Studies, Washington D.C e Marina Calculli, Research Fellow all’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”. Ha coordinato i lavori Vittorio Emanuele Parsi, direttore Aseri.

laureati dell’Università Cattolica sono tra i più ricercati dalle aziende a livello globale. L’Ateneo di largo Gemelli figura, infatti, nella Top 100 mondiale delle università – attestandosi tra le posizioni 81 e 90 – con gli studenti più ricercati dalle aziende secondo il QS Graduate Employability Rankings, il sondaggio effettuato dall’istituto di ricerca britannico QS tra i datori di lavori e i recruiter. QS ha effettuato un sondaggio tra quasi 38.000 recruiter ai quali è stato chiesto di indicare da quali università preferiscono assumere talenti. Sono state poi valutate le collaborazioni di ricerca degli atenei con 2000 top aziende globali. Inoltre è stata effettuata una mappatura dei titoli e i ruoli ricoperti da 20.000 tra i migliori alumni che si sono distinti per capacità imprenditoriale, innovazione, creatività e attività filantropiche. Sono stati poi monitorati i rapporti di 70.000 professionisti attivi negli atenei a supporto dei laureati e sono state valutate 180.000 partnership per l’inserimento lavorativo.

Bordignon nell’Advisory European Fiscal Board L PROFESSOR Massimo Bordignon, docente di Scienza delle finanze alla facoltà di Economia dell’Università Cattolica, è stato nominato tra i cinque componenti dell’Advisory European Fiscal Board, la commissione indipendente appena insediata a Bruxelles che è stata istituita a seguito delle proposte dei cinque presidenti, cioè di Jean-Claude Juncker (Commissione Ue), Donald Tusk (Consiglio europeo), Jeroen Dijsselbloem (Eurogruppo), Mario Draghi (Banca centrale europea) e Martin Schulz (Parlamento europeo). Insieme al professore della Cattolica, ne fanno parte il danese Niels Thygesen, che ricopre il ruolo

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di presidente, l’olandese Roel Beetsma, la francese Sandrine Duchêne e il polacco Mateusz Szczurek. L’organismo collettivo e indipendente sarà in carica per tre anni e s’inserisce in quel processo di riforma della governance dell’Unione monetaria, fissata nel 2015 nel rapporto dei cinque presidenti. Operativo dallo scorso 19 ottobre, dovrà sostenere la Commissione nell’applicazione delle regole fiscali durante le varie fasi previste nel processo europeo e presentare un rapporto annuale sulla governance fiscale dell’area. «Il “Fiscal Board” interpreta bene la percezione generalizzata che dal punto di

vista istituzionale qualcosa in più andasse fatto per portare avanti l’unione monetaria», spiega il professor Bordignon aggiungendo che «tra le istituzioni proposte nel Rapporto dei cinque presidenti, come l’unione bancaria e la capital markets union, l’Advisory European Fiscal Board rappresenta uno dei tasselli del processo di unificazione europea». In merito a quale sia concretamente il traguardo da raggiungere da parte della neo commissione il professor Bordignon fa presente che «la speranza è che questa istituzione dia una mano nel trovare un equilibrio più soddisfacente tra il rispetto delle regole fiscali in ciascun

Paese, necessaria per gli Stati che hanno scelto la moneta unica, e i risultati in termini di politica fiscale complessiva. Dovrà cercare di stimolare un maggior coordinamento tra le politiche di bilancio dei diversi Paesi perché il risultato sia vantaggioso per l’intera area».

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ateneo

Scola: la misericordia unisce giustizia e libertà ISERICORDIA, giustizia e libertà dell’uomo. «Un trinomio inscindibile, che forse in questo Anno Santo non si è rammentato con tanta frequenza. Eppure questi tre aspetti si tengono insieme» Lo ha sottolineato il cardinale Angelo Scola nella sua lectio magistralis pronunciata in apertura del convegno Educati dalla Misericordia: un nuovo sguardo sull’umano che si è svolto in Cattolica lo scorso 11 e 12 novembre. L’evento – promosso dall’Ateneo in collaborazione con Istituto Toniolo, Educatt, Arcidiocesi di Milano, Ufficio CEI per l’Educazione, la Scuola e l’Università – ha chiuso il percorso intrapreso dall’Università Cattolica in occasione dell’Anno Giubilare intitolato La Misericordia e le sue opere con l’intento di estrapolare la categoria di misericordia da tante banalizzazioni e offrire un’ampia panoramica del circolo virtuoso che esiste tra bisogno umano, percorsi di solidarietà e lavoro accademico negli ambiti pedagogico-educativo, culturale-mediatico, ecologico-sociale. L’Arcivescovo di Milano ha spiegato come la «giustizia mette in campo la libertà dell’uomo, che è messo da Dio nella condizione di fare delle scelte. E Dio tiene conto di questa libertà dell’uomo e il suo giudizio, la sua giustizia è la giusta valutazione dell’atto compiuto». Ma questa libertà dell’uomo, fa presente il Cardinale Scola, nel mondo contemporaneo «ha accentuato il senso di frammentarietà e di solitudine dell’uomo stesso». Oggi un individuo compie molte azioni che fanno però perdere lo sguardo d’insieme sull’uomo accrescendo dice Scola «il senso di solitudine, di stanchezza esistenziale, l’esperienza di vuoto» in pratica «la fatica di vivere». Ma la misericordia, ha spiegato ancora Scola nella sua lectio, unisce giustizia e libertà, e questi sono tre aspetti inscindi-

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UNIVERSITÀ DI VARSAVIA

Firmata intesa per la ricerca e la didattica

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bili per uno sguardo sull’umano «la misericordia accompagna la libertà dell’uomo, riscattando l’esistenza umana». L’intervento del Cardinale è stato preceduto dai saluti del rettore Franco Anelli, e dell’assistente ecclesiastico generale Claudio Giuliodori che ha sottolineato la connessione tra l’Anno Santo della misericordia e l’Università Cattolica, ricordando le parole di papa Francesco per il quale questo Giubileo straordinario «costituiva la via maestra per ridisegnare anche il volto della Chiesa e la sua missione nella società contemporanea». «Tutte le numerose e articolate iniziative realizzate dal nostro Ateneo per questo Anno Santo Straordinario - ha sottolineato in particolare il rettore Anelli - sono nate dal desiderio di rispondere all’invito di Papa Francesco, in modo propositivo e coerente con la nostra natura di istituzione scientifica e culturale, per divenire sempre più consapevoli, come persone e come comunità universitaria, di ciò che rende anche l’impegno educativo e l’attività di ricerca una quotidiana opera di misericordia». Il convegno si è chiuso con l’intervento del Segretario Generale della CEI, mons. Nunzio Galantino, il quale ha sottolineato che un “nuovo umanesimo” fondato sulla Misericordia è qualcosa a cui, in una università cattolica e, in generale, nella Chiesa, «si educa e ci si educa» innanzitutto educando a tenere «lo sguardo fisso su Cristo». Solo così, infatti, il «nostro continuo riferimento al Vangelo» non si riduce, e non viene percepito, solo come «un’e-

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tichetta, magari pure taroccata». Questo implica, secondo mons. Galantino, l’assunzione di «uno stile di dialogo e collaborazione» che consenta di portare nella società e nel mondo «il contributo specifico» che è proprio della Chiesa. Del resto, ha poi proseguito, «l’umanesimo cristiano è nuovo dal momento che indica la novità di Cristo.» Ed è dalla forza del Suo abbraccio che può nascere una comunità capace di «rinnovarsi perché si rende conto di ciò che ha di bello ma anche di quanto le manca». Tra le numerose iniziative giubilari – raccontate durante le due giornate di convegno – c’è quella di Franco Vaccari, presidente dell’Associazione “Rondine Cittadella della Pace”, un borgo medievale in Toscana, che accoglie per studiare e vivere insieme giovani provenienti da diverse culture e da Paesi identificati dalla Storia come nemici. Con la speranza che diventino leader pacifici di domani. E il “laboratorio di reportage fotografico e audiovisivo” all’interno del carcere di Bollate realizzato dagli studenti del professor Giorgio Simonelli che raccontano la vita dietro le sbarre. Il progetto, giunto alla sua terza edizione, coinvolge, in un’unica redazione, gli studenti della Cattolica e alcuni detenuti. Due i prodotti già realizzati: un radio documentario Cibo in carcere e un video documentario Il cielo oltre le sbarre, che racconta la restituzione dell’identità nel percorso riabilitativo carcerario, è invece in corso di realizzazione un’inchiesta radiofonica dedicata al contesto detentivo al femminile.

o scorso ottobre il professor Pietro Cafaro, docente di Storia economica alla facoltà di Scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica e attualmente direttore del Dipartimento di Storia moderna e contemporanea, è stato invitato dal rettore Stanislaw Dziekonski dell’Università Kardynała Stefana Wyszyns kiego di Varsavia a partecipare alla cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico. Fra l’Università di Varsavia e l’Università Cattolica del Sacro Cuore – per iniziativa del rettore Dziekonski – è stata avviata una convenzione di scambio per la ricerca e la didattica tra i due Atenei che a breve sarà formalizzata. Nel suo intervento il professor Cafaro, oltre a portare il saluto del Rettore e del corpo accademico della Cattolica, ha sottolineato in particolare il profondo legame di amicizia tra i due Atenei accomunati da «radici affondate nella sapienza che viene dalla ispirazione cristiana. L’Università Cattolica di Milano è dedicata a quel Sacro Cuore di Gesù “tabernacolo di amore, sapienza e scienza” la cui immagine, quella di Gesù misericordioso, è tanto cara anche al popolo polacco. Questa prossimità di ideali darà sicuramente vita ad una fruttuosa collaborazione».

Le autorità accademiche dell’Università Kardynała Stefana Wyszyns kiego, ateneo in forte espansione di ispirazione cattolica, ma statale, tengono molto a stringere un patto di collaborazione con l’Università Cattolica, considerati i legami storici ed ideali con l’Italia e data la comune appartenenza ideale. L’ateneo di Varsavia ha convenzioni già in atto con numerose università, tra cui quella di Oxford, ma con nessuna realtà accademica italiana.


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Padre Magnis-Suseno, il Matteo Ricci di Jakarta N RICONOSCIMENTO a una figura che nella sua vita e nella sua attività scientifica ha saputo creare un dialogo tra le fedi. È con questo spirito che la facoltà di Scienze politiche e sociali dell’Ateneo ha conferito il premio internazionale Matteo Ricci al gesuita padre Franz Magnis-Suseno S.J. (nella foto al centro), professore emerito della Driyarkara School of Philosophy di Jakarta. Sulle orme della figura straordinaria di missionario cattolico e di scienziato, esempio di testimonianza degli ideali di fratellanza tra i popoli, vissuto nel 1500, padre Franz Magnis-Suseno, ordinato sacerdote nel 1967 in Germania, dopo soli due mesi come parroco in un villaggio giavanese è chiamato a Jakarta per aiutare nella fondazione della Driyarkara School of Philosophy, promossa su iniziativa dei Gesuiti, dei Francescani e dell’Arcidiocesi, di cui poi è stato anche rettore. Nel 1977 ottiene la cittadinanza Indonesiana e cambia il suo nome da Franz Graf von Magnis a Franz Magnis-Suseno. La sua bibliografia comprende 39 volumi e più di 600 articoli, per la

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maggior parte in lingua indonesiana, nei campi dell’Etica, della Filosofia politica, della Concezione del mondo Giavanese e della Filosofia di Dio. È stato più volte membro di delegazioni ufficiali del Governo Indonesiano in altri Paesi. Lo scorso 21 novembre ha ritirato il premio Matteo Ricci in Cattolica, dove ha tenuto una Lectio Cathedrae Magistralis, dopo il saluto del rettore Franco Anelli e l’introduzione del preside della facoltà Guido Merzoni. «La ricerca delle condizioni che garantiscono la pacifica coesistenza tra persone e gruppi di differenti estrazioni culturali e religiose – principio riconosciuto come fondamentale dalla stessa Costituzione indonesiana – richiede un lavoro educativo profondo e costante sulle persone» ha detto il Rettore. «Costruire la pace e le condizioni del dialogo è, dunque, come recita il titolo scelto dal nostro illustre Ospite per la sua lectio, un ‘learning process’. In questo senso, figure come quella di Padre Franz Magnis-Suseno rappresentano un imprescindibile punto di riferimento». «Padre Franz Magnis-Suseno

S.J. ha dato fondamentali contributi al dialogo interreligioso sia in sedi scientifiche e accademiche sia nel dibattito pubblico, sempre promuovendo il rispetto e la convivenza tra le molte fedi religiose presenti in Indonesia, dove, grazie alla sua saggezza, umiltà, sapienza è divenuto molto amato e stimato. Alle minacce che ha periodicamente ricevuto da parte di esponenti dell’estremismo religioso ha sempre saputo opporre la gentile fermezza e il coraggio dettate dalla sua profonda fede religiosa e dalla umana fraternità. La tolleranza religiosa è stata

fondamentale per rendere padre Magnis-Suseno un riconosciuto interlocutore delle istituzioni indonesiane per la costruzione di una convivenza umana e civile per la popolazione» si legge nelle motivazioni del premio dove inoltre viene messo in risalto come «Egli opera prima di tutto per promuovere – nella rispettosa accettazione delle differenze – il dialogo e la riconciliazione tra Cristiani e Musulmani, nella convinzione che la pacifica coesistenza aiuti a garantire la dignità di tutti ed in particolare dei poveri, le persone più colpite dai conflitti».

Fenomeno immigrazione, studiare per agire di Lorenzo Cavallo ON DIMENTICATE l’ospitali-

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tà; alcuni, praticandola, senza saperlo hanno accolto degli angeli». Anna Maria Tarantola cita la Lettera agli Ebrei per aprire la tavola rotonda promossa in largo Gemelli dalla Società dei membri della Legion d’onore, di cui presiede la

sezione italiana e quella presso la Santa Sede. Un incontro associato anche a una raccolta fondi per finanziare una borsa di studio da assegnare a un giovane immigrato per il conseguimento della laurea triennale in materie economico-sociali all’Università Cattolica. L’incontro dello scorso 22 novembre è stato introdotto dal rettore Franco Anelli, che ha citato uno scritto del cardinal Carlo

Maria Martini: «Esistono tre tipi di straniero, il primo è il nemico, percepito come una minaccia; il secondo è l’estraneo non minaccioso, percepito come un peso; il terzo è lo straniero residente che si integra e che va accolto». Proseguendo sulla medesima partizione martiniana, la presidente Tarantola ha sottolineato in che cosa consistano i tre rispettivi tipi di accoglienza: «Il primo richiede un intervento di emergenza; il secondo un’integrazione basata su apprendimento della lingua e lavoro; il terzo sull’integrazione culturale». Per rendere possibile quest’ultima serve uno sforzo reciproco: «Senza conoscere un fenomeno ne avremo paura; conoscendolo, invece, il timore diminuirà». Più concentrato sull’attualità, l’intervento di Ferruccio de Bortoli, moderatore dell’incontro: «Di immigrazione si parla molto e male; soprattutto la politica si rifiuta di guardare il fenomeno

in profondità. Eppure il tema dei migranti ha pesato molto su due eventi importanti come la Brexit e l’elezione di Donald Trump. Nonostante siamo abituati a parlare male di noi stessi l’Italia ha dato una grande dimostrazione di civiltà e il nostro modello di integrazione è più positivo di quello francese. Prima o poi – ammonisce de Bortoli – ci si dovrà porre il problema di un limite agli sbarchi. Non possiamo accogliere tutti perché questo causerebbe derive politiche». Su questo versante anche l’intervento di Giuseppe Guzzetti, presidente della Fondazione Cariplo: «Purtroppo l’immigrazione è diventata un tema di scontro politico, evitato dai partiti tradizionali e cavalcato dai populisti. Dalle nostre ricerche emerge che gli stranieri sono molto positivi per il nostro Paese. Mi riferisco, in particolare, all’ambito demografico, a quello dei contributi e a quello pensionistico».

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Altis Cattolica, siglato accordo col Brasile ROGRAMMI DI SCAMBI tra docenti e studenti undergraduate e graduate; realizzazione di progetti di ricerca congiunti, iniziative di sviluppo territoriale. È quanto prevede il Memorandum of Understanding tra l’Università Cattolica del Sacro Cuore e l’Università Cattolica di Pelotas del Brasile, firmato lo scorso 29 novembre dai rettori dei rispettivi atenei, Franco Anelli e José Carlos Pereira Bachettini Jr. L’accordo di cooperazione internazionale tra le due istituzioni si inserisce nella più ampia collaborazione con il Sebrae, il Servizio Brasiliano di Sostegno alle Micro e Piccole Imprese, con l’obiettivo di contribuire allo sviluppo dell’imprenditoria locale e alla diffusione di una cultura imprenditoriale. «Questa cooperazione, oltre a favorire la formazione di manager, consentirà di migliorare l’approccio alla soluzione di questioni economiche rilevanti

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per il Brasile, tra cui lo sviluppo dell’imprenditorialità locale e l’istruzione di base dei piccoli imprenditori», ha detto il rettore Bachettini. Da parte sua, Fabio Avancini, rappresentante del consiglio deliberativo del Sebrae, ha osservato che «rafforzare i legami con il territorio è uno degli obiettivi da raggiungere anche attraverso le partnership con università che si concepiscono a servizio dello sviluppo». Dal 2012 l’Alta Scuola Impresa e Società dell’Università Cattolica (Altis) forma esponenti del Sebrae attraverso percorsi e programmi didattici ad hoc, molti dei quali incentrati sulla conoscenza dell’universo italiano delle pmi, un modello imprenditoriale che ormai fa scuola in tutto il mondo. «È un accordo significativo perché rafforza la nostra storica collaborazione con l’ente governativo brasiliano – ha specificato Fabio Antoldi, docente di Strategia aziendale all’Università

Cattolica e direttore della Divisione Pmi e distretti produttivi di Altis – e perché rappresenta un’ulteriore opportunità per le piccole e medie imprese che scelgono Altis per sviluppare le competenze dei loro imprenditori e manager». Del resto l’attenzione allo sviluppo territoriale nazionale e internazionale in chiave sostenibile rappresenta uno dei punti cardine della missione di Altis. «La valorizzazione di tutte le risorse

di professionalità e creatività – ha spiegato Vito Moramarco, direttore Altis – rappresenta un criterio guida che da sempre contraddistingue la nostra attività». Alla firma del Memorandum erano presenti, tra gli altri, l’ambasciatore del Brasile in Italia Paulo Cordeiro de Andrade Pinto, l’arcivescovo metropolita di Pelotas Dom Jacinto Bergmann, l’assistente ecclesiastico generale dell’Università Claudio Giuliodori.

I nostri progetti di solidarietà in Afghanistan i muri se prima non si ricostruisce la comunità. Essere in un luogo come l’Afghanistan e formare i docenti, le donne e i giovani è un modo con cui l’Università può contribuire anche in realtà estreme a “fare comunità” agendo in modo concreto». Con queste parole il rettore Franco Anelli ha introdotto la presentazione del volume Attraverso i loro occhi. L’Università Cattolica per l’Afghanistan (Vita e Pensiero), il quaderno del Centro di Ateneo per la solidarietà internazionale (Cesi) che racconta l’intervento in un Paese dilaniato dalla guerra. Nel corso di un progetto durato dal 2009 al 2013, il Cesi ha partecipato all’impresa di avviare forme di cooperazione sostenibili con l’aiuto di attori civili e militari e della Chiesa locale. «Ciò che ha caratterizzato positivamente il progetto è la consapevolezza dell’Ateneo che la sua azione educativa può essere utile anche in contesti di grave conflitto e che avviare insieme processi di ricostruzione in un paese come l’Afghanistan e processi di formazione rappresenta un’azione concreta ed efficace» ha aggiunto il Rettore. «Mettersi in rapporto con il contingente della spedizione italiana e con la Chiesa locale ha significato tradurre i principi ispiratori della nostra Università in un fatto». Anche il professor Roberto Cauda, direttore del Cesi, ha affermato la straordi-

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DIFFICILE RICOSTRUIRE

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narietà di questa esperienza realizzata con il progetto Attraverso i loro occhi, «un’occasione per portare in Afghanistan vicinanza, solidarietà e formazione delle nuove generazioni, con un’attenzione particolare alle donne». Efficace è stata la collaborazione con l’Esercito italiano, sottolineata dal colonnello Antonino Inturri, addetto militare all’Ambasciata d’Italia a Berlino, e da Marco Lombardi, direttore della Scuola di Giornalismo dell’Ateneo. «L’Università Cattolica ha attivato per la prima volta un’attività di collaborazione con l’Esercito che ha costruito infrastrutture e scuole mentre l’Università ha messo a disposizione risorse umane e formazione: un modello importante da esportare in altre aree di crisi del mondo» ha spiegato il professor Lombardi che è anche curatore del volume. «Il valore aggiunto di questa missione consiste da un lato nel women empowerment e dall’altro nella comunicazione. Il progetto ha dato, infatti, l’opportunità a tutti di conoscere un Afghanistan diverso che ha rivelato la quotidianità della guerra “attraverso i loro occhi” e, allo stesso tempo, alle studentesse afgane coinvolte di esprimersi e dar voce al proprio Paese». Partner importante del progetto è stata la Chiesa locale come ha sottolineato durante l’incontro, moderato da Gian Micalessin, reporter di guerra e giornalista de

“Il Giornale”, il padre barnabita Giuseppe Moretti: «Fino al 1979 l’Afghanistan era un paese in pace dove si poteva viaggiare e Kabul aveva 500mila abitanti. Oggi è cambiato completamente. Ma l’incontro tra gli studenti dell’Ateneo e i loro colleghi afgani è un modello di speranza che si riassume nel progetto Attraverso i loro occhi e nell’esperienza della fraternità».


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L’Eni di Mattei e il legame con l’Università Cattolica NRICO MATTEI resta uno dei personaggi più carismatici della storia industriale del dopoguerra e figura chiave del boom economico italiano. Dotato di grandi qualità manageriali e di un pragmatismo che, a detta dei critici, sembrava sfiorare i limiti del consentito, Mattei e la sua avventura imprenditoriale hanno contribuito a proiettare l’Italia in un scenario internazionale e a ricostruirne l’immagine economica all’estero. Eppure pochi sanno che l’Eni di Mattei concretizza un approccio ottimista ai temi dello sviluppo che molto deve a studiosi e a intellettuali provenienti dall’Università Cattolica, a cominciare da Marcello Boldrini, la cui presenza è particolarmente significativa come primo e più stretto collaboratore di Mattei e poi come suo successore ai vertici dell’azienda. Proporre una riflessione storica aggiornata sulle radici culturali dell’esperienza imprenditoriale di Enrico Mattei e dei suoi collaboratori nei momenti cruciali dello sviluppo economico nazionale e internazionale è stato l’obiettivo del convegno intitolato Cultura in azione. L’Eni e l’Università Cattolica per lo sviluppo dei popoli, tenutosi lo scorso 29 novembre nella Cripta Aula Magna dell’Università Cattolica del Sacro. La giornata di studio si è inserita in un più ampio progetto di ricerca, sostenuto da Eni e affidato al Dipartimento di Storia dell’economia, della società e di Scienze del territorio “Mario Romani” dell’Ateneo del Sacro Cuore, il cui compito è indagare il rapporto d’interazione che si è sviluppato fra l’Università Cattolica e la grande azienda creata da Enrico Mattei, proprio per verificare se l’elaborazione scientifica maturata nell’A-

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Le radici culturali dell’avventura industriale Eni

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teneo tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta ha contribuito alla formazione della cultura d’impresa di Eni e, dunque, a definirne il ruolo peculiare nello sviluppo del Paese e delle aree economicamente e socialmente emergenti del pianeta. «Ricostruire la genesi dell’Eni di Mattei significa dunque risalire a un vero e proprio ‘capitale’ culturale realizzato con il concorso di uomini della scienza e dell’università, il cui apporto rifluirà nella Scuola Eni di San Donato. È una visione che coniuga esigenze produttive improrogabili e responsabilità etico-civili altrettanto necessarie alla rinascita italiana e allo sviluppo dei popoli» ha fatto presente Maria Bocci, docente di Storia contemporanea e direttore del Dipartimento di Storia dell’economia, della società e di scienze del territorio “Mario Romani”. La professoressa Bocci ha inoltre rilevato come «L’interazione tra Eni e Università Cattolica è stata davvero significativa e ha contribuito a definire la declinazione sociale della cultura aziendale dell’Eni di Mattei e il ruolo che essa assegnava all’impresa pubblica per lo sviluppo dei paesi emergenti. È una sinergia, quella fra Eni e Università Cattolica, da inquadrare in una storia più

ampia, che ha visto l’Ateneo funzionare da fucina intellettuale capace di influire nella vita nazionale, attraverso la formazione di una classe dirigente che ha assunto responsabilità decisive nello Stato, nella società e nell’economia». Oltre alla figura di Marcello Boldrini, sono anche altri i «lavoratori della conoscenza» impegnati nell’Ateneo del Sacro Cuore che contribuiscono alla predisposizione di strategie di sviluppo capaci di influire sulla visione geopolitica dell’Eni: si pensi a Francesco Vito, a Pasquale Saraceno e ad Amintore Fanfani; oppure a Giorgio La Pira, uno dei punti di riferimento più ascoltati da Mattei, che ha collaborato con l’Università Cattolica in momenti particolarmente significativi per la rinascita del secondo dopoguerra. Si tratta di figure che hanno avuto un ruolo non marginale nella definizione degli obiettivi economici e politici perseguiti della grande azienda pubblica in un ambito strategico come quello dell’approvvigionamento energetico. Per capire l’Eni di Mattei, insomma, occorre far riferimento a una visione di lungo periodo, che si è alimentata in una riflessione etico-politica ispirata a un insieme coerente di valori e di principi sociali.

a prima sessione del convegno Cultura in azione. L’Eni e l’Università Cattolica per lo sviluppo dei popoli è stata dedicata a indagare le radici culturali, i contributi di pensiero e i mezzi attraverso cui questa prospettiva si è dispiegata ed è stata aperta con la relazione di Maria Bocci sul tema Una cultura per lo sviluppo. Eni e Università Cattolica, alle origini di un progetto condiviso a cui è seguito l’intervento di Claudio Besana, ricercatore di Storia economica, dal titolo Rompere «il circolo chiuso della povertà» e «provvedere al capitale sociale»: Francesco Vito per lo sviluppo dei paesi poveri. Mentre Maurizio Romano ha parlato di Mattei, Boldrini e i «paesi emergenti». La politica energetica per lo sviluppo; dei rapporti tra l’Università Cattolica e la Scuola di San Donato si è occupato invece Daniele Bardelli, ricercatore di Storia contemporanea presso la facoltà di Scienze della formazione. A chiudere la prima sessione, coordinata dal preside della facoltà di Scienze politiche e sociali Guido Merzoni, la proiezione del film-documentario aziendale del 1964 Oduroh, di Gilbert Bovay. La «politica estera» di Eni, in particolare in Medio Oriente, in Unione Sovietica e in Africa è stata al centro invece della seconda sessione del convegno moderata da Lorenzo Ornaghi, presidente onorario dell’Alta Scuola di economia e relazioni internazionali. Sono intervenuti Riccardo Redaelli, docente di Geopolitica, che ha trattato della «Formula Mattei»: un ponte fra Iran e Occidente; Paolo Valvo, assegnista di ricerca, che ha esaminato Le ragioni economiche e le ragioni culturali che hanno guidato le scelte dell’Eni durante il periodo della guerra fredda; e infine Bruna Bagnato, dell’Università di Firenze, ha affrontato la questione concernente Mattei e l’Africa: dialogo economico e responsabilità politiche. A chiusura dell’evento un dibattito al quale hanno partecipato monsignor Silvano M. Tomasi, Nunzio Apostolico, segretario delegato del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Alberto Piatti, Executive Vice President – Impresa Responsabile e Sostenibile Eni, e il professor Lorenzo Ornaghi. PRESENZA 6, NOVEMBRE-DICEMBRE 2016

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Gli affreschi di Giotto disponibili online N PATRIMONIO artistico di inestimabile valore storico, finora inaccessibile al pubblico, ora diventa visibile. Sia pure attraverso la tecnologia. È quanto consente di fare la prima piattaforma digitale dedicata al ciclo di affreschi trecenteschi, in corso di restauro, della “Grande Sala Dipinta di Giovanni Visconti”, nel Palazzo Arcivescovile di Milano. Il ciclo di dipinti, attribuibile a pittori lombardi che fecero propria la lezione di Giotto nel suo ultimo passaggio a Milano, era emerso già ai primi del Novecento. Gli affreschi sono poi stati riscoperti nelle ultime trasformazioni post belliche. La conoscenza attuale e la riscoperta dell’importanza storico-artistica di questo ciclo è stata casuale quando, nel 2011, un canale di gronda ostruito ha fatto tracimare l’acqua nel muro di mattoni e ha fatto fiorire la superficie a tempera portando alla luce una figura femminile, a fianco di un

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grande camino. In seguito altre parti degli affreschi sono state riportate alla luce e studiate dalla professoressa Serena Romano dell’Università di Losanna e dal professor Marco Rossi dell’Università Cattolica (nella foto). Al di là del grande pregio artistico, la conoscenza di questo ciclo di affreschi contribuisce a riscrivere un pezzo della storia milanese del Trecento in cui Azzone Visconti intendeva fare di Milano una delle più splendide tra le capitali della cultura. Un patrimonio che non è però visibile al pubblico, data la sua collocazione, parte in spazi di servizio degli appartamenti del Vescovo e parte in un sottotetto degli stessi. L’urgenza di mettere in sicurezza gli affreschi che, fino a pochi mesi fa, erano a rischio perdita per le loro condizioni di conservazione e la volontà di rendere visibile a tutti questo patrimonio nascosto ha spinto la Soprintendenza e l’Arcidiocesi a interrogarsi su come reperire le risorse necessarie. Ne è nata così nel

2015 una partnership con l’Università Cattolica – in particolare con City Innovation Lab dell’Alta Scuola Impresa e Società (Altis) fondato da Federica Olivares che si occupa di Place Branding e di valorizzare l’identità dei luoghi attraverso interventi culturali, e con il dipartimento di Storia, Archeologia e Storia dell’Arte – per costruire, anche con la collaborazione dello spin-off del Politecnico di Milano Thingk, un progetto innovativo che, oltre a

portare attenzione e risorse economiche al restauro degli affreschi, potesse finalmente restituire e raccontare alla città e a un pubblico internazionale questo meraviglioso patrimonio. Il progetto Milano-Augmented Identity – una nuova piattaforma per la fruizione digitale dei Beni culturali, che ha ricevuto il sostegno di Fondazione Cariplo e di Intesa Sanpaolo – è stato presentato ufficialmente lo scorso 10 novembre a Palazzo Litta.

HR: il valore del network professionale e la digitalizzazione impongono nuove sfide ai professionisti delle “risorse umane”. Le persone e i loro talenti sono una fonte sempre più critica di vantaggio competitivo per le imprese, in grado di fare la differenza anche e soprattutto nei momenti difficili. Le competenze specialistiche non bastano in un mercato in cui la competizione è globale; ser-

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A GLOBALIZZAZIONE

vono flessibilità, motivazione, orientamento al cambiamento continuo, capacità di gestione delle relazioni e dei conflitti, sensibilità interculturale. Serve, sempre di più, la capacità di costruire relazioni. Questo fabbisogno rappresenta un’importante occasione per gli HR manager, in quanto protagonisti nei processi strategici di allineamento tra persone e organizzazioni. Lo scorso

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ottobre le professoresse Rita Bissola e Barbara Imperatori – coordinatori e docenti del master in International Human Resource Management (IHRM) – hanno riunito per la prima volta gli oltre duecento professionisti HR, formatisi delle otto edizioni del master con l’obiettivo di attivare la Community degli Alumni. Il Master IHRM è un percorso didattico unico e distintivo dell’Università Cattolica, pensato per rispondere ai fabbisogni di competenze globali dei futuri manager delle risorse umane, chiamati non solo a gestire le persone, ma anche la crescente multiculturalità presente nelle aziende internazionali. La Community degli Alumni è parte del più ampio network del master che ad oggi comprende oltre 170 aziende internazionali, appartenenti ai settori più diversi. L’occasione della reunion si è rivelata un momento di riflessione e di scambio di esperien-

ze, informazioni, opportunità. Il tema centrale è stato, dunque, “fare network”. Marco Vigini, esperto HR di Orienta e Responsabile del Network Istituzionale AIDP Lombardia, (Associazione Italiana Direttori del Personale) – che patrocina il Master IHRM – nel suo intervento ha sottolineato come: «La community crea valore ed è importante divulgare una cultura sana del network, basata sull’elemento della fiducia, in una prospettiva positiva. Viviamo la quarta rivoluzione industriale; in questo contesto ”fare network” rappresenta un paradigma manageriale innovativo, strategico per le imprese. La capacità di costruire rapporti umani di qualità, basati sulla fiducia aumenta inoltre il grado di employability; nell’era della globalizzazione e della velocità della comunicazione, rappresenta un mezzo fondamentale per trasmettere efficacemente il proprio messaggio».


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Randall Wallace, il cinema e il sussurro degli angeli WALLACE il celebre sceneggiatore hollywoodiano, autore di Braveheart e regista de La maschera di ferro, è stato ospite della lezione inaugurale del master International Screenwriting and Production (Misp) diretto dal professor Armando Fumagalli. Lo scorso 22 novembre in un’aula gremita di studenti Wallace ha raccontato il suo rapporto con la musa della scrittura e la passione per la musica. In particolare ha parlato di Hacksaw Ridge, ora nelle sale americane e ha rilasciato qualche dichiarazione sul sequel di The Passion, per il quale sta iniziando lo script. A proposito delle differenze e se preferisce lavo-

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ANDALL

per ridere ma anche per riflettere. Nel pieno del tour di promozione della sua ultima fatica cinematografica, In guerra per amore, Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, si è confrontato con un’aula piena di studenti dell’Università Cattolica, tra fan che lo seguono dai tempi del programma storico del regista, Il Testimone, a quelli che lo hanno “scoperto” con il successo della sua prima pellicola, La mafia uccide solo d’estate. Nel corso di tutta la conferenza, che si è svolta lo scorso 8 novembre in largo Gemelli, Pif è stato il vero mattatore dell’incontro. Un incontro, che ha coinvolto i professori Massimo Scaglioni e Aldo Grasso, e che non ha mancato di far riflettere sulla lotta alla criminalità organizzata, al centro dei suoi ultimi film. Alla domanda sul perché ricorra all’ironia per parlare della mafia ha risposto che «il tono ironico rappresenta una sorta di meccanismo di

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Contest, per Francesco c’è “Aria di cambiamento”

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rancesco Soliani (nella foto), studente del primo anno del corso di laurea in Gestione dei contenuti digitali per le imprese e i patrimoni culturali (Geco), ha ricevuto la menzione speciale nell’ambito dell’edizione 2016 del concorso annuale Registi d’impresa promosso da Assolombarda. È accaduto grazie al video promozionale Aria di cambiamento, attraverso il quale Soliani racconta la storia, i valori, gli obiettivi e la quotidianità della Vortice, azienda milanese attiva

rare come sceneggiatore o come regista Wallace fa presente come siano discipline molto diverse «anche se hanno un analogo principio base: raccontare una storia. Ma in forme diverse. La più grande differenza è che scrivere è un’attività solitaria mentre la regia si

gioca interamente nel comunicare, nel connettersi con gli altri. La scrittura è la relazione con te stesso, con la musa. E con gli angeli che ti sussurrano all’orecchio. Fare il regista significa formare una comunità che crede nella costruzione della stessa casa».

Pif, l’ironia contro la Mafia N’OCCASIONE

PREMIO REGIA D’IMPRESA

difesa». «A insegnarcelo è stato Peppino Impastato» ha aggiunto. «Lui è morto per la sua ironia, ma il senso della sua morte, così come quello dell’assassinio di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino siamo noi a darlo, non riconoscendo ai boss alcuna autorità. Il tono ironico, a mio modo di vedere, è il mezzo migliore con il quale si possa rispondere alla Mafia. Nella vita dovremo essere tutti dei Borsellino. Come girare un film a Palermo senza pagare il pizzo». Quando la parola è passata agli studenti, a Pif sono

state rivolte domande di ogni genere: dalla dedica al regista Ettore Scola, senza dimenticare un omaggio a tutti quegli attori e caratteristi siciliani, che nel film si ritagliano un loro spazio, ma che purtroppo non hanno mai occasione di confrontarsi con i palcoscenici giusti, a un ricordo della sua esperienza con Zeffirelli, soprattutto del cane del cineasta, che al giovane stagista Pierfrancesco capitava di custodire. Un incontro tra tante battute e risate, ma mai senza perdere di vista le cose importanti.

nel settore del condizionamento e delle ventole. Obiettivo del contest era mettere in luce il contrasto tra la metalmeccanica, ovvero un contesto di lavoro oggi arretrato e in via di superamento, e l’innovativa meccatronica, ovvero un ambiente lavorativo pulito, luminoso, in cui è attivo un operaio formato e specializzato del settore. All’iniziativa hanno concorso dodici studenti provenienti da sei diverse scuole di cinema. «L’input per la partecipazione è arrivato dal professor Massimo Locatelli – racconta Soliani – ad ognuno dei partecipanti è stata assegnata una realtà aziendale, nel mio caso la milanese Vortice, la cui attività ho cercato di raccontare attraverso la metafora dell’aria, elemento principe dell’azienda. L’aria che racconto è quella della ventata di cambiamento che man mano ha investito la filiera produttiva, determinando il passaggio da un contesto iniziale, alle attuale innovazioni e migliorie introdotte dalla meccatronica». Protagonista del cortometraggio è la figura dell’operaio, mentre i valori aziendali che ne emergono sono quelli relativi l’attenzione per l’ambiente, la qualità dell’aria, e il design del prodotto. L’edizione 2015 del medesimo concorso aveva visto invece primeggiare Camilla Cortelazzo, un’altra studentessa iscritta al corso di laurea Geco. PRESENZA 6, NOVEMBRE-DICEMBRE 2016

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Cerimonia di premiazione per i colleghi pensionati

SPORT E VALORE

Al via Cattolicaper lo Sport la piattaforma per club e atleti

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O SCORSO 19 dicembre, secondo una consuetudine ormai consolidata, si è svolta la cerimonia di saluto e consegna delle medaglie ai pensionati dell’Università Cattolica. Nell’Aula Magna, alla presenza del rettore Franco Anelli, sono stati

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premiati i colleghi delle sedi padane di Milano, Piacenza e Brescia, che hanno lasciato il servizio nell’anno 2016: Tiziano Bergamaschi, Enrico Bianchi, Corrado Coppolecchia, Gennaro De Maio, Eleonora Donzelli, Claudia Jemmi, Florinda Lamarra, Enrico Malvicini, Claudio

Morani, Pierdomenico Oldani, Ellis Sada, Luisa Sironi, Stefania Varesi, Pietro Zacchetti. Sono stati premiati anche i colleghi di Educatt Loredana Iori, Adelina Maiolo, Fabrizio Meneghetti, Massimo Romanini, Vincenzo Trivieri.

Associazione AMICI: al via il nuovo concorso per le scuole di te è il tema del concorso artistico-letterario promosso dall’Asso cia zione Amici dell’Università Cattolica – Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori. Previste tre categorie di concorrenti: gli studenti della scuola primaria (dalla classe terza); della secondaria di primo grado e della scuo-

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UELLO CHE NON SO

la secondaria di secondo grado. In palio anche un premio speciale per gli insegnanti e i genitori. Numerosi i generi letterari e artistici ammessi al concorso con varie tecniche grafiche e pittoriche, lavori di gruppo, elaborati multimediali. Gli elaborati devono pervenire entro il 10 marzo 2017 all’Associazione Amici dell’Università Cattolica in Largo Gemelli, 1

- 20123 Milano. I primi tre classificati di ciascuna categoria verranno premiati con tablet, smartphone o altro materiale tecnologico nel corso di una cerimonia che si terrà a Milano il prossimo maggio. Per informazioni: tel 02/72342817/2818; mail: associazione.ragazzi@unicatt.it; sito: www.quellochenonso.it

ilippo Galli, Ivan Basso e il giornalista di Sky Sport Federico Buffa (nella foto): sono alcuni dei personaggi invitati a presentare, lo scorso 30 novembre, Cattolicaper lo Sport, una piattaforma di esperienze e competenze dell’Ateneo a servizio di club, manager e campioni sportivi per lo sviluppo della competitività e la creazione di valore. Cattolicaper lo Sport persegue questa specifica mission, attraverso una qualificata struttura di ricercatori e professionisti, attivi nell’ambito della gestione della comunicazione, del marketing e del potenziamento delle risorse umane. Tra le collaborazioni più prestigiose, quella con AC Milan. «In una società è fondamentale la formazione psicopedagogica per gli adulti che lavorano a stretto contatto con i ragazzi», ha spiegato Filippo Galli, direttore del Settore giovanile del club rossonero. «Lo sport richiede sempre più lo sviluppo di competenze relazionali per ruoli chiave come l’allenatore o il dirigente», ha sottolineato invece Caterina Gozzoli, direttrice dell’Alta scuola di Psicologia dell’Ateneo. Non soltanto bilanci, mercato e riunioni. Chi lavora nello sport deve avere una visione globale del proprio team, che va dai social network al rapporto con i tifosi. E un discorso analogo può essere fatto per gli atleti.

Investire in bellezza e cultura con l’Art-Bonus MILANO, lo scorso 4 ottobre, nello splendido Palazzo Visconti, e con il sostegno di Banca Patrimoni Sella & C., si è svolto il convegno dal titolo Investire in bellezza promosso dallo Studio Legale e Tributario Adacta, con il patrocinio di ALUMNI CATTOLICA Associazione Necchi. Il D.L. 31/05/2014, n. 83 – Credito di imposta

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per favorire le erogazioni liberali a sostegno della cultura – Art-Bonus, convertito in Legge n. 106 del 29/07/2014 e s.m.i., ha introdotto in Italia un sistema di “mecenatismo diffuso”, finalizzato al recupero dei beni culturali pubblici. Nella sua relazione, la Consigliera ALUMNI Cattolica, avvocato Paola Catania, ha illustrato la proposta dell’estensione

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dell’agevolazione anche alle donazioni in favore dei beni culturali di enti privati non profit, del Terzo Settore nonchè, in particolare, degli enti ecclesiastici, soprattutto qualora in tali immobili si svolgano attività di utilità pubblica e sociale. Il pubblico, numeroso e qualificato, ha mostrato grande interesse per il tema e per i suoi auspicati sviluppi.

Carlalberto Ludi, ex calciatore del Novara di cui adesso è collaboratore tecnico, ha infatti detto che «uno sportivo deve saper comunicare con gli altri e saper vivere in armonia con i compagni di squadra e le altre persone qualificate di cui ogni società sportiva si dota». «Ho dedicato la mia vita alla bicicletta tralasciando gli studi, adesso ho voglia di imparare» ha raccontato infine il campione Ivan Basso che segue oggi un percorso in Cattolica per diventare dirigente nel mondo delle due ruote.


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Cattolica e Gemelli, accordo con San Marino A SANITÀ sammarinese punta sulle professionalità dei suoi camici bianchi investendo risorse nella specializzazione grazie all’Università Cattolica del Sacro Cuore e una intesa con la Fondazione Policlinico Gemelli basata sull’assistenza sanitaria per i cittadini sammarinesi, sulla ricerca scientifica e l’interscambio di professionalità mediche. Inoltre è prevista la creazione a San Marino di un centro di studi clinici per la sperimentazione di farmaci in ambito oncologico, infettivologico e immunologico volti a garantire lo sviluppo di terapie all’avanguardia per la cura di numerose patologie. Il relativo protocollo d’intesa è stato siglato lo scorso 27 settembre dal rettore dell’Ateneo Franco Anelli (al centro nella foto, tra Raimondi a sinistra e Mussoni a destra) e dal presidente della Fondazione Policlinico Gemelli Giovanni Raimondi con la Segreteria di Stato per la Sanità rappresentata da Francesco Mussoni con l’Università del Sacro Cuore e la Fondazione Policlinico Universitario Gemelli che a sua volta ha autorizzato la stipula della convenzione con San Marino. L’Università Cattolica del Sacro Cuore metterà a disposizione dei cittadini sammarinesi, e residenti che ne abbiano i requisiti, posti riservati nelle scuole di specializzazioni

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mediche dell’Ateneo. San Marino punta in particolare su una linea formativa nelle professioni mediche che contempli il corso di laurea e la scelta di specializzazione in un unico contesto. A tale scopo si è optato – e non da oggi – per un sistema di alleanze con soggetti istituzionali di alta qualificazione in fatto di servizi sanitari. In questa ottica è stato siglato l’accordo tra San Marino e un’istituzione universitaria e un’istituzione ospedaliera di assoluto pre-

stigio come l’Università Cattolica del Sacro Cuore e il Policlinico Gemelli, riconosciute in Italia e all’estero, come leader per l’alto livello di ricerca. Il Segretario di Stato dichiarandosi soddisfatto dell’Accordo sottolinea che: «San Marino deve sterzare e puntare in alto nella Sanità o in altri settori, lo possiamo, lo dobbiamo e lo vogliamo fare. Dopo questi anni difficili deve aprirsi una nuova fase per questo paese».

Madre Teresa, il ricordo dell’Ateneo di Federica Mancinelli A CONOSCENZA di Madre Teresa è uno dei più grandi doni che ho ricevuto dalla Misericordia di Dio». Ha esordito così il cardinale Angelo Comastri, vicario generale di Sua Santità per lo Stato della Città del Vaticano, nella testimonianza al Policlinico Gemelli nell’incontro Fede, scienza e carità – Madre Teresa e l’Università Cattolica, promosso dalla facoltà di Medicina e chirurgia, dal Centro Pastorale, dal Centro di Ateneo per la Vita, in collaborazione con la Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli. L’incontro sul rapporto tra medicina e dimensione religiosa, rivolto in particolare agli studenti delle Scuole di Specializzazione, in nome del particolare rapporto dell’Ateneo con la Santa di Calcutta che fu insignita nel 1981 dall’allora Rettore Giuseppe Lazzati della prima Laurea Honoris Causa in Medicina, è stato aperto da Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica, da Rocco Bellantone, preside della facoltà di Medicina e chirurgia Agostino Gemelli, e da Enri-

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co Zampedri, direttore generale della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli. «Oggi parliamo del rapporto tra fede, scienza e carità in modo un po’ singolare – ha affermato monsignor Giuliodori –. Vogliamo infatti vedere come la fede e la scienza possono dialogare tra loro e arrivare a scoprire che queste due dimensioni trovano la loro sintesi nella carità. Questo ci ha insegnato una Santa come Madre Tersa di Calcutta e la sua testimonianza ha anche per noi oggi un valore attualissimo e profetico». «È molto bello vedere oggi così numerosi i nostri studenti e i nostri specializzandi – ha affermato il preside Bellantone –. Questa presenza è segno che

la scelta dell’Università Cattolica non nasce solo dalla qualità della nostra offerta formativa e scientifica, ma ritengo soprattutto dalla voglia di impegnarsi in un cammino di condivisione e di aiuto, per gli altri e per la propria crescita personale». Il professor Antonio Gasbarrini, docente di Patologia Speciale Medica e Semeiotica Medica ha tracciato i meriti scientifici di Madre Teresa, il cui ritratto è stato completato dall’intervento di Paola Ricci Sindoni, professoressa di Filosofia morale dell’Università di Messina. A fine incontro è stata scoperta una targa dedicata alla Santa e collocata nell’Hospice Perinatale - Centro per le Cure Palliative Prenatali del Gemelli, diretto dal professor Giuseppe Noia, suo amico e allievo nella carità. «Nell’amore non si può essere minimalisti, diceva Madre Teresa, si deve sempre fare molto di più – ha concluso il cardinale Comastri, dopo aver raccontato significativi episodi di vita vissuta con la Santa –.Una presenza straordinaria di Dio si scorgeva nell’anima di questa donna che considerava i poveri e gli ultimi della terra così vicini a Gesù sulla croce che senza staccarsi possono baciarlo». PRESENZA 6, NOVEMBRE-DICEMBRE 2016

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Al via la nuova campagna: “Un Ospedale senza fumo” colmo di cicche che lascia il posto ad una pianta rigogliosa: l’immagine rende perfettamente il senso della campagna lanciata dalla Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli: Un Ospedale senza fumo: fa bene a te, fa bene a tutti. Il Policlinico è da sempre attivo nella promozione di stili di vita corretti e nella tutela della salute e sostiene con forza ogni iniziativa di sensibilizzazione volta a favorire un miglioramento della qualità della vita e della salute pubblica. Basta citare le campagne Verso un Ospedale senza infezioni, che promuove l’importanza di una corretta igiene delle mani per evitare la trasmissione di infezioni, oppure Donare ce l’ho nel sangue, giunta alla terza edizione, che promuove l’importanza della donazione del sangue. Gli utenti e i dipendenti del Policlinico vengono adesso sensibilizzati a mettere in atto comportamenti virtuosi e salutari nei confronti del fumo, La nuova campagna è realizzata in attuazione del D.L.gs n.6 del 12 gennaio 2016, che estende il divieto

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N POSACENERE

di fumo anche nelle pertinenze esterne delle strutture ospedaliere universitarie e dei presidi. Fumare non sarà più possibile, quindi, né all’interno né all’esterno dell’ospedale. Le locandine e i materiali di comunicazione che promuovono il divieto di fumo sono collocati nei posti di maggiore passaggio e nelle pertinenze esterne dell’ospedale. Di pari passo, presso i bar interni all’ospedale è stata interrotta la commercializzazione di sigarette e tabacchi. Per i trasgressori, sono previste sanzioni amministrative da 27,50 a 275,00 euro, somme che raddoppieranno in caso di violazioni del divieto commesse dinanzi a donne in evidente stato di gravidanza, lattanti o bambini fino a 12 anni. Ovunque nel Policlinico totem, poster, adesivi con le immagini della campagna ricordano il divieto di fumo e l’importanza di preservare la salute non solo propria ma di tutta la comunità: un obiettivo di primaria importanza che sarà possibile raggiungere solo grazie alla collaborazione di tutti.

GIORNATA MONDIALE PER IL CUORE

Al Gemelli arriva Camion del Cuore: l’ambulatorio mobile

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lla vigilia della Giornata Mondiale per il Cuore, (la più grande campagna globale per la prevenzione delle malattie cardiovascolari), lo scorso 28 settembre, Fondazione Policlinico Universitario Gemelli e Associazione Dona la vita con il Cuore Onlus (con il patrocinio della Fondazione Italiana per il Cuore, membro e rappresentante nazionale della World Heart Federation) hanno celebrato GMC 2016 con un Open Day dedicato alla salute cardiovascolare e con la presentazione di un ambulatorio mobile denominato Camion del Cuore. Alla presen-

L’arte come terapia: il mosaico di Padre Rupnik

lo scorso ottobre da monsignor Claudio Giuliodori, assistente Ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, il mosaico donato dal celebre teologo e artista Padre Marko Ivan Rupnik, raffigurante una Madonna con Bambino,

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STATO BENEDETTO

da lui realizzato e collocato all’ingresso di Gemelli ART, il Centro di Radioterapia Oncologica del Policlinico Gemelli diretto dal professor Vincenzo Valentini, docente di Radioterapia dell’Ateneo. Dopo la benedizione si è svolto nell’Aula Brasca del Policlinico Gemelli un in-

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contro di meditazione di Padre Rupnik sul significato dell’opera e la sua dimensione spirituale, artistica e terapeutica. L’incontro, inserito nel contesto del Giubileo straordinario della Misericordia, è stato animato dal Coro degli studenti della Sede di Roma dell’Università Cattolica.

za di Enrico Zampedri, direttore generale del Policlinico Gemelli, è stato presentato ufficialmente l’ambulatorio mobile di cardiologia realizzato da Dona la vita con il cuore, benedetto lo scorso giugno da Papa Francesco prima dell’Udienza Generale in Vaticano. Si tratta di un autoveicolo che contiene tre sale ambulatoriali dove un team di specialisti del Gemelli effettua visite cardiologiche approfondite sul territorio riservate a quelle persone, purtroppo sempre più numerose, che non possono permettersi cure mediche specialistiche e si trovano in situazioni di marginalità sociale e in stato di bisogno. «Portare l’ospedale sulla strada dove si trovano i malati, che hanno difficoltà ad accedere ai centri specialistici ospedalieri per ragioni economiche sociali, prima ancora di trasferirli in corsia, significa una rivoluzione nel soccorso» ha affermato Massimo Massetti, presidente di Dona la vita con il cuore e direttore dell’Area Cardiovascolare del Policlinico Gemelli.


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La spending che cura la sanità REVISIONE della spesa è una delle operazioni più importanti per ridurre le tasse, per progettare gli investimenti e per trovare risorse per i servizi pubblici essenziali». Così il commissario di Governo alla Spending review Yoram Gutgeld (nella foto) ha aperto l’inaugurazione dell’Open Evening dell’Alta Scuola di Economia e management dei sistemi sanitari (Altems) della Cattolica, tenutasi lo scorso ottobre per presentare l’offerta formativa. «Gli strumenti più importanti per la revisione della spesa in Sanità - ha affermato Gutgeld - riguardano gli acquisti, più informati, professionalizzanti e centralizzati, l’efficienza dell’Information Technology e della logistica e i piani di efficienza di ospedali e regioni». L’evento è stato aperto dal preside della facoltà di Medicina e chirurgia Rocco Bellantone e introdotto dal

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Open Day Economia: la scelta del futuro

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direttore di Altems Americo Cicchetti: «Abbiamo di fronte una grande sfida: la sostenibilità del Sistema sanitario nazionale. Molti ormai sostengono la necessità di una sua profonda riforma nel nostro Paese. La spending review riconosce il contenuto della spesa guardando al valore. Chi si occupa di sanità pubblica segue le decisioni di medicina basate sull’evidenza. È possibile e opportuno trovare sinergie fra le due visioni». Dopo gli inter-

venti di Vincenzo Panella, direttore della Direzione regionale Salute e Politiche Sociali della Regione Lazio, ed Enrico Zampedri, direttore generale della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli il professor Cicchetti ha presentato la prima edizione dell’Annual Report dell’Alta Scuola, documento di bilancio e di sguardo verso il futuro contenente le principali informazioni, pubblicazioni e iniziative di Altems. (f.m.)

Nuove nomine per Bellantone, Scambia e Antonelli L PROFESSOR Rocco Bellantone, preside della facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica e direttore dell’Istituto di Semeiotica Chirurgica è stato eletto presidente del Collegio dei Professori Universitari (Ordinari e Straordinari) di Chirurgia per il biennio

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2018-2020. Il professor Giovanni Scambia, direttore del Polo Scienze della Salute della Donna e del Bambino del Policlinico Gemelli e docente di Ginecologia e Ostetricia dell’Università Cattolica, è stato eletto presidente della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia.

Il professor Massimo Antonelli, direttore dell’Istituto di Anestesia e rianimazione dell’Università Cattolica e direttore del Polo Emergenza e Medicina interna del Policlinico Gemelli è il nuovo presidente della European Society of Intensive Care Medicine per il biennio 2016-2018.

Stage & Placement: opportunità professionali in Svezia promosso da Eures e ministero del Lavoro, con il Corso di laurea in Infermieristica, ha presentato le opportunità occupazionali per le professioni sanitarie nel Paese scandinavo. Lavorare all’estero: opportunità in Svezia nell’ambito medico-sanitario è stato introdotto da Antonio D’Aimmo, della

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N INCONTRO

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Fondazione di Ricerca e Cura Giovanni Paolo II di Campobasso, e aperto da Anna Melinelli, della Direzione Generale per le politiche attive, i servizi per il lavoro e la formazione. Il consulente Eures Pietro Ruggiero ha illustrato invece le potenzialità del portale europeo della mobilità professionale. «Oggi siamo già sotto organico di 2.700 uni-

tà, e si stima ne servano circa 38.000 nei prossimi dieci anni - ha spiegato la svedese Mia Myrgren - Stipendi alti e assistenza all’avvio della carriera sono garantiti. Ma si chiede anche molto: mentalità aperta al lavoro di squadra, spirito di iniziativa e soprattutto un’ottima conoscenza della lingua inglese. In attesa di imparare anche quella svedese».

uesto è un pomeriggio particolarmente importante per condividere una nuova esperienza, a livello culturale, sociale ed economico. L’orientamento dell’Ateneo è formare persone responsabili per la società di domani, per sé e per gli altri, per entrare nel mondo e lasciare un’impronta nel futuro» ha esordito così il preside della Facoltà di Economia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Domenico Bodega (nella foto), nel saluto di accoglienza agli studenti delle scuole superiori e alle loro famiglie in occasione dello speciale Open Day che si è svolto nella sede di Roma il 28 novembre. All’evento, al quale era presente Michele Faldi, direttore dell’Offerta formativa, promozione, orientamento e tutorato della Cattolica, hanno partecipato molti ragazzi interessati all’offerta proposta, in un pomeriggio di relazioni, incontri e colloqui con i docenti, i tutor e gli studenti della Facoltà. «I nostri metodi di studio e di lavoro richiedono un’intensa partecipazione degli studenti – ha proseguito il preside Bodega - in un luogo unico com’è il Campus di Roma dove unica è l’offerta formativa: l’Healthcare Management, cioè la salute e i servizi alla persona, grazie alla collaborazione con la facoltà di Medicina e con il Policlinico Universitario Agostino Gemelli. Economia vuol dire scelte di politica industriale, vuol dire management e valore della conoscenza per interpretare le professioni del futuro, con uno sguardo internazionale, per imparare a condividere metodi e linguaggi». Al termine le aspiranti matricole hanno avuto l’occasione di partecipare al seminario Employee journey & Industria 4.0. Le professioni e le competenze nell’azienda del futuro, aperto a tutti gli studenti della Facoltà, nel quale manager di importanti realtà aziendali hanno condiviso la propria esperienza nelle diverse fasi del “viaggio” all’interno dell’azienda, in un dialogo con i partecipanti sui temi delle hard e soft skill, della valorizzazione e valutazione delle persone e dello sviluppo delle competenze del futuro. PRESENZA 6, NOVEMBRE-DICEMBRE 2016

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brescia

Brescia, 50 anni in flashback

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Terremoto, gemellaggio con l’Università di Camerino

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è ancora qui, con quei valori che sono l’anima dell’agire contemporaneo». È questo il messaggio lasciato dal rettore Franco Anelli durante l’evento che ha chiuso le celebrazioni per i cinquant’anni di presenza dell’Università Cattolica a Brescia. Uno sguardo al passato, ma anche al futuro, che parte da un ripensamento dell’offerta formativa, dalla necessità di comprendere cosa ancora possa fare l’Università Cattolica in e per la città, oltre ad insegnare. Il Rettore cita ad esempio la tripla elica dello sviluppo, ovvero al legame tra università, imprese e istituzioni di governo: elementi che, se ben combinati, risultano in grado di fornire la giusta spinta propulsiva. L’università è inoltre chiamata a formare il capitale umano: può e, quindi, deve contribuire alla diffusione di cultura e competenze che favoriscano alla crescita di una società della conoscenza. Osservazioni e riflessioni scaturite anche dai grandi numeri che costellano l’operato della Cattolica a Brescia: 19mila laureati, 16 corsi di laurea, 450 convenzioni per attività in partnership. «A Brescia si è lavorato con coraggio, passando dall’iniziale Magistero ai nuovi corsi e Facoltà, non senza

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L PASSATO

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un’importante risposta da parte della cittadinanza che ci ha permesso di creare e vivere una grande esperienza» ha sottolineato Anelli. Nel secondo lustro della sede bresciana si profila già il consolidamento del proprio ruolo «anche con importanti investimenti e un rinnovato impegno per continuare a dotarla di strutture qualitativamente adeguate» e, riferendosi al progetto per il nuovo campus: «Serve un’ultima verifica sulla sostenibilità, e si potrà presto passare alla fase esecutiva». Volti, storie, personaggi e racconti che si trovano riportati nel volume Università Cattolica del Sacro Cuore 1965-2015 Cinquant’anni di presenza a Brescia, a cura di Giovanni Gregorini e Maria Paola Pasini, sono stati presentati dal delegato rettorale Mario Taccolini. Il libro presenta una duplice partizione: da un lato, l’iniziale e suggestiva carrellata di immagini tratte dall’Archivio storico dell’università, quindi un saggio di ampio respiro sull’evoluzione di quest’ultima. La storia della sede bresciana e le vicende di coloro che, a diverso titolo, ne hanno preso parte sono il fulcro anche dell’iniziativa 50 anni di storie. Si tratta di un video-progetto a cura di un gruppo di studenti del corso di laurea

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in Scienze e tecnologie delle arti e dello spettacolo (Stars), coordinati dal regista Enrico Ranzanici, in cui attraverso 19 videointerviste a figure che hanno fatto parte di questa lunga storia, si sono ripercorsi i cinquant’anni della sede. Raccontano gli anni della fondazione e il ruolo dei cattolici bresciani in quell’impresa gli storici Mario Taccolini e Luciano Pazzaglia, mentre Paola Bignardi, fra le prime laureate in Pedagogia, parla del rigore verso lo studio e dell’amore verso l’educazione e la formazione. Claudio Albino Bosio, allora studente e ora preside della facoltà di Psicologia, ricorda il burbero professor Aldo Agazzi e il suo maestro Gabriele Calvi. Il racconto si sofferma poi sugli anni della contestazione, sull’avvio della facoltà di Matematica, la costituzione della Biblioteca delle scienze “Carlo Viganò”, la lunga storia del Cut La Stanza. Arrivano poi gli anni dell’assestamento e il potenziamento dell’offerta formativa. Il viaggio a ritroso termina con il messaggio del rettore Franco Anelli, che auspica una maggior disciplinarietà e internazionalizzazione dei corsi di laurea. L’evento è stato accompagnato dall’ensemble musicale e coro proposto da Note d’InChiostro.

all’Università di Camerino alle aule delle Università Cattolica e Statale di Brescia. Potrebbe essere la soluzione studiata per alcuni di circa 6.000 studenti dell’ateneo marchigiano, che è stato costretto a sospendere la totalità delle attività amministrative e didattiche dopo il sisma che ha colpito il territorio nelle scorse settimane. L’intento è quello di dare la possibilità agli studenti e ai ricercatori marchigiani di continuare a seguire le lezioni a Brescia almeno nel periodo del primo semestre - per non rimanere indietro con programma ed esami, ma restando formalmente legati alla propria Università e al percorso di studi. L’idea è stata lanciata dai due rettori degli atenei bresciani, Franco Anelli e Maurizio Tira, al collega di Camerino, Flavio Corradini, per offrire sostegno e informarlo di come Brescia sia pronta a mettere a disposizione le proprie aule e i propri mezzi. In questo contesto anche il Comune si è detto pronto a fare la sua parte: «Cercheremo di trovare alloggi e fornire facilitazioni sul trasporto pubblico» fa sapere il sindaco Emilio Del Bono.

In attesa del sì ufficiale da parte del rettore Corradini, sono al vaglio ipotesi e formule che possano garantire la maggior continuità didattica possibile. Per fare ciò, tra le ipotesi più accreditate vi è quella del learnig agreement: una sorta di mobilità che permetterebbe l’accesso immediato ai corsi dell’università ospitante, mantenendo tuttavia il legame ufficiale con la città d’origine. Studiare in città significherebbe dover trovare un alloggio e traferirsi. A questo proposito è già scattata una gara di solidarietà da parte di alcuni studenti bresciani e delle loro famiglie che hanno già manifestato disponibilità ad accogliere i colleghi marchigiani, mettendo a loro disposizione alcune stanze.


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Immigrati, verso una normalizzazione al ribasso EMPRE PIÙ INTEGRATI e attivi nel mondo del lavoro eppure sempre più poveri. È la fotografia scattata dal Cirmib, il Centro di iniziative e ricerche sulle migrazioni, agli immigrati stranieri presenti o residenti sul territorio di Brescia e provincia. «I dati Istat 2015 ci mostrano come dal confronto tra lavoratori italiani e stranieri, questi ultimi siano più attivi sul mercato del lavoro anche quando non hanno un lavoro (nel senso che manifestano attività nella ricerca e nell’iscrizione alle liste di collocamento) ma si caratterizzano per tassi di occupazione calanti e, viceversa, tassi di disoccupazione crescenti. – ha illustrato la Direttrice del Cirmib Maddalena Colombo (nella foto) – Ciò vale sia per gli uomini (passati da un tasso di disoccupazione del 2,1% nel 2004 all’9% nel 2015) sia per le donne, il cui tasso di disoccupazione è passato dal 5,6% nel 2004 al 9,7% nel 2015). Mentre a rimanere costante è la

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scarsa qualità del lavoro svolto dai cittadini immigrati: ovvero principalmente dipendente per ambo i sessi, nelle mansioni di operaio generico e industriale per i maschi e e addetto ai servizi alla persona per le donne. Per quanto concerne la situazione scolastica il 2015 ha registrato una minore incidenza di studenti stranieri (+0,1% rispetto all’anno passato, ovvero un dato molto più contenuto rispetto a quello lombardo dello +0,3% e nazionale dello +0,2%) ma permane una discreto divario in termini d’apprendimento anche se, come ha spiegato la professoressa Colombo: «Tra gli italiani le migliori prestazioni scolastiche le abbiamo alla scuola primaria, mentre i top performer tra gli stranieri si registrano in seconda superiore: questo significa che la nostra scuola pubblica è in grado di fornire agli studenti stranieri mezzi e chance per colmare questo gap, sta poi al singolo individuo fare la differenza». In materia d’integrazione

è interessante notare come le donne straniere, al pari delle italiane, facciano sempre meno figli poiché – come fa notare Colombo – «E’ cambiata la percezione dei figli anche da parte degli stranieri, a fronte di un’occupazione in calo la maternità rappresenta un costo». Rimane invece appannaggio di pochi (solo il 5,7%) l’acquisto della proprietà immobiliare, mentre la maggior parte degli stranieri di Brescia a provincia (68,3%) vive in affitto, prevalentemente da privati, con poco accesso all’edilizia pubblica. Sempre in materia di occu-

pazione, infine, emerge la diminuzione dei nuclei che percepiscono meno di 500 euro al mese, mentre sono aumentati i nuclei con più di 1.500 euro. Ma ecco il dato paradossale: se la popolazione straniera presente in provincia di Brescia rimane vicino alla soglia di povertà – con il 53,3% dei nuclei che vive con meno di 1.000 euro al mese e il 56,4% che dichiara di non essere in grado di affrontare una spesa improvvisa di 800 euro - lo sforzo economico espresso nelle rimesse inviate nei paesi d’origine è una dato sorprendente: 145 milioni di euro nel 2015 contro 139 mln nel 2014. «I casi sono due: o gli stranieri guadagnano di più, oppure il guadagno rimane uguale ma si rischia l’impoverimento per sopperire a responsabilità nei confronti dei parenti all’estero – spiega la professoressa Colombo, sottolineando infine come per lei - l’ipotesi più probabile sembrerebbe la seconda».

Sport e aziende, si vince in team

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O SPORT COME METAFORA DI VITA e il gioco

di squadra come strategia fondamentale da attuare sia in campo che nella vita lavorativa e di tutti giorni. Il seminario Sogni e bisogni. Tra sfide e traguardi, promosso dalla laurea magistrale in Progettazione pedagogica e formazione delle risorse umane, ha messo in luce i numerosi punti di tangenza in grado di accomunare due ambiti del vivere apparentemente distanti tra loro. Ad accogliere gli studenti c’erano anche il sindaco Emilio Del Bono, il preside Luigi Pati e numerosi docenti della facoltà di Scienze della formazione. «Mondo sportivo e mondo lavorativo hanno numerosi punti di contatto: in campo come nella vita la capacità di saper lavorare con gli altri è il requisito imprescindibile per essere vincenti ma, soprattutto, cosa ancor più importante, per poter condividere i propri successi e le proprie vittorie con le persone a noi vicine. Che senso ha essere i migliori, se non si ha nessuno con cui spartire la propria gioia?» Parola di Dino Meneghin, campione indimenticato sul campo del basket italiano, che oggi presta la propria perizia tecnica in qualità di dirigente sportivo nazionale.

Gli fa eco Pierluigi Malavasi, coordinatore del corso di laurea magistrale in Progettazione pedagogica: «Lavorare in gruppo, pur valorizzando i talenti peculiari di ciascuno, è oggi il requisito fondamentale che le aziende richiedono ai nuovi laureati. Un concetto sempre più basilare e che ha innumerevoli similitudini con le dinamiche sportive del gioco di squadra». Per Alessandro Cittadini, capitano del Germani Basket Brescia, fare squadra, in campo come nella vita, è un modus vivendi: «Raggiungere una buona intesa con i propri compagni è il requisito fondamentale per entrare in sintonia e lavorare uniti per il raggiungimento di un obiettivo comune, che nel nostro caso è la vittoria. Un sentimento che esercitiamo passando molto tempo assieme anche svolgendo attività quotidiane, come allenandoci assieme e mangiando assieme. Spesso mi chiamano gli allenatori di altre quadre per chiedermi opinioni su colleghi e giocatori, e le domande che più spesso mi sento rivolgere riguardano l’altruismo o la capacità di fare squadra di un giocatore… perché se la tecnica e la bravura sono doti che puoi notare anche da un video, le qualità umane – che

Nella foto Alessandro Cittadini e Lee Moore, rispettivamente capitano e giocatore della Germani Basket Brescia

nella nostra professione sono altrettanto fondamentali – le cogli invece solo vivendo la quotidianità di una persona». Del resto la capacità di fare gioco di squadra è ormai considerata tra le caratteristiche più rilevanti all’interno di un’organizzazione aziendale. Nelle imprese moderne ogni risultato viene perseguito e raggiunto in modo collaborativo. Ragion per cui un’impresa che riesce a costituire un gruppo di lavoro coeso e affiatato, ha maggiori chances di giungere al successo.

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brescia

Luce solare, antica energia del futuro del Day of Photonics, il Museo dell’Industria e del Lavoro di Brescia, la facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali dell’Università Cattolica e il Gruppo per la storia dell’energia solare (GSES), hanno organizzato il seminario Energia dalla luce del Sole – Storia, presente e futuro. Tra i temi af-

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N OCCASIONE

frontati quelli dell’ottica e della fotonica applicate nell’ambito delle architetture ed urbanistiche solari e nei sistemi a concentrazione, nonché le tecnologie emergenti impiegate per l’uso dell’energia solare, che vedono centinaia di ricercatori nel mondo impegnati nella comprensione e nello sviluppo di meccanismi molecolari e

100 anni di Dada: una mostra celebra la nascita dell’antiarte

D di modalità di applicazione dell’energia solare alle nanotecnologie.

Gli studenti di Brescia sul podio dell’informatica RIMO GRADINO del podio tra le squadre italiane, e un ottimo piazzamento nella classifica mondiale (261sima posizione su più di 2600 squadre). Il team bresciano dell’Università Cattolica ha saputo distinguersi nell’ambito della decima edizione dell’Ieee Extreme Programming: la competizione internazionale di informatica e pro-

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grammazione organizzata dalla Ieee, una delle più importanti istituzioni tecnico-scientifiche a livello mondiale. A portare in trionfo la sede bresciana sono stati tre studenti del dipartimento di Matematica e Fisica – Stefano Marini, Tommaso Tosi e Battista Lonardi – che hanno lavorato sotto il coordinamento e la supervisione dal professor Marco Della Vedova.

La Cattolica con Geco al festival Supernova NCHE l’Università Cattolica è stata tra i protagonisti di Supernova, il festival bresciano dedicato all’innovazione tecnologica. Il corso di laurea magistrale in Gestione dei contenuti digitali per i media, le imprese e i patrimoni culturali (Ge.co) ha propo-

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sto la sound-performance Phònema, spettacolo dal vivo tenuto dagli slammer Paolo Agrati, Dome Bulfaro e Simone Savogin, in cui la tecnologia utilizzata si è messa al servizio della parola e del linguaggio umano allo scopo di valorizzarne i giochi lessicali e la semantica del linguag-

gio. Lo spirito dell’iniziativa è stato ben riassunto dal professor Ruggero Eugeni, coordinatore del Ge.co: «L’Università Cattolica è stata parte attiva di un’importante iniziativa all’interno del tessuto urbano e accanto alle principali realtà bresciane».

Mario Taccolini eletto nuovo presidente Sise L PROFESSOR Mario Taccolini è il nuovo presidente della Società italiana degli Storici economici (Sise). È stato eletto a larga maggioranza, nel corso del convegno annuale dello scorso ottobre. Al voto hanno partecipato circa duecento professori giunti a Brescia da tutta Italia. Mario Taccolini è professore di Storia economica e delegato rettorale al coordinamento delle Strategie di sviluppo della Sede, oltre che direttore

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del dipartimento di Scienze storiche e filologiche.

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ANNIVERSARIO

Del nuovo direttivo dell’associazione faranno parte anche i professori Alfani, Strangio, Battilani, Travaglini, Conti, Pierucci, Ritrovato, insieme al bresciano Marco Belfanti. La Società italiana degli Storici economici si è costituita nel 1984 con lo scopo di stabilire un luogo istituzionale nel quale la comunità degli storici italiani dell’economia potesse ritrovarsi e discutere temi e problemi della disciplina.

ada - il movimento artistico più irriverente della storia moderna e padre putativo di molta arte come la intendiamo noi oggi - compie 100 anni, e Brescia e le sue istituzioni accademiche colgono l’occasione per festeggiare l’importante anniversario con Dada 1916. La nascita dell’antiarte: la mostra al Museo di Santa Giulia, prodotta da Fondazione Brescia Musei, Università Cattolica e Accademia Santa Giulia, che fino al prossimo 26 febbraio 2017 documenterà la parabola del fenomeno che ha sconvolto per sempre la storia dell’arte. L’Università Cattolica e il corso di laurea Stars hanno rivestito un ruolo di prim’ordine all’interno del progetto: l’ideazione e la cura sono infatti affidate ai docenti dello Stars Francesco Tedeschi ed Elena di Raddo con il direttore di Fondazione Brescia Musei Luigi Di Corato; mentre per alcuni studenti del corso – che coniuga l’insegnamento della cultura umanistica a 360° a competenze organizzative e di comunicazione – vi è stata la possibilità di effettuare stage e tirocini a stretto contatto con la segreteria organizzativa, per tutta la durata delle fasi di allestimento e preparazione della mostra. È lo stesso Luigi Di Corato a sottolineare «la fondamentale sinergia con gli istituti universitari del territorio: i docenti, gli studenti e i dottorandi della Cattolica e dell’Accademia Santa Giulia hanno lavorato all’allestimento, fornito contributi critici e studiato e valorizzato scientificamente le opere». La mostra si compone di oltre 270 opere e documenti originali, suddivisi in 4 sezioni tematiche Dada prima di Dada, Dada, Zurigo e il Cabaret Voltaire, Arte e filosofia Dada e Oltre Dada.


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Violini e armoniche, musica per l’economia NA RICERCA realizzata dal

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Centro di ricerca per lo sviluppo imprenditoriale (Cersi) della sede di Piacenza e Cremona dell’Università Cattolica, commissionata dalla Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola media impresa (CNA), ha analizzato la produzione e l’export italiani di strumenti musicali artigianali, per scoprire un significativo vantaggio competitivo dell’Italia. Un mercato, quello del made in Italy di violini, fisarmoniche, chitarre, tastiere e molti altri strumenti, in aumento del 12 % solo dal 2014 al 2015. Lo studio è stato presentato al Senato della Repubblica a Roma a cura del professor Fabio Antoldi (nella foto), curatore della ricerca e direttore del Cersi. Nel mercato europeo l’Italia risulta il 4° paese per export dopo la Germania, i Paesi Bassi e la Francia. Nel

2015 sono state rilevate mille imprese attive nella produzione – e al 90% si tratta di aziende artigianali, quasi 2500 addetti diretti, 300 milioni di consumi a livello nazionale, e 116 milioni di euro di esportazioni in forte crescita rispetto al 2014 con un aumento di oltre il 12%. Dati molto interessanti se si pensa che il mercato mondiale è dominato dai cinesi, seguiti dagli statunitensi e dai giapponesi. In particolare l’Italia si posiziona al 5° posto per la produzione di strumenti ad arco, al 7° per gli strumenti ad aria (come le fisarmoniche e gli organi), all’8° per gli strumenti a corde (chitarre e arpe), al 9° per i pianoforti e al 10° per gli strumenti a tastiera amplificati elettronicamente. La ricchezza della produzione italiana è fortemente legata al territorio ed è costituita da micro e piccole imprese artigianali. Alcune regioni spiccano

in questa industria: Lombardia (308 imprese), Marche (132), Emilia Romagna (94), Veneto (78), Piemonte (69), Trentino Alto Adige (34). In un caso è la materia prima a connotare una tradizione consolidata nel settore: l’abete rosso della Val di Fiemme in Trentino viene coltivato e lavorato per essere poi utilizzato nella produzione di diversi strumenti musicali in Italia e all’estero.

Dall’indagine emerge che un fiore all’occhiello restano i violini di Cremona sulle orme di Stradivari, Amati e Guarneri, prodotti nelle 154 botteghe artigiane di liutai in una città che conta solo 72.000 abitanti: una concentrazione unica al mondo che le ha fruttato il titolo di “capitale mondiale del violino”. L’export di violini, pari a 4,2 milioni di euro, è destinato prevalentemente a paesi asiatici e Stati Uniti. I numeri dicono che in Italia questa industria, che ha una forte connotazione artigianale, si basa su botteghe prevalentemente individuali o al più costituite da due addetti. Esse rappresentano l’86% delle imprese attive nel settore e il 65% degli addetti totali. Gli unici casi di produzione industriale sono collocati in Friuli-Venezia Giulia, nelle Marche, in Trentino Alto Adige.

Il futuro e l’identikit del nuovo “bancario” senza filiali e senza bancari? È il provocatorio titolo dell’incontro che ha indagato e voluto far luce sulla nuova figura del dipendente bancario, sulle conoscenze e competenze richieste ai giovani laureati in una realtà sempre più caratterizzata dallo sviluppo tecnologico e dalle relazioni a distanza. All’incontro, che si è svolto lo scorso 10 novembre alla Cattolica di Piacenza, sono intervenuti Cesare Cucci (nella foto in primo piano), responsabile della Direzione risorse umane e laureato dell’Università Cattolica, e Caterina Spigaroli, responsabile del Servizio selezione e sviluppo personale del gruppo Crédit Agricole Cariparma, seguiti dalla testimonianza di due giovani laureati, di nazionalità italiana e francese, inseriti in un programma di formazione e valorizzazione dei giovani talenti, che hanno presentato il loro percorso formativo e lavorativo intrapreso. In un contesto operativo che vede la progressiva riduzione

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A BANCA CHE VERRÀ:

del numero delle dipendenze e la costante crescita dell’automatizzazione delle procedure e delle operazioni, e a fronte del venir meno della presenza “fisica” delle dipendenze bancarie, anche in relazione all’opera di razionalizzazione dei costi che il sistema bancario italiano ha ormai da qualche anno intrapreso, l’incontro ha voluto interrogarsi su quale possano essere gli sbocchi lavorativi per un giovane laureato in discipline economiche e giuridiche nel contesto finanziario. Il tradizionale appuntamento, realizzato nell’ambito delle iniziative promosse in occasione della Giornata Mondiale del Risparmio, è stato coordinato dalla professoressa Mariarosa Borroni, docente di Economia degli intermediari finanziari, e ha riscosso un’attenta partecipazione da parte di oltre un centinaio di studenti, interessati alle opportunità lavorative post laurea. Secondo Cucci, la nuova figura del “bancario” non dovrà più avere solo le tradizionali conoscenze e compe-

tenze economico-aziendali: al contrario, dovrà possedere capacità relazionali e di comunicazione, skills di natura tecnologica, costante aggiornamento sulle tematiche di maggiore attualità, e non solo di natura economico-finanziaria. «Il bancario di domani deve contraddistinguersi per la forte personalità, la grinta, la “curiosità” per tutto ciò che accade in-

torno, e soprattutto la capacità di lavorare in team» ha spiegato Cucci. L’interesse e il desiderio di prepararsi al meglio per il proprio futuro lavorativo hanno poi dato origine ad un confronto tra le aspirazioni e le aspettative degli studenti presenti e il racconto delle esperienze dei due giovani neoassunti. inseriti nel progetto di valorizzazione dei talenti.

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Il potere della parola che educa nella sede di Piacenza dell’Università Cattolica, un incontro rivolto a studenti, famiglie, psicologi e assistenti sociali sul tema La Parola che educa, una giornata di dibattito e laboratori sul peso delle parole nel definire le relazioni, nel dare forma ai pensieri. La parola, uno strumento po-

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I È SVOLTO

tentissimo, nel bene e nel male. Dà forma ai pensieri, struttura le relazioni. Le parole possono cambiare le cose? Possono intervenire a migliorare gli stati d’animo, a medicare le ferite interiori, a costruire relazioni interpersonali significative, a dare una forma più piena a tante esistenze travagliate, a educare ad una vita buona?

Sono state queste le domande e le tematiche prese in considerazione durante il convegno Quando dire è dare forma, orga-

nizzato dalla facoltà di Scienze della formazione dell’Università Cattolica di Piacenza e realizzato grazie al contributo della Donazione Ferracuti. «Dobbiamo recuperare consapevolezza del ruolo fondamentale rivestito dalla parola che dà forma alle nostre idee alle nostre emozioni alle nostre esigenze e ci permette di trasmetterle agli altri – sottolinea il professor Pierantonio Frare (nella foto) che per la facoltà di Scienze della formazione ha curato questo appuntamento – una consapevolezza ancora più importante per chi con le parole è chiamato a lavorare, cioè a tutti gli educatori. Di certo le parole, anche se non sono magiche, possono essere taumaturgiche». Il convegno, che si è svolto nel Centro Congressi dell’Ateneo piacentino, si è articolato in due sessioni: in un primo momento si sono alternate le voci della letteratura, della pedagogia, della sociologia e della

filosofia impegnate a fare luce sui modi con cui la parola riesce ad esprimere l’identità e a dar forma alle relazioni. In seguito, una tavola rotonda sul tema La parola di chi non ha voce che ha dato vita a un confronto tra esperienze forti negli ambiti della marginalità. Durante la sessione pomeridiana a carattere operativo, si sono svolti invece otto laboratori di tagli diversi (dalla prospettiva psicologica a quella letteraria, da quella storica a quella giuridica) che hanno offerto agli iscritti la possibilità di conoscere più da vicino alcuni contesti educativi, di cura e di sperimentare in essi la parola come strumento efficace per gestire situazioni particolari di sofferenza fisica e psicologica, di devianza sociale, di fragilità, ma anche di desiderio di riscatto e di giustizia. Una giornata per riflettere mettendosi in gioco, provando a “fare qualcosa” con le parole per riscoprire il loro straordinario potere di cambiare le cose richiamando i professionisti della formazione alla responsabilità di dirle, ascoltarle, ridirle, custodirle.

Studenti sommelier di yogurt per un giorno FAR CHIAREZZA sulla molteplicità di varianti e di composizioni dello yogurt, il campus di Piacenza dell’Università del Sacro Cuore, in collaborazione con Danone, ha organizzato We Love Yogurt, una giornata interamente dedicata alla passione per questo alimento. Un alimento gustoso, utile alla salute e indicato per le diete ipocaloriche: lo yogurt è sulle tavole di una fascia sempre più ampia di popolazione, che oggi può scegliere tra una grande varietà di prodotti disponibili sul mercato. «Un’esperienza che riteniamo interessante proporre ai nostri studenti» ha sottolineato il preside della facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari, Ambientali, professor Lorenzo Morelli, che ha anticipato la degustazione con una le-

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zione dedicata al tema Yogurt, oltre la tabella nutrizionale. «Innovazione, qualità e sicurezza alimentare di tutta la filiera alimentare from farm to fork sono al centro dell’attività di ricerca e della formazione che proponiamo ai nostri studenti» ha spiegato il Preside rilevando inoltre come «L’incontro con una multinazionale dell’agroalimentare, la possibilità di confrontarsi con un mercato in evoluzione e di acquisire una competenza sul campo attraverso la degustazione, fanno parte di una proposta formativa che non si limita alla lezione frontale, ma punta a un processo integrato e multidisciplinare di apprendimento, che contraddistingue i nostri laureati, molto apprezzati nel mercato del lavoro». Un gruppo di esperti del

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settore ha illustrato caratteristiche e curiosità di questo prodotto caseario anche attraverso una sessione di formazione sulle caratteristiche e le specificità dello yogurt. Per comprendere fino in

fondo l’ampia gamma di varianti e composizioni di questo alimento è stato infatti adottato un approccio da sommelier, con l’assaggio di 4/5 yogurt bianchi di Danone, diversi per gusto, texture e consistenza.


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L’agricoltura sul grande schermo Cineforum, promossa dai rappresentanti degli studenti della facoltà di Scienze agrarie alimentari e ambientali di Piacenza, è stata spunto di riflessione per gli studenti della Facoltà e per tutta la cittadinanza riguardo

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A RASSEGNA

lo sviluppo dell’agroalimentare non fine a se stesso. «La rassegna non ha voluto prendere in considerazione gli aspetti tecnici della produzione agroalimentare, bensì concentrarsi sui rapporti umani e sulle sfide affrontate da quegli agricol-

tori che ogni mattina si svegliano e si mettono al lavoro per assicurare il cibo sulle nostre tavole» spiega Francesco Saraconi, rappresentante degli studenti della laurea magistrale in Scienze e tecnologie agrarie e tra i promotori del cineforum.

Un premio Campiello per il ritorno di Let’s Book SCORSO 24 novembre è tornato l’appuntamento con Let’s Book nel campus di Piacenza. Giuseppe Lupo (nella foto), scrittore e premio Campiello 2011, è intervenuto all’evento presentando il suo libro L’Albero di Stanze. Un romanzo che Lupo ha iniziato a pensare quando era ragazzo e voleva scrivere la storia di una famiglia che

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in certo senso fosse vicina alla sua. «La gestazione –

ha spiegato lo scrittore – è stata lunga perché mi interessava fare un’indagine sul respiro del tempo, quello raccontato dalle stanze. Volevo aver chiaro come raccontarlo e per farlo dovevo vedere passare il tempo». L’incontro, moderato dalla professoressa Paola Ponti, ha coinvolto l’attrice Bedy Moratti che ha letto alcuni stralci del libro da cui ha preso spunto il dibattito.

Laboratorio: leggere poesie, giocare agli haiku HAIKU, componimento poetico di origine giapponese dalle precise regole di composizione (3 versi di 5, 7 e 5 sillabe ciascuno) è stato protagonista di una due giorni laboratoriale organizzata dalla Biblioteca della Cattolica di Piacen-

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za. Un laboratorio che è la continuazione di una collaborazione già iniziata con Silvia Geroldi lo scorso maggio, in occasione del Mese dei Libri. La poesia haiku sta occupando sempre più spazio nei programmi ministeriali delle scuole primarie e secondarie italiane e per

questo la Biblioteca dell’Ateneo ha voluto ancora una volta offrire ai formatori e ai giovani un’occasione di approfondimento grazie al contributo di un’esperta del settore, che sta riscuotendo successo in tutto il nord Italia con i suoi laboratori, per grandi e bambini.

Lavoro e stage si incontrano al Career Day CATTOLICA di Piacenza si è tenuto il Career Day, il consueto appuntamento pensato per chi è alla ricerca di stage e lavoro, organizzato dal servizio Stage & Placement dell’Ateneo in collaborazione con People. Tanti gli studenti in esplorazione nella «piazzetta», lo spazio rettangolare all’interno del Campus piacentino dove si sono concentrate la maggior parte degli stand delle aziende, che hanno consentito ai partecipanti un primo contatto con realtà impegnate in diversi settori, tra cui marketing e commerciale, e-commer-

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ce, grande distribuzione organizzata e retail, largo consumo, food & beverage, legale-tributario, consulenza del lavoro, risorse umane, banche e istituti finanziari, assicurazioni, consulenza fiscale. L’evento ha richiamato 100 realtà da innumerevoli settori

del mondo del lavoro. Importante il contributo, nella sezione “Agriculture”, di manager provenienti da 30 aziende nazionali e multinazionali del ramo agroalimentare, che hanno delineato gli scenari futuri per le professioni del settore.

IN BREVE

Nuovi modelli di welfare per garantire servizi e dignità

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l convegno Linee guida per una riforma della non autosufficienza, organizzato da Alessandro Candido, assegnista di ricerca in Istituzioni di diritto pubblico dell’Università Cattolica di Piacenza, sotto la direzione scientifica del professor Aldo Carera, docente di Storia economia, in collaborazione con la facoltà di Economia e Giurisprudenza dell’Ateneo piacentino e con il patrocinio della Fnp-Cisl dell’Emilia Romagna e della Fondazione Giulio Pastore, ha proposto lo scorso 21 novembre un momento di riflessione sulle possibili modalità di rilancio del sistema di welfare nel nostro Paese. Muovendo dal quadro costituzionale di riferimento, l’incontro ha illustrato le possibili future strategie di ripensamento delle politiche per la non autosufficienza, attraverso una governance del settore rinnovata ed economicamente sostenibile. «In una fase difficile per l’economia italiana come quella attuale occorre fornire un segnale forte di attenzione ai bisogni quotidiani delle famiglie, nel rispetto del dovere solidaristico di cui all’art. 2 della Costituzione – fa presente Alessandro Candido, sottolineando inoltre come – sia anche indispensabile dare vita a un patto intergenerazionale che contribuisca a garantire servizi e dignità a quanti vivono in una condizione di non autosufficienza». In un periodo caratterizzato dall’inarrestabile crisi dello Stato sociale a causa della riduzione delle risorse disponibili, diventa strategico investire sullo sviluppo di un nuovo modello volto a promuovere e proteggere le situazioni di maggiore disagio familiare dovute alla necessità di confrontarsi con il fenomeno della non autosufficienza. Questa è oggi senza dubbio una delle questioni più rilevanti dal punto di vista sociale, sanitario, lavorativo, economico e soprattutto di sostegno delle famiglie, che sconta una serie di problematiche, quali ad esempio: l’assenza di uniformità e organicità della disciplina sulla non autosufficienza; la frammentazione delle competenze; la prevalenza di trasferimenti monetari senza alcun collegamento con i servizi; l’impronta familistica e informale dell’assistenza. PRESENZA 6, NOVEMBRE-DICEMBRE 2016

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educatt

Con ESC si realizza la carta europea dello studente di Maria Villano OPO IL SUCCESSO ARRISO al progetto europeo Wise cui EDUCatt ha preso parte insieme a Endisu, Altis e ad alcune università straniere, l’Ente per il Diritto allo Studio dell’Università Cattolica è impegnato ora nel progetto ESC (European Student Card), frutto della collaborazione tra gli organismi europei per i servizi agli studenti e specialmente per il dialogo tra le organizzazioni italo-francesi. Il progetto si è strutturato a partire dalla firma, a gennaio 2016, di un «Memorandum of understanding» tra le organizzazioni francesi, italiane, tedesche e irlandesi, con la quale le organizzazioni hanno previsto di collaborare alla stesura di un progetto denominato ESC da presentare nell’ambito del programma Erasmus+ e che ha come project leader l’agenzia nazionale francese per il diritto allo studio CNOUS. Il progetto ha ricevuto dall’agenzia nazionale francese Erasmus+ un’ottima valutazione e ha dunque avuto accesso al finanziamento richiesto per la realizzazione della Carta Europea dello Studente. La collaborazione coinvolge 9 core partners: 4 organizzazioni nazionali per i servizi agli studenti (CNOUS – Centre national des oeuvres universitaires per la Francia, Deutsches Studentenwerk, per la Ger-

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mania; Fondazione ENDISU per l’Italia, CSSI – Confederation of Student Services in Ireland per l’Irlanda); 5 organizzazioni locali/regionali per i servizi agli studenti (EDUCatt, ESU Padova - Azienda regionale per il diritto allo studio universitario di Padova, Studierendenwerk Karlsruhe Anstalt des öffentlichen Rechts, Crous de Besançon - Centre Regional des Oeuvres universitaires et scolaires, Crous de Strasbourg). Il progetto, della durata complessiva di due anni, ha l’obiettivo di sviluppare uno strumento – la carta europea dello studente – e una piattaforma tecnologica correlata che permetta il riconoscimento dello “status” di studente tra le istituzioni partner, consentendo inoltre una “mobilità di diritti” in termini di servizi condivisi e resi agli studenti (come ad es. la fruizione dei pasti, l’accesso agli strumenti di studio, l’alloggio). Nello sviluppo le organizzazioni nazionali hanno un ruolo guida per lo sviluppo degli strumenti, mentre le organizzazioni locali/regionali dovranno sperimentare gli strumenti con i propri studenti nella fase prototipale. L’ambizioso obiettivo finale che si prefigge ESC è di definire gli standard che permetteranno il riconoscimento reciproco degli studenti in tutta Europa.

A Roma la presentazione della ricerca su Edilio Rusconi OME UN DON CHISCIOTTE. Edilio Rusconi tra letteratura, editoria e rotocalchi a 100 anni dalla nascita – il nuovo libro della collana dei “Quaderni del Laboratorio di Editoria” dell’Università Cattolica – dopo la presentazione all’Ateneo di Largo Gemelli è arrivato anche a Roma, alla fiera della piccola e media editoria Più libri più liberi. Davanti a una folta platea di studenti ma anche di esperti e appassionati di storia dell’editoria, il volume è stato presentato dalla curatrice Velania La Mendola, dal professor Roberto Cicala e da alcuni dei giovani studiosi autori dei saggi, con un saluto di Edilio Rusconi, nipote omonimo dell’editore, scrittore e giornalista. Si tratta di un libro da studiare – come primo frutto di un impegno di ricerca scientifica su una figura di primo piano del mondo editoriale e giornalistico del nostro Paese – ma anche da sfogliare con

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curiosità, grazie al ricco apparato iconografico che svela anche molti documenti inediti. Dopo le fortunate ricerche che hanno avuto come obiettivo l’approfondimento di alcuni casi editoriali legati a due «editori protagonisti» come sono stati anche per la storiografia ufficiale Giulio Einaudi e Arnoldo Mondadori, il nuovo progetto, ambizioso e non facile, è stato dunque quello di occuparsi di un personaggio finora lasciato in ombra nella storiografia dell’editoria italiana. Eppure Edilio Rusconi, classe 1916, laureato in Università Cattolica, collega di Giancarlo Vigorelli, oltre a essere un letterato giornalista, ha guidato una delle imprese editoriali più floride del nostro Novecento, abilmente sospesa tra editoria popolare – con la pubblicazione di testate come “Gente” – e letteratura: si pensi solo all’edizione del “Signore degli Anelli” pubblicato nel 1970, cui arrise un successo straordinario.


educatt

IN BREVE

A Milano in Mensa&pizza.9 anche per il take-away

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partire dal 12 dicembre si amplia ulteriormente l’offerta del self-service Mensa&pizza.9 di Milano. La Linea 3, aperta a tutti gli studenti dell’Università Cattolica in possesso di badge universitario, indipendentemente dalla registrazione al servizio, vede un incremento dell’offerta anche per quanto riguarda le formule express, che prevedono il take-away. Alla formula Pizza Basic – erogata al costo di 4,50 euro per gli studenti in possesso di badge universitario e al costo di 5,00 euro per i visitatori occasionali – si affianca ora la formula Tramezzino, che agli stessi prezzi prevede due tramezzini a scelta, un frutto/dessert/succo di frutta e una bevanda. Alla Formula Pizza Running si aggiunge quella Tramezzino Running (per asporto) erogata al costo d 4,50 euro per tutti gli utenti, che include due tramezzini a scelta, un frutto e una bottiglia d’acqua (50cl).

Iniziati i campionati CSI nel Campus di Roma Nell’ambito dell’ampio progetto che coinvolge sport e salute avviato nel 2015 da EDUCatt in collaborazione con l’Università Cattolica nel campus romano dell’Ateneo e che prevede la gestione da parte di EDUCatt delle strutture sportive e dei tornei, si è aperta – con una vittoria per la squadra di basket maschile EDUCatt-UCSC – la stagione dei campionati sportivi CSI del Campus romano. Il campionato ha previsto tre incontri entro la fine del 2016 (il 5, il 14 e il 19 dicembre), per riprendere nel mese di gennaio. Nel gennaio 2017 si sono avviati anche i campionati di basket femminile e di pallavolo maschile e femminile, cui partecipano le squadre in rappresentanza dell’Università Cattolica della sede romana. PRESENZA 6, NOVEMBRE-DICEMBRE 2016

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l’intervista

I Templari: dentro la storia, fuori dal mito a cura di Velania La Mendola rosse sulla divisa, eredità sussurrate all’ombra del rogo del Gran Maestro, saperi arcani sopravvissuti attraverso la massoneria: il mito templare sembra non avere fine. La storia però, la vera storia, è meno longeva, anche se ugualmente appassionante come racconta il libro I Templari. Grandezza e caduta della “Militia Christi” curato da Giancarlo Andenna, Cosimo Damiano Fonseca ed Elisabetta Filippini. Abbiamo chiesto al professor Andenna – che ha studiato il manoscritto che riporta la Regola dei Cavalieri del Tempio custodito dalla Biblioteca Corsiniana dei Lincei – di raccontarci le scoperte di questa recente miscellanea.

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RANDI CROCI

Come e quando nacquero i Templari? L’ordine dei Pauperum commilitonum Christi Templique Salomonis nacque quasi per caso: Alberto di Aquisgrana narra che nel 1119 settecento pellegrini, dopo aver assistito alle cerimonie della Pasqua presso il Santo Sepolcro, decisero di scendere da Gerusalemme per vedere il Giordano, ma mentre si trovavano in una zona solitaria furono improvvisamente aggrediti dai Saraceni e sterminati. La notizia dell’eccidio colpì il re Baldovino II e il patriarca di Gerusalemme Warmondo, che nel 1120, durante un’assemblea tenuta a Nablus, crearono un corpo di cavalieri con il compito di proteggere i pellegrini. Nacquero quindi come ordine militare? Era una fratellanza di milites laici, uno strumento di difesa e soccorso dei pellegrini, in abito bianco, come racconta Guglielmo di Tiro, per ordine di papa Onorio II e del patriarca di Gerusalemme, Stefano. Nessuna croce? Non fino a Eugenio III, fu lui a concedere ai Templari di assumere sul loro mantello una croce: la veste bianca simboleggiava l’innocenza, la croce rossa rimandava al martirio. I cavalieri erano stati chiamati infatti a spargere il loro sangue per la difesa della Terrasanta e a combattere con coraggio i nemici di Cristo. Un coraggio che si unì a grandi capacità amministrative? Furono molto capaci nella amministrazione delle terre ed ebbero un deciso incremento patrimoniale in Terrasanta grazie 30

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a Folco d’Anjou. Alcuni indizi permettono di affermare che proprio sotto il governo di Folco i Templari cominciarono a svolgere il ruolo di mediatori tra il Regno di Gerusalemme e le principali autorità dell’Occidente – il papa e i re di Francia e Inghilterra – che divenne essenziale per il sostegno militare all’Oriente latino durante la seconda metà del XII secolo. Chi segnò la loro fine? A Parigi i Templari custodivano un’immensa quantità di denaro, derivato dalle amministrazioni dei beni, dalle donazioni raccolte per la ripresa delle crociate per riconquistare la Palestina e dalle somme delle decime papali imposte agli ecclesiastici. Un “bottino” che venne richiesto in prestito dal re di Francia, Filippo IV, per rafforzare la monarchia ed espandere il regno degli Angioini nel Mediterraneo. In questo piano il debito con l’Ordine del Tempio diventò presto un peso: il re non fu infatti in grado di restituire il capitale e in una notte li fece arrestare dichiarandoli eretici. Il papato non reagì? Dopo la morte di Bonifacio VIII, nel 1303, e il breve pontificato di Benedetto XI, il papato passò a Clemente V, che si trovò ad affrontare la questione di una nuova crociata per la conquista di Gerusalemme. Il papa voleva fondere due Ordini a questo scopo, quello del Tempio e dell’Ospedale. Fiero oppositore di questo piano fu il Gran Maestro Jacques de Molay che mise in guardia il papa dal re autore dello schiaffo di Anagni. Ma Clemente V non ebbe la forza per lasciare la Francia e opporsi ai piani di Filippo IV. Così unici martiri furono i Templari francesi e gli uomini ai vertici dell’Ordine, che, sottoposti a tortura per 15 giorni, ammisero comportamenti eretici e assurdità di natura sessuale che i funzionari regi, guidati da Guglielmo di Nogaret, avevano preparato. Ma i Templari furono solo uomini del Medioevo, non furono eretici né tanto meno adoratori del diavolo.

Le notizie, i consigli di lettura, i dibattiti in corso, le interviste agli autori di Vita e Pensiero si possono seguire su twitter (@vitaepensiero), facebook (vitaepensieroeditore), youtube (/vitaepensiero) e sul sito www.vitaepensiero.it

A scuola con i media digitali a cura di Pier Cesare Rivoltella, Simona Ferrari

vitaepensiero.it

LE RIVISTE VITA E PENSIERO

Da Trump a Teheran: la rivista Vita e Pensiero

hiude il 2016 e apre il 2017 il C numero 6 di Vita e Pensiero, dal 12 gennaio in libreria. La vittoria di Tru-

mp è il tema dell’editoriale La paura del popolo e il popolo della paura che presenta gli opposti scenari previsti da chi evoca l’incubo di una minaccia per la democrazia e chi cede al fascino del vincitore. In primo piano Da Calimero a Papalla, nascita e morte di Carosello di Aldo Grasso. Per la sezione “Frontiere” Joseph Yacoub testimonia che cosa significa essere cristiani a Teheran, mentre negli “Scenari economici” Claudio Lucifora e Daria Vigani descrivono il lavoro come più family-friendly quando il capo è donna. Sul filo della tradizione la riflessione di Robert Sarah L’Occidente non diventi la “tomba di Dio” e “La questione” di Paola Mastrocola, Vittorio Marchis, Antonietta Porro sull’importanza di mantenere un saldo e fruttuoso colloquio con Omero e Virgilio. Ricchissime le “Polemiche culturali”: tra gli altri, Giuseppe Lupo si interroga sul ruolo e la fisionomia degli intellettuali contemporanei, che corrono il rischio di chiudersi in un recinto dorato, applaudendosi a turno; Camillo Regalia indaga la sfida delle unioni miste; Laura Zanfrini denuncia le disuguaglianze come il grande male delle società contemporanee. Rosina parla invece agli under 30: «Devono incaricarsi di dimostrare di essere diversi da come vengono dipinti e che un destino diverso da quello che si è cercato di cucire su di essi è possibile». Infine, un “Intruso” da Nobel: Rigoberta Menchú ammonisce contro il materialismo che minaccia la Nostra Madre Terra e invita a seguire la lezione di papa Francesco.


libri Pablo d’Ors

L’oblio di sé Vita e Pensiero, Milano 2016 pp. 416  euro 20,00 (Varia. Saggistica)

DOTTAI COME MOTTO Iesus caritas e ricamai un cuore rosso sul mio abito bian-

A

co, per ricordarmi che era proprio lì – nel mio cuore – che dovevo coltivare Dio». Parole di Charles de Foucauld, il beato fratel Carlo, o meglio le parole che Pablo d’Ors immagina possa aver detto. Di questa immaginazione si nutre il nuovo libro di Pablo d’Ors, l’autobiografia in forma di diario di un santo che scelse di vivere tra i poveri nel nulla del deserto, fondendo la propria esperienza di meditazione a quella del mistico eremita, in una immedesimazione che confonde magistralmente le due vite. È questa la magia del libro L’oblio di sé: la storia vera di padre Charles, la narrazione sapiente tra l’io e l’altro, l’esperienza del silenzio dello scrittore spagnolo. Un libro che da Strasburgo va a Nazaret, da Parigi al Sahara, fino all’illuminazione, che è «il regalo immeritato della compassione. Son stato illuminato quando ho amato i miei fratelli; e li ho amati nel momento in cui mi sono dimenticato di me stesso. L’oblio di sé, ecco il cammino: lavorare per annullare se stessi, per sparire».

Marcelo Perine

Platone non era malato. Il pensiero platonico dai dialoghi socratici alla dialettica Vita e Pensiero, Milano 2016 pp. 240  euro 20,00 (Temi metafisici e problemi del pensiero antico, 144)

L LIBRO di Marcelo Perine, filosofo e teologo della Pontificia Università Cattolica di São Paulo, affronta in modo complessivo la questione della tradizione indiretta del platonismo, che, secondo Aristotele, ci ha lasciato in eredità le cosiddette dottrine non scritte di Platone, fondendo metodologicamente la tradizione diretta dei dialoghi e quella indiretta dei testimoni. Il metodo si è rivelato estremamente proficuo per superare la polarizzazione tra i sostenitori delle due tradizioni in apparenza contrastanti, ma in realtà complementari. Il lavoro è molto ben documentato mediante l’uso di fonti platoniche, dei testimoni antichi e di una vasta letteratura critica sull’argomento. Appartenente alla prestigiosa collana fondata da Giovanni Reale, Temi metafisici e problemi del pensiero antico, scritta con un linguaggio chiaro, rigoroso ed elegante, l’opera si presenta come un punto di riferimento per gli studiosi interessati a capire, senza pregiudizi, l’opera di Platone nel suo complesso.

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John W. O’Malley

I gesuiti e il papa Vita e Pensiero, Milano 2016 pp. 172  euro 14,00 (Grani di senape)

A STORIA del rapporto tra gesuiti e papato, delineata dal gesuita John W. O’Malley,

L

una storia intensa ma non sempre armoniosa. Dalla fondazione nel 1540 della Compagnia di Gesù da parte di Paolo III, John W. O’Malley racconta la loro obbedienza incondizionata verso il pontefice, il loro porsi al servizio dei disegni di Roma, prima nella strategia missionaria poi nella formazione delle classi dirigenti, ma anche i momenti di grande incomprensione, come nel XVIII secolo, quando la Compagnia fu soppressa da Clemente XIV, o dopo il Vaticano II, per le acute tensioni con Paolo VI e Giovanni Paolo II. Con il suo stile consueto, di grande rigore storico abbinato a una capacità di narrare in modo avvincente le vicende umane dei protagonisti, John O’Malley dipinge un affresco dove il rapporto straordinario tra gesuiti e papato si muove sul palcoscenico più ampio della Storia, tra svolte clamorose e colpi di scena, tragedie e risalite, fino ad arrivare all’evento più inatteso: il primo papa gesuita, Francesco.

Libri Laudato si’. Risonanze. La cura della casa comune e l’Università Cattolica del Sacro Cuore atti del Convegno (Piacenza, 2 marzo 2016) EDUCatt, Milano, 2016 pp. 148 | distribuzione gratuita

È

appena arrivata alle stampe la raccolta dei contributi esposti nel corso del convegno che si è tenuto presso l’Università Cattolica di Piacenza lo scorso 2 marzo, che ha visto la partecipazione e il contributo interdisciplinare di docenti della facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali, di Economia e Giurisprudenza, di Scienze della formazione e del Collegio dei docenti di teologia. Si tratta dunque di una ricchissima raccolta di riflessioni attorno al tema e alle proposte dell’Enciclica di Papa Francesco Laudato si’. Come afferma monsignor Claudio Giuliodori nell’introduzione al volume, «i diversi interventi [...] a partire dalle specifiche competenze, si muovono attorno ad alcuni pilastri della Dottrina sociale della Chiesa, offrendo ulteriori elementi che confermano la bontà e la necessità di prendersi cura della casa comune promuovendo un’ecologia davvero integrale e ben connessa».

EBook Sicurezza, Terrorismo e Società 4 / 2016 Rivista online e cartacea | www.sictersoc.it, EDUCatt, Milano, 2016 pp. 123 | download gratuito

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ontinua con profitto l’edizione della rivista online Sicurezza, terrorismo e società, pubblicazione semestrale nata nel 2015 dal centro di ricerca ITSTIME del Dipartimento di Sociologia dell’Università Cattolica, diretto dal professor Marco Lombardi. Il nuovo numero, il fascicolo 4 del 2016 – già on line e gratuitamente scaricabile sul sito http://www.sicurezzaterrorismosocieta.it/ – raccoglie contributi su molti e diversi aspetti del terrorismo e della sicurezza: si apre con il contributo di Alessandro Boncio intitolato Italian Foreign Terrorist Fighters: a quantitative analysis of radicalization risk factors e si chiude con la rubrica “Focus”: grandi eventi, nella quale in questo numero prende la parola Giovanni Pisapia, che si occupa della gestione di progetti di sicurezza ed analisi del rischio nel corso di grandi eventi sportivi. Anche per questo numero sul sito della rivista è possibile scaricare gratuitamente ogni singolo contributo oppure l’intero fascicolo nei formati pdf, Epub e Mobi dai principali negozi online.

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