Il mare febbraio2013

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Fondato nel 1908

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o Anno VI - febbraio 2013 • Direttore responsabile: Emilio Carta

€1,00

SANIT¤ E OSPEDALE LE CRITICHE DI BRIGATI E MUSTORGI

ELEZIONI TRA PIANTI E RISATE AMARE

Christmas in

Rap

dall’1 dicembre al 6 ge

CHRISTMAS IN VILLA

Villa Tutti i premiati Villa Devoto via Magenta 42

VALLE CHRISTI I cunicoli segreti esistono

MONTALLEGRO La mulattiera in pieno degrado

PEDONALE F.S. IL MARE è consultabile anche on line sul sito

Buia, abbandonata e pericolosa

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CLOCHARD Diamogli un tetto

MARE Una nave chiamata Rapallo

Associazione Culturale

Caroggio Drito

Associazione Culturale


Se la Casa della Cultura è nelle mani di un fusibile E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

IL MARE

Mensile di informazione Anno VI - febbraio 2013

€ 1,00

Edito da: Azienda Grafica Busco Editrice Rapallo - via A. Volta 35,39 rapallonotizie@libero.it tel. 0185273647 - fax 0185 235610 Autorizzazione tribunale di Chiavari n. 3/08 R. Stampa Direttore responsabile: Emilio Carta Redazione: Carlo Gatti - Silvana Gambèri Gallo Benedetta Magri - Daniele Roncagliolo Hanno collaborato a questo numero: R. Bagnasco - P.L. Benatti - A. Bertollo R. Carta - S. Gambèri Gallo - C. Gatti E. Lavagno Canacari - B. Magri B. Mancini - M. Mancini D. Pertusati - L. Rainusso D. Roncagliolo - C. Vita Ottimizzazione grafica: Valentina Campodonico - Ivano Romanò Fotografie: Toni Carta Fabio Piumetti Archivio Azienda Grafica Busco La collaborazione a Rapallo Notizie è gratuita e ad invito

IN QUESTO NUMERO: 2 3 Elezioni: ci salverà una risata di C. Vita 4/5 I segreti di Valle Christi di R. Bagnasco 6/7 FS, una scorciatoia buia e sporca di D. Roncagliolo 8 Ricordo di Rita Levi Montalcini di E. L. Canacari 9 Inchiesta: sanità e ospedale di E. Carta 10/13 Pianeta Giovani di B. Magri 14 Una nave chiamata Rapallo di C. Gatti 16/17 Anni Sessanta: Carnevale di E. Gambèri Gallo 18 Ricordo o sogno? Quando... di M. Mancini 20 Christmas in villa: i premiati di E. Carta 21 Come eravamo di B. Mancini 22 Fatti e persone di B. Magri 23 Governare è servire di D. Pertusati 24/25 La canzone di Rapallo ha 84 anni di P. Benatti 26 Gente di Liguria di A. Bertollo 27 Il bon ton esiste ancora? di R. Carta 27 Cinema in diagonale di L. Rainusso 28 Lettere e notizie 29/31 Le disfunzioni di Villa Queirolo di E. Carta Un rifugio per i clochard di D. Roncagliolo

di Emilio Carta

S

abato 21 gennaio, ospite degli amici di Caroggio Drito, ero alla Casa della cultura, la comunale Villa Queirolo, per una conferenza dedicata all'Inquisizione vecchia e nuova, e alle povere donne che all'epoca venivano spedite al rogo con l'accusa di essere delle strie, delle streghe. Fin qui tutto bene, con la sala stracolma di un pubblico incuriosito – stavo per dire stregato – dall'argomento, intrigante e insieme pruriginoso ma, ricordiamolo, strettamente tenuto insieme da documenti storici. Ma..., come sempre c'è un “ma” di troppo: il microfono non funzionava. Badate bene, non è che si fosse rotto durante l'incontro, al quale partecipavo assieme alla scrittrice milanese Marinella Gagliardi Santi ed alla collega Silvana Gambèri Gallo in veste di presentatrice. Vero è che tutto può succedere quando si parla di streghe e di fatture di male e di bene. L'impianto sonoro era semplicemente rotto da circa un mese (!) ma, per problemi burocratici, nessuno lo aveva riparato: la ditta che doveva gestire il servizio pare lo avesse sospeso per un contenzioso in atto col Comune. A farla breve la Casa della Cultura, sede tra l'altro dell'Accademia Culturale, e il Comune di Rapallo hanno fatto l'ennesima brutta figura. Un'immagine positiva e propositiva of-

Giggia, alla Casa della Cultura ci sono le streghe!

fuscata per colpa di un fusibile galeotto ma anche un incidente di percorso con effetto moltiplicatore rimarcato dalle oltre cento persone presenti. Da queste colonne lo abbiamo più volte ripetuto e rimarcato. Spesso non sono solamente le grandi opere ad offrire una accattivante impressione sulla gestione della cosa pubblica ma i piccoli interventi sul territorio. Ci riferiamo ai manufatti cadenti, alle lampadine spente, alle piastrelle rotte dei marciapiedi o addirittura mancanti, ai rifiuti abbandonati sino, appunto, al mancato funzionamento di un microfono in una struttura pubblica. Nessuno vuole colpevolizzare il Sindaco che ha ben altre cose cui pensare. Ma chi gli sta debolmente a fianco sì, siano essi assessori o consiglieri incaricati o, peggio ancora, consulenti vari e i tecnici preposti che dovrebbero segnalare tali magagne e controllarne la rimessa in pristino in tempi decenti. Non sappiamo se alla Casa della Cultura, dove recentemente è stata ufficialmente inaugurata la nuova sede del Panathlon International, di cui il Sindaco Giorgio Costa è un esponente Per questo di vertice, i microfoni funzionassero regolarmente. non c’è Speriamo di sì, perché a niente che far brutte figure si fa presto ma a riparare un funziona! danno di immagine spesso ci vogliono anni. Se poi il colpevole è un semplice fusibile c'è poco da stare allegri.

C’è cultura e cultura

di Pietro Ardito & C.


SOCIETÀ E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

di Daniele RONCAGLIOLO danironca@hotmail.it

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POVERTÀ

I “fantasmi” senza futuro che nessuno vuole Anche Rapallo non è esente da questo problema. La Casa della Gioventù potrebbe offrire un ulteriore sostegno n altro inverno sta passando. Altri ne trascorreranno senza che nulla muti. Questa città ha un problema di fondo: chi l'amministra, o l'ha amministrata negli ultimi anni, pensa che i problemi siano come l'acqua sul pavimento, che prima o poi evapori. Così, però, non è. Le difficoltà sono come i vestiti da stirare, si accumulano. Se negli anni molto grezzamente si diceva "piove governo ladro", adesso i fallimenti si nascondono dietro parole più elitarie: spending review e patto di stabilità. Ma il risultato, cambiando i fattori, è lo stesso; di grandi opere in grado davvero di rialzare Rapallo, un parcheggio interrato o il tunnel con Santa, nessuno vedrà mai la prima pietra; di "piccoli" problemi quotidiani risolti manco a parlarne. È il caso dell'ex scalo merci, da anni ridotto a giaciglio di senzatetto. Un biglietto da visita che squalifica la città, a pochi passi dalla stazione e da uno dei principali posteggi del centro. Cartoni ammassati, generi alimentari ovunque, vestiti appesi, installazioni di plastica per ripararsi dal freddo, persino qualche rigagnolo di urina che scende lungo il passaggio: è una vergogna che il Comune e le Ferrovie dello Stato, a cui appartiene l'ex scalo merci, non riescano a porre fine a quello scempio che si pone davanti a pendolari e turisti quotidianamente. La legge parla chiaro, l'articolo 15 comma 2b del regolamento di polizia urbana, "vieta di esercitare il campeggio o dimorare in tende, veicoli, baracche o ripari di fortuna, su terreni pubblici o privati, o comunque in qualsiasi luogo non espressamente destinato a tale scopo". Insomma, anche senza andare a immergersi tra i meandri della legge, si capisce che quello che accade dietro la stazione è illegale. Così come lo erano i nomadi che nel settembre scorso si erano accampati a San Pietro e che prontamente sono stati allontanati. Viene da domandarsi: perché loro sì e altri no? Ma è chiaro che questo è solo il primo tempo del film. Perché in questo caso non si può

U

mettere la testa sotto la sabbia: nell'ex scalo ferroviario ci sono uomini in difficoltà e a loro, non a chi il clochard lo fa per scelta, bisogna andare incontro. Non si può dunque pensare di mandarli via senza aver prima trovato una soluzione. I volontari dell'associazione "Gli Ultimi" si prodigano nel garantire loro un po' di conforto, ma questo, di certo, non basta. Nell'ottobre del 2011, in un sopralluogo alla stazione, il responsabile delle politiche sociali di Ferrovie dello Stato illustrò la ricetta già in uso in diversi scali italiani: una sinergia tra Ferrovie, Comune e associazioni di volontariato, che garantisca molto di più di un pasto o di una coperta, e metta davvero al centro queste persone, seguendole e mantenendole occupate con laboratori e altre attività. A Rapallo, se questa formula non piace, si potrebbe fare qualcosa di diverso, utilizzando magari i locali della Casa della Gioventù, su cui l'ente di piazza delle Nazioni paga un affitto alla parrocchia di 95mila euro l'anno: si potrebbe adibire un locale con docce e bagni, un altro con alcuni letti; in cambio, i beneficiari, si renderebbero utili in alcuni servizi alla collettività, per esempio ripulendo dalle cartacce le strade nelle ore in cui non opera Aimeri; oppure, dopo averle appositamente istruite, queste persone potrebbero piazzarsi nei pressi delle isole ecologiche e indicare il corretto conferimento dei rifiuti agli smemorati. D'altronde, già oggi, accade che le porte della Casa della Gioventù vengano aperte ai clochard quando la temperatura si fa particolarmente rigida; l'accoglienza verso le persone in difficoltà, però, non può e non deve essere subordinata all'indicazione che proviene dal termometro. Ecco perché qualcosa di più, magari senza aspettare altri anni e altri inverni, deve essere fatto. Quelle persone non possono restare lì. Altrimenti più che diventare "città fantasmagorica", a Rapallo non resterà che guardare l'avanzata "barboni...ca".

L'INIZIATIVA Il centro "Binario 95" è uno degli esempi di collaborazione tra enti e associazioni di volontariato che cerca di andare incontro alle esigenze dei senzatetto. Nasce presso la Stazione Termini di Roma ed è gestito dalla cooperativa sociale Europe Consulting onlus. È finanziato dal Comune, dalla Provincia e dalla Regione Lazio nel quadro del Polo sociale Roma Termini, con il sostegno delle Ferrovie dello Stato. "Ci proponiamo come supporto ai progetti di inclusione per i nostri ospiti costretti ai margini del tessuto sociale da condizioni di disagio di varia natura - si legge sul sito www.binario95.it -. Lavoriamo per offrire protezione a coloro che altrimenti sarebbero esposti ai rischi che la strada comporta. Per i casi estremamente fragili, sono disponibili alcuni centri di accoglienza notturna di emergenza." All’azione di supporto psicologico viene affiancata una azione di supporto pratico per la redazione di un curriculum, la ricerca di un lavoro, di una casa o di un centro di accoglienza per la notte. Al contempo sono favoriti percorsi di riavvicinamento alla rete familiare e amicale degli utenti. Per la ricerca del, oltre alla consultazione di giornali specializzati e di internet per le agenzie di lavoro on line, viene data agli ospiti la possibilità di utilizzare il telefono per effettuare chiamate o l'opportunità di lasciare come recapito personale lo stesso numero del centro diurno o la casella postale della Cooperativa. Il Centro è aperto dalle 9 alle 17 tutti i giorni dell'anno, comprese le festività. Due operatori, un coordinatore e una psicologa, con il supporto di collaboratori e volontari, gestiscono le numerose attività: segretariato sociale; ricerca lavoro; orientamento sanitario; assistenza psicologica; laboratori di cucina, disegno, scrittura e redazione del giornale di strada di Roma "Shaker - Pensieri senza dimora"; svago e interazione con ascolto di musica, visione di telegiornali e programmi televisivi, giochi da tavolo, ping pong, puzzle, gite, cinema e teatro. Dal 2010 sono disponibili anche 10 posti letto per l'accoglienza in emergenza, gestita in collaborazione con la Sala operativa sociale di Roma Capitale. G.R.

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POLITICA

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di Carlo VITA

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

ELEZIONI

Potrà salvarci una risata? «La politica, nella comune accezione del termine, non è altro che corruzione» (Platone). «Una volta prendevi un politico e dopo un po’ te lo ritrovavi pregiudicato. Ora è il contrario, parti pregiudicato e poi diventi politico» (Grillo). a prima citazione risale al terzo secolo avanti Cristo, la seconda è una battuta del comico genovese, pronunciata ultimamente nella sua tournée in giro per l’Italia, una delle sue sparate contro tutto e tutti, che gli sta procurando un crescente e (secondo non pochi) preoccupante consenso. Leggendo l’una e l’altra viene subito in mente la solita conclusione: in ventitre secoli niente è cambiato nel mondo e in noi che lo abitiamo. Banalissimo pensiero, che dovrebbe veramente angustiarci. O forse no: se in tanti secoli niente è cambiato e Madre Terra ancora ci ospita, dovrebbe voler dire che noi, sopravvissuti, riusciamo sempre, bene o male, a sfangarcela. Tutto sta (altra banalità, lo sottolineava anche Gramsci nelle sue lettere dal carcere) nel modo in cui si guarda come va il mondo: con gli occhiali neri degli sfiduciati o con quelli in varie sfumature rosa di coloro che si ostinano, nonostante tutto, a pensare positivamente. Queste considerazioni, al limite rischioso dell’ovvio, ci sono state suggerite dalla lettura di Il politico portatile di Carlo Alberto Brioschi (Guanda, pp. 264, € 12,50), cospicuo florilegio di citazioni, frutto di un grosso, certosino e sistematico lavoro di ricerca, come risulta dall’imponente elenco delle fonti, che occupa ben dodici pagine finali del libro. Il titolo dice subito qual è il tema conduttore, purtroppo attualissimo, dell’antologia: la politica e la “immoralità quotidiana” che sta traboccando giorno dopo giorno da questo vaso,

L

da Mario

che dovrebbe essere il contenitore salvifico del Bene Comune. L’autore ci ricorda nella prefazione che l’opera è la riproposta di una sua precedente fatica uscita anni fa con il titolo Il moralista portatile, opportunamente rivista e aggiornata ad uso della generazione corrente, «proprio perché la drammatica “questione immorale” ci sembra diventata nel tempo una sempre più tragica “questione politica” ». Il fatto che il libro riunisca sull’argomento citazioni che vanno «da Aristotele ai Simpson» ci dice che qui si svaria tra le idee pessimistiche dei più venerabili pensatori del tempo che fu e quelle della famosa e cinica famigliaccia che la Tv ci offre ogni giorno come «sintesi del lato oscuro della società americana» (e nella quale non si ha difficoltà a riconoscere anche certe caratteristiche di noi quaggiù, alla periferia dell’Impero). Di rincalzo, un’epigrafe posta in apertura richiama l’andazzo nazionale: «La situazione politica in Italia è grave ma non seria». E qui il piglio beffardo di Ennio Flaiano fa in qualche modo da contrappunto liberatorio all’angoscia e ci dice che questa è una raccolta che vuole preoccupare ma anche divertire il lettore. E buon pro gli faccia. Suggeriamo di leggere il libro di Brioschi secondo il salutare versante, appunto, del divertimento, dimenticandoci per un po’ del sangue marcio che ci si può fare sfogliando le molte pagine, del tormentone ottimismo/pessimismo (ma la citazione da Gramsci non c’è nel libro) e di ogni facile reminiscenza qualunquista.

Trattoria a Rapallo dal 1 9 6 3

Non resta che scegliere l’argomento di cui ridere. L’autore riunisce il materiale secondo una ineccepibile logica, che va dalla “morale di Springfield” (l’immaginaria pessima cittadina in cui imperversano i Simpson), a “Vizi virtuosi (o virtù viziose)”, abbracciando in una dozzina di capitoli tutto il peggio della questione. Noi faremo una scelta trasversale, puntando subito su poche voci la cui semplice evocazione basta da sola a prepararci alla risata (amara o no). VIRTÙ – Chi era l’Anonimo totalmente disilluso che ha firmato il definitivo: Il vizio è sempre punito, la Virtù anche, stando molto attento a scrivere in ironico maiuscolo solo la disposizione dell’anima a fuggire il male e fare il bene? Si sa invece chi ha detto che Nessuna buona azione andrà impunita: fu la sofisticata miliardaria repubblicana, cattolica conversa e fortemente anticomunista Clare Booth Luce, spedita dal presidente Eisenhower nel 1953 a fare la discussa ambasciatrice degli USA in Italia (e chissà se il Papa avrà pianto per quell’aforisma così poco cristiano). ONESTÀ – C’era da aspettarselo che un manuale sull’individuo “politico” dedicasse uno spazio privilegiato a questa parola, tra le più proclamate oggi per definire se stessi (assieme ai sinonimi Dirittura, Probità, Rettitudine, generalmente in unione all’aggettivo specchiata), dai molti parlamentari e uomini legati al potere, sui quali la magistratura va variamente indagando. Ma gli uomini politici si sono sempre, in ogni tempo, definiti onesti. E in ogni

La copertina dell’antologia di Carlo Alberto Brioschi edita da Guanda. Disegno di Guido Scarabottolo

tempo la loro probità è stata, più o meno a ragione, scornacchiata. Eppure, di onesti devono essercene stati davvero, e probabilmente ce ne sono ancora. Il premio Nobel Dario Fo è, in proposito, possibilista: Come esistono oratori balbuzienti, umoristi tristi, parrucchieri calvi, potrebbero esistere benissimo anche politici onesti. Comunque sia, trattasi di uccelli rarissimi e spaesati (nascosti in qualche cantuccio, sconosciuti a tutti, secondo Chamfort), che l’opinione comune, paradossalmente, persegue da secoli a deridere. Se scoprono che sei onesto, sei fottuto, soleva dire quel ragazzaccio di Mino Maccari. L’epiteto di sciocco è sempre stato un brevetto di persona onesta dichiarava Napoleone. Il cretino è chi danneggia il prossimo senza trarne beneficio, sentenziava da parte sua l’illustre e spiritosissimo storico dell’economia Carlo Maria Cipolla. E l’economista Sergio Ricossa ribadisce: L’onesto è fesso perché non smania nel cercare onori. Ma il furbo in politica si fa subito chiamare onorevole. Giuseppe Prezzolini buonanima precisava: I fessi hanno dei principi, i furbi solo dei fini. Per Jules

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Il deputato che dorme...

Renard, aforista francese: Fare l’eroe per un quarto d’ora non è difficile. Il difficile è rimanere perfettamente onesti per otto giorni di seguito. E gli antichi? Per Teofrasto era derisorio dire: Quant’è onesto. E Giovenale: L’onestà viene lodata, ma muore di freddo. DENARO – Be’, se si parla d’Onestà, la mente corre subito al suo corrispettivo (o correlativo), le Palanche. Va concessa naturalmente la parola per primo all’autore del Capitale, che ci ha lasciato in proposito un impeccabile sillogismo: Io sono uno stupido ma il denaro è la vera intelligenza di tutte le cose; e allora come potrebbe essere stupido chi lo possiede? Di parere contrario sembrava essere l’umorista francese Pierre Daninos: Io

non mi rimbecillisco per due soldi, ma per un milione divento completamente idiota (ovviamente parlava di cifre in franchi, oggi bisognerebbe adeguare la sua idiozia all’euro). Ci intriga una citazione da Alexis de Tocqueville: Non ho mai sentito dire che negli Stati Uniti si impieghino le proprie ricchezze per accattivarsi i governanti. Una considerazione che forse andava bene ai tempi suoi, ma vale anche oggi? Non occorre dire quanto il tema in oggetto fosse caro alle riflessioni (non diciamo speculazioni, per non creare confusione lessicale) dei classici. Il denaro è la religione del saggio, era il sorprendente Euripide-pensiero. Lucrezio non poteva non dargli ragione: Tutti e tutto obbediscono al denaro. Cicerone: Ogni cosa è possibile col denaro. Ora-

zio consigliava: Fa’ denaro onestamente se puoi. Se no, in qualsiasi modo. Poi rincarava ad arte: Sua maestà il denaro fa l’uomo nobile e bello. Ovidio scriveva, a rischio Ponto: Siamo in un secolo d’oro: difatti la maggior parte degli onori vengono dall’oro. Il denaro non puzza, diceva da parte sua l’imperatore Vespasiano, che non doveva avere il naso fino. Giovenale invece odorava cinicamente a tutta narice: L’odore del lucro è buono da qualunque cosa provenga. Secoli dopo, il petroliere J. Paul Getty osservava più realisticamente: I soldi sono come il concime. Devi disperderli o puzzano. Converrà chiudere con qualche battuta fulminante: I soldi non sono tutto, anzi spesso non sono abbastanza (antico motto anglosassone); L’oro non è

tutto, ci sono anche i diamanti (Paperon de’ Paperoni). Si potrebbero riempire pagine e pagine con le citazioni sul denaro e su decine di altri argomenti trattati (“citati”) nella godibilissima ma inquietante antologia di Brioschi. Chiuso il libro, viene da chiedersi se sia possibile, e come, riparare a tanti guasti, morali e reali. Avranno ragione: il banchiere umanista Raffaele Mattioli, secondo cui E’ inutile pisciare contro vento, e Tahar Ben Jalloun, per il quale La corruzione fa parte della natura umana? Per una auspicabile prossima riedizione, ci permettiamo di suggerire all’autore-curatore di aggiungere la battuta di un noto umorista contemporaneo, che passerà alla storia: Con la cultura non si mangia (Giulio Tremonti).

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MONUMENTI E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

di Renzo BAGNASCO

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VALLE CHRISTI

I segreti del Monastero e il suo rilancio mancato Una rapallese confessa: «Io e mia sorella scoprimmo che, calandoci nel pozzo, attraverso dei cunicoli segreti, si raggiungevano diverse stanze dove le suore si rifugiavano in caso di pericolo”

M

i ero ripromesso di non parlarne, da quando la vecchia Amministrazione lasciò decadere la cosa; questa tattica del “glissare” era un po’ il loro limite. Ma per il bene di Rapallo e per capire quale era il livello della proposta, mi sono convinto invece meriti riparlarne. All’epoca neppure capirono la valenza né l’importanza per la Città di quel suggerimento. Pensai: i Nuovi, anche se a me sconosciuti, saranno, se la gente li ha votati, di-

versi. Mai previsione fu più errata. Basti vedere con quale disinteresse seguono il “Premio Rapallo per la Donna Scrittrice”. Visto che una parte è pagata dalla Carige, ma il resto dal Comune, questo manco interviene per discutere pariteticamente le indispensabili decisioni sull’organizzazione di sua competenza al fine di, sulle esperienze passate migliorarle, anno dopo anno per aumentarne la risonanza. E’ l’unico avvenimento culturale di questa

sonnecchiosa Rapallo: non se ne sente più parlare. A quel punto, se mai avverrà, il “risveglio” sarà tardivo. Così va la nuova Amministrazione, incentrata sulla persona del sempre e comunque sorridente Sindaco, anche lui accentratore ed imbuto attraverso il quale deve passare tutto, creando, come il suo predecessore, ingorghi autobloccanti. Ma non è di questo che volevo scrivere. La proposta fatta alla vecchia

Amministrazione era indubbiamente ardita ma, in Francia, in un contesto ambientale ben più scarso del nostro e in sito assai meno baricentrico e appetibile rispetto all’Europa, si inventarono, dal nulla, di creare il cuore culturale d’Europa e ne curarono pure la divulgazione ad alto livello. La cittadina è Cerisy-laSalle in Bassa Normandia (vedere Internet), senza un passato culturale ma dotata di un rudere di cattedrale assai meno evocativa e

Come il disegno mostra, dalle fondamenta che ancora emergono dal terreno, si evince che l'insediamento era ben più consistente di quello rappresentato. E' facile pensare che il boschetto di canne di bambù, contenuto oggi in un rettangolo di muri sbriciolati, era certamente il Chiostro, presente in tutti gli insediamenti religiosi per permettere alle suore di raggiungere la Chiesa direttamente dal convento. Nel momento di massimo splendore, furono presenti fino a 30 suore. Il pozzo evidenziato al centro del complesso, ha una sua peculiarità, sino ad ora sconosciuta ai più. Una signora di Milano (lettera firmata) nell'Ottobre del 1977 scrisse ad un periodico genovese affermando che lei e la sorella "scoprirono e percorsero" una serie di cunicoli che dal pozzo si dipartivano e “...si inoltrano per kilometri (?), alcuni di questi percorribili solo carponi e sboccano in stanze dalle dimensioni normali, dove....”, le monache potevano nascondersi per sfuggire ai persecutori. Non dimentichiamo che era il periodo delle invasioni arabe in Spagna e molti religiosi, per sfuggirli, "invasero" la Liguria, specie di Ponente. Lei stessa asserisce di essersi presa una colonnina a ricordo. Nell'Ottobre del 1977 la Giunta Comunale decise di valorizzare il sito e realizzare un museo per contenere i reperti archeologici. Campa cavallo!!!


pittoricamente romantica rispetto alla nostra Valle Cristi e con un circondario non certo paragonabile al Tigullio. Però l’operazione con fondi europei, ai francesi è riuscita tanto che oggi, bus turistici partono addirittura da Firenze per raggiungerla. Il progetto da noi presentato nasceva dalla esigenza di dare adeguata sede ad una libreria eccezionale, di proprietà dell’ultimo erede di una famiglia di bibliofili. Un genovese che, non più giovane né sposato, non voleva che quel patrimonio, più di 40.000 volumi, raccolto da tre generazioni di studiosi appassionati, potesse andare disperso. Onorandomi della sua amicizia, parlandone, gli proposi di donarla al Comune di Rapallo. L’immenso valore di quella raccolta lo si evince guardando i titoli delle opere presenti e la loro data. Non si tratta solo di libri nelle edizioni originali ma anche disegni, quadri, stampe, lettere autografe, schizzi, appunti e quant’altro rende affascinante una intelligente e dotta raccolta di edizioni oggi rarissime ed introvabili. Un vero e proprio patrimonio e documentazione di valenza europea. Era disponibile a collaborare al progetto conservativo, il Politecnico di Milano che, attraverso un suo Preside, avrebbe provveduto a far rilevare e poi progettare l’opera, potendo contare sul lavoro di giovani laureandi, riportando all’originale il sito, così

com’era. Il tutto naturalmente sotto l’egida della Sovrintendenza ai Beni della Liguria: nulla di speculativo. Una volta terminato e ricreati i volumi originali, avrebbe dovuto trovarvi posto la Biblioteca, con i relativi locali accessori indispensabili per farla “vivere”. Perché un’opera di questo livello, possa esistere in modo non amorfo come il Museo Gaffoglio, deve “generare” il proprio sostentamento. Lo stesso donatore si sarebbe impegnato al lancio di questa opera a livello europeo avendone capacità e conoscenze. Sarebbe rimasto vicino ai suoi libri come Bibliotecario e promotore. E’ indispensabile creare in continuità

eventi culturali incentrati, di volta in volta, su temi presenti nella raccolta e tali da giustificare seminari, cicli di studi e ricerche. Immaginarsi i vantaggi per Rapallo. Per tutta risposta ci fu detto che Rapallo aveva già una sua Biblioteca, a dimostrazione di quanto fossero ottuse quelle menti e così basso il livello culturale da pensare che la biblioteca civica potesse essere paragonabile ad una raccolta contenente opere irreperibili, manoscritti, pensieri originali, annotazioni, rarità e documenti di immenso valore, acquarelli e schizzi firmati e appartenuti ai massimi personaggi

europei. A quel punto capii che era meglio lasciar perdere: non erano quelli gli interlocutori giusti. Speravo nei nuovi: dalla padella alla brace. Siccome il tempo passa per tutti, prima di andarmene non potevo non denunciare questa grave manchevolezza che, cogliendo l’occasione, avrebbe riportato Rapallo nel grande respiro culturale europeo come lo fu per decenni, prima che se la compro-vendessero per dar vita alla “rapallizzazione”. Noi invece, dopo anni, stiamo ancora a discutere sul depuratore delle fogne o sulla strettoia di San Michele di Pagana.


VIABILITÀ E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

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di Daniele RONCAGLIOLO danironca@hotmail.it

SCORCIATOIE

Un percorso pedonale sporco e a rischio È il tratto sopraelevato che congiunge via Mameli con la stazione ferroviaria: nessuno ci passa di giorno, figurarsi di notte quando il buio consiglia di starne alla larga per evitare brutti incontri

na passerella su cui non sfilano avvenenti modelle, ma solo degrado e sporcizia. É il tratto che collega via Mameli

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alla stazione ferroviaria, le cui scale di accesso sono poste subito prima il sottopasso intitolato a Eugenio Brasey.

Duecento metri di incuria nel pieno centro cittadino che fanno male al cuore. Anche perché lo scempio, ormai, si protrae da anni, senza che nessuno vi ponga rimedio. A fianco della strada, nello spazio su cui corrono i binari, c'è un vero e proprio cimitero di bottiglie di vetro, decine e decine, segno che forse, in quell'area, accaniti bevitori si riuniscono per poi gettare dove capita i resti dei bagordi, alla faccia della tanto sbandierata raccolta differenziata. Voltando lo sguardo dall'altra parte, nella piccola striscia di verde lato mare, c'è di tutto: cartacce e plastica la fanno da padrone, ma guardando con attenzione si scoprono persino i resti di un'impepata di cozze con i gusci neri che si fondono con l'erba. Chi ha il coraggio di usufruire di quella passerella quando il sole è ormai calato deve avere sicuramente una buona vista: l'illuminazione è infatti piuttosto scarsa e la spending review, in questo caso, non ha alcuna colpa. Mica finita. Anche le panchine non sono state risparmiate dall'incuria: installate allo scopo di creare uno spazio di socializzazione sono sporche e ormai utilizzate come "lavagne" da improvvisati writer. Per non parlare delle numerose piastrelle

saltate, le cui buche sono pericolose per le caviglie come la benzina sul fuoco. Insomma, tanti problemi in un centinaio di metri. Con una beffa finale: probabilmente al termine della passeggiata una persona posta vicina alla sbarra del parcheggio vi chiederà una moneta. D'altronde una bruttura del genere val bene il prezzo del biglietto.


CODICE DONNA E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

di Elena LAVAGNO CANACARI

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PERSONAGGI

Rita Levi Montalcini, l’onore di essere donna Una lunga vita al servizio della scienza e della democrazia. Spesso era a Rapallo ospite di parenti na lunga vita vissuta con l’allure di una vera nobildonna: elegante, raffinata, colta ma sempre estremamente naturale, umana, disponibile. Questa era Rita Levi Montalcini, una delle più grandi scienziate della storia italiana, che ci ha lasciati all’incredibile età di 103 anni. Nata a Torino il 22 aprile 1909, fin da bambina dimostrò una propensione naturale per la medicina e la scienza. A 20 anni entrò nella scuola medica dell’istologo Giuseppe Levi dove iniziò i primi studi sul sistema nervoso, studi e ricerche che non abbandonerà quasi mai nella sua lunga carriera. Nel 1936 si laureò, ma dopo appena due anni fu costretta, in quanto ebrea, ad abbandonare l’Italia ed a fuggire in Belgio, essendo state emanate da poco le leggi razziali. Continuò comunque i suoi studi e la ricerca, e negli anni 1951 - 52 scoprì il Nerve Growth Factor, cioè il fattore di crescita nervoso, dimostrando che ogni cellula nervosa, per svilupparsi e sopravvivere, ha bisogno di una molecola specifica, appunto il fattore di crescita. Una scoperta fondamentale, che avrebbe aperto la strada agli studi sull’Alzheimer, la SLA, il Parkinson e sullo sviluppo dei tumori, e che ha fatto di Rita Levi Montalcini una delle più grandi neuroscienziate del mondo. Nell’anno 1986 ricevette il più ambito premio: il Premio Nobel per la Medicina. Per numerosi anni alternò la Presidenza del Centro di Ricerche di Neurobiologia del Consiglio Nazionale delle Ricerche a quella del La-

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boratorio di Biologia Cellulare. A fine anni 80 rinunciò , per limiti di età, alle cariche di Presidente, ma continuò la sua carriera di scienziata, in veste di superesperto, fino a poco tempo prima della morte. Nel 2001 l’allora Presidente della Repubblica Ciampi le conferì la carica di Senatrice a vita. Gli ultimi anni della sua vita li spese, oltre che promuovendo numerose ricerche in ambito neurologico: DNA, Alzheimer, malattie degenerative ecc, anche fondando, presiedendo e collaborando con numerosi Enti aventi scopo benefico o di incentivo alla formazione scientifica, specie nei confronti dei giovani ricercatori. Una intera vita, dunque, al servizio della scienza, della democrazia e dell’impegno civile. Una grande donna, che ha lasciato una straordinaria eredità morale,

Famiglie arcobaleno «Il principio che può aver ispirato l'approvazione della legge che permette a single e omosessuali l'inseminazione artificiale mi sembra buono, direi eccellente. Se il parlamento danese ha votato in tal senso, io ho troppa stima e considerazione di quel Paese per sollevare dubbi nel bene o nel male».

insegnando a tutti, ma soprattutto ai giovani, a non lasciarsi abbattere dalle difficoltà, a credere sempre nei valori, poco importa se religiosi o laici, ad acquisire cultura, istruzione ed amore per la scienza, e soprattutto, a credere in quello che si fa perché, - affermava – “non conta il giorno della morte, conta ciò che si è vissuto, ciò che abbiamo fatto nel corso dell’esistenza. Conta quello che lasciamo come traccia del nostro passaggio.” Rita Levi Montalcini è stata altresì un’icona per le donne ed in particolare per quelle giovani che si dedicano alla scienza ed alla ricerca e che oggi, fortunatamente, sono numerose e stanno ottenendo presti-

giosi risultati, riconosciuti dal mondo scientifico. Noi auspichiamo che, in nome della grande donna scienziata che ha onorato l’Italia e proseguendo sulla strada da Lei tracciata, le nostre Istituzioni diano sostegno adeguato e nuove opportunità ai nostri giovani talenti ed in particolare a quelli femminili, anche per evitare tante fughe di preziosi cervelli all’estero. Ha scritto lo scienziato Giuseppe Pellegrini - Docente di Metodologia e Tecnica della Ricerca, “Porre l’attenzione al contributo che le donne portano alla scienza, è un esercizio importante per allargare la nostra visione del mondo. “

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SANITÀ E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

di Emilio CARTA

Sanità e ospedale N.S. di Montallegro Il nuovo polo ospedaliero di San Pietro, questa l'impressione che hanno i cittadini, pare poco difeso dagli organi istituzionali locali e regionali. Gli unici a protestare sono associazioni come la Croce Bianca e i Volontari del Soccorso. Condividete questo pensiero?

Doppia intervista ai presidenti Piergiorgio Brigati (Volontari del Soccorso) e Fabio Mustorgi (Croce Bianca) sullo stato della sanità e sulla situazione del polo ospedaliero di San Pietro. Il quadro che emerge non è sicuramente dei migliori

BRIGATI: Purtroppo l’impressione è quella. Ed è legata al periodo di costruzione dell’ospedale, che ricordiamolo doveva diventare un polo di eccellenza su vari fronti. Invece ha visto un ridimensionamento in fase di realizzazione senza che nessuno lamentasse o chiedesse conto di questo fatto, ed è anche legata al primo anno di gestione dopo l’inaugurazione, che ha registrato la mancata apertura del reparto dialisi, previsto e promesso, che doveva rispondere ai bisogni dei dializzati del tigullio occidentale e del golfo paradiso. A ciò si è aggiunta la chiusura notturna del primo intervento, con relativo trasferimento del personale, un reparto che andava potenziato predisponendo l’invio dei pazienti meno gravi, individuati come codici bianchi e verdi, da parte delle ambulanze come succede in altri ospedali liguri, riducendo le attese che provocano disagi gravi, specialmente agli anziani, del pronto soccorso di Lavagna. Devo dire però che ultimamente una reazione della politica c’è stata. E questo è un fatto nuovo e positivo. In particolare a Rapallo è stato convocato, su richiesta della minoranza, un Consiglio comunale per discutere la chiusura del primo intervento nelle ore notturne ed il futuro dell’ospedale, a cui è seguito su iniziativa della maggioranza, un’audizione in Commissione sanità Regionale ed un incontro sempre in Consiglio comunale con l’Assessore Montaldo, che pur rispondendo no a molte richieste ha riconosciuto la mole di attività e la


SPECIALE OSPEDALE

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Parlano i presidenti delle “Croci” rapallesi

Piergiorgio Brigati grande professionalità con cui viene svolta nell’ospedale escludendo ipotesi di chiusura o ridimensionamento del nosocomio. C’è stata poi l’iniziativa del Dott. Alongi per raccogliere fondi da investire in una borsa di studio per uno specializzando in ortopedia, attraverso un bellissimo concerto Gospel il 15 dicembre scorso, che ha visto la partecipazione di moltissime persone ma sopratutto dei quattro Sindaci di Rapallo, S.Margherita Ligure, Zoagli e di Portofino e per la prima volta l’Ospedale di Nostra Signora di Montallegro è diventato l’Ospedale dei quattro comuni, del comprensorio, e non di Rapallo chiudendo una stupida ed inutile polemica che ci rendeva più deboli ed aprendo una fase nuova che secondo me dovrebbe coinvolgere di più anche i comuni del Golfo Paradiso e quelli della Fontanabuona. MUSTORGI: E’ difficile parlare male dell’Ospedale di Rapallo, chi lo fa o non lo conosce o è spinto da pregiudizi o peggio da condizionamenti che nulla hanno a che vedere con l’oggettiva constatazione che è una struttura sanitaria che recepisce i più aggiornati criteri utilizzati in tutta Europa nella realizzazione di nuove strutture ospedaliere. L’Ospedale di Rapallo è prima di tutto una struttura realizzata a poca distanza dalla rete autostra-

dale, è concepito per essere un luogo che il paziente deve percepire positivamente ed è per questo che i progettisti hanno sapientemente gestito spazi e colori spiazzando un utente abituato a brutture tristi e cupe come spesso sono gli ospedali della Liguria. Potrei dilungarmi nel descrivere la modernità e funzionalità delle sei sale che costituiscono il blocco operatorio, delle stanze di degenza finalmente realizzate in modo assolutamente confortevole, dell’auditorium per la formazione, di spazi per i servizi e la socializzazione degli utenti con tutta una serie di servizi a loro disposizione. Tutte le realizzazioni umane hanno limiti e difetti ma nell’Ospedale di Rapallo prevalgono senza dubbio gli aspetti che caratterizzano una sanità efficiente e moderna. A questi criteri oggi non si dà particolare importanza anzi, in un contesto di oggettiva mediocrità, avere nell’Ospedale di Rapallo un termine di paragone che certamente sottolinea differenze di risultato, può generare fastidio o peggio ancora aperta ostilità. La nuova struttura sanitaria con sede a Rapallo è polo ospedaliero del Tigullio Occidentale e fa parte dell’unico Ospedale della ASL 4 Chiavarese diviso in tre poli: Sestri Levante, Lavagna e Rapallo. Certamente Rapallo ha dimostrato coraggio e tenacia portando a termine una delle migliori strutture sanitarie della Liguria intitolandolo a quanto di più caro ha la nostra Città: “Nostra Signora di Montallegro”. L'assessore regionale Montaldo in primis viene considerato un “nemico” mentre il governatore Claudio Burlando ha addirittura asserito che in futuro sono previsti quattro nuovi nosocomi. Genova matrigna?

BRIGATI: Credo che l’Assessore Montaldo, così come i vertici del-

l’ASL 4, facciano gioco di squadra svolgendo ruoli diversi, tenuto conto dei limiti imposti da una crisi che è sotto gli occhi di tutti ma nel solco tracciato dalla maggioranza che governa la regione di cui Burlando è il massimo esponente e riserva a se stesso un ruolo politico che, a volte, non può prescindere dal consenso elettorale. Genova fa la sua parte ma in questo caso non la vedo matrigna, anche perchè gli ipotetici nuovi ospedali non insistono tutti in provincia di Genova. MUSTORGI: I detrattori dell’Ospedale di Rapallo parlano di soldi spesi inutilmente o di struttura che funziona limitatamente. A queste persone rispondo che se vogliamo dare sviluppo, efficienza e speranza ai nostri giovani di opere come l’Ospedale di Rapallo bisognerebbe farne molte; non a caso il presidente Burlando al quale riconosco intuito e capacità politica ben superiore alla media dei suoi collaboratori parla solo in termini di sviluppo e realizzazione di altre nuove strutture in Liguria. Certo la ASL potrebbe fare molto di più ma ad oggi sembra che le uniche preoccupazioni dei suoi dirigenti siano quelle di interpretare con la maggiore diligenza possibile le richieste giornaliere di tagli e riduzioni che l’Assessorato Regionale alla Sanità invoca e che troppo spesso Genova considera in modo assolutamente relativo a danno del nostro territorio che invece ha sempre avuto i conti in regola obbedendo ciecamente agli indirizzi provenienti dal capoluogo. In questo contesto Rapallo deve pretendere di più facendo valere l’importanza della città, del comprensorio che indubbiamente ha una rilevanza turistica tra le più significative del nostro Paese. Dobbiamo smetterla di giocare sempre e solo in difesa, dobbiamo dimostrare di avere energie, idee e capacità tali da competere con chi

Fabio Mustorgi oggi interpreta il presente in una logica solo arrendevole. Un esempio positivo è stato il Concerto Gospel organizzato a dicembre all’interno dell’ospedale che ha riscosso un notevole successo e che permetterà di dotare il Primo Intervento della figura del medico ortopedico. L'asl 4 sta procedendo ad una serie di tagli ai servizi. L'ultimo, dopo la drastica riduzione di orario al pronto intervento, fa capo alla proposta di eliminare l'autista all'automezzo del 118. Che ne dite?

BRIGATI: Alcune riflessioni sull’intenzione dell’Asl 4 di togliere il Milite autista Volontario, che accompagna il Dottore o Dottoressa ad effettuare visite di Guardia Medica nelle ore notturne. Nella continua ricerca di ridurre le spese per far quadrare il bilancio in questo momento di grosse difficoltà si intravvede in questa operazione un risparmio di risorse. Premesso che in alcune sedi montane, i dottori di Guardia Medica operano da soli, dove però le condizioni, per traffico, parcheggi, conoscenza del territorio e numero degli interventi, sono diverse, il provvedimento che interessa il Polo di Rapallo (che riguarda Rapallo S.M. Ligure, Zoagli e Portofino, con oltre 45.000 residenti) è l’unico in am-


SANITÀ E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

bito Regionale applicato ad un polo di queste dimensioni e con questo numero di abitanti che come si sa in estate ed in altri periodi dell’anno raddoppia. Il numero degli interventi, che varia secondo i periodi e non dev’essere considerato come media annuale, il traffico e la carenza di parcheggi tra Rapallo e Portofino non permette di paragonare a zone periferiche di piccole dimensioni questa realtà, senza contare poi l’aspetto sicurezza, particolarmente sentito nelle ore notturne, dal Dottore che deve recarsi “da solo, o da sola” in casa di pazienti con disturbi psichiatrici, in situazioni difficili in piena notte. E’ vero che quest’aspetto riguarda anche i poli montani, però la conoscenza della popolazione e il controllo del territorio è diverso tra minuscole località dove tutti si conoscono e la città che è un porto di mare. Inoltre semmai bisogna mettere in sicurezza i poli montani e non sguarnire quelli costieri. Sul fronte del risparmio poi è tutto da dimostrare che questa iniziativa che mette in difficoltà i medici e peggiora sensibilmente il servizio

di Emilio CARTA

per i cittadini dia qualche risultato apprezzabile. Da anni infatti, forse perché riconosciamo l’alto valore del servizio in una città dove ci sono molti anziani che spesso vivono soli, forse perché qui è nata la Guardia medica e anche l’Automedica per iniziative delle Pubbliche Assistenze, prima che nascesse ufficialmente dal ser-

vizio pubblico, c’è un accordo tra Croce Bianca e Volontari di S. Anna per effettuare il servizio di accompagnamento della Guardia Medica con personale esclusivamente Volontario, recuperando i soli costi dell’automezzo. Oggi noi Pubbliche Assistenze di Rapallo forniamo All’Asl per il servizio di Guardia Medica, l’automezzo, i consumi dello stesso, il milite autista Volontario che guida e accompagna il dottore o la Dottoressa, (particolarmente di notte) a casa del paziente, ad un costo forfettario di € 4.70 (quattro euro e settanta centesimi) all’ora! Questo vale per le ore diurne e per quelle notturne vale i giorni feriali per la Domenica e tutti i giorni festivi, compresi Ferragosto e Capodanno! Nei giorni scorsi le P.A. hanno proposto una ulteriore riduzione delle richieste pari a circa 6.000 € annuale, nel tentativo disperato di salvare un servizio che ritengono indispensabile, di più non possiamo fare! Per scongiurare l’iniziativa dell’Asl abbiamo coinvolto i quattro Sindaci dei comuni interessati, organizzando una riunione nel comune di Rapallo il 21 Dicembre scorso con i presidenti delle P.A. e 50 militi autisti volontari, terminata con l’invio

di una lettera dei Sindaci (allegata) all’Asl che ha congelato il provvedimento fino al 31 gennaio 2013, in attesa di un incontro tra Sindaci Asl e P.A. ad oggi non ancora fissato. MUSTORGI: I recenti tagli al Primo Intervento fanno parte di tanti altri tagli a cui è sottoposta la sanità in Liguria e non solo. Ma qualcuno pensa alla salute della gente ? Dopo aver sprecato per anni risorse importanti, soprattutto in ambito sanitario, rincorrendo schemi organizzativi che spesso giustificavano solamente la sistemazione di “qualche amico” , siamo passati a strutture spesso vicine al collasso come a volte si trova ad operare il DEA di Lavagna. Per questo motivo si chiede a gran voce che il personale sanitario di Rapallo sia organizzato per accogliere i pazienti portati dalle ambulanze in codice verde. Questo migliorerebbe molto la qualità del soccorso sia sul polo di Rapallo che nel DEA di Lavagna. Sto parlando di garantire standard minimi di assistenza per i quali le risorse si trovano rinunciando a cose meno importanti. L'ospedale di Rapallo funziona a pieno regime o è sottoutilizzato? BRIGATI: L’ospedale, che non dimentichiamolo è la miglior strut-


SPECIALE OSPEDALE tura dell’ASL per quanto riguarda spazi, luce, confort, a disposizione dei pazienti di tutto il territorio, funziona quasi a pieno regime. Oggi sono occupati 120 letti sui 142 disponibili e queste sono le attività in funzione: Ortopedia – riabilitazione ortopedica – oculistica – medicina – cure intermedie – riabilitazione cardiologica – day hospital oncologico – primo intervento diurno – radiologia – ambulatori. Manca all’appello il reparto Dialisi, il servizio di primo intervento diurno e ci sono alcuni spazi inutilizzati a piano terra. Sarebbe utile una collaborazione con ICLAS (ex Villa Azzurra) che porterebbe professionalità e risorse ma questo merita un capitolo a parte perchè l’argomento è delicato e presta il fianco a facili strumentalizzazioni. MUSTORGI: Non dimentichiamo che sempre di più i cittadini guardano con diffidenza la sanità pubblica poichè essa non è più capace di relazionarsi con l’utenza poichè non è più in grado di garantire quel rapporto fiduciario che il paziente, che non è un pacco, ha il diritto di avere con il medico e con la struttura a cui si rivolge. Corrisponde al vero che la programmazione dell'Asl4 permette all'ospedale di Lavagna di fagocitare il Pronto Soccorso anziché favorire la razionalizzazione dei codici in diverse strutture?

BRIGATI: Da Genova a La Spezia l’unico pronto soccorso, che poi si chiama D.E.A. (dipartimento emer-

genza e accettazione) di primo livello è e resta Lavagna. A Rapallo era prevista una struttura di livello inferiore “primo intervento” che doveva occuparsi di codici meno gravi (bianchi e verdi) al quale potevano accedere pazienti provenienti da tutto il territorio dell’ASL, riducendo le lunghe attese, a volte 5-8 ore, al pronto soccorso di Lavagna che nessuno ha mai messo in discussione. Più che fagocitare mi pare soffocare sul nascere. MUSTORGI: Torno sul taglio del servizio di accompagnamento medico. Di recente le Pubbliche Assistenze hanno dovuto richiamare l’attenzione della cittadinanza e dei sindaci sulla clamorosa decisione della ASL 4 Chiavarese di tagliare, al servizio di Guardia Medica territoriale, l’accompagnamento del medico attraverso mezzo ed autista fornito dalle Associazioni di volontariato. La cosa ancora più sorprendente è che dei due bacini più importanti Chiavari e Rapallo si sia scelto esclusivamente Rapallo per operare questi tagli. Ricordo che l’accompagnamento del medico di G.M. è stato istituito dalla Croce Bianca Rapallese nel 1979 quando ancora si accompagnavano i medici di base che si alternavano per garantire la continuità del servizio sulle 24 ore. La volontà è quella di penalizzare il nostro territorio pare, su indicazione pressante della Regione. Per risparmiare 15.000 euro l’anno, poco più di 1.000 euro al mese, si sta mettendo in gioco la sicurezza e la tempestività di un servizio essen-

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ziale che non di rado interviene anche in situazioni di urgenza ed emergenza. A vostro parere quali soluzioni sarebbero auspicabili per favorire una più corretta gestione dei servizi sanitari e ospedalieri nel Tigullio?

BRIGATI: Migliorare i tempi d’attesa per alcune patologie che costringono i pazienti ad “emigrare” in altre regioni (cardiochirurgia e ortopedia) ridurre l’attesa anche per alcune prestazioni diagnostiche (tac e risonanza magnetica), potenziare il primo intervento di Rapallo in aiuto al pronto soccorso di Lavagna, potenziare e non ridurre il servizio di Guardia Medica, aprire il reparto dialisi a Rapallo, attuare almeno in parte quanto previsto dal Decreto Balduzzi che riguarda i medici di famiglia. Questi alcuni suggerimenti per migliorare un servisio sanitario che comunque a mio avviso è già di alto livello. MUSTORGI: Le nostre considera-

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zioni sono state rappresentate ai Sindaci di Rapallo, Santa Margherita L., Portofino e Zoagli, nonchè ai Consiglieri regionali eletti nel nostro territorio, restiamo in attesa di un loro efficace e risolutivo intervento che imponga uno stop alle volontà espresse dalla ASL. 4 Chiavarese. Naturalmente, anche in questo caso, non si ha notizia di analoghi provvedimenti nella ASL 3 cioè a Genova, e questa è un ulteriore conferma che il nostro territorio è particolarmente preso di mira. Confido sempre nella bontà dei cittadini che non mancano mai di sostenere le nostre attività che sempre abbiamo e vogliamo garantire, perchè questa è la nostra missione, soprattutto in un periodo di totale disorientamento nella gestione della sanità pubblica o peggio quando le risorse vengono a mancare. I nostri volontari ci sono e continueranno ad esserci a servizio prima di tutto dei pazienti e speriamo anche di una ASL che sappia valorizzare il patrimonio di generosità che rappresentano.

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INTERNET

SHARE NOTES: un esempio di vera solidarietà “Tutti dovremmo essere l’ancora di salvezza di qualcuno” è lo slogan di un nuovo sito per studenti

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on e’ semplice seguire tutte le lezioni all’universita’, un po’ per gli orari, un po’ per il lavoro e un po’ per problemi anche di distanza dalla sede. Quindi, quando si avvicina la sessione degli esami, su qualunque piattaforma online studentesca scoppia il panico: chi ha degli appunti? Da quest’anno presso il dipartimento di economia di Genova l’iter si e’ semplificato, non solo grazie ad Aulaweb, l’utile strumento su cui i docenti pubblicano le loro dispense o le slide delle loro lezioni, ma anche per la solidarieta’ degli studenti; da un’idea di Ilaria Tranquillo, 20 anni, nasce Share Notes. Share Notes e’ un sito di condivisione di appunti, com’e’ iniziato tutto? ILARIA: Appena sbarcata a Economia notai che la gente preferiva darti un rene piuttosto che il suo quaderno, e che si fingeva amica per avere le fotocopie degli appunti, perche’ c’era la tendenza a venderli a cifre esorbitanti, quindi sentivo la mancanza di un po' di solidarietà tra studenti. Per me la conoscenza deve essere condivisa e aiutarsi a vicenda nelle piccole cose è un passo fondamentale per risolvere i grandi problemi di oggi. Credo che l’università sia prima di tutto un luogo di crescita. Una stanza della nostra vita in cui costruiamo il nostro futuro, o almeno raduniamo i mattoncini che ci serviranno nel nostro percorso lavorativo. A Novembre 2011 ho sentito parlare del sito di Davide Benza (il capostipite della condivisione libera) e quasi per gioco ho cominciato a scrivere appunti al pc e a pubblicarli sul mio blog personale “theneweconomists.wordpress.com”. I mesi passavano, le visite aumentavano e diventava sempre più complesso gestire una piattaforma strutturata come blog e, dopo una discussione sul nostro gruppo facebook di facoltà (con ben 165 commenti io, Giacomo Carozza e Matteo Darietto ci siamo visti a pranzo. Alessandro Arrighi ha cominciato a strutturare il codice e il database, abbiamo acquistato il dominio e iniziato a caricare i documenti. Apertura ufficiale: settembre 2012. Proprio in quel periodo si è unito a noi Federico Minato e abbiamo cominciato a farci conoscere. Ad oggi il documento con più download conta 474 click e abbiamo 100 files in datebase liberamente scaricabili. Dunque internet vi ha permesso di conoscervi? FEDERICO: lo scorso anno sentivo parlare spesso di Ilaria, senza conoscerla direttamente, poi, abbastanza casualmente, mi

sono imbattuto in un suo post sul gruppo Facebook di Economia e andando a vedere il suo lavoro sul suo blog ho deciso di contattarla per propormi in qualcosa che sin da subito ho considerato un’ innovazione nell'ambito accademico. Mi sono stupido leggendo alcuni suoi articoli e ho capito come anche delle matricole di Economia possano avere una visione molto più concreta della realtà di quanto non abbiano dei professionisti. Una delle idee su cui sin dall'inizio volevo puntare era infatti quella di instaurare una discussione costruttiva fra gli studenti su vari temi, in modo che non fossimo solo legati ad una condivisione di appunti, anche se resta il nostro principale obbiettivo. Come pensate di portare avanti il progetto? MATTEO: nelle nostre riunioni, che facciamo di tanto in tanto, discutiamo anche di questo. Stiamo cercando, tramite volantini appesi in università (alcuni misteriosamente spariti), di fare un po' di pubblicità alla nostra pagina, cercando di coinvolgere nuovi studenti che condividano i loro appunti e tenteremo di ampliare il progetto anche agli altri dipartimenti e a quanto pare abbiamo trovato una ragazza di lingue che si unira’ a noi. Infatti per aprire sezioni in altri dipartimenti necessitiamo di moderatori: per organizzare i documenti e controllare i contenuti (dato che il caricamento è libero serve un'attività di controllo a garanzia della qualità dei files). La forza del nostro sito, ciò che ci distingue rispetto ad altri database di appunti è infatti la "localizzazione": visitando il nostro sito non trovi appunti provenienti da chissà dove, ma quelli del tuo corso, del tuo docente. ILARIA: Abbiamo raccolto i feedback dei primi 3 mesi di attività e pensiamo che la strada della condivisione libera, sia una delle vie da percorrere, per migliorarci in base alle impressioni raccolte dai nostri utenti. Vorremmo inserire una funzione di pubblicazione articoli libera come il caricamento appunti, per consentire a tutti di esprimere il proprio pensiero e creare quindi discussioni costruttive. Una possibilita’ potrebbe essere l’apertura di un forum, aspetto che coinvolgera’ molto Federico. Ampliare agli altri dipartimenti vi creerebbe dei problemi nella struttura del sito? ALESSANDRO: Sto continuando a implementare la piattaforma per aggiungere nuove funzioni e rendere sempre più semplice e veloce la fruizione del sito. E’ stata

progettata in modo da essere espandibile all'infinito e poter quindi accogliere nuovi dipartimenti, semplicemente attivando una nuova sezione. Dividendo il sito in sezioni distinte per dipartimenti rendiamo più immediata la navigazione per gli utenti (se sono di lingue, vedo solo i files di lingue, ad es.), e speriamo presto di mettere in pratica questa modulazione. Come si possono muovere gli utenti all'interno del sito per il download e l’upload? ILARIA: sapendo che creare un account per scaricare il materiale puo’ essere fastidioso, abbiamo deciso di rendere completamente libera la navigazione sul sito. Attraverso la barra di ricerca o l'indice di documenti ordinabile a piacere è possibile cercare il materiale, visionarlo e scaricarlo. Anche il caricamento è molto semplice: basta un click sull'icona e si apre una finestra da compilare a cui allegare un file pdf oppure incollare il contenuto nella text box (per chi avesse difficoltà a caricare il pdf). Tutti i documenti caricati passano al vaglio dei moderatori, gli unici che hanno credenziali per accedere a un’ area dedicata in cui prendono visione dei contenuti e danno la loro approvazione. Solo dal momento in cui gli appunti vengono ritenuti idonei, il con-

tenuto appare nelle ricerche. Questo passaggio è necessario per evitare scherzi e abusi e per garantire affidabilità: per questo per ampliarci abbiamo bisogno di moderatori di dipartimento. Basta un semplice upload per farci crescere. Non sottovalutiamo neanche l'aiuto più semplice che potete darci: parlare di noi ai vostri compagni, ai vostri amici, ai vostri fratelli più piccoli. Che impatto ha avuto il vostro servizio gratuito sul commercio degli appunti? ILARIA: Non nego il mio obiettivo originario: cambiare la mentalità e convincere le persone a condividere gli appunti liberamente anzichè venderli. Credo che il commercio di appunti abbia risentito in parte della nascita del sito, ma soprattutto ho notato il farsi largo dell'idea che condividere gli appunti gratis non sia il gesto di un folle, ma una piccola cosa che chiunque può fare. Abbiamo 18 autori e spero che il numero aumenti ancora. MATTEO: Siamo economisti; se si applicasse il criterio costi-benefici, la gente noterebbe gli enormi vantaggi, come per esempio vedere liberamente gli appunti prima di studiarci su, mentre quando si comprano non si possono restituire e riavere indietro i soldi.


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STORIE DI MARE E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

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di Carlo GATTI

NAVI

Rapallo “regina dei Sette mari” La MSC (Mediterranean Shipping Company) di Gianluigi Aponte ha voluto riservare, proprio a noi rapallini, rapallitani (vedi Treccani) e rapallesi, una sorpresa che non può passare inosservata: ha battezzato MSC RAPALLO la sua ultima unità entrata in servizio nel 2012. a flotta comprende navi con una capacità massima di 14.000 TEU includendo una delle più grandi navi portacontenitori del mondo, la MSC Camille. L'azienda è interamente posseduta dal suo presidente G. Aponte e dalla sua famiglia, un grande esempio di capacità imprenditoriale italiana. La portacontenitori MSC RAPALLO é una delle navi più grandi al mondo. Fa parte dell’enorme Flotta (444 navi) che il Comandante sorrentino Gianluigi Aponte ha creato dal nulla, con tanto coraggio e antico fiuto marinaro.

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L’IMPERO DI GIANLUIGI APONTE

MEDITERRANEAN SHIPPING COMPANY Gli armatori che dominano la scena mondiale dei trasporti marittimi nel nuovo millennio, sono

per lo più magnati del petrolio, potenti gruppi bancari e ricchi imprenditori che provengono anonimamente dai più disparati settori economici. Non tutti sanno, per esempio, che il nostro bistrattato Paese vanta in questo settore una “eccellenza” che tutti c’invidiano e che oggi andiamo a conoscere più da vicino. Autore di questa grande impresa é l'armatore Gianluigi Aponte, discendente di un’antica stirpe di armatori sorrentini. La sua carriera inizia con il grado di giovane marinaio che si diploma al Nautico e arriva in pochi anni ad ottenere il sospirato Comando, ma come notiamo scorrendo alcune pagine della sua vita, l’uomo aveva ben altro nel suo DNA. Oggi é l’unico Armatore di alta classifica mondiale ad essere proprietario “esclusivo” delle sue navi mantenendo intatta la tradizione di tanti armatori privati italiani del recente passato che, mettendoci il nome e la faccia, crearono benessere e tanti posti di lavoro. I loro nomi sono: Barbaro, Bibolini, Bottiglieri, Cameli, Costa, Cosulich, D’Amico, D’Alesio, D’Amato, Fassio, Frassinetti, Gavarone, Grimaldi, Lauro, Messina, Onorato, Ravano ecc... al-

30 maggio 2012 - Parte la MSC DIVINA nel nome di Sophia Loren a braccetto del comandante Bossi e dell’amico d’infanzia Gianluigi Aponte

MSC RAPALLO

13.050 TEU (N° contenitori - Twenty feet - equivalent - unit) 143.521 tonnellate di Stazza Lorda. Lunghezza = 366 metri - Larghezza 48 metri Anno di costruzione 2011 cuni dei quali sono ancora oggi sinonimo di grande prestigio dell’Italia sul mare. UN PO’ DI STORIA Nel 1969, con coraggio e lungimiranza, G. Aponte acquista la sua prima nave da carico Patricia, e inizia così a trasportare diversi tipi di merci sulle rotte africane. Gli affari vanno bene. Ormai ha rotto il ghiaccio. Nel 1970 fonda la Compagnia privata Aponte Shipping Company e l’anno successivo compra un'altra nave ancora più grande a cui dà il nome di sua moglie, Rafaela. Nel 1973 Arriva la terza unità, il Carriere Ilse. Queste tre navi sono inizialmente posizionate in Mediterraneo, in Africa orientale e nel Mar Rosso, ma in seguito diventano operative anche in Nord America e in Australia. Passano circa 14 anni di serio e duro lavoro, ma anche di grandi profitti. Nel 1987, la Compagnia si affaccia nel settore crocieristico con l’acquisto della vecchia nave passeggeri Monterey (monoelica) che viene successivamente venduta quando Gianluigi Aponte, in onore

del suo mentore, Achille Lauro, decide di rilevare quella che fu la prestigiosa Flotta Lauro. MSC Crociere decolla come parte di un solido gruppo e aggiunge alla sua flotta altre due navi passeggeri usate, ma eleganti: Rhapsody e Melody. Nell’ambiente si intuisce che l’invisibile (così fu definito) armatore napoletano Gianluigi Aponte é un imprenditore capace, dotato di notevole carisma, che sa scalare le posizioni in classifica con prudenza, ma anche con infallibile fiuto e determinazione. Nel 1995 l'ormai famoso armatore sorrentino acquisisce anche la Compagnia Marittima “Snav”, società costituita da aliscafi e traghetti impegnata nei collegamenti con le principali isole italiane. Tutto ciò che fallisce per incapacità imprenditoriale, nelle sue mani diventa reddito e posti di lavoro, sia a bordo che in terra. Assorbe numerose navi porta contenitori della Soc. Italia e Lloyd Triestino ormai in dissesto finanziario, ma anche navi di altre Società che non funzionano per altri motivi. Trascorrono otto anni di lavoro in-


tenso con grande espansione di traffici e successi crescenti. Nel 2003 ha inizio il piano d’investimenti da 5,5 miliardi che ha reso MSC Crociere una delle più giovani Compagnie di crociere leader a livello mondiale. Il piano, terminato nel 2010 con l'entrata in servizio dell'undicesima unità, è stato integrato con la commessa di una nuova nave ammiraglia da 4.000 passeggeri: la MSC Divina che é stata inaugurata il 26 maggio del 2012 a Marsiglia. Dopo di-

versi anni di crescita senza precedenti, oggi MSC Crociere è in grado di ospitare 1,2 milioni di passeggeri a bordo delle sue navi e con l'arrivo di MSC Divina raggiungerà il traguardo di 1,4 milioni passeggeri l'anno. Nel 2007 La linea è stata nominata "Compagnia di Navigazione dell'anno" dalla Lloyds Loading List. Nel 2008 è stato inaugurato il quartier generale di MSC India, MSC House. Nel 2008 Forbes gli attribuisce un

patrimonio di 2,8 miliardi di dollari dichiarando Gianluigi Aponte il 412° uomo più ricco del mondo. Nel 2009 diventa uno degli azionisti della CAI (Compagnia Aerea Italiana) in seguito alla privatizzazione voluta dal Governo italiano. Nell'ottobre 2010 acquisisce il 51% delle azioni della compagnia navale “Grandi Navi Veloci” che fonderà con SNAV. Nel novembre 2011 acquista il 51% di “Bluvacanze” e “Cisalpina Tour”. Nell'aprile 2011 la MSC si avvicina a quota 2 milioni di TEU nella capacità complessiva della sua flotta. La compagnia oggi Il quartier generale della Compagnia é a Ginevra, in Svizzera, la sede operativa a Piana di Sorrento, in Italia, mentre il principale hub* della linea si trova ad Anversa, in Belgio. La Mediterranean Shipping Company (MSC), compie 43 anni ed è la seconda Compagnia merci più grande del mondo dopo la danese Maersk-SeaLand. Dispone di 420 Agenzie di rappresentanza impiegando un totale di 28.000 per-

INCONTRI

sone in tutto il mondo ed è dotata di una flotta di 444 navi da carico che scalano 306 porti di tutti i continenti. Si tratta di un record decisamente storico per la compagnia. Concludiamo con il formidabile elenco delle navi della MSC Crociere: MSC Magnifica, MSC Fantasia, MSC Poesia, MSC Musica, MSC Lirica, MSC Armonia, MSC Divina, MSC Splendida, MSC Preziosa, MSC Orchestra, MSC Opera, MSC Sinfonia, MSC Melody. Com’é noto, grazie a queste modernissime navi passeggeri, la MSC si é strategicamente posizionata tra i due gruppi Carnival Corporation e Royal Caribbean International che fino a qualche anno fa si dividevano, incontrastate, il mercato mondiale delle crociere.

* Hub Port: porto nodale scalato dalla nave “madre” sul quale converge e dal quale muove il traffico smistato dalle navi “feeder”.

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E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

FONS GEMINA

La masseria degli Armeni opo l’appassionante incontro di venerdì 25 gennaio, e che ha avuto quale tema “Il Diario di Giulio Scocco”, vera testimonianza di un rapallese deportato in Germania, ecco un nuovo appuntamento del Circolo Culturale “Fons Gemina”. Che cosa lega attori come Gregory Peck e Cher e la top model Kim Kardashian; i tennisti Agassi e Nalbandian e i calciatori Djorkaeff e Boghossian; l'ex-pilota Alan Prost e i cantanti Sylvie Vartan e Charles Az-

D

navour. E il campione di scacchi Garry Kasparov, l'inventore dell'aereo MIG Mikoyan o l’allenatore Cesare Prandelli e il comico Paolo Kessisoglu? Risposta: questi nomi, con moltissimi altri, pulsano nelle vene sangue armeno. Di un’antichissima progenie, le cui origini restano nella notte dei tempi: etnia che si stabilì più di tremila anni fa nella pianura dominata dal Monte Ararat, quello dove si sa-

rebbe ammarata (e di cui, dicono, ne esistano tuttora i resti) l'Arca di Noè; stirpe che, prima nel mondo, dichiarò il cristianesimo religione di stato. Questo, l’argomento della prossima conferenza che “Fons Gemina” ha organizzato per il 15 febbraio alle ore 18 presso il “Gran Caffè Rapallo”. Nell'occasione sarà rievocata anche una delle pagine più buie del secolo scorso, e cioè il genocidio – dimenticato - degli armeni, voluto e organizzato dall'impero ottomano nel 1915; il genocidio che servirà da “ispirazione” a quello che i nazisti perpetreranno 25 anni dopo, terribile anche per la crudeltà perpetrata su

donne e bambini. In tutto, si ritiene siano stati massacrati un milione e mezzo di esseri umani, colpevoli solo di appartenere a un'etnia non-turca e soprattutto cristiana. Durante l’incontro, anche proiezione e cenni da “La masseria delle allodole” (basato su quanto accaduto) diretto dai fratelli Taviani. Relatore principale sarà il direttore scientifico del Circolo, Claudio Gramegna, mentre l’introduzione e le note sul filmato saranno a cura di Silvana GambériGallo. Il Circolo Culturale “Fons Gemina” invita pertanto cittadinanza e soci a partecipare.


ANNI SESSANTA di Silvana GAMBÈRI GALLO

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

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CARNEVALE

Una maschera ci dice più di un volto (Oscar Wilde, naturalmente)

I

n un vetusto album di fotografie (rilegato in pelle, fogli di cartoncino nero, tutto molto prima del pc) ho scoperto un’istantanea che mi ritrae – minuta e confusa – con Mario Forella segaligno e vestito da Pierrot, animatore di festa carnevalizia per bambini. Ero convalescente da una remota malattia infantile, non avrei mai saltato quel veglione; chissà quanti piccoli coetanei avrò ammorbato (egoisticamente, un fattore trascurabile). E la smania del travestimento (sia pure per qualche giorno e qualche occasione, non ultimi una Parca con occhio estraibile e un fratello/sorella di Jack Sparrow per divertire i bambini) mi ha regolarmente contagiata, perché – diciamola tutta – è pressoché un sollievo lasciare gli abiti consueti, e nascondersi episodicamente in altri. Fittizi. Quelli desiderati da una vita, quelli che non si possono ostentare in ufficio, quelli che rispecchiano la nostra anima o simboleggiano una sfida. Alzino la mano – pochi, lo so – gli uomini che hanno rinunciato ad esibirsi, nel febbraio “corto e maledetto” ma beffardo, in vesti

e Di Yass

r

femminili. In apparenza tutto molto semplice: due arance (o altro…) a richiamare seni felliniani, una parrucca e trucco esasperato. Pur se il derivato ricordava più una “drag queen” in crisi ormonale – non proprio la signora della porta accanto – e anche il duo Benigni /Arbore ha fatto di meglio, con cappellino a veletta, abitino a pois e prendendosi a borsettate. Ma l’attrazione verso la “maschera” è atavica, con radici ben profonde, cui sottrarsi difficilmente. Dal latino masca (strega) rimasto inalterato soprattutto in Piemonte (e la mia parte astigiana lo sa…); tanto che, quando in una famiglia accade un contrattempo inspiegabile, la responsabilità è sempre imputata alle masche. E non è tutto. Masca – attraverso le varie lingue e interpretazioni – come

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stregone o, secondo gli arabi (maschara o mascharat, derivante dal verbo sachira, che significa deridere o burlare) ci conduce ai mille aspetti della tradizione. Che poi sia anche religiosa, funeraria, o semplicemente goliardica, poco importa. Nulla può arrestare un bambino innocente nel lancio dei coriandoli, la spirale di stelle filanti, la “lingua di suocera” gutturale che ascoltata una volta va bene, e poi diventa istigazione al crimine. Ci siamo passati tutti, e se soffriamo della sindrome di Peter Pan ancora insisteremo. Ricordo una serata al “Covo di Nord-Est”, qualche lustro addie-

tro, in cui la mia “ghenga” sbagliò data e sera, con irruzione – allontanati con garbo – in una serata glamour a tema “Nove settimane e mezzo”, con travestimenti quanto meno imbarazzanti: un “Taz di Tasmania” che ululava GU! quale apripista (sic!). Ma la magia non svanisce, almeno per chi crede ancora (come la sottoscritta) in un ‘Isola che non c’è. Mi aspetta, a tempi brevi, il ruolo di scoiattolina per tanti bambini (italiani e non). Gli incisivi sono pronti, la pelliccia già si arruffa per la gioia. Se la maschera dice più di un volto, eccomi nei panni del roditore. Basta chiedere…

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RICORDO O SOGNO? QUANDO... E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

di Mauro MANCINI

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RAPALLIN

La valle del fossato di Monti – “ö fössôu de Monte” / 4 Quando Enzo Tortora saliva in funivia a trovare la moglie in vacanza a Montallegro ncora ‘rovistando nel passato’ ho trovato nel ‘visitor’s book’ dell’albergo Montallegro una pagina inedita del 1937 dove i componenti del ‘D.I.M.M.’ di Genova,così si rivolgono al gerente Pernigotti Luigi:

A

”Nonostante l’affollamento, nonostante la gran ressa, Pernigotti mai non cessa di ben darci da mangiar!!”. Questo nuovo documento risveglia in Giovanni figlio di Luigi un’altra

1956, una dedica di Enzo Tortora a ‘Pinetto’ Beltrametti. A sinistra: 1937, una dedica in versi del D.I.M.M. di Genova per Luigi Pernigotti

frana di ricordi e anch’egli, vissuta quella esperienza come la cugina Carla Beltrametti, si apre ad un irrefrenabile, e commovente racconto: ”l’Albergo Montallegro nasceva nel 1920 per merito di Pernigotti Carlo, zio di mio padre e Zanfa Lorenzo zio di Giuseppe Bel-

1975. Un centinaio di ragazzi del Fössôu de Munte partecipanti ai “Zêughi de ‘na votta” organizzati dal Comitato di Quartiere

trametti. Papà aveva per nove anni esercitato in alberghi svizzeri, inglesi e tedeschi; nel 1921 nasceva mia sorella Giuseppina, la prima bimba battezzata a Montallegro; durante l’inverno l’impegno si faceva molto pesante: si dovevano pulire i boschi, fare legna per la stagione estiva ed altre incombenze molto faticose così alla fine del 1924 papà decise di trasferirsi quale direttore al Portofino Kulm fino al 1932. Tornato gestì assieme allo zio ‘Pinetto’ l’albergo Pernigotti fino al 1947, anno in cui iniziò la gestione di Giuseppe Beltrametti che con il nome di ‘Pinetto’ si protrasse fino al 1973 ”. Giovanni continua a raccontarmi episodi di quando giovane, a Montallegro, visse eventi tristi durante la seconda guerra mondiale; a questo punto mi accorgo della sua commozione, riesco ad interromperlo. Mi sorride e si ricompone. Come la cugina Carla ha rivissuto oggi quella loro fiaba struggente ed emozionante.


EVENTI E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

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di Emilio CARTA

CHRISTMAS IN VILLA

Villa Devoto: la mossa vincente dell’Ascom Ecco l’elenco dei premiati in occasione del Natale. A metà febbraio ci sarà ancora lo “Sbarazzo” invernale mentre a Pasqua Ascom e Civ torneranno in villa per una nuova “Rapallo in Fiore” cura del CIV (Ci vediamo a Rapallo), braccio operativo dell’Associazione Commercianti, il Christmas in Villa si è concluso con un vero successo. Chiediamo al Presidente dell’Ascom Elisabetta Lai un primo bilancio dell’evento che ha polarizzato le festività. «Christmas in Villa è stato interessante anche dal lato turistico perché ha permesso la riscoperta di una villa di charme come casa Devoto. A ciò si è aggiunto ovviamente l’aspetto economico». Qualche numero? «Diciamo che c’è stato il pareggio per il 90% degli imprenditori aderenti, che sono stati 250. Le spese complessive sono state di circa 81.000 euro: 60.000 per

A

gli stand interni e i restanti per le presenze nei gazebo del giardino. A ciò vanno aggiunte le migliaia di visitatori, soprattutto provenienti da altre località». Prossimi appuntamenti? «Si ricomincia con lo SBARAZZO Invernale che si terrà dal 15 al 17 febbraio. Stiamo già pensando ad una “PASQUA IN VILLA” con un progetto di polarizzazione turistica dedicata alle erbe officinali e ai fiori, nel ricordo di quella manifestazione chiamata “Pasqua in Fiore” che in passato aveva riscontrato un buon successo. Sempre a Villa Devoto infine, in tale occasione dedicheremo diversi stand alla gastronomia ligure e locale».

CONCORSO “VETRINA PIU’ BELLA” Vetrina più votata: GSC di Galleria Raggio, REALIZZAZIONE DEL CALENDARIO DELL’AVVENTO riconoscimento e ringraziamento: 11/12 Via Mameli, 51 – LE GOLOSITA’ in collaborazione con BIANCOZUCCHERO 12/12 Via Magenta, 16-20-22 CHRISTMAS IN MAGENTA promosso da MAGENTA TWENTY UOMO – LES CHATS 13/12 Via degli Oratori e Via Bove promosso da GELO DISCOUNT- IL FORNETTO _ MACELLERIA EQUINA – PARRUCCHIERA GIUSY FOR YOU 21/12 Piazza Garibaldi, 6 e 9 promosso da GELATERIA IL POLIPO e ABBIGLIAMENTO G&P. CONCORSO CHRISTMAS TWITT BAMBINA Maria Grazia BUZZETTI anni 6 – premio Bambola My Doll offerta “LA CICOGNA – VIA VENEZIA, 37-39 Sig.ra ORNELLA TRAVERSO BAMBINO Tommaso CISERCHIA anni 7 – premio Pulimino di Scubydoo offerto da “BAZAR” VIA VENEZIA, 2 RAGAZZI (10-20 anni) Asia VINCI anni 12 – premio Videogioco offerto da “NEVERLAND”- VICO del POZZO, 18 – Sig. CRISTIAN MOLTENI DONNA over 20 Signora Renata TRINCA di Sestri Levante – premio CENA per 2 persone presso EXCELSIOR PALACE HOTEL – Via S. Michele di Pagana, 8 UOMO over 20 Signor Danilo BRUZZONE di Rapallo – premio CENA per 2 persone presso EXCELSIOR PALACE HOTEL – Via S. Michele di Pagana, 8 IL PIU’ SPIRITOSO Signor Gianluca LEGNANI di Zoagli – premio ingresso SPA per 2 persone offerto da GRAND HOTEL BRISTOL RESORT & SPA – Via Aurelia Lev., 369 MIGLIOR TWITT Signora Alessandra CHENDI di Rapallo - pernottamento suite

GRAND HOTEL BRISTOL RESORT & SPA – Via Aurelia Lev., 369 CARTOLINE CON TWITT PARTICOLARI: PREMIO SPECIALE alla Signora ADRIANA MIGNANI che ci ha ospitati la quale ha scritto il twitt più bello ma premiandolo sarebbe sembrata una cosa orchestrata a dovere: premio MASSAGGIO presso la SPA del EXCELSIOR PALACE HOTEL – Via S. Michele di Pagana, 8 Signora PATRIZIA GROSSI di Rapallo - premio APERITIVO per 2 persone presso EXCELSIOR PALACE HOTEL – Via S. Michele di Pagana, 8 Signora GIOVANNA SARTORI di Rapallo premio APERITIVO per 2 persone presso EXCELSIOR PALACE HOTEL – Via S. Michele di Pagana, 8 Signora OTTAVIA CARNABUCI di Chiavari - premio MASSAGGIO presso la SPA del EXCELSIOR PALACE HOTEL – Via S. Michele di Pagana, 8 Signora IDA GIANNA ILLARI di Rapallopremio MASSAGGIO presso la SPA del EXCELSIOR PALACE HOTEL – Via S. Michele di Pagana, 8 Signora FRANCO PALLAVICINI di Samone (To) – premio INGRESSO SPA per 2 persone offerto da GRAND HOTEL BRISTOL RESORT & SPA – Via Aurelia Lev., 369 Signora ERIKA VANZINI di Rapallo – premio INGRESSO SPA per 2 persone offerto da GRAND HOTEL BRISTOL RESORT & SPA – Via Aurelia Lev., 369 Signor GIANCARLO TRUFFA di Milano – premio INGRESSO SPA per 2 persone offerto da GRAND HOTEL BRISTOL RESORT & SPA – Via Aurelia Lev., 369 Signor MARCO MAININI di Piacenza – premio INGRESSO SPA per 2 persone offerto da GRAND HOTEL BRISTOL RESORT & SPA – Via Aurelia Lev., 369


COME ERAVAMO E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

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di Bruno MANCINI

SCUOLA

I ragazzi dell’Istituto San Francesco l dottor Alberto Tarantino, ex alunno dell’Istituto San Francesco di Rapallo, ha fatto pervenire alla redazione questa stupenda foto, scattata sugli scalini antistanti la chiesa di San Francesco, che ritrae una moltitudine di giovani frequentanti l’Istituto stesso, che comprendeva scuole elementari, medie e liceo scientifico. Soffermandoci sulla foto, alla ricerca di qualche volto amico, sono riaffiorati alla mente alcuni flash (primi anni Cinquanta) che cerchiamo di esporre: - le classi dell’Avviamento Professionale “Manusardi” svolgevano settimanalmente, sul campetto dei Frati, le lezioni di ginnastica (ah, quelle due pertiche in ferro...); - gli alunni pensionanti, accompagnati dagli assistenti scolastici, passeggiavano (l’ora d’aria?) per le vie cittadine; - la perfetta organizzazione di padre Oreste Caimotto, del torneo di calcio “Coppa San Francesco”, con la partecipazione di studenti dell’Istituto stesso e di due formazioni esterne invitate: l’Istituto Emiliani, destinato - purtroppo - alla prossima chiusura dell’attività d’insegnamento ed i “pulcini” dell’Associazione Calcio Rapallo Ruentes. Non ce ne voglia il dottor Tarantino se ci siamo permessi di aggiungere qualche nostra testimonianza, per ricordare quanti baldi giovani hanno salito quelle scale a mo’ di tenaglia del mitico Istituto San Francesco.

I

Emozione e nostalgia in questa foto che è e rimarrà nella memoria di molti. 1 giugno 1965. Si distinguono, tra il corpo insegnanti, a sinistra: padre Vittorio Veglio (padre spirituale), padre Renzo Montrucchio (padre ministro), padre Antonio Calvi (padre preside), padre Giovanni Angelino (padre vice preside); a destra: padre Sebastiano Raviolo (padre rettore), Luisa Basso (insegnante elementare), prof.ssa Pellegrina Repetto (insegnante di Lettere)

ERRATA CORRIGE Le due squadre “esterne” partecipanti alla “Coppa San Francesco” Da sinistra in alto: Aldo Righi, Bruno Mancini, Franco Pisani, ......... Salini, padre Oreste Caimotto, Carlo “Carletto” Frattini, Luigi “Gigi” Cordano, Giuseppe “Beppi” Sanguineti, Renato Bussinello (assistente scolastico e arbitro). Da sinistra in basso: .... Zanello, Giulio Cambiaso, Franco Fenelli, ........ “O Rôsso”, Renzo Montanari, Mario Costa, Carlo Merello.

Un errore di impaginazione ha visto assegnare a Riccardo “Carappa” Carapellese, nello scorso numero, 3 reti non realizzate (Ternana anni 1961/1964); ce ne scusiamo con i nostri lettori.


FATTI E PERSONE E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

di Benedetta MAGRI magribenedetta@gmail.com

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ONORIFICENZE

A Rapallo un prossimo Alfiere del Lavoro La proposta inviata al Presidente Napolitano vede interessato per motivi di studio il giovane Lorenzo Lanti l 2 giugno 1961 venne istituita l'onoreficenza di Alfiere del Lavoro, un riconoscimento semi-statale del tutto analogo a quello di Cavaliere del Lavoro. Ogni anno vengono selezionati 25 ragazzi e i dati che mi fornisce internet, non sono dei più accurati, ma a parte nel 2007, anno in cui Lorenzo Caciagli, nato a Rapallo, vinse questa onoreficenza per il Trentino, la nostra città, mi sembra non comparire negli elenchi ufficiali. Potrebbe dunque essere un'occasione importante, perché questo tipo di onorificenza potrebbe permettere alle scuole della nostra città di essere guardate con meno diffidenza da altri comprensori. Ma chi è che potrebbe fornirci questa importante occasione? Per chi ha legami con il Liceo Classico Giovanni Da Vigo, non sarà difficile avanzare un'ipotesi: Lorenzo Lanti. Ebbene, questo ragazzo è il candidato che il liceo classico rapallese propone. Il curriculum di Lorenzo è molto interessante e ricco di meriti scolastici, ma non solo. Ha avuto modo in più occasioni di dimostrare le proprie qualità, ma lasciamo che sia lui a raccontarci i suoi successi... "ALFIERE DEL LAVORO" sarebbe un'onorificenza non da poco, come è nata la tua candidatura? A scuola è arrivata una circolare, in cui venivano descritti i requisiti minimi per partecipare a questa selezione: si tratta di una valutazione finale alle scuole secondarie di primo grado pari a ottimo, una media superiore agli 8/10 per i primi quattro anni di scuola superiore secondaria e un voto di maturità non inferiore ai 100/100. Naturalmente, per conoscere questo risultato dovremo attendere l'esito degli esame di maturità, comunque la mia scuola ha pensato di inviare la mia candidatura e, secondo la Federazione Italiana dei Cavalieri del Lavoro, sono risultato idoneo a ricevere la nomina di Alfiere del Lavoro. Spero che l'idoneità si concretizzi, oltre che per un'ovvia soddisfazione personale, anche per portare prestigio alla città di Rapallo. Recentemente hai ricevuto anche una borsa di studio che ti è stata conferita dalla tua scuola di appartenenza. Sì, il Dirigente scolastico Nazaria Persia, nonostante le note difficoltà economiche nel settore pubblico, ha deciso di premiare i due studenti con la media più alta dell'anno presso le sue due scuole. La cifra in questione non è ingente, ma sicuramente ha un grande significato ed è sempre un aiuto. C'è stata anche una ce-

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rimonia di premiazione in occasione della consegna della borsa di studio. Hai partecipato a vari "CERTAMINA", mi spieghi in che cosa consistono? Sono competizioni organizzate da vari licei italiani con il patrocinio del Ministero della Pubblica Istruzione, nelle quali si effettua una prova di traduzione di un brano dal latino o dal greco in italiano. In realtà, per il secondo tipo di concorsi la denominazione corretta è "agòn", infatti questo è un termine greco, mentre "certamen" è un termine latino. Di ogni competizione si conosce l'autore e oltre alla gara in sé, vengono organizzati una serie di convegni, che conferiscono un'ulteriore motivazione a partecipare, anche perché spesso intervengono come conferenzieri personaggi della cultura italiana di altro profilo. Sono stato due volte a Bergamo per il greco, una volta a Roma e una a Rieti per il latino e ho sostenuto il Certamen Ligusticum a Genova, con la presenza del celebre grecista Franco Montanari come presidente della giuria. Quest'anno, nonostante gli impegni della maturità, andrò ad Assisi e a Terni per latino, le versioni saranno tratte da testi di Properzio e Tacito. Cosa ti piace del latino e del greco? In un mondo in continua e legittima modernizzazione, trovo che sia piacevole e necessario uno sguardo al passato, in particolare verso le origini della nostra cultura e della nostra lingua, per permetterci di comprendere alcune dinamiche moderne grazie alle parole di chi ci ha preceduto. Condividi che siano definite "lingue morte"? Il fatto che una lingua non sia più correntemente parlata, non presuppone che debba essere considerata "morta", perché i legami etimologici, in particolare, ma anche artistici,si pensi all'arte greco-romana e le sue affascinanti iscrizioni, con la maggior parte delle lingue mondiali non vanno sottovalutati. Cosa ne pensi del fatto che stiamo assistendo ad un forte abbandono degli studi classici da parte dei giovani? Il Da Vigo, per la prima volta, quest'anno presenta una solo classe prima, ad esempio. La crisi globale in cui viviamo si è introiettata nelle famiglie e questo è dimostrato dal crescente numero di iscrizioni in scuole di stampo professionale, che nonostante siano ugualmente rispettabili e meritevoli di attenzione, richiedono un investimento personale in termini di tempo minore, rispetto alla cultura lette-

raria. Penso, invece, che la preparazione che offre il liceo classico, per la sua matrice enciclopedica, può comunque procurare allo studente le conoscenze per affrontare qualunque tipo di carriera successiva. Mi auguro che gli studenti delle medie di Rapallo e dintorni scelgano di proseguire il loro percorso di studi in un ambiente sano e familiare, come il Liceo Da Vigo, in cui l'aspetto più importante è la crescita culturale e non il mero voto. Parlando di luoghi comuni... Se ti dico "il classico apre la testa" Cosa significa? Se aprire la testa significa un'automatica acquisizione di cultura, ritengo sia una corrente di pensiero estremamente inesatta, perché lo studente deve necessariamente compiere un percorso autonomo e questo spesso permette di fornire un metodo di studio universalmente valido. In questo senso la cosiddetta "apertura mentale" è accertata e molto probabile, infatti chi esce dal liceo classico, in linea di massima, ha la maturità di affrontare, con le piccole difficoltà iniziali, qualsiasi tipo di percorso universitario. Meglio il greco o il latino? Preferisco il greco, poiché permette una maggiore libertà di traduzione e, in effetti, tutti gli argomenti che vengono trattati nei testi greci e anche la nascita dei generi letterari, sono poi ripresi dalla cultura latina, tra tutti la nascita del teatro. Il latino, benché noi italiani lo sentiamo più vicino per Roma e per l'interesse archeologico, per la sua struttura grammaticale richiede un approccio più logico-matematico. Che consiglio daresti a un ragazzo che ha difficoltà con queste materie? Latino e greco sono considerati uno scoglio per molti e il "Da Vigo",sensibile a questa problematica,ha attivato un progetto di "studio guidato" pomeridiano. Perciò penso che uno studente motivato possa costruire un metodo di studio che proceda gradualmente e che lo porti ad avere prima di tutto una conoscenza delle fondamenta linguistiche. Inoltre consiglio vivamente di leggere anche i testi tradotti, due fra tutti: l' "Alcesti" di Euripide e le "Bucoliche" di Virgilio, solo da ciò si può apprezzare la lingua e superare le difficoltà sviluppando un interesse personale sul l'antichistica. Cosa farai in futuro? La mia passione mi farebbe proseguire lo studio delle lettere classiche, ma vedendo la situazione in cui verte l'inte-

Lorenzo Lanti resse per la cultura antica e la filologia nel nostro Paese, sarebbe un percorso complesso e lungo che mi potrebbe portare ad allontarmi dalla mia amata città, quindi, spinto dall'interesse per i giornali e per l'opinione pubblica e vedendo che quotidianamente vengono versati fiumi d'inchiostro su questioni di diritto e liceità, mi piacerebbe approfondire e utopisticamente affrontare alcune di queste problematiche iscrivendomi a Giurisprudenza.. Cosa fai al di fuori dello studio? Non mi si deve immaginare come "un topo da biblioteca", perché ho molte passioni, una fra tutte il suonare il clarinetto ed il sassofono. Mi sono formato nel Corpo Bandistico Città di Rapallo, associazione che consiglio ai giovani della nostra città di frequentare, e ora sono richiesto anche presso altri enti musicali e con tre amici ho fondato un quartetto di clarinetti. Sono anche, compatibilmente con i troppi impegni di studio e non, un tennista, benché purtroppo trascuri in parte questo mio hobby. Amo inoltre il teatro e l'opera lirica, infatti sono uno spettatore fisso del Carlo Felice, che ritengo essere un ente storico e un'istituzione che merita di essere tenuta in vita.

LA CITAZIONE Homo sum, humani nihil a me alienum puto Terenzio (Nulla che sia umano mi è estraneo)


CULTURA E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

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di Domenico PERTUSATI

Governare è servire ome i lettori ricorderanno mi è stato chiesto se la chiesa nel corso del suo cammino secolare abbia dato segni di debolezza ed evidenziato lacune, ovviamente non da parte dei fedeli che ricevono istruzioni e ordini e devono stare sottomessi, ma dalla classe governante che dal soglio più alto a quello inferiore ha il compito di indicare con saggezza la strada esatta da percorrere. Ho già anticipato che l’argomento non può non recare fastidio all’ ambiente clericale e suscitare “irritazione” presso quei cattolici “integralisti” che a priori sono contrari a qualsiasi obiezione. Chi conosce la storia della chiesa, non quella insegnata nei Seminari, nelle sacrestie e nei vari circoli parrocchiali e diocesani, non può ignorare che le vicende non sono state sempre edificanti. Va precisato, a scanso di equivoci o di accuse ingiustificate, che non c’è da meravigliarsi più di tanto. Tutti dovrebbero sapere, credenti e agnostici, che la chiesa è santa e peccatrice insieme: santa per il suo Fondatore, per la Sua grazia che salva, peccatrice perché costituita da uomini fragili. “Se la barca di Pietro non è affondata in oltre duemila anni non è stato per la saggezza di chi l’ha guidata, ma per l’azione di Colui che ha promesso la sua continua assistenza” (D. Pertusati, Benedetto XVI e i suoi predecessori, Tigullio-Il Mare, 2006 pag.12). Quante e quali sono le delusioni riscontrate nella chiesa? Per chi studia la storia questo è un interrogativo legittimo che non può assolutamente essere evitato o, peggio ancora, deviato per eludere i cosiddetti scan-

C

Giovanni d’Antiochia si adoperò per moralizzare la condotta di un certo clero corrotto, amante del lusso e con uno stile di vita dissipato. Venne chiamato “Crisostomo” che in greco significa “bocca d’oro”, proclamato santo e annoverato tra i “Padri della Chiesa”. Fu messo al bando dai suoi potenti oppositori. ( Bassorilievo bizantinoMuseo del Louvre-Parigi)

dali o sorprese inattese. La storia non si costruisce a tavolino, non si disegna secondo i propri desideri, non si adatta né la si corregge a piacimento, non si operano tagli e non si compiono omissioni più o meno interessate per servilismo o per compiacere tesi preordinate e precostituite. Quanti di noi ricordano l’affermazione di Giovanni Paolo II che la Chiesa non teme la verità, anche quella scomoda ed amara? Fu il primo Papa che ebbe il coraggio nell’anno Duemila, quello del Giubileo, vincendo le opposizioni di taluni cardinali e vescovi, di battersi il petto e proferire con umiltà e sincerità il “mea culpa” per i comportamenti poco evangelici degli uomini della Chiesa. E’ stato un gesto luminoso di coraggio e di credibilità in una società come la nostra dove l’occultamento (non la negazione) della verità diventa una prassi accettabile. Ma, diciamolo con franchezza, nascondere la verità è un inganno. Ci fu chi ebbe a sostenere che non dire la verità non significa mentire, ma passare oltre, non prendere posizione: un conto è mentire, un altro non dire. Ci sembra un “escamotage” che forse nel passato fu anche accettato e reputato dalla “ chiesa degli uomini” una via d’uscita opportuna. GESTO CORAGGIOSO E UNICO Siamo più che convinti che Papa Wojtyla rimarrà nella storia per il suo gesto coraggioso anticipato da una lettera dal titolo: “Riflessioni sul Grande Giubileo dell’anno Duemila”, inviata nel1994 ai 141 Cardinali di allora, sparsi nel mondo. “Come tacere delle tante forme di violenza perpetrate anche in nome della fede? Guerre di religione, tribunali dell’Inquisizione ed altre forme di violazioni dei diritti delle persone (…). Bisogna che la Chiesa, alla luce di quanto il Concilio Vaticano II ha detto, riveda di propria iniziativa gli aspetti oscuri della sua storia, valutandoli alla luce dei principi del Vangelo (…). Ciò non danneggerà in alcun modo il prestigio morale della Chiesa, che anzi ne uscirà rafforzato per la testimonianza di lealtà e di coraggio nel riconoscere gli errori commessi da uomini suoi. La Chiesa è certamente santa, come professiamo nel Credo; essa però è anche peccatrice, non come corpo di Cristo, bensì come comunità fatta da uomini peccatori”. Lo stesso Pontefice, poco dopo, in occasione del Concistoro straordinario 13-14 giugno 1994 ebbe a ribadire: “Di fronte a questo Grande Giubileo la Chiesa ha bisogno della “metanoia”, cioè del discernimento delle mancanze storiche e delle negligenze dei suoi figli nei confronti delle esigenze del Vangelo. Solo il riconoscimento coraggioso delle colpe e anche delle omissioni di cui i cristiani si sono resi responsabili possono dare impulso alla nuova evangelizzazione”.

Il “mea culpa” di Giovanni Paolo II è stato un comportamento unico nella storia del Papato. C’è da augurarsi che venga ripetuto dagli “uomini della chiesa”.

In conformità a queste sorprendenti e autorevoli affermazioni che appaiono ormai lontane non è auspicabile recitare il “mea culpa” anche sulle colpe del nostro tempo? Non chiediamoci ingenuamente: “Quante e quali sono?”. Apriamoci alla verità senza tergiversare e senza astute diplomazie. Basta amare la verità con tutto il cuore, senza preclusioni di sorta. “La verità - ha detto il Divino Maestro - vi farà liberi” (Giov. 8,32). LA TENTAZIONE DELLA RICCHEZZA Parlare di delusioni che si registrano nella chiesa non è pertanto da considerarsi un atto di ostilità o di mancanza di rispetto. Tutt’altro! E’semplicemente non nascondere la verità e dire le cose come sono, al fine, se possibile, di poterle correggerle ed eventualmente di migliorarle. La classe che dirige la chiesa non può assolutamente non seguire l’esempio di Cristo, che ha vissuto dalla nascita alla morte nella povertà. Si è umiliato e si è posto nelle condizioni degli uomini più derelitti, escluso il peccato. Le ricchezze sono state sempre additate dal Divino Maestro come una tentazione e una strada impercorribile da chi lo vuol seguire con dedizione totale. “Non potere servire a Dio e al denaro” (Mt. 6,2): parole chiare che gli uomini che dirigono la Chiesa, dal Sommo Pontefice ai cardinali, vescovi, parroci etc. hanno l’obbligo di trasmettere non con le prediche o le esortazioni, ma con l’esempio. E’ la testimonianza che conta; le parole, anche quelle proferite dall’altare, non hanno effetto se non sono accompagnate da uno stile di vita libero da ogni interesse materiale. Ci sono parroci zelanti che si preoccupano di celebrare funzioni solenni, ben organizzate sotto il profilo liturgico, si impegnano a far eseguire canti di elevata qualità e suoni d’organo a tutto volume, esibendo paramenti lussuosi e preziosi, con incensazioni ripetute e benedizioni impartite ad alta voce. Nel contempo non dimenticano di chiedere con insistenza offerte per le varie iniziative che intendono promuovere… Ho avuto modo di ascoltare con interesse due osservazioni a proposito dei preti che si premurano di raccogliere “fondi” a ripeti-

zione affermando che servono per opere di bene. La prima riguarda il pericolo che questi ecclesiastici corrono: maneggiando per abitudine il denaro, rischiano di esserne a poco a poco coinvolti, come avverte un vecchio proverbio: “Chi va al mulino, si infarina”, vale a dire: le loro mani “sacre” quando toccano lo sterco cioè il denaro inevitabilmente rimangono imbrattate e luride. Il profeta Isaia raccomandava: “Mundamini qui fertis vasa Domini” (52-11) “Purificatevi voi che portate gli arredi del Signore”. La seconda osservazione è in realtà una proposta quanto mai opportuna e favorevole al “ministro” chiamato a vivere il Vangelo. Perché non affidare in modo esclusivo l’incarico di trattare gli interessi finanziari delle chiese (eccetto quelle piccole e modeste) a persone laiche, di indiscussa onestà, capacità e responsabilità, lasciando i sacerdoti completamente liberi nella cura totale ed esclusiva dei beni spirituali? I cosiddetti “lontani” avrebbero buoni motivi per riavvicinarsi e ritornare alla fede vera e sincera. Perché la Chiesa che comanda non può prendere questa decisione ed imporla al clero, modificando il Diritto Canonico? Si dice da più parti che manca la volontà di farlo: non è da escludere il rischio che taluni presbiteri, sollevati dal compito di amministrare le finanze, rimangano delusi e si impegnino con minor dedizione a favore delle “anime”. ONORARE CRISTO NEI POVERI Invitare gli uomini della chiesa a fare un passo indietro è stata la premura di un insigne Padre della Chiesa, Giovanni Crisostomo (347- 407) che così si esprimeva: “Vuoi onorare il corpo di Cristo? Non permettere che sia oggetto di disprezzo nelle sue membra, cioè nei poveri, privi di panni per coprirsi. Non onorarlo qui in chiesa con stoffe di seta, mentre fuori lo trascuri quando soffre per il freddo e la nudità (…). Il corpo di Cristo che sta sull’altare non ha bisogno di mantelli, ma di anime pure, mentre quello che sta fuori ha bisogno di molta cura”. E più oltre arriva a dire quello che oggi non è accettato, salvo eccezioni, nell’ambiente clericale. “Che vantaggio può avere Cristo se la mensa del sacrificio è piena di vasi d’oro, mentre poi muore di fame nella


persona del povero? Prima sazia l’affamato, e solo in seguito orna l’altare con quello che rimane. Gli offrirai un calice d’oro e non gli darai un bicchiere d’acqua? Che bisogno c’è di adornare con veli d’oro il suo altare, se poi non offri il vestito necessario? Che vantaggio ne ricava? Dimmi: se vedessi uno privo del cibo necessario e, senza curartene, adornassi d’oro il suo altare, credi che ti ringrazierebbe o piuttosto non si infurierebbe contro di te? E se vedessi uno coperto di stracci e intirizzito dal freddo, trascurando di vestirlo, gli innalzassi colonne dorate, dicendo che lo fai in suo onore, non si riterrebbe forse beffeggiato e insultato in modo atroce?” (dalle “Omelie sul vangelo di Matteo”). Sono parole forti e di attualità a distanza di secoli. Oggi si cerca di essere meno drastici e severi. Perché? Per amor di pace o per non offendere l’autorità ecclesiastica? Se così fosse siamo nell’ assoluta ipocrisia. Aggiungo un ulteriore precisazione di Giovanni Crisostomo: “Nessuno è mai stato condannato per non aver cooperato ad abbellire il tempio, ma chi trascura il povero è destinato alla geenna, al fuoco inestinguibile e al supplizio con i demoni. Perciò mentre adorni l’ambiente del culto, non chiudere il tuo cuore al fratello che soffre. Questi è un tempio vivo più prezioso di quello”. Queste affermazioni valgono per tutti i credenti e in modo speciale per quei sacerdoti che con entusiasmo e fatica si affannano ad adornare gli altari e ad abbellire le chiese. Ci è sempre stato insegnato che i “ministri di Dio” vivono intensamente la vita spirituale

e non danno la minima importanza ai beni terreni. La loro vocazione è unicamente quella di guardare, insieme ai fedeli, il cielo, preparandosi alla vita eterna. La loro predicazione mira a distaccare il cuore dagli interessi materiali e a convincere tutti a non accumulare le ricchezze, ma a donarle a chi è nel bisogno. Un lettore molto attento e perspicace ha fatto notare: “Il Sommo Pontefice raccomanda sovente: “Date con generosità, date a chi è nel bisogno, aiutate i poveri. (sulla stessa falsariga i suoi collaboratori, come il Segretario di Stato, Cardinali, Arcivescovi, Vescovi e altri ancora). E ha aggiunto: “Non è meglio dire: Diamo, aiutiamo insieme, tutti quanti, noi che parliamo e voi che ascoltate?” Non si può non condividere l’auspicio che la Chiesa doni per prima quello che possiede (e non è poco!), elargisca le ricchezze accumulate lungo i tempi ( e sono tante!), diventi povera con i poveri, debole con i deboli. Si metta veramente a servire, non ad essere servita. Assisteremmo ad un cambiamento radicale: le chiese tornerebbero a riempirsi, i lontani ad avvicinarsi, la fede a crescere. Cristo ha raccomandato ai suoi seguaci: “Quando avete fatto quanto che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare” (Lc.17,10 ). Ecco la vera umiltà che convince e trascina. VIA L’IPOCRISIA E LA SUPERFICIALITÀ Il Cardinale Martini ha sempre manifestato questo senso di umiltà. “E’ indubbio che ci sia molta ipocrisia, nonché cristiani

deboli e anche sacerdoti deboli dai quali forse si pretende troppo…” . Questo era il suo convincimento: “La chiesa ha bisogno di me e di te, il che è umano e accattivante, forse più di una Chiesa pomposa e potente. La no- Il cardinale Carlo Maria Martini in visita ai carcerati: uomo di fede e di castra Chiesa ha rità, profondo studioso della Bibbia, non risparmiò critiche e dubbi sul cammino non sempre evangelico della chiesa, suscitando reazione e didella debolezze. Con questa consa- sgusto tra i “tradizionalisti intransigenti” e tenaci “integralisti”. pevolezza, ci unia“La Chiesa di Gesù Cristo deve contribuire mo e ci fortifichiamo a vicenda”. Il card. Martini non ha avuto peli sulla lin- a rendere il mondo più giusto e più pacigua, ma ha mostrato il suo vero volto, fico. Secondo la Bibbia, la giustizia è più quello di un ministro di Dio consapevole, del diritto e della carità: è l’attributo fonumile e coraggioso. Quanti cercano di imi- damentale di Dio. Giustizia significa impetarlo? o piuttosto quanti tentano di di- gnarsi per chi è indifeso e salvare vite, menticarlo, soprattutto quando le sue lottare contro l’ingiustizia (…). Gesù ha affermazioni vere e convinte sono in dis- dato la sua vita per la giustizia. Si è schiesonanza con l’apparato e le abitudini se- rato dalla parte dei poveri, dei sofferenti, colari di una chiesa alta, potente e degli affamati, dei carcerati, degli umiliati, dei bambini e delle donne. Chi si comporta intangibile. Padre Georg Sporschill annota: “Le rifles- così dà fastidio”. sioni e le risposte del cardinale, che ho re- Per Martini governare è mettersi al sergistrato nelle nostre conversazioni, vizio di chi ha bisogno. aprono la porta ad una Chiesa coraggiosa Mi pare superfluo sottolineare che anche e degna di fede” (C.M. Martini - Georg ai governanti “laici”, saggi e coscienziosi, Sporschill - Conversazioni notturne a Ge- (Capo dello Stato, Presidente del Consiglio, Presidenti regionali e provinciali, Sinrusalemme, Mondadori 2008). Le convinzioni di Martini offrono una daci) incombe l’obbligo di servire con svolta veramente evangelica alla Chiesa: dedizione, umiltà e generosità.

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STORIA LOCALE E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

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di Pier Luigi BENATTI

FOLCLORE

Ha 84 anni la canzone popolare di Rapallo RAPALLO - CANZONE POPOLARE S ul numero del 17 agosto 1929 de “Il Mare”, il giornale rapallese, veniva dato un curioso annuncio ai lettori: “Con versi dialettali del concittadino Dott. Giovanni Maggio e musica del Maestro della banda “Città di Rapallo” Cav. Amilcare Piergiorgi. è uscita una canzone popolare rapallese.” Era il primo vagito del ben noto motivo che ancor oggi capita di sentir intonare nella cornice agreste delle sagre frazionali, ma che, in occasione delle feste patronali, è echeggiato sotto la volta, decorata dell’effigie dei grandi compositori, del chiosco della musica al lungomare. La canzone venne stampata a Milano dall’editore M. Aromando, una figura caratteristica nella nostra città, col numero 6046 di raccolta, e predisposta per l’esecuzione per mandolino (o violino) e canto. Il prezzo di vendita di una copia era indicato in L. 1,50 e la si poteva trovare nei negozi di musica in Rapallo. Vi fu anche un piccolo “incidente di percorso”. Nel testo elaborato in dialetto genovese, infatti, la stesura iniziale della seconda strofa, fra le frazioni menzionate, dopo Foggia e Santa Maria, si passava a San Pietro tralasciando San Mas-

simo. Sarà lo stesso settimanale “Il Mare” a provvedere all’immediata rettifica riportando il testo riveduto e corretto del verso “incriminato” che così diveniva: “E Feuzza e Santa Maja, San Mascimo e San Pe”. A tanti anni di distanza la canzone può anche far sorridere per la genuina semplicità che la caratterizza e per quel grido “Rapallin!... Ohé” che prelude il ritornello. Resta il fatto che essa rimane come uno spaccato della Rapallo che fu, col suo passato storico, il castello e le spiagge dei pescatori, e con le bellezze di un borgo incantato che si caratterizza per un mare di perle, un cielo stellato, fiori fragranti e, sul Montallegro, la reggia di Maria eretta dai padri per testimoniare amore filiale. Stride unicamente un pochino il paragone che nella quarta strofa assimila gli ospiti tedeschi, inglesi, russi e americani che parlano insieme il loro idioma a ... “tanti chên”. Si tratta di una bonaria facezia perché ben ricordiamo lo spirito di accoglienza e l’impegno a favore del turismo che proprio l’autore (quell’avvocato Maggio che fu anche presidente dell’ENIT) profuse in tutta la sua vita. E allora, “Rapallin! ... Cantae con mi!”

I. Da Monte a Montepegi E finn-a a San Martin S’estedan de Rapallo i vasti sêu confin.

E son frazoin ridenti San Chigo con Chignê e Feuzza e Santa Maia E in pô ciû zû San Pê.

III. In mezzo ao mâ u castello tra i schêuggi ben ciantôu ai mouxiai pa co digghe m’ai stôto angusciôu E quande u tûrco e u môu da e Nagge u l’e spontôu da Borzoi l’e sciortio Maggiocco u bon pescôo. Rapallin ecc.

Rapallin! ...Ohé... Rapallin, cantae con mi Rapallo, Rapallo Che tutti a inamoa Se bella a l’ê aôa ciû bella â saiâ Rapallo, Rapallo cittae da Madonna de sêunni e de canti da prinçipi e re.

IV. E donne de Rapallo travàggian ao coscin e fabbrican pissaetti chi costan di scellin Tedeschi, ingreixi e rûsci Ghe vêgne e americhen si parlan tûtti a sèmme i piggae pe tanti chên. Rapallin ecc.

II. Ma no scordaeve miga a bella San Michê con Prelo Pùma e Trelo a pâ na gran çittae. Seixêua e Cappellaetta San Rocco e San Michê con Borzoi e Costagûa son tûtti i sêu sestê.

V. E canta u mâ de perle de stelle brilla u sê i fiori son fraganti chi bella ciû de le? Ma in çimma ao Montallegro ghe a Reggia do splendôo l’an faeta pâ Madonna pe’ dîghe o grande amôo.

Rapallin ecc.

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GENTE DI LIGURIA E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

di Alfredo BERTOLLO

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PERSONAGGI

Tommaso Bertollo, deputato e benefattore Sestrese d’origine, alla fine del 1800 riuscì ad evitare l’eliminazione del Tribunale di Chiavari

N

ato a Genova ma di famiglia originaria di Sestri Levante e, in seguito, trasferita a Santa Margherita, Tommaso può essere considerato un sestrese di ritorno. Suo padre, Giovanni Battista, pur risiedendo a Santa Margherita, commerciava con Genova e, a un certo momento, decise di trasferirsi ad Albaro in una bella villa di proprietà. Fu così che Tommaso ed i suoi numerosi fratelli erano sette- si dedicarono alle diverse attività che offriva la grande città: politica, giurisprudenza, commercio e industria. Tommaso scelse la prima; militando fra i liberali, ne diventò un importante rappresentante e, nelle elezioni del 1895, nonostante la presenza di Rolando Costa Zenoglio, fu eletto deputato nel collegio di Chiavari. In quegli anni, gravi problemi agitavano il suo comprensorio: l’eliminazione del Tribunale di Chiavari, considerato da molti un’inutile istituzione dati i pochi processi, l’ampliamento del porto di Sestri Levante da rendere adatto ai bastimenti per il trasporto del manganese delle mi-

niere. Tommaso riuscì a evitare che il tribunale venisse spostato ma non nell’intento di fare diventare Sestri un porto di VI. classe anche se Sestri ne aveva fondati motivi sia turistici che commerciali. Fu infatti avversato daalla minoranza ed ebbe in un giornalista d’assalto, Ernesto Carloy, un oppositore costante che sulla “Gazzetta di Chiavari”, finanziata da Costa Zenoglio, arrivò quasi a vilipenderlo. Tommaso lo querelò e vinse la causa. Come molti genovesi deprecava che il Regno di Sardegna li avesse privati della loro indipendenza ma, in seguito, Tommaso fu conquistato, come molti, dal fascino della regina Margherita, nata duchessa di Genova. I contemporanei riferivano che Tommaso Bertollo era una bella figura, fiero, alto, ben portante, gioviale. Portava scarpe a punta quadra perchè - diceva: “La base è tutto”. Semplice e risoluto, chiaro e determinato era di poche parole: fece però spesso interventi in Parlamento a differenza del suo avversario Costa Zenoglio che, eletto

COSTUME di Rossella CARTA eeccocii qui, ancora qui! Non sieete felici di essere tutti vivi e poter ancora leggere i miei articoli e questo fantastico mensile tutto rapallino? Vi svelo un segreto, se ancora non ve ne siete accorti, a quanto pare…. i Maya si sono sbagliati! o semplicemente non avevano voglia di andare avanti con il calendario! E chi ha la voglia di calcolare che giorno sarà tra migliaia di anni? :D Comunque, per tornare a esser seri, è sparita la paura per la fine del mondo predetta ma ciò non è servito ad accrescere l'apprezzamento per la vita e l'autentica spontanea generosa disinteressata gentilezza verso il prossimo. Una mia amica mi ha raccontato che a Londra durante il cambio della guardia e una manifestazione importante a Buckingham Palace una guardia ha detto a degli altri turisti che si erano messi davanti a loro di farli passare perchè il gruppo della mia amica era arrivato prima (!!) Quando mai qui in Italia è successa una cosa del genere?? Una

E

dopo di lui deputato, pare che, alla Camera, abbia soltanto detto, in un pomeriggio di luglio, questa frase: “Qui fa troppo caldo, aprite le finestre.” Erano tempi di grande anticlericalismo da parte del nuovo Stato che espropriava le proprietà agli ecclesiastici. Per fortuna, Tommaso Bertollo, stabilitosi a Sestri Levante, essendo ricco di famiglia, potè acquistare nel 1876 l’intera proprietà del convento dei Cappuccini di Sestri Levante per poter rivendere nel

1878 la metà della proprietà agli stessi religiosi e destinare l’altra all’Ospedale Civile di Sestri Levante. Tommaso tenne per sé quella bella villa denominata “Villa Cappuccina”, attigua al convento che domina la splendida Baia del Silenzio, Tommaso Bertollo fu un grande benefattore e a Sestri in località Pila vi è tuttora una scuola a lui intestata. Morì a soli cinquantotto anni in treno mentre ritornava a Sestri da un viaggio d’affari a Milano.

Il bon ton e le buone maniere esistono ancora?

scena triste raccontatami, che nonostante sia diventata un'abitudine stupisce, si è svolta in un negozio. Una signora, anziana, è arrivata e si è seduta. Subito dopo due uomini sono entrati e senza minimamente curarsi di lei le sono passati davanti, e il negoziante non se n’era accorto. Lei ha tentato di far valere i suoi diritti ma alla fine quando i due se ne sono andati hanno pure avuto il coraggio di dirle 'A non rivederci mai più!' e la signora quasi si è sentita male. Per citare un esempio contrario, in un noto supermercato di Rapallo una signora avanti negli anni è andata a lamentarsi pesantemente e irragionevolmente per non so che cosa con la cassiera che non può nulla, e avrebbe preteso di passare davanti a tutta l'infinita fila di persone. Poi dicono a noi giovani che siamo maleducati. A parte il fatto che il ’prima io, no prima io’ è un’espressione da attribuire ai piccoli non alle persone adulte e vaccinate, come si suole dire. Un ruolo impor-

tante se non determinante lo giocano i genitori, che dovrebbero insegnare ai propri figlioli l’educazione, il saper attendere il proprio turno e rispettare gli altri. Possiamo dire che in tutte le generazioni ci sono soggetti più o meno sensibili alle esigenze oggettive degli altri. Diverse volte io stessa ho visto cedere o ceduto il posto sull’autobus, in posta, dal medico (ecc.) in favore di persone con particolari necessità. È un classico il litigio nei parcheggi. Accorto è chi va a nascondersi quando ha visto il pericolo, dice in un altro punto sempre il libro che amo molto. Oppure dice che la nostra espressione dovrebbe essere 'sempre con grazia, condita con sale', in modo da non accendere micce poi inevitabilmente inestinguibili e sinistre. "I ricercatori hanno riscontrato che chi è impaziente e perciò scortese ha PIÙ probabilità di essere obeso che chi sa aspettare" ci riporta il Washington Post. In alcune zone i 'cibo veloce' (fast food, eng;) sono aperti A TUTTE LE ORE

DEL GIORNO ed è inevitabile che le conseguenze siano l' ingrassare. Una esperta psicologa famigliare, la dottoressa Jennifer Hartstein, esplica che la nostra è divenuta la cultura dell'immediata gratificazione. Pretendiamo che tutto lavori velocemente, secondo le nostre esigenze e aspettative. Quando questo non succede si diventa sempre più irritabili e impazienti, e nessuno ha piacere della compagnia di una persona che agita con nervosismo i piedi o controlla ossessivamente l'orario. Questi comportamenti fanno allontanare gli amici, una sorta di 'terra bruciata' forse inconsapevole che conduce all'infelicità e solitudine. Se invece ci sforziamo di respirare, chiedere l'aiuto a Chi ce lo può offrire e fare del nostro meglio per onorare tutti avendo più pazienza mitezza di cuore, saremo più sereni, in grado di rimanere calmi e rispettare il nostro posto in modo che.. mai più discussioni in fila! Bacii


CINEMA

di Luciano RAINUSSO

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AL CINEMA in diagonale

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

Twilight. Breaking Dawn II

di Bill Condon

Fine della cine-saga sul conflitto tra vampiri buoni e malvagi che ha entusiasmato milioni di adolescenti in mezzo mondo e raccolto al botteghino oltre 850 milioni di dollari. Quattro film, l'ultimo diviso in due parti, altrettanti registi, tra i quali una donna, ma un esito artistico generalmente abbastanza mediocre. Forse soltanto Bill Condon, che ha firmato i due capitoli finali, ha saputo creare quel risalto gotico che l'intera vicenda richiedeva. Nessuno, in ogni caso, è stato in grado di rendere accettabile sia l'intreccio che le motivazioni dei suoi protagonisti. Del resto, non è che, sotto questo aspetto, appaiano migliori i romanzi di Stephanie Meyer, tutti portati sullo schermo con pochissime varianti, persino nelle loro situazioni involontariamente risibili. (E non siamo noi a definire tali romanzi congegnati senza particolare estro e lontani dalle attuali problematiche adolescenziali, ammesso che l'autrice a queste volesse rifarsi, sia pure sotto metafora). Sbiadito, poi, l'apporto dei due protagonisti. Sicuramente, rispetto a Robert Pattinson, vampiro ultracentenario, Kristen Stewart, vampira a seguito di matrimonio e di una maternità più che rischiosa, ha dalla sua una maggiore potenzialità espressiva. Non fosse altro per quell'insieme di candore e acerba perversione che suggerisce il suo fisico da adolescente d'epoca, costretta purtroppo a prodursi in acrobazie tarzanesche e ridicole dimostrazioni di forza. TWILIGHT SAGA, insomma, è e rimarrà una pura operazione commerciale, malamente gestita, per giunta.

Vita di Pi di Ang Lee Arduo definire questo nuovo film del regista taiwanese, da anni ormai in forza a Hollywood, la cui fama viene fatta risalire, a I SEGRETI DI BROKEBACK MOUNTAIN, storia amorosa, durata vent'anni, tra due giovani cowboy. Certamente non può essere definito una favola, sebbene racconti di un ragazzo indiano, naufrago costretto a vivere per giorni e giorni, in mezzo all'oceano, su una scialuppa di salvataggio, insieme a una tigre. E neppure un film avventuroso, a motivo della sua totale inattendibilità. Meglio, dunque, considerarlo una storia di formazione, al pari del bestseller che porta sullo schermo, amplificandone al massimo l'aspetto visionario. Si cambia. e si matura al cospetto delle difficoltà della vita. Questo l'insegnamento che se ne ricava, ma, al contempo vi si avverte la necessità di riferire in modo diverso i fatti vissuti, di descriverli come avremmo preferito viverli, ovviamente non per renderli più plausibili. Il film è ricco di suggestioni. Usa gli effetti speciali in maniera creativa. Ha il grande pregio di rendere verosimile ciò che verosimile non è. Perfetto nei momenti drammatici, è struggente nel descrivere la solitudine del giovane protagonista, perduto nell'immenso nulla che lo circonda. Restituisce la bellezza, ma pure la crudele indifferenza degli eventi naturali. Lo sentiremo nominare più volte, e a ragione, ai prossimi Oscar.

La sala cinematografica è, da sola, il mondo intero, così come lo siete voi, da soli Marguerite Duras ne “L’uomo atlantico”

La regola del silenzio di Robert Redford

Una storia priva di orpelli sull'America degli anni '60, della lotta dura per far cessare la guerra in Vietnam. Uno scopo nobile che poteva giustificare anche un'azione violenta. A raccontare questa storia, ricavata da un fatto realmente accaduto, è un regista di stampo democratico e “liberal”, nel senso come il termine è inteso oltre Atlantico. Anche divo fascinoso, ma di talento, all'epoca già in attività. (Ebbe un Oscar per il suo esordio registico, avvenuto nel 1980 con GENTE COMUNE, centrato su un giovane ossessionato dai sensi di colpa per la morte del fratello. A 75 anni, Redford si dirige nel ruolo di un ex protestatario clandestino sul quale pesa un'ingiusta accusa di omicidio e costretto a vivere da allora sotto falso nome. Un giovane dell'altro ieri, idealista e determinato, che viene a trovarsi a confronto con un giovane di oggi, un giornalista quasi precario di provincia che ha scoperto la sua vera identità. Senza truccherie di sorta, ii film è un thriller privo di decessi e inseguimenti d'auto, lineare nello sviluppo narrativo, prosciugato nello stile, alla cui eccellenza contribuisce un cast di interpreti giustamente famosi. Spiccano, al fianco di Redford, sempre impeccabile, Susan Sarandon, ex militante decisa a costituirsi, e Julie Christie, l'indimenticata Lara de IL DOTTOR ZIVAGO, qui nei panni di una ex compagna di lotta, inesorabilmente segnata dal passaggio del tempo.

La migliore offerta

di Giuseppe Tornatore

Il cinema italiano torna a volare alto con l'ultima fatica del cinquantaseienne autore di NUOVO CINEMA PARADISO, Oscar per il miglior film straniero. Vola alla stessa altezza cui giunse, un paio di mesi or sono, con IO E TE, il film che Bernardo Bertolucci ha ricavato, con esito prezioso, da un breve romanzo di Niccolò Ammaniti. Un thriller dei sentimenti, si è detto de LA MIGLIORE OFFERTA, un racconto che trova la sua collocazione ambientale più giusta in alcune zone mitteleuropee che rubano gli occhi. Sfondi antichi, principalmente Trieste, che rispecchiano la natura e l'animo del protagonista: un distinto signore più che maturo, forse misantropo, ma segreto collezionista di ritratti femminili e rinomato battitore d'aste, che si è costruito tutta una vita tra ossessioni, fobie e regole precise. La vicenda sterza al nero con l'arrivo di una ragazza, bella e misteriosa, che gli affida, per la vendita, ogni bene lasciatole dai genitori. Ovviamente, come succede in ogni narrazione che si rispetti, lei sarà la rovina del protagonista. Efficace nella tensione, diretto con sapienza, il film corre implacabile verso un finale sospeso tra ironia, disperazione e un barlume di speranza. Ottimo il cast che comprende, in prima fila, l'australiano Geoffrey Rush (il logopedista de IL DISCORSO DEL RE, già vincitore di Oscar) e la per noi inedita Sylvia Hoeks, diva della televisione olandese. In un ruolo di esperto quanto ambiguo meccanico, il giovane Jim Sturgess, che, nel film INTO THE WIND di Sean Penn, rinunciava ad un futuro da benestante per andare a morire nel gelo dell'Alaska.


LA LETTERA DEL MESE

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E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

La storica mulattiera per Montallegro Lo stato di abbandono e degrado del sentiero grida vendetta: l’antico rissêu a rischio scomparsa, pannelli di lamiera che occludono il panorama. Il tutto nell’indifferenza generale. Chi vigila sul territorio? Spett. Redazione, innanzitutto complimenti per la vostra rivista che viene letta interamente ogni mese da tutta la mia famiglia rapallina doc. Bravi tutti i collaboratori che ci portano a conoscenza di tante realtà della nostra città. Dello scorso numero abbiamo apprezzato particolarmente l’articolo del sig. Mancini circa la strada mulattiera che porta al santuario di Montallegro e che ha risvegliato in noi ricordi di tempi passati quando questa strada era veramente un gioiello. Purtroppo adesso la situazione è decisamente cambiata, sia per un susseguirsi di amministrazioni comunali che non hanno mai effettuato nessun intervento serio di manutenzione, sia per le persone che non hanno rispettato il lavoro di secoli prima costato sicuramente tanta fatica e sacrifici. Vi inviterei a fare un sopralluogo per rendervi conto di ciò che ho affermato e magari successivamente fare un articolo che denunci lo stato attuale. Chissà mai che la nuova amministrazione….. In particolare vi consiglierei di partire dalla chiesetta di San Bartolomeo: qui la strada è praticamente ridotta a poco più di un sentiero con il selciato a tratti talmente compromesso da rendere difficile il cammino. Dopo trecento metri circa si arriva ad una vera e propria strada carrozzabile che non ha niente di similare alla vecchia:

questo tratto di pedonale è stato messo a nuovo da un gruppo di abitanti del posto perché resa impraticabile dopo anni di transito non autorizzato al fine di aggiustare le loro case. Fatto encomiabile, direte voi, se non fosse per il fatto che hanno installato una sbarra per impedire il transito ai non autorizzati; questa la fa sembrare una strada privata e non la nostra mulattiera, nostra di noi rapallini, che penso possa essere considerata un monumento. A tal proposito non c’è nessun tipo di indicazione stradale per i tanti turisti che la frequentano e che, a causa di ciò, sbagliano percorso. Inoltre la ricostruzione del ‘rissêu’ non è avvenuta in modo similare a quello del passato in quanto le pietre non sono state messe come avevano fatto i nostri vecchi. Questa cosa si può vedere confrontando la nuova pavimentazione con la vecchia e la prima cosa che salta agli occhi è la mancanza della divisione lineare a metà strada che si può vedere anche nella foto del sig. Mancini. Ci siamo informati da persone che l’hanno percorsa per anni con fasci di fieno sulla schiena, questa linea rappresentava la divisione tra i sestieri Seglio e Borzoli. Sono piccoli dettagli ma che rappresentano la storia del nostro passato, delle nostre genti. Arrivati al ‘Pellegrino’ e salendo per altri duecento metri troverete una recinzione in lamiera, esattamente sotto i fili della funivia, che

impedisce una vista impagabile sul golfo. Si tratta dello stesso tratto di strada della foto d’epoca pubblicata sull’ultimo numero de ‘Il Mare’ e vedendo lo scempio che c’è adesso, a noi si stringe il cuore. Questa è stata posizionata per tutelare la privacy dei signori a danno della collettività a cui è stata tolta una posizione panoramica di indubbia bellezza. Proseguendo oltre, il degrado è costante, ma senza interventi così

evidenti da parte dell’uomo. Fiducioso in un vostro riscontro, vi ringrazio per la vostra attenzione e spero, in un prossimo numero, di leggere un articolo al riguardo in modo da risvegliare la sensibilità della gente di Rapallo, dei fedeli che si recano a piedi al Santuario, dei turisti e degli amministratori che sono gli unici a poter migliorare lo stato attuale. Cordiali saluti Un rapallino


LETTERE E NOTIZIE

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

LETTERA APERTA ALL’ A.T.P. Sono passati 10 anni dal giorno in cui ho acquistato la cittadinanza rapallese. Dopo pochi mesi da questo evento, mia moglie ed io, essendo privi di mezzi di locomozione, decidemmo di acquistare l’abbonamento del trasporto pubblico ATP, che agisce su tutta la zona del Tigullio. Da allora abbiamo continuato a comprare tutti i mesi l’abbonamento, fatta eccezione per quei mesi che ci assentavamo da Rapallo. Ho fatto questa premessa per dimostrare quanto sono grato all’ATP e quanto mi ha preoccupato la notizia che questa azienda sia arrivata sull’orlo del fallimento. Pertanto mi permetto di fare alcune considerazioni etiche ricavate dall’esperienza fatta nel corso degli anni che ho usato gli autobus dell’ATP. Premesso che l’appellativo Azienda Trasporti Provinciali presuppone un rapporto collettivo con i cittadini, ciò implica un regolamento, che si esplica in diritti e doveri reciproci. Da quanto ho potuto constatare, in questi ultimi anni l’Azienda ha adempiuto ai doveri del confort e dell’igiene dei propri mezzi di trasporto, trascurando, incredibilmente, i propri diritti, che sono la causa della crisi economica in cui si trova oggi. Infatti io ho potuto constatare che molti viaggiatori non comprano il biglietto. Ciò avviene soprattutto nei mesi estivi. Questi fatti scandalizzano le persone rette e indirettamente le danneggiano. Io suggerisco all’ATP di scrivere sui fianchi degli autobus questo slogan:

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POESIE D’AMORE E DI MARE CITTÀ DI RAPALLO BIBLIOTECA INTERNAZIONALE

Villa Tigullio - Parco Casale Tel. 0185 63304

“SABATO IN BIBLIOTECA” 16 FEBBRAIO "I migliori film del 2012" Conferenza di Renato Venturelli “Chi usa l’autobus senza comprare il biglietto è un ladro e come tale sarà trattato!”. Inoltre direi agli autisti che vendono il biglietto sul bus di avvisare l’utente di timbrarlo subito. Distinti saluti Gaetano Pecora

POSTEGGIO AL CASELLO Spettabile Redazione, visto che voi avete conoscenze in alto loco in Comune propongo al ns sindaco un suggerimento per incrementare le entrate finanziarie. Come sapete Io abito a S.Maria ed ogni volta che devo venire in centro devo passare davanti al bar Poletti. Nonostante che proprio all'uscita del casello autostradale ci sia un gran parcheggio gratuito, davanti al bar ci sono sempre auto parcheggiate in doppia fila che restringono il passaggio di chi deve andare verso il centro

Associazione Culturale

Caroggio Drito FEBBRAIO (data da destinarsi in funzione delle condizioni meteo)

Gita a Triora 16 FEBBRAIO Giuseppe Medicina e Mauro Mancini: da Langan a-ö Ciantȇ Ricordi della vecchia Rapallo Villa Queirolo - ore 16,30

“Poesie d'amore”, è una raccolta di versi della rapallese Milena Palazzo che si avvale per l'occasione della prefazione di Rossella Arrighi. L'amore, protagonista di questo libro, nasce dalla sincerità e dalla profondità del sentimento e ispira i versi. Contravvenendo un po' alla regola non scritta di pubblicare poesie e versi facciamo un'eccezione visto che alcune di esse sono dedicate al mare.

Vele al vento: Amore e blu stanno nel cuore. Tu portami in giro per il mondo. Fammi sentire quanto i tuoi passi Sono radicati a questa Terra. Portami verso il Sud Che punti a naso Per inseguire il sole. Indicami le stelle Che ti guidano Sul mare, a notte fonda. Ti seguirò Come una luna silenziosa. cittadino. Tempo fa sono stati messi dei paletti a 1/2 metro dal marciapiede del bar ma le macchine continuano ad essere parcheggiate. Qualche settimana fa ho visto un bus che non riusciva a passare. Proprio questa mattina c'era un camion davanti al bar ed a fianco del camion una macchina parcheggiata. Il mio suggerimento è quello di tenere un vigile urbano o anche

un ausiliario fisso in quella zona e che incomincino a multare tutti quelli che si fermano davanti al bar Poletti. Saluti e buon lavoro G.S. Gentile lettore, le nostre conoscenze “altolocate” in Comune sono uguali alle sue, quelle di un comune cittadino. Giriamo volentieri la sua lettera agli amministratori “altolocati” sperando che la ascoltino.

LA PREVENZIONE CARDIOVASCOLARE L’Associazione Cardiologica Punny Odaglia è un ente senza fine di lucro presieduta da Elena Lavagno Canacari, persegue finalità di carattere sociale. Nell’ambito delle sue attività scientifiche, culturali e di propaganda, rivolte alla conoscenza della prevenzione e della cura delle malattie cardiovascolari, in questi giorni ha dato alle stampe un opuscolo informativo, curato dalla dott. Anna Gentile – Cardiologa – dal titolo La prevenzione cardiovascolare. Le malattie cardiovascolari – afferma la Presidente – rappresentano la prima causa di mortalità nei paesi industrializzati, tra cui l’Italia, ma è importante sapere che si possono almeno in parte prevenire, mettendo in atto una serie di misure di tipo comportamentale e terapeutico, atte a ridurne in maniera sensibile la morbosità. CONOSCERE DUNQUE PER PREVENIRE: questo il concetto che ha ispirato questa pubblicazione di facile consultazione che, fornendo consigli chiari e pratici, consente di effettuare una valida prevenzione cardiovascolare a tutte le età della vita. La pubblicazione è in distribuzione gratuita a tutta la cittadinanza.


Gargantua

LETTERE E NOTIZIE

di Renzo Bagnasco

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

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Il proverbio del mese Zemino di zucchine e gamberi INGREDIENTI: 1 kg di code di gamberi surgelati e sbucciati (anche di seconda scelta), 1,500 Kg di zucchine piccole e fresche, 2 cucchiaini di aglio liofilizzato, 1 mazzetto di basilico, olio extravergine d'oliva, aceto e sale. ESECUZIONE : Mettere le code congelate in acqua e aceto e "rondellare" le zucchine; In una caseruola con l'olio, mettere le zucchine, l'aglio e il sale versandovi 3/4 di bicchiere di acqua tiepida. Incoperchiare e cuocere per 15' a fuoco basso e rimestando; aggiungere le code sciacquate dall'acqua e aceto e pulite dalla sabbietta; completarne la cottura per cica 20' a che evapori l'acqua. Rompere il basilico con le mani e mischiarvelo. Sevire In piccola quantità, aggiungendo un po’ d'olio, è un ottimo condimento per penne rigate o "gigli"; spolverare con grana.

Màoxo de mâ, sô de Frevâ, cianze de donna: no te ne fiâ Maroso di mare, sole di Febbraio, pianto di donna: non te ne fidare

Spazio Aperto di Via dell’Arco Associazione Culturale A COALINN-A

10 FEBBRAIO Gita a Campoligure città della filigrana Per prenotazione tel. 0185-281945

24 FEBBRAIO ore 16.00 Conferenza della prof. Luciana Magge "Sui sentieri delle renne verso il grande nord siberiano" presso la "Tigulliana" Via Belvedere Santa Margherita Ligure

Per traduzioni da francese, inglese, tedesco e russo di qualsiasi genere rivolgersi ad

Alfredo BERTOLLO

Tel 0185-281945 cell. 339-8688040 CASARZA LIGURE Via Annuti 40 (Croce Verde) Apertura: Martedi ore 12

www.ac-ilsestante.it

MESE

Febbraio

Giorno

Associazione di Promozione Sociale

Febbraio SABATO 2, ore 16.00 Vita vissuta dei nostri naviganti Dal Golfo di San Lorenzo al Canale di Panama... con il comandante Pasquale Panella

SABATO 9, ore 16.00 Il tempo fugge Le macchine del tempo: dalle meridiane agli orologi atomici, il tempo e la società - 2a parte Diego Mecca

MERCOLEDÌ 13, ore 16.00 I mercoledì dell'operetta "La duchessa di Chicago" di Carlo Lombardo [RISERVATO AI SOCI] a cura di Luciano Rainusso

SABATO 16, ore 16.00

20 13 Lunazioni, Stagioni e Segni Zodiacali

Ora./min. Descrizione

Domenica 03

14:56

Ultimo Quarto

Domenica 10

08:20

Luna Nuova : 12^ Lunazione del Sogno

Domenica 17

21:30

Primo Quarto

Lunedì

18

13:03

Il Sole entra nel segno dei

Lunedì

25

21:26

Luna Piena

Pesci

Enrico Millo, un eroe chiavarese Capitano di Fregata Marco Rainoldi, Scuola Telecomunicazioni delle FF.AA.; Sottotenente di Vascello Vincenzo Gaggero, Associazione Culturale il Sestante

SABATO 23, ore 16.00 E adesso... musical! I mille volti del genere Silvana Gambéri-Gallo, giornalista



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