Il Mare Eco del Golfo Tigullio 6/2012

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Fondato nel 1908

Foto: TONI CARTA

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o Anno V - agosto 2012 • Direttore responsabile: Emilio Carta

€1,00

O giornale o l'é comme l'äze, quello che ti ghe metti o porta Il giornale è come l'asino, quello che ci metti, porta (Antico proverbio genovese)

INTERVISTA AL SINDACO Giorgio Costa: ascolto tutti ma decido io

LAVORI PUBBLICI S.Francesco: copertura a rischio

INQUINAMENTO LÊaria „arricchita‰

FESTE DI LUGLIO Botti e polemiche

MATRIMONI Gioia e incubo

ARIA MARINA PROTETTA • Come muoversi al suo interno • Intervista al Direttore G. Fanciulli

IL MARE è consultabile anche on line sul sito

AGOSTO

www.marenostrumrapallo.it

Tutti gli eventi culturali e musicali

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Il Papa può dimettersi? Associazione Culturale


Le feste di luglio, i Sestieri e il rispetto delle tradizioni di Emilio Carta

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

IL MARE

Mensile di informazione Anno V - agosto 2012

€ 1,00

Edito da: Azienda Grafica Busco Editrice Rapallo - via A. Volta 35,39 rapallonotizie@libero.it tel. 0185273647 - fax 0185 235610 Autorizzazione tribunale di Chiavari n. 3/08 R. Stampa Direttore responsabile: Emilio Carta Redazione: Carlo Gatti - Benedetta Magri Daniele Roncagliolo Hanno collaborato a questo numero: M. Bacigalupo - R. Bagnasco - P. Bellosta P.L. Benatti - S. Gambèri Gallo - C. Gatti E. Lavagno Canacari - B. Magri - B. Mancini M. Mancini - I. Nidasio - A. Noziglia D. Pertusati - L. Rainusso - D. Roncagliolo V. Temperini - Yacht Club Rapallo Ottimizzazione grafica: Valentina Campodonico - Ivano Romanò Fotografie: Toni Carta (per g.c. sig.ra Macchiavello)

Fabio Piumetti Archivio Azienda Grafica Busco

La collaborazione a Rapallo Notizie è gratuita e ad invito

IN QUESTO NUMERO: 2 3 Intervista al neo Sindaco di E. Carta 4/5 Lʼaria “arricchita” non ci piace di R. Bagnasco 6 Manager e quote rosa di E. L. Canacari 7 Oggi sposi: gioia e incubo di B. Magri 8 Un carcere più dolce di E. Carta 9 LʼArea Marina Protetta: le novità 10 Parla il direttore dellʼA.M.P. Portofino di P. Bellosta 11 Lʼammutinamento del Storozhevoy di C. Gatti 12/13 Ferragosto: la Festa dellʼAssunta di A. Noziglia 15 Gli eventi di agosto 16/17 Il campanile storto di P. Benatti 18 Amarcord dei bagni marini di E. Gambèri Gallo 19 Un libro per lʼestate di I. Nidasio 20 Quando lo scrittore è fuori diritti di M. Bacigalupo 21 Ricordo o sogno di M. Mancini 22 Come eravamo di B. Mancini 23 Il Papa può dimettersi? di D. Pertusati 24/25 Stregoneria: la nuova inquisizione di E. Carta 26/27 Viaggiare: elzeviri nomadi di V. Temperini 28 Cinema in diagonale di L. Rainusso 29 Lettere e notizie 30/31 Rispettiamo le tradizioni di E. Carta

S.Francesco, copertura a rischio di D. Roncagliolo

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n tempo chi nasceva in un sestiere tale rimaneva sino all'esalazione dell'ultimo respiro, dovunque si trasferisse. Forse perché all'epoca i foresti si contavano sul palmo di una mano. Ora ci sono i trasferimenti, come nel calcio mercato e si è riusciti persino ad anticipare una “sacralità” come il Panegirico, con una sparatina alle 11, un'altra a mezzogiorno e un finale alle 14,30! I puristi dei fuochi, al di là del meteo, sono rimasti letteralmente basiti ma così è la vita. La cosa più inquietante, se vogliamo, è che il primo cittadino sia stato lasciato fuori da questa decisione con la motivazione che il sindaco, Giorgio Costa, si trovava in quel momento in basilica per motivi non solo religiosi ma istituzionali e, per di più, ovviamente, col cellulare spento. Chi si è preso la responsabilità di dar fuoco alle polveri evidentemente ha pensato che fra il centro del lungomare Vittorio Veneto e la chiesa parrocchiale la distanza fosse siderale e non di duecento metri lineari. Da anni predichiamo, si fa per dire, che terminato il primo spettacolo pirotecnico occorre avvertire il pubblico che ne seguirà un secondo; altrimenti si corre il rischio che la gente sciami via. E' successo ancora una volta la notte del 3 luglio di quest'anno: possibile che non si riesca ad informare la gente? Gli altoparlanti ci sono e uno speaker non dovrebbe essere difficile da trovare! Ogni tanto in redazione giungono lettere ed e-mail che suggeriscono l'eliminazione dei “botti” alle otto del mattino del primo luglio. Per non parlare dei turisti ancor più scandalizzati per lo spreco di denaro pubblico destinato ai “fuochi” e, malgrado l'austerity, assicurati ai Sestieri cittadini in un momento di così grave crisi per le tasche degli italiani. Al di là dell'intervento finanziario del Comune va

Giggia, al Panegirico San Michele ha sparato tre volte!

Panegirico 2006 (arch. Festediluglio.it)

ribadito che sono proprio i rapallesi ad aprire il borsellino per offrire il proprio obolo ai massari dei sestieri per le feste. Non sto a dilungarmi sulla tiritera di una Rapallo aperta al mondo per 362 giorni ma interamente dei rapallini per tre giorni l'anno (1, 2 3 luglio, appunto), che personalmente condivido, ma c'è dell'altro. Mi riferisco ad una tradizione che trae la sua base e la sua forza da ben 500 anni con i colpi dei mortaletti e dei reciammi e, come tale, portatrice di una sua sacralità minore e per certi versi ferina. Le feste di luglio sono soprattutto la novena dell'alba a Montallegro, la fede e l'amore per la propria Patrona, gli ex voto che ne ricordano la devozione al frettoloso visitatore del Santuario, la processione e i cristezzanti così come i lumetti rapallini messi a mare la notte del tre luglio. I massari, a modo loro, di queste tradizioni sono integerrimi custodi e sanno benissimo che gli spettacoli pirotecnici notturni sono un di più, cui si sono solo adeguati per favorire il business di altri. Perché Rapallo in quei tre giorni accoglie centomila persone col naso all'insù e gli esercizi pubblici e gli ambulanti fanno affari d'oro. Non lamentiamoci quindi se la Madonna di Montallegro, ogni tanto per carità, pare giI soliti esagerati rare il volto dall'altra parte. per farsi belli In quel mezzogiorno assocon la lato del 2 luglio 1557, quando apparve al contaMadonna! dino Giovanni Chichizola disse “Va, e dì ai rapallesi che voglio essere onorata qui”. Ci scusi la Celeste Signora per l'ardito e forse indegno accostamento ma, in questo nuvoloso 2 luglio 2012, vedendo scandire i colpi alle 11 del mattino, probabilmente avrà pensato in genovese di Pietro Ardito & C. “M'attasto se ghe sön”.

Vuoto a perdere...


OPERE PUBBLICHE E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

di Daniele RONCAGLIOLO danironca@hotmail.it

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SICUREZZA

Torrente S. Francesco e copertura: un pericolo latente Da anni tutti ne parlano senza ritegno visto che nessun intervento è ancora partito. Eppure la foce del rio è una vera e propria bomba pronta ad esplodere senza alcun preavviso. La pulizia dell’alveo pare deficitaria el periodo estivo, con l’acqua che si scorge a malapena e il sole che alto si leva nel cielo, in pochi vedono il torrente San Francesco come una minaccia. Eppure quasi tutte le formazioni politiche, soprattutto durante l’ultima campagna elettorale, ne hanno parlato come uno dei principali problemi cittadini. La sua messa in sicurezza, specie dopo ciò che è accaduto a Genova con il Fereggiano, è opera prioritaria anche se fa sognare meno di un centro congressi o di un palazzetto dello sport. L’attenzione sulla sicurezza del torrente si sono concentrate dieci anni fa, come si evince dalla relazione della Direzione Pianificazione Generale e di Bacino della provincia di Genova. Nel settembre di quell’anno il Comitato tecnico provinciale, esaminando uno studio di fattibilità

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elaborato dall’ingegnere Misurale per conto del Comune, esprime parere favorevole all’intervento che avrebbe previsto il rifacimento della sezione degli scolmatori del tratto terminale del torrente San Francesco fino allo sbocco a mare, la regolarizzazione della pendenza, il rifacimento del tratto dal ponte ferroviario sino allo sbocco a mare e l’arretramento della briglia posta a valle del ponte ferroviario. Nel parere, il Comitato auspica inoltre la demolizione della piastra a valle del ponte ferroviario così da aumentarne il grado di sicurezza del deflusso della piena. Successivamente, lo stesso ingegnere Misurale, sviluppa il “Progetto Preliminare di adeguamento idraulico-strutturale della parte terminale coperta del torrente San Francesco”; il Comitato tecnico provinciale nella seduta del 15

luglio 2004 esprime parere favorevole; il progetto presentato si differenzia dall’ipotesi iniziale: non è previsto infatti l’arretramento della briglia, mentre sono inserite la plateazione del fondo alveo, alcune opere a sbalzo sull’alveo nel tratto a cielo libero e, come richiesto, la demolizione della piastra a valle del ponte ferroviario. La necessità di definire la pericolosità delle aree inondabili, in ordine ai tiranti idrici e alla velocità di scorrimento associata all’intervento di sistemazione, fa sì che in seguito il Comune affidi un incarico al gruppo di progettazione “Patscheider – Donau Consult”. Nel dicembre del 2006 il Comune trasmette alla Provincia il “Progetto di sistemazione e adeguamento idraulico del torrente San Francesco – Richiesta parere di conformità al Piano di Bacino”. Nel gennaio seguente l’ente di palazzo Spinola formula una richiesta di integrazioni, ad

Torte su richiesta di qualunque tipo e peso Via della Libertà 22A - 16035 RAPALLO Tel. 0185 51665 - chiuso il lunedì

oggi, però, rimasta inevasa. Dieci anni di cronistoria per vedere, un’altra volta, come spesso i tempi diventino biblici nonostante la partita interessi da vicino la pelle dei cittadini. Le bombe d’acqua che hanno colpito la nostra regione durante l’ultimo autunno hanno riacceso i riflettori sulla situazione rapallese con rinnovata preoccupazione. In attesa di interventi concreti, il rischio può e deve essere attenuato con una regolare pulizia del letto del corso d’acqua. Un po’di erbacce sono già state estirpate nelle scorse settimane, ma verso monte il torrente diventa una vera e propria palude con piante che in alcuni punti raggiungono l’altezza della strada. Per non parlare della sporcizia accumulata in alcuni punti. Insomma, problemi in più in caso di piene. La messa in sicurezza del San Francesco non può più aspettare.


POLITICA E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

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di Emilio CARTA

L’INTERVISTA

“Il sindaco sono io. Ascolto tutti ma decido da solo” Giorgio Costa parla a 360°. Dagli scricchiolii interni ai progetti, dalla comprensorialità per le grandi opere ai sassolini nelle scarpe. Il neo primo cittadino ribadisce la propria autonomia per scelte, deleghe e incarichi

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poco più di due mesi dal suo insediamento nel palazzo di piazza delle Nazioni il neo sindaco Giorgio Costa prova a fare un primo bilancio della sua attività amministrativa. Dopo una campagna elettorale che per mesi lo aveva dipinto come un re travicello privo di personalità e dopo le prime scaramucce con chi, al suo fianco e in modo sempre più ingombrante, voleva che tale asserzione trovasse una clamorosa quanto poco invidiabile conferma, ha mostrato i muscoli togliendo le deleghe che qualcuno troppo frettolosamente si era attribuito. “Piaccia o non piaccia governo io e sarò il Sindaco di tutti. Io ci metto la faccia e la responsabilità e quindi decido” pare abbia detto a muso duro e così, almeno per ora, è stato. Sindaco Costa, ci spieghi la sua filosofia. Intanto la pulizia, il decoro urbano e la

qualità degli interventi perché se qualcuno lo ha dimenticato siamo una lo-

calità turistica primaria. Sapevo che guidare la sesta città della Liguria non era uno scherzo e quindi mi sono messo al lavoro immediatamente perché le esigenze della città e degli uffici sono molte. Fare il sindaco è tutt'altra cosa che essere consigliere sia di maggioranza sia di opposizione. Occorre fare scelte e le decisioni vanno comunque ponderate; ma non mi lamento di certo. Se verranno sbloccati i due milioni di euro destinati a Rapallo quale Comune virtuoso, come li destinerà? Intanto pagheremo quei fornitori che sono ancora in lista d'attesa e poi interverremo per eseguire diverse opere, mi riferisco a micro interventi come ad esempio i marciapiedi di corso Matteotti, l'asfaltatura di diversi tratti viari come ad esempio la strada che porta a San Quirico d'Assereto. Ho detto pulizia ma c'è anche da ottimizzare la percezione di sicurezza, principi base per una città veramente a misura d'uomo. Ma queste 130 telecamere funzionano o no? Girano strane voci. Sono state attivate solo a partire dalla finale degli Europei. Purtroppo c'era da fare il collaudo e quindi c'è stato un intervallo buio. Non mi faccia dire di più. E il rumore? Vero. Molti cittadini lamentano il fra-

casso notturno, la musica a pieni decibel, altri la mancanza di iniziative per i giovani. Il limite orario è stato fissato per mezzanotte e mezza ma in occasione di spettacoli ed eventi di particolare risonanza ci saranno delle eccezioni. Abbiamo riaperto il Porticciolo e questo mi pare già un buon inizio. Rapallo ha un poco invidiabile record, quello degli accattoni ad ogni angolo della strada e dei venditori abusivi Questa è un'altra spina ma ci sono dei vincoli normativi e legislativi che vanno rispettati. E' altrettanto vero che si possono effettuare misure di disturbo e di controlli ripetitivi che possono essere adottati. Vedremo cosa riusciremo a fare in modo congiunto con tutte le forze dell'ordine. Sindaco, il lungomare così com'è fa letteralmente pietà Concordo pienamente ed è una delle priorità che ci siamo imposti. Lo rimetteremo presto in ordine a misura della sua fama. Il manto rosso per ora resterà così poiché dovrà essere rimosso in occasione del passaggio dei tubi del depuratore. Modificheremo completamente l'illuminazione che dal lato mare è assolutamente carente e vi porremo presto mano. C'è già un progetto. Elimineremo quelle anti- estetiche luci giallastre e potenzieremo l'impianto.


Porremo infine mano alla rimessa in ordine definitiva della piastrellatura lato strada, con particolare attenzione al ripristino dei disegni degli animali marini. Che mi dice dell'ospedale? Che lo difenderemo con le unghie e coi denti. A questo proposito voglio sottolineare che su questo ed altri problemi di carattere comprensoriale è iniziata una fase nuova e collaborativa con i sindaci dei Comuni a noi vicini. Io sono per il dialogo, sempre e comunque e lo stesso discorso vale per il tunnel. Le “guerre di religione” non portano da nessuna parte. Qualcosa in più sul traffico ormai da anni al collasso In tema di viabilità confermo che la rotonda di Siggi è stata una sperimentazione positiva che manterremo allargando leggermente gli spazi. Anche all'altezza dell'autostrada apporteremo delle modifiche. Sarà anch'essa una speri- mentazione e vedremo se sarà funzionale o meno. Il centro congressi lo farete con vista sul cimitero o, come ha detto incautamente un suo assessore, lo ricaverete al posto dell'ospedale nel malaugurato caso il N.S. di Montallegro dovesse chiudere? Non diciamolo neppure per scherzo. Intanto più che centro congressi lo chiamerei centro polifunzionale. Vero

è che i mega congressi sono ormai un ricordo ma Rapallo ha necessità di uno spazio coperto da almeno mille posti per realizzarvi manifestazioni diversificate. L'idea è di realizzarlo nell'ex cinema Italia. Lì ci sono le potenzialità per farlo. La sua maggioranza ogni tanto dà segni di scricchiolamenti vari come di un veliero in mezzo alla tempesta. Prima o poi arriverà la bonaccia. Credo di aver mostrato ai faciloni di turno che quando asserivo che sarei stato un sindaco vero e a disposizione di tutti i cittadini intendevo dire che ascolterò molto ma le decisioni finali le prenderò io e in modo responsabile. Le deleghe? Una fuga in avanti poi appianata. Gli incarichi? Anche quelli sono stati chiariti con gli interessati. Ognuno ha un suo ruolo e tale deve essere. Le deleghe che ho tenuto per me? Un atto dovuto perché, ripeto, la faccia e la firma sugli atti li pongo io. Il suo primo atto da Sindaco L'ordinanza relativa alla pulizia delle spiagge libere. C'erano cumuli di sporcizia lasciati dal mare e nessuno si prendeva la briga di bruciarli e la “rumenta” restava lì per mesi. Poi il problema si è risolto senza accendere un cerino ma, insomma, qualcuno doveva pur decidere di eliminarli, al di là di ogni ambiguità.

Si tolga un sassolino dalla scarpa. Il Panegirico mi ha dato una sofferenza immane, da primo cittadino e ancor più da rapallino. Qualcuno sobillando alcune persone a lui vicine mi ha gridato “vergogna vergogna” manco fossi il responsabile del maltempo. A quelle persone dico vergognatevi voi che sfruttate una festa religiosa per fare politica e gazzarra di basso profilo. Ci sono rimasto

male e non credo di essermi meritato un simile oltraggio. Signor Sindaco, lei parla sempre al plurale. E' un “maiestatis” o cos'altro? E' semplicemente un richiamo alle decisioni condivise che prendo con i miei collaboratori perché ci tengo a ribadirlo, noi siamo una squadra. Poi ovviamente deciso io ma mi pare normale.

IDRAULICA • COMPLEMENTI D’ARREDO

rociani VIA MAMELI 181 - RAPALLO


IL ROMPIBALLE

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di Renzo BAGNASCO

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

INQUINAMENTO

L’aria “arricchita” non ci piace affatto roppi anni sono inutilmente passati e troppe Amministrazioni si sono succedute per non cominciare ad attirare l’attenzione sull’aria che siamo costretti a respirare a Rapallo per l’incuria che, negli anni, tutti i nostri Amministratori hanno dimostrato, con pervicace ostinazione, di non volervi porre mano, trovando soluzioni alternative. Gli ultimi eletti poi, con il voler velocemente “sgomberare” l’Autostrada dalle vettura che, in fila, colà attendono di uscire per poi infilarsi nel traffico cittadino, con una mossa politica e quindi opinabile, vogliono sveltirne l’uscita così da convogliare più auto in centro rispetto alle attuali. Avete mai provato ad affacciarvi da un balcone che sporge su una di queste strade? Se invece le auto restassero in fila aspettando di uscire, disperderebbero quell’inquinamento nell’aria e in zona non abitata. Dopo, avendo finalmente raggiunto l’uscita, percorrerebbero la parte iniziale di Via Mameli, in minor tempo perché meno intasata e con il risultato di inquinare di meno. E’ forse opportuno ricordarci che l’inquinamento emesso è in proporzione sia alla potenza del motore, che anche al tempo che un mezzo impiega a percorrere uno certo spazio. Più è grossa la cilindrata e maggiormente rilascia sostanze inquinanti. Le piccole cilindrate sono meno dannose ma, attenzione, l’altro grosso ruolo lo gioca anche il tempo impiegato per percorrere una determinata distanza. Se una grossa auto impiega meno tempo per percorrerla, alla fine l’inquinamento che “provoca” è minore di quello emesso sullo stesso percorso, da una vettura più piccola ma costretta ad innestare marce basse a causa del continuo fermarsi e ripartire per colpa degli ingorghi. Tutte le strette strade di Rapallo sono invase da auto di media cilindrata che avanzano a singhiozzo, specie agli incroci, tenendo sempre il motore acceso. Ci sarà qualcuno che rilevi a che grado siamo come inquinamento in città? Se lo sapessimo,

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da Mario

forse saremmo meno preoccupati o forse no. Questi principi elementari pare siano sconosciuti ai nostri politici che, ad ogni tornata elettorale, enunciano sogni faraonici, primo fra tutti l’eterno Centro Congressi. E pensare che, è ormai ufficiale, pressoché tutti i Centri Congressuali hanno chiuso i battenti. La crisi economica e anche il diverso modo di far conoscere un prodotto o divulgare una scoperta, sono cambiati; le nuove opportunità date dal web poi, suppliscono alla bisogna. Sono più mirate e assai più economiche perché raggiungono target mirati, evitando i costosi spostamenti e i soggiorni dei congressisti e loro seguito. Come per tutte le opere importanti previste a Rapallo, anche questa, per fortuna, non l’abbiamo mai realizzata: oggi sarebbe un costo e basta. Diverso il caso se, anziché di centro congressi, si parlasse di un centro polifunzionale come la logica imporrebbe. Vanno bene pure le pere (da intendersi come frutto) o cos’altro siano gli alberelli in un solo tratto di via Mameli; ma se non levi l’inquinamento snellendo il traffico, quelli sono serviti solo a far perdere posti auto a tutto vantaggio dei cani. Parafrasando il motto liberale che seguì la rivoluzione francese, senza essere offensivi o irriverenti, potremmo dire che in quella via si è attuato quel principio: libere orine in libere aiuole! Noi non siamo urbanisti ma cittadini costretti da troppi anni a respirare un’aria inquinata per il traffico caotico che, a cominciare dal mattino, ammorba la nostra città. E non parliamo dell’estate e delle sere afose in cui chiudono la passeggiata alle auto; tutte devono passare nelle vie interne contribuendo, anche la notte, ad inquinare mentre si dorme a finestre aperte. Se poi ai “residenti” aggiungiamo anche quelli che passano diretti a Santa o Portofino, i tanti pullman e quelli che passano per andare a Zoagli, ci si accorge

Trattoria a Rapallo dal 1 9 6 3

della serietà di quello di cui stiamo parlando. Non siamo noi chiamati a risolvere questo grosso problema, ma chi, negli anni e anche recentemente si è fatto eleggere, avrebbe dovuto o deve decidere qualcosa, prima che si debba scendere in strada a bloccare il traffico. Non vogliamo che i nostri bambini contraggano il cancro per il solo fatto di doverli far respirare quest’aria, ogni qual volta li portiamo a passeggio o con noi, a fare la spesa, adagiati in carrozzelle o sui passeggini, entrambi giusto all’altezza degli scappamenti, costretti come siamo a dover usare gli stretti marciapiedi esistenti. Saremmo lieti se, dati alla mano, qualcuno ci smentisse, tranquillizzandoci. Capiamo altresì che chi lucra su Rapallo, di questo problema non ne voglia sentir parlare per non allarmare i “furesti”: meglio buttarsi sui “carpet”. Ed è la stessa mancanza di riguardo verso i cittadini che fa sì che, come al Poggiolino, quelli che colà abitano e i campeggiatori, in maggioranza stranieri e paganti, (dimenticavo: siamo una città turistica !) alle prime luci dell’alba vengono svegliati di soprassalto per i forti rumori che fanno gli incaricati mentre travasano l’immondizia. Fa piacere vedere che il responsabile della “differenziata” si faccia immortalare al telefono: vuol dire efficienza ma, se andasse invece un po’ più per le strade, forse si accorgerebbe che le zone tutto attorno ai cassonetti non

sono mai state, prima d’ora, così sporche, piene di immondizia che i concittadini incivili hanno iniziato a depositarvi. E che nessuno fa togliere. Peccato: la raccolta era partita bene e sembrava indirizzata sulla giusta via. Ma già, questa è una città strana; anche i media più infimi sono invasi da interrogazioni, o come diavolo si chiamano, che il “Capo morale” della Maggioranza, il “coagulatore” che ci governa, un giorno sì e l’altro pure, diffonde e che contengono richieste al suo Sindaco o a chi per esso, atte a sapere cosa intende fare per risolvere questo oppure quell’altro problema. Per inciso sono i problemi irrisolti da sempre che, chi ha fatto politica all’opposizione, ben dovrebbe conoscere: altrimenti, perché lo avremmo eletto? Ma per dirsi quelle cose, non possono farlo quando si vedono in Giunta o in Consiglio, se non altrove? Che si parlino! Visto pure che chi le propone è il ‘Capo morale’ della Maggioranza, ancorché un po’ sfrondato delle deleghe che si era accaparrato. Dà l’impressione che non riesca a rinunciare al vecchio giochino delle e-mail, forse per incrementare la burocrazia o semplicemente per darsi il piacere di continuare a “sfrugugliare”, come quando era all’opposizione. E Dio solo sa quanto invece dovremmo snellirla, se vogliamo collaborare ad uscire dal pantano, questa paralizzante burocrazia rapallina.

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SOCIETÀ E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

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di Elena LAVAGNO CANACARI

EQUILIBRI

Quote rosa divise tra opportunità e discriminazione Essere donna è un titolo di merito a priori?

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etti una bella tavolata di sole donne in una delle tante conviviali che le Associazioni di Rapallo (di volontariato, di categoria, di servizio, di promozione della cultura e della salute, etc...), organizzano nel corso dell'anno per i loro fini istituzionale e benefici. I discorsi si accavallano e si intrecciano: dall'ultimo libro letto all'ultimo spettacolo visto, dalla moda autunnoinverno 2012 al taglio di capelli ultra chic sfoggiato da una elegante signora sconosciuta, seduta al tavolo della presidenza, da un timido accenno allo “spread” che continua a salire, a qualche commento sulle manovre correttive del Presidente del Consiglio e della Ministra Elsa Fornero, argomenti per la verità poco allettanti in una conviviale. Ad un certo punto però, il dibattito si sposta inevitabilmente sulla donna e sulla attuale condizione femminile, ed una domanda provocatoria viene lanciata da una giovane signora, neolaureata in cerca di prima occupazione: “Noi donne siamo veramente così brave e meritevoli da avere diritto alle “quote rosa” in politica e nei Consigli di Amministrazione delle società quotate ed a capitale pubblico? In altre parole, il fatto di essere donna, può rappresentare un titolo di merito a priori?” Ed ancora, “Se siamo cosi' brave, perche' sono necessarie le “quote rosa” per avere una opportunità di inserimento?” E' come se si fosse innescata una miccia, ed il dibattito che nasce è veramente infuocato. Vediamone i punti salienti. Innanzi tutto vorrei subito precisare che la maggior parte delle signore presenti si è dichiarata contraria alle “quote rosa”, considerate un palese insulto alle donne, un mero obbligo da adempiere per legge, una brutta invenzione del legislatore per fare ammenda delle discriminazioni e dei soprusi inferti nei secoli alle donne in tutti i campi. “Se una donna dimostra di essere brava e competente”, sostenevano le signore, “perché deve attendere e sperare di essere inserita in quell' Albo delle “specie protette” che va sotto il nome di “ quote rosa”? Il prin-

cipio di efficienza dell' utilizzo delle risorse umane, sia nel pubblico che nel privato, da solo dovrebbe guidare l'impiego dell' elemento femminile in tutti i campi ed a tutti i livelli, creando quel mix di competenze, di talenti e di esperienze, fatto di uomini e donne, che caratterizza una squadra vincente”. Considerazioni giuste e condivisibili ma, purtroppo, dobbiamo constatare che nella realtà non è così. Le donne, anche se dotate di titoli di studio prestigiosi e di ottima preparazione professionale, ogni giorno si trovano costrette a tentare di “sfondare quel tetto di cristallo” che ancora le separa dai posti di comando detenuti dagli uomini. E' per questo che tante donne, pur essendo contrarie per principio alle “quote rosa”, debbono ammettere, loro malgrado, che l'applicazione della norma è indispensabile per consentire una “azione positiva” che consenta di entrare nei campi prettamente maschili come quello, ad esempio, della politica. Una statistica risultante da un sondaggio tra donne manager italiane, rileva che l' 80% delle stesse si dichiara favorevole alla legge che introduce le quote di genere nei Consigli di Amministrazione delle società quotate ed a capitale pubblico, anche se preferirebbe arrivare all' ambito vertice solo per merito personale. Del resto questa disposizione, che ha le sue radici nell' Articolo 3 della Costituzione italiana ed è sancita anche da una risoluzione del 2010 della Suprema Corte Europea, che esortava gli Stati membri della UE a promuovere una presenza più equilibrata tra donne e uomini nei posti di responsabilità delle imprese, è da tempo già in vigore in vari Paesi europei come la Norvegia (dal 2006), la Spagna (dal 2007) e la Francia (dal 2011). In questi Paesi, le quote del 40% riservate alle donne, sono già una realtà che da' ottimi risultati, come dimostrano gli studi effettuati da analisti di grandi società, che addirittura consigliano i clienti di investire in Borsa laddove le società hanno una

presenza femminile di spicco nel top management. Paesi come l' Inghilterra e la Germania si stanno adeguando in tal senso. Ma tornando alla domanda provocatoria di base lanciata al tavolo della conviviale, se cioé le donne siano più brave degli uomini, per spirito di parte sono convinta che le donne siano dotate di una determinazione, una caparbietà ed una forza di animo uniche, che le porta a superare qualsiasi ostacolo. Basta pensare ai numerosi ruoli che la donna svolge nel mondo in cui vive, sia in famiglia che nell' ambito del lavoro. Ruoli sovente assai pesanti, che vanno dalla cura e la crescita dei figli alla assistenza a genitori e parenti anziani ed invalidi, dal lavoro alla presenza nel volontariato, con una forza di animo che non trova riscontro nel mondo maschile, anche se un paragone tra bravura maschile e bravura femminile, lo ritengo banale e del tutto inutile. Uomini e donne hanno, infatti, talenti ed attitudini diverse. Ci sono donne intelligenti e preparate e donne mediocri, come del resto ci sono uomini di qualita' elevate e uomini di scarso valore. Cio' che fa la differenza è la preparazione, la correttezza, l' efficienza e la competenza. Gli esempi non mancano: Francois Hollande, il nuovo Presidente della Repubblica Francese, nel nominare i

suoi 34 ministri, ha scelto 17 uomini e 17 donne, sicuramente non per imposizione esterna o per rispettare ipotetiche “quote rosa”, ma per privilegiare la competenza e la preparazione dei suoi collaboratori in condizioni di assoluta parità, come si conviene al Presidente di uno Stato moderno ed evoluto. In conclusione, essere donna è un titolo di merito a priori? Assolutamente no! Ritengo infatti, ed il mio pensiero è condiviso da una ampia parte del mondo femminile, che quando le donne arrivano ai posti di comando, in tutti i campi, è perché valgono e l' hanno dimostrato. Se qualche eccezione si è verificata, fortunatamente rara, non fa che confermare la regola. Penso a tante donne che, per i loro meriti, hanno fatto e fanno onore all' Italia: Maria Montessori, Rita Levi Montalcini, Margherita Hack, Anna Tarantola, tanto per citare qualche nome, anche recente, più conosciuto. Ma penso anche a quella moltitudine di donne che ogni giorno combattono la loro battaglia contro la crisi economica che investe le loro famiglie, contro la violenza, in famiglia e fuori, contro la discriminazione ed i soprusi, in silenzio, senza venire mai meno alla loro dignità. A queste donne deve andare il nostro vivo apprezzamento e la nostra solidarietà.

La redazione de Il Mare si congratula con la nostra preziosa collaboratrice Benedetta Magri, che si è diplomata col massimo dei voti al Liceo Classico Da Vigo (100/100).


SOCIETÀ E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

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di Benedetta MAGRI

FIORI D’ARANCIO

Matrimonio: gioia e incubo E sco fresca fresca dal momento del grande sì. Non il mio, quello di amici. Si tratta di due giovani, che hanno festeggiato ampiamente il loro matrimonio in questo periodo. La loro storia sarebbe degna di nota, ma dato che non farò nomi e cognomi, non posso fornirvi troppi particolari. Comunque la notizia potrebbe essere che, a meno di trent'anni l'uno e da poco passata la soglia l'altra, due ragazzi si sono uniti in matrimonio davanti a Dio e alla comunità. Secondo i dati Istat del 2009 (non sono riuscita a trovarne di più recenti, ma credo la tendenza non si sia modificata di molto) il 40% dei giovani convive, piuttosto che sposarsi e l'abitudine al rinvio delle nozze ha avuto inizio negli anni '70, senza arrestarsi. La composizione degli invitati presenti al matrimonio a cui ho partecipato era molto varia: giovani coppie sposate, coppie conviventi e coppie in dolce attesa (talvolta non appartenenti né alla prima né alla seconda categoria). I giovani scapoli non mancavano, anche se spesso si dimostravano in compagnia dell'alcool o di qualche fanciulla occasionale. Se facessi una percentuale calcolata sui giovani al di sotto dei 30 anni presenti al ricevimento in questione, potrei stimare un 37% di fidanzati, un 27% di conviventi, un 23% di single e un 13% di sposati, percentuali che approssimativamente ritrovo anche facendo un rapido calcolo tra i conoscenti del sabato sera in piazzetta a Santa Margherita, tranne per il numero di sposati che scende di qualche punto a favore dei fidanzati. Questi dati credo siano applicabili a una più ampia scala, infatti la convivenza al giorno d'oggi appare una scelta più appropriata per tante coppie, perché non implica il per sempre (per alcuni questione anche abbastanza relativa all'interno del matrimonio), non richiede il costo della cerimonia e del ricevimento e

neppure la grandissima difficoltà organizzativa legata ad ogni scelta che va effettuata a partire dalla selezione degli invitati fino al colore dei fiori per addobbare la chiesa. Insomma, affrontare una convivenza significa scegliere per una decisione più semplice e meno gravosa, che ormai viene accettata, infrangendo i tabù di qualche decennio fa. Fino ad ora ho usato il termine "fidanzati" in modo improprio, meglio sarebbe stato dire "impegnati", in quanto il fidanza- Sempre di più gli psicologi hanno indivimento implica il matrimonio come una duato dei problemi educativi, nel senso decisione già presa e consolidata per il fu- che non si è ancora trovato un metodo turo. Invece la presenza di coppie convi- che riesca a stare al passo con i tempi e venti ha interrotto l'uso proprio di questo a fornire dei principi educativi che vennome, che andrebbe sostituito col ter- gano totalmente accolti. mine "compagno" o "convivente", i quali Per questo motivo il distacco dalla famisuonano molto più distaccati e in effetti la glia o avviene molto presto o molto tardi relazione risulta tanto più distaccata con i cosiddetti bamboccioni. Queste due quanto allo stesso tempo più intima e co- categorie si differenziano nel fatto che la noscitiva rispetto all'essere impegnati prima probabilmente è composta di persone molto aperte alla globalizzazione e senza viversi. Infatti giuridicamente e religiosamente il al mondo che cambia e che per lavorare legame tra marito e moglie non è para- o vivere hanno deciso di allontanarsi dalla gonabile al legame tra due conviventi, i loro terra di origine, soli o in compagnia. quali non risultano avere diritti particolari La seconda invece è costituita non da inl'uno nei confronti dell'altra e viceversa. capaci, come venivano considerati un Anche riguardo ai figlia nati da una convi- tempo (naturalmente ci saranno anche venza, benché riconosciuti da entrambi, quelli e il programma televisivo da poco fila tutela risulta differente. Per non par- nito, dal titolo "Mammoni: chi vuole spolare poi dell'adozione, infatti tra genitori e sare mio figlio?", presentava uno bambino ci devono essere massimo 45 spaccato di questa parte della società anni di differenza e la coppia deve essere molto variegato) ma spesso da single, sposata, nonostante dal 2001 si ricono- che non hanno ancora trovato una persca la convivenza civile come un ele- sona con cui desiderano condividere remento di stabilità, ma non come una almente la loro vita e di fronte agli alti garanzia sufficiente. Per tutti gli altri casi costi di lasciare casa e alla fatica di iml'unica adozione possibile è quella di un parare a stirare e arrivare a casa tardi e maggiorenne che acconsenta e che non trovare la cena pronta, preferiscono abbia almeno un divario di 18 anni da chi rimanere coi genitori avendo il vantaggio lo adotta. Tornando, però, a matrimonio e convivenza, JOLANDA GIOVENALE cosa fa propendere per la seconda scelta?

Guida informativa turistica a cura del

Centro Culturale ed Artistico NIKAIA

Quo Vadis? Rea Palus La Liguria non è solo abbronzatura, ma anche cultura

Dove Vai?

A Rapallo

di essere coccolati in ogni modo e di non dover affrontare spese mensili fisse. Tutti questi possibili scenari per la vita del giovane moderno si presentano differenti da quelli esteri, dove regna il concetto di Campus, in cui si "convive" con una persona dello stesso genere, imparando a gestire una stanza e non un'intera casa, ma comunque si tratta di un primo approccio al mondo. In questo scenario il matrimonio sembra assumere un significato interessante, perché negli anni del college si apprezza l'idea di vivere da soli e di conoscere comunque come sopportare i difetti di un altro, però poi il risultato sembra una maggiore consapevolezza nel momento fatidico, benché i divorzi non siano certo in quantità minore. Anche se il matrimonio nasce a seguito di una convivenza non è detto che le garanzie siano maggiori, anzi alle volte sembra che ingabbi e riduca drasticamente la durata della coppia. Parlando a livello economico, quanto costa in più o in meno il passaggio convivenza/matrimonio. Una coppia che convive ha già dovuto affrontare tutte quelle spese che una volta componevano la lista nozze e inoltre ha avuto spese di coppia fin dai primi mesi della convivenza, a cui vanno aggiunte le spese di matrimonio, che però solitamente vengono affrontate in un momento della vita in cui la propria carriera è consolidata. Invece il matrimonio subito non ha come costo argenteria, friggitrice, frigorifero ecc., però assume una forma per forza sfarzosa, che spesso, se esso avviene in giovane età, viene sostenuta dai genitori degli sposi (la tradizione direbbe da quelli della sposa). Resta dunque un costo: il viaggio di nozze, mentre nel primo caso, di solito, è proprio il viaggio di nozze a costituire la lista nozze e, sempre più, si utilizza spedire un bonifico piuttosto che consegnare un pacchetto regalo. Il viaggio può assumere mete varie, ma normalmente non si opta più per la romantica terra italiana, bensì per posti lontani: dai safari nell'Africa alla pesca in Canada.


SOCIETÀ E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

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di Emilio CARTA

SERVICE

Il Lions Rapallo ha incontrato i reclusi chiavaresi Il comitato delle signore ha promosso un corso di pasticceria grazie al disinteressato aiuto di due maestri del settore, il rapallese Roberto Canepa e Marco Budicini dell’omonima azienda di Bana ella Casa circondariale di Chiavari, in via del Gasometro, per cinque mesi, si sono avvicendati due noti maestri pasticceri che hanno insegnato ad alcuni detenuti tutti i segreti per acquisire il meglio dell'arte dolciaria italiana. L'iniziativa, assieme ad altre realizzate in corso d'anno, è stata promossa dal “Comitato signore” del locale Lions Club Rapallo che ha patrocinato un apposito corso come spiega la referente, Marika Lazzerini: “Hanno aderito alla nostra proposta le autorità preposte e i maestri Marco Budicini, dell'omonima azienda dolciaria di Bana e Roberto Canepa, per anni titolare dell'omonima pasticceria rapallese di piazza Garibaldi”. Il corso si è dipanato da febbraio a giugno e dopo una selezione sono stati ammessi tre detenuti che hanno frequentato il corso con lezioni tecnico pratiche settimanali di due ore e mezza con rilascio di apposito attestato finale. Era stato anche ipotizzato un allargamento dei

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corsi aggiungendovi il giardinaggio e la musica ma, almeno per quest'anno, non è stato possibile effettuarli per motivi di sicurezza legati alla carenza del personale di custodia necessario. “La detenzione carceraria, va anche inquadrata come un momento di riflessione per i reclusi, nella possibilità di acquisire nuove abilità formative, nella consapevolezza che al di fuori delle mura ci sono persone che si occupano di loro – chiarisce la direttrice del carcere chiavarese, Paola Penco – Per questo, pur nell'assoluta garanzia delle norme di sicurezza, ben vengano eventuali proposte di collaborazione che nascono dal volontariato e all'interno delle associazioni, come in questo caso ha fatto il Lions Club di Rapallo con l'istituzione di uno specifico corso di pasticceria”. “Quanto detto non va traguardato nell'ottica di dar loro qualcosa da fare solo per ammazzare il tempo aggiunge la dottoressa Penco - bensì

per amplificare la funzione rieducativa, la convivenza civile e, in alcuni, l'abbassamento dell'aggressività. Credo dunque in queste iniziative che, visto l'ottimo risultato raggiunto, ritengo possano essere riprogrammate”. Il Comitato delle signore ha visto, tra le varie aderenti, la collaborazione di Raffaella Cipolla, Cristina Della Costa, Paola Restano, Clara Turpini, Lucia Valentino, Mirella De Martini ed Elisabetta Franzoli e Luciana Pompilio senza dimenticare l'interessamento di Francesca Sadowsky del gruppo volontarie che hanno a cuore i problemi dei detenuti. “Quest'anno abbiamo portato a termine altri progetti come la consegna di libri per l'ospedale rapallese e per le guardie carcerarie – aggiunge Marika Lazzerini – Un grazie infine al Centro Latte Rapallo, nella persona del direttore marketing Mario Restano che ha messo a disposizione dei corsisti il materiale ed i prodotti necessari”.

La direttrice della casa circondariale di Chiavari Paola Penco

Estate Mare Nostrum Rapallo ospite della Pro Loco di Recco L'associazione Mare Nostrum Rapallo su invito della Proloco di Recco e col patrocinio dello stesso Comune al barcasilo presenterà una serie di incontri dedicati al mare e alla Liguria denominati “RECCO, MARE FORZA NOVE: sull'onda di storie, avventure, documenti e filmati”. Si inizia sabato 4 agosto ore 21,30 al barcasilo con la “La storia di Genova a fumetti”di Enzo Marciante. Alla presenza dell'autore, noto cartoonist genovese, con l’ausilio delle immagini verrà raccontata la Storia di Genova vista con occhio divertito e ironico ma sempre con rigore documentale. L'artista è autore di numerose rivisitazioni storiche tra cui “Garibaldi e la spedizione dei Mille” e “Cristoforo Colombo”. Gli incontri proseguiranno sabato 11 agosto (ore 21,30 al barcasilo) con “la storia della Carlo Erre: emigrazioni e maledizioni sulle navi”. Ogni nave ha un suo destino. Questa è la storia del viaggio da Genova (1894) per il Brasile del piroscafo “Carlo Erre” con oltre milleseicento emigranti: venne definita la nave maledetta perché a bordo scoppiò

una mortale epidemia di colera che decimò i passeggeri”. Presentano Emilio Carta e il comandante Ernani Andreatta, curatore del museo navale Tommasino Andreatta di Chiavari con la proiezione di un filmato contenente spezzoni di immagini tratte dagli Archivi Rai e da collezionisti privati relativi sul fenomeno dell’emigrazione ligure verso la Merica. Venerdì 17 agosto ore 21,30 (barcasilo) il noto sub Lorenzo Del Veneziano con “Locarno”, “Bianca C” e “Concordia” racconterà il tragico destino di navi diverse in epoche diverse e lo fa attraverso nuovi interessanti filmati. Si parte con le immagini subacquee girate sulla Concordia dopo il naufragio al Giglio per passare alla collisione dell’Andrea Doria con lo Stockolm davanti a New York sino all’affondamento

per un incendio della Bianca C. a Grenada. Emilio Carta conclude con un documento storico girato in 8mm: il naufragio “in salotto” del mercantile Locarno. L'ultimo appuntamento si terrà Martedì 16 ottobre ore 21,30 al Centro polivalente con la storia del Rex, la trionfale conquista del “Nastro Azzurro” e la sempre maestosa e affascinante bellezza dei nostri transatlantici. Grazie alla preziosa testimonianza di vari filmati dell'epoca i comandanti Ernani Andreatta e Carlo Gatti assieme al giornalista Emilio Carta ci faranno rivivere quell'epopea per troppo tempo sminuita e quasi messa da parte. Sarà un tuffo nella storia della nostra marineria da non perdere.

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Area Marina Protetta di Portofino

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Informazioni, divieti e accessibilità nelle varie zone in cui è stata suddivisa la Riserva iciamo la verità … ogni volta che ci avviciniamo a un’Area Marina Protetta veniamo assaliti dal dubbio … ma qua potrò dare fondo? E se passassi di qua? L'Area Marina Protetta Portofino è delimitata da una struttura composta da n.11 boe di delimitazione di colore giallo recanti croci di Sant'Andrea dotate di segnale luminoso e da n.10 miragli a terra anch'essi contraddistinti da croce di Sant'Andrea. L'Area Marina Protetta Portofino è suddivisa in tre zone distinte:

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Zona A – RISERVA INTEGRALE È il tratto dì mare dove è fatto divieto assoluto di navigazione, sosta, accesso, balneazione, pesca sportiva o professionale, immersioni subacquee. In zona A l'ambiente è conservato integralmente e sono consentite solo attività di soccorso e ricerca scientifica autorizzate da Soggetto Gestore. Zona B - RISERVA GENERALE Comprende il tratto di mare da Punta di Portofino a Punta Chiappa, fatto salvo il corridoio di accesso e la rada di San Fruttuoso. In tale zona è consentita la balneazione, nel rispetto delle ordinanze degli uffici circondariali marittimi. La navigazione è consentita con l'utilizzo di remi o vela. I natanti a motore (lunghezza fuori tutto non superiore a 7,5 mt.) possono navigare nell'area protetta, con velocità non superiore a cinque nodi. Le imbarcazioni da diporto (lunghezza fuori tutto non superiore a 24 mt.) possono accedere con rotta perpendicolare alla costa ad una velocità non superiore a cinque nodi al solo fine di raggiungere il punto di ormeggio (San Fruttuoso - gavitelli arancioni). L'ormeggio è consentito ai natanti (gavitelli gialli) nei seguenti siti: Cala degli Inglesi, San Fruttuoso (Iato destro), Punta Chiappa; alle imbarcazioni (l.f.t. max 24 mt.) (gavitelli arancioni) è consentito l'ormeggio nel sito dì San Fruttuoso (Iato sinistro). AI fine di preservare il fondale marino non è consentito ancorare, la pesca è regolamentata e subordinata

al rilascio di apposita autorizzazione da parte del Consorzio di Gestione dell'A.M.P. Portofino. II turismo subacqueo è consentito nei 20 siti individuati e può essere effettuato tramite diving centres autorizzati oppure autonomamente previa autorizzazione giornaliera rilasciata dal Consorzio di Gestione dell'A.M.P. Portofino. Zona C - RISERVA PARZIALE In tale zona è consentita la balneazione, nel rispetto delle ordinanze degli uffici circondariali marittimi. La navigazione è consentita con l'utilizzo di remi o vela. I natanti a motore (lunghezza fuori tutto non superiore a 7.5 mt.) possono navigare nell'area protetta, con velocità non superiore a cinque nodi. Le imbarcazioni da diporto (lunghezza fuori tutto non superiore a 24 metri) possono accedere con rotta perpendicolare alla costa ad una velocità non superiore a 5 nodi al solo fine di raggiungere il punto di ancoraggio. La pesca è regolamentata e subordinata al rilascio di autorizzazione da

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massima di 10 nodi. Per maggiori informazioni e richiedere autorizzazioni Vi preghiamo di consultare il sito web www.riservaportofino.it scrivere a amp.portofino@libero.it, telefonare agli Uffici dell'A.M.P. Portofino tel. 0185/289649 e Servizio Mare A.M.P. Portofino cell. 338/9101357.

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AMBIENTE E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

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di Paolo BELLOSTA

TIGULLIO

Le navi alla fonda davanti all’Area Marina Protetta sono diminuite di numero Il Direttore dell’AMP Portofino Giorgio Fanciulli commenta con toni più concilianti la decisione ministeriale sulla sicurezza. Nuoto protetto: è partito il “Miglio Blu” o scorso 30 giugno è stato inaugurato il Miglio Blu, una sorta di corsia protetta per nuotatori che da Punta Pedale si estende fino alla Cervara, per una distanza complessiva di oltre 1850 metri. Al battesimo di questa "piscina naturale" ha partecipato anche Giorgio Fanciulli, Direttore dell'Area Marina Protetta che ci parla di questa nuova iniziativa. "Il Miglio Blu è un progetto che ho appoggiato fortemente e che spero si possa ripetere anche nelle stagioni successive, credo che sia un'ottima soluzione per incrementare il turismo delle nostre coste, per questo cercheremo di valorizzarlo sempre più. Una prima idea potrebbe essere quella di posizionare più piattaforme per creare delle piccole isole di riposo lungo il tragitto, oppure anche utilizzare delle boe più grandi per segna-

L

BAR

lare meglio il percorso ai motoscafi e alle piccole imbarcazioni, al fine di garantire la massima sicurezza ai bagnanti.". Una novità per Santa Margherita ma non per Camogli. Lì nell'estate del 2009 era stato organizzato un progetto simile, tramontato già nella stagione successiva per motivi di sicurezza: infatti le frane che avevano colpito l'area negli inverni scorsi non assicuravano le condizioni ideali per poter riproporre l'iniziativa. "I due percorsi sono molto diversi tra di loro, mentre quello appena inaugurato è più vicino alla costa, quello di Camogli è molto più impegnativo e difficile da percorrere, prendendo a prestito due termini tipici dello sci di fondo, è come paragonare un campo scuola a una pista rossa. Inoltre anche l'ambiente è totalmente diverso, non sembra affatto di nuotare

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nello stesso mare, proprio per queste peculiarità spero nella prossima estate di poter ripristinare entrambi i percorsi che, a mio modo di vedere, si completerebbero splendidamente tra di loro. Mi auguro che i problemi che hanno portato alla chiusura del Miglio Blu di Camogli possano essere risolti, in questi mesi verrano organizzati dei sopralluoghi per capire l'origine di queste frane e studiare una possibile messa in sicurezza della zona." Nel frattempo si pensa a valorizzare l'area di Santa Margherita e le due spiagge attrezzate adiacenti. Il Diving Miglio Blu sta pensando a possibili attività da organizzare, tra queste lo snorkeling, ovvero l'attraversamento del miglio muniti di maschera e boccaglio. Iniziativa ben voluta anche dallo stesso Presidente dell'Area Marina. "Sarebbe certamente un'ottima idea, potremmo inoltre organizzare la distribuzione di schede plastificate per classificare meglio le specie marine che popolano i nostri splendidi fondali, penso che sarebbe una proposta interessante anche per i più piccoli. Progetti come questi non fanno altro che valorizzare il turismo delle nostre spiagge e al tempo stesso offrire nuovi posti di lavoro. Inoltre, facendo un discorso utilitarista, è molto più vantaggioso portare qualche nuotatore in più sulle nostre coste piuttosto che altre imbarcazioni". A proposito di imbarcazioni non si può non parlare della tratta delle navi da crociera nei nostri mari, qualche mese dopo i fatti del Giglio cerchiamo di capire come è cambiata la situazione. "Dopo il decreto emesso dal Ministero dell'Ambiente è stato stabilito che la distanza di sicurezza per le navi in transito nei pressi delle Aree Protette deve essere di 2 miglia, modificate poi in 0.7 miglia per le imbarcazioni in fase di attracco, quando cioè i rischi di incidenti sono

notevolmente minori. Forse anche per questo motivo le navi ci sembrano meno, infatti, rispetto a prima, quelle ormeggiate nei pressi di Portofino sono molto più distanti e quindi meno visibili, inoltre mi sembra che sia stato stilato un calendario molto più dilazionato rispetto agli scorsi anni. Per quanto riguarda il numero esatto degli arrivi si parla di 107 sbarchi a Portofino e 22 a Santa Margherita, anche se per i numeri ufficiali dovremo aspettare i dati della Capitaneria." Da segnalare infine un'iniziativa di monitoraggio del territorio promossa proprio dalla Capitaneria di Porto "un'opera di sensibilizzazione e di tutela delle nostre coste e del nostro mare, una maggiore attenzione per l'ambiente". Il progetto, a cui si sta già lavorando da alcuni mesi, ha coinvolto l'Arpal (Azienda regionale per la protezione dell'ambiente ligure), l'Area Marina Protetta e l'Università degli Studi di Genova. L'obiettivo sarà quello di valutare i diversi parametri indispensabili per il mantenimento di un ambiente marino ecologicamente sano, determinando una serie di sanzioni nel caso in cui queste normative venissero aggirate, come è stato stabilito nel decreto legge 152 del 2006. "Sarà importante analizzare tutti i diversi fattori in maniera scrupolosa, un'analisi chimica, ambientale e biologica al tempo stesso. I primi dati verranno resi noti entro il prossimo ottobre". Per quanto rigurda i costi, la cifra complessiva dovrebbe aggirarsi attorno ai 60 mila euro per l'intera stagione, "se sia tanto o poco non saprei, dico solo che alcuni studi simili nei pressi dell'isola del Giglio comportano una spesa di oltre 100-200 mila euro in una sola settimana di ricerche. Il nostro monitoraggio sarà finanziato dagli Enti Portuali, dai Comuni e dalle Compagnie di navigazione".


STORIE DI MARE E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

di Carlo GATTI

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NAVI

L’ammutinamento della fregata Storozhevoy Una libera interpretazione della rivolta sulla nave russa ispirò il celebre film ‘Caccia a Ottobre Rosso’

I

l termine ammutinamento é comunemente usato nella storia navale come sinonimo di ribellione. Un saggio capitano lo inserisce nell’inventario di bordo e lo tiene continuamente sotto controllo come la bussola. L’ammutinamento é un fenomeno antico ma sempre attuale essendo un sentimento latente che nasce e convive con l’equipaggio, ed é sempre pronto ad esplodere proprio come certi virus. Il movente può essere di qualsiasi natura, ma oggi ci occuperemo del suo peculiare aspetto politico. Tutti ricordano il film di grande successo Caccia a Ottobre Rosso, ma pochi, immagino, conoscono l’episodio che lo ha ispirato e che fu ben più drammatico della fiction che ebbe come protagonista Sean Connery nei panni del comandante lituano Marko Ramius. Il film, com’é noto, terminò con la consegna del gigantesco sottomarino atomico sovietico agli americani, e il suo Comandante concluse la propria esistenza nel Maine che aveva sempre sognato. Ben altra storia ebbe Storozhevoy (Sentinella), la modernissima fregata URSS della classe Krivak (nomenclatura NATO) che apparteneva alla Flotta del Baltico ed aveva un armamento innovativo molto temuto dagli americani. Nel ro-

Una fregata della classe «Krivak», alla quale anche lo Storozhevoy apparteneva

manzo di Tom Clancy, l’unico responsabile dell’ammutinamento era stato il Comandante dell’unità subacquea sovietica, nella realtà fu invece il Commissario Politico, il Capitano di Terza Classe Valery Mikhailovich Sablin che si trovava a bordo come Agente governativo russo, col compito di garantirne la lealtà. Occorre anche precisare che Sablin era un comunista duro e puro che non si sentiva idealmente allineato con la politica di Brezhnev, ritenendolo responsabile di corruzione e lontano dagli ideali del primo socialismo. Il suo importante ruolo di rappresentante del Governo a bordo, gli per-

La cartina mostra il teatro della drammatica avventura della Fregata sovietica Storozhevoy. La linea rossa rappresenta la rotta della fregata)

mise di coinvolgere e trascinare oltre metà dell’equipaggio in un’avventura che, inizialmente, sembrava più folkloristica che rivoluzionaria, più ingenua e propagandistica che sovversiva. Il piano di Sablin prevedeva il sequestro e la fuga della Fregata da Riga (Lituania) a Leningrado (l’attuale Sanpietroburgo), che si sarebbe conclusa con l’ormeggio dell’unità ammutinata al fianco del celebre incrociatore Aurora, oggi nave-museo, che fu il simbolo della Rivoluzione d’Ottobre. Un gesto emblematico che avrebbe indicato al popolo sovietico una ‘nuova rotta’: l’auspicato ritorno della nazione agli “ideali leninisti”. La parte finale della missione sarebbe stata ancora più esplicita. Sablin avrebbe diffuso via radio un un pesante monito contro la ‘decadenza del comunismo’. L’episodio che oggi vi raccontiamo, rimase avvolto nel mistero per decenni e venne alla luce dopo la caduta dell’Unione Sovietica. Nel novembre del 1975, in piena Guerra Fredda, Sablin aveva 36 anni e vantava un perfetto curriculum: cadetto modello all’Istituto Navale di Leningrado, era già stato assegnato sia alla Flotta del Baltico che a quella del Mar Nero. Nel 1973 si diplomò presso l’Accademia di Politica Militare ‘Lenin’ da cui uscì con la nomina di Commissario Politico. I drammatici avvenimenti presero avvio l’8 novembre del 1975 nel

Rara immagine del Capitano di terza Classe Sablin, il leader dello sciagurato ammutinamento

porto di Riga. Sablin ed il suo complice Alexander Shein riuscirono con uno stratagemma ad imprigionare il Comandante della nave Anatoly Putorny nel quadrato ufficiali. Riunì quindi tutto l’equipaggio e nel corso del solito comizio propagandistico, spiegò i motivi di quella iniziativa assicurando la partecipazione di altre unità della Marina. Non era vero, ma sperava che il bluff funzionasse. L’iniziativa ebbe successo. Soltanto sette ufficiali si dichiararono contrari e furono rinchiusi in un apposito locale lontano da quello del Comandante. Fu sottovalutato un giovane Guardiamarina che votò a favore, ma fuggì per avvisare le Autorità militari del tradimento in atto. Questa mossa scombussolò i piani di Sablin che si vide costretto ad anticipare alle ore 23 non solo la partenza dello Storozhevoy da Riga, ma anche il discorso che avrebbe dovuto pronunciare a Leningrado. Un altro imprevisto glielo procurò il marconista di bordo il quale, di propria iniziativa, diffuse il messaggio soltanto sulle frequenze riservate alla Marina e non su quelle civili. Le Autorità Sovietiche ebbero in questo modo la conferma dell’ammutinamento. Poco dopo Sablin dovette affrontare un problema di navigazione che non conosceva: il canale di Riga tra le isole Hiivma, Saaremaa e l’Estonia non era navigabile nel suo tratto verso nord. Era quindi necessario mettere la prua sull’isola svedese di Gotland,


Il celebre bombardiere sovietico Tupolev Tu-16

continuare l’accostata a dritta verso Stoccolma e completare la curva per entrare nel Golfo di Finlandia e raggiungere Leningrado. La possibilità che la fregata raggiungesse la neutrale Svezia e che l’equipaggio chiedesse ‘asilo politico’ in massa, consegnando l’unità con tutti i suoi segreti militari di ultima generazione, diventò presto un incubo per il Cremlino, il quale manifestò immediatamente la volontà di scatenare una formidabile caccia per impedire che tutto ciò potesse accadere. Lo stesso Breznev, alle 04.15 della stessa mattina, inviò ben tredici navi da guerra e una decina di aerei (tra ricognitori e caccia bombardieri). Mancavano solo cinque ore alla nave ammutinata per raggiungere la Svezia. Sablin rischiò parecchio cercando di uscire senza radar dai vari canali di Riga e lo fece per diminuire le probabilità di essere individuato. Ma quando si trovò in un banco di nebbia fu costretto ad accenderlo, e fu immediatamente lo-

calizzato da due aerei Ilyushin II-38 che fecero convergere tutte le unità aeree e navali disponibili sulla Storozhevoy. Iniziò da quel momento un fitto invio di messaggi e ordini di resa che non trovarono ascolto sulla fregata, neppure quando all’equipaggio fu promesso il perdono in cambio della consegna della nave e del suo Comandante. L’escalation di moniti inascoltati fu seguita da minacciosi voli di Yak28 e Tupolev Tu-16 (nella foto). Tra l’equipaggio affiorarono dubbi, paure e si divisero sull’andamento della missione e sugli esiti finali. La fuga della fregata sovietica entrò in una fase molto delicata perché alle 08 di mattina entrò, di fatto, in acque internazionali e gli ordini del Cremlino furono categorici: “Se la nave non si arrende, affondatela”. Ciò nonostante, i piloti dell’Aviazione del Baltico erano ancora restii a fare fuoco sull’unità. Questo ‘strano’ comportamento risultò dagli innumerevoli inviti di Sablin ai

piloti militari per unirsi alla loro causa. Le Autorità militari della vicina Svezia erano in massima allerta, prima a causa dell’intenso traffico via radio, poi dall’avvicinarsi, a tutta forza verso le loro coste, di un’imponente flotta aereonavale. Gli svedesi, disponendo di sistemi SIGINT acquistati in gran segreto dagli americani, capirono tutto e subito, ma non poterono diramarlo al mondo. L’epilogo si stava ormai avvicinando a grande velocità. Una bomba da 500 libbre lanciata da un caccia Fencer danneggiò il timone della Fregata rallentandone la corsa. A bordo alcuni marinai liberarono il Comandante Putorny che armato di pistola salì in plancia e sparò a Sablin ad una gamba. I modernissimi caccia sovietici avevano già avuto l’ordine di armare i missili e colpire la nave nei successivi passaggi, ma Putorny riuscì a comunicare in tempo, via radio, d’aver ripreso il comando della nave. L’isola di Gotland era ormai a 30 miglia quando la Storozhevoy fu raggiunta dagli incursori della Fanteria di Marina che abbordarono la nave e disarmarono l’intero equipaggio. L’Epilogo L’equipaggio fu arrestato e sottoposto a pressanti interrogatori da parte del KGB. Tuttavia, soltanto Sablin ed altri 13 ammutinati furono rinchiusi nella prigione moscovita di Lefortovo. Le accuse

erano molto gravi perché gli inquirenti sospettavano infiltrazioni straniere e diramazioni clandestine pericolose per il comunismo. Nel luglio del 1976 si riunì la Corte Marziale e dopo tre giorni di processo, Sablin fu condannato a morte per tradimento, mentre il suo fedele amico Shein fu condannato a molti anni di carcere. Dopo nemmeno un mese dalla sentenza, Sablin fu giustiziato con un colpo alla nuca per espressa volontà di Brezhnev. Nel 1994 sia Sablin che Shein furono in parte riabilitati dal Collegio Militare della Corte Suprema che ravvisò eccesso di autorità e insubordinazione nel comportamento di Sablin. Soltanto in quella circostanza si venne a conoscenza dei fatti veri accaduti sulla Storozhevoy. I sovietici, infatti, stesero un impenetrabile velo di silenzio sull’intera vicenda per tutta la durata della Guerra Fredda, temendo che altri equipaggi potessero essere irretiti in altri ammutinamentii, defezioni o fughe verso i Paesi liberi confinanti. Nonostante la parziale riabilitazione, nemmeno la famiglia fu mai informata della vera sepoltura di Sablin, la cui memoria può essere tuttora onorata presso un monumento dedicato ai prigionieri politici. Alla fine degli anni Novanta la Storozhevoy fu radiata e venduta all’India per essere demolita.

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TRADIZIONI E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

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di Annalisa NOZIGLIA

S. MARIA DEL CAMPO

A ferragosto torna la Festa dell’Assunta Un tempo l’evento era chiamato festa delle mele o delle melanzane. Una tradizione che vive anche oggi

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d eccoci qua, nuovamente nel bel mezzo dell’estate! Se il tempo di solito corre la bella stagione sembra proprio volare e dopo le feste di luglio in un attimo ci si ritrova a ferragosto. Il 15 agosto a S. Maria del Campo si festeggia l’Assunta; un tempo questa ricorrenza era anche chiamata festa delle mele o delle melanzane, forse perché i tanti contadini in quel periodo raccoglievano questi prodotti nei loro orti, oggi le melanzane ripiene insieme alla torta di riso sono rimasti i due piatti tipici per eccellenza. Sfido, infatti a trovare una casa di nativi che il giorno dell’Assunta non abbia sulla sua tavola meizann-e pinne e turta de risu. Un tempo, raccontano i vecchi, la festa campestre si svolgeva nel bosco della chiesa e da Rapallo e da tutto il Tigullio accorreva tantissima gente per passare la giornata sotto i castani del bosco, per prendere un po’ di frescura e per mangiare carne sulla ciappa, e i piatti tipici della festa. E’ impressionante pensare che già a quei tempi moltissima gente arrivava per assistere alla processione e ai fuochi dato che S. Maria vanta un’antica e radicata tradizione pirotecnica, basti pensare che alcune fotografie ritraggono una gran folla in attesa dell’accensione della “sparata lunga” allestita dal quartiere Chiesa nel 1914. La tradizione vuole che i festeggiamenti abbiano inizio il giorno 13 agosto alle ore 8.00 del mattino con l’alza bandiera. Quando eravamo bambini era bellissimo perché tutti i quartieri- San Tommaso, Piano, Casalino, Chiesa - issando il loro vessillo davano fuoco a sparate di mortaletti e a veri e propri spettacoli pirotecnici a giorno.

La sera, poi, è la festa danzante con gli stand gastronomici allestiti dal Comitato Festeggiamenti a farla da padrone. La festa procede così anche il giorno seguente mentre il 15 sono le celebrazioni religiose a cadenzare il ritmo degli eventi. Dopo la S. Messa solenne delle 10.30 si attende lo spettacolo pirotecnico di mezzogiorno e nel pomeriggio sul piazzale della chiesa si susseguono giochi per bambini a concerti di banda e campane, sino ad arrivare al momento più atteso: l’uscita della processione. Ecco quindi il classico saluto alla Madonna con i ventun colpi, poi la sparata dei ragazzi, i Cristi Processionali, altro vanto della tradizione ligure, nonché la sparata e la cascata sul Ponte quando la cassa della Madonna raggiunge la Cappella del Ponte Nuovo. La festa termina infine con lo spettacolo pirotecnico, oggi curato dal comitato fuochi, che è sempre un momento attesissimo da grandi e piccoli. Quest’anno già il giorno 12 sarà festa grande con l’inaugurazione dei lavori di restauro

L’angolo di Rossella olti ragazzi sono lasciati senza freno per mancanza di voglia, tempo o forse di coraggio da parte dei genitori, ma spesso, pur non ammettendolo, (o forse sì), sentono la forte necessità di regole, simbolo dell'amore e interesse di mamma e papà. Ciò in armonia con il seguente prezioso pensiero, che ricordo aver letto in un libro a cui tengo molto: "Prepara, istruisci il ragazzo per la sua vita.. anche quando sarà invecchiato non se lo dimenticherà." I rari giovani che ancora hanno dei margini da seguire, per contro, si lamentano paragonandosi ad altri che hanno genitori il cui interesse si limita al classico: cos'avete fatto oggi?-niente..stop.,oppure vengono presi in giro da alcuni amici che sono effettivamente nella situazione sopracitata, che cer-

M

da parte del Vescovo diocesano Mons. Alberto Tanasini durante la Santa Messa delle 10.30. Come è noto, il 9 giugno 2010 un terribile incendio devastò la sacrestia della Chiesa compromettendo in maniera grave l’intero edificio. Da allora numerosi parrocchiani si sono attivati per restaurare e riportarla al suo splendore. In questi anni, come è noto, è stata costituita l’associazione Santa Maria del Campo - Cultura, Arte e Tradizione, si sono susseguite manifestazioni di vario genere per raccogliere fondi e molti hanno impegnato tanto del loro tempo per questa causa. A Natale avevamo visto il presbiterio rinnovato, a Maggio è rientrata completamente restaurata la statua della Madonna di Caravaggio, opera dello scultore Antonio Canepa, ora, come promesso, le impalcature a mano a mano che vengono smantellate ci svelano affreschi, stucchi, marmi ed altari laterali tornati ad un insospettabile splendore. Anche la sacrestia è stata completamente rinnovata ed è nuovamente agibile,

inoltre, un gruppo di giovani parrocchiani dopo mesi di duro lavoro ha completato la pulizia e il recupero dei lampadari che hanno così riacquistato la loro collocazione. Anche quest’anno gli sforzi della festa si concentreranno alla raccolta fondi per i restauri perché i costi sono stati elevatissimi, complice anche la crisi, e ancora ci sono statue e quadri da risanare. Chi volesse contribuire può continuare a farlo versando una libera offerta presso il Banco di Chiavari filiale di Rapallo S. Anna segnalando il seguente CODICE IBAN: IT98-D-05164-31950-000000001199 – causale Parrocchia di Santa Maria del Campo offerta pro restauri. Presto sarà quindi di nuovo festa a Santa Maria, sia per l’annuale festività patronale che per la Chiesa ritornata agli antichi splendori, un grazie sincero a quanti da sempre si adoperano per mantenere vive le tradizioni che oltre ad essere l’ineludibile fondamento della nostra identità sono preziosa eredità per gli uomini e le donne di domani.

Genitori di oggi: autoritari o succubi? cano di mascherare la propria sofferenza. L'aspetto particolare è osservare il mutamento nei secoli dell'atteggiamento dei figli nei confronti delle persone che li hanno fatti venire alla luce. Fin dal primo nucleo familiare il padre ha avuto un ruolo di primaria importanza. Domanda: perché col passare del tempo l'onore e il rispetto stanno scomparendo? Le risposte possono essere diverse, ma quella che mi sento di esprimere va forse anche contro il mio interesse di figlia: i giovani man mano che il benessere cresceva, dopo il Secondo Conflitto Mondiale, hanno acquisito un'importanza sempre maggiore, tanto che viziandoli fin da piccini, sono cresciuti con la sfacciata ingenua determinata convinzione di essere il centro del mondo..E se questa idea può essere considerata lecita e usuale nell'in-

fanzia, diventa fonte di preoccupazione se essa persiste anche oltre l'adolescenza. Inevitabile è però prima o poi andare a sbattere contro il gelido vetro della realtà del mondo dei 'grandi'. Dovremmo (mi includo perché penso che prima o poi mamma lo sarò anch'io ;) ma parlo ai genitori) prestare attenzione a ciò che diciamo ai figli da subito, perché è questo il periodo più importante, che determina gli occhi coi quali essi osserveranno il mondo e lo vivranno. Ricordiamoci che i no, per quanto sembrino insopportabili assurdi e ingestibili......fanno maturare. Il crescere, con le responsabilità, comporta anche molti aspetti positivi, quindi: giovani, accogliamo con un sorriso lo scorrere del tempo, e godiamoci questi freschi anni!


Rapallo: dove andare ad agosto EVENTI E MANIFESTAZIONI

Rotonda sul Mare 2012 LUNEDI' 6 AGOSTO - ORE 21,00

LIVE MUSIC LOS CHITARONES ore 23,00 CABARET D'AUTORE

GIUSEPPE GIACOBAZZI LUNEDI' 13 AGOSTO ORE 21,00 CONCERTO LIVE OMAGGIO AD ADRIANO CELENTANO IL RE DEGLI IGNORANTI LUNEDI' 20 AGOSTO ORE 21,00 LIVE MUSIC NICO E FRANZ ORE 23,00 CABARET D'AUTORE

LUCA KLOBAS

LUNEDI' 27 AGOSTO ORE 21,00 CONCERTO DAL VIVO ROBERTO VECCHIONI Tutti gli spettacoli si terranno sul LUNGOMARE VITTORIO VENETO tranne il grande concerto del 27 AGOSTO che si terrà in PIAZZA IV NOVEMBRE LE SERATE DI CABARET PREVEDONO UN BIGLIETTO DI INGRESSO PARI AD EURO 10,00 ED EURO 5,00

• VENERDÌ 3 AGOSTO - ORE 21.30

Livin’ Tango Il Tango di Astor Piazzolla

Hyperion Ensemble musiche di Astor Piazzolla e tanghi tradizionali

• MARTEDÌ 7 AGOSTO - ORE 21.30

ALE COLLINA TRIO meets FABRIZIO BOSSO CONCERTO JAZZ

• MERCOLEDÌ 8 AGOSTO - ORE 21.30 GIOVEDÌ 16 AGOSTO - RAPALLO (Ge) - ore 21,15 Basilica dei SS. Gervasio e Protasio CONCERTO PER ORGANO E ORCHESTRA Ensemble “Rapallo Musica” Filippo Torre, direttore - Fabio Macera, organo Ore 20,30 Concerto di Campane a cura dellʼAssociazione Campanari Liguri

Che ci fa la mafia a Genova? STORIE DI MAFIA A GENOVA E IN LIGURIA da unʼidea di Nando Dalla Chiesa di e con Fabrizio Matteini musiche: Filippo Gambetta, video: Michele Giuseppone

• VENERDÌ 10 AGOSTO - ORE 21.30 LUNEDÌ 20 AGOSTO - RAPALLO (GE) - ore 21,15 Oratorio dei Bianchi Bartolomeo Gallizio, organo

Viaggio musicale nella Divina Commedia Ensemble Canavasium Moyen Age

SABATO 25 AGOSTO - RAPALLO (GE) - ore 21,15 Oratorio dei Neri Agata Bienkowska (PL), mezzosoprano - Giovannimaria Perrucci, organo Ore 20,30 Concerto di Campane a cura dellʼAssociazione Campanari Liguri DOMENICA 26 AGOSTO - RAPALLO (GE) - ore 21,15 Chiesa parrocchiale di San Quirico dʼAssereto Giorgio Anselmo Guilla, organo

• LUNEDÌ 13 AGOSTO - ORE 21.30 UNICA DATA IN ITALIA

Medea

di Christa Wolf

Elisabetta Pozzi Drammaturgia: Pozzi-DʼAngelo Musiche: Daniele DʼAngelo


XIX Festival Internazionale del Balletto Città di Rapallo Parco Casale -Teatro all’aperto di VillaTigullio - ore 21,15 (in caso di maltempo Auditorium delle Clarisse) EUROART PRESENTA:

DOMENICA 12 AGOSTO DOMENICA 5 AGOSTO COMPAGNIA NAZIONALE DI DANZA RAFFAELE PAGANINI in

“Serata d’Autore“ …..Una serata in cui si racconta e si propongono al pubblico attraverso la danza tutte le sensazioni, gli amori, le violenze, le amicizie e gli incontri che una vita ti concede di fare. Lo spettacolo sarà dunque dedicato a tutti questi stati d’animo che ognuno di noi ha vissuto almeno una volta nella vita, nella propria storia personale e quotidiana, e lascerà anche uno spazio a tutto quello che sarebbe potuto capitare e che il destino o il caso non hanno voluto che così fosse. Lo spettacolo è suddiviso in brani, in ognuno dei quali c’è un racconto o un’emozione vissuta...

PREVENDITA BIGLIETTI FESTIVAL INTERNAZIONALE: RAPALLO: Libreria LʼAgorà - Via Milite Ignoto 22 - tel. 0185.234288 Enoteca Cantin-a du Pùsu - Via Venezia 113 - tel. 0185.270891 APERTURA BOTTEGHINO C/O VILLA TIGULLIO ore 20 ingresso intero Euro 18,00 - ridotto Euro 16,00 E-mail: info@euro-art.org - www.euro-art.org - Fax 0185.60411 INFO E BIGLIETTERIA FESTIVAL: 335.6093687

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Con la partecipazione di Artisti, Etoiles Internazionali e gli Allievi dello Stage. Grande serata di danza a chiusura dello Stage e del Festival del Balletto. Un connubio tra didattica e professione artistica e coreutica. Direttore: VADIM DESNITSKJ Consulenza artistica ed organizzativa: S.F. NICOLINI Presidente Ass. Euroart M.V. COSTIGLIOLO

Mercoledì 8 Agosto ore 21,30

CAMOGLI

Terrazza Miramare

Big Harp Blues Band Giovedì 9 Agosto ore 21,30

RAPALLO

L.mare Vittorio Veneto

The Knickers Blues Band


TRADIZIONI E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

di Pier Luigi BENATTI

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STORIA LOCALE

Il campanile (storto) Anche Rapallo ha la sua “Torre pendente”. Da plurisecolare pericolo latente è diventata un’attrattiva per i turisti on l’ombrellino dal vivo color arancione a svolazzare come una farfalla tropicale sul gruppo, la graziosa guida concentra gli incuriositi turisti stranieri all’estremità est della nostra piazza centrale, dove immette in via Cairoli, e, dopo aver indicato la scolorita immagine della Madonna affrescata sulla facciata del palazzo soprastante, li invita a guardare lo svettante campanile della basilica. Ed è subito la meraviglia a serpeggiare, un correre agli apparecchi fotografici, un armeggiare con le videocamere, un aguzzare gli occhi. “O campanin storto” ha colpito ancora con la sua originale caratteristica! E pensare che a metà del Settecento si fu costretti ad innalzare questa torre campanaria dopo

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falliti tentativi di restauro e sopraelevazione dell’antico campanile (romanico come quello del monastero di Valle Christi) affiancato all’ingresso principale della parrocchiale... Per la nuova opera si scelse come sede l’orto dell’arciprete (che non ne fu particolarmente lieto) e si aprì una sottoscrizione che il 3 gennaio 1753 si chiuse con la complessiva somma di 15.773 lire genovesi. L’inizio dei lavori, affidati alla direzione dell’architetto Claudio Storace, ebbe luogo il 14 maggio 1753 e per le fondamenta occorse una folta pineta, costituita da 300 alberi da dieci palmi e ben 1600 da dodici palmi, infissi in profondità nel terreno alluvionale. Il progetto ambizioso prevedeva sei piani raggiungendo gli 85 metri, ma, terminato il quinto

piano, la costruzione cominciò ad inclinarsi verso ponente di “palmi quattro e otto once” equivalenti a circa un metro alla sommità. Il campanile venne completato pertanto all’altezza di 67 metri e la croce alla sua cuspide fu eretta là dove era prevista la cella campanaria. Si è spesso affermato che l’ambizione, frustrata dalle circostanze, fu quella di poter dominare dall’alto anche su S. Margherita... Nato storto, il nostro campanile si è dimostrato ben solido sfidando nel corso di oltre due secoli e mezzo terremoti, alluvioni e le bombe d’aereo che nel luglio del 1944 distrussero la navata destra della basilica sottostante. A “o campanin storto” vi fu anche chi attribuì il potere di... attrazione irresistibile determinando il radicarsi in Rapallo di “foresti” non del tutto ambiti. La sua voce ha accompagnato le vicende della nostra comunità: quelle festose con il campanone squillante e quelle tristi coi rintocchi mesti annuncianti una dipartita. Entusiasma ancora (almeno la mia generazione) il suono, abilmente guidato ad armonia, del campanaro salito fin lassù per far scaturire dal bronzo un motivo religioso orecchiabile o una laude mariana che ci è cara. È da compiangere chi, privo di ricordi, nell’assordante frastuono

dei nostri giorni, vorrebbe zittire questa voce che sa di famiglia e di casa. Ne è conferma il brivido che assale i “rapallini” quando il 3 luglio, a notte fonda, svanito dal cielo l’ultimo frammento di luce e di calore dei “fuochi” e portati al largo i “lumetti” galleggianti nella baia, il campanone della torre manda come il suo applauso conclusivo e dà appuntamento al nuovo anno per rivivere la grande festa che un popolo dedica alla sua Patrona.


ANNI SESSANTA E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

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di Silvana GAMBÈRI GALLO

AMARCORD

Acqua azzurra, acqua chiara (...coltellino e limone inclusi) olto, ma MOLTO, prima dell'iniziativa delle "Bandiere Blu" (1987, per la precisione) le nostre acque sfuggivano ai controlli. Nel senso che erano trasparenti e basta, se dimentichiamo le occasionali macchie di catrame (lo Schettino di turno, che alleggeriva troppo vicino alla costa) presto risolte con stracci impregnati di benzina o il più comune olio solare. Quanto al resto... il mare era mare, non solo trasparente e asprigno di salino al cambio di stagione, ma anche popolato - lì, dove vacillavano i miei piedi bambini - di creature oggi rarissime. Con l’irrazionale empietà fanciullesca, giunsero a casa - per poco tempo racchiusi in un secchiello - alcuni cavallucci marini, qualche paguro e una stella marina; questi ultimi (vergogna!) lessati a dovere, perché i bene informati garantirono che così li avrei tenuti per sempre. Difatti: morti, grigiastri e puzzolenti; mai più successo, la poesia stravolta in tragedia. Rintracciarli era facile: una maschera subacquea da quattro soldi, immergere la testa dentro

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un’onda, ed ecco un mondo sotterraneo e sconosciuto. Tutti abbiamo letto la favola della "Sirenetta", e i granchi come Sebastian, le meduse evanescenti (anche se urticanti, nei contatti ravvicinati) erano veri; Walt Disney ha provveduto, nel tempo, a infiocchettare il tutto con balletti e colonna sonora. Io, scoprii il regno di Nettuno a cinque anni: perché bambina malaticcia, che riniti e sinusiti costringevano a letto. Finché un gran professorone di Salsomaggiore, anziché ricoverarmi in quelle terme, diede una soluzione più veloce: dieci abluzioni al giorno di acqua marina, sito designato San Michele. Raccapricciante, la percezione di un'intera saliera giù nel gargarozzo. Il compenso fissato con mamma era il resto della giornata tra bagni e formine di sabbia, nonché un salvagente bianco e rosso con la testa di cigno, pigolante ad ogni movimento. Eppure la cura funzionò, e mi fece scoprire - purtroppo per loro - i cavallucci, i paguri, le stelle marine. E che molta gente veniva alla

spiaggia fornita solo di un limone e un coltellino: pescava ricci neri e puntuti, tagliava l'agrume in fette, schiudeva “la bestia” e la condiva per poi affondarvi i denti. Gnam! Un boccone da nativi sgamati ora assai problematico, vuoi per la latitanza dell’ingrediente che per cautele oggettive. P.S. Alcuni mesi fa, durante uno spettacolo dedicato ai bambini, ho

interpretato – mascolinizzata con baffi, pizzetto e lunghi capelli neri – un pescatore “underground”. Portavo una retina verde, decorata con pesciolini azzurri e stelle marine: d’istinto, ho ripensato alla vittima della mia infanzia, a quel “bollito” insensato e crudele. Narravo la favola della “Sirenetta”, muovendomi tra conchiglie e reti, granchi e meduse. E’ proprio vero, che la ruota gira….

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LETTURE E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

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di Ilaria NIDASIO

VACANZE

Quale libro portare sotto l'ombrellone questa estate?

A

consigliarci i libri da non perdere sono Federica e Simona della libreria Agorà, l'unica a Rapallo ad essere rimasta indipendente, senza cedere il passo a marchi dettati dalle più famose case editrici. Il segreto del suo successo, che perdura senza sosta da oltre quindici anni e che ha fatto sì che questa libreria rimanesse, dopo la chiusura della storica “La Primula”, l'unica superstite delle librerie “di vecchia generazione”, sta proprio nella capacità di fornire consigli, indirizzando il cliente alla lettura che maggiormente possa incuriosirlo, divertirlo e arricchirlo. Fa sorridere, allora, il fatto che il libro più letto di questa estate sia l'ormai celeberrimo “Cinquanta sfumature di grigio” che, insieme a “Cinquanta sfumature di rosso” e “Cinquanta sfumature di nero” compone la trilogia a sfondo erotico che impazza tra le donne di tutto il mondo, italiane comprese. «In effetti, a parte qualche rarissima eccezione, il pubblico di questo libro, compreso tra i quindici e i settant'anni, è quasi esclusivamente femminile: forse perché certi uomini si trovano davvero soltanto nella fantasia di una scrittrice» insinuano, scherzando, le due ragazze.

Tensione erotica travolgente, sensazioni forti, ma anche amore appassionato: sono questi gli ingredienti che hanno contribuito al successo di questo libro di James che, grazie al passaparola tra le donne di tutto il mondo, ha venduto più di 20 milioni di copie in meno di tre mesi, favorendo la coniazione di un nuovo termine, mommyporn, per definire questa letteratura erotica soft, adatta anche alle mamme o alle casalinghe. Nella nostra classifica rapallese, a seguire, si trova l'immancabile James Patterson, che questa estate spopola con due titoli: “Il patto violato” e “Private Games”, ambientato, non a caso, alle Olimpiadi di Londra 2012. Sotto l'ombrellone, infatti, i lettori sembrano prediligere la giallistica: ecco allora che non può mancare “L'esattore” di Markaris, in cui uno spietato killer uccide con un'iniezione di cicuta coloro che sono debitori nei confronti del fisco. Un libro che, al di là dell'invenzione narrativa, aiuta anche a riflettere sulla crisi mondiale che ha investito l'economia e sulle conseguenze culturali e sociali che ne derivano. Per chi, invece, volesse abbandonarsi ad una lettura più leggera e

frivola, il consiglio è quello di farsi irretire dallo spensierato “I love Tiffany”, scritto da Marjorie Hart, che ricorda

(e lo fa nella stagione giusta) che un amore estivo può rimanere nel cuore per tutta la vita.

Ciao, Fabrizio E' deceduto a Valencia, dove da anni lavorava assieme alla sua compagna, l'artista rapallese Fabrizio Uccelli. Il suo lume della vita si è improvvisamente spento lasciando nel dolore e nella disperazion e i suoi familiari, gli amici, i suoi estimatori. Il musicista e chitarrista rapallese tornava spesso nella sua città natale e noi de Il Mare vogliamo ricordarlo in un momento particolare del suo successo, quando partecipando alla manifestazione "Un borgo d'autore" si era esibito nel quartiere delle Nagge, su un gozzo illuminato che dondolava pigramente nella notte si era esibito con la sua chitarra in un concerto che univa fascino e magia. Te ne sei andato senza salutare nessuno, quasi per non disturbare; ma noi conserveremo il tuo ricordo tra le emozioni più belle, col suono della tua chitarra acustica e il riflesso della Luna che colpiva te e la barca. Ciao. Qui sotto, un ricordo del poeta e amico di famiglia Mauro Mancini.

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CULTURA E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

di Massimo BACIGALUPO

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LETTURE PER L’ESTATE

Joyce, Fitzgerald, Woolf... Quando lo scrittore è fuori diritti uando gli scrittori escono di diritti, a 71 anni dalla morte, gli editori fanno a gara a ristamparli e ritradurli. Non ci sono eredi con cui trattare, sicché restano solo le spese vive: stampa, cura, distribuzione, traduzione (di solito comunque sottopagata). Scott Fitzgerald è morto nel 1940, e subito in Italia sono uscite quattro nuove traduzioni del suo romanzo più celebre, Il grande Gatsby, sorta di poema dell’età del proibizionismo, delle feste, degli amori illeciti e delle sparatorie. I recensori hanno fatto i loro confronti e trovato qualche peccatuccio, anche se le nuove traduzioni rappresentano comunque un passo avanti rispetto a quella storica di Fernanda Pivano. Agli amanti dei classici moderni consiglierei l’edizione edita dalla Marsilio, a cura di Gianfranca Balestra, traduzione di Roberto Serrai: ha il pregio fra l’altro del testo inglese a fronte, anche se così lo svelto romanzo di Scott diventa piuttosto massiccio (pp. 430, € 24,00). Per chi comunque vuole confrontarsi da solo con l’inglese c’è l’edizione edita proprio a Rapallo dalla benemerita e purtroppo svanita (da Rapallo) Cideb. E’ curata da Winifred Bevilacqua, ha molte note e anche immagini, cartine, e in appendice una decina di pagine di domande di approfondimento, nonché un CD con lettura di brani scelti (The Great Gatsby, Cideb, pp. 208, € 11,00). Insomma, un’edizione per studenti, ma veramente consigliabile. Dopo tutto l’inglese un po’ lo sappiamo tutti. E Fitzgerald ha uno stile assai limpido (o così sembra). Chissà cosa succederà quando uscirà di diritti l’amico-rivale di Scott, Ernest Hemingway. Ma occorrerà aspettare il... 2032 (se ci saremo, se ci saranno ancora i libri?). James Joyce invece ebbe anche la cortesia di morire a 59 anni, nel 1941 (Fitzgerald ne aveva solo 44). Sicché anche con lui gli editori vanno a nozze. La stessa Marsilio ha pubblicato una nuova edizione con testo a fronte del suo racconto più celebre, I morti (chi non ha visto il toccante film omonimo di John Huston, il suo ultimo?). La cura, ottima, è di Claudia Corti, come pure la traduzione. Trattandosi di un racconto, seppur lunghetto, il libro con testo a fronte rimane maneggevole (pp. 178, € 14,00). “Lily, la figlia del portinaio, non ce la faceva più, letteralmente, a reggersi in piedi”. E’ l’inizio del racconto e della festa che vi si narra. Per fortuna c’è a fronte l’inglese e gli accorti e sospettosi si chiederanno se la traduzione è “giusta”: “Lily, the caretaker’s daughter, was literally run off her feet”. Per ogni parola si aprono questioni, specialmente per quel modo di dire “run off her feet”. La traduttrice si è cimentata arditamente col più grande prosatore del Novecento. Complimenti.

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Ma I morti non è niente quanto a difficoltà se confrontato a quell’orgia di parole che è Ulisse, il capolavoro di Joyce. Tradotto da Giulio De Angelis nel 1960, accolto con diffidenza anche per la sua fama di romanzo erotico (nonché oscuro), Ulisse torna anch’esso in libreria, libero da vincoli legali, in una coraggiosa nuova traduzione di un giovane studioso amante dell’Irlanda, Enrico Terrinoni. E’ un librone di 853 pagine su cui si può passare una vita, e che Terrinoni e il suo editore regalano in una nuova veste compatta e giovanilista a un Un momento del Bloomsday 2012 nel centro storico di Genova prezzo che dovrebbe in- (Biblioteca Universitaria, Via Balbi), A destra, le copertine delle vogliare anche i più dif- nuove traduzioni di Joyce e Fitzgerald. fidenti, se non altro per leggere le pagine spinte (Newton Com- E dire che c’è un’altra traduzione dell’Ulisse in arrivo, ad opera dello scrittore pton, pp. 853, € 9,90). In realtà Ulisse è uno dei libri più toccanti Gianni Celati, a cui è stata commissioe spassosi mai scritti, la storia di un nata dalla Einaudi. Ma, essendo uno uomo comune che passeggiando per scrittore, Celati ha avuto qualche inciDublino nel giugno 1904, mentre la mo- dente di computer, e dunque si dovrà atglie cantante gli mette le corna col suo tendere per vedere cosa riesce a impresario, pensa tutto il pensabile ed combinare. Chissà come fece Joyce in esperisce tutto l’esperibile. Una vita e un età predigitale a mettere insieme un libo universo in un giorno e in un uomo, mi- così complicato. E semplice. Come si sa, da sette anni a crocosmo e macrocosmo. “Mi andrebbero un po’ di olive se le aves- Genova si tiene una lettura quasi intesero. Le preferisco italiane. Buon bic- grale di Ulisse in occasione del “Bloomschiere di Borgogna. Se lo porta via. day”, cioè il 16 giugno. In questo 2012 il Lubrifica. Una bella insalata, fresca giorno di Bloom è caduto di sabato, una come un cetriolo. Tom Kernan la sa con- bella giornata di sole, e il successo è dire. Vi aggiunge gusto. Milly m’ha ser- stato notevole. I diciotto capitoli sono letti vito quella costoletta con una spruzzata (dalle 9 a mezzanotte) in posti che ridi prezzemolo. Prendi una cipolla spa- cordano quelli della storia. Così il capitolo gnola. Dio ha creato il cibo, il diavolo i dell’osteria viene sempre ambientato alcuochi. Granchio alla diavola”. Sono i pen- l’Osteria Moretti in Via San Bernardo. sieri di Bloom (questo il nome del nuovo Sentire il brillante e partecipe gruppo di Ulisse) all’ora di pranzo. Leggete e stu- lettura che se ne è occupato (L’Agave di pite, se pensate che Joyce sia uno scrit- Chiavari) far schiantare di risa il pubblico tore vertiginoso e intellettualistico. numeroso (non c’era più posto a sedere) era la conferma di come il capolavoro di Anche voi preferite le olive italiane? E da questi pensieri qualunque si passa Joyce parli (quando vuole) direttamente al motto di spirito o proverbio (quello sui al cuore e agli altri organi, in primis il cercuochi, qualcuno sa interpretarlo?), e vello, nella sua materialità e ricchezza di poi, capita, alla rivelazione. Il vino infatti trovate e genialità di orchestrazione. porterà a Bloom il ricordo di una certa Speriamo di ripetere questa esperienza passeggiata con la sua fidanzata, la fa- anche nei prossimi anni, per regalare mosa Molly, la Penelope adultera che poi queste ore di libertà e divertimento a chi occupa tutta la scena nelle ultime qua- ne ha bisogno, cioè tutti (ma molti purranta pagine di puro flusso coscienziale. troppo non lo sanno). I lettori coinvolti nel I curiosi vorranno naturalmente con- Bloomsday sono una settantina, e già frontare la versione di Terrinoni con questo candidarsi per il privilegio di legquella magistrale di De Angelis, ma una gere Ulisse la dice lunga sulla popolarità nuova lettura ha comunque il merito di di quello spirito mordace e dalle infinite portare aria fresca e riproporre un testo risorse (linguistiche e letterarie) che fu a nuovi lettori. Fra l’altro Terrinoni ha for- Jimmy Joyce (come lo chiamava la monito molte note che appassioneranno al glie Nora, originale ovviamente della disinibita Penelope-Molly). gioco della lettura-interpretazione.

Virginia Woolf non amò Ulisse, anche se poi non poté fare a meno di imitarlo nel suo romanzo migliore, Mrs. Dalloway (dove una donna di mezz’età passeggia nel corso di una giornata estiva per Londra). E’ un libro più esile e lirico di quello del carnale gesuita Joyce, ma ha momenti memorabili e varrebbe la pena di usarlo come una guida a Londra così come Ulisse è quasi una guida a Dublino (di cent’anni fa, certo, ma la Torre Martello e anche il pub di Tom Kernan, vedi sopra, sono sempre lì, visitabili, e magari l’insalata sarà ancora saporita). Woolf morì suicida nel 1941, anche lei prima di compiere i 60, sicché le sue opere sono anch’esse ormai di pubblico dominio. Di Mrs. Dalloway non manca una buona edizione in lingua inglese della succitata Cideb (in realtà precedente alla uscita dai diritti). Di questi giorni è la pubblicazione di un’ottima scelta di diari e articoli: Virginia Woolf, Consigli a un aspirante scrittore (a cura di Roberto Bertinetti, BUR, pp. 264, € 7,00). Un altro libro a buon prezzo che a ogni pagina regala intuizioni brillanti di una grandissima osservatrice del mondo (anche femminile) e dei libri di cui anche lei molto si nutriva. I grandi scrittori fuori diritti forse contribuiranno a creare dei nuovi grandi lettori.


RICORDO O SOGNO? QUANDO... di Mauro MANCINI

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

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RAPALLIN

La valle del fossato di Monti - ”ö fössôu de Monte” ome in altre nostre precedenti passeggiate dell’ormai collaudato ”Giö di misci”, vorremmo subito definire i confini della zona che ci apprestiamo a visitare. Infatti molti dei nostri attenti lettori, compagni di questi viaggi, ci richiamano a volte, amichevolmente, giudicando a loro avviso un fatto o una persona appartenenti ad un’altra località diversa da quella che stavamo prendendo in considerazione. Ci fa estremamente piacere di questa loro attiva partecipazione invitandoli ad essere ancora nostri complici in questa ”combriccola rapallina”. La scelta ci porta oggi nell’antica valle del fossato di Monti (ö fössôu de Mönte) e che vorremmo visitare con voi dal Passo della Crocetta all’antico Castello sul mare, dove l’acqua del torrente incontra quella marina; senza tenere conto della innaturale interruzione della linea ferroviaria. Ci farà limite ad Est il sentiero dei Pellegrini che da Montallegro scende attraverso la collina di san Bartolomeo fino a via Milite Ignoto; e ad Ovest il crinale che dalla Crocetta scende giù fino a Gravero, a sant’Agostino e lungo via Fratelli Betti fino al mare. Nel 16.mo secolo la strada romana Au-

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relia, raggiunta Rapallo si divideva in tre diramazioni: una, lungo il corso del Boate, saliva a Ruta; l’altra si dirigeva, attraverso il ponte ’Annibale’, alle località di Pescino (oggi santa Margherita Ligure) e di Portofino. La terza, attraverso le porte di sant’ Antonio (attuale Municipio) e degli Orti (attuale via Milite Ignoto), prendeva a salire affiancandosi al torrente Memo (oggi torrente s.Francesco); il primo tratto era denominato ”via dei Panettieri”, il secondo ”via di Piacenza” , infatti questa strada consentiva il commercio di cereali con l’Emilia e l’esportazione dei nostri ”rinomati” olio e sale nel Piacentino. Una arteria nei secoli molto importante e trafficata; ne fa testimonianza la richiesta che il sindaco di Borzoli della Podesteria di Rapallo inviò nel settembre del 1559 al Senato Genovese perché

A sinistra: confini del Fossato di Monti. Sopra: famiglia contadina al ponte di Monti

Porte degli Orti e di S. Antonio

Il ponte di Monti oggi

fosse realizzato, nella zona dell’attuale via ”delle Cave”, un ponte che agevolmente superasse il torrente, lamentando nel frattempo l’imposizione di una gabella di quindici soldi per ogni barile d’olio che veniva da qui trasferito al di fuori del territorio genovese; la comunità rapallese sarebbe stata la prima a patirne per il rifiuto dei mulattieri ad acquistare un olio divenuto troppo caro e fuori mercato. Le immagini di queste pagine raffigu-

rano i confini della zona che stiamo visitando,una cartina dello sviluppo nei secoli di Rapallo con le due porte di accesso ad essa, una famiglia di contadini e il ponte attuale, allora tanto ambito. Fin qui la rilevanza nei secoli scorsi di questa valle; è nostra intenzione tornare nei prossimi numeri ad analizzare ciò che è stato in tempi più vicini a noi la evoluzione strutturale e umana del ”fössôu de Mönte;……… a rivedise !”


COME ERAVAMO E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

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di Bruno MANCINI

SCUOLA

Ricordi d’infanzia. Le elementari Antola Il signor Giuseppe Demi, nostro amico e assiduo lettore de “Il Mare” ci ha fatto pervenire questa foto, che a noi “dai capelli brizzolati” (come scrive il direttore), ci fa ricordare lo scorrere, con semplicità e serenità, della vita di allora. Questi bimbi li ricordiamo adulti quando, dopo una giornata di lavoro, si ritrovavano al Caffè Centrale, abituale punto di ritrovo, a parlare di sport ed altri argomenti. La redazione, rivolgendosi ai nostri Concittadini che ci seguono, attende con piacere la collaborazione per eventuali nuovi riconoscimenti delle persone nella foto.

Sul retro della foto lo zio del signor Demi, Giuseppe Vogliolo, aveva di suo pugno scritto la preghiera che qui riportiamo:

Non senti la campana dell’Ave Maria, nel presto di. Svegliati c’è la Befana per l’infanzia che gioia è. Prega il Signore nelle tristi ore.

Classe 2a elementare maschile - anno 1927 1A fila da sinistra in basso: Corona Bruno (1) - Verri Battistino (2) - Cataldo Alessio (3) - Giavina Pio (7) - Cordano .... (10) - Canessa Piero (11) 2A fila da sinistra in basso: Canessa Bruno (1) - Bertella Enzo (3) - Solari .... (4) - Arbocò Guido (5) - Oliva ..... (6) - Sacco Gino 5 6 7 8 (7) - Andreani ..... (9) - Pietrè Fausto (10) - Corniola Ernesto 1A fila 1 2 (12) 5 6 7 2 3 3A fila da sinistra al centro: De Laudi Giuseppe (1) - Petrolli 2A fila Nicola (4) - Tassara ... (taxista) (5) - Conti .... (6) - Castruccio Attilio (7) - Alinari .... (giornali) (8) - Zerega Umberto (9) - Baisi Al4 5 6 7 8 9 3A fila 1 fredo (10) 4A fila da sinistra in alto: Marcellino .... (2) - Vallebella ..... (3) - 4A fila 1 9 10 3 4 5 6 7 Pizzardi Paolo (5) - Demi Giuseppe (6) - Vivaldi Carlo (7) - Fontana .... (8) - Signora Basso (maestra) (12) 7 5A fila da sinistra in alto: Lelli Magdi (svizzero) (1) - Repetto .... 5A fila 1 2 3 (2) - Costa Giovanni (5) - Tubino Italo (6) - Garbarino .... (7) Monti Carlo (caitto) (8) - Furnò Enrico (9)

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CULTURA E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

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di Domenico PERTUSATI

Il Papa può dimettersi? uesta domanda non vuole affatto essere una provocazione o, peggio ancora, costituire un’offesa o una mancanza di riguardo verso il Capo della Chiesa. Forse non sarà gradita ai fedeli, soprattutto quelli più pii e devoti, che potrebbero addirittura condannarla come una bestemmia intollerabile. Lungi da me questa intenzione. Riguarda, come i saggi lettori avranno già intuito, una questione di principio. Non intendo pertanto interferire su delicate questioni private o prendere posizione circa le vicende che oggi hanno come epicentro il Vaticano. Molto si è discusso a questo riguardo: ci sono state critiche e accuse cui hanno fatto seguito smentite e riprovazioni. Il mio modesto auspicio è che da parte di tutti ci sia un’apertura franca e coraggiosa alla verità e al riconoscimento effettivo delle responsabilità. Importante è non “fare” discorsi generici o diplomatici, in altri termini: “dire” e “ non dire”. LA STRADA MAESTRA L’invito di Cristo vale per tutti, senza eccezioni: “La verità vi farà liberi”. Mi sia consentito dire che questa è la linea che deve essere seguita sempre in modo assoluto. Indubbiamente occorrono coraggio e umiltà. Coraggio per affrontare i problemi, anche quelli spinosi e dolorosi, umiltà nell’accogliere soluzioni o risposte che possono anche essere sgradite. Via le ambiguità, i “sotterfugi”, i falsi silenzi che allontanano, mentre le eventuali responsabilità, se riconosciute umilmente, evitano lacerazioni e divisioni in seno alla comunità cristiana. E’ stato detto giustamente che occorre volare più in alto dei “corvi” per affrontare i cosiddetti “misteri” e chiarire ambiguità e contraddizioni. C’è da augurarsi che la luce del Vangelo illumini tutti coloro che hanno responsabilità. Chiudiamo questa parentesi sui “veleni” che circolano in Vaticano, sottolineando il nostro rifiuto a farci coinvolgere “pro” o “contro”. La verità presto o tardi verrà a galla.

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IL RUOLO DEL PONTEFICE Ritornando al nostro tema di fondo, è importante mettere a fuoco il ruolo del “Papa” nella chiesa, a prescindere dagli episodi contingenti. Va sottolineato che il Pontefice è il capo assoluto della Chiesa. E’ vero che è circondato dalla Segreteria di Stato, dai cardinali vescovi che presiedono le varie Congregazioni Romane, dai cardinali preti che come arcivescovi reggono le diocesi più importanti, da prelati, abati, i monsignori e via dicendo… Ci sono indubbiamente personalità influenti e prestigiose. Ciononostante il potere del Papa è incondizionato; ascolta volentieri, ma l’ultima parola è sempre la sua: è lui che decide sempre e comunque. Chi conosce la storia ha presente che nel Concilio Vaticano I tenutosi a Roma negli anni 1869-70 con la costituzione Pastor aeternus (quarto capitolo) venne affrontato e definito il dogma della infallibilità papale in questi termini: «Proclamiamo e definiamo dogma rivelato da Dio che il Romano Pontefice, quando parla ex cathedra, cioè quando esercita il suo supremo ufficio di Pastore e di Dottore di tutti i cristiani, e, in forza del suo supremo potere Apostolico, definisce una dottrina circa la fede e i costumi, vincola tutta la Chiesa, per la divina assistenza a lui promessa nella persona del beato Pietro, gode di quell’infallibilità con cui il divino Redentore volle fosse corredata la sua Chiesa nel definire la dottrina intorno alla fede e ai costumi: pertanto tali definizioni del Romano Pontefice sono immutabili per se stesse, e non per il consenso della Chiesa». INFALLIBILITÀ E IMPECCABILITÀ Questo dogma da quel momento (era esattamente il 18 luglio 1870, poco prima della “presa di Roma” da parte dei cosiddetti “usurpatori” piemontesi) è entrato nel “credo” ufficiale della Chiesa. Pertanto chi non accetta le decisioni “solenni” del Papa, è de iure e de facto estromesso dalla Chiesa.

Papa Celestino V, il papa che abdicò dopo appena cinque mesi di pontificato, avendo constatato con amarezza l’impossibilità di realizzare il regno di Dio sulla terra. E’ sepolto nella Basilica di S. Maria di Collemaggio.

Il Concilio Vaticano II (1962-65) nella “Lumen Gentium” (n. 346) ribadisce:“Di questa infallibilità il Romano Pontefice, Capo del Collegio dei Vescovi, fruisce in virtù del suo ufficio, quando, quale supremo pastore e dottore di tutti i fedeli, sancisce con atto definitivo una dottrina riguardante la fede e la morale. Perciò le sue definizioni giustamente sono irreformabili per se stesse e non per il consenso della Chiesa, essendo esse pronunziate coll’assistenza dello Spirito Santo”. Il nuovo Codice di Diritto Canonico (1983) nella seconda parte dedicata a “La Costituzione Gerarchica della Chiesa” precisa al canone 331: “Il Vescovo della Chiesa di Roma , in cui permane l’ufficio concesso dal Signore singolarmente a Pietro, primo degli Apostoli, e che deve essere trasmesso ai suoi successori, è capo del Collegio dei Vescovi, Vicario di Cristo e Pastore qui in terra della Chiesa universale; egli perciò, in forza del suo ufficio, ha potestà ordinaria suprema, piena, immediata e universale sulla Chiesa, potestà che può sempre esercitare liberamente”. A questo proposito è della massima importanza non confondere - come talvolta erroneamente avviene da parte di semplici fedeli - l’infallibilità che riguarda la dottrina (come è stato sancito: a ben precise condizioni) con l’impeccabilità che concerne la condotta privata. RINUNCIA O DIMISSIONI? Se è vero che come Capo assoluto della Chiesa può prendere decisioni incontestabili, ne consegue che nessuno può impedirgli di dare le dimissioni. Il canone successivo (332-2°comma) fa proprio riferimento alle dimissioni del Papa. Cito testualmente: “Nel caso che il Romano Pontefice rinunci al suo ufficio, si richiede per la validità che la rinuncia sia fatta liberamente e che venga debitamente manifestata, non si richiede invece che qualcuno la accetti”. Ritengo che non ci siano commenti o correzioni possibili. Il testo è chiaro. C’è soltanto da precisare che la rinuncia non corrisponde alle semplici dimissioni, ma va intesa come abdicazione con l’indicazione del successore. Le dimissioni sarebbero soltanto la rinuncia sic et simpliciter. Queste precisazioni sono quanto mai opportune per fare chiarezza onde evitare malintesi e speculazioni arbitrarie ed interessate. Per essere più chiari questa “regola” vale per tutti i Pontefici e non esclusivamente per Benedetto XVI che come si usa dire per tutti i Papi - “è felicemente regnante”, anche se oggi è circondato da tristi e dolenti “situazioni” che ci auguriamo “contingenti” e risolvibili. CELESTINO V: UN CASO ECLATANTE Forse qualche lettore potrebbe chiedersi: “Nella storia della Chiesa ci sono stati Papi

Pietro, il primo papa, testimoniò con umiltà e convinzione il suo servizio ai fratelli accettando, come il Divino Maestro, il martirio della croce. (S.Pietro crocifisso, dipinto del Caravaggio - Basilica di S. Maria del Popolo - Roma)

dimissionari?” Non è difficile rispondere. Vari sono stati i Papi che per motivazioni diverse hanno rassegnato le dimissioni. Uno di questi, forse il più noto, è stato Celestino V, che dopo pochi mesi dalla sua elezione, fu costretto dai “potenti” del tempo e soprattutto dalla sua coscienza di uomo onesto e semplice a ritirarsi per poter liberamente condurre una vita santa, aliena da macchinazioni e interessi materiali e da sollecitazioni contrarie al Vangelo. Ci limitiamo a pochi cenni su questo caso che fece scalpore e che il suo successore, Bonifacio VIII, direttamente interessato, cercò in tutti i modi di tacitare. Pietro da Morrone fu in un primo tempo un monaco benedettino, ma ben presto decise di ritirarsi in una grotta sulle pendici del monte Morrone e poi sulla Maiella per dedicarsi ad una vita eremitica. Dovette più volte spostarsi per sottrarsi alla sempre più crescente popolarità a causa delle sue virtù e prodigi. Decise di fondare una congregazione di monaci eremiti dediti alla contemplazione con una regola molto rigorosa per le penitenze e i digiuni. I suoi seguaci vennero chiamati successivamente “celestini”. Morto il Papa Niccolò IV, i cardinali non riuscivano a trovare un successore per le discordie interne. La “vacanza” della Santa Sede durò “spudoratamente” oltre due anni. L’eremita Pietro da Morrone con una lettera esortò i cardinali a dare un pastore alla chiesa per non incorrere in terribili sanzioni divine. Per uscire dall’ “empasse” il conclave ridotto a 9 cardinali decise di nominare l’eremita. Era ovviamente un via d’uscita temporanea e non programmata. Eletto con il nome di Celestino V intendeva condurre la chiesa sulla strada evangelica, ma per inesperienza fu condizionato sia dalle autorità politiche (Re Carlo di Napoli) sia dai cardinali, soprattutto dal cardinal Caietani che aspirava alla successione. Resosi conto della impossibilità di attuare nella chiesa e nel mondo il regno spirituale divino, manifestò l’intenzione di abbandonare il papato. I Cardinali, in modo particolare il Caetani, die-


Dal balcone della Basilica di S. Pietro, concluso il Conclave con l’ elezione del nuovo Pontefice, il cardinale diacono di fronte alla folla proclama: “Habemus Papam…” e, dopo una breve pausa, ne rivela l’identità.

dero il loro pieno consenso alla abdicazione. Così dopo appena cinque mesi, seguendo la sua coscienza ritornò a fare l’eremita con una intensità maggiore. Ci furono giudizi negativi come quello di Dante Alighieri (secondo alcuni interpreti) che lo avrebbe chiamato: “Colui che fece per viltade il gran rifiuto” (Cfr. Inferno III, 5860), mentre altri come il Petrarca ne esaltarono la rinuncia. Dopo tante sofferenze e persecuzioni, morì rinchiuso per ordine di Bonifacio VIII, tenace sostenitore della “teocrazia papale”, in una rocca di Fumone in Campania il 19 maggio 1296 all’età di ottantun anni. Venne proclamato santo dal papa Clemente V ad Avignone il 5 maggio 1313 non solo per le sue virtù, ma anche - così si vociferava - per volontà di Filippo IV il Bello, nemico giurato di Bonifacio VIII. Su Celestino V Ignazio Silone scrisse “L’av-

ventura d’un povero cristiano” ( Oscar Mondadori 1968), un’ opera letteraria che ottenne il Premio Campiello. In forma dialogica passa in rassegna con efficacia le vicende di Pietro di Morrone che, dopo pochi mesi dalla sua elezione, acconsentì a rinunciare, essendosi convinto che non era possibile conciliare il potere con le più elementari esigenze della morale cristiana. Riconobbe con estrema umiltà che per un tale “mestiere” il card. Caetani era molto più indicato di lui. ALTRI PAPI RINUNCIATARI Mi limito con pochi cenni ai più noti. Papa Clemente I°, esiliato nel Chersoneso, abdicò (nel ’97) a favore di Evaristo. Così avvenne per Ponziano (III secolo) che, deportato in Sardegna (ad metalla), si dimise per rendere possibile la successione ad Antero. Un altro papa Silverio fu rimosso dall’incarico nel 537 ad opera di Belisario; tuttavia prima di morire firmò un documento di rinuncia a

favore di Vigilio, nonostante fosse considerato un suo usurpatore. Un caso di scorretto comportamento fu quello di Benedetto IX che lasciò la sua carica ben tre volte per motivi diversi (espulsione e dimissioni). Su questa strana e contraddittoria figura ritengo opportuno offrire ai lettori indicazioni più precise e dettagliate.Basta per ora il giudizio dello storico Gregorovius: “Con Benedetto IX il papato toccò il fondo della decadenza morale”. (Cfr. N. Fabbretti, I Vescovi di Roma, Cinisello Balsamo, Ediz. Paoline - 1986, pag. 155). Ricordo infine Gregorio XII che, eletto nel 1406, acconsentì ad abdicare nel 1415 per porre fine allo Scisma d’Occidente. IL PAPA È UN “PADRE” Dopo questa rapida e sommaria carrellata sui Papi rinunciatari, mi sembra importante sottolineare che il Papa è e deve essere ritenuto sempre “un padre”, il padre della grande famiglia cristiana. E’ assurdo (oltre che antievangelico) assimilarlo ad un sovrano. Non si può dimenticare che Pio IX, privato del potere temporale, lanciò la scomunica a coloro che gli tolsero il titolo regale. Questo avvenne, come tutti sanno, dopo il 20 settembre 1870. Molto più tardi Paolo VI con umiltà e sincerità riconobbe che la perdita del potere temporale fu provvidenziale. Mi è stato chiesto più volte se il titolo di “Sua Santità” non sia in contraddizione con l’altro titolo che ogni papa si assegna: “Servo dei servi di Dio”. Ed ancora: “Perché non chiamare il papa semplicemente “Padre” senza aggiungere “ Santo”, dal mo-

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mento che, secondo la dottrina cristiana, solo al termine della vita è possibile proclamare qualcuno “santo”, dopo aver esaminato con scrupolosità il suo percorso terreno?” Rispondo con semplicità. In effetti nessuno, ad eccezione della Vergine Maria secondo l’insegnamento della Chiesa, è esente da difetti, da mancanze o da tentazioni. La teologia insegna: “Tempus probationis morte finitur”, vale a dire il tempo della prova si chiude solo con la morte. Di conseguenza a nessuno anzitempo va attribuito il titolo di “santo”, anche se si tratta di persona di grande prestigio. Tutti siamo consapevoli che chi sale in alto si espone a maggiori rischi: aumentano in modo smisurato le sue responsabilità. Per non incorrere in amare disapprovazioni e attutire lo scontro con un certo tipo di clero intransigente e “tradizionalista” (che respinge con acrimonia quanto vado scrivendo) ricorro ad un episodio marginale, ma significativo, della vita di Pio X (al secolo Giuseppe Sarto). Un giorno, mentre transitava tra la folla, una bimba prese ad applaudirlo ripetutamente esclamando: “Viva il Padre Santo!”. Pio X le si avvicinò e con dolcezza la corresse dicendo: “Ricordati che non sono Papa Santo, ma Papa Sarto”. A prima vista può sembrare una “battuta” occasionale o una frase scherzosa, tuttavia ritengo che rappresenti l’esternazione di un convincimento interiore, un esempio luminoso di umiltà e correttezza evangelica che ogni “rappresentante di Cristo” non può disattendere.


STREGONERIA E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

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a cura di Emilio CARTA

INQUISIZIONE

Non dedicate vie o piazze alla strega Julia Carta La prefettura di Sassari respinge per ben due volte la delibera del sindaco di Siligo che voleva dedicare una strada alla majarza sarda nata nel XVI secolo. La donna, riabilitata dopo 400 anni resterebbe comunque “un cattivo esempio”. E a Bidonì intanto alla hechizera (strega) hanno dedicato un museo molto frequentato dai turisti

A

ncora oggi non c'è pace per Julia Carta una majarza sarda che, accusata nel XVI secolo di stregoneria e processata per ben due volte dall'Inquisizione spagnola, venne infine imprigionata nel castello aragonese di Sassari. La prefettura sassarese proprio di recente ha infatti ha detto no, all'intitolazione di una via a Julia Carta come aveva proposto il sindaco di Siligo, Giuseppina Ledda, che dice: “La prima risposta negativa mi è pervenuta nell'autunno del 2011; credevo ad un abbaglio e ho ribadito la richiesta corredandola con ulteriori documenti ma anche questa volta la Prefettura ha detto no alla nostra delibera”. “Julia Carta – ha risposto con pa-

rere vincolante la Deputazione di storia patria della Sardegna - è un personaggio che ancora oggi potrebbe dare indicazioni sbagliate. Non è opportuno dare il nome di una via a chi rappresenta un giro oscuro, a una donna che è stata perseguitata anche per questo e che non è una martire”. Insomma, neppure a distanza di quattrocento anni la donna potrà trovare posto nella toponomastica sarda. Ma, come ha ben illustrato recentemente su Il Secolo XIX lo storico Edoardo Malvenuti, la strega del villaggio di Siligo, Julia Carta, altro non era che una contadina semianalfabeta, madre di sette figli, dedita alle arti di indovina e guaritrice che

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Bidonì, la sede del Museo

segue quanto tramandatole dalla nonna. A perseguitarla e a condannarla ingiustamente nel 1596 è Baltassar Serra y Manca parroco di Siligo nonché commissario dell'Inquisizione, a riprova del terrore che a quel tempo imperversava in tutta l'Europa e che toccava anche le località più sperdute. Julia Carta procede senza falsi pudori e a fin di bene a sperimentare erbe, radici e nenie particolari, insomma un compendio di quell'arte definita “oscura”: a lei ricorrono persone provenienti anche dai piccoli paesi rurali che si trovano nelle vicinanze per ritrovare la salute o per scacciare il malocchio. Le voci si rincorrono di paese in paese, anche in confessionale e, la donna dopo quella prima condanna, viene nuovamente posta sotto processo nel primi anni del 1600. Dapprima non ammette le proprie colpe; poi, come da copione, viene torturata, sino a farla confessare l'inconfessabile. Come ricorda ancora Edoardo Malvenuti la donna finisce in carcere e, forse, evita il rogo. Le sue ultime notizie risalgono al 1614 quando su un documento appare ancora una volta il suo nome. Poi più nulla: sulla sua fine scende il silenzio definitivo. Nuovi documenti, ritrovati al Museo nazionale di Madrid, riportano alla luce la storia e il nome di questa

donna e Tomasino Pinna nel suo recente libro “Storia di una strega – L'inquisizione in Sardegna – il processo di Julia Carta” ne ripropone la storia riabilitandola definitivamente. Intanto a Bidonì, un minuscolo paesino rurale dell'oristanese abitato da 150 anime, proprio alle arti magiche e a Julia Carta hanno dedicato un piccolo museo. “Le sale museali verranno ampliate anche alla luce delle più recenti scoperte – racconta il sindaco Silvio Manca – In merito c'è un progetto preciso grazie anche a fondi regionali. Storia e cultura viaggiano insomma a braccetto e il nostro piccolo museo rilancerà anche il nostro turismo che non è solo mare ma anche entroterra”. Bidonì Il comune si estende su 11,7 km² e dall'ultimo censimento della popolazione risultano 150 abitanti con una densità di popolazione pari a 12,9 abitanti per km². Il borgo è situato nel cuore della Sardegna, a 260 metri sul livello del mare. È posto all'interno dell'area geografica del Barigadu ed è il centro che in via più diretta si affaccia sul lago Omodeo (fiume Tirso), cogliendone tutti gli aspetti naturalistici, ambientali e paesaggistici. Situata a 37 km al Nord-Est di Oristano, la più grande città nelle vici-


nanze, Bidonì si trova nelle vicinanze dei comuni di Sedilo, Sorradile, Nughedu Santa Vittoria e a poca distanza dal Parco nazionale del Golfo di Orosei e del Gennargentu. Il Sindaco di Bidonì è Silvio Manca. Il Museo S'Omo 'e sa Majarza ("La casa della strega"), E' dedicato alla stregoneria, al diavolo e agli esseri fantastici delle leggende della Sardegna.

Un'approfondita ricerca storica ha consentito di incentrare la scelta grafica su xilografie di streghe e diavoli, datate tra XIV e XVI secolo, che coinvolgono emotivamente il visitatore e lo introducono nel mondo delle credenze popolari e delle più terribili maledizioni. Il percorso museale, unico nel suo genere in Sardegna e uno dei pochi in Italia, parte dalle divinità dei morti dei Romani, arriva all'Inquisizione e al "Malleus Maleficarum", il libro pubblicato nel

1486 che diventerà la guida in tutti gli interrogatori per stregoneria che fornì le basi teologiche per le torture più crudeli che portarono alla morte di migliaia di innocenti, soprattutto donne, accusate di stregoneria. Il visitatore ha la possibilità di compiere una sorta di viaggio spaziotemporale che lo condurrà in una dimensione suggestiva di antiche storie, racconti di "janas" (esseri mi-

tici della tradizione sarda), folletti, diavoli e streghe in un crescendo di magia, fascino e mistero. Il museo conserva amuleti e portafortuna contro il malocchio, pozioni e sortilegi contro varie malattie e malefici. In un angolo si scopre, poi, l'inquietante figura de "sa Filonzana", una donna vestita di nero che tiene tra le mani un fuso e che simboleggia il sottile filo della vita che può spezzarsi in qualsiasi momento.

SPORT

L’Academy of Thailand Arts brilla ai Campionati italiani di Muay Thai al 25 al 27 maggio si sono svolte a Castiglione della Pescaia, nella splendida cornice del Villaggio “Le Rocchette”, le finali dei Campionati Italiani della Federazione Italiana Muay Thai. Presenti i team genovesi Amantini Muay Thai Team, di Massimiliano Amantini, il Thai Boxe Genova di Pierluigi Peccetti e la Academy of Thailand Arts di Rapallo. La Academy of Thailand Arts si presenta con cinque atleti qualificati per la finale di Muay Thai light contact. Due titoli vengono assegnati a Nicolò Fiaccone e Caique Santos da Silva per i match precedentemente disputati. Il primo della giornata a salire sul ring è Marco Migliorati. Dopo le due estenuanti riprese regolamentari, il match è ancora in pareggio, si è costretti quindi ad andare all’extra round che sancisce la vittoria del rapallese, diplomandolo nuovo Campione Italiano 2012 categoria -81 Kg. Pochi minuti dopo è la volta di Mirko Mulé, opposto al promettente atleta del Thai Boxe Genova, Matteo Piazza, categoria -55 Kg. Secondo i giudici non c’è dubbio, il vincitore e nuovo Campione Italiano è Mulé. Il terzo match vede confrontarsi Nicolò Fiaccone, già dichiarato Campione Italiano, ed un altro atleta di Genova, Nicholas Rhode.

D

Al termine di un durissimo combattimento la vittoria va all’atleta del Thai Boxe Genova. Nessun rammarico per Fiaccone che si dice comunque contento della prestazione e del titolo 2012. Quarto atleta della “Academy”è Kevin Cussadie, categoria -90 Kg. Pur essendo più leggero di 9 Kg del suo avversario il rapallese dà vita ad un match esemplare, imponendo il proprio gioco e portando a Rapallo un altro titolo italiano. Gli organizzatori, vista la prestazione di Cussadie, gli chiedono di fare un altro match con un ragazzo veneto di 97 Kg per due metri di altezza che è rimasto senza avversario. Il rapallese accetta la sfida e vince anche questo incontro portando a casa un'altra medaglia d’oro. L’ultimo incontro della manifestazione vede salire sul ring il rapallese Caique “Caio”Santos da

Silva, categoria -60 Kg. Al termine delle due riprese il verdetto arbitrale è avverso all’atleta del Tigullio che riceve comunque i complimenti da tutti, compreso il CT della Nazionale. Anche lui molto soddisfatto per la vittoria del titolo e per le lodi del CT Bassetti. Una splendida giornata di sport, ricca di soddisfazioni per il team del Tigullio che porta a Rapallo 5 Titoli Italiani e si conferma una realtà nel panorama nazionale. Grandissima la soddisfazione dei tecnici della Academy of Thailand Arts, per essere riusciti a formare un gruppo tanto giovane, competitivo ed unito.


VIAGGIARE E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

di Vinicio TEMPERINI

AFRICA

Elzeviri nomadi LAGOS APAPA - NIGERIA - 1967 Siamo in un Supermercato di “Alto rango” per inciso semivuoto causa guerra del Biafra in corso. Un Alto Ufficiale in uniforme si aggira pomposo con due soldati di scorta che lo fiancheggiano passo, passo. Io sono lì con la famiglia. Mio figlio Max – 6 anni – vestito da Cow-boy ha in mano una bella pistola, finta ovviamente. Ad un certo punto la punta deciso sull’Ufficiale. I soldati di scorta saltano avanti, mano alla fondina. Una cortina di gelo scende su tutti noi , paralizzati. Scena, per fortuna brevissima, che nei film si chiama “Freeze – Fullstop”. Per fortuna l’Ufficiale ha immediatamente una simpatica risata, alza le mani dicendo “OK- OK” e spinge via i suoi uomini che a questo punto si uniscono alla risata di sol-

lievo di tutti i presenti, quasi tutti europei. Noi inclusi, ma mica tanto divertiti… Devo dire che mio figlio ha capito bene, imparato e da quel momento lascia la pistola a casa. NIGERIA 1972 Si cambia il lato marcia dei veicoli su strada. Da Aprile guida su mano destra e non più sinistra. Chi ricorda (siamo in pochi ormai…) le Lancia Ardea, Aprilia, Aurelia con il volante a destra sa quanto sia già complicato guidare con il volante dalla stessa parte della “mano di guida”. Passare a guidare dall’altra parte della strada poi… significa re-imparare a guidare. Portiamo tutti questi problemi in Nigeria dove il traffico era veramente complicato, caotico ed avremo un “Inferno in terra”. La Polizia aveva però tro-

vato una soluzione che si rivelò efficace. A chi esagerava con errori ed indisciplina toccavano alcune frustate alle gambe elargite in loco, sulla strada. Bene, vi assicuro che il sistema aiutò molto il passaggio alla guida a destra… AFRICA OCCIDENTALE - 1973 All’epoca molti paesi (Zaire, Mozambique etc) applicavano un ferreo controllo – anche fisico – sull’introduzione di valuta straniera che andava dichiarata all’ingresso nel Paese, sino all’ultimo centesimo. Questo per assicurare che la conversione avvenisse solo al tasso ufficiale che era molto, ma molto…., inferiore al “Borsa nera”. Uscendo dal Paese dovevi riesportare tutta la valuta - al centesimo – che non avevi cambiato, documentando, in

Banca al tasso legale. Arrivo un mattino presto all’Aeroporto di uno di questi Paesi dopo un volo notturno non troppo tranquillo. All’ispezione doganale uno zelantissimo Ufficiale apre la mia 24ore e – accidenti…- trova una busta con poco più di 300 Dollari USA che avevo evidentemente, stupidamente dimenticato. Con fare indignato prende la busta e mi ordina, brusco, di seguirlo. Io, maledicendomi e preoccupato, lo seguo in un lungo buio corridoio. Arrivati a metà mi fermo e gli chiedo, molto gentilmente ed amichevolmente, dove stiamo, andando e perché. Mi risponde che andiamo a fare la denuncia per contrabbando di valuta. Molto meravigliato e sorpreso io dichiaro che c’è evidentemente un banale malinteso. “Siamo qui noi due soli e non vedo in giro nessuna valuta da dichiarare!” Mi guarda un attimo. Mette in tasca la busta ed esclama “Ma è vero, C’è stata una svista, mi scusi. Benvenuto. L’accompagno al taxi “. Dato che ero in buona fede, confesso che mi sono congratulato con me stesso…… ABIDJAN - COSTA d’AVORIO 1981 Mi era rimasto un solo abito europeo elegante, cucito da un ottimo sarto di Rapallo (niente pubblicità occulta….) . Lo tenevo per le grandi occasioni anche se non molte allora da quelle parti. Avevo uno Steward bravo, onesto, lavoratore. Un giorno gli diedi un bel bonus per non ricordo quale sua particolare attenzione. La sera dopo tornai a casa e lui – tutto felice ed eccitato – mi disse: “Patron, per ringraziarti ho una bellissima sorpresa per te. Il tuo vestito speciale aveva bisogno di essere pulito ed io per farti felice te l’ho lavato. Contento ?” Aveva messo il mio abito in lavatrice con adeguato detergente. Facile immaginare con quale risultato. LAGOS APAPA - NIGERIA NATALE 1967 Mia figlia e mio figlio, sette e sei anni, desiderano tanto un Albero di Natale, per loro importante. Purtroppo in quel momento di guerra in Nigeria è proprio impossibile trovarne uno. Troppo triste rinunciare. Cerco spaghi lunghi e corti, cordicelle, nuove e vecchie. Metto chiodi sul soffitto e sui muri, attacchi a mobili e finestre e costruisco una via di mezzo tra uno strano albero ed una ragnatela. Ornamenti: ritagli variopinti di carta e plastica, medagliette, oggettini vari, “bric-à-brac”. Ne esce un insolito Albero di Natale niente male forse addirittura più romantico e “sincero” dei tradizionali. I miei figli ancora lo ricordano. Non è forse tipicamente italiana l’arte di arrangiarsi? Tutto questo ha un denominatore comune. Il mare. Che mi ha dato vita, lavoro e motivo di tanti accadimenti.


CINEMA

di Luciano RAINUSSO

AL CINEMA in diagonale

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

Biancaneve

di Tarsem Singh

Formano una montagna i film realizzati sul personaggio femminile forse più famoso tra quelli rielaborati dai fratelli Grimm. Se ne contano, infatti, una sessantina, a partire dal 1914, per bambini e non, di animazione o recitati da attori in carne e ossa, goliardate, o appartenenti persino al genere porno. Su tutti però svetta ( e non sarebbe neppure il caso di precisarlo) quello disneyano, risalente all'anteguerra, commovente e spassoso, un vero miracolo compiuto nel campo del cartone animato. Ora, addirittura una coppia di film girati quasi contemporaneamente oltreoceano. Il primo dei quali è questo, firmato da un indiano d'importazione non nuovo alla regia. (Di lui si ricorda Immortals, visto l'anno scorso: film mitologico, di forte impatto visivo, sulla lotta per il potere tra Titani e dei dell'Olimpo). Già dal suo titolo originale (Mirror, Mirror) si capisce che l'intento dei realizzatori consiste nel proporre una nuova lettura della favola in questione, modificandone innanzitutto il tono generale, che diventa brioso e scanzonato, da commedia, insomma. Di conseguenza anche la protagonista assume una diversa natura: non più angelicata e sognante fanciulla, ma un'eroina decisa a combattere per il popolo oppresso. (Significativa la sua poca voglia di tenere in ordine la dimora dei nani, qui trasformati in ribelli, se non in grassatori da strada). E non è un caso che, per il ruolo della protagonista sia stata scelta Lily Collins che ha tutto della sbarazzina, sopracciglia comprese. Alla diva Julia Roberts, malvagia regina, il compito di ironizzare sul problema dell'età che avanza. Ma, tutto sommato, si tratta semplicemente di trasgressione all'acqua di rose.

Hunger Games

di Gary Ross

Nel futuro verso il quale gli Usa stanno correndo, le masse assisteranno a crudeli partite di morte per coppie di giovani d'ambo i sessi, destinati a eliminarsi a vicenda, Autentici show televisivi, seguiti da folle enormi, ambientati in foreste disseminate da telecamere e tranelli, condotti da veri maghi del mestiere, capaci di mantenere vivo l'interesse del pubblico. Lo preannuncia il primo film tratto da una nuova trilogia letteraria che ha polverizzato oltreoceano il successo ottenuto da simili casi precedenti. Stando a questo cine-capitolo iniziale, l'impressione è che neppure qui, si voglia prendere le distanze da quel tipo di cinema sempre più simile, per confezione e contenuto, al video-gioco. Il film è abbastanza truculento, sfrutta temi già trattati altrove con diverso rigore, quali il cinismo di certa televisione, il potere che non rispetta le regole. la spettacolarizzazione della violenza. C'è però, l'inusuale tema della società del futuro, di cui fornisce un quadro quanto mai inquietante: un'umanità sempre più divisa, tra poveri e privilegiati: i primi rinchiusi nei loro ghetti, alle prese con la penuria di cibo, i secondi dediti ad una vita decisamente futile, ben rappresentata dal loro abbigliamento. Al centro del film, una sedicenne che si offre volontaria e combatte al posto della sorella più piccola, regolarmente sorteggiata. E' infallibile con l'arco e sa come condurre il gioco di morte. Personaggio assegnato ad una delle più promettenti giovani attrici d'America: Jennifer Lawrence, già nominata all'Oscar per Un gelido inverno, quando vinse Natalie Portman con Il cigno nero.

29 Lui dice ti amo. Lei dice ti amo anch'io. Gigantesca comunione della sala e dello schermo. Come vorremmo essere al loro posto. Ah, come vorremmo. Marguerite Duras, Diga contro il Pacifico. 1950.

To Rome with love di Woody Allen

Una città infausta per uno dei maggiori registi del nostro tempo. Se Barcellona, Londra e Parigi fornirono ad Allen l'occasione per girare ottimi film, deludente risulta questa puntata romana che ha tutta l'aria di rifarsi ai modi della nostra commedia o, peggio ancora, del film a episodi. Cinque, in sostanza, le brevi storielle che si svolgono, purtroppo senza molta ispirazione, tra le strade, i vicoli e le piazze della città capitolina (Fori imperiali compresi): due sposini,arrivati dalla provincia, che si rivelano a rischio adulterio; un musicologo americano che scopre un ottimo cantante lirico, capace però di cantare bene soltanto sotto la doccia; un maturo architetto, sempre americano, in crisi professionale (ora si limita a progettare centri commerciali) tornato sui luoghi della sua gioventù; un'aspirante attricetta americana che pianta su due piedi il nuovo fidanzato all'arrivo di una proposta per girare un film. E, infine, Benigni, signor Nessuno, che gode di un'improvvisa notorietà, ingiustificata quanto di breve durata. Il tutto contornato di canzoni stranote, escort, vigili urbani, ladri e attori vanesi. La Roma come vista da uno straniero qualsiasi. Possibile che ad Allen abbia potuto suggerire solamente un film così stiracchiato nelle situazioni, di scarso umorismo e, soprattutto, di poco senso?

Biancaneve e il cacciatore

di Rupert Sanders

Pareccho diverso dal primo, il secondo dei due film proposti quest'anno sulla celebre favola dei fratelli Grimm. Diverso per il suo aspetto decisamente dark e le non poche varianti che ne caratterizzano la narrazione. Intanto, qui la protagonista lascia il castello di sua iniziativa dopo che la malvagia regina le ha ucciso il padre. (Da non sottacere poi che il cacciatore, spedito alla ricerca di Biancaneve per ucciderla si innamora di lei, per ridestarla infine con il fatidico bacio). Diretto da un esordiente, il film offre uno spettacolo d'eccezione (e bisogna ringraziare gli dei che sia stato realizzato senza ricorrere al 3 D, che ha sempre qualcosa di baracconesco). Accettabile nel suo ambito volutamente horror, che lo distacca non poco dalla versione disneyana, espande quei toni inquietanti e lugubri che sono tipici delle storie medievalesche, puntando decisamente a sfatare quello che la favola ha sempre sentenziato. Ossia che la principessa dalle labbra rosse come il sangue fosse (o sia) davvero la più bella del reame. (Non c'è fotogramma in tutto il film che non canti lo splendore della regina Ravenna, la bellezza di rara espressività di Charlize Theron, attrice peraltro di notevole capacità recitativa). Compito ingrato, invece, quello di Kristen Stewart, che lo assolve come può, avendo il suo personaggio la consistenza del cartoon. Buon per lei che il copione le imponga di trasformarsi in guerriera, possibile sogno di ogni fanciulla moderna. (Sempre meglio che sposare un principe, in ogni caso).

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LETTERE E NOTIZIE

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

FUNIVIA INVISIBILE Egregio Direttore, ero sdraiato sulla mia barca proprio davanti al porto di Rapallo e guardavo lo stupendo, irripetibile panorama delle colline e della città. A destra, a metà collina, il lungo campanile di S. Ambrogio. Poco più a sinistra il Santuario di N.S. di Montallegro. A scendere, i piloni della funicolare ma la cabine dov’erano? Forse era giorno di non servizio ma, con i binocoli, ho invece scorto le due cabine contrapposte che lavoravano nel grigio-azzurro degli ulivi in modo che non si notassero. Possibile che agli amministratori che dovrebbero lavorare (speriamo) per la città non freghi niente metterle in evidenza? Un bel giallo elettrico le renderebbe visibili da ogni dove, mare compreso, suscitando in chi le nota la voglia di utilizzarle. Certo, l’accoglienza del piazzale di ingresso alla funicolare fa schi...o; altroché turismo e richiamo al Parco di Portofino! Lettera firmata

Caro lettore, gli ambientalisti La metterebbero sui cavalletti, ma l’idea non è male. Basta pensare alla “splendida” visione del viadotto autostradale di cui ovviamente non parla più nessuno nel nome della modernità e del turismo.

OSPEDALI E SERVIZI Gentile Redazione,

Anche se uno non urla ad oltranza (com'è di moda oggidì) e capisce che non si può avere l'ospedale a disposizione sotto casa, ha molta difficoltà a comprendere perchè nosocomi appena ristrutturati con esborso di parecchi "Euri" debbano essere dismessi. Caso tipico,e aggiungerei "esemplare" è la zona della Liguria che spazia dal Golfo Paradiso a quello del Tigullio, perchè in breve tempo sono stati chiusi ben due Ospedali, a Santa Margherita e a Recco, quest'ultimo appena riattato. In zona ce ne fu un altro, proprio qui a Camogli, ma da decenni funge da bella statuina tra i maestosi pini mediterranei e fa la felicità dei...topi. Inoltre a Chiavari resta solo una particella di quello che fu un Ospedale vero, particella che se la batte con quella invisibile scoperta a Ginevra che da ieri spopola in TV... Ancora, siccome le brutte notizie qualche strascico se lo portano appresso, si comincia a mormorare che il "Grande Ospedale" di San Pietro di Novella a Rapallo, inaugurato in pompa magna, possa in futuro subire la sorte degli altri. Chi lo vuole mantenere in piena efficienza dice che la struttura ospita più di 140 posti letto, chi lo vuol chiudere, al contrario, arriva a contarne solo 120. Mi sa che dovremo fare una colletta per procurarci una trentina di letti con marchingegni annessi e connessi, e li piazzeremo in qualche

2012 e Golfo del Tigullio XIII edizione

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Il consigliere comunale Gloria Barbetta ha accettato l'incarico quale responsabile per le "opportunità e ai diritti delle persone disagiate". Da tempo Gloria Barbetta si interessa professionalmente del disagio psichico e della legge 180 Basaglia. La collega non aveva esitato a protestare vivacemente con la propria maggioranza per i ritardi nell’assegnazione di tale incarico, promessole dall’amministrazione guidata da Giorgio Costa. saletta d'attesa. Cordialità, Luigi Fassone

Caro lettore, ormai siamo al gioco delle tre tavolette. Figurarsi che non abbiamo ancora capito quanti sono i lavoratori esodati a rischio: uno, nessuno, centomila?

PORTICCIOLO/1 Spett.le Il Mare, Se il tanto pubblicizzato rilancio del Porticciolo nasce con queste premesse c'è poco da stare tranquilli! Giovedì 28 luglio ho ascoltato un bel concerto blues con Angela Watson. A parte il ritardo fisiologico con cui è iniziato lo spettacolo va detto che a disposizione del pubblico non c'erano né i servizi igienici né tantomeno un bar aperto seppure entrambi esistenti in loco. Chi gestirà la struttura in accordo con il Comune non poteva fare una figura peggiore Mi hanno riferito che la struttura sarebbe stata inaugurata ufficialmente due giorni dopo. Mi chiedo: il concerto non poteva essere posticipato o spostato

in altra sede? Sarebbe bastato poco per trattare il pubblico e i numerosi ospiti in modo più civile e degno di una città "turistica". Rosalba Mari

Gentile signora, giriamo le sue lamentele agli uffici comunali preposti

PORTICCIOLO/2 Gentile Redazione, finalmente Villa Porticciolo, dopo anni di decadenza e di abbandono torna a rivivere grazie alla riapertura del dancing e del bar. Speriamo che questa iniziativa abbia successo e non finisca nel calderone delle occasioni perse come mi è successo di vedere alcuni anni fa con gestioni del tipo "tiriamo a campare". Villa Porticciolo ha necessità di investimenti seri e di proposte professionali vincenti. Pietro Vinciguerra

Egregio lettore è quello che speriamo tutti

Hotel Approdo di Rapallo premiato da TRIPADVISOR 2012

ARTIGIANATO - ENOGASTRONOMIA - PROMOZIONE TURISTICA ENERGIE RINNOVABILI - RISPARMIO ENERGETICO

DOMENICA 12 AGOSTO INCONTRI CULTURALI AL GIARDINO PENSILE DELL’ORATORIO DEI NERI ore 10,30 Umberto Ricci: il Capitaneato di Rapallo ore 11,30 Iolanda Giovenale: presentazione del libro “Quo vadis? Rea Palus” ore 21,15 Emilio Carta - Ernani Andreatta in collaborazione con l’Ass. Mare Nostrum Trovata la tomba della corazzata Roma Proiezione di un interessante e inedito filmato storico Invitiamo i lettori a volerci segnalare suggerimenti, problemi. Pubblicheremo le vostre istanze, raccomandandovi la brevità dei testi per evitare dolorosi tagli.

Scriveteci a Redazione “IL MARE” Via Volta 35 - 16035 Rapallo E-mail: rapallonotizie@libero.it

L’Hotel Approdo tre stelle sito nella piccola San Michele di Pagana (ge) ha ricevuto il “Certificato di Eccellenza” da parte di TripAdvisor®, il sito di viaggi più grande del mondo. Esso permette ai viaggiatori di pianificare il proprio viaggio consultando le esperienze e valutando le opinioni di altri viaggiatori. L'encomio, che gratifica l'eccellenza nel settore alberghiero, è riconosciuto solo alle strutture che con costanza ricevono recensioni “eccellenti” da parte dei viaggiatori di TripAdvisor. Meno del 10 % delle strutture ricettive ha l'onore di ricevere questo prestigioso premio.


Gargantua

LETTERE E NOTIZIE

di Renzo Bagnasco

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

Il proverbio del mese Fànni do ben che ti n'aviae Fai del ben e ne avrai del bene

Acciughe presto fatte

La Scuderia Ferrari Club di Rapallo visita la Dallara Automobili

(anciue fîtu fete) INGREDIENTI: 1 kg di acciughe del golfo freschissime, olio extravergine, vino bianco, succo di limone, salvia e sale ESECUZIONE: Pulire le acciughe togliendo testa e interiora; lavarle e metterle a colare. In una padella scaldare, non friggere, un’emulsione di olio, vino bianco in egual misura e molte foglie di salvia; formare ora un solo strato di acciughe, l’una vicina all’altra e salare. Dopo pochi minuti irrorare con il succo e lasciare ancora qualche istante a che si insaporiscano. Si servono poi direttamente dalla padella.

Se vuoi sapere di più sull’attività del nostro club: tel. 338.9007705 - e-mail: ogentile@libero.it

SPETTACOLI E LUNGOMARE Spett.le Redazione, lunedì 9 luglio passeggiavo sul lungomare. All’altezza dell’albergo Miramare non si riusciva a passare a causa delle transenne che chiudevano l’arena (a pagamento) per uno spettacolo di musica e cabaret. Trovo vergognoso il fatto che per favorire pochi spettatori e gli organizzatori non si consenta un regolare deflusso delle persone. Annarita Curcio

FESTE DI LUGLIO/1 Caro Direttore, tuteliamo le Feste di Luglio dagli attacchi indiscriminati su facebook. Il 2 Luglio 1557 la Madonna, apparsa sul Monte Laeto, disse al Chichizola: “Va e dì ai Rapallesi che voglio essere onorata qui”. È fondamentale, quindi, che i rapallini dimostrino il legame indissolubile che li unisce a Montallegro.

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MESE

Agosto

Giorno

Dopo la calorosa accoglienza dell'Amministratore Delegato e Direttore Generale Ing. Andrea Pontremoli un nutrito gruppo di amici del club di Rapallo ha iniziato la visita, con il qualificato aiuto dell'ing. Jacopo Gentile, dell'azienda che persegue la filosofia della “Continua ricerca dell'eccellenza”: negli ultimi 40 anni si è concentrata sulla progettazione e realizzazione di alcune tra le migliori vetture da competizione al mondo (IndyCars, GP2, GP3, Formula 3…). La factory di Varano de' Melegari , la più famosa al mondo, è stata fondata nel 1972 dall'ingegner Gian Paolo Dallara. Alla 500 Miglia di Indianapolis, nel tempio della velocità, dove si vola a quasi 400 Km. all'ora, le auto sono dell’italiano Dallara. La visita ha riguardato il reparto produttivo, la galleria del vento e come gran finale, il nuovo simulatore di guida professionale (nella foto). Si tratta attualmente del più grande simulatore di guida commerciale esistente al mondo.

Le Feste di Luglio sono la storia della pietà popolare, degli umani sentimenti, delle lotte e delle speranze quotidiane, ma soprattutto della presenza di Maria in mezzo a noi, sicuro riferimento per chi a Lei si rivolge. Finché Rapallo saprà difendere e conservare la propria identità religiosa, storica, culturale, sono certo che le festività si svolgeranno seguendo i canoni che da decenni le caratterizzano rispettandone le peculiarità (fuochi, fiera, ecc.). Nel contempo non posso esimermi dall’esprimere il rammarico nell’aver riscontrato una Processione in tono minore per la mancata partecipazione del Vescovo e della maggior parte dei componenti l’Amministrazione comunale e assistito poi al loro (degli amministratori) affrettato ingresso in Basilica, e occupare gli spazi riservati per la solenne Funzione di chiusura delle Festività. Il sommo poeta direbbe: “Non ti curar di lor, ma guarda e passa”! Io, umilmente aggiungo:

20 12 Lunazioni, Stagioni e Segni Zodiacali

Ora./min. Descrizione

Giovedì

02

05:27

Luna Piena

Giovedì

09

20:55

Ultimo Quarto

Venerdì

17

17:54

Luna Nuova: 6A Lunazione del Sole

Mercoledì 22

19:08

Il Sole entra nel segno della

Venerdì

24

15:53

Primo Quarto

venerdì

31

15:58

Luna Piena

Vergine

“Guai a coloro che vogliono insabbiare le nostre tradizioni, le nostre radici”. Cordiali saluti Lettera firmata

Caro lettore, la carne è debole.

FESTE DI LUGLIO/2 Caro Direttore, i tempi sono ormai maturi. Fermo restando il valore culturale, folcloristico e tradizionale dei tre giorni di fuochi a inizio Luglio, forse, visto l'eccesso di botti, pagati in parte dal Comune, si potrebbero ridurre le sparate ad una per volta e non più ripetuta tale e quale subito dopo dall'altro sestiere accorpato. Cominciare alle otto del matino per finire oltre le nove, pare oggi eccessivo. Un tempo era l'unica festa dell'anno; oggi ha perso questo valore perchè tutte le sere ci sono feste. Forse unire a due a due i sestieri, permetterebbe un bel risparmio ed accontenterebbe lo stessso gli amanti dei botti, che, ai molti non più giovani ricordano i bombardamenti notturni subiti in tempo di guerra. O parlare di risparmi, visto che tutti, volenti o nolenti, li dobbiamo fare, risulta offensivo per quei pochi residui rapallini. Se sacrifici devono essere, lo siano per tutti, anche a costo di non rendersi molto popolari. Sarebbe tragico scoprire che l'Amministrazione, per far fronte ai fuochi, deve poi tagliare altrove. So che è un argomento tabù per i fanatici, ma anche gli animali domestici terrorizzati, ringrazierebbero. Infine, quanti soldi ci ha messo il Comune lo sapremo mai? Cordialmente R.B.

Genova è matrigna e i rapallesi lo sanno bene: nessuno tocchi le Feste di Luglio, i botti e i crocifissi processionali.



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