Il Mare Eco del Golfo Tigullio 7

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Anno IV - n. 7/ 2011 • Direttore responsabile: Emilio Carta

O giornale o l'é comme l'äze, quello che ti ghe metti o porta Il giornale è come l'asino, quello che ci metti, porta (Antico proverbio genovese)

BOSCHI Sono tutti a rischio

VIABILIT¤ Problema irrisolto

SANTA Porto e polemiche

MONTALLEGRO Salviamo il sentiero

HAVEN VentÊanni dopo

LIONS CLUB Rapallo spegne 56 candeline

FESTE PATRONALI Devozione e riti voodoo IL MARE è consultabile anche on line sul sito

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“Casta”, ma poco virtuosa

di Emilio Carta

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

IL MARE

Edito da: Azienda Grafica Busco Editrice Rapallo - via A. Volta 35,39 rapallonotizie@libero.it tel. 0185273647 - fax 0185 235610 Autorizzazione tribunale di Chiavari n. 3/08 R. Stampa Direttore responsabile: Emilio Carta Redazione: Carlo Gatti - Benedetta Magri Elena Busco - Daniele Roncagliolo

Hanno collaborato a questo numero: R. Bagnasco - P. Bellosta - P.L. Benatti A. Bertollo - C. Gatti - E. Lavagno Canacari S. Gambèri Gallo - B. Magri - B. Mancini M. Mancini - G. Massa - C. Molfino - A. Noziglia D. Pertusati - L. Rainusso D. Roncagliolo - V. Temperini Ottimizzazione grafica: Valentina Campodonico - Ivano Romanò Fotografie: Fabio Piumetti Archivio Azienda Grafica Busco

La collaborazione a Rapallo Notizie è gratuita e ad invito

IN QUESTO NUMERO: “Casta”, ma poco virtuosa di E. Carta

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Boschi in pericolo di D. Roncagliolo

3

Viabilità irrisolta di E. Lavagno Canacari

4

Santa: porto e polemiche di P. Bellosta

5

Montallegro: sentiero in pericolo di A. Noziglia

6

Haven ventʼanni dopo di C. Gatti

8/9

Sport: unʼesperienza americana di B. Magri

11

Devozione e voodoo di R. Bagnasco

12

Via da Lions di E. Carta

13

Norvegia nel terrore di C. Gatti

14

Natura: il “regno dei ragni” di G. Massa

18

Un lungomare da sogno di P. Benatti

19

Ricordo o sogno: lʼisola che cʼè 2 di M. Mancini

20

Amarcord: sapori di mare di S. Gambèri Gallo

21

La famiglia Durazzo di A. Bertollo

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Australia, “Down under”/3 di V. Temperini

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Progetto Bau bau di E. Ricci

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Come eravamo di B. Mancini

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Lʼarte della comunicazione di C. Molfino

25

Al cinema in diagonale di L. Rainusso Lettere, notizie e tempo libero

ochi mesi fa, in tempi non sospetti biere. Viene in mente il principe De Curtis, quindi, avevamo dedicato la nostra at- alias Totò, quando in un suo celebre film tenzione alle prebende dei parlamentari e esplode: “E io pago!” dei consiglieri regionali definendole scan- Ma ai nostri bravi onorevoli tutto questo dalose. E qualcuno si era pure risentito! non basta e a cadenza pressoché quotidiana Vedendo quanto succede di questi tempi sulla stampa leggiamo di arresti bipartizan dire che avevamo toccato un nervo sco- per operazioni finanziarie, tangenti milionarie e quant’altro che per decenza venperto e ancora poco. Infatti ci hanno chiamato a salvare l’Italia gono definite poco trasparenti! la cui economia è a rischio mentre il tappo Ma la vergogna per questo mostro che è lo della bottiglia di champagne, pardon di Stato viaggia anche su altri binari e con pamoscato, e per giunta di qualità scadente, rametri ben diversi: a parità di mansioni sta per saltare. Tremonti ha varato una Fi- quanto guadagna ad esempio un usciere, nanziaria fatta di lacrime e sangue e per ap- un impiegato o un dirigente di un ente pubprovarla nel più breve tempo possibile il blico locale rispetto allo stesso ruolo di chi governo ha chiamato a raccolta i nostri par- lavora in qualsiasi ministero? Sarebbe inlamentari che, con alto senso dello Stato, teressante conoscere queste differenze e in hanno dato la loro disponibilità “senza se e base a quali criteri contrattuali siano stati approvati. senza ma”. Per la Sanità torna il ticket, gli stipendi e le Provate a fare qualche domanda sulle penpensioni sono state bloccate senza parlare sioni percepite da un metalmeccanico o da degli aumenti della tassazioni nazionali e un qualsiasi operaio o impiegato dopo quaregionali visibili e invisibili e chi più ne ha rant’anni di lavoro e quanto percepiscono i più ne metta. Siamo passati ancora una nostri “onorevoli” dopo neanche cinque volta sotto la mannaia del boia che tutto in- anni di fatiche parlamentari oppure degli goia e farne le spese, ancora una volta, è “impegni” istituzionali dei consiglieri resolo e unicamente la povera gente: chi i gionali. Cifre da capogiro o da far comunsoldi già li aveva se ne frega e quei ritocchi que girare gli zebedei. al ribasso, destinati ad alzare la soglia della Approvata la Finanziaria e sotto la spinta miseria di tante famiglie, non lo toccano più indignata della popolazione, gli “onorevoli”, presi ad uno ad uno, hanno cercato di di tanto. Ma i nostri parlamentari in questa corsa ai salvare la faccia facendosi, in ritardo, palatagli per lo più orizzontali, senza accorger- dini di qualche aggiustamento ritenuto, sene naturalmente, qualcosa hanno dimen- bontà loro, necessario. Tanto passata la ticato: la necessità di essere pari agli altri festa - e gabbato lo santo – tutto passerà nel nei sacrifici e non si sono toccate le pre- dimenticatoio. “Ha da passà a nuttata” dibende né hanno pensato ai tagli dei loro ca- ceva un indimenticabile De Filippo. E’ questelli ministeriali. Probabilmente vivono in sta l’Italia che ci meritiamo? Sarà così anche un altro mondo, quello dove tutto è dovuto questa volta? Speriamo di no e ci appele l’”onorevole” è pur sempre l’”onorevole” liamo ai sindacati, sempre pronti a scendere che tra stipendi e vitalizi fuori da ogni lo- in piazza in altre occasioni, perché si facgica, viaggi aerei e autoblu, concessioni ciano portavoce della fame di giustizia che varie e incredibili passate sotto silenzio, se alberga in tutti noi, “senza se e senza ma”. la spassa impudicamente. Quando si parla di dimez- Giggia, i parlamentari si sono ridotti zare il loro numero o di abole prebende lire province e comunità dello 0,0035 montane accorpandole ladSì, ma dove necessario sono tutti per cento! d’accordo, purché se ne spalmabile venga a capo “durante la in quanti anni? prossima legislatura” . Ma non basta perché attorno all’”onorevole” parlamentare gravita tutto un mondo di sprechi e da paese di Bengodi: costi milionari per palazzi istituzionali poco usati, ristoranti interni a prezzi stracciati, persino il bar-

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Mensile di informazione Anno IV - n. 7/ 2011

I Patti Lateranensi di D. Pertusati

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Mi viene da piangere...

di Pietro Ardito & C.


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AMBIENTE

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di Daniele RONCAGLIOLO danironca@hotmail.it

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

INFESTAZIONI

I boschi delle nostre colline sono a rischio

Diversi parassiti, dopo aver attaccato le palme liguri, sono arrivati ai lecci, ai castagni e ai platani. Anche i secolari alberi che fiancheggiano l’accesso al Santuario di Montallegro sono malati

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ulco Pratesi, giornalista e fondatore di WWF Italia, sostiene che l’uomo abbia molte più cose in comune con un albero che con un transistor. Niente di più vero. Nella buona e nella cattiva sorte purtroppo. E così come la macchina umana è spesso attaccata da mali oscuri, anche gli alberi vengono minati nella loro integrità. Le palme, simbolo di tutte le passeggiate a mare del nostro territorio, sono da qualche anno monitorate costantemente per proteggerle dall’arrivo del temibile punteruolo rosso, il coleottero curculionide diffusosi in Asia e avvistato per la prima volta in Toscana nel 2004. Il “killer delle palme” colpisce soprattutto in Liguria e dopo la riviera di Ponente si è manifestato anche nel Tigullio. Ma neppure i castagneti possono dormire sonni tranquilli. Dal 2007 è infatti spuntato un nuovo parassita, il cinipide del castagno, scientificamente chiamato Drycosmus Kuriphilus, un nome un programma. Le piante colpite si distinguono per le galle che si estendono lungo i tessuti verdi al risveglio vegetativo. La Regione Liguria, insieme all’Università di Torino, è dovuta intervenire in diverse località della riviera dei Fiori. Ma anche nel Levante è scattata l’emergenza, soprattutto nelle valli Fontanabuona, Graveglia, Aveto e Sturla. Nell’ultimo periodo sono stati effettuati numerosi lanci di Torymus sinensis, l’insetto antagonista che si ciba del parassita. Un problema serio che, nell’entroterra, potrebbe portare addirittura all’estinzione del castagno; un danno anche economico, visto che in quelle aree sono numerose le persone che vivono grazie alle attività legate all’agricoltura. Un’altra

da Mario

malattia, il cancro colorato, ha recentemente colpito, e costretto alla sostituzione, sei platani in corso Matteotti a Santa Margherita Ligure. Gli alberi intaccati dalla Ceratocystis Fimbriata, che non è il nuovo attaccante dell’Inter, si possono riconoscere ad occhio nudo per la chioma rada e ingiallita. Il primo avvistamento del fungo si è avuto agli inizi degli anni ‘70 in Toscana, a Forte dei Marmi. Palme, castagni e platani. Ma anche i pini. E per loro la minaccia è duplice. In principio fu la processionaria. Che già all’inizio degli anni sessanta attaccò senza tregua gli alberi presenti sul monte di Portofino e sulle zone collinari di Rapallo. Adesso, per le pinete, quelle marittime su tutte, il pericolo porta il nome del Matsucoccus Feytaudi. Questa cocciniglia piccolissima, diffusasi prima in Costa Azzurra e poi nella Riviera di Ponente, è arrivata nel Levante ligure all’inizio degli anni novanta, inizialmente nei boschi della

Trattoria a Rapallo dal 1 9 6 3

Val Gromolo e successivamente sul Monte di Portofino e nell’alta Val Petronio. Il parassita prolifera al di sotto della corteccia dei pini, scava delle piccole gallerie nelle quali si nutre di linfa, seccando i canali linfatici e provocando la morte dell’arbusto, privo ormai di difese e attaccato da insetti xilofagi appartenenti soprattutto alle cavallette. Le pinete colpite da questa cocciniglia sono riconoscibili per l’aspetto giallo-rossastro delle chiome, per il tronco rivestito di colate di resina e per la graduale scomparsa degli aghi. E come se non bastasse, gli alberi, di qualunque tipo, devono “difendersi” anche dal fuoco appiccato dai piromani: un comportamento che però rientra nelle malattie mentali. Per questo motivo non l’abbiamo trattato e inserito tra la Ceratocystis Fimbriata e il Matsu-

coccus Feytaudi: è tutta un’altra storia.

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SOCIETÀ E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

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di Elena LAVAGNO CANACARI

CODICE DONNA

Viabilità a Rapallo, un problema irrisolto anno ragione i nostri affezionati lettori quando asseriscono che il mensile Il Mare piace perché è lo “specchio” di Rapallo, della sua realtà di città con innegabili qualità naturali, storiche ed artistiche, ma anche con tanti problemi che attendono una soluzione. Ed è proprio per questo che sovente mi piace frugare tra le vecchie copie del Mare, che colleziono e custodisco religiosamente da decenni, per scoprire se, con il trascorrere degli anni, lo “specchio” mi offre una visione mutata ed aggiornata della nostra Città e se i problemi che abbiamo via via segnalato nelle nostre pagine si sono risolti oppure sono rimasti tali. In altre parole mi piace capire se Rapallo è stata al passo con le trasformazioni che il tempo ha operato su tutto, persone e cose, oppure è rimasta inesorabilmente al palo. Sfogliando dunque i vari numeri del Mare, ho trovato un mio articolo del luglio 2003, esattamente otto anni fa, dal titolo “Problema viabilità a Rapallo”. L'ho letto con curiosità, perché è innegabile che il problema viabilità è una costante della nostra Città, e scopro con rammarico che il problema non solo non è stato risolto nel corso degli ultimi otto anni, ma ha subito una recrudescenza non più sopportabile. Dicevo, otto anni fa, che il problema viabilità incide in maniera determinante non solo sulla vivibili della nostra Città, ma anche sull’utilizzo turistico e commerciale del territorio. Affermavo altresì che questi ingenti problemi di viabilità e traffico sono dovuti sia alla struttura della nostra città, caratterizzata da un assetto urbanistico superiore alla sua capienza, sia all’alta densità della popolazione, residenti ed ospiti nel periodo estivo, sia, soprattutto, alla servitù di transito cui la città è sottoposta da parte di S. Margherita Ligure, Portofino e Zoagli, per convogliare a questi Comuni il traffico autostradale. Precisavo di essere a conoscenza di progetti che prevedevano la costruzione di un tunnel Rapallo-S.Margherita, ed auspicavo che questa soluzione fosse adot-

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Si danza

tata nel più breve tempo possibile, essendo il problema viabilità non più rinviabile. Sono passati da quella data otto lunghi anni, sono cambiate amministrazioni ed amministratori pubblici, a tutti i livelli, ma il problema non è cambiato, anzi è sempre più grave, incombente ed urgente. La nostra città è ormai una giungla di auto, camion, pullman, moto e motorini che non conoscono sosta, giorno e buona parte della notte, in un vorticoso carosello fatto di rumori, gas di scarico che inquinano l’ambiente e le nostre abitazioni, stridio di gomme e ruote sull’asfalto, clacson, su cui incombe, a tratti, la sirena delle ambulanze che devono prestare la loro doverosa e benemerita opera di soccorso, districandosi a fatica nel traffico cittadino. “Uno scenario da girone dantesco, una esagerazione”, obietterà qualche lettore. No, una normale giornata a Rapallo, nel centro città ed in periferia e, in particolare, nella via Mameli, via della Libertà e via Milano che, in uguale misura, sopportano l’assalto veicolare da e per lo sbocco autostradale e gli abitati frazionali. Noi, unitamente ai cittadini di Rapallo, ci rendiamo perfettamente conto che il problema viabilità e traffico non è certamente risolvibile con un colpo di bacchetta magica. I cittadini però chiedono con insistenza perché, nel corso degli anni, non sono stati almeno sperimentati dei tentativi per risolverlo, e perché certe infrastrutture, programmate da tempo, non sono state realizzate. Una di queste, la più importante, è il tunnel Rapallo-S.Margherita. È infatti incomprensibile come due comuni, così vicini e così accomunati da problemi di varia natura, primo quello della viabilità, non possano trovare un accordo su un’opera determinante per alleggerire il traffico nelle due città, in un’ottica di collaborazione per trovare soluzioni condivise a livello comprensoriale. Noi abbiamo infatti sempre sostenuto, e lo ribadiamo con convinzione, che determinati problemi vitali per i centri del Tigullio, vedi traffico, debbano essere

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discorsi a tavolino con tutti i Comuni interessati, con un dialogo sereno, dove non devono trovare posto le motivazioni politiche, le meschine rivalse, le conflittualità locali, gli interessi particolari di una città piuttosto che dell’altra. Solo così si potrebbero trovare soluzioni soddisfacenti per tutti, cittadini e turisti, perché, lo ribadiamo, il nostro è un comprensorio turistico unico, con interessi e problemi che non debbono essere cristallizzati e dibattuti solo nelle stanze dei singoli comuni o nei litigiosi singoli consigli comunali, ma coralmente, anche e soprattutto con la partecipazione dei cittadini che sono attenti osservatori e potenziali dispensatori di proposte e di suggerimenti, perché solo dal dialogo e dal dibattito sinergico con tutte le componenti del territorio si possono trarre idee, progetti ed incentivi per migliorare il comprensorio e la vivibili delle nostre città. In un nostro recente viaggio in Germania, attraversando buona parte della Svizzera, abbiamo potuto constatare che tutte le città ed i paesi attraversati, grandi e piccoli, sono dotati di tunnel che tagliano i centri abitati dal percorso, favorendo, da una parte, la celerità dei viaggi a lunga percorrenza, e dall’altra la possibilità, per chi volesse visitare i centri città, di scegliere liberamente tale alternativa, trovando con stupore città con traffico limitatissimo, dotate di numerose isole pedonali e di pullman scoperti e trenini turistici, tutti ecologici, impegnati senza limiti di orario a portare i turisti a visitare le bellezze dei luoghi, a prezzi irri-

sori. Perché non sappiamo guardare oltre il nostro orizzonte e prendere esempio da paesi che sanno fare turismo dotando le loro città di infrastrutture efficaci e moderne? Per quanto riguarda il tunnel RapalloS.Margherita, che all’attualità potrebbe essere l’unica soluzione al traffico che soffoca Rapallo, la nostra Amministrazione Comunale si è sempre dimostrata disponibile all’esecuzione dell’opera, ma il Comune di S. Margherita Ligure continua ad opporsi all’iniziativa, nella convinzione che la stessa non serva a risolvere i problemi di traffico della nostra città. Noi non intendiamo intervenire gettando benzina sul fuoco della diatriba, anche perché riteniamo che tutte le opinioni, quando sono motivate e fondate, meritano rispetto ed attenzione. Non possiamo però esimerci dall’auspicare che i due Comuni, così fermi nelle loro posizioni, possano a brevissimo termine riprendere quel dialogo indispensabile per superare tutte le barriere che si frappongono al raggiungimento di un interesse che, ci teniamo a sottolineare, è comune. Siamo negli anni duemila e sarebbe quantomeno curioso che i cittadini di Rapallo e di S. Margherita Ligure, appostati al culmine della salita di S. Michele, continuassero a tirarsi le pietre, come pare facessero nei secoli passati, secondo i racconti di vecchi rapallini, tramandati di generazione in generazione. O forse queste sono solo leggende metropolitane!...

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NAUTICA E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

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di Paolo BELLOSTA

SANTA MARGHERITA

“Questo progetto è un eco-mostro» Intervista a Marco Delpino, vicepresidente dell'associazione “Amici del Monte di Portofino” e membro del comitato “Difendi Santa”, che ci spiega i motivi della sua opposizione al progetto “Santa Benessere & Social spa”.

Marco Delpino

Signor Delpino ci può spiegare che interventi prevede la realizzazione del “Santa Benessere & Social spa”? Il progetto consiste in un allungamento della diga foranea di circa 80m e di un molo di sottoflutto di un centinaio di metri. Queste operazioni dovrebbero servire per la messa in sicurezza del porto, ma in realtà, già un anno e mezzo fa, era stato eseguito un intervento per riparare la zona dalle mareggiate La seconda parte dei lavori riguarderà l'area a sud del porto, la zona di Via Canevaro, dell'ex Valletta, dei Bagni Rosa, dell'ex cantiere Spertini e anche la zona della Casa del Mare, per realizzare un centro di benessere e di talassoterapia con negozi, ristoranti, parcheggi, suites ed altro ancora. Per quale motivo siete contrari alla realizzazione di questo progetto? Innanzitutto considero quest'opera un abuso edilizio, una cementifica-

zione scriteriata, inoltre il porto è una zona demaniale e gli interventi eseguiti in quest'area devono portare chiari vantaggi per la collettività, non lederla. La vendita dei posti per le barche o per le auto porterà un utile che non verrà reinvestito per favorire la comunità, i tre ristoranti che verranno costruiti rischiano solo di togliere lavoro alle strutture già esistenti e lo stesso vale per le diverse boutiques che verranno aperte. Dei cambiamenti dovranno essere fatti ma non in questo modo. Per questo è nato il comitato “Difendi Santa” per incentivare uno sviluppo delle strutture e delle potenzialità della città ma evitando e denunciando qualsiasi tentativo di speculazione edilizia. Non c'è il rischio che alla fine non si faccia nulla e che la situazione resti sempre la stessa? No, noi vogliamo combattere questo progetto ma nel contempo vogliamo fare qualcosa di concreto, ma tutto nel rispetto dell'ambiente e dei cittadini. Negli ultimi anni tutti noi abbiamo commesso molti errori, abbiamo sbagliato a dare per scontato l'arrivo dei turisti, a credere che tutto ci fosse dovuto perchè Santa e Portofino sono sempre state delle mete molto ambite. Molte volte abbiamo usato la scusa della crisi che, ormai da anni, ha colpito sia a livello nazionale che regionale, il momento è difficile per tutti, ma questo deve essere uno stimolo ulteriore per fare del nostro meglio e per sfruttare le nostre potenzialità. Le idee non ci sono mai mancate,

dobbiamo solo metterci attorno ad un tavolo ed impegnarci tutti assieme per il bene comune. Cosa si potrebbe fare di concreto? Ad esempio, il centro talassoterapeutico può anche essere realizzato ma potremmo trovare un'altra zona, perchè bisogna, per forza, portare avanti un progetto così invasivo? Lo stesso vale per il retroporto che, sicuramente, deve essere riqualificato ed anche l' ex area Spertini deve essere sviluppata in maniera adeguata. Cosa ne pensa del progetto “Porto Cavour”? Potrebbe essere una soluzione? Per prima cosa è un idea che nasce dagli operatori portuali e che si pone come obiettivo il dare un reale beneficio alla collettività, poi è un operazione molto meno invasiva. In breve, consiste nel riordino dei posti barca, finalizzato alla riduzione

dell'affollamento attuale, per ricavare poi, altri 23 o 25 posti destinati ai residenti. Questa può essere un'idea, ma possiamo trovarne anche altre, l'importante è che l'impegno di tutti sia finalizzato al bene di Santa Margherita. Il 6 settembre sarà il termine ultimo per presentare progetti alternativi a quello attuale, secondo lei come andrà a finire la vicenda? Noi giudichiamo questo progetto un ecomostro, lo combatteremo e faremo di tutto per portare avanti le nostre ragioni. Siamo i primi a voler migliorare la situazione, non vogliamo essere accusati di immobilismo ma la nostra città non deve diventare terra di conquista. Svendere Santa sarebbe come prendere un diamante e farne tante piccole pietre preziose.

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TURISMO E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

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di Annalisa NOZIGLIA

PERCORSI

Montallegro: una tradizione che ogni anno si rinnova Il sentiero pedonale è rovinato in più punti e occorrono drastici interventi di salvaguardia

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ante sono le tradizioni della nostra città ma certamente a Rapallo la maggior parte di esse guardano al Monte Allegro; sono testimonianza di una fede sincera che nonostante lo scorrere del tempo si tramanda di generazione in generazione proprio come è accaduto nella storia che ci accingiamo a raccontarvi. Dopo aver lavorato alla costruzione della ferrovia Svizzera che collega Sant Moriz a Zermatt il Signor Bazzecchi, abile scalpellino, nonno di Evelina Pizzi, a noi tutti conosciuta come “Baby”, rientrò a Castiglion Fibocchi, al paese, in provincia di Arezzo dove risiedeva con la sua fa-

miglia. Per lui le cose non si misero bene quando decise di insegnare a leggere e a scrivere ai suoi colleghi operai e per questo i suoi datori di lavoro lo licenziarono lasciandolo in una situazione davvero difficile così che fu costretto a ripartire in cerca di un impiego. Era il 3 luglio 1914 quando giunse a Rapallo e si imbatté nella solenne processione in onore di N.S di Montallegro. Il Bazzecchi folgorato dalla devozione dei rapallini decise di iniziare la sua ricerca di un impiego proprio dalla Basilica chiedendo ad un “massaro” di poter parlare all’arciprete. Il “massaro” di tutto punto rispose in un genovese strettissimo che non era possibile parlare con lui perché troppo impegnato nei festeggiamenti. Fu per caso, se di caso vogliamo parlare, che in quel momento giunse l’arciprete che all’udire le competenze del forestiero rimase sbalordito e lo accolse a braccia aperte. Proprio quell’anno, infatti, durante la novena in preparazione alla festa si era molto pregato affinché si potessero trovare degli scalpellini al fine di proseguire i lavori della ferrovia Spezia-Genova. Fu così che il Bazzecchi non solo trovò il lavoro ma ben presto poté portare a Rapallo tutta la sua famiglia garantendo loro un futuro e un po’ di serenità. Il nonno, ci racconta la nipote “Baby”, rimase per tutta la vita riconoscente e devoto alla Madonna di Montallegro insegnando tale devozione a tutti i suoi familiari che da allora continuano, in occasione della novena, a salire a piedi sul monte per ringraziare la

Madonna del grande dono fatto al loro avo che permise loro di poter iniziare una nuova vita stabile e serena a Rapallo. “Beby” oggi ha 82 anni, a nostro avviso portati benissimo, lavora nel suo negozio di ricami e continua, ogni anno, a salire sul monte per onorare la promessa fatta dal nonno. Quest’anno, inoltre è tornata a posare i lumini in mare e con grande entusiasmo ha contribuito ancora una volta a portare avanti la tradizione e a rendere gioiosa la festa. Mentre con entusiasmo ci raccontava la storia ci ha anche illustrato i problemi che ha incontrato sul suo percorso durante la novena. Innanzitutto ci ha fatto presente che durante la novena solo una volta il sentiero è stato illuminato garantendo un percorso più agevole e sicuro ai tanti pellegrini che ascendono al santuario. Tale merito va al commissario prefettizio

Spanu, che secondo la signora Baby non è mai stato ringraziato abbastanza. In secondo luogo ha segnalato un grave dissestamento nell’ultimo tratto del sentiero che col buio è davvero pericoloso. “Baby”, però, senza indugio e da buona cittadina quale è si è preoccupata di avvertire tempestivamente il sindaco in persona che da parte sua ha garantito la messa in sicurezza del sentiero al più presto e di farne una completa revisione prima della novena del prossimo anno. Tante sono le persone che ogni hanno ascendono al santuario durante la novena e tante sono le storie che ognuno di loro si porta dietro, storie di profonda gratitudine e fede, storie antiche tramandate di generazione in generazione, ma anche storie nuove che stanno ad indicare che la tradizione si perpetua nell’oggi in tensione verso il domani!

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Lettera aperta a:

Pregiatissimo Sindaco di S. Margherita Ligure Roberto De Marchi E p.c. agli stimatissimi: Presidente Regione Liguria Burlando, Presidente della Provincia di Genova Repetto, Assessore Regionale Paita, Sindaco di Rapallo Campodonico Egregio Sindaco Roberto De Marchi, Egregi cittadini di Santa Margherita Ligure

TUNNEL RAPALLO - SANTA MARGHERITA

La vicenda del sta dividendo le nostre città e ponendo basi per conflitti contrari alla necessità di essere comprensorio e uniti contro la crisi.

Santa Margherita indubbiamente desidera tutelare il proprio territorio e la propria immagine turistica, e credo che nessuno vorrà mettere in dubbio le valenze positive che rappresenta assieme al parco di Portofino, ossia una grande realtà ricettiva.

CAMPAGNA DI ISCRIZIONE AL MOVIMENTO POLITICO rivolgersi a Massimo Pernigotti

Ma esiste anche Rapallo, cresciuta certamente in modo sbagliato negli anni 70’; una vera e propria città caotica con chiari problemi di viabilità e di inquinamento; da tanti anni, forse troppi, essa chiede che il passaggio veicolare verso la Vostra cittadina sia separato a partire dall’uscita del casello. Lei sa bene, Signor Sindaco, che il transito passivo di autovetture ma soprattutto di autoarticolati e autobus verso Santa, è cresciuto fino a diventare insostenibile per quelle vie del centro rapallese (via Mameli, via della Libertà, via Torino) che non sono aggirabili se non a seguito dalla realizzazione di un tunnel o limitando il traffico passante da San Michele e costringendo pertanto a percorsi alternativi come l'uscita di Recco. Egregio Sindaco è giusto che ognuno difenda la terra che amministra, ed è chiaro che la scelta di localizzare uno sbocco sul Vostro territorio non sia semplice o indolore. Ma se perdiamo la finanziabilità dell’opera attraverso la "legge obiettivo" che coinvolge società autostrade, o se alla mal parata prevarrà l’unica soluzione plausibile, studiata e sottoscritta nei protocolli d’intesa, ovvero sia il "tunnel corto" Rapallo – Rapallo e per cui è in atto una vera e propria mobilitazione politica con raccolta di firme che ritengo comprensibile e giustificata, non credo avremo reso un buon servizio al nostro territorio, perché davvero proseguirà quella incomunicabilità che non porta buoni frutti, ma solo "sgambetti" tra buoni vicini di casa. Vicini che dovrebbero collaborare e rispettarsi prima della totale rottura. Egregio Sindaco De Marchi mi pare che Santa Margherita stia programmando un grande centro congressi, e mi pare che sempre nella parte occidentale della città che amministra (lato Covo) siano stati costruiti o siano in costruzione e a progetto silos per almeno 800 posti auto. A questo punto, verificato che, se era Vostra intenzione pedonalizzare la città non si sarebbero effettuate tali scelte a ponente ma a levante, Le chiedo con semplicità di considerare la città di Rapallo non solo come un luogo di puro attraversamento verso il Comune che Lei governa, ma di comprendere le necessità e i problemi di una città di trenta mila abitanti come Rapallo, di cui non nascondo imprudenze storiche evidenti. In questo senso credo fermamente che, se il tunnel potesse sbucare in prossimità del depuratore e in zona Covo, così come ipotizzato nel 2007 dagli studi provinciali, si permetterebbe il facile accesso ai Vostri parcheggi multipiano previsti e realizzati per auto e autobus; il Vostro centro cittadino e la Vostra passeggiata a mare diventerebbero quasi pedonali con traffico costiero molto limitato - da e per Rapallo e ciò andrebbe a vantaggio di tutti.

Mi auguro pertanto di poter aprire uno spiraglio di dialogo in nome del buon senso, prima che gli eventi e le legittime aspettative delle comunità rappresentate possano indurre a scelte definitive di rottura. Vere e proprie barriere che forse dovremo spiegare ai nipoti. Scelte pertinenti sul piano della mera opportunità comunale, ma disastrose in ragione di responsabilità verso il comprensorio, giacché siamo divisi per la localizzazione di un foro d’uscita di una galleria che dovrebbe migliorare la viabilità di entrambe le comunità. Troppo poco per litigare o per dare spazio a coloro che sono pronti a fare tanto chiasso ma che rappresentano una minoranza rispetto agli interessi e ai progetti di due importanti centri del Tigullio. Per quanto di mia competenza sono pronto a dialogare per capire le ragioni del no, e verificare se esiste una possibilità di intesa. Grazie a Lei e ai cittadini per l’attenzione.

Rapallo, 28 luglio 2011

MASSIMO PERNIGOTTI consigliere Provinciale e abitante di Rapallo

PAGINA REDAZIONALE

Tuttavia ciò non potrà accadere se la soluzione finale sarà quella del tunnel corto a levante e con sbocco in cima alla Pagana, perché in quel caso Rapallo ne avrà certamente beneficiato (avendo raggiunto il proprio obiettivo), mentre la Vostra situazione viaria sarà rimasta inalterata, con attraversamento passivo del fronte mare, così come oggi accade, e così come Vi apprestate a mantenere: mezzi di attraversamento diretti sia verso Portofino, sia verso i silos ubicati in zona Covo, ossia laddove lodevolmente state concentrando i parcheggi. Ma con l’aggravante che si sarà detto - no - ad un progetto di tunnel quand’ esso era ancora finanziabile e rientrava miracolosamente nel programma di infrastrutture nazionale.


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STORIE DI MARE E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

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di Carlo GATTI

PETROLIO

Ricordando la Haven vent’anni dopo... La tragedia del mare mise a rischio l’ambiente, la costa e la popolazione. Rivediamo oggi quel disastro 10 Aprile 1991 - L’attenzione e lo sgomento di tutti erano ancora rivolti alla collisione avvenuta nella notte tra la Moby Prince in uscita dal porto di Livorno e la petroliera Agip Abruzzo ancorata in rada. Le notizie grandinavano ancora gracchianti, confuse, controverse su tutte le frequenze portuali e soltanto le parole: “Bettolina”, “Agip Abruzzo”, “Moby Prince”, “Nebbia”, filtravano anonime, limpide, inesorabili e sufficienti a definire un quadro che ormai aveva preso corpo in tutta la sua drammaticità. Nello scalo labronico si contavano ancora i 140 morti e ognuno cercava disperatamente la spiegazione che ancora oggi, a distanza di vent’anni, nessuno é riuscito a dare. “..ma le disgrazie non giungono mai sole..” recita un vecchio adagio! E qualche volta pare proprio che la biblica Apocalisse si materializzi in alcune “prove pratiche” per testare le già flebili forze di noi umani. 11 Aprile 1991 - Nella tarda mattinata, dalla vicina Arenzano giungeva come un fulmine a ciel sereno la notizia di un’altra immane sciagura del mare. In quella tranquilla rada rivierasca, ad appena 90 miglia di distanza da Livorno, si aprì improvvisamente un secondo girone infernale. Sulla superpetroliera HAVEN, ancorata ad 1,5 miglio dalla spiaggia, scoppiò un spaventoso incendio seguito da ripetute esplosioni che spararono la coperta del castello di prora distaccandola di netto dal resto dello scafo. In breve tempo e per ogni cisterna, s’innescò una catena di deflagrazioni che divamparono e trasformarono la nave in un immenso rogo. La tragedia ebbe un lungo epilogo che possiamo così sintetizzare: 5 marittimi su 36 d’equipaggio perdettero la vita. La superpetroliera Haven di 335 metri di lunghezza, con una capacità di carico di 230.000 tonn. colò a picco. La liguria subì Il più grave disastro ecologico mai avvenuto in Mediterraneo e forse nel mondo. Ma come andarono veramente le cose? Erano le 12.40 quando il Pilota Giancarlo Cerruti, di guardia al Porto Pe-

troli di Multedo, udì il segnale di soccorso “mayday-mayday” lanciato dalla Haven e si precipitò con la pilotina verso la calma rada di Arenzano. Il viaggio durò 20 interminabili minuti e il contatto radio tra Comandante e Pilota fu intenso e drammatico. I soccorsi furono allertati immediatamente e si udirono frasi spezzettate del tipo: “lance di salvataggio, immediata evacuazione, salvataggio con gli elicotteri ed altre concitate richieste”. Appena la pilotina giunse sotto la poppa della nave, una terrificante esplosione scosse la petroliera a centro nave. Erano le 13.00. Pezzi di lamiera infuocata volarono in tutte le direzioni risparmiando fortunosamente l’imbarcazione dei piloti. In quell’istante la voce del Comandante s’interruppe. Il Pilota capì che la morte lo aveva falciato sul Ponte di Comando mentre ancora dava ordini al suo equipaggio e chiedeva aiuto per la sua nave in grave pericolo. A terra la gente ebbe un sussulto d’incredulità quando vide un fungo “atomico” ergersi in volute di fumo nero che rotolavano gonfiandosi lentamente verso il cielo limpido, primaverile. Tutto accadde con diabolica rabbia sopra quel

Due rapallesi, da sin. Pino Sorio (Ufficiale di Macchina) e Livio Alessandri (Ufficiale di Coperta) navigarono sulla Amoco Mildford Haven in seguito ribatezzata Haven.

lungo scafo nero che reagiva ad ogni esplosione con lugubri boati e lingue di fuoco che squarciavano l’aria come saette, la colonna di fumo nero era alta ormai più di 300 metri. Da subito la nave apparve così martoriata da rendere vana qualsiasi strategia di recupero. La conferma si ebbe quando il mio amico Silvan, che si trovava a bordo di un rimorchiatore in avvicinamento, mi disse d’aver visto la prora inarcarsi e poi spezzarsi. Una parte dell’equipaggio della Haven riuscì a tuffarsi in mare a pochi metri dalla pilotina di Cerruti che li raccolse, insieme al suo timoniere Parodi. Furono salvati 18 naufraghi. Il valoroso pilota dichiarò: “non fu facile sottrarre alle fiamme quei corpi che a stento respiravano ed erano ricoperti di viscido crude-oil. Riuscimmo a salvarli con la forza della disperazione”. Ne morirono cinque, alcuni sotto i suoi occhi mentre l’imbarcazione si allontanava, quasi affondando per il sovraccarico. Gli altri superstiti rimasti intrappolati in quei roghi di fiamme furono salvati dai rimorchiatori e dagli ormeggiatori in un secondo momento e con molta fortuna.

Giancarlo Cerruti, insieme agli altri eroi di quella triste giornata, ricevettero numerose benemerenze e attestati di stima per la freddezza, il coraggio e spirito di solidarietà dimostrati in quella terribile circostanza. L’entità di quel rogo immenso fu tale da rendere vano ogni sforzo per soffocarlo. Non restò che contenere l’espansione del crude-oil per evitare quel disastro ecologico di cui nessuno, purtroppo, vantava esperienze e strategie di contrasto sicure. Tutta l’attenzione si concentrò quindi nel predisporre misure antinquinamento stendendo infiniti chilometri di “panne” a protezione del litorale usando tutti i mezzi disponibili per il ricupero del prodotto che ancora galleggiava in superficie avendo resistito al fuoco. L’agonia durò tre giorni e nessuno, dall’Ammiraglio Alati all’ultimo marinaio dei rimorchiatori, ormeggiatori e di quel fantastico Corpo dei Vigili del Fuoco, si riposò un solo attimo. Il problema che si pose alle Autorità e alla cittadinanza non era di facile soluzione e forse, ancora oggi, vale la pena di ricordare qualche particolare. Il tempo stava cambiando.


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Una brezza fresca da scirocco (SE) increspò il mare. Il 12 aprile fu deciso di tentare l’aggancio della poppa della Haven per trainarla verso la costa con lo scopo di gestire al meglio lo spegnimento e le operazioni antinquinamento. La nave era ridotta ormai ad un relitto. Il rimorchiatore Istria, con il supporto manuale della motobarca VVFF, imbrigliò con un cavo d’acciaio l’asse del timone della petroliera allungandolo con uno spezzone di cavo che passò all’Olanda, un rimorchiatore di notevole potenza. Durante l’operazione d’aggancio, la nave emanava un tale calore che i marinai e i pompieri rischiarono l’asfissia, lo svenimento e quindi la vita stessa. Verso sera iniziò il traino verso Arenzano con grosse difficoltà. Il vento era girato a libeccio (SW) rinforzando e minacciando di spiaggiare chilometri di “panne antinquinamento” (barriere verticali, galleggianti e semisommerse). Se ne perdettero molte, mentre altre furono rimorchiate in porto e furono salvate. Il comandante dell’Olanda F.Capato dichiarò: “il convoglio procedeva come una “mosca sul catrame fresco” e il relitto dava chiari segni di collasso, l’inclinamento andava via-via accentuandosi… anche l’immersione era visibilmente in aumento…ancora fuoco e fiamme e si udivano scricchiolii dovuti allo sforzo del traino ed all’azione del mare sempre più mosso, con un’onda di ritorno

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che ne aumentava l’altezza”. Tutti gli occhi erano puntati sul relitto cercando di coglierne ogni segnale anticipatore della fine. Nella nottata del 13 Aprile, il relitto raggiunse la posizione assegnata dalla Capitaneria, era completamente in fiamme e vittima dell’ennesima esplosione. In tarda mattinata l’Olanda mollò il cavo. Il relitto restò immobile sul posto e affondò il mattino del 14 Aprile in Latitudine =44°22’44” NLongitudine= 008°41’58” E. ad 1.05 miglia da Capo Arenzano, su un fondale di circa 70 mt. Al contrario di quanto accadde a Livorno, le cause del disastro della Haven vennero subito intuite dagli esperti. Nei giorni precedenti, la superpetroliera aveva sbarcato 80.000 tonn. di crude-oil all’Isola Artificiale di Multedo. Andò quindi alla fonda fuori Arenzano, e vi rimase con tempo buono nell’attesa di far rotta verso un nuovo porto per scaricare le 220.474 tonn. che aveva ancora nelle cisterne. La nave non era quindi operativa e poteva solo essere impegnata, con le pompe di bordo, nella manovra di travaso di parte del carico per raggiungere un buon assetto di navigazione. Sulle petroliere, il 1° Ufficiale di Coperta ha la responsabilità del carico, e per le operazioni d’apertura e chiusura delle numerosissime valvole, si avvale del Tanchista (sottufficiale) e di altri assistenti di coperta. Il 30 gennaio

1992, nel corso dell’Inchiesta Formale, il Tanchista dichiarò che quella mattina il Primo Ufficiale ordinò di chiudere determinate valvole d’intercettazione alle cisterne del gas inerte, e che egli lo fece. Mentre il Primo Ufficiale, al contrario, dichiarò d’aver ordinato l’apertura delle stesse. Ma dalla ripresa subacquea effettuata in presenza dei periti, le valvole “sospettate” risultarono tutte chiuse. L’evento che appare più accreditato dagli esperti é che si sia creata, in fase di pompaggio del prodotto, una sovrapressione nella cisterna n°1 determinata proprio dall’ipotesi appena descritta. L’operazione durò 70 minuti determinando progressivi e devastanti “cedimenti strutturali”, con emanazione di scintille che, in presenza di gas nelle tubazioni, innescarono i primi incendi ed esplosioni. L’effetto domino, come abbiamo già descritto, si propagò con effetti ritardati anche di molte ore, ma la reazione a catena di esplosioni fu inevitabile e l’agonia della nave si protrasse per quasi tre giorni. Alcune considerazioni tecniche: - La sezione di prora fu addirittura staccata dal resto dello scafo ed affondò a circa 6 miglia dal relitto principale e giace su un fondale di 480 metri. - Il petrolio greggio (crude-oil) a contatto con l’acqua di mare subisce alterazioni chimiche notevoli. Nel caso dell’incendio della Haven, durato 3 giorni, vi é stata una

accelerazione del processo di evaporazione del prodotto, con liberazione delle frazioni più leggere e pericolose per l’inquinamento favorendo il rapido affondamento dei residui più pesanti dell’acqua di mare e questa massa asfaltica-bituminosa è diventata perennemente inerte e non pericolosa. - Ciò che non avremmo mai voluto leggere: “4 giugno 2011, Arenzano - Un sub è morto ieri pomeriggio nel corso di un’immersione sul relitto della petroliera Haven. Il sub tedesco si chiamava Martin Rehermann e. da quanto riferito da Carabinieri e Guardia Costiera, sarebbe stato colto da malore mentre stava risalendo in superficie ...”

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SPORT E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

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di Benedetta MAGRI

PALLANUOTO

Un’esperienza in America, ma col cuore in Italia Intervista alla pallanuotista Margherita D’Amico, dopo la sua esperienza sportiva in California

p

E

rano le 18.30 di una domenica pomeriggio in un giorno che finalmente aveva sembianze estive. Avevo appuntamento al K2, uno dei locali più frequentati dai giovani nella fascia oraria dell'aperitivo. Dovevo incontrarmi con una ragazza dai capelli ricci scuri e gli abiti semplici, che, proprio mentre sono arrivata, stava ricevendo dei complimenti per un articolo uscito su di lei quel giorno sul "Secolo XIX". Quando abbiamo cominciato a parlare sembrava di essere conoscenti da una vita e in realtá il nostro rapporto era sempre stato solo superficiale, quasi inesistente. Questa ragazza, nei cui occhi si vede tanta voglia di esperienza, di crescere, ma soprattutto tanta gratitudine e senso di appartenenza, si chiama Margherita D'Amico, ha 18 anni e il suo nome ormai ha un ruolo di rilievo ad alto livello nella pallanuoto. Quando ho cominciato a farle qualche domanda mi sono trovata in una situazione quasi imbarazzante: Margherita era totalmente impostata su cosa voleva dirmi e si vedeva che la mia era un' ulteriore intervista dopo molte altre più importanti. Non ho fatto nessuna fatica a parlare con lei, ma corro un grandissimo rischio: ricadere nella banalitá dei molti articoli pubblicati dai quotidiani locali. La storia di Margherita ci interessa perchè il suo sport l'ha portata a grandi risultati, come gli Europei con la Nazionale, gli scudetti vinti e il ritorno della sua squadra in serie A1 e un'avventura dall'altra parte del mondo: un anno di allenamenti e scuola a Long Beach, in California, dove ha studiato e ha giocato un campionato estero in cui le regole sono le stesse, ma il gioco è molto diverso. Durante tutto quel tempo Margherita ha

avuto nel cuore una grandissima soddisfazione, che l'ha aiutata nei momenti di difficoltá: il fatto che la sua squadra fosse inaspettatamente entrata in Coppa LEN e poi l'avesse vinta, anche se senza di lei, che peró ha potuto sempre sentirsi presente con le sue compagne. Infatti il suo allenatore, a cui lei tiene tantissimo, Mario Sinatra, durante tutto il periodo le scriveva quando facevano una partita e le faceva capire che era come se lei fosse stata in vasca con le sua squadra a giocare e suo padre tramite skype inquadrava la televisione durante le partite e lei aveva modo di seguire ogni azione. Margherita ha potuto partire grazie ad una borsa di studio offertale dal Wilson Classical High School, quando andava in prima superiore e poi ripropostale al terzo anno, quando lei ha accettato. In un anno Margherita ha riscontrato le diversitá tra il mondo della California, che lei ha paragonato alla Sicilia, per apertura mentale e disponibilitá, e l'Italia, o meglio la Liguria. Tornando aveva pensato di cambiare un po' la situazione della

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sua scuola ad esempio, candidandosi come rappresentante d'istituto insieme ad un'altra ragazza che ha vissuto un'esperienza simile alla sua, ma poi ha capito che il problema è la mancanza di partecipazione da parte dei giovani e quasi sconcertata mi racconta: "A inizio anno i ragazzi che si diplomeranno vanno a scuola indossando la cravatta: tutti, maschi e femmine. In questo modo si riconoscono i più grandi dai più piccoli e lo fa la scuola intera. Una cosa simile in Italia non sarebbe possibile, forse lo si potrebbe fare all'interno della classe, ma non dell'istituto." Per Margherita la scuola era un mondo diverso: si alzava alle 4 per essere alle 5 in vasca con le sue compagne e poi si allenava di nuovo dopo le lezioni, ma lei non aveva bisogno di giustificazioni a scuola e le sue giornate erano ben organizzate, in modo che avesse anche la possibilitá di studiare. Lo sport era visto come una materia di studio, non come una distrazione. Nonostante la fatica Margherita si alzava al mattino ed era "felice di andare a scuola, cosa che in Italia non mi è mai capitata, mi è sempre mancato l'entusiasmo, un po' come a tutti i giovani". Si guarda agli USA come a una realtá incantata e favolosa e lo sono, perchè lá gli spazi sono diversi, persino il cielo sembra essere più grande. Per questo motivo non mancano le strutture. Margherita mi ha fatto un esempio: una volta a lezione di scienze hanno costruito delle barche col cartone e le hanno portate in piscina e hanno fatto una gara per vedere quando affondavano. Divertente e utile, perchè la materia viene sperimentata, ma quanti ragazzi lo farebbero da noi senza dimenticarsi a casa la loro barca? O senza pensare che il trucco sbava? Le diversitá ci sono e Margherita ha apprezzato lanciare in aria il suo cappello quando si è diplomata (diploma che in Italia non ha validitá e anzi, questa esperienza le comporta la necessitá di fare diversi esami di integrazione, come italiano, latino, fisica, filosofia, spagnolo), visitare il college per qualche giorno e lo spirito americano, per cui veramente non si giudicano le persone dall'aspetto e si porta la divisa a scuola, senza problemi di pregiudizi legati agli abiti che si indossano. In un anno, Mar-

gherita è tornata a casa una volta: 10 giorni a Natale, in cui ha rivisto le sue compagne e si è allenata con la Nazionale a Padova. La sua passione per la pallanuoto è stata premiata e Margherita ha un sogno nel cassetto: "giocare i Mondiali quest'anno con la Nazionale, pur subendo un operazione alla spalla il primo d'agosto e non avendo partecipato agli allenamenti per un anno." Infatti in California era diverso: "c'era meno tecnica e meno attenzione al nuoto, ma più brutalitá nel gioco". La diversitá quando è tornata in vasca con le sue compagne non si è sentita per niente, Margherita punta un dito verso il suo cuore: parte da qua il tuo stile nel gioco e l'impegno che ci metti e niente lo puó cambiare. Pur distante e a conoscenza delle preoccupazioni dei genitori, la nostra campionessa non si è mai sentita sola, perchè a scuola si sentiva in famiglia, in vasca si sentiva in famiglia, nella numerosa casa che la ospitava, si sentiva in famiglia e soprattutto sapeva che in Italia la aspettavano altre tre famiglie: la sua, la sua squadra e la nazionale. Quando sei dovuta partire cosa ti è spiaciuto di più lasciare dell'America? Probabilmente il padre di famiglia, che mi aveva accolto ed era totalmente aperto. C'è stata una persona che ti ha spinto a vivere questa avventura? Sicuramente il mio allenatore, Mario Sinatra, mi aveva fatto capire che sarei tornata con un bagaglio di esperienze importantissimo e poi una mia professoressa in particolare, che mi ha spiegato che la vita va vissuta sul momento. Qual è stato l'episodio che ti ha convinto a tornare in Italia? Il giorno del mio diciottesimo compleanno, mia sorella, il capitano della mia squadra, ha fatto un video con tutte le ragazze che mi facevano gli auguri e ho capito quanto mi mancavano e quanto tenevano a me. Avevo ricevuto proposte per fermarmi da parte di vari College, ma poi ho optato per tornare in Italia e giocare ancora un anno qui a Rapallo con la mia squadra, rifiutando anche proposte di altre squadre italiane. Ho lasciato peró la porta aperta per l'universitá, infatti le scelte da fare saranno molto difficili.


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SOCIETÀ CIVILE

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di Renzo BAGNASCO

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

PROCESSIONARIA

Devozione e... riti “Voodoo” nostrani

eguendo i riti “esterni” per onorare Nostra Signora di Montallegro, non si può non avvertire oggi l’anacronismo di certi avvenimenti. E’ giusto tenere viva la tradizione: ci mancherebbe altro! Quindi ben vengano i fuochi. Ma l’eccesso di confusione fra fede ed esibizionismi rumorosi, non parrebbero andare più d’accordo con la sensibilità moderna. Il mondo è di molto cambiato: quando la Vergine apparve, “imperversava” la Santa Inquisizione che, addirittura, ritenne la rappresentazione dell’icona colà venerata, perseguibile, mentre la stessa rappresentazione tricefala della trinità, nella scismatica Chiesa d’Oriente, era normale. Ciò nonostante le Autorità Ecclesiastiche, ob torto collo, la assolvettero in quanto ritenuta dono diretto della Madonna: ubi maior, minor cessat ! Oggi, grazie a Dio, le cose e le sensibilità si sono evolute e forse è giunto il momento di farci sopra qualche riflessione. Mi riferisco ai fuochi in simultanea alla processione. Bene il panegirico fatto in assenza di immagini sacre e che vuole ricordare un avvenimento storico avvenuto secoli fa e le cui radici storiche non vengono mai spiegate al pubblico la cui maggioranza non è più “rapallina”. Mentre tutto

S

quell’altro baccano notturno, quando passa la processione, proprio non mi va giù. Addirittura il corteo si ferma per far “vedere” alla Madonna l’incendio del Castello. So’ di camminare in un terreno minato, peggio che in Afganistan ma mi faccio coraggio al pari dei nostri ragazzi impegnati laggiù. Dico subito di non sentirmi un Savonarola; capisco che per i politici quella è una passerella elettorale irresistibile, ma la presenza di chi, cristianamente non “ortodosso”, segue d’appresso la Cassa, forse andrebbe rivista. Tutti nel nostro intimo sappiamo di doverci far perdonare molte cose, ma quando si è sulla bocca di tutti, anche se civilmente non perseguibili, sarebbe bello che nelle cerimonie religiose ci si defilasse. Più in generale, se la fede sprona a partecipare, lo si faccia standosene, come noi, frammisti alla folla; crediamo che la Vergine, attraverso le nostre preghiere, ci sappia riconoscere egualmente. Prima di metterci in mostra, ricordiamoci cosa è scritto nel Vangelo di Matteo, capitolo 5, versetti 23-24. Naturalmente la cosa non riguarda il Sindaco che è lì, indipendentemente dal suo credo, per perpetuare in quella veste l’omaggio della Città e il rispetto del voto che i nostri padri fecero secoli fa, di salire al Santuario portando

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un contributo. La processione non è uno spot ma un atto pubblico di devozione a cui tutti i credenti possono partecipare, nessuno escluso, ma l’esibirsi, forse andrebbe rivisto. La fede è un fatto personale e privato ma, ove occorra, bisogna esibirla riaffermandola a qualunque prezzo come hanno fatto i martiri; ma normalmente la si alimenta nel proprio cuore. Non vogliamo qui elogiare il protestantesimo che non ama, fra l’altro, le “effigi”, ma soltanto riportare nei suoi ruoli, l’esibizione religiosa. Circa il martirio per la fede, non pare oggi essere richiesto a Rapallo, ma non sarebbe male che almeno uno fra i tanti prelati sempre presenti, iniziasse a parlarne con discrezione alle autorità per ridare a quella manifestazione, la dignità che merita sottraendola al “carosello” che gli altri ne fanno. Non è una fiera della vanità: ci stanno bene i bambini vestiti di bianco ma assai meno gli eterni politici in prima fila. Un solo sospetto su di loro, anche se non punibile per legge, è già stigmatizzabile per l’etica cristiana. Naturalmente ci riferiamo all’esibirsi durante le funzioni religiose. Ed ora veniamo ai “Cristi”. La penso esattamente come il compianto Cardinale Siri che ogni volta che doveva partecipare all’annuale processione di San Giovanni Battista, che li portava dalla Cattedrale di San Lorenzo al Porto Antico di Genova, doveva “forzarsi” per parteciparvi: me lo ha sempre detto. Non confondeva il folclore con la Fede. Basti pensare che ancor oggi per portare i Cristi occorre essere robusti; un tempo, in periodi di facili attentati corpo a corpo, persino molti nobili erano “cristezanti” per scoraggiare i nemici esibendo la loro possanza. Per il popolino i portatori erano possibili “partiti” per le figlie e indice di buona salute, invidiata da tutti. Nel passato, quando la Chiesa gestiva anche il potere temporale, il numero dei partecipanti faceva premio e la sottocultura collettiva non arrivava a finire le Elementari. A quei tempi la cosa poteva essere giustificata ma oggi, comincia a stridere.

Oggi in democrazia dovrebbero contare i numeri; ma la Chiesa non è una democrazia. Duemila anni fa, preannunciato da secoli, è arrivato Uno, ne ha scelti Dodici e in tre anni ha fondato la Chiesa. D’accordo…..d’accordo: Lui era il figlio di Dio ! Chi scrive è cultore dell’arte e in particolare dei Cristi, carichi di storia che li lega a Genova fino da quando, tornando dalle crociate, venivano issati in prua. Oggi queste meraviglie devono rimanere capolavori da conservare con cura, così come tutti gli addobbi che li accompagnano, testimonianze irripetibili della fede plateale di un tempo. A Madrid nel Museo delle Armi, accanto al palazzo Reale, si possono ammirare simulacri di cavalli bardati con stupende gualdrappe; ma nessuno pensa più di esibirle all’aperto. E’ un patrimonio da conservare con cura. È come se, incaponiti sulla tradizione, si volesse equipaggiare l’odierno esercito con le vistose ma poco funzionali divise napoleoniche. E’ invece auspicabile che un giorno nasca un “Museo Processionale” provinciale. Mi rendo conto di dire cose “forti”, ma sono sicuro di riflettere il pensiero di molti cattolici. Da qualche tempo è invalso l’uso di stigmatizzare chi scrive cose sgradite: ma tappare loro la bocca è come buttare il termometro per volersi convincere di non avere febbre, anziché curare il male che la provoca. Si facciano le feste, separandole però dalle manifestazioni religiose. Le prime ci rallegrano legandoci al passato e attirano turisti, le seconde si possono svolgere ovunque e ciascuno, se lo “sente”, è libero di parteciparvi. Non credo che il “Soggetto” processionale passando per strade non illuminate dagli spari, quando lo si implorasse pregandolo, non riuscirebbe a riconoscere i luoghi da dove si è elevata la preghiera. Mi rendo conto che il discorso porterebbe lontano e lo finisco qui riconfermando, da peccatore, la mia fede. Il resto, credetemi, appartiene ai folcloristici riti Vudù.


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VITA DA LIONS E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

di Emilio CARTA

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ASSOCIAZIONI

Il Lions Club di Rapallo compie 56 anni di attività al servizio della città e del territorio

Intervista al neo presidente Alberto Cipolla. Ad ottobre un grande appuntamento col giornalista Magdi Cristiano Allam e poi numerosi services di valore locale, nazionale ed internazionale di carattere sociale e comunitario arà il noto giornalista ed europarlamentare Magdi Cristiano Allam il fiore all’occhiello degli incontri riservati alla cronaca e all’attualità promossi dal Lions Club Rapallo nel quadro delle iniziative dell’anno sociale 2011/2012. “Tema della conferenza del noto esperto di politica internazionale, che si terrà alle ore 18.00 del 14 ottobre alle Clarisse, sarà “L’Europa Cristiana e l’Islam” – anticipa il neo presidente del Club rapallese, Alberto Cipolla – mentre il mese successivo il nostro Lions Club sarà invece promotore di un importante convegno su un tema particolarmente attuale come “L’evasione fiscale e i metodi di controllo” con l’in-

CHI È

S

IL DIRETTIVO 2011/12 Presidente: Alberto Cipolla Past Pres.: Stefano Oneto Primo Vice Presidente: Silvano Queirolo Secondo Vice Presidente: Roberto De Martini Segretario: Paolo Raggio Tesoriere: Sandro Olcese Censore: Marino Marchetto Cerimoniere: Gianni Lazzerini Consiglieri: Vincenzo Autelitano, Mauro Cordano, Roberto Franceschini, Silvano Mele, Luciano Pompilio, Mario Tarantino

IL NUOVO PRESIDENTE

Il passaggio delle consegne tra Stefano Oneto (a sin.) e Alberto Cipolla

tervento di noti esperti della materia”. Questo sarà il programma attivo in autunno, dopo il tradizionale appuntamento con la festa di mezza estate tenutasi il 29 luglio al quale hanno partecipato i Club a noi vicini fianco a fianco con i lions provenienti anche da altre regioni in questo periodo in vacanza nel Tigullio, un momento di amicizia che ha raggiunto il suo cinquantatreesimo anno di vita”. Presidente, ci sono anche altri appuntamenti che si ripetono ogni anno “Sì uno di questi prevede il rilancio del concorso Ama la tua città nato su iniziativa dei Lions, che promuoviamo in piena sintonia col Comune in occasione della tradizionale ricorrenza del Confuoco per premiare privati, enti o società che hanno realizzato ristrutturazioni di edifici, fregi e quant’altro in piena armonia per il loro recupero sul territorio. Mi piace poi ricordare un altro traguardo, quello dei 50 anni di gemellaggio con i

Il medico e lions Andrea DʼAgostino in Madagascar per un service dedicato alla cura e prevenzione del diabete

francesi del club di Lione West cui siamo legati da grande affetto e amicizia, e che avremo l’onore di avere a Rapallo a metà maggio 2012. Il club rapallese si è sempre distinto per services di carattere sociale ed umanitario. Questa linea sarà rafforzata? Sì, non ne ho parlato prima perché non mi piace enfatizzare iniziative e services solidali che reputo siano per noi irrinunciabili. Saremo, come sempre in silenzio, ancor più vicini ai meno abbienti al fianco di quelle associazioni di volontariato sociale operanti sul territorio. Lo faremo attraverso aiuti mirati sia di beni alimentari e farmaci, che con il sostegno economico, accogliendo le diverse segnalazioni che ci pervengono da questi enti. In che rapporto si pone il Lions oggi, rispetto al passato? Guardi, basta gettare uno sguardo alle nostre spalle per vedere la continuità, anche territoriale, dei nostri interventi: si passa dal recupero dalla tela dello Strozzi, la “Madonna odigitria” della chiesa di S. Maurizio di Monti, scoperta e restaurata con nostri fondi, la posa della “vera” di piazza del Pozzo, la realizzazione del modellino in bronzo dell’antico castello sul mare sulla passeggiata con il testo storico del monumento in Braille. Vado avanti? Ricordo allora il progetto fatto a cura di un nostro socio architetto, che vuole rimanere anonimo ed il successivo importante coordinamento con vari enti e fondazioni per la costruzione dell’ascensore per i portatori di handicap

Alberto Cipolla, ha 46 anni, libero professionista studio di progettazione. Sposato con Raffaella ha due figli Alessandra e Davide. Fondatore nel 1988 del Leo Club Rapallo, è divenuto un Lions a tutti gli effetti nel 1994. Ha assunto la carica di presidente del Lions Rapallo lo scorso primo luglio e resterà in carica per un anno. Il Lions Club Rapallo ha 56 anni di vita ed attualmente ne fanno parte 64 soci. Il Club rappresenta un punto di riferimento dʼeccellenza per la città nel settore dei servizi e della solidarietà, ma non solo è uno dei più vecchi ed attivi club del Distretto Lions Liguria-Piemonte al quale il Club di Rapallo ha fornito ben tre Governatori Distrettuali. motori e per gli anziani a Montallegro, il service per il recupero degli artistici disegni che rappresentano gli animali marini, realizzati sulla pavimentazione del lungomare, disegni poi donati al Comune per l’eventuale rifacimento e poi tanti altri, ci vorrebbe troppo tempo per raccontarli… Va bene, ma questo è il passato. E il futuro? Mi lasci respirare. Sono stato eletto da poco più di un mese! Oltre ai due congressi pubblici di cui parlavamo prima, di sicuro c’è la riconferma dei services cosiddetti fissi, vale a dire dall’acquisto di cani guida per i non vedenti, alla Banca degli occhi, dalla lotta per la cura dei diabete nei Paesi del terzo mondo, alla raccolta di montature di occhiali per l’Africa. Assieme agli amici del direttivo del nostro Club studieremo altri services che contraddistingueranno il mio mandato che sarà rappresentato dal motto: “rinnovare nella tradizione”.


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TERRORISMO

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di Carlo GATTI

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

PACE!

La Norvegia sconvolta dalla strage di un folle Scavando nel recente passato di questo pacifico paese si scopre che accanto agli eroi della resistenza erano attive frange di collaborazionismo col nazismo. E riemergono così imbarazzanti fantasmi. orvegia in fiamme.... In questi giorni si é parlato molto della Norvegia e delle vittime dell’orrenda mattanza che l’ha colpita. Tutti sono concordi nel ritenerlo il più grande massacro compiuto dall’inizio della Seconda guerra mondiale. Ma quale strage? Nessuno l’ha raccontata, eppure noi pensiamo che proprio in quel lontano avvenimento si annidano alcune interessanti tessere del mosaico. Lo so, non é facile interrogare oggi i fantasmi del passato mentre regna la più totale confusione dei valori etici, ed il denaro, il potere, il sesso e la droga appaiono gli unici obiettivi da inseguire. Ma é ancora più difficile ammettere che certi fantasmi riemergano all’improvviso per ricordarci che i semi gettati da Hitler germogliano ancora e regalano frutti avvelenati. Siamo agli inizi della Seconda guerra mondiale. E’ in atto una gara per impossessarsi del minerale ferroso svedese con il quale costruire armi e ordigni bellici di ogni tipo. Narvik é il porto norvegese che non ghiaccia

N

mai e si trova oltre il Circolo Polare Artico, dove termina la celebre “ferrovia del ferro”. E’ l’alba del 9 aprile 1940 e si diffonde il messaggio: “10 moderne navi da guerra tedesche hanno imboccato il fiordo. Hanno a bordo 2.000 halpenjaeger per occupare la città ed il confine con la Svezia. Hanno 24 ore di vantaggio sugli Alleati”. Il principale destinatario dell’annuncio è il capitano Askim, Comandante delle Forze Navali del Nord della Norvegia. L’alto ufficiale é imbarcato sul Norge, che insieme al gemello Eidsvold, al comando del cap. Willoch, pendolano davanti al porto di Narvik. Le due unità militari hanno oltre quarant’anni d’età, sono armate con cannoni di fine ‘800 e la loro macchina a vapore non arriva a sviluppare 17 nodi di velocità. Un ordine perentorio parte improvvisamente dal Norge: “Cap. Willoch, muovete incontro agli invasori e intimategli l’Alt!” L’Eidsvold si porta a qualche centinaio di metri di distanza per sbarrare la strada alla flottiglia tedesca che si dispone a ventaglio.

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Willoch, ligio alla direttiva del suo superiore Askim, intima al nemico l’ordine di fermarsi. I tedeschi ignorano il segnale. In quel preciso istante il commodoro Bonte consulta il generale Dietl, anch’egli in plancia sulla Wilhelm Heidkamp, e subito dopo impartisce l’ordine di sparare quattro siluri con poca apertura. Due colpiscono a morte il vecchio guardacoste corazzato. L’unità norvegese si spezza in due e cola a picco in trenta secondi. I primi eroi di quest’assurda invasione sono 178. Sono caduti per salvare l’onore della Norvegia, ma la strage continua. Il Norge apre il fuoco con 5 colpi dei suoi obsoleti pezzi da 21 cm e continua con altri sette-otto colpi da 15 cm. Purtroppo nessun proiettile va a segno e dal Bernd von Arnim partono sette siluri, gli ultimi due colpiscono il Norge a centro nave. Il glorioso guardacoste corazzato fa un giro su sé stesso e affonda in quaranta secondi con 105 uomini d’equipaggio. Lo specchio d’acqua dinanzi al porto si copre nuovamente di corpi, molti dei quali galleggiano senza vita. Da quel momento Narvik, la piccola città portuale della Norvegia settentrionale, diventò il simbolo della violenza e della follia nazista. Davanti al suo scalo, in pochi giorni affondarono ben 35 navi, civili e militari! La Marina rimase fedele al Re e preferì immolarsi piuttosto che piegarsi all’invasore. Al contrario, la guarnigione di Narvik si arrese senza sparare un colpo e consegnò a Dietl i depositi d’armi, le caserme e tutto quanto gli occorreva per organizzare un’adeguata accoglienza agli Alleati. Presto si scoprì che il comandante della Guarnigione era un sostenitore di Vidkung Quisling, il fondatore del partito d’ispirazione nazista norvegese. Il seme dell’arianesimo gettato alcuni anni prima dal Führer in persona, aveva dato i suoi primi frutti spaccando il pacifico Paese nordico. Quisling diventò sinonimo di tradimento ed il “collaborazionismo” norvegese durò fino alla fine della guerra occupando numerosi scenari di primo piano. Le SS di

Hitler arruolarono Legioni scandinave che si distinsero per efficienza e marzialità sul fronte orientale. Nell’Aprile del 1945, a difendere la cancelleria di Berlino contro l’Armata Rossa, furono soprattutto le divisioni Nordland e Wiking composte da norvegesi, svedesi e danesi; ma c’erano anche i fiamminghi della div. Langemarck e gli olandesi della div. Nederland oltre ai francesi della Charlemagne. Non ci si può quindi stupire se da qualche vecchio armadio spuntino oggi imbarazzanti scheletri che inneggiano alla “supremazia ariana”. Sebbene siano passati 66 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale, ritengo che non esista un solo Paese in Europa che possa rifarsi una verginità storica rifugiandosi in un mondo popolato di fate e di troll come la Norvegia che insiste nel difendere il suo modello di civiltà, democrazia e accoglienza. Agli amici norvegesi ricordo soltanto un’antica ma sempre attuale riflessione: Chi dimentica la propria storia é condannato a riviverla. hi dimentica la propria storia è condannato a riviverla” commenta con amarezza Carlo Gatti nel ricordare quanto recentemente avvenuto in Norvegia. L’attacco tedesco al porto di Narvik durante l’ultima guerra mondiale e la lotta fra le forze della Resistenza e i nazisti sono raccontati con dovizia di particolari nel libro “IL GIUSTIZIERE DI NARVIK” scritto dallo stesso Gatti e di imminente pubblicazione, L’autore, nel suo romanzo, basato su fatti storici reali e documentati svela anche l’esistenza di una frangia di collaborazionisti norvegesi, episodio poi rimosso forse con troppa fretta dalla memoria collettiva nordica. La strage odierna ci riporta quindi alla tragica realtà di un velenoso seme rimasto “in sonno” per oltre sessant’anni e improvvisamente riesploso, con la sua tragica attualità, in tutta la sua fanatica virulenza. e.c.

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NATURA

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di Giorgio MASSA

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

I SALTICIDI

Gli acrobati del “regno dei ragni” è una strofa in una romantica canzone di De Andrè che fa riferimento al “regno dei ragni”. Ovvio che si tratti di una “licenza poetica” dell’autore, perché, ragionando da rigorosi tassonomisti, dovremmo osservare in merito che i ragni fanno parte di un regno ben più ampio, quello animale, e se mai costituiscono la classe degli aracnidi, insieme a scorpioni, acari ed altri animali simili. All’interno di questa classe, i ragni, per essere precisi, appartengono all’ordine Araneae, comunque talmente vasto da essere importante in ogni caso. Riconoscere i ragni non è per niente facile e spesso gli studiosi, per individuare le specie dubbie, devono sacrificare qualche esemplare, allo scopo di osservarne i particolari anatomici al microscopio. Esistono però famiglie di ragni che raggruppano specie discretamente distinguibili tra loro e riconoscibili anche da chi non è troppo esperto. Una di queste famiglie è quella dei salticidi, che è anche la famiglia di ragni che raggruppa il maggior numero di specie. I salticidi sono diffusi in tutto il mondo e sono comunissimi anche in Italia con molte specie diverse. Questi ragni sono piuttosto comuni anche in città, perché gli esemplari di alcune specie, pur appartenendo alla fauna selvatica e quindi tipica di ambienti naturali, sembrano essersi adattati molto bene a vivere su

C’

muri e muretti e persino nelle case. Non vengono troppo notati o presi in considerazione perché solitamente hanno piccole dimensioni. Nonostante le dimensioni, però, sono incredibili predatori e catturano piccole mosche o farfalline che, incaute, si posano sulle superfici per riposarsi. Vi sono anche specie di salticidi che preferiscono vivere in natura, sia sulle rocce che sugli alberi, spostandosi da un ramo all’altro o sulle foglie, trovando sicuramente prede, ma certamente molti nemici in più rispetto ai salticidi “cittadini”. Questi ragni hanno il salto “facile” e non per niente si chiamano salticidi. Infatti tutte le loro strategie di sopravvivenza, predazione, difesa, fuga, ecc.., si basano sulla capacità di spiccare balzi, coprendo distanze da 40 sino a oltre 70 volte la lunghezza del loro corpo. Secondo alcuni testi, a consentire le straordinarie prestazioni, è un sistema idraulico che permette a questi animali di aumentare la pressione interna, utilizzandola come fonte di energia per il salto. Si tratta di un sistema che sembra utilizzare comunque i muscoli del corpo, ma per spingere e comprimere il liquido sanguigno (emolinfa) all’interno delle zampe. In ogni caso, le zampe sarebbero dotate di muscoli flessori, ma sprovviste di muscoli estensori, la funzione dei quali sarebbe svolta proprio dal sistema idraulico. Questi splendidi piccoli animali hanno occhi del tutto particolari che li differenziano dalle altre famiglie di ragni. Nei Ragni, generalmente, sono presenti otto occhi, ma nei salticidi quattro occhi frontali sono molto sviluppati e ancora di più lo sono quelli posti al centro della fronte. La loro vista è ottima. Possono vedere alle loro spalle, avendo un Un salticide che ha amplissimo campo visivo pari catturato un dittero. a quasi 360°, ma anche

sino a quasi mezzo metro di distanza. Questa capacità visiva è correlata con le loro abitudini di vita. Sono infatti perlopiù ragni diurni che vanno a caccia balzando sulle prede e quindi devono calcolare bene distanze e posizioni delle loro vittime. In ogni caso, pur essendo quasi infallibili predatori, possiedono sistemi di sicurezza per evitare inconvenienti. Prima di balzi impegnativi si ancorano con un filo di seta al punto dal quale si lanciano, in modo da potervi ritornare in caso di errore. Alcune specie mostrano evidente dimorfismo sessuale e spesso i maschi sfoggiano livree più appariscenti di quelle delle femmine. Nel caso di Saitis barbipes, i maschi presentano il terzo paio di zampe pelose, che agitano in alto, per attirarne l’attenzione, quando si trovano di fronte ad una femmina. Secondo alcuni questo comportamento sarebbe utilizzato anche a scopo intimidatorio, nei confronti di altri maschi o di minacce diverse. Per dare ovviamente meno nell’occhio altre specie predatrici di formiche, come Leptorchestes mutilloides, hanno un aspetto che imita le sembianze delle prede. I salticidi non costruiscono la tela perché, viste le strategie di caccia, non ne hanno bisogno. Tuttavia, durante la muta o per proteggere i piccoli nelle prime fasi di vita, capita che questi animali costruiscano con la seta piccole strutture di protezione. Quando ci imbattiamo nei piccoli salticidi, la nostra presenza può spaventarli e spingerli a fuggire. In questo caso tendono a spostarsi velocemente, ma per brevi tratti, rimanendo spesso immobili tra uno spostamento ed il successivo. Gli esemplari di alcune specie, più coraggiosi, possono addirittura mostrarsi combattivi, girandosi con il capo (prosoma o cefalotorace) verso di noi in atteggiamento di sfida. Un comportamento davvero temerario, visto che dalle nostre parti i salticidi più grandi, come Menemerus semilimbatus, raggiungono appena il centimetro di lunghezza.

paio di Saitis barbipes maschio. Si noti il terzo zampe pelose.

Leptorchestes mutilloides. Questo ragno somiglia ad una formica e tiene spesso il primo paio di zampe lungo il capo per farle sembrare anten ne. (foto B. Mortola).

Mortola). Menemerus semilimbatus maschio.(foto B.

Philaeus chrysops maschio. (foto B. Mortola).

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STORIA LOCALE E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

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di Pier Luigi BENATTI

OPERE PUBBLICHE

Una passeggiata a mare da sogno l poeta ligure Eugenio Montale nella sua lirica "Caffe a Rapallo" nella raccolta "Ossi di Seppia” (1925) fissava la visione delle verande affollate di ospiti in una cornice turistica ormai ben delineata per la nostra città. Ed a confermare questo decollo, nel 1926, veniva abbattuta la terrazza del palazzo Fontana per creare il raccordo diretto con il ponte sul San Francesco a Levante, mentre a Ponente si realizzava il nuovo imbarcadero dinnanzi all'albergo Rosa Bianca, si dotava la passeggiata di nuovo marciapiede e piante esotiche trovavano dimora sulle rotonde. Nel novembre del 1929 sarà inaugurato il nuovo chiosco decorato dagli affreschi di Giovanni Grifo e già nel numero del 20 luglio di quell'anno il cronista de "Il Mare" poteva affermare che: "la cittadinanza che ha sentito in pieno la rinnovazione moderna si è data il piacere del lusso cosmopolita". Così nasce dunque il "salotto bello”, quel nostro lungomare fiorito, polo d'attrazione per ogni visitatore, ma per i Rapallini rimase (e resta tutt'ora) indelebile la famigliare antica denominazione "a maina" con quel suo sapore di salsedine e l'afrore delle alghe ammonticchiate sulle spiagge. Da sempre, infatti, il mare aveva lambito i muri delle case affiancate e solo un angusta striscia di litorale con qualche scoglio si opponeva alle onde in burrasca, sicchè dall'abitato, percorsi i pochi metri dei vicoli trasversali si era a diretto contatto con lo specchio d'acqua del golfo, come per un imbarco. La nuova passeggiata ancora negli anni Quaranta era comunque rimasta a misura d'uomo, quasi a voler assecondare la raccomandazione in versi apparsa sul settimanale locale "il Mare": "Nella strada lungo il mare, ci si va per riposare, delle auto, su coraggio, impediamone il passaggio". Il muretto che si distendeva dall'arenile accogliente, le barche da diporto tirate a terra davanti al negozio Mocellin ed al caffè Rapallo, sino alla foce presso il castello, era il percorso obbligato per le rincorse ed i salti dei ragazzi, così come gli scogli, ma anche l'intera piazzetta con il chio-

I

sco per i concerti, venivano utilizzati per interminabili giochi, mentre le panchine, contro lo schienale mobile, consentivano alle madri di sorvegliare i figli scatenati ed agli anziani di oziare serenamente. Passavano carrozze a cavalli senza fretta e qualche auto spaesata faceva notizia. Poi nel 1944 venne il muraglione della Todt tedesca a nascondere il mare e furono distrutti i bei pontili per impedire lo sbarco degli alleati... Ma, appena spento il secondo conflitto mondiale, per i Rapallesi iniziò lo smantellamento dei bunkers e dei reticolati e si aprì una decisiva battaglia per sottrarre spazio al mare a favore della passeggiata. Un'operazione coraggiosa, complessa e difficile coi mezzi di allora e che impegnò sino alla meta degli anni Cinquanta. Si "vararono" temerariamente grandi plateaux di cemento armato che avrebbero costituito, poggiando su palafitte, la nuova terrazza sul mare, poi, per frenare i marosi, si dovette creare una possente scogliera al di là della balaustra e, infine, l'Azienda autonoma di soggiorno (che curava i giardini) mise a dimora nei nuovi spazi conquistati oltre 50 palme adulte trasferite nelle nuove aiuole con grande zolla attorno alle loro radici. Un risultato faticosamente conseguito e di cui oggi non sempre si sa valutare tutta la portata perchè sembra naturale che vi sia

Il lungomare ieri e oggi

una comoda strada per i veicoli e che ampio spazio sia offerto a chi passeggia godendo del panorama ed a chi s'immerge tra i banchi del mercato del giovedì che qui ha trovato la sua nuova sede. Il ruolo del lungomare è così diventato essenziale sulla scena ra-

pallese, determinando l'immagine stessa del nostro centro turistico. Nel rispetto dell'originaria vocazione vi è solo da auspicare che si sappiano ancora più accentuare le sue infrastrutture recuperando un po' quel fascino “marinaro" che un tempo lo distinse.


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RICORDO O SOGNO? QUANDO... di Mauro MANCINI

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

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RAPALLIN

L’isola che c’è (II) Proseguiamo a ricordare botteghe e attività del centro storico di Rapallo negli anni Venti-Trenta

”E

via Venezia, Rolecca, piazza del Pozzo non fanno forse anche loro parte di questa ”nostra isola che c’è” e che tu ci hai così bene ricordato nel racconto di quella ”Ciassetta di allora?” Questo il delicato e giusto rimprovero di alcuni miei coetanei, anche loro partecipi di quegli indimenticabili momenti di vita. Voglio ora rassicurarli che non mi ero dimenticato di tutto ciò, ma che per ragioni di spazio avevo diviso questa narrazione in due parti. Ecco perciò questo secondo capitolo che spero possa essere gradito quanto quello precedente.

’ö Triccia’ in una famosa caricatura di Pietro Ardito

Il primo tratto di via Venezia con: * il bazar-emporio Coppola dove acquistavamo bilie di terracotta, figurine, palline ed altri giochi; * il panettiere Breda dove portavamo a cuocere i tegami confezionati dalla mamma;* il caffè Campidoglio; * Giavina l’ottonaio (ö lattönê) ; * il grande cancello in ferro battuto del retrobottega di Sacchi & Cazzulani; * il negozio di tessuti di Rovegno; * la pasticceria Borio & Rocca. Eccoci ora in Rolecca, piazza del Pozzo, vico dell’Oro e dell’Olmo: * la macelleria Arancio (ö Cannello);* il caffè-fiaschetteria Venturini; * l’armeria Raggio, ’nostra fornitrice’ delle gomme per la fionda (ö mandaprïe);* il carbonaio Arancio (ö Cannello);* la cartoleria Pecori; * il fornaio Ferretti con la moglie Gemma;* il materassaio Canessa (ö strapöntê);* le botteghe artigiane dei falegnami (i banchê): Gori, Pessino, De Bernardis (ö Pan-pan),Malagoli, Baccarini, Bensi;* la pensione Giardino dei fratelli Mei;* la bottega di vini Tassara (a cantinn-a do Pösso);* il forno delle ’Pellegrinn-e’ con le sorelle ’Milia e Melia’ e il nipote Renzo;* i tinteggiatori e disegnatori Ardito e Marcello;* il ramaio (ö rammâ) Macocco;* lo stagnaio (ö stagnin) Davini; * il parrucchiere Rossit (calli e cavelli);* il grande magazzino di legna e carbone di Chichizzola e Bavestrello;* Motta Maria (a punzicarte) che creava disegni

i ragazzi di Rolecca che nel 1922 giocavano su un terreno retrostante piazza del Pozzo; sono riconoscibili da sinistra in piedi: il 4° Cò Fiore, il 5° Carlo Gardella, presidente e proprietario del terreno di gioco; in ginocchio: il 2° Giovanni Bonazzi e il 5° Emilio Ravera (ö Milan)

forati per le merlettaie;* la sarta Muraglia Linda (Linda dö Sarzan); * il calzolaio Repetto (ö caigâ); * ”ö Triccia”, l’esile vecchietto con l’eterna pipa, che si godeva il sole alla ’marina delle barche’;* Gardella Carlo ”l’anagrafe vivente”; i fabbri Villa & Ravera (ö Milan);* Ghina Rosetta, per 25 anni solerte custode della Croce Bianca. Purtroppo di tutta quella ”moltitudine di Umanità” avrò certamente dimenticato qualcuno;

il gioco delle bilie

esorto quindi il lettore a sopperire a queste mie involontarie esclusioni, ne riparleremo assieme. ”a risentirci” !

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ANNI SESSANTA E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

di Silvana GAMBÈRI GALLO

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AMARCORD

Sapori di mare (tra film, ricordi e canzoni) ntellettuale del blockbuster!”. Vabbè, l'ultima parola non era affatto quella; ma messa così suona meno volgare, e centra il problema. L'invettiva giunge dall'uomo che abita con me da tempo, e ancora non si rassegna per i ripetuti inviti al silenzio in circostanze che ritiene barbare. Ultima (ma non nuova…) l'ennesimo passaggio in TV dei film poverelli, “Sapore di mare” Uno-e-Due, Calà e De Sica fino all'ultima goccia. D'accordo, una che – al Magistero – ha discusso corsi monografici su Ejzenstejn (Corazzata Potemkin inclusa, e fatale invocazione corale dal film di Fantozzi) e Marguerite Duras, merita senz'altro il pollice verso. Ma l'adolescente protagonista di quegli anni, ora che gli stessi volano – sono già volati – con le inevitabili conseguenze fisiche e psichiche (“le cose sognate ora viste”, e vai ancora di Guccini) trova un'esaltazione assoluta nel crogio-

“I

larsi in pigra nostalgia, nel ritrovarsi tra frame cosi' sfacciatamente banali. Fermati per me da quadratini lucidi e ormai sbiaditi dal tempo, operati con la Kodak Instamatic, quella che riportava sul bordo anche giorno e ora del misfatto, applicati diligentemente sulle pagine cartonate di un album, didascalie estemporanee in bella calligrafia. Ambientazione principe, lo stabilimento balneare: sfide a pallavolo in acqua che potevano durare anche ore, tutte recuperate con un gelato stretto tra biscotti pastosi. Mentre ora, la fatica in spiaggia è già conquistare una postura eretta: ossa che stridono nel riposizionarsi verticali, le lombo-sacrali sempre più arrugginite delle altre. Allora, come da copione, si girava in moto senza casco, proseliti di vari spot televisivi inneggianti al vento tra i capelli: mi è andata bene, nessun impatto letale (riuscivo meglio nelle ustioni da marmitta), ma le

DITTA SPECIALIZZATA in

“Rimozione e bonifica nidi di CALABRONI,

VESPE e VOLATILI IN GENERE”

sinusiti con cui convivo abitualmente provengono – ci giurerei – da mille corse nella notte, ormai remote. Oppure si fuggiva dallo stabilimento balneare nelle ore più calde – e sai quante minacce e rimbrotti! – per un'ora d'ombra al Parco Casale, pareo o maglietta a coprire il bikini, la suddetta Instamatic a tramandare l'impresa. E taccio su quando ci ritrovammo lì alle otto di mattina in un Ferragosto lontano, vittime di una caccia al tesoro demenziale, impugnando retini minuscoli per catturare l'inafferrabile farfalla (prima tappa di una gara già persa in partenza). Le foto rimandano spesso atteggiamenti sfrontati e duri, maschere inutili e trasparenti a proteggerci da una vita sconosciuta, ancora reduci da troppe favole ascoltate. Siamo sincere, sotto le magliette urlanti slogan e i primi jeans strappati da esibirsi con l'aggiunta delle toppe in pelle, restava sempre la speranza di un cavallo bianco, da cui sarebbe sceso l'Essere Perfetto. Favole, appunto, come avremmo verificato, ma intanto riempivamo le dita di anelli di ferro, e cerchi di metallo ai lobi grondanti ciondolino minuscoli; spesso allegati alle riviste del tempo, e "Ciao 2001" – antesignana degli odierni magazine - era la più gettonata. Inevitabile, di conseguenza, rifugiarsi nel buio di una sala alla ricerca di altri sogni: e a quel tempo si sfornavano in quantità industriale, una pellicola per ogni canzone di successo,

i cosiddetti “musicarelli”oggi riabilitati in pieno. Il “cinema” era al di sopra di ogni sospetto, gestito dai Padri Somaschi in Via Don Minzoni giusto dove ora c'è la palestra e prima ancora il cosiddetto “pallone” pressostatico. Titoli-big, “Lady Barbara” con Renato dei Profeti e “Lisa dagli occhi blu” con Mario Tessuto; sospiri al femminile, ironia salace dai – pochi – maschietti presenti. Trasgressione concessa, l'aranciata tra primo e secondo tempo. Poi, un giorno, fummo gratificati da bigliettiomaggio per un evento mediatico: anziché i ritornelli estivi in celluloide, avremmo visto “2001 Odissea nello spazio”, roba da iniziati. Peccato il dopo, quando ci toccò il dibattito, e noi ragazzini – persi tra le scimmie guerriere e il monolite – annaspammo sul significato del “messaggio”; e magari lo stesso Kubrick, travolto da quella opulenta colonna sonora, avrebbe reagito così. Di quei momenti, di tutte le nostre estati trascorse, resta sempre qualche nota a titillare l'anima. Anche non impegnativa, soltanto sufficiente per un pensiero e un ondeggio involontario. La mia ultima occasione? “Maracaibo, balla barracuda...”. Le piste con i faretti, la musica a palla; l'illusione sull'Essere Perfetto già infranta, via gli anelli in metallo dalle dita. Ma resta una traccia nel cuore, un documento salvato. Da rispolverare sorridendo, nell'occasione giusta.


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GENTE DI LIGURIA E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

di Alfredo BERTOLLO

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CASATI

I Durazzo. Da schiavi a Dogi della Repubblica D opo avere parlato, nella mia precedente puntata, di un importante casato borghese (i Dufour) di origine non ligure proveniendo da fuori (dalla Francia) ma diventato tale per avere vissuto e operato con successo nella regione per diverse generazioni, proseguo con una importantissima famiglia nobile, questa volta proveniente dall’Albania (i Durazzo) che è stata per molti secoli protagonista della storia della Repubblica di Genova. Si tratta di un argomento molto vasto che è stato trattato in maniera esaustiva dalla marchesa Angela Valenti Durazzo con una enorme dovizia d’informazioni e d’immagini relativa alla famiglia della quale è entrata a fare parte. Posso solo tracciare in questa rubrica, peraltro molto eterogenea di famiglie liguri, un profilo indicante a sommi capi la storia dei Durazzo: come si evince dal cognome che, molto spesso deriva dalla località di provenienza, la famiglia pervenne dalla città di Durazzo, l’antica Epidauro, oggi Durres in Albania; il capostipite fu Giorgio Durazzo, in albanese Giergi Durrsaku in fuga dalle sanguinose guerre contro l’invasione ottomana nel XIV secolo,

che decise d’imbarcarsi su un naviglio siciliano con moglie e figli per approdare, come molti altri suoi connazionali, nelle coste della Liguria. Fu il 25 agosto 1389 che il doge Antoniotto Adorno emise una sentenza che stabilì Giorgium, uxorem et filios ipsius liberos et francos esse et esse debere con la quale i Durazzo cessarono di essere schiavi ed iniziarono la loro incommensurabile ascesa sociale; insediatisi a Genova i Durazzo si dedicarono al commercio di seta e tessuti, il che fa di loro una tipica famiglia di estrazione popolare-artigiana che s’inserirà nell’elite mercantile dei setaioli, ciò che permetterà loro di legarsi alle famiglie più in vista dell’epoca fino ad entrare nella classifica delle quattro famiglie più ricche di Genova. Di tutta la serie di grandi nomi Durazzo voglio ricordare Giovanni che nel 1528 ottenne l’iscrizione nel liber nobilitatis all’interno dell’albergo dei Grimaldi e i tre fratelli Nicolò, Vincenzo e Giacomo, terminata la fase dell’accumulo delle ricchezze, ottengono il loro stemma “nobile” con tre gigli simboleggianti, forse, i primi tre albanesi giunti a Genova. I Durazzo annoverano moltissimi matrimoni con la famiglia dei

Balbi e dei Grimaldi e i rapporti fra le due famiglie furono molto intensi. Proprio dai Balbi, i Durazzo acquistarono i palazzi di Strada Nuova (L’odierna via Garibaldi): il Palazzo Durazzo (oggi Reale) e quello all’angolo di piazza Nunziata. Causa di queste vendite dei Balbi fu l’ennesima bancarotta della Corona Spagnola alla quale essi erano legati da forti interessi economici. Con l’avvento dell’istituzione dei dogi biennali, i Durazzo otterranno più volte la massima carica. Il primo doge fu Giacomo Durazzo Grimaldi e, dopo Giacomo saranno dogi il figlio, il nipote ed il pronipote. L’ultimo doge di Genova, prima dell’avvento della “Repubblica Ligure” fu Gerolamo Luigi Durazzo. In campo ecclesiastico sono anche molti i cardinali di famiglia. Il più famoso fu, senz’ombra di dubbio, il cardinale Stefano Durazzo, il “Borromeo” di Genova. “Il cardinale Stefano Durazzo può essere giudicato con buon motivo il più grande arcivescovo che Genova abbia avuto tra la fine del duecento e l’ottocento” A pronunciare un giudizio così lusinghiero è Giuseppe Siri. Le proprietà immobiliari dei Durazzo erano ingentissime: essi arrivarono a possedere

oltre ai palazzi di Via Nuova a Genova altre trenta ville sparse in Liguria, nel basso Piemonte e sul lago Maggiore. Questo “excursus” sulla famiglia ha il modestissimo scopo di far conoscere una parte veramente infinitesima delle ricchezze che una famiglia originaria di schiavi riuscì in pochi secoli a costruire con il lavoro, le capacità intellettuali ed umane dei suoi importanti membri.

Solennità, Tradizione e Divertimento 2011 Festa patronale di N.S. Assunta a Santa Maria del Campo Ricco e articolato il programma della Festa di N.S. Assunta predisposto dalla Parrocchia, dal Comitato Festeggiamenti e dal Comitato Fuochi di Santa Maria del Campo che si svolgerà nell’omonima frazione rapallese dal 12 al 15 agosto. Come avviene da sempre questo appuntamento di metà agosto è un mix Solennità, Tradizione e Divertimento che anno dopo anno si sa arricchire e rinnovare sempre con nuove iniziative. Quest’anno ad aggiungere qualcosa, al già ricco taccuino, ci pensa il Comitato Fuochi organizzando il giorno 15 alle ore 12.00 la “Sparata di mezzogiorno”, uno spettacolo pirotecnico a giorno preparato dalla Pirotecnica Tigullio di Giovanni Bavestrello che eseguirà, nella medesima giornata, anche lo show delle 23,15. Questo arriverà a conclusione della Processione dell’Arca della Madonna e dei crocefissi dell’Arciconfraternita N.S. del Suffragio e dei successivi riti religiosi. Sempre il Comitato Fuochi, per celebrare il quinto anniversario della sua costituzione, pubblica, per la Festa dell’Assunta 2011, un libricino che non solo ripercorre la sua storia ma, soprattutto, racconta la i vari aspetti della festa patronale sanmariese e le sue lunghe tradizioni. “Pirotecniche Emozioni”, così è stata intitolata questa pubblicazione, è edita con il patrocinio del illustra anche alcuni aspetti, sconosciuti a molti, legati alla preparazione e realizzazione degli spettacoli pirotecnici e sulle caratteristiche peculiari delle “sparate dei mortaletti liguri” così popolari dalle nostre parti. La prefazione di “Pirotecniche Emozioni”, che sarà distribuito gratuitamente a chi farà un’offerta per i fuochi, è stata scritta Mentore Campodonico. In questo caso il Sindaco di Rapallo scrive, non solo in veste primo cittadino, ma e soprattutto, come partecipe, per molti anni, alla realizzazione degli spettacoli pirotecnici di Santa Maria del Campo ed appassionato da sempre all’arte pirotecnica. Come sempre molto curato l’aspetto gastronomico della festa dell’Assunta. Negli stand, situati nei pressi della Chiesa Parrocchiale, si svolgerà per quattro sere dal 12 agosto la tradizionale “Sagra dell’asado” dove sarà anche possibile degustare numerose specialità della cucina ligure fra cui le celeberrime melanzane ripiene. Nelle serate del 12, 13 e 14, nella medesima location, è previsto, con ingresso gratuito, l’intrattenimento musicale e danzante che vedrà protagonisti, rispettivamente, le orchestre “Spillo e gli Strani Poeti”, “Serena Group” ed i “Primavera”. Testo e foto di Massimo Cipro


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SCUOLA E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

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di Elisabetta RICCI

FEDELTÀ

Progetto Bau Bau... un amico a 4 zampe!! Anche la Scuola può e deve impegnarsi per una campagna attiva a favore degli animali intuizione del valore terapeutico degli animali, che risale all'antichità e nel corso dei secoli ha assunto sempre più importanza, trova oggi una strutturazione metodologica e impieghi mirati a specifiche patologie. Per indicare questo tipo di approccio da parte della medicina e della ricerca di base si parla in modo diffuso di pet-therapy, un neologismo di origine anglosassone coniato dallo psichiatra infantile Boris Levinson negli anni '50-'60. Il termine pet-therapy indica una serie complessa di utilizzi del rapporto uomo-animale in campo medico e psicologico. Nei bambini con particolari problemi, negli anziani, in alcune categorie di malati e di disabili fisici e psichici il contatto con un animale può aiutare a soddisfare certi bisogni (affetto, sicurezza, relazioni interpersonali) e recuperare alcune abilità che queste per-

L'

sone possono avere perduto. È stato infatti rilevato da studi condotti già negli scorsi decenni e oggi comprovati da sempre più numerose esperienze, che il contatto con un animale, oltre a garantire la sostituzione di affetti mancanti o carenti, è particolarmente adatto a favorire i contatti inter-personali offrendo spunti di conversazione, di ilarità e di gioco, l'occasione, cioè, di interagire con gli altri per mezzo suo. Che si tratti di un coniglio, di un cane, di un gatto o di altro animale scelto dai responsabili di programmi di pet thrapy, la sua presenza solitamente risveglia l'interesse di chi ne viene a contatto, catalizza la sua attenzione, grazie all'instaurazione di relazioni affettive e canali di comuni- cazione privilegiati con il paziente, stimola energie positive distogliendolo o rendendogli più accettabile il disagio di cui è portatore. I gruppi di lavoro che operano in questo settore della pet-therapy finalizzato al raggiungimento di obiettivi di salute per l’uomo, sono composti, oltre che dall’animale co-terapeuta alla cui sensibilità è affidato il compito principale, da diverse figure professionali: medici, psicologi, fisioterapisti ecc.., cui spetta di valutare e determinare come l’animale

L’angolo di Rossella*

stita con l’ausilio di animali, atta a prevenire e contenere atti di bullismo all’interno dell’ambiente scolastico. Il progetto educativo si è posto lo scopo, attraverso la relazione tra utenti, operatori e per patners, di far conoscere, comprendere, accettare l’alterità, favorire l’integrazione nel gruppo, arricchire le conoscenze sul mondo animale in un prospettiva di crescita personale. Le attività si sono concluse con una festa finale in cui sono stati esposti gli elaborati grafici degli alunni; i bambini sono stati premiati con un attestato di partecipazione e con una coppa che verrà conservata all’interno del proprio istituto per ricordare questa bellissima esperienza.

Boom di E-book... e i libri?

vete mai sentito il profumo di un libro nuovo, appena comprato, che sa ancora di libreria? La sensazione soddisfatta che vi pervade la mente, non è piacevole?? Io quando entro in una libreria non esco senza essere stata conquistata da un romanzo, un giallo o un fantasy, però non ci si deve limitare a scorrere la trama di un libro, ma anche comprarlo per averlo disponibile ogni volta che se ne ha voglia. In America la seconda catena di distribuzione dei libri è fallita perchè sempre meno persone comprano libri e la concorrenza degli Ipad che offrono la possibilità di scaricare i libri online è diventata notevole. Dal nono Rapporto Censis emerge che il 56% degli italiani legge almeno un libro all’anno, mentre solo l’1,7% acquista e legge Ebook. Eppure secondo una ricerca di BookRepublic – che vende libri elettronici di 318 editori tra i quali Mondadori e Rizzoli – entro gennaio si registreranno oltre un milione e mezzo di libri in formato digitale, vale a dire venti volte il numero di quelli acquistati nel 2010. Entro i prossimi sei mesi, il mercato dei libri digitale in Italia potrebbe valere venti volte di più rispetto all’inizio dell’anno..

A

debba essere impiegato. A veterinari, etologi, addestratori e conduttori professionisti spetta, invece, occuparsi del controllo della salute e della salvaguardia del benessere dell’animale che con tanta generosità e amore lavora per aiutare il suo amico uomo, di cui sa riconoscere le difficoltà. L’Associazione Pet Therapy e bioetica animale, l’ENPA sez. di Camogli e Levante Ligure, ARGO Associazione promozione Sociale e la Fondazione per l’ambiente ed i diritti degli animali in Liguria Onlus hanno ideato il Progetto “Bau Bau …..amico a 4 zampe” a cui hanno aderito i plessi del Circolo Didattico di Rapallo. L’attività educativa è stata assi-

A La Spezia il libro elettronico in un Liceo è ormai una realtà. Questo fa pensare che la carta stampata sia diventata un'anticaglia, passata di "moda", ma una notizia recente dimostra il contrario. Il Tribunale della stessa provincia ligure è rimasto senza risorse cartacee ed ha dovuto chiedere aiuto al Comune. ... Quindi la carta è ancora molto utile, é una risorsa rilevante. In questa vita frenetica il tempo per se stessi è davvero poco, ma perchè non riservarsi un ritaglietto, di breve durata appunto, per concedersi alla cultura? Invece del solito, banale programma alla TV studiato a tavolino dai tecnici per non far pensare gli ascoltatori passivi e scoraggiarli dal cimentarsi in qualsiasi tipo di attività, leggiamo un bel libro. Un libro si può assaporare anche all'aperto, senza la necessità della corrente elettrica. Sì, direte voi, ma i netbook hanno anche un qualcosa di meraviglioso che si chiama autonomia.E io rispondo: certo, ma dovreste sapere anche voi che la salvifica autonomia prima o poi finirà, e allora, che farete?? Immaginatevi naufraghi in un'isola deserta, senza alcun tipo di tecnologia, l'unico cenno della civiltà è

il vostro guardaroba (se si è salvato qualcosa) e un libro. Alla luce del giorno ci si può immergere, oltre che nell'acqua, anche nella lettura, e inizia la magia delle pagine e quando la luce del giorno si dissolve , si può leggere a lume di candela, che rende tutto anche più romantico… C'è solo da sperare che il mare non vi abbia danneggiato il book. Apprezzate di più il calore della grafia di una persona, quando vi omaggia degli auguri, parole dolci eccetera o preferite la freddezza dell'email, parole spente sul monitor che non sembrano nemmeno rivolte a voi? In conclusione, anelate, apprezzate, amate la lettura, che è il cardine della società umana, E allora forza ragazzi, noi siamo la generazione del domani, prendiamo "con le giuste dosi" le novità, gli e-book, non rinunciamo alle ultime tecnologie, se queste significano futuro, ma non dimentichiamoci la sensazione del "coccolare" un libro tra le mani!


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COME ERAVAMO di Bruno MANCINI

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

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VACANZE

Rapallin... e qualche “forèsto”: colonia estiva, agosto 1951 a foto qui riprodotta è stata scattata al Campo Sportivo comunale “Umberto Macera”, dove il sacerdote don Mario Chiappe, persona stimata e benvoluta dai cittadini rapallini e rapallesi, raggruppava in estate tanti ragazzi locali, facenti parte dell’Associazione Cattolica “San Filippo Neri”, al fine di far trascorrere loro le vacanze in amicizia e serenità. Già allora, come si può immaginare, la maggior parte della giornata trascorreva giocando a calcio, rincorrendo piccoli palloni di gomma, in quanto

L

quelli di cuoio erano riservati solamente la domenica nelle partite dei “grandi”. Contemporaneamente, si aveva la possibilità di correre in lungo e in largo sul terreno di gioco e calpestare l’erba verde, cosa che raramente veniva concessa dal custode del campo. Per noi ragazzi, poter giocare la domenica alle 13,30, prima degli incontri dell’A.C. Ruentes, ci faceva sentire privilegiati e - perché no - importanti, in quanto vestivamo pure noi con orgoglio i gloriosi colori bianco-neri. Da sinistra, in alto: ......., ........, Attilio Moggi, Franco Marcenaro, Fulvio Gramigni. Al centro il sacerdote don Mario Chiappe. Da sinistra in basso: Alberto Pagano, Rinaldo Canessa, Giovanni “Nino” Orio, Antonio “Nino” Merello, Orazio Aresi, Egidio Raggio

Ottica Venturi 75 anni di fedeltà ai cittadini ed agli ospiti

ERRATA CORRIGE - Sul n° 6 del MARE appare la fotografia con didascalia “il concorrente Gianni Solari, che ci ha gentilmente fornito il materiale fotografico”. Il nome è Ferruccio Solari. Ci scusiamo con l’interessato.

Era il lontano 3 agosto 1936, quando Oreste Venturi (da sinistra nella foto con i figli Giorgio, il primogenito, e il secondogenito cav. Alfredo) decise di aprire in Corso Italia 3 a Rapallo l’ “Ottica Venturi”. Ora, il prossimo 3 agosto, verrà festeggiato il 75° anniversario di ininterrotta attività, trasmessa di generazione in generazione assieme al costante impegno per soddisfare l’affezionata clientela, nella speranza di continuare ancora per lungo tempo. L’attuale conduzione, la 3A e 4A generazione, è affidata ad Ermanno Venturi, a sua moglie Nadia Bogliardi, alla figlia Sonia e al genero Mauro Pieranti.

VIAGGI E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

di Vinicio TEMPERINI

PASSIONI

Australia, “Down under”/3 BRISBANE Chi volesse disegnare il piano di una città moderna elegante, piena di personalità, valenza estetica e funzionale dovrebbe ispirarsi a Brisbane. Con il suo grande fiume, sinuoso e sensuale, che le da il nome, ti dice come il moderno, l’attuale può anche avere una sua cifra classica. Il porto grande e molto funzionale serve un’area difficile e l’organizzazione burocratica è in proporzione e questo può diventare un problema nel lavoro. Il clima è buono e i rapporti sociali eccellenti. Difficile fare un commento sulla favolosa Barriera Corallina. Qui a Brisbane e nel Queensland troviamo un artigianato di assoluto livello ed una espressione artistica notevole, non sempre ispirati solo al corallo. La componente Aborigena è bene integrata ed esiste persino una Australian Indigenous Tribal Gallery.

C’è un alto livello di “multi cultura” originato e favorito dalla posizione geografica. A Brisbane ci sono anche importanti presenze finanziarie intercon- tinentali e la Borsa Merci locale (creata nel 1885) è molto vitale e consistente. Qui è dove hanno avuto un successo planetario i “Village People”(americani) ed il grandissimo esito locale oltreché internazionale del loro pezzo “YMCA” è legato anche alla presenza importante della YMCA da queste parti (Young Men Catholic Association==Associazione Cattolica per i ragazzi). Hanno infatti Centri Sociali, assistenza (anche medica), palestre molto grandi ed attrezzatissime, piscine, campi sportivi e persino uno Stadio. Gli italiani di Brisbane, pochi ma notevoli, si considerano un po’ più – come dire? - distinti ed internazionali degli altri connazionali in Australia. Chissà perche ?......


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ARTE E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

di Claudio MOLFINO

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molfino.claudio@libero.it

GRAFICA

La “reclàm”, ovvero l’arte della comunicazione Il turismo ligure di inizio '900 e la nascita della messaggio pubblicitario a recente mostra di manifesti pubblicitari a carattere turistico, proposta a Chiavari negli spazi della Società Economica di Chiavari in occasione della "154° Mostra del Tigullio" impone in chi come me frequenta e si agita nell'ambiente della grafica e della stampa da ormai trenta anni un seppur sommario approfondimento sulla grafica come forma artistica. La Riviera Ligure del primi decenni del '900 è un formidabile motore turistico e la richiesta di promozione cresce in modo proporzionale alla crescita dell'offerta alberghiera. Per soddisfare questa esigenza aziende grafiche come come la S.A.I.G.A. di Barabino e Greve di Genova si impongono con la propria offerta e richiamano le firme che faranno la storia dell'illustrazione pubblicitaria ed editoriale del secolo scorso: Giuseppe Riccobaldi, Aurelio Craffonara, Filippo Romoli, Mario Puppo, Walter Molino, Oscar Saccorotti solo per citarne alcuni. L'invenzione del manifesto pubblicitario segna, come è noto, una modifica profonda nei rapporti tra produzione e utenza, sviluppando non tanto gli aspetti informativi del messaggio, ma gli aspetti suggestivi. Se l'illustrazione, la vignetta, e tutte le forme similari di pubblicità attraverso la stampa, presuppongono un lettore in quanto tale disponibile a ricevere il messaggio, l'affissione stradale, o comunque organizzata, ha il compito di catturare l'attenzione di chi si trova a passare o sostare nel luogo prescelto. Questo tipo di pubblicità nasce con l'intenzione di attrarre il passante, di proporgli oggetti o in generale prodotti nuovi, o diversi, o concorrenziali con altri prodotti; in sintesi il messaggio si prefigge lo scopo di generare bisogni, e quindi deve rapidamente affascinare, co-

L

gliere di sorpresa. La sorpresa era affidata ai caratteri e alla qualità dell'immagine; le scritte erano necessarie perché fosse chiaro a che cosa ci si riferisse; ma esse venivano pensate in subordine al fascino dell'illustrazione. Questa è la grande novità che la cultura inizio '900 introduce anche nel campo dell'informazione, in armonia con il principio della modellazione estetica di tutto l'ambiente, eredità peraltro ottocentesca. Il manifesto, specie attraverso mezzi di stampa ad effetti pittorici come la cromolitografia, attirava l'attenzione per la sua bellezza, per la qualità artistica del suo porgere, o comunque per la seduzione dell'immagine; non tanto dunque forniva elementi obiettivi per spiegare la bontà del prodotto reclamizzato, ma contornava il prodotto di una tale gradevolezza di figure e di gesti, lo immergeva in un'atmosfera così gratificante che di per sé si faceva reclamo. Non è difficile individuare in queste forme colori e costruzioni tutta una serie di riferimenti alle pitture contemporanee e precedenti, ci si rende conto però che questa parziale "citazione" è assai ridotta, effimera e quasi insignificante. Cercare di individuare in immagini grafiche degli anni venti "citazioni" da Picasso, Modigliani, Bracque, Léger eccetera, come in anni precedenti vedervi tracce post-impressioniste e le ombre di Klimt, Schiele, Mark, e poi Grosz, Dix e gli altri o altre sino alla Goncharova e alla Lampsaka, o risalendo più addietro e approfittando del caso affascinante di Touluse Lautrec, andare a recuperare i pezzi impressionistici o semplicemente "pompiers" che appaiono occasionalmente nelle grafiche fine '800 è un esercizio che da miseri risultati. La grafica, forse per contrappasso, da

Santo Stefano d'Aveto- Mario Puppo

S. Margherita Ligure Walter Molino - 1938

sempre considerata parente povera della pittura, trova nella pubblicità l'occasione di riscossa e si propone in una veste autonoma, originale e spesso arrogante e sicura di sé che tende ad allontanarsi continuamente dal "regno della pittura", con la quale finisce poi per stabilire solo un cortese e assai interessato scambio di ambasciatori. Nell'atmosfera italiana caratterizzata dal crescere e dall'affermarsi del _, queste opere sono alle soglie della fondazione di quegli studi di progettazione grafica che si distingueranno nei decenni successivi per l'intelligenza formale. Certo, la pastosa e raffinata bellezza delle cromolitografie così come gli espedienti tipografici successivi, sin alla moderna offset generano negli addetti ai lavori come il sottoscritto una certa nostalgia ma non è neppur giusto rimpiangerli: i sistemi produttivi cambiano, così anche i sistemi espressivi; e la fantasia, insostituibile, trova nuovi veicoli e modi per manifestarsi. Per questo, dunque, è

Rapallo, Golf e Tennis Giuseppe Riccobaldi - 1932

importante conservare, catalogare, ricordare; per non perdere il filo di una storia importante, quella del dialogo tra arte e pubblico aperto, un'arte in linea con i tempi ma libera da intellettualismi. Il manifesto è insieme richiamo e rischio, intende parlare anche a coloro che non vorrebbero ascoltarlo; se hanno qualità creativa, la loro funzione è splendida.

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CULTURA E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

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di Domenico PERTUSATI

I Patti Lateranensi nella Costituzione stanno accumulando e intrecciando [...] abbiamo bisogno della pace religiosa, ne' possiamo in alcun modo consentire che venga turbata”. In quell’occasione - faceva notare E. Tagliacozzo, docente di Storia Risorgimentale all’Università di Cagliari - Togliatti colse l'occasione per esaltare la completa libertà religiosa esistente in Russia e le benefica influenza della religione per i russi durante la lotta patriottica contro il nazismo. Senza dilungarci in questa diatriba ormai superata, lo stesso storico rimane del parere che “le smentite di Togliatti non ci impediscono di continuare a pensare che come a suo tempo Mussolini giudicò che Parigi valeva bene una messa, intendendo per Parigi l'appoggio della Chiesa Cattolica al regime fascista, così Togliatti fece un analogo ragionamento, intendendo per Parigi la partecipazione dei comunisti alla divisione delle spoglie del potere. Nell’un caso come nell’altro quelli che rimasero sacrificati furono gli italiani” (E.Tagliacozzo op. cit. pag. 56). Così l’articolo 7 venne approvato nonostante l’opposizione dei socialisti e degli altri partiti laici. DISCUSSIONE SUL VINCOLO MATRIMONIALE E' appena il caso di ricordare che i comunisti fino a quel momento facevano parte del governo presieduto da De Gasperi, prima di essere definitivamente estromessi pochi mesi dopo (Maggio 1947) La decisione - come si sa - fu il risultato della strategia messa in atto nei Paesi che rientravano nella sfera di influenza degli Stati Uniti, secondo gli accordi di Yalta e Postdam. Questa svolta tuttavia non impedì la ricerca di compromessi per portare in porto i lavori della Costituente. Il varo della Costituzione fu l’ultimo atto significativo della collaborazione tra le forze antifasciste. La discussione tuttavia in aula assunse talvolta toni duri e aspri. Uno degli articoli della Costituzione più discussi e che diedero esca a polemiche e recriminazioni fu quello relativo al matrimonio (art. 29). I deputati cattolici avevano chiesto e ottenuto che il 1 comma dell’art. 29 nella sua redazione originaria contenesse la clausola dell’indissolubilità dl matrimonio. Ma nella votazione a scrutinio segreto la clausola “indissolubile” fu soppressa. Su questo punto le sinistre ovviamente presero le distanze dai cattolici.. Ci fu discussione animata anche sul secondo comma dell’art.29 che garantiva l’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi. Non prevalse la linea di coloro che volevano si conservasse al marito il ruolo di capo della famiglia. Palmiro Togliatti, segretario del Partito Co- CONFLITTO INEVITABILE munista, diede un contributo determinante A questo proposito non va dimenticato per l’approvazione dell’art. 7 della Costi- che anche sul matrimonio concordatatuzione (Patti Lateranensi) rio del ’29 (articolo 34) c’era stata po-

el 1947 i Patti Lateranensi vennero inseriti nella Costituzione della Repubblica italiana tra i Principi fondamentali (art. 7). Ci fu un ampio, acceso e anche aspro dibattito: da una parte coloro che ne volevano l'abrogazione per l'incompatibilità con i poteri di uno Stato laico e sovrano, dall'altra coloro che, ubbidendo alle sollecitazione del Vaticano, si battevano per l’inserimento 'tout court” dell'accordo siglato nel '29 nella nuova Carta Costituzionale. Tra i primi Gaetano Salvemini si batté per l'abrogazione e la separazione tra Chiesa e Stato, affermando che in altri Paesi, come il Belgio, l'Inghilterra, gli Stati Uniti e la Francia, non esistevano concordati e che nell'Italia prefascista gli esponenti del Partito popolare guidati da Don Sturzo non fecero mai richiesta di un concordato. Piero Calamandrei parlò alla Costituente contro l'inserzione dei Patti Lateranensi nella Costituzione, insistendo sulle gravi conseguenze che ne sarebbero derivate, tra le quali la menomazione del principio della uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge e la compressione della libertà religiosa. (Cfr. I problemi di Ulisse –Stato e Chiesa, Sansoni, Firenze 1958. pag. 54 ). Sul fronte opposto i deputati cattolici per sostenere le indicazioni della politica vaticana cercarono alleanze tra i laici al fine di raggiungere una maggioranza parlamentare. L'appoggio giunse, attraverso quello che allora apparve un improvviso voltafaccia, proprio dai Comunisti, che fino a poco tempo prima si erano dichiarati contrari. Così l'articolo 7 fu approvato con 350 voti favorevoli e 149 contrari. Si parlò di opportunismo e di machiavellismo. Ci fu un certo disagio nel mondo comunista. Palmiro Togliatti con un discorso alla Costituente del 25 marzo 1947, discorso che venne giudicato tortuoso (cfr. Enzo Tagliacozzo in “Il Concordato va abolito”, Sansoni Firenze 1958 pag 56) giustificò il voto favorevole affermando che “di fronte a problemi economici e politici che si

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Il Presidente dell’Assemblea Costituente Umberto Terracini firma il documento di approvazione della Costituzione Italiana davanti al Presidente (provvisorio) della Repubblica Enrico De Nicola ( 22 dicembre 1947)

lemica: la legge che lo disciplinava venne definita da un noto giurista cattolico, Arturo Carlo Jemolo “il più colossale pasticcio di legge matrimoniale che sia dato pensare” (A.C.Jemolo, Chiesa e Stato in Italia negli ultimi Cento anni, Einaudi, Torino,1947, pag.647). Mario Berutti, consigliere di Cassazione, esprimeva perplessità e forti riserve sulla questione, facendo notare, tra l'altro, che lo Stato lasciava libertà ai cittadini di celebrare il matrimonio civile o quello concordatario, mentre la Chiesa proibiva ai cittadini italiani di contrarre matrimonio civile, dichiarando che coloro che avessero celebrato le nozze soltanto in municipio sarebbero stati considerati e trattati come pubblici peccatori. La Chiesa - sottolineava il giurista - reprimeva come gravissimo peccato un atto che lo Stato consentiva ai suoi sudditi. (M.Berutti, Il matrimonio nel conflitto tra Stato e Chiesa, in “I problemi di Ulisse - Stato e Chiesa”, Sansoni, Firenze, fascicolo XXXI, anno XI vol. V 1958 pag. 92) Questa prassi portò ad un conflitto permanente tra Stato e Chiesa. Al riguardo si può ricordare un caso che fece scalpore intorno agli anni Sessanta, quando ci fu la condanna da parte di un Tribunale civile nei confronti del vescovo di Prato Mons. Pietro Fiordelli, che aveva denunciato come pubblici peccatori due fedeli per aver contratto matrimonio col solo rito civile: una giovane iscritta all’Azione Cattolica aveva sposato un militante del Partito Comunista. Il Cardinale Siri, come Presidente della CEI, in quell'occasione insorse a difesa dell'operato del vescovo con una lettera aperta nella quale affermava: “Con vostra Eccellenza oggi è stata condannata la Chiesa”. La Chiesa d'altra parte - è sempre la riflessione di Berutti - pretese che qualunque matrimonio celebrato secondo il diritto canonico doveva essere riconosciuto dallo Stato. Così i matrimoni senza pubblicazioni e i cosiddetti “matrimoni di coscienza”. La Chiesa inoltre si

riservava il diritto di unire in matrimonio anche coloro che fossero già vincolati da un “cosiddetto matrimonio civile” con la clausola che l’atto del matrimonio non doveva essere trascritto. Così avveniva che la Chiesa riconosceva come legittima una unione che lo Stato puniva come “concubinato” (con la possibilità di un marito con due mogli, una sposata in municipio e l'altra in Chiesa o di una moglie con due mariti). C'era poi da parte della Chiesa il “privilegio paolino” in forza del quale la Chiesa ha il diritto di sciogliere i matrimoni dei non battezzati quando il non-battezzato rifiuti di convertirsi alla religione cattolica che disprezza, mentre il coniuge invece decide di accettarla, facendosi battezzare. (M.Berutti op. cit. pag. 92). REVISIONE DEI PATTI LATERANENSI E’ utile rammentare con esatta precisione il dettato dell’articolo 7° della nostra Costituzione “Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti, accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale.” In effetti nel 1984, il 18 febbraio, sotto il pontificato di Giovanni Paolo II ci fu la revisione dei Patti Lateranensi, in seguito ad un accordo bilaterale (come previsto dalla Costituzione) siglato dal card. Agostino Casaroli, segretario di Stato e Bettino Craxi, presidente del Consiglio. Non è questa la sede giuridica per dissertare su questo accordo. C’era la preoccupazione di eliminare alcune storture e modificare concessioni ritenute inopportune e non più in linea con i tempi. Venne eliminata la “congrua” ai parroci e le “mense” ai vescovi: provvedimenti sostituiti dal prelievo del 8 per mille (per il sostentamento del clero) sui contributi degli italiani dovuti allo Stato e la detrazione delle offerte fatte alla Chiesa cattolica sulla dichiarazione dei redditi. Tra parentesi va detto


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Il Segretario di Stato della Santa Sede, Agostino Casaroli, e il presidente del Consiglio, Bettino Craxi, firmano il nuovo Concordato.

che anche la Chiesa Evangelica Valdese accettò in un secondo tempo l’offerta dell’8 per mille da destinarsi solo per le opere caritative. Si decise poi che l'insegnamento della religione fosse lasciato alla libera scelta delle famiglie e degli studenti. La parte della trattativa che probabilmente risultò più impegnativa fu, come sempre, la economica, quella relativa alla esenzione dalle tasse o, per lo meno, al tratta-

mento particolare da riservarsi ai beni della Chiesa. DECRETO DEL S. UFFICIO DEL ‘49 Vorrei riflettere ancora su quell’ accordo tra Cattolici e Comunisti che rese possibile, come si è detto, l’inserimento dei Patti Lateranensi nella Nostra Costituzione. Fu un accordo ”interessato”, reciprocamente vantaggioso. Non pochi ricorderanno che poco tempo dopo, vale a dire l’anno seguente all’en-

trata in vigore della Costituzione, venne emanato sotto il pontificato di Pio XII un documento che all’epoca fece scalpore e che oggi sembra quasi del tutto dimenticato. Si tratta del decreto del S. Ufficio del 1 luglio 1949 che contiene la denuncia degli errori dell’ideologia comunista. Viene comminata la condanna con l’esclusione dai sacramenti a quanti coscientemente aderiscono e militano nei partiti comunisti consapevoli e convinti del supporto dottrinale contrario alla fede cristiana. Inevitabilmente incorrono nella scomunica quanti difendono o si fanno propagatori della dottrina atea e materialistica. Non mi risulta che sia mai stato abrogato il documento in questione. E’ possibile che la Chiesa abbia fatto retromarcia o semplicemente e candidamente lo abbia lasciato cadere? Al riguardo mi astengo di proposito da ogni commento, lasciando come sempre ai lettori la libertà di opinione. Saremmo lieti se chi fosse bene informato sulla questione fornisse adeguate istruzioni per colmare le nostre lacune. Un’ultima riflessione: mi è sembrata molto significativa ed emblematica la decisione di Pio XII di sostituire la festa “laica” del 1° maggio con la festa cristiana del lavoro dedicata alla

Pio XII ( Eugenio Pacelli) volle imprimere il carattere cristiano alla festa “ laica” del 1° Maggio.

devozione di S. Giuseppe artigiano, patrono dei lavoratori. (Per maggiori delucidazioni leggasi al riguardo il discorso di Papa Pacelli pronunciato il 1 maggio 1955). Chiedo venia alle persone “devote” se dubito che tale decisione abbia sortito un grande effetto. “Unicuiquem suum”, vale a dire a ciascuno la libertà di esprimere le proprie impressioni e valutazioni.

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CINEMA E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

di Luciano RAINUSSO

AL CINEMAin I guardiani del destino

Adoro Hollywood. Non intendo i capi, ma quelli che stanno in fondo: i macchinisti, i tecnici.

diagonale

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John Ford (1895-1973, regista)

Cappuccetto rosso sangue

di Georg Nolfi Ibrido di generi (commedia, thriller, in primo luogo), da un racconto di Philip K. Dick, scrittore di fantascienza, la cui fortuna al cinema risale a Blade Runner, celebre film di Ridley Scott, realizzato nel 1983. La vicenda verte sul libero arbitrio, un potere che gli individui non sarebbero in grado di gestire, a causa della loro immaturità, stando ovviamente al film. Dove si racconta di un giovane candidato al Senato americano che incontra, innamorandosene, una ballerina. Nasce una relazione, che però viene ostacolata da misteriosi uomini-burocrati, incaricati di vigilare sullʼesistenza del protagonista affinché egli riesca nella sua carriera politica. (Lʼincontro con la ballerina, infatti, era avvenuto soltanto per una negligenza dei vigilanti). Lʼamore, dunque, intralcia la realizzazione dei nostri progetti? E se la donna amata è una di quelle che sʼincontrano una volta sola nella vita? Suggerendo queste (e altre) domande, lʼintreccio cattura lʼattenzione, almeno fino ad un quarto dalla fine. Per la bravura del regista (un esordiente arrivato dalla sceneggiatura) che sa controllare gli sviluppi, costruire un clima inquietante. Per il carisma degli interpreti (Matt Damon, uno dei pochi giovani attori americani veramente convincenti; Emily Blunt, dotata da madre natura, sa il fatto suo (in Wolfman eliminava lʼamato licantropo). Poi, il film crolla, miseramente, in un susseguirsi di fughe e inseguimenti inutili, tediosi, insopportabili, studiati a tavolino. Tanto, si sapeva che il bacio finale ci sarebbe stato. Perché, al cinema, lʼamore vince sempre.

di Catherine Hardwiche Il titolo italiano inganna, perché allude alla famosa favola dei fratelli Grimm (quello originale recita soltanto Red Riding Hood). Al centro della vicenda cʼè, sì, una fanciulla con mantello e cappuccio rosso, ma questa è innamorata di un povero taglialegna che non può sposare in quanto promessa al figlio di un benestante. Cʼè un lupo (e i villici gli danno la caccia), ma lʼanimale cela un licantropo iroso, spinto dalla gelosia ad ostacolare gli incontri amorosi della fanciulla. E cʼè persino una nonna, ma è fuori di testa e non corre alcun pericolo. La favola dei Grimm diventa un pretesto per raccontare una storia nera, fortunatamente più fantasiosa dellʼoriginale, volta a sostenere una verità accettabile. Ossia, che la violenza dei figli nasce dalla malvagità dei padri. Ovviamente, la conclusione è ben diversa da quella, banale, illogica e abbastanza macabra, inventata dai suddetti fratelli. Purtroppo, il film non ha molto vigore, risulta come soffocato dalla sua ambientazione, per altro suggestiva: un piccolo borgo medievale innevato, ai margini della foresta, ricostruito in un angolo del Canadà. La regìa è opera dellʼautrice dei primi due cine-capitoli della saga Twilight, scelta forse per lʼinteresse più volte dimostrato verso certe inquietudini tipiche dellʼadolescenza. La venticinquenne Amanda Seyfried presta alla protagonista un profilo fisico e psicologico piuttosto conturbante. Come nonna, una ritrovata Julie Christie, lʼindimenticabile Lara del kolossal hollywoodiano tratto dal romanzo di Pastenak.

Amore e altri rimedi di Edward Zwick

The tree of life di Terrence Malick Vincitore, a maggio, della Palma dʼoro a Cannes, con naturale strascico polemico. Opera ambiziosa, di ardua lettura, filosofica (mescola riflessioni bibliche e agostiniane), tende al creazionismo, spesso lirica. Autobiografica (per quel che se ne sa), inserisce riprese documentarie (sulla natura, sulla genesi del cosmo). Racconta anche una storia, quella di una famiglia della tranquilla provincia americana dei ʻ50: un padre che pretende eccessivo rispetto, una madre splendida e paziente, forse infelice. Un figlio, piccolo, muore in una disgrazia; un altro, segnato dalla severità paterna, da adulto si isola, in crisi. Poi, alla fine, una lunga sequenza sulla immensa pace dellʼignoto che tutti unisce, inducendo alla comprensione e al perdono. (Ma qui il ricordo corre a Clint Eastwood, al suo Hereafter, dove, allʼaldilà, venivano almeno dedicati pochi secondi, il tempo di percepire appena alcune ombre vaganti). Un capolavoro? Certo, probabilmente anche assoluto, soprattutto per il modo come esprime il significato della vita, il peso insostenibile del dolore e la solitudine degli esseri umani. Animano la vicenda Brad Pitt, inedito nel ruolo di un uomo medio, casa e lavoro, che fa del pragmatismo una regola di vita; un intenso Sean Penn e Jessica Chastain, prezioso volto per lo schermo, simbolo dellʼaffettuosità materna.

Curioso ritorno alla commedia sentimentale di un regista fattosi apprezzare, negli ultimi trentʼanni, per tutta una serie di cine-drammi di notevole successo. (Da citare almeno Glory, una robusta rievocazione di un episodio della Guerra civile americana, riguardante un intero reggimento di ex schiavi di colore, mandati al massacro durante lʼassalto ad una postazione sudista). Ora è la volta di questa storia sul romantico centrata sullʼincontro di due persone che sembrano nate apposta per vivere insieme: un impenitente dongiovanni, informatore farmaceutico (siamo negli anni ʻ90 e lui si occupa di viagra) e una pittrice, spirito libero, già alle prese con un grave morbo. Entrambi credono di poter evitare un coinvolgimento a livello sentimentale, ma Cupido continua ad essere un maestro senza eguali. Desunto da un romanzo autobiografico, inedito in Italia, il film va sullʼerotico: non pochi i nudi e le scene di sesso; tutto molto discreto però, nella norma dei tempi. Sa essere intelligente, si mantiene lontano dal patetismo tipico del cinema “amore e malattia”. Ma soprattutto, usa giusti strali nei confronti della sanità americana e lʼoperato delle assicurazioni. Persuasivi i due protagonisti: Jake Gyllenhaal e Anne Hathaway, già insieme in un celebre film, I Segreti di Brokeback Mountain. dove lui era uno dei due cow-boy gay, la seconda una reginetta di rodeo, prima di diventare sua moglie.

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E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

Turismo e cultura da rivedere Egregio Direttore, ho visto sul numero de Il Mare il calendario delle manifestazioni estive di Rapallo. Non vorrei essere voce fuori dal coro, ma per organizzarlo, gli Assessori al Turismo e alla Cultura non sono indispensabili. Per fare quel programma basta che un funzionario interpelli quattro o cinque organizzatori di eventi e, in base al denaro di cui si dispone, scegliere. Il Turismo e la Cultura sono altra cosa. Loro sono delegati dal Sindaco a "inventarsi" o copiare da altri, avvenimenti che, per l’intero arco dell’anno, diventino cadenzati “richiami” su Rapallo così da attrarre chi abita fuori. Solo così avremo rinverdito il turismo di un tempo. Se la RAI viene, organizza tutto e se ne va, serve a poco. Non basta parlare sporadicamente di Rapallo; due delitti tengono più banco. Se gli Assessori non hanno idee, perché tenerli. Complimenti per la rivista e cordiali saluti. Lettera firmata

Ospedale... inospitale Caro Direttore, non occorreva neppure un gran solone dell'urbanistica per prevedere uno stradino che, dal fondo della zona di sosta sul retro del'ospedale, permettesse a chi là è costretto a parcheggiare, di potere arrivare all'entrata del nosocomio, senza doverlo "circumnavigare" tutto a piedi una volta parcheggiato, magari trascinandosi visto che lì, purtropo, ci si và quando si è indisposti. Ci sarà qualcuno che leggerà questo messaggio? Cordialmente Renzo Bagnasco

Fuochi e soldi in... fumo Caro Direttore, se è vero che, come si dice, sono stati spesi per i fuochi 800.000 € mi chiedo se in un momento di crisi, fermo restando i festeggiamenti, non si potevano dimezzare i fuochi e usare diversamente i soldi rimasti? Ho visto che alle seconde "sparate" assiste quasi la metà delle persone, per lo più giovani che non “consumano” nei ristoranti. Gli

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LETTERE E NOTIZIE altri, frastornati dai fuochi, non reggono a lungo. Tutto cambia nel tempo, pensiamoci; ci sono tante cose che con quei soldi si potrebbero fare, sempre pro turismo o, una volta tanto, pensando a casa nostra. Ma quanto sono veramente costati? Scrivo queste righe pur sapendo che il Direttore mi censurerà perché ho "osato" parlare dei fuochi. Cordialmente R.B. Nessuno tocchi Caino!

Traffico da decongestionare Egr. Direttore, La legge LEX IULIA MUNICIPALIS fu una legge romana promulgata da Giulio Cesare nel 45 a.c. che prevedeva, tra l’altro, la regolamentazione del traffico e il divieto ai carri che trasportavano merci di circolare nelle ore diurne tra le 07 e le 17 per decongestionare il traffico della città. La lezione non é ancora arrivata alle orecchie degli amministratori italiani rimasti, com’é noto, all’età del bronzo, visti certi loro connotati... e visto anche che in Europa tale legge é ancora ampiamente e scrupolosamente applicata. La ringrazio per l’ospitalità. Lettera firmata

Camping e segnaletica Caro Direttore, Salendo e scendendo da Savagna ogni giorno, m’imbatto spesso (in estate) in roulotte, camper, caravan e auto con targhe straniere. La “via più breve” indicata loro dal tom.tom di bordo, li spinge verso i nostri sentieri montani già intasati da camion, lavori stradali infiniti, tubature-gas, e quindi tante orrende buche, strettoie ecc...ecc... Quando infine questi malcapitati capiscono d’aver sbagliato strada, le tentano tutte per ritornare al loro punto di partenza: il Camping del Poggiolino. Questa storia si ripete ormai da anni e, vista la palese disinformazione attuata dai gestori di quella struttura, la sollecito a far intervenire il Comune con una semplice freccia ben in vista: All Directions puntata verso la città. La ringrazio. Lettera firmata

Invitiamo i lettori a volerci segnalare suggerimenti, problemi. Pubblicheremo le vostre istanze, raccomandandovi la brevità dei testi per evitare dolorosi tagli.

Scriveteci a Redazione “IL MARE” Via Volta 35 - 16035 Rapallo E-mail: rapallonotizie@libero.it

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Fiori d’arancio per Celestino “Franco” Farina e Angela Schirru, che dopo un lungo fidanzamento, hanno coronato il loro sogno d’amore. “Franco” è un noto macellaio del centro storico rapallese nonché presidente del locale Sampdoria Club “Francesca Mantovani”. Entrambi tifosissimi blucerchiati, avrebbero voluto sposarsi nel catino di Marassi, gradinata sud ovviamente, ma poi hanno detto “sì” nel più austero salone consiliare del Comune di Rapallo. A Franco e Angela i migliori auguri di felicità da parte della redazione.

Posteggi e TAR Rapallo, città di Liguria, è una regione che almeno fino ad oggi non è annessa al Lazio. Prendendo, ad esempio, Piazza delle Nazioni, il TAR del Lazio stabilisce (sentenza 6044-06) che i possessori del tesserino invalidi, quando trovano occupati i parcheggi a loro riservati, e parcheggiano negli spazi blu, devono pagare il corrispettivo della sosta. Ancora, in Campania, confinante sì, ma non annessa al Lazio, oggi, il solito TAR (del Lazio) fa felice il Presidente della Provin-

cia di Caserta perchè sentenzia che "la discarica di San Tammaro deve poter ricevere solo i rifiuti della provincia di Caserta e non quelli delle altre province campane". Sarei lieto che qualcuno ci potesse spiegare perchè quel Tribunale Amministrativo "Regionale" ha potere di decidere su tutta la Penisola ? Le Regioni esistono oppure stanno sostando ancora in qualche sperduto "limbo" ? E se mezza attività di Governo sarà (infaustamente, secondo me) trasferita a Milano, la Liguria sarà destinata al TAR Lombardia?... Luigi Fassone

“DOG PRIDE”, DALL’ENPA DI CAMOGLI UNA SFILATA A QUATTRO ZAMPE PER I 140 ANNI DELLA PROTEZIONE ANIMALI “Miss Belen”, “Il più fico dei fichissimi”, “Nutella … j’adore”, Armiamoci e partite”. Queste sono solo alcune delle 18 categorie canine che saranno premiate il 14 agosto a Rapallo presso i Giardini Partigiani - a partire dal primo pomeriggio - in occasione del “Dog Pride”. La manifestazione, una sfilata a “quattro zampe” di cani fantasia e di razza, è stata organizzata dal presidente della Sezione Enpa di Camogli e Levante Ligure, Patrizia Bandettini di Poggio, nel quadro delle celebrazioni per i 140 anni della Protezione Animali, che ricorrono proprio quest’anno. Il clou dell’evento è previsto dalle ore 21.00 quando i veri protagonisti della serata - i quattrozampe - scenderanno in passerella. A valutare le performance dei nostri “amici pelosi” una giuria d’eccezione composta non soltanto dal vicesindaco, da alcuni esponenti della giunta e del consiglio comunale e dal comandante della Polizia Municipale della città ligure, ma anche dal vicesindaco di Santa Margherita Ligure. Né mancherà il parere autorevole di veterinari ed educatori cinofili. Per l’occasione è prevista anche la partecipazione del presidente nazionale dell’Enpa Carla Rocchi. Un motivo in più per partecipare all’evento? I gustosissimi “bisco bau” e le torte (dolci e salate), preparati dalle volontarie Enpa, e disponibili presso gli stand allestiti per l’occasione dalla Protezione Animali. Ma non è tutto. Infatti, chi volesse immortalare il proprio “amico” con uno scatto d’autore, può rivolgersi a uno dei più celebri e apprezzati fotografi di Rapallo che parteciperà al “Dog Pride” per documentarlo minuto per minuto. E.N.P.A. ENTE NAZIONALE PROTEZIONE ANIMALI - ONLUS ENTE MORALE Sezione Camogli e Levante Ligure 16036 Recco - Via San Rocco, 31/9 Tel. 3463584584 www.enpacamoglielevanteligure.it


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LETTERE E NOTIZIE

MARE FORZA SETTE DOMENICA 7 AGOSTO Incontro con l’artista Enzo Marciante autore del libro

E c o d e l g o l f o Ti g u l l i o

Il proverbio del mese

“STORIA DI GENOVA” A FUMETTI La storia della Superba, e dei suoi principali protagonisti, attraverso i secoli. Una rivisitazione scanzonata ma strettamente storica della Repubblica Marinara. Presenta Emilio Carta

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Chi dorme d’Agosto dorme a sò costo Chi dorme d’Agosto dorme a sue spese

di Renzo Bagnasco

Gargantua

ESTATE 2011 LUGLIO-AGOSTO

Ingresso libero

GIARDINO PENSILE DELL’ORATORIO DEI NERI

via Magenta, Rapallo - ore 21,15

XVIII Festival Internazionale del Balletto Città di Rapallo PARCO CASALE -TEATRO ALL’APERTO DI VILLA TIGULLIO - ore 21,15

DOMENICA 7 AGOSTO DANZAPROSPETTIVA DI VITTORIO BIAGI in

8I¿FLR FRPPHUFLDOH GL 5DSDOOR via della Vittoria, 25 tel. 0185.56505

Acciughe alla Silvana INGREDIENTI: 500 gr di acciughe, aceto di mele, olio, aglio a pezzettini, prezzemolo trito e sale grosso. ESECUZIONE:al mattino lavare, aprire e diliscare le acciughe e disporle in un contenitore a strati alternati da sale e aceto; dopo 5 ore si colano e si rimettono a strati ma questa volta con olio, aglio e prezzemolo. Per cena sono pronte; se dopo qualche giorno l’aglio divenisse “dominante”, essendo stato tagliato a pezzettini sarà facile individuarlo e toglierlo.

GLI APPUNTAMENTI DI AGOSTO RAPALLO - Lunedì 1 agosto ore 21,30 lungomare

CHICKEN MAMBO BLUES BAND

SESTRI LEVANTE - Martedì 2 agosto ore 21,30 Teatro Conchiglia

SPIRITUAL GANGSTA BLUES* RAPALLO - Venerdì 5 agosto ore 21,30 Lungomare

LUCA BERTONE BLUES BAND

S. MARGHERITA LIGURE - Martedì 9 agosto ore 21,30 Giardini a mare

BIG HARP BLUES BAND

CAMOGLI - Mercoledì 10 agosto ore 21,30 Terrazza Miramare

LUCA BERTONE AND BLUES BAND RAPALLO - Giovedì 11 agosto ore 21,30 Lungomare

KELLY RUKER & BLUES BAND

“Savor Mediterraneo”

EDIZIO

“Concerti all’Abbazia di San Fruttuoso”

2 0 11

NE 16 a

ore 21,30

• SABATO 6 AGOSTO

DOMENICA 14 AGOSTO GALÀ DELLO STAGE INTERNAZIONALE DI DANZA “Città di Rapallo” Con la partecipazione di Artisti, Etoiles Internazionali e gli Allievi dello Stage. Grande serata di danza a chiusura dello Stage e del Festival del Balletto.

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MESE

Agosto

Giorno

Concerto di Riccardo Tesi, organetto diatonico e Maurizio Geri, chitarra, con musiche dalla tradizione e composizioni originali

• LUNEDÌ 15 AGOSTO La Camerata Musicale Ligure con Mare Nostrum, Navigazione in musica, un programma che va da Paganini a Bruno Lauzi. NELL’INTERVALLO DEI CONCERTI SARÀ POSSIBILE VISITARE L’ABBAZIA DI SAN FRUTTUOSO

festival RAPALLO - L.mare V. Veneto ore 22.00

Pino e gli Anticorpi MARTEDÌ 2 agosto

Claudio Batta

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LUNEDÌ 8 agosto

Lunazioni, Stagioni e Segni Zodiacali

Ora.min. Descrizione

Sabato

06

13:08

Primo Quarto

Sabato

13

20:57

Luna Piena

Domenica 21

23:54

Ultimo Quarto

Martedì

23

13:22

Il Sole entra nel segno della VERGINE

Lunedì

29

05:04

Luna Nuova: 6A Lunazione del Sole

Nuzzo e Di Biase VENERDÌ 19 agosto

Giusy Ferreri MARTEDÌ 23 agosto


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