Postillare Rivista numero 45

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Postillare Rivista di Debora Collotta Numero 45 - Giugno 2015 Le immagini presenti all’interno sono di dominio pubblico, qualsiasi diritto va ai corrispettivi proprietari. Gli articoli e gli argomenti trattati sono soltanto delle opinioni e dei consigli soggettivi. Vietata la vendita facebook.com/postillare

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Postillare Rivista di Debora Collotta Autori degli articoli in questo numero Postillina a Santiago - Debora Collotta Rubrica Farmaceutica - Debora Collotta Ricette - NaturalSicilia.it Comunicati Stampa - SpazioCultura Cinema - Lavinia Alberti Postillare ricorda‌ - Valentina Costa Grafica e impaginazione Alessio Di Cioccio Si ringraziano per gli altri articoli Caterina Tarantino, Fabiana Schisa, Fabio Merlo, SpazioCultura, Mariano Ciarletta, Valentina Ventrella, Nicoló Renna, Giulia Gombac, Alessandro Collotta, Federica Aller (Kikka), Simona Trentacoste, Rosalba Soresi, il blog raccontamidite8994.blogspot.it, Dott. Pietro Ganci, Giuseppe Catanzaro, Maria Laura Sunseri, Giuseppe Deiana, Gilda Serafini, Marco Guttadauro, Andre Dolfi.

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I dise g n i d e l m e s e

Eleonora Costa

Giuseppe Favata


in questo numero Le Cinque Terre

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Visita alle cantine di Mauro Sebaste

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Il mondo delle piante

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La Cina sbarca nella “hall of fame” degli antivirus

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Intervista a Emanuele Di Matteo

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Valentina, la prima donna nello spazio

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Intervista a Mariano

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Ciao Tania - dal blog nonpuoesserevero

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Il caffè degli amanti perduti

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La scuola Holden

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Tesori nascosti in provincia

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L’eterna giovinezza

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Cannabis. Effetti nell’organismo e conseguenze psicopatologiche

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Un giro dentro e fuori la città di Alba

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Di seta e d’arancio… e pagliette e lustrini?

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Chiacchiere di bellezza

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Riserva naturale orientata Saline di Trapani e Paceco

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Lillian Weber: un vestito al giorno per le bambine povere

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Fumetto -The Resurrection of Darkness

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Intervista a Andrea Corona

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Libri - “Rebus” di Andrea Corona

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Sulla tavola degli albesi 3000 anni fa

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La ricetta del mese

42

L'Entomofagia: il futuro sono gli insetti

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Rosso cocciniglia, estratto di paprica e zeaxantina...

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Il Vangelo

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La foto del mese

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La bacheca

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Postillina a... | di Debora Collotta

Le Cinque Terre Un frastagliato tratto di costa della riviera ligure di levante situato nel territorio della provincia di La Spezia tra Punta Mesco e Punta di Montenero, nel quale si trovano cinque borghi o, come si diceva anticamente, terre: Monterosso al Mare, Vernazza, Corniglia, Manarola, Riomaggiore. Cinque borghi pittoreschi collegati dai sentieri del Parco nazionale, un bene dichiarato dall’UNESCO Patrimonio mondiale dell’umanità. Scorci spettacolari incorniciati da una ricca flora. Un affresco di colori vivaci in una maestosa e suggestiva scogliera.

I sentieri indicati sono tutti percorribili, anche se occorre un abbigliamento adeguato, prestando sempre la massima attenzione nei punti più esposti; seppure ubicati in vicinanza del mare hanno le caratteristiche dei sentieri di montagna e sono per diversi tratti privi di protezione. Inoltre in caso di condizioni metereologiche avverse alcuni sentieri possono essere interdetti al transito per precauzione. In sentiero più famoso è sicuramente quello denominato “La Via dell'Amore”, una strada pedonale a picco sul mare , di poco più di un chilometro, che congiunge i borghi di Riomaggiore e Manarola, che però è in parte chiusa proprio per una frana avvenuta nel 2012. Ironia della vita per alcuni! In ogni caso l’intero luogo può essere considerato “ dell’amore”, perché è il posto in sé che innamora!

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di Debora Collotta

Visita alle cantine di Mauro Sebaste La chiamavano “La Dama di Langa”, una delle prime donne del vino, nonché madre di Mauro Sebaste che eredita la filosofia del "vino come progetto" e il rispetto per le caratteristiche del proprio territorio, aprendo un’azienda di famiglia che ha come principale obiettivo quello di produrre qualità con passione e dedizione. Il suo progetto, infatti riparte dalla ricerca, lenta e meticolosa, dei vigneti: ciascuno di essi deve possedere le caratteristiche adatte, per tipicità, localizzazione ed esposizione. I vigneti si trovano quindi ad Alba, Barolo, La Morra, Serralunga, Monforte e Vezza d'Alba. I terreni vengono gestiti con precisione quasi zelante, prestando una particolare attenzione al diradamento dell'uva in esubero rispetto alla capacità della singola pianta di condurre a una perfetta maturazione ogni grappolo e riducendo i trattamenti. Ovviamente è necessario anche adattare il tipo di coltivazione a secondo del clima previsto e magari Questo articolo lo trovi usare l’esperienza passata per risolvere gli ostacoli che in questo tipo ti lavoro può sorgere. sul nostro canale Ogni anno viene organizzata quindi la vendemmia, youtube.com/postillare rigorosamente manuale, con una scrupolosa cernita delle uve e poi la vinificazione si svolge nella cantina dell'azienda progettata in ogni sua parte con grande attenzione per la più innovativa tecnologia Una volta arrivate direttamente dal vigneto le uve enologica, che come Mauro stesso mi ha spiegato, vengono sottoposte ad un'ulteriore cernita manuale aiuta alla creazione di un vino che viene seguido su tavoli vibranti e quindi pigiate delicatamente. scrupolosamente in tutti i suoi passaggi. Il mosto viene posto a fermentare in serbatoi di acciaio inox dotati di controllo automatico e della temperatura e computerizzato per rimontaggi e follature. Raggiunta la maturità viene messo in bottiglia utilizzando una modernissima linea di imbottigliamento che ne preserva la qualità e garantisce un'igiene totale su tutta la produzione. In seguito alla raggiunta fase di invecchiamento, il vino può essere degustato nell'accogliente sala accanto alla cantina dove Mauro Sebaste e la moglie ricevono i loro ospiti. La visita e la degustazione è gratuita per tutti coloro che lo desiderano ( è necessario prenotare ) e vivamente consigliata, perché vi assicuro che entrare di persona alla sede è una esperienza che non si può trasmettere soltanto raccontandolo, se non vivendolo direttamente! In occasione magari dell’expo di Milano, passate da Alba. O passate da Alba appositamente, che Visita il sito collegandoti a questo link: come ho già scritto nell’articolo della rubrica dei viaggi, vale la pena scoprire. http://www.maurosebaste.it/it/ 6


Il mondo delle piante| di Debora Collotta

Papaya Piccolo albero tropicale somigliante nell'aspetto alle palme. Originaria delle Molucche, però esistono numerose varietà a seconda dei paesi ove viene coltivata. Il frutto è la papaia, una grossa bacca arrotondata, a maturità di colore verde-giallastro con semi neri ricoperti di mucillagine. Il frutto contiene vitamina A, B e C. Per incisione si ricava il lattice che contiene papaina che ha una forte attività proteolitica. La papaina è usata nelle insufficienze gastriche e duodenali come succedaneo dei fermenti gastrici e sembra efficace anche in alcune forme di elmintiasi, come detergente enzimatico per le pieghe e per la preparazione di peptoni. Si usa nell’industria per rendere tenera la carne e favorirne la digestione, nonché per chiarificare le bevande. La chimopapaina viene impiegata, tramite iniezioni nel disco intervertebrale, per scindere i proteoglicani che formano il materiale discale nucleare, costituendo così una possibile terapia della sciatica conseguente ad ernia discale resistente al trattamento medico. Le controindicazioni rendono questa tecnica attuabile all’interno di una struttura ospedaliera in cui sia possibile un controllo radiologico della posizione degli aghi. L’efficacia di questo metodo è vicina a quella del trattamento chirurgico.

Vi presentiamo il disegno che abbiamo realizzato per la web radio Postillare. Gestiamo una pagina facebook che si chiama Shyra Clode Fumettista e anche un sito internet www.shyraclode.com dove c'è il nostro fumetto. Chi si è occupato del disegno è la mia ragazza Shyra Clode. Lei è la realizzatrice di tutti i disegni che si trovano sia sulla nostra pagina che nel fumetto. Io mi chiamo Bianchi Matteo e le faccio da manager. In più mi occupo della sceneggiatura della storia o delle ipotetiche scenette che facciamo.

Ascolta la web radio Postillare: http://postillare.listen2myradio.com Si tratta di uno spazio in cui verranno trasmessi brani liberi da SIAE. Se sei autore o ne conosci qualcuno, passa la parola. Noi vi aiuteremo a diffondere la vostra musica. I brani all interno dei programmi e dello spot di Postillare sono del chitarrista Fabio Venturella! Contatti: Postillare@gmail.com per inviare i brani o +34675983007 x interagire con noi! Buon ascolto! 7


di Andrea Dolfi

Dall'abbigliamento alla sicurezza online: la Cina sbarca nel Sono le 7:20 di un mercoledì uggioso. Non so cosa fare. Eureka! Provare un nuovo antivirus. Apro Google e cerco “antivirus consigliati da Microsoft” e il primo link che ne esce è “Fornitori di software per la sicurezza destinato a utenti privati”. Clicco e si apre la pagina http://windows.microsoft.com/it-it/windows/ antivirus-partners. Microsoft mi consiglia 23 antivirus. Sarei tentato di provare un marchio famoso – che non cito -, ma vengo letteralmente folgorato da un marchio che si presenta con una scritta in ideogrammi cinesi. Un antivirus cinese! Sarà da fidarsi? In rete trovo giudizi sia giudizi positivi che dubbi sulla sicurezza di un prodotto cinese. Faccio due conti: il mio pc è prodotto interamente in Cina, il mio smartphone è made in China, il mio televisore è made in P.R.C. (che sembra un tenebroso nome di un partito che produce tutti i prodotti che abbiamo in casa per ricordarci di votarlo) e la mia lavatrice (che ha 60 programmi, pure quello per lavare a i capi a seconda della percentuale di poliammide contenuta nel tessuto) addirittura è “pensata, progettata e costruita” in Cina. La mia lavatrice parla. Con una vocina cinese (servizievole) mi avverte quando il ciclo del programma sta per finire ed apre da sola il portellone. Pagata una sciocchezza, lava i panni al pari di una tedesca e ormai comincia ad avere degli anni. Insomma, non so se ha incorporato un gps che mi spia o una telecamera nascosta, ma fu sicuramente un ottimo investimento visto che costava la metà della linea più economica di un noto marchio tedesco. Riflettuto su questo, ho cliccato quell'icona cinese. Sì è aperta una pagina completamente in cinese (http://guanjia.qq.com). Cinese ovunque. Pure il marchio in cinese. Un bottone verde poco rassicurante – in cinese – non convince il mio dito. Poi vedo una piccola icona in cima alla pagina con una parola che comprendo “Global”. Ci clicco e si apre una pagina

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in inglese (www.pcmgr-global.com) nella quale riesco a “certificarmi”, finalmente, che si tratta veramente di un antivirus. Ah! finalmente posso cliccare su “download”, manco ci penso. Download è download. Scarico. Clicco due volte ed installo. Scopro che come tutti i nuovi antivirus ha la protezione in Cloud (mmm buono dico, manco so cosa è, va di moda!) e poi scopro amaramente che usa il motore di Avira, prodotto tedesco. Ora io ho stima dei prodotti tedeschi, ma il mio rasoio per barba tedesco si fulminò in meno di un mese, mentre quello cinese è ancora lì da cinque anni a fare il suo servizio. Non ha la stessa qualità di taglio, ma allo stesso prezzo è durato di più, poco da fare! Delusione assoluta, sconforto. Eppure la GUI minimale mi attrae, mi seduce e non mi permette di abbandonare l'idea di testarlo. Non si sa bene dove trovare le impostazioni tanto è minimale l'interfaccia. Ma cercacerca trovo le impostazioni e scopro in opzione può usare anche il “motore” della software house cinese. E' lui. E' il mio programma! Seleziono il “motore” cinese e vai col Full scan. Il “Full scan” è leggero, leggiadro come una geisha che piano piano camminando sui piedini fasciati ti serve il thè senza invasioni, come se non ci fosse. Posso fare la scansione e usare altri programmi, aprire “finestre”, scrivere e cercare notizie, mentre la “geisha” lavora, piano piano, servile, senza disturbare. La GUI minimale consuma poca RAM ed è una scelta intelligente. I software non devono essere belli, perché non devi farci sesso, devono essere al tuo servizio e funzionare bene, come una casa comoda e allo stesso tempo minimal. Ma altra cosa positiva è che gestisce in maniera intelligente l'utilizzo della CPU in maniera tale che mentra fruga nelle tasche del tuo pc (questo programma fruga veramente ovunque. Manca poco controlla anche le mie tasche e avrebbe trovato sigarette allarmandomi per la salute!) puoi lavorare come


la “hall of fame” degli antivirus vuoi. Non disturba, lavora quasi silente, quasi nascosto. Beh, ha scansionato centoventimila files in un'ora e cinquantatre minuti. Buono, in tempo di avviare la scansione, andare a fare la spesa e tornare. Delusione, non ha trovato virus. Beh, già lo avevo pulito con altri antivirus per cui può essere che non ve ne siano. Non affrettiamoci a giudicarlo “farlocco”! Per un po' lo teniamo, come un amico, finché non ti delude. Senza usare il motore di Avira. Lo voglio testare interamente cinese. Mentre faccio ricerche sulla Tencent, Inc., scopro che è la software house della famosa WeChat. famosa in Italia grazie al bombardamento mediatico in tv. Non è usata quanto il più famoso Whatsapp, ma è un “marchio” famoso. La Tencent è una multinazionale che non produce solo antivirus e chat, ma una serie infinita di programmi e servizi. Una Holding seria, pare. Scopro anche che un altro antivirus consigliato da Microsoft è cinese ed è gratuito come Tencent PC Manager: Qihoo 360 security – che troverete sempre nel link microsoft “dei fornitori per la sicurezza”. Qihoo sarà sicuramente il prossimo che testo. Nell'oligopolio ceco, americano e tedesco degli antivirus si è inserita anche la Cina con buoni risultati. Così sembra dalle opinioni che si trovano in internet. Vedremo. Tencent PC Manager sostiene di avere "la più grande base Cloud Security", il migliore motore anti-virus e sette certificazioni internazionali (in effetti nel sito le certificazioni ci sono, alcune anche importanti). Ma attenzione non è tutt'oro quello che brilla: ci sono una serie di problemi di sicurezza associate con il cloud computing. Questi aspetti rientrano in due grandi categorie : problemi di sicurezza incontrati dai fornitori di cloud ( le aziende che forniscono software) e problemi di sicurezza incontrati dai loro clienti ( aziende o privati che utilizzano il cloud). la responsabilità sulla sicurezza va in entrambe le direzioni: il fornitore deve garantire che la loro infrastruttura è sicura e che i dati e le applicazioni dei propri clienti siano protette, mentre l'utente deve adottare misure per fortificare la loro applicazione e utilizzare password e misure di autenticazione sicure. Quindi vantaggi, ma anche svantaggi. Paradossalmente abbreviato è così: per fornirti maggior sicurezza contro i virus si aumenta il rischio di essere frodati dei propri dati sensibili. Quindi Tencent PC Manager è un programma che va installato consapevolmente, bilanciando aspetti positivi e aspetti negativi. Sempre di un prodotto cinese si tratta! Conosciamo poco di loro e spesso siamo anche malfidenti nei loro confronti.

Ma perché non si chiama Tencent Antivirus invece che Tencent PC Manager? Tencent PC Manager oltre a proteggere il PC dai virus, il programma rileva e corregge anche problemi di prestazioni di sistema con una serie di strumenti per ottimizzare Windows in modo automatico. Utilizza infatti un “motore” che si chiama “Tencent system repair engine” che sostanzialmente ripara, o dovrebbe riparare, il sistema operativo da errori o danni causati da virus, proprio grazie ad un altro motore che è il Tencent Cloud. Nel Cloud condividi lo stato del tuo sistema operativo, la protezione in tempo reale e se la scansione rileva un virus il Tencent system repair engine ripara l'errore o il danno. Beh, se funziona così bene come promettono, ancora, non so dirvi. So dirvi che dovete essere consapevoli che condividete dati con la Tencent. E se dovete o no fidarvi, questo sta a voi deciderlo. Di positivo: sono inclusi inoltre un filtro anti-phishing che riconosce i siti fasulli, la navigazione protetta, la protezione della webcam, la protezione delle porta USB e la protezione da tentativi di dirottamento e hacking. Beh pochi programmi fanno tutto questo gratis. Ma la Tencent dove guadagna in tutto questo? Questa domanda ponetevela. La risposta ve la darete da soli. AVTest, importante ente di certificazione, assegna il punteggio massimo a Tencent PC Manager e questo dovrebbe, almeno, tranquillizzarvi. Punti deboli: utilizzando il motore “Avira” il programma rallenta molto la “macchina” e non è possibile programmare una scansione automatica (che può essere negativo ma anche positivo: spesso un avvio di una scansione automatica mentre si lavora rallenta il pc ed è fastidiosa). Come prodotto par buono, ma pare che il concorrente Qihoo sia superiore. Con Tencent e Qihoo la Cina sbarca alla grande e con grandi prospettive nel mondo degli antivirus, dominato sin oggi da software house ceche, americane e tedesche. Quanto fidarsi? E chi lo può dire? Sono affidabili quanto affidabili sono le persone che amiamo: molte variabili sono in gioco. 9


Intervista a | di Debora Collotta

Conosciamo Emanuele Di Matteo Intervista al giovane cantante Emanuele Di Matteo. Ciao Emanuele. Grazie per avermi concesso il tuo tempo per questa intervista. Iniziamo a parlare di te… come è nata la passione per la musica? Ciao a tutti! Grazie a voi per l’opportunità che mi state dando, è un onore prendere parte a questa bellissima rivista! La passione per la musica è nata fin da piccolo, ricordo che bastava sentissi della musica alla radio e subito iniziavo a ballare in braccio a mia nonna o ad i miei genitori, non stavo fermo un attimo. Posso dire che la musica ha accompagnato e lo fa tutt’ora, ogni momento della mia vita, ad esempio se ascolto oggi un brano degli Eiffel 65, mi torna in mente mio padre che all’epoca era patito per questo genere e si era appena comprato la cassetta per il suo stereo. I ricordi legati a delle canzoni sono tantissimi e penso che ognuno di noi ne abbia, ma ho un ricordo particolare, che probabilmente ha influenzato parecchio i miei gusti musicali. Ricordo che da piccolino vidi per caso in tv una cantante da una voce pazzesca, da lasciarti senza fiato, chiesi a mia nonna chi fosse e mi disse che era Mina, beh dall’ora capì perché la chiamano Tigre e non smisi più di ascoltarla. Da Mina poi mi si aprirono le porte della musica permettendomi così di conoscere ogni genere possibile, facendomi conoscere anche un altro mio idolo, Elvis Presley.

youtube. Hai riscontrato il successo che ti aspettavi? Ti sei qualche volta scoraggiato? Si, nel 2009 aprii il mio canale YouTube. Il mio desiderio era quello di condividere con tutti i miei lavori ed i miei progressi e così è stato, posso affermare che gli iscritti al mio canale hanno assistito alla mia crescita vocale che nel tempo è stata davvero notevole, grazie anche agli studi. Mi ritengo davvero soddisfatto e sono contento di aver aperto il canale youtube, non ho mai avuto modo di scoraggiarmi in tal senso.

Raccontaci la tua esperienza al concorso canoro ExtraTime. ExtraTime è un talent radiofonico di RadioTime, ho avuto il piacere di prendervi parte l’anno scorso. Per me è stata la mia prima esperienza su un palco, il mio debutto, quindi vi lascio immaginare l’emozione, cantare anche in diretta radio è qualcosa di Ti sei fatto conoscere attraverso un canale fantastico ti da delle emozioni uniche. Posso dire che è stata una bellissima esperienza che mi ha permesso anche di conoscere delle persone fantastiche e con una grande passione per la musica.

Qual è il genere musicale che preferisci e che ti ispira di più? In generale prediligo la musica Pop e la Dance, ma penso che il Rock’n’roll ed il Blues incida parecchio sui miei gusti musicali.

A cosa stai lavorando attualmente? Attualmente sono appena uscite sugli store digitali due mie cover, di cui ho fatto anche i video disponibili sul mio canale youtube. I brani sono “Ci Vorrebbe Il Mare” e “Sarà Per Te” entrambi sono stati riarrangiati dal maestro Vin10


cenzo Biondo, il quale mi ha anche accompagnato Il regalo ve lo farei molto volentieri, ma se ve lo con il pianoforte nell’esecuzione. dico… poi che segreto è ? Sono due brani a cui tengo particolarmente, al loro Potresti salutare i nostri lettori? interno sono racchiuse tutte le mie emozioni. Ma certo!! Per me è stato davvero un enorme piaQuali sono i tuoi progetti futuri? cere poter conversare con voi! Attualmente mi sto preparando per poter affrontare Grazie a tutti quelli che mi hanno letto e che ascoltalent più impegnativi, ma non vi anticipo altro! teranno i miei brani, spero di potervi trasmettere le Anzi seguitemi sulla mia pagina Facebook e potrete stesse emozioni che ho provato io cantando! soddisfare ogni curiosità Per concludere questa piacevole intervista vi lascio Alla fine di ogni intervista, chiediamo sem- con una citazione di Victor Hugo pre un segreto. Qualcosa che non hai mai “La musica esprime ciò che è impossibile da dire e detto e che oggi rivelerai a tutti coloro che su cui è impossibile tacere.” leggeranno! Ci fai questo regalo? Ciao a tutti, a presto!!!

Spazio Cultura Libreria Macaione Via M.se di Villabianca 102 Palermo Tel 091 6257426

A Spazio Cultura diamo il benvenuto all’estate… con la Poesia, l’Arte, la Musica e il Canto

Venerdì 19 giugno alle ore 17:30, a Spazio Cultura Libreria Macaione Via Marchese di Villabianca, 102 Palermo, si presenteranno: la silloge L’Attesa di Adalpina Fabra Bignardelli; dialogo poetico con Biagio Balistreri e letture di Pippo Romeres; le pitture di Marisa Ferraro; le sculture di Antonia Favarotta; le musiche del Professore Dario Cirrito; il canto della soprano Dalila Virga. A seguire degustazione dei gelati della Pasticceria Massaro. L'iniziativa è promossa dalla poetessa Adalpina Fabra Bignardelli che ringraziamo di cuore. Spazio Cultura è per tutti quelli che... hanno un'idea, un progetto e comunque qualcosa da condividere. Vi aspettiamo! 11


Postillare ricorda… | di Valentina Costa

Valentina, la prima donna nello spazio… 16 giugno 1963 Valentina Vladimirovna Tereškova, nata in un paesino sul Volga in Bielorussia il 6 marzo del 1937, lavorò come operaia in una fabbrica di pneumatici e dopo come sarta e stiratrice in una fabbrica di filati. Intanto, studiando da privatista, prese il diploma tecnico nel 1960 e dimostrò di avere una forte capacità organizzatrice dei giovani club comunisti del Komsomol (Unione comunista della gioventù). Cresciuta in una famiglia povera e segnata dal lutto del padre perso durante la seconda guerra mondiale, Valentina si appassiona alle vicende spaziali di Jurij Gagarin ( primo uomo lanciato nello spazio) tanto da volerne seguire le orme. Divenne così un’abile paracadutista e si candidò e fu ammessa a pieni voti alla scuola di cosmonauti che, nel 1962, per volontà del generale Nikolaj Kamanin, per la prima volta ammise anche le donne: solo 5 tra 400 aspiranti furono ammesse al corso. Aveva solo 26 anni quando, nel giugno del 1963 con il nomignolo identificativo “Caika” (Gabbiano), fu scelta per la missione di esplorazione spaziale voluta dal governo dei Soviet a bordo della Vostok 6, una capsula identica a quella usata per il lancio di Jurij Gagarin solo 2 anni prima, affiancando con un volo di coppia la capsula gemella Vostok 5 lanciata 2 giorni prima con a bordo il cosmonauta Valerij Fëdorovič Bykovskij. Per la prima volta nella storia si ebbe un avvicinamento di due capsule senza aggancio fino ad una distanza minima orbitale di soli 5 chilometri. Il motivo per cui fu scelta Valentina Tereškova per questa missione fu il fatto che tra tutte le candidate

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“Quando sei nello spazio puoi apprezzare quanto piccola e fragile sia la Terra”


aveva un viso da brava ragazza e incarnava l’ ideale di donna sovietica di famiglia proletaria, lavoratrice operaia e attivista del partito comunista, inoltre, paradossalmente, tra tutte, era la meno qualificata in fatto di missilistica ma più affidabile per prontezza e resistenza fisica essendo una campionessa di paracadutismo. La missione inizia con il lancio della capsula Vostok 6 alle ore 14,00 di Mosca dal cosmodromo di Bajikonur e dura 3 giorni (anche se inizialmente programmata per un solo giorno) compiendo 49 orbite intorno alla Terra. I due cosmonauti rimasero in contatto radio per tutta la durata del volo e riuscirono a produrre un esaustivo documento fotografico. Al suo ritorno, il 19 giugno, grandi festeggiamenti l’attesero a terra e qualche giorno dopo le venne assegnata la medaglia di “Eroe dell’ ‘Unione Sovietica”, il primo tra tantissimi riconoscimenti che la Tereškova ricevette e continua a ricevere. Divenne ambasciatrice-simbolo dell’Unione Sovietica e le si dedicò anche un francobollo che la raffigura con tanto di sorriso e di casco! Dopo la missione la Tereškova si dedicò a studi di ingegneria presso l’accademia aeronautica militare sovietica come arruolata d’onore e cominciò la sua E’ pur vero che ciò che fu raccontato dai giornali e scalata politica ai vertici del governo dei soviet e mandato in onda alla televisione non rispecchiò proprio il vero. Infatti le felici dichiarazioni e testimofu designata anche come delegata dell’ONU. nianze riportate al popolo coprirono le difficoltà e gli errori della missione al fine di mantenere vivo lo spirito propagandistico per il quale la missione fu voluta in piena guerra fredda facendo ottenere all’Unione Sovietica un primato non solo in termini di tecniche e progresso tecnologico ma anche socio-culturale dando alla donna una piena e consapevole emancipazione. Nella realtà, tra orientamento di partenza imperfetto e procedure tecniche inesatte, Valentina trascorse 3 giorni in orbita anche con un forte dolore alle gambe per via dello spazio ristretto e della tuta poco comoda tanto che si era pensato di programmare il ritorno anticipato ma la sua tenacia la spinse a continuare quella meravigliosa avventura e ritardare il più possibile il suo ritorno che fu comunque totalmente rocambolesco: Valentina rientrò ferita in volto e recuperata nelle acque di un lago, tanto che proprio qualche giorno dopo, alla sua guarigione, fu ripetuto scenograficamente il suo ritorno, ripreso e trasmesso alla tv come lei stessa ha dichiarato in una successiva intervista. 13


Intervista a | di Debora Collotta

Conosciamo Mariano Ciarletta Ciao Mariano! Sei uno giovanissimo scrittore ed io sono contenta di intervistarti. So che sei entrato nel mondo della scrittura con il giornale campano “Il sud ” . Parlaci di questa esperienza Ciao Deborah, intanto grazie per avermi concesso questo spazio all’ interno della tua rivista. Sì, ho iniziato la mia carriera di scrittura con il giornale campano il Sud. Il mio primo articolo fu un piccolo saggio breve sulla figura di Giovanna d’ Arco come donna guerriera e Santa e, i miei articoli, hanno sempre seguito il filone storico – culturale da quel momento cosa che, appunto, rispecchia la facoltà che ho scelto, ossia beni culturali. Nel 2013 pubblichi il tuo primo romanzo dal titolo: Rami nel Buio, come è nata l’idea? E’ stato difficile scriverlo? Sostanzialmente la stesura del romanzo non è stata complessa. Il difficile è venuto dopo. Pur non essendo un romanzo eccessivamente lungo correggerlo è stato complesso. Ogni volta che trovavo un errore un altro sfuggiva ai miei occhi, insomma, il processo di revisione è quello che mi ha provato molto ma, per quanto concerne il lato contenutistico è stato abbastanza semplice anche perché molte letture sul tema dell’ esorcismo di studiosi e demonologi mi sono risultate di grande aiuto. Fai un confronto con “Ai bordi dell’Abisso” . Quale pensi sia riuscito meglio e perché? Sicuramente Rami nel Buio. Amo i miei due romanzi allo stesso modo ma, a convincermi maggiormente che rami nel buio sia venuto meglio è in primis la trama e soprattutto l’ ambientazione in quanto l’ America l’ ho vista con i miei occhi e quindi, scrivendolo, ho ripercorso le strade di Urbana e le zone immerse nel verde. Una città che non dimenticherò mai. A cosa stai lavorando attualmente? Attualmente continuo a scrivere poesie per una rivista Nazionale che vengono pubblicate ogni tre mesi e c’è un altro lavoro in cantiere di cui, però, non posso dire ancora nulla perché sarà un percorso molto duro ma che, in caso di riuscita, mi darà tanta gioia. 14

Mi ha sorpreso il fatto che scrivi poesie che sono completamente differenti dai tuoi romanzi. Da cosa vieni ispirato? Da me stesso, dalla vita e dai dolori che si infrangono sul fragile animo umano. Non amo le poesie allegre, amo la profondità e spesso, anzi quasi sempre, la profondità si sposa con il “male di vivere” Ovviamente non sono Montale, non credo lo sarò mai, ma quando voglio scrivere qualche poesie penso sempre al suo stile meraviglioso. Hai una tua poesia prediletta? Perché? Dedicata ad un angelo. Dedicata alla memoria di una mia cara amica venuta a mancare troppo presto. E’ anche la poesia con cui ho vinto molti premi nazionali ed internazionali ed è quella che ha suscitato maggiori emozioni nel pubblico del web e reale quindi, per tutte queste motivazioni, ci sono molto affezionato.


A chi ti ispiri? Chi sono gli autori che preferisci? Come ho detto prima Montale, ma anche Giacomo Leopardi, Pascoli e in special modo amo moltissimo le poesie e gli aforismi di Alda Merini, in certi giorni sono dei toccasana per il cuore. Il tuo mantra? Intendi il mantra come ispirazione? Bè, il pensiero e quindi la fonte di ispirazione la trovo soprattutto nel silenzio, di notte, quando i rumori della terra lasciano spazio a quelli del cuore. Alla fine di ogni intervista faccio sempre una solita domanda. Chiedo qualcosa in esclusiva, un piccolo segreto che regali a Postillare. Una cosa che non hai mai detto e che oggi svelerai al mondo intero! Un sogno, un obiettivo, una paura, un difetto o una speranza. Vediamo, il mio sogno più grande è che il romanzo a cui lavorerò da Agosto vedrà la luce, come ti ho detto è un lavoro molto complesso su cui non mi

sento ancora di sbilanciarmi. Una paura? Ho paura degli insetti, lo confesso e non riesco a leggere nulla che li abbia come protagonisti. Un difetto? Ne ho tantissimi, scegli quello che più ti piace! :D direi che a volte sono orgoglioso. Un saluto ai lettori Vi voglio bene ragazzi, un abbraccio e grazie di cuore a Postillare!!!

Rubrica straniera

Vuoi imparare il tedesco? Canale youtube: www.youtube.com/user/tedescopertutti/videos Se volete imparare il tedesco dovreste dare un’occhiata a questi video realizzati da Elisabetta, una insegnante di tedesco e autrice di vari testi di grammatica tedesca, quali Tipps e Deutsch Klipp und Klar. Si tratta di un corso di lingua tedesca, che da le basi a chi è principiante per comunicare e conversare in tedesco attraverso piccole frasi ed espressioni, e magari parlare anche di cultura germanica. I video sono caricati ogni domenica (nei limiti del possibile, come specifica Elisabetta).

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Dal blog Nonpuoesserevero | di Gilda Serafini

Ciao Tania Solitamente non parlo mai di tragedie. Ho sempre creduto di non avere il diritto di entrare nel dolore delle persone che restano e che potrebbero leggere le mie parole, pensando magari "Ma questa qui che vuole?". Ma stavolta è diverso. Qualche tempo fa avevo parlato dei problemi dei dipendenti di Almaviva. Problemi che, ad un certo punto, si erano risolti, facendo tirare un respiro di sollievo, non so se temporaneo o definitivo, a tutti quei ragazzi, che in parte conosco, che lavorano lì, alla sede di Palermo, che in fondo resta pur sempre la mia città, quella dove ci sono gli affetti più importanti. Ho sposato, seppur da lontano la causa di questi ragazzi, l'ho seguita ed ero davvero contenta quando la bufera è passata. La sede di questo call center è in una bella zona, quella che io trovo che sia la zona più bella di Palermo: è in una traversa di Via Libertà che cavolo se è una bella via. Ogni volta che torno a Palermo, la passeggiata in Via Libertà è d'obbligo, mi piace camminare in quell'enorme viale alberato pieno di negozi chic. Non ho mai pensato potesse essere una via pericolosa, l'ho sempre vista molto trafficata, anche la sera e non avevo mai sentito di incidenti mortali lì. Probabilmente la mia è stata una disattenzione perchè ho scoperto che, in realtà, di incidenti ce ne sono stati.

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Domenica scorsa una ragazza della mia età, Tania Valguarnera, ha perso la vita. Stava attraversando la strada, era praticamente arrivata al lavoro e un pirata l'ha travolta e uccisa. Il pirata si è fermato poco più avanti e, quando ha capito che era successo, è salito in macchina e ciao, se n'è andato. Parlava al telefono e forse era drogato. I colleghi di questa ragazza hanno visto tutto dalla finestra -erano affacciati perché c'era stato un momentaneo black out e non potevano lavorare- e hanno chiamato la polizia. L'uomo è stato fermato. Arrestato. E' venuto inevitabile chiedersi tra quanto sarà libero, visto che siamo in Italia e in Italia, si sa, non è detto che se ammazzi qualcuno pagherai per quello che hai fatto. Questa ragazza doveva sposarsi a Settembre. era già tutto pronto. Immagino il dolore del fidanzato. Non li conosco, non so niente di loro, ma quella è l'età dei progetti, dei sogni, dello sguardo al futuro con un misto di paura ed eccitazione.


Chissà quante volte questi due ragazzi avevano parlato di come immaginavano il loro matrimonio, la loro vita insieme da sposati e tutte quelle cose di cui è normale parlare quando non hai nemmeno trent'anni. A trent'anni non pensi di poter morire da un momento all'altro. Non pensi che mentre stai andando a lavoro, una domenica mattina come tante altre, potresti morire. E dall'altra, i tuoi familiari non pensano di poter ricevere una telefonata che dice "Pronto siete i familiari di questa ragazza? Venite subito!". Telefonate che non si vorrebbero mai ricevere. Telefonate che non si dovrebbero ricevere. Ho letto che il fidanzato ha voluto farle indossare l'abito bianco che lei stessa aveva scelto e la fede per darle l'ultimo saluto. E' una cosa che ho trovato, seppur nella tragicità delle cose, molto bella: la dimostrazione di un legame molto forte che un povero cretino ha spezzato. Così. Perchè era al telefono, forse era drogato, ma si è messo lo stesso alla guida tanto cosa vuoi che succeda. E invece non va sempre così, non sempre non succede nulla. A volte ad un'azione corrisponde una reazione: in questo caso l'azione è guido in condizioni folli e la reazione è uccido una ragazza, con tanti sogni e progetti. Al fidanzato di Tania e alla sua famiglia vorrei dire coraggio, fatevi forza, stringetevi in questo momento tremendo, ma in certi casi le parole non servono a nulla. Probabilmente sanno già che devono stringersi e farsi coraggio, ma non è facile.

I colleghi di Almaviva hanno organizzato un sit-in per chiedere che, in quel punto di strada dove è stata uccisa Tania, venga messo un semaforo pedonale, onde evitare che in futuro succeda ancora una cosa del genere. I ragazzi di Almaviva hanno la mia stima perchè sono capaci di unirsi e protestare insieme, di lottare per avere qualcosa, di stringersi quando c'è bisogno di farlo. E mi auguro che riescano ad ottenere anche questo: non servirà a portare indietro Tania, lo so. Ma magari servirà in futuro. Questi ragazzi sono quelli che hanno chiesto all'azienda di poter contribuire, di poter aiutare in qualche modo la famiglia. E stanno riuscendo a fare anche questo: Almaviva ha diffuso una circolare, visto che i ragazzi volevano poter dare una mano, per permettere a chi lo volesse di donare un'ora della propria retribuzione alla famiglia. Sarà un piccolo gesto, ma a me sembra grandissimo. 17


Racconto | di Teresa Gammauta

Il caffè degli amanti perduti Il locale era piccolo e un poco buio. L’uomo entrò togliendosi il berretto gocciolante e si guardò intorno alla ricerca di qualcosa. O di qualcuno. Era alto e magro, con occhiali tondi di metallo dorato e un’aria vagamente smarrita. Eccone un altro. Il proprietario da dietro il bancone lo guardò senza troppa curiosità, passando per l’ennesima volta il panno umido sulla superficie lucida. Si somigliavano tutti quelli che entravano nel suo caffè, specie nei pomeriggi di pioggia. Avevano uno sguardo perduto e l’espressione di chi si trova in un posto e non sa come ci sia arrivato. «Caffè?». L’uomo parve esitare. « Aspetta qualcuno?». L’altro annuì, con evidente disagio. «Si accomodi allora». Andò a sedersi al tavolo più nascosto, da dove poteva vedere chi entrava senza essere notato subito. Non si tolse nemmeno il giubbotto fradicio e tenne nervosamente il berretto fra le mani tormentandolo con le dita lunghe e sottili, da pianista. Si sfilò dal polso l’orologio e lo posò davanti a sé in modo da controllare facilmente il tempo che passava e che passando lo avvicinava al loro incontro. Le cinque e tre quarti, mancava poco ormai. «Alle sei» aveva detto lei. Avevano scoperto quel piccolo caffè in una ventosa sera di fine novembre. Attraversando il centro storico, si erano persi nella ragnatela di viuzze strette e poco illuminate. Per un po’ avevano girato in

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tondo e riso all’eco dei loro passi sul basolato lucido, immaginando incontri misteriosi nei vicoli semideserti. All’improvviso si erano trovati di fronte al locale con le luci basse, le tendine con i bordi di pizzo sui vetri appannati e la scritta “Café” su una vecchia insegna di legno appesa a un gancio in ferro battuto. «Che posto intrigante!» aveva esclamato lei affascinata «Sembra uscito da un quadro impressionista. Magari dentro ci sono anche quei tavolini di marmo appoggiati ai muri». «Vuoi entrare? Anche se è tardi prendiamo lo stesso un caffè». «No» si era stretta di più al suo braccio facendo aderire tutto il corpo a quello di lui con un muto messaggio « Adesso voglio andare a casa. Subito». Si erano guardati senza quasi vedersi nell’oscurità della notte e avevano iniziato a baciarsi lì per strada, come ragazzini impazienti. Giunti a casa avevano fatto l’amore per ore nel letto che a tratti cigolava sotto i loro corpi. Non avevano mai bisogno di dirsi nulla. Si spogliavano di ogni indumento del corpo e dell’anima e si raccontavano con la punta delle dita, tracciando sulla pelle sudata complicati arabeschi di piacere. Sin dal primo incontro avevano capito che le parole tra loro sarebbero state superflue. Si erano conosciuti ad una di quelle feste un po’ snob dove lei era capitata per caso, insieme a un gruppo di conoscenti che erano subito spariti all’arrivo, fagocitati dal ricco buffet. Rimasta sola, si era rifugiata nel vano di una portafinestra per spiare nella strada sottostante, mentre aspettava sorseggiando vodka gelata. Aspettava, anche se non sapeva cosa. Aspettava e beveva, continuando a guardare giù l’asfalto nero su cui la pioggia cadeva implacabile e fredda. Aspettava, come faceva da tutta la vita, che qualcosa accadesse.


Quella poteva essere la sera giusta. Succedeva sempre qualcosa nelle sere di pioggia. Lo vide. Immobile sulla soglia, con lo sguardo nervoso dietro gli occhiali tondi frugava nella stanza, quasi cercando un motivo valido per entrare. Indossava con aria distratta un elegante abito scuro e aveva gambe e braccia lunghe e magre, che in qualche modo parevano impacciarlo nei movimenti, come se non sapesse cosa farne. Il volto, un po’ scavato, aveva zigomi alti e naso sottile e i capelli cortissimi e leggermente radi erano di un biondo quasi nordico. Come lei sembrava capitato lì per caso, inseguendo un’attesa. «Maestro, finalmente!». Qualcuno lo trascinò nel salone attiguo da dove, poco dopo, giunsero le inconfondibili note di una melodia di Gershwin al pianoforte. Nell’istante in cui lui iniziò a suonare lei capì di essere perduta. Le sue dita percorrevano i tasti leggere e veloci come fossero d’aria. Muoveva il busto e la testa inseguendo la musica e i suoi occhi fissi su qualcosa davanti a sé sembravano non guardare nulla. Poi lei apparve dietro la grande coda sollevata dello Steinway. Vederla fu un dolore acuto e inatteso, come se qualcuno lo avesse sorpreso nel buio e gli avesse sferrato con forza un pugno in pieno petto. Era così bella, pensò. Bella di una bellezza riluttante e in qualche modo ostile a se stessa. Bella da non lasciargli scampo. Non smise nemmeno un istante di suonare. Suonava e la guardava come se ormai una cosa non fosse possibile senza l’altra. Dopo non avrebbero saputo ricostruire con precisione gli eventi della serata. Né dei mesi successivi. Vivevano in una sorta di stato di trance in cui sentivano di esistere solo quando erano insieme. Provavano una tale e continua smania di appartenersi da non riuscire a pensare ad altro. Non capivano se fosse amore o solo un tormentoso desiderio sessuale ma ne avevano un bisogno così molesto da soffrire intensamente in ogni istante che passavano lontani. Lei andava al lavoro distratta e in uno stato di ansia ed eccitazione perenne, aspettando solo il mo-

mento di uscire e ritrovarlo. Lui passava le ore al pianoforte, suonando e risuonando le arie di Gershwin che aveva letto negli occhi di lei la prima sera, fino al momento di rivederla. Non sempre facevano l’amore. Spesso andavano semplicemente in giro per la città tenendosi per mano oppure si infilavano in un cinema, dove prendevano posto nelle ultime file per potersi baciare senza che nessuno li notasse. A volte raggiungevano il mare e rimanevano in macchina ad osservare le onde violente e così alte da infrangersi contro il cielo cupo. Parlavano poco, sentendo che le parole avrebbero potuto aprire indesiderati varchi nelle loro anime e renderli del tutto inermi. Un tardo pomeriggio di gennaio erano tornati in quel piccolo caffè nel centro storico. Dentro, le luci erano accese ma quando avevano provato ad abbassare la maniglia la porta non si era mossa di un millimetro. Lui aveva bussato ripetutamente ma nessuno aveva aperto. Mentre andavano via lei si era girata a guardare la scritta “Cafè” che ondeggiava nel vento freddo. «Promettimi una cosa» aveva detto fermandosi di colpo. «Cosa?». continua alla pagina seguente

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«Promettimi che se mai dovessimo perderci ci ritroveremmo qui, in questo piccolo caffè». «Perché dovremmo perderci?». «Tu prometti». «Prometto. Ma perché dovremmo perderci?». Lei si era stretta di più nel piumino nero, affondando il viso nella sciarpa che le copriva il collo: «Le persone si perdono a volte». «Noi non ci perderemo». Lei non aveva risposto. Continuava a guardare le luci soffuse dietro le tendine orlate di pizzo. «Sembra un posto magico». «Non esistono i posti magici». Aveva riso lui. «Magari questo lo è. Magari è uno di quei posti magici dove le persone che si perdono possono ritrovarsi». «Noi non ci perderemo» aveva ripetuto lui «Mai». «Ma se succedesse prometti che ci ritroveremo qui. In un qualsiasi pomeriggio di pioggia. Alle sei».

E ovunque andasse, arrivava sempre tardi. Così avevano finito col perdersi. Lui era andato avanti, e lei non lo aveva raggiunto. Dopo non c’erano stati pomeriggi abbastanza piovosi per ritrovarsi. Fino a quel giorno.

Un lampo aprì il buio oltre le tendine. Nell’improvvisalama di luce fu sicuro di aver visto il viso di lei contro i vetri. I suoi grandi occhiscuri e accesi che rovistavano all’interno, cercandolo. Entra. Sono qui. La porta non si aprì e il fragore del tuono coprì ogni altro rumore frantumando l’attesa. Le otto. L’uomo dietro il bancone spense la macchina dell’espresso. Nel locale non c’era più nessuno e lui non se ne era Guardò per l’ennesima volta l’orologio posato da- nemmeno accorto. Mise nuovamente l’orologio al polso e il berretto in vanti a lui. testa. Si alzò. Le sei e mezza. Sorrise. Non era mai riuscita ad essere puntuale, per Lesse la notizia il giorno dopo. Poche righe sulla stampa cittadina. quanto si sforzasse. Il tempo le sfuggiva, non sapeva gestirlo né tanto Lei aveva attraversato di corsa la strada, senza meno controllarlo. Se ne lasciava possedere anzi- guardare. Erano quasi le sei. ché possederlo.

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Postillina a...| di Debora Collotta

La scuola Holden La Scuola Holden è una scuola di Storytelling & Performing Arts fondata a Torino nel 1994 da Alessandro Baricco, attuale preside, insieme con Antonella Parigi, Marco San Pietro e Alberto Jona. Dedicata al ribelle Holden Caulfield, protagonista del romanzo Il giovane Holden di J.D. Salinger. “Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere e tutto quel che segue vorresti che l'autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare a telefono tutte le volte che ti gira. Non succede spesso, però” Alla Holden si insegnano principalmente sei discipline: cinema, digital storytelling, giornalismo, serialità, televisione e scrittura. E’ possibile fare un test per eventualmente scoprire l’ambito al quale si è più propensi. In ogni caso, come mi hanno gentilmente spiegato, i ragazzi (sono 150 i posti disponibili) dovranno imparare un po’ di tutto.

A proposito di serie, i ragazzi della scuola hanno creato il primo spettacolo teatrale a puntate: 6bianca.

Televisioni Format, Palinsesti & Broadcasting La sfida di chi studia nel College Televisioni è impaCinema rare come funziona la macchina produttiva che si Sceneggiatura, Regia & Produzione Volete diventare dei produttori cinematografici? muove dietro le quinte di programmi, talent, reality Questo è il College per voi, ma mi raccomandano e talk show che milioni di persone guarderanno e di procurarvi delle scarpe comode, perché a che – chi può dirlo? – magari entreranno a far parte dell’immaginario delle prossime generazioni. quanto ho capito, vi dovrete muovere tantissimo! Digital Crossmedia & Interactive Storytelling Una campagna elettorale, un flash mob, un videogioco, il profilo social di un’azienda, il lancio di una mostra d’arte, una nuova App – questo è il College adatto alle nuove tendenze.

Scrivere Racconto, Romanzo & Tutto il resto In senso classico, ma non di certo banale! L’obiettivo non è soltanto imparare a scrivere e comunque non si tratta solo di scrivere romanzi!

La Holden si trova nella sede storica di Corso Dante a Piazza Borgo Dora 49, dell’ex Caserma Reporting Cavalli nel frattempo ristrutturata e riqualificata Giornalismo, New Media & Real World Il College di chi vuole girare il mondo, per andare a dal comune e che offre inoltre uno spazio bibliocercare storie degne di essere raccontate al meglio. teca aperto a tutti. Vengono anche impartite lezioni di doposcuola per i bambini del quartiere e vengono organizzati corsi di italiano per gli Serialità stranieri. TV, Web & Comics “Se pensate che la serialità abbia a che fare solo con le serie tv, vi sbagliate: I tre moschettieri fu- Per maggiori informazioni visitate la pagina internet rono pubblicati a puntate, e anche Oliver Twist. http://www.scuolaholden.it Oggi aspettiamo che esca il prossimo numero di The Walking Dead in fumetteria, guardiamo Questo articolo lo trovi Game of Thrones in tv mangiando la pizza con gli amici, e giganti come Amazon producono sul nostro canale youtube.com/postillare web serie”. 21


Tesori nascosti in provincia | di Giuseppe Catanzaro

Carini. Chiesa di Maria Santissima degli Agonizzanti La Chiesa degli Agonizzanti(sec. XVIII), si presenta al visitatore con un ricchissimo scenario di stucchi, con un movimento di putti di scuola serpottiana e due "Teatrini" a rilievo a tutto tondo che propongono quadri di agonizzanti. Lungo le due pareti laterali, il dorato degli stucchi è intervallato da affreschi raffiguranti la vita della Beata Vergine, attribuiti a Filippo Tancredi (1655 1722) e Filippo Randazzo (1692 - 1742).

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Nella volta un grande affresco raffigurante l'Incoronazione della Vergine, mentre altri dipinti su tela completano l'arricchimento globale di questa chiesa che si chiude sulla tela raffigurante la "Madonna degli Agonizzanti". La chiesa probabilmente venne ultimata nel 1707, come riporta una lapide collocata nel transetto.

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Cinema| di Lavinia Alberti

L’eterna giovinezza Dopo La grande bellezza (2013), film col quale Sorrentino si è portato a casa un Oscar, questa volta il regista napoletano ha scelto di portare sul grande schermo un film diverso ma che per certi aspetti lo può ricordare, Youth. Passando dalle terrazze romane del precedente film agli ambienti alpini svizzeri, questa volta il regista sceglie di trattare un tema più “scomodo” e di difficile trattazione, poiché il nuovo film tratta della vecchiaia e del tempo che passa. In realtà non c’è solo questo ma molto altro. Sì, perché il regista tratta temi per certi aspetti speculari: la vecchiaia e la giovinezza, l’amore e la morte, l’apatia e il desiderio, il piacere e la sofferenza. Il tema direttamente correlato ad essi, o meglio, il filo sottile che lega tutti questi è lo scorrere del tempo, tema caro al regista, che lui stesso ha definito quasi un’ossessione; a tal proposito ha detto infatti che esso «E’ l’unico soggetto possibile, l’unica cosa che ci interessa veramente, quanto ne passa e quanto ce ne rimane. Ma a qualsiasi età se si riesce a mantenere uno sguardo sul futuro si può essere giovani. Per questo è un film molto ottimista». Sorrentino ci mostra diverse sfaccettature e declinazioni non solo della sofferenza, ma anche e soprattutto della giovinezza: c’è quella della figlia del protagonista, psicologicamente distrutta perché appena lasciata dal marito, quella idealizzata di Miss Universo, quella spaesata che esprime un giovane attore, infine quella rimpianta da parte dei due amici.

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Protagonisti del film sono Fred e Mick, due amici di vecchia data, rispettivamente un musicista e un regista che ormai ottantenni decidono di passare un breve periodo della loro vita in un lussuoso hotel ai piedi delle Alpi. Entrambi affermati nel loro campo si raccontano le proprie paure e ansie ma anche i propri desideri e progetti, soprattutto il regista, che annuncia a Fred l’idea di girare il suo prossimo film. Il film inizia in medias res, descrivendo le varie altre attività che avvengono all’interno dell’hotel; le immagini iniziali coinvolgono sinesteticamente lo spettatore, come in un sogno, tanto che non ci si accorge quasi dell’inizio. Di certo non è nuova neanche l’idea di ambientare l’intero film in un hotel: già Resnais in L’anno scorso a Marienbad aveva ambientato il proprio film in un lussuoso e asettico hotel, Kubrick aveva fatto altrettanto in Shining, e ancora Fellini in Otto e mezzo, il


cui riferimento in questo caso è molto esplicito (proprio per le scene ambientate nelle terme, per l’idea del regista che non riesce a girare il suo film, e le atmosfere festive). Un altro modello di riferimento, anche se di non immediata associazione, sembra essere Bergman che ne Il posto delle fragole, benché in maniera più spartana sia dal punto di vista della scenografia che da quello musicale, aveva affrontato il tema della vecchiaia e del tempo che passa. La figura di Fred, magistralmente interpretata da Michael Cane, è ben resa; soprattutto lo sono le intensioni psicologiche ed emotive, il modo in cui caratterizza i suoi stati d’animo: apatia, rassegnazione all’inizio, ma anche fiducia e amore per la vita in un secondo momento. Il suo è un personaggio molto profondo: in preda ai pensieri e ai continui tormenti, sembra quasi isolarsi in un mondo fuori dalla realtà in cui non gli manca nulla apparentemente ma in realtà percepisce un vuoto interiore, di senso; all’apparenza sembra sia solo un po’ apatico, come viene definito più volte dalla figlia che lo accusa continuamente di essere stato sempre assente dalla sua famiglia pensando solo e soltanto al suo mondo: la musica. In realtà egli, benché abbia un amico, vive perennemente proiettato all’indietro, ricordando la moglie che ha lasciato in lui un vuoto incolmabile. Nel corso del film, sembra quasi che il protagonista non viva più il presente ma che rimanga ancorato a un passato che non ritornerà mai più. A conferma di ciò vi è il fatto che i dialoghi con l’amico-regista e i suoi stessi pensieri non sembrano mai riferirsi alla contemporaneità, ma solo al passato. Se la prima parte può risultare un po’ lenta e coinvolgere poco lo spettatore (almeno a una visione superficiale e poco attenta), la seconda sembra invece recuperare un po’ l’attenzione di quest’ul-

timo. Nel corso del film un ruolo importante che non va di certo sottovalutato è affidato alla colonna sonora, che contribuisce a far comprendere meglio il messaggio filmico e a coinvolgere emotivamente il fruitore. Per Sorrentino quello del commento musicale è un ruolo importantissimo, e per questo diviene cifra costante del suo cinema; è un elemento imprescindibile e ineludibile senza il quale verrebbe meno il significato, o quasi, dell’intera opera. Non a caso anche nel precedente film la musica aveva svolto un ruolo fondamentale; se tuttavia ne La Grande bellezza essa aveva la funzione di rendere meglio la decadenza della società romana, in questo caso, specie nella parte finale, essa assume una funzione più intimistica: far comprendere i diversi stati d’animo che il musicista vive. Con Youth Sorrentino vuole certo dirci che nonostante il tempo che passa e la vecchiaia che incombe, si può sempre ricominciare a vivere, cambiare prospettiva e approccio di fronte a ciò che ci circonda. Le parole del regista a questo proposito sono illuminanti: «è un film molto personale, intimo, scritto e pensato in poco tempo. Il mio messaggio è semplice: con il passato non si è liberi perché è andato, con il presente lo si è poco, ma il futuro, anche se breve, è la più grande prospettiva di libertà che abbiamo». In altre parole ciò che vuole dire è che solo avendo sempre occhi nuovi, curiosità verso ciò che ci circonda saremo sempre giovani. 25


Rubrica psicologica | di Pietro Ganci

Cannabis. Effetti nell’organismo e conseguenze psicopatolog È sempre più evidente che le persone con disturbi psichici, tra cui depressione e psicosi, sono più propensi a usare la cannabis, specie se ne hanno fatto uso in passato per lunghi periodi di tempo. L'uso costante sembra raddoppiare il rischio per lo sviluppo di episodi psicotici o schizofrenici a lungo termine. Nel corso degli ultimi anni, la ricerca ha dimostrato che esiste un chiaro legame tra l'uso di cannabis e i successivi problemi di salute mentale, specie negli individui con una particolare vulnerabilità genetica o negli adolescenti che ne fanno un uso abbondante. Uno studio, durato 7 anni, effettuato in ambito scolastico su ragazzi di 14 e 15 anni, ha scoperto che gli adolescenti che fanno regolare uso di cannabis hanno un rischio significativamente più elevato di depressione rispetto a quelli che ci hanno già sofferto in passato. Tuttavia, gli adolescenti che hanno usato cannabis quotidianamente sono risultati con un tasso di probabilità 5 volte più alto nello sviluppare depressione e ansia in età avanzata. Ora ci sono prove sufficienti per dimostrare che chi usa la cannabis soprattutto in età più giovane, o coloro che hanno una storia familiare con determinate caratteristiche genetiche o personalità schizoide, hanno rispetto alla media, un rischio maggiore di sviluppare una malattia psicotica, come la schizofrenia o il disturbo bipolare. Questi studi dimostrano che il rischio è “dose-dipendente”; in altre parole, più cannabis si utilizza e più è alta la probabilità che si sviluppi una malattia psicotica, addirittura quasi 3 anni prima rispetto a chi non ne fa uso, cosi come dimostrato da uno studio effettuato recentemente in America. Gli adolescenti sono particolarmente vulnerabili e sensibili al consumo di cannabis perché pensano che questa possa contribuire allo sviluppo del cervello, attraverso un processo di “potatura neurale”, nel quale una sorta

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di miscuglio intricato di circuiti possa essere snellito e semplificato tanto da poter far lavorare il cervello in modo più efficace. La marijuana viene dalla pianta della canapa Cannabis Sativa. Ha un principio attivo chiamato THC che rende euforici. Il THC e altri composti della marijuana possono influenzare le funzionalità del corpo umano. La maggior parte dei consumatori fuma le foglie essiccate della pianta cosi come gli stessi fiori, steli e semi. Ma la marijuana può anche essere mescolata nel cibo, prodotta come un tè, o inalata con un vaporizzatore. Che arrivi direttamente o indirettamente, colpisce quasi ogni organo del corpo, il sistema nervoso e il sistema immunitario. Quando viene fumata, il corpo assorbe subito il THC; se invece la si mangia, il corpo può richiedere molto più tempo per assorbire il THC, perché questo deve passare dallo stomaco prima di entrare nella circolazione sanguigna. Il consumo di marijuana produce degli effetti nocivi, all’interno del nostro corpo, già dopo poche ore, come per esempio la pressione sanguigna più bassa, l’aumento del livello di zucchero nel sangue e soprattutto la frequenza cardiaca raddoppiata; ecco perché alcune persone hanno un improvviso attacco di cuore dopo aver fatto un uso massiccio di marijuana nel tempo. Non è invece ancora certo se gli effetti della marijuana sono legati all’alta probabilità di cancro al polmone.


giche L’uso abituale di marijuana comporta sintomi fisici e psicopatologici anche gravi. Spesso viene consumata perché da una sensazione di felicità, relax e distacco dalla realtà, ma se chi ne fa un uso regolare decidesse all’improvviso di diminuire le quantità avrebbe i primi effetti fisici quali irritabilità, insonnia e mancanza di appetito. A parte questi, si manifestano talvolta anche vertigini, respirazione irregolare, tempi di reazione rallentati, secchezza delle fauci, occhi rossi e pupille dilatate. Gli effetti psicopatologici che invece si manifestano sono: distorsione della percezione del tempo, paranoia, ansia, depressione, apatia e perdita della memoria a breve termine. Questi effetti durano fino a poche ore dopo il consumo della marijuana ma non dobbiamo sottovalutare che questa può creare dipendenza. Quasi il 10% degli abituali consumatori ne è dipendente; talvolta la marijuana viene considerata una droga di passaggio che rende più propensi alla prova di droghe più pesanti come la cocaina e l’eroina. La quantità di THC contenuta nella marijuana è aumentata negli ultimi anni, passando tra un valore dall’1 al 4% fino a quasi il 7%. Gli esperti temono che questo potrebbe rendere più facile diventarne dipendenti. L’uso massiccio di marijuana può anche causare ulteriori problemi di salute se si hanno già patologie legate a malattie del fegato, pressione sanguigna bassa, diabete o bassi livelli di testosterone.

Spazio Cultura Libreria Macaione Via M.se di Villabianca 102 Palermo Tel 091 6257426

La ricerca mostra un legame tra l'uso di marijuana e i problemi di salute mentale come depressione, ansia, pensieri suicidi, psicosi a breve termine e schizofrenia. Un percorso psicologico in ambito clinico è consigliato per integrare attraverso colloqui clinici la somministrazione di scale di rilevazione della sintomatologia. L'obiettivo è quello di definire una diagnosi secondo i criteri nosografici delle classificazioni internazionali del DSM-IV nel paziente e successivamente il piano di recupero più adeguato.

A Spazio Cultura Giovanni Paterna, Giuseppe Valenti e Fabrizio Ferrandelli presentano il Caffè, il periodico di libera informazione del "Movimento per Palermo". Sabato 20 giugno alle ore 17:30, a Spazio Cultura Libreria Macaione Via Marchese di Villabianca, 102 Palermo, verrà presentato il nuovo numero, del periodico del "Movimento per Palermo" il Caffè.

All'incontro, che sarà moderato da Nicola Macaione, parteciperanno per degli interventi: il direttore responsabile de il Caffè Giovanni Paterna, il fondatore del Movimento per Palermo Giuseppe Valenti e l'Onorevole Fabrizio Ferrandelli a cui è stato dedicato uno degli articoli pubblicati nel periodico. 27


Postillina ad Alba | di Debora Collotta

Un giro dentro e fuori la città di Alba Grazie all’associazione Ambiente e Cultura ho riscoperto le radici sotterranee della città di Alba (oltre che la superficie) in compagnia dell’archeologo professionista Marco Mozzone che è inoltre autore del testo dal titolo “Italia o Enotria: la vigna del Risorgimento”. Il progetto Alba Sotterranea, coordinato dal Museo Civico Eusebio e proposto e gestito dall’aps Ambiente & Cultura, nasce nel 2011 e si tratta di un percorso che valorizza le antichità di Alba, donandole incredibile fascino. Il museo è organizzato impeccabilmente per garantire una visita completa ed interessante. Esiste un percorso che inizia nel periodo preistorico e della protostoria, passa per l’età romana e giunge alla nuova porzione medievale del museo. Inoltre sono presenti diverse sezioni, come quella di geologia, zoologia, botanica e antropologia. Credo che per apprezzarlo bene tutto sia necessario almeno un giorno pieno!

Questo articolo lo trovi sul nostro canale youtube.com/postillare

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Il centro storico è piccolino, ma è ricchissimo. Ogni chiesa iniziando dal Duomo è preziosa: io sono davvero rimasta a bocca aperta!!! Ovviamente il pezzo forte della visita è stato il viaggio sotterraneo, che è capace di trasportarti indietro nel tempo. Il percorso è agevole e intrigante. Vi consiglio di dare un’occhiata alla pagina web http://ambientecultura.it/ per restare sempre aggiornati sulle innumerevoli attività che vengono svolte. Ovviamente vi suggerisco di andare possibilmente durante la sagra del tartufo bianco, che si svolge ogni anno nel mese di ottobre, oppure durante Feste Fiorite, nell'ultimo fine settimana di maggio o ancora in occasione dell’ Alba Music Festival (21 maggio 2 giugno 2015 e 12 luglio - 2 agosto 2015 ). Trovate il video sul canale youtube di Postillare, per avere un’anticipazione di quello che potrete visitare personalmente!

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Di seta e d’arancio… e pagliette e lustrini? | di Sofia Gangi

L’organizzatrice d’eventi, esteta, curatrice di ogni minimo dettag L’organizzatrice di eventi, figura professionale più che conosciuta e affermata ormai da tempo anche nella nostra Palermo, oltre alla capacità organizzativa e alla maniacalità verso tutto ciò che attiene agli aspetti logistici, alla grande attenzione e cura per i dettagli, a fantasia, estro e creatività, cela in sé capacità nascoste, acquisite dopo tanta esperienza “a contatto con il prossimo” ( cliente – amico – parente ) e duro addestramento quasi paramilitare!!! Trattasi della capacità di risolvere problemi, l’attitudine quasi naturale a diventare catalizzatore di stress, ansie e paranoie del cliente. L’organizzatrice di eventi è, detto alla Quentin Tarantino, un “Wolf risolvo problemi”!!! Mah quali sono le ansie e le angosce che in prossimità di un lieto evento attanagliano chi ne è protagonista? Iniziamo la lista col peggior nemico di ogni evento all’aperto: il meteo. Le previsioni del tempo fanno letteralmente andar fuori di testa chiunque pianifichi da mesi, se non anni, l’evento perfetto. Calmare e rassicurare la protagonista di un giorno speciale come quello del proprio matrimonio o come mi è capitato di recente, il giorno della prima Comunione dell’adorata figlioletta è davvero un’impresa ardua! Location con interni ben curati e arredati in cui spostare l’evento pensato all’esterno offrono un eccellente Piano B a cui ricorrere in caso di pioggia,

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così come il noleggio di tensostrutture esteticamente molto gradevoli, disponibili presso le migliori aziende di accessori per eventi, ovviamente mi riferisco alle cosiddette “vele” o a strutture simili, non di certo ai tendoni stile Festa dell’Unità o sagra di paese!!! Queste soluzioni, a cui spesso ricorriamo in extremis per risolvere una situazione d’emergenza fanno si che l’evento in questione costruito insieme ai protagonisti nei mesi precedenti non vada all’aria ma, diciamoci la verità, il broncio di una Sposa di Luglio che incappa in una giornata di pioggia in qualche foto riuscirete a scorgerlo di certo!!! La verità è che noi organizzatrici troviamo le soluzioni tecniche ai vostri problemi ma voi, per quanto possibile, dovreste ricordare sempre di vivere i vostri eventi speciali con la giusta dose di “leggerezza”. Da non sottovalutare sono in secondo luogo gli animali domestici; cani che zampettano sui vostri abiti inamidati e nuovi di zecca, gatti che si rifanno le unghiette sulla vostra nuova clutch Loboutin, conigli che rosicchiano il cavo dell’attrezzo idropulitore la vigilia di un evento da festeggiare in giardino… Ma l’impresa più dura, quella in cui davvero bisogna mettere in pratica gli insegnamenti e l’esperienza di una vita è…La gestione e il controllo della figura materna a un evento complesso ed importante come il matrimonio!!! Ho visto mamme che voi umani non potete nemmeno immaginare ma i modelli che mi hanno incuriosita, interessata e “stressata” di più sono due tipologie di Mamma che il giorno delle nozze danno il meglio di sé nel mettere totalmente in crisi le proprie figlie che in quel giorno sono ahimè le indifese spose!!! Per non parlare del confronto con queste mamme nei mesi in cui l’evento va piano piano, mattoncino dopo mattoncino, con amore e dedizione costruito… Modello A: “La mamma invadente”.


glio ma sotto sotto… catalizzatore di stress e paranoie! Sempre presente e ovviamente piena di consigli e opinioni che vanno elargiti a tutti i costi poiché da questi dipendono sia la buona riuscita del matrimonio che, ovviamente, la salvaguardia del mondo e la continuità della specie!!! Questo modello di mamma centralizza tutte le attenzioni e i riflettori… fortunata la sposa che riesce a mantenere accesa su di sé una lampadina!!! La mamma di tipo A il giorno delle nozze non va lasciata sola, va intrattenuta, guidata, alla scoperta di quegli elementi, quei dettagli, quei momenti della giornata pianificati con cura insieme alla vera protagonista, la sposa (ok ok, seguendo anche i desideri dello sposo, ve lo concedo!!!) che in nulla o quasi rispecchiano le dritte da lei proposte in fase preliminare!!! Ma la mamma, non scordiamolo mai, è sempre la mamma e una brava organizzatrice d’eventi alla fine del matrimonio riesce a garantire alla sposa in ansia da giudizio finale un amorevole abbraccio corredato da esclamazione incredula “io non avrei saputo fare di meglio bambina mia”. Modello B: La mamma “Calpesta pure la mia autostima.” Avete presente quella smorfia sul volto di vostra madre che compare ogni qual volta condividete con lei una notizia, un’intenzione o un qualunque fatto della vostra vita? Che vi fa chiedere se non sia ormai più che una smorfia una paresi facciale??? Immaginate il contributo della mamma modello B durante l’organizzazione e la pianificazione del matrimonio della figlia. È tutto un “mah se proprio lo vuoi così cara” oppure un “io l’avrei fatto cosi ma la sposa sei tu” o ancora “ sei rimasta la piccola insicura ed indecisa di sempre, oggi che sei sposa come ieri al liceo”.

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Grrr, questa mamma è davvero pesante anche per noi che inevitabilmente diventiamo le paladine sempre pronte a difendere la “povera e piccola Sposa”. Ma in un matrimonio da favola che si rispetti, dove tutto viene curato alla perfezione e dove ogni desiderio (o quasi) viene esaudito la frase di fine giornata della mamma un po’ arpia, ma sempre mamma, alla figlioletta sposa in ansia da giudizio anche lei è: “ sono fiera di te bambina mia”!!! Ma non era la suocera nell’immaginario collettivo l’arpia per eccellenza???

Lo sapevi che…

La città con il nome più corto del mondo conta una lettera e si trova in Norvegia? Å è un villaggio nella municipalità di Moskenes, alle Lofoten, Norvegia ed è il paese con il nome più corto del mondo. Spesso indicato come Å i Lofoten (“i” significa “in”) per distinguerlo da altri luoghi chiamati ugualmente Å. Il suo nome significa in norvegese piccolo fiume, ma riveste anche un altro, doppio, significato: è sia l’ultima lettera dell’alfabeto norvegese che l’ultima città delle Lofoten raggiungibile seguendo la Strada Europea E10, oggi chiamata in quel punto Strada di King Olav. 31


Chiacchiere di bellezza | di Valentina Cauli

Tutti i segreti per far durare a lungo l’abbronzatura L’estate è alle porte, le vacanze si avvicinano e dove vivo, nella mia amata isola, la Sardegna, la stagione é iniziata già da un pò...quindi bisogna prepararsi a dovere, sia per una corretta esposizione solare sia per far durate a lungo la nostra tintarella!! Bene, oggi voglio darvi dei consigli che tutte possiamo seguire tranquillamente: Prima di tutto bisogna variare qualcosina nell’alimentazione quotidiana ovvero integrare molta più frutta e verdura, soprattutto quella dal color giallo/arancio (pesche, melone, albicocche, carote,ananas, zucca, peperoni, spinaci) contengono il BETACAROTENE che oltre ad avere tantissime altre proprietà benefiche aiuta ad intensificare e far Passiamo ora ad un altro step molto importante durare l’abbronzatura. LO SCRUB: Eccovi alcuni frullati e centrifughe super efficaci: Per avere un’abbronzatura uniforme bisogna eliminare le cellule morte con lo scrub almeno una volta Centrifuga: a settimana, potete farlo voi in casa (vi darò qualche 3carote ricetta) o acquistarlo adatto alle vostre esigenze. 2 fette di melone Iniziamo con uno scrub homemade, levigantee tonifi½ bicchiere di latte di mandorla cante, in più anche un valido aiuto contro la cellulite: 2albicocche Tre cucchiai di caffè frullato: Due cucchiai di olio di mandorle (o quello che avete Tre fette di melone disponibile) Tre albicocche Una punta di cucchiaino di bicarbonato di sodio Mezzo bicchiere di latte di soia vaniglia Mescolate il tutto e aggiungete poco alla volta un Un quarto di mango infuso di te verde filtrato. Qualche cubetto di ghiaccio Vedrete che risultati! Sono ottimi bevuti la mattina a digiune ma perfette In commercio troverete l’imbarazzo della scelta ed anche come spuntino.. io vi consiglio quelli che secondo il mio parere sono i più efficaci con un buon rapporto qualità prezzo: COLLISTAR TALASSO SCRUB PREZZO: sui 19€ per 300 g in tutte le profumerie

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Ultimo arrivato questo scrub totalmente naturale dell’ HUMAN+KIND Lo trovare da SEPHORA al prezzo di 15€ per 200 ml.

Vi consiglio EUCERIN protezione 50, per uno scudo totale in caso di pelle lattea con nei. Non ingrassa la pelle e dà un’effetto opacizzante. 19.29€ per 150ml

VICHY CAPITAL SOLEIL proEd ora a cosa importantissima da non tralasciare tezione 30 assolutamente... Non rimane pesante sulla LA PROTEZIONE SOLARE: pelle, assorbe in fretta e resiste a sudore e acqua. 18.75€ per 300ml

Ottima anche la linea solare AVÈNE, lo uso da anni per la mia pelle sensibile e predisposta ad eritemi solari. Prima di tutto dobbiamo tenere presente il nostro fototipo, ( potrà consigliarvi il vostro farmacista) se siamo molto chiare, capelli e occhi chiari, lentiggini o nei, abbiamo bisogno di un fattore protezione alto 30/50 per poi andare pian piano a scalare e successivamente utilizzare un olio (vi consiglio l’olio di cocco) abbronzante per intensificare il colorito. Non ci si deve esporre al sole alle ore di punta 11/16 , conosciamobene i danni causati dal sole,dai mielomi, ad altre malattie della pelle, eritemi per finire con rughe e macchie...molto antiestetiche. Evitiamo tutto ciò proteggendoci, insistendo sulle zone più delicate, viso e labbra, spalle, collo e decollète. Esistono in commercio tantissimi prodotti specifici indicati per tutti i fototipi di pelle.

Un’alternativa tutta naturale e di alta qualità, senza parabeni e nikel è la linea solare BIOSLINE. La crema viso protezione 50 la uso dallo scorso anno e mi sono trovata benissimo riacquistandola quest’anno. Questi sono i miei consigli per un’abbronzatura al top, spero vi siano utili e ricordate di proteggervi sempre dal sole!

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Postillare a... | di Valentina Costa

Riser va naturale orientata Saline di Trapani e Paceco Percorrendo i 29 km di quella che è definita “la via del sale” (perché collega le ventisette saline attive tra Trapani e Marsala) ci si imbatte in uno scenario incantevole di costa umida e acquitrinosa protetta dal 1991 dal WWF: siamo alla riserva orientata Saline di Trapani e Paceco. Le saline quindi hanno una valenza non solo storico-antropologica ma anche naturalistica e paesaggistica essendo l’habitat di molte specie di fauna e flora. Spettacolari sono gli specchi d’acqua, di varie dimensioni e colori, divisi da nastri di terra inframmezzati dalla presenza di affascinanti mulini a vento di tipo olandese utilizzati in passato, per pompare l’acqua dalle vasche e per frantumare il sale. Altrettanto spettacolari sono i cumuli di sale ordinatamente disposti di un bianco accecante. La lavorazione del sale ha radici molto antiche. Furono i Fenici per primi a intraprendere quest’attività grazie alle favorevoli caratteristiche meteorologiche e morfologiche che contraddistinguono questa parte di costa occidentale della Sicilia: acqua di mare particolarmente salmastra, ventilazione regolare, temperatura elevata, assenza di piogge, costa bassa e paludosa.

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Il sale era utilizzato non solo per insaporire i cibi ma anche per la buona conservazione di pesce e carne e per la lavorazione ed essiccazione delle pelli. Questo fece di Trapani uno dei porti più importanti e ricchi dell’antichità dove, su grandi navi, “l’oro bianco” partiva per essere distribuito in ogni angolo del mondo conosciuto. Questo primato fu mantenuto con il susseguirsi delle dominazioni che la Sicilia subì nel corso dei secoli.


Il destino delle saline fu, però, segnato nel secondo dopoguerra con la più economica estrazione meccanizzata di salgemma nelle miniere della Sardegna. Oggi le saline sono gestite da “privati” che ne continuano la produzione con mezzi quasi del tutto tradizionali e il sale di Trapani è inserito nell’elenco dei Prodotti agroalimentari tradizionali siciliani. In contrada Nubia si trova la Salina Calcara che prende il nome da una piccola isola dove sorgevano una torre e una chiesetta. Qui, allestito all’interno di una cascina con mulino annesso, sorge anche il “Museo del sale” che raccoglie antichi strumenti per la salicultura e una mostra fotografica che esplicita le procedure e le tecniche di questo antico e tradizionale mestiere.

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Non tutti sanno che…

Il 16 giugno 1904 è la giornata in cui si svolgono le vicende del borghese ebreo Leonard Bloom, protagonista del romanzo “Ulisse” di James Joyce ambientato a Dublino. Ogni 16 giugno, a commemorare lo scrittore irlandese, si celebra a Dublino il Bloomsday che mira a far rivivere, attraverso percorsi didattici e sensoriali, le vicende del romanzo. 35


di Fabiana Schisa

Lillian Weber: un vestito al giorno per le bambine povere In un mondo in cui molte persone pensano esclusivamente al proprio benessere, senza curarsi di quello di chi ne ha realmente bisogno, storie come quella di Lillian Weber spiccano perché dettate da un forte senso di generosità ed altruismo. La donna in questione, che vive in Iowa, è una persona come tante, con una grande passione per il cucito. Una passione che ha messo a disposizione degli altri, e, nello specifico, dell’associazione “Little dresses for Africa”, che aiuta le popolazioni africane in svariati modi. La caratteristica più simpatica della storia? L’età di Lillian, che il prossimo mese di maggio compirà 99 anni. L’età non è un limite per la donna, che ogni giorno cuce un vestito sempre diverso da destinare alla suddetta associazione. E, come ha affermato lei stessa, se la prende con calma perché potrebbe cucire anche due abiti al giorno! Tutto è iniziato nel 2011, quando, dopo aver visto un documentario in televisione sulla povertà in Africa, Lillian ha deciso di donare un aiuto concreto, nelle sue possibilità. 840 i vestiti che fino ad oggi sono stati donati, ma la simpatica nonnina ha una forte aspirazione: superare i 1000 prima del compimento dei 100 anni d’età e continuare fino a che ne avrà la forza. Quando ho letto questa storia sono rimasta stupita, ovviamente in senso molto positivo, e quando ho ascoltato la nonnina parlare, nei suoi occhi ho letto tantissimo amore e voglia di donare sorrisi. C’è qualcosa di magico in Lillian: un’umanità fuori dal comune che ti spinge a riflettere seriamente su quanto poco basti per cambiare la drammatica realtà che in Africa vivono tanti bambini. Io, come tante altre persone, quando penso a cosa possa essere realmente di aiuto, mi figuro assegni stratosferici con cifre a sei (o più zeri), cifre che sicuramente io e molte persone di fascia media non possono permettersi di sborsare. E forse è questo che è sbagliato, in noi: credere che solamente i gesti enormi possano cambiare la situazione di estrema povertà che le persone vivono in Africa. Una situazione che non riusciamo nemmeno ad immaginare, nonostante ogni giorno pubblicità progresso e video di bambini che sguazzano nel fango ci venga propinata dai mass media.

La povertà, in queste zone africane, raggiunge livelli impensabili per chi come noi ha avuto la fortuna di nascere in paesi “avanzati”, ed è proprio per questo motivo che i gesti più semplici, ma pieni di umanità, possono trasmettere tanto e donare gioia a chi in ogni istante della vita si trova a combattere contro un mondo che non aiuta e che, nonostante ciò, si definisce “solidale”. Lillian, alla sua età, questo l’ha capito e direi che è riuscita nel suo scopo: tante le foto delle bimbe che, vanitosamente, indossano i vestiti che lei confeziona con le sue mani d’oro. Bambine che sorridono e ringraziano la donna, perché, nella loro vita, c’è qualcuno che pur vivendo lontano chilometri, è capace di donare loro amore infinito. Ed è un qualcosa che un assegno a sei zeri non riesce a trasmettere. © All Rights Reserved Sito: http://fabianaschisascrittrice.altervista.org/

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Fumetto | di Shyra Clode e Matteo Bianchi

The Resurrection of Darkness Nel Ventunesimo secolo, il nostro pianeta sarà condannato ad una fine catastrofica. Moltissime sono le leggende e le profezie che parlano di un’imminente fine proprio in questo secolo e molteplici sono i modi nel quale tutto finirà. Molti sono gli scettici e i critici di queste teorie; purtroppo per loro ciò che vi è dietro è più spaventoso di una semplice profezia. Quello che però le persone non sanno è che, a volte, la realtà, non è tanto lontano da ciò che tutti chiamano fantasia.

Misteriosi poteri si celano dietro tutto questo e Dan, un giovane ragazzo appena maggiorenne, insieme ai suoi amici vecchi e nuovi, si troverà a sperimentarlo in prima persona. Creature misteriose, poteri magici e vita di tutti i giorni si uniranno in questa storia Fantasy, alla scoperta e rivisitazione di tutte quelleprofezie che da anni ci perseguitano. Spionaggi, ricerche, amicizie, amori e tradimenti, tutto inun crescendo di scontri tra il bene e il male. Ma quale sarà l’uno? E quale l’altro?

Sceneggiatura: Matteo Bianchi Disegni: Shyra Clode

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Intervista a | di Debora Collotta

Conosciamo Andrea Corona È per me un piacere intervistarti, Andrea, e ti stimo per il lavoro editoriale che svolgi e anche perché sei un bravissimo scrittore. Parlaci innanzitutto della vittoria della XXVIII Edizione del Premio Internazionale “Nuove Lettere”. La vittoria al Premio Internazionale “Nuove Lettere” è stata tanto gradita quanto inaspettata. Un comitato composto di scrittori, studiosi e critici di mezzo mondo (fra i quali, ne menziono solo alcuni, Steven Carter dell’Università della California, Nàsos Vaghenàs, scrittore e docente all’Università di Atene, Mario Susko, scrittore e docente alla State University of New York) ha deciso di privilegiare nel 2012, per la categoria “Saggi editi”, una mia monografia in volume del 2009 sulla ludologia. Nella fattispecie, il libro si presentava come una disamina – per così dire “scientifica” – sulla gestualità dei lottatori americani. Pubblicai questo studio di semiotica con un po’ di apprensione, temendo che il mio lavoro potesse apparire in qualche modo goliardico, ma devo invece dire che, sia in Italia con Roberto Farnè (Pedagogia del gioco e dello sport all’Università di Bologna) che all’estero, il mio lavoro è stato recepito correttamente, e apprezzato per i suoi riferimenti alla logica delle relazioni, alla filosofia del linguaggio (e del linguaggio del corpo), al masochismo, e così via. Non un’esaltazione, né tantomeno una condanna, del fenomeno della lotta da spettacolo americana, ma uno studio serio, dal titolo “Giochi ringhistici” (riferimento ai “Giochi linguistici” del filosofo Wittgenstein). Sei laureato in Filosofia e hai scritto molti saggi brevi in questo ambito. Quale meglio esprime il tuo pensiero? Sono laureato in Filosofia con una tesi sulla “neurofilosofia” (poi pubblicata in volume nel 2013 con il titolo “Neuro dunque sono”); ma relativamente ai saggi brevi, porrei all’attenzione quelli che pubblico su “Mosse di Seppia”, una rivista napoletana alla quale sono moto grato e che mi dà carta bianca per esprimere, ogni due mesi, il mio pensiero su un dato argomento. Il taglio di “Mosse di Seppia” è molto libero e arioso; nondimeno – anzi, a maggior ragione – mi impegno ogni volta per fare in modo che l’esposizione possa risultare piacevole anche per il pubblico di lettori oltre che per lo scrivente. Più in dettaglio, ho affrontato temi quali 38

l’esperienza estetica, la scrittura autobiografica, i tempi e i modi dell’amicizia, fino al saggio breve del numero di questo mese, in cui ho trattato in chiave un po’ esistenziale e un po’ umoristica dell’assurdità della vita, e delle storie ancor più assurde che il pensiero inventa per far fronte alla disperazione di attribuire un senso all’esistenza. Le mie notti sono costantemente piene di sogni lucidi e mi è piaciuto molto il tuo novo romanzo dal titolo “Rebus”. Come è nata l’idea? “Rebus” nasce originariamente come un racconto, che poi si è sviluppato fino a diventare un romanzo che ripropone la struttura del sogno. Mi spiego: così come un sogno è fatto di diversi “brani”, cioè di differenti scenari che si alternano in maniera all’apparenza confusa incoerente, ecco che anche le atmosfere, le suggestioni e le ambientazioni del romanzo catapultano il protagonista Giona (e con esso, si badi, anche il lettore) da un contesto all’altro, per un rebus formato, per l’appunto, da immagini all’apparenza non consequenziali, ma che, se lette in un certo modo, offrono un messaggio di senso compiuto. Al di là del meccanismo e degli artifici narrativi, e al di là della particolare “architettura” dell’opera, tengo a precisare che “Rebus” funziona molto bene come fiction, e cioè che, al di là dei significati sottesi, si offre al lettore come una storia avvincente a base di avventura, mistero, eros.


Parlaci anche delle tue collaborazioni artistiche con il web (“Arteggiando”, “Clicknews”, “Racconto Postmoderno”, “Scribere Artem” e “Temperamente”) Il web mi ha insegnato tantissimo. In primo luogo a non essere snob e a modellare lo stile e l’argomentazione di volta in volta al luogo – al sito, appunto – in cui mi trovo, e non pretendere che gli altri si adeguino a me. Ad oggi ho quindi esperienze di scrittura estremamente varie, che vanno dal più comune dei blog alla rivista scientifica internazionale, passando per tutto quello che ci può essere di mezzo: dalla rivista online, al giornalino cartaceo stampato in proprio, alla rivista diffusa in e-book, e così via. Restando in tema web, posso dire che su “Arteggiando” ho pubblicato articoli di estetica e di ermeneutica, su “Racconto Postmoderno” saggi brevi e racconti, su “Clicknews” recensioni di romanzi, su “Temperamente” recensioni di saggi e interviste, ma anche articoli sull’editoria e, con l’aiuto delle redattrici (le simpaticissime “temperine”!), ho finanche scritto domande per quiz letterari per ragazzi. Insomma, grazie al web imparo molto e insegno anche qualcosa, ma soprattutto mi diverto. A cosa stai lavorando attualmente? Attualmente sto lavorando alla prefazione di un romanzo, a un’antologia di filosofia in più volumi, e a un progetto personale ancora top secret sul quale non posso rivelare nulla prima di un mesetto... Quali sono i ritmi di uno scrittore e lavoratore come te? In effetti leggo, scrivo e lavoro quasi ininterrottamente. Per fortuna, però, non tutto il lavoro si svolge seduto al pc. Cerco infatti di unire l’utile al dilettevole e organizzare – ma anche semplicemente frequentare come spettatore – presentazioni ed eventi letterari in giro per lo Stivale. Sono di Napoli, ma negli ultimi tre mesi, grazie anche al tour di presentazioni di “Rebus”, ho girato praticamente tutta la Campania, visitato la Puglia (Foggia, Bari) e programmato nuovi eventi, in attesa di conferma, in altre regioni ancora. Cosa fai quando non riesci ad esprimere al meglio un tuo pensiero? Più che non riuscire ad esprimere bene un pensiero, ci sono volte in cui scelgo di non esprimerlo apertamente ma di raccontare una storia che induca nell’ascoltatore (o lettore) dei significati in modo tale

che questi siano solo indotti e non apertamente dichiarati. E questo vale soprattutto per la “mia” filosofia. Pubblicare degli studi va bene, ma pubblicare un libro contenente i miei pensieri non mi sembra francamente il caso. Su questo punto mi viene però in soccorso il giovane Camus, che nei suoi taccuini annotava che “Non si pensa che per immagini. Se vuoi essere filosofo, scrivi dei romanzi”. È inevitabile trasporre qualcosa di sé ai protagonisti delle storie che si scrivono? È inevitabile trasporre qualcosa di sé nelle storie che si scrivono e si raccontano. Mi viene in mente a questo proposito una frase di Alan Watts, rinomato autore spirituale britannico che ha detto: “Analizza sempre la filosofia di qualcuno e saprai cosa pensa di se stesso”. Alla fine di ogni intervista chiedo sempre un segreto. Qualcosa in esclusiva, che non hai mai detto e che oggi tramite Postillare rivelerai a tutti coloro che leggeranno. Accennavo prima a un progetto top secret che sto cercando di concretizzare. Vedo che vuoi spingermi ad aggiungere di più, ma neanch’io ne so molto di più, nel senso che l’iniziativa è ancora in fase di progettazione. Posso però dire che, dopo aver lavorato per diverse case editrici, non escludo progetti editoriali in proprio. Sei la primissima persona a cui lo rivelo… Un saluto per i lettori. Cara Debora, grazie innanzitutto di avermi invitato nel salotto virtuale di Postillare. Un saluto da Napoli a tutti i lettori, ai quali auguro buone letture estive e, perché no, buone scritture! 39


Libri | di Debora Collotta

“Rebus” di Andrea Corona Uno dei libri più intelligenti, intriganti, brillanti che abbia mai letto. Ha quel tocco in più che solo alcuni libri hanno. E’ un libro piccolino, di quelli che ti porti quando sai che dovrai aspettare “chissà quanto chissà dove”. Uno di quei libri che puoi benissimo leggere in spiaggia, anche se ci sono mille fattori che potrebbero distrarti ( no, non ci riusciranno). A chilometri di distanza, chi ne è a conoscenza, si giocherebbe la testa per dire che, quel tipo lì che sembra essere incurante del mondo con il naso sul libro, le veloci mani smaniose e lo sguardo curioso, stia leggendo proprio “ Rebus” di Andrea Corona. E’ uno di quei libri che non puoi lasciare se non hai ancora finito di leggere e che ti rigiri tra le mani ancora un po’ prima di posarlo definitivamente sulla libreria. Probabilmente per questo è più facile che lo lasci sul comodino, così per guardarlo ancora un po’ prima di andare a letto! Sì, soprattutto prima di andare a letto! Non vi svelo assolutamente niente sulla trama, perché sono convinta che non dovrebbe avere nemmeno la piccola descrizione alla fine, sulla retrocopertina. E’ un libro che si divora, anche se vorresti assaporarlo per far sì che durasse “ancora un po’”. Uno di quei libri che ti da la risposta a quella domanda che probabilmente anche se sei un lettore tra i più entusiasti, ti sarai posto: “Ma perché leggo?”. Esattamente perché esperimenti emozioni che a volte solo la buona lettura sa darti. Grazie Andrea!

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Lo sapevi che…

Il fiume più lungo che nasce in Italia è la Drava??

Chiedendosi quale sia il fiume più lungo che nasce in Italia verrebbe spontaneo pensare al Po, il fiume che con i suoi 652 km scorre dal Piemonte fino all’Adriatico.Invece c’è un altro fiume, le cui sorgenti si trovano in territorio italiano, più lungo del Po di quasi 100 km. Si tratta del fiume Drava, un affluente del Danubio, che nasce nel comune di Dobbiaco, in provincia di Bolzano.Scorre in Italia per pochi chilometri, prima di entrare in territorio austriaco, ma complessivamente, dalla sorgente al punto in cui affluisce nel Danubio è lungo ben 749 km. 40


Libri

Scusi parlo con i televisori? Non perdetevi la prossima mega presentazione al Nautoscopio il 5 luglio!

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Sulla tavola degli albesi 3000 anni fa Cari amici, appassionati e curiosi, il Civico Museo Eusebio ospita dal 23 maggio una nuova esposizione dal titolo "Sulla tavola degli albesi 3000 anni fa" che ripercorre la storia dell'alimentazione locale in epoca preistorica. Di notevole interesse è l'esposizione di grandi contenitori ceramici a scopo alimentari rinvenuti in borgo Moretta nel 2002 e la riproduzione di archeologia sperimentale ( a cura dell'associazione L'Arch) del più antico aratro a noi pervenuto, conosciuto come l'aratro di Lavagnone.Sepolto per 4000 anni, è ritornato alla luce dalle torbiere del sito palafitticolo in provincia di Brescia. Inoltre, il 14 giugno il concerto - apertitivo del Quartetto Vivaldi del conservatorio di Alessandria allieterà i visitatori del turno di visita delle ore 15.00 di Alba Sotterranea, il percorso che permette di scoprire le radici sotterranee della città.

Visite guidate gratuite alla mostra "Sulla tavola degli albesi oltre 3000 anni fa" e alla ricca sezione di archeologia preistorica delCivico Museo Eusebio di Alba che conserva i ritrovamenti del primo villaggio neolitico e dei periodi seguenti. Le visite sono gratuite comprese nel biglietto di ingresso al museo (3,00, gratuito Abbonamento Musei Piemonte, under18 e over65). Due turni di SULLA TAVOLA DEGLI ALBESI OLTRE 3000 ANNI FA. visita alle ore 15,00 e alle ore 16,30. Visite guidate gratuite alla mostra. Ogni sabato pomeriggio a partire dal 30 maggio Per maggiori informazioni clicca qui Per le prenotazioni (consigliate) clicca qui e fino all'11 luglio.

La ricetta del mese | di Diana Bou Teen

Pane arabo con erbe e olive Ingredienti: 1 bicchiere e mezzo di farina 1 bustina di lievito 1 cucchiaio di semola negra 1 cucchiaio di spezie ( qui sta il segreto) 200 g di formaggio Gouda Olive nere snocciolate e tagliate Sale q.b. Due bicchieri di acqua Vuoi scoprire come si prepara? Guarda la video ricetta sul canale youtube di Postillare! Commenta con la foto del tuo pane e facci sapere anche quanto era buono!

Questo articolo lo trovi sul nostro canale youtube.com/postillare

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di Biopills

L'Entomofagia: il futuro sono gli insetti Il termine ''Entomofagia'' è usato per descrivere il consumo di carne di insetto. La dieta a base di insetti è molto comune in alcune culture di parti del mondo come l'America centrale e meridionale , l'Africa, l'Asia, l'Australia e la Nuova Zelanda. In altre culture, invece, l'utilizzo di insetti per l'alimentazione umana è poco diffuso se non addirittura un tabù. Mangiare Insetti è per la maggior parte delle persone che se ne ciba una necessità nata in epoca preistorica prima che gli uomini scoprissero la caccia e l'agricoltura come testimoniano, ad esempio, alcuni coproliti rinvenuti in Messico e Stati Uniti e contenenti tracce di formiche, larve di coleottero, pidocchi, zecche e acari. Gli Insetti sono una classe di animali appartenenti al phylum degli Artropodi, non molti lo sanno ma loro sono i veri padroni del mondo che con circa un milione di specie rappresentano i cinque sesti dell’intero regno animale! Economici, ecosostenibili, facili da allevare e con un altissimo potere nutrizionale (proteine, sali minerali, grassi nobili e colesterolo praticamente zero) gli Insetti sono probabilmente la risposta che cerchiamo da anni per una dieta sana ed economica se non fosse che la stragrande maggioranza delle persone storce il naso al sol pensiero di doversi nutrire di questi piccoli, brutti e sporchi animaletti. Ma facciamo chiarezza ed analizziamo a fondo la questione. Quasi l’80% della popolazione mondiale già si ciba di Insetti e la Fao (l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) sta

incoraggiando a prendere in questione l’ipotesi di un loro consumo quotidiano per il bene del pianeta. Ora la domanda sorge spontanea: -Cosa offrirebbero gli insetti in una dieta quotidiana? Qual'è il vantaggio che offrirebbero agli allevatori? Semplice, una economica alternativa alla carne! Dati alla mano i risultati sono eclatanti, infatti, 10 chili di mangime producono 1 di carne bovina ma appena 1,7 chili di mangime producono 1 chilo di ‘grilli’ di cui il 70% del peso è rappresentato da proteine che possono essere macinate in farine proteiche, se si considera inoltre la differenza di impatto sul pianeta gli insetti sono sicuramente il cibo del futuro. Il ricco Occidente, alla costante ricerca di innovazioni da proporre al mercato mondiale, sembra ancora scettico ed è questa la causa della lenta ascesa dell'entomofagia ma, c'è un ma, le piccole imprese che stanno proponendo questa ancor piccola ma potenzialmente stravolgente novità, stanno riscuotendo non poco successo. La ricchezza del mondo risiede nei suoi usi e costumi e non è necessario spendere miliardi di euro per creare un nuovo smartphone quando il pianeta scivola nel baratro, è il momento di salvaguardare la Terra. Articolo redatto dal sito www.biopills.net Link pagina fb: BioPills/timeline 43


Cinema

Jurassic World


Rubrica farmaceutica | di Debora Collotta

Rosso cocciniglia, estratto di paprica e zeaxantina che cosa hanno in comune? La legge al livello europeo definisce gli additivi alimentari come "qualsiasi sostanza normalmente non consumata come alimento in quanto tale e non utilizzata come ingrediente tipico degli alimenti, indipendentemente dal fatto di avere un valore nutritivo, che aggiunta intenzionalmente ai prodotti alimentari per un fine tecnologico nelle fasi di produzione, trasformazione, preparazione, trattamento, imballaggio, trasporto o immagazzinamento degli alimenti, si possa ragionevolmente presumere che diventi, essa stessa o i suoi derivati, un componente di tali alimenti, direttamente o indirettamente". Sebbene infatti non si presta molta attenzione a tali sostanze, è importante saperne la funzione e soprattutto il gran lavoro che sta dietro il loro utilizzo. Gli additivi sono classificati in base alla loro funzione. Si possono individuare tre grandi gruppi di additivi: -Additivi che aiutano a preservare la freschezza degli alimenti: conservanti, che rallentano la crescita di microbi, e antiossidanti, che prevengono i fenomeni di irrancidimento.

In Europa la valutazione viene effettuata dall'Agenzia per la Sicurezza Alimentare (EFSA). A livello internazionale dal Comitato congiunto di esperti sugli additivi alimentari (JECFA - Joint Expert Committee on Food Additives) dell'Organizzazione -Additivi che migliorano le caratteristiche sensoriali per l'Alimentazione e l'Agricoltura (FAO) e dell'Ordegli alimenti: coloranti, addensanti, emul- ganizzazione Mondiale della Sanità (OMS). sionanti, dolcificanti, esaltatori di sapidità. Per poterli infatti inserire è necessario che i produt-Additivi tecnologici, usati per facilitare la lavorazione tori giustifichino l’utilità di utilizzo e soprattutto non degli alimenti ma che non hanno una specifica fun- devono ingannare il consumatore e soprattutto cauzione nel prodotto finale (definiti anche adiuvanti): sare danni alla salute della gente. agenti antischiuma, antiagglomeranti ecc. Inoltre esiste una lista degli additivi autorizzati a livello europeo, che sono contrassegnati da una sigla Gli additivi subiscono a livello europeo e interna- numerica preceduta dalla lettera E ( 100 a 1525 ). zionale un processo di valutazione della sicurezza prima di essere autorizzati per l'uso alimentare. Una cosa che vale la pena dire a proposito è la scelta di utilizzare colorante naturali o artificiali. I coloranti naturali in principio potrebbero essere considerati meno pericolosi, ma avete notato che colorano meno e sono meno resistenti? I coloranti artificiali invece, anche se paradossalmente, potrebbero risultare più sicuri, perché colorano meglio, sono più stabili e puri e per questo se ne usa in piccola quantità. Questo ancora una volta per dimostrare la relatività di alcuni concetti. Ricordate è sempre di fondamentale importanza agire con giudizio! 45


Il Vangelo Dal Vangelo secondo Luca

La foto

del mese

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Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!». In seguito egli se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio. C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni.

Onde di cielo - Foto di Debora

In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!». Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco».


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Paolo Caizzo A volte si sente il bisogno di stare da soli...di godere del silenzio e dei suoi segreti...con la speranza di venirne a capo di qualcosa......dove la staticità dell'aria finalmente viene interrotta da nuovi impulsi. Dal mio libro "Lapis"...grazie.

Il Silenzio Dei Misteri __ Il silenzio è padrone di me stesso; sassolini neri colpiscono il cervello e scalfiscono il cerchio protettivo con la stessa azione di un martello. Poi il vento bussa alla finestra, all’improvviso,come un ululato, quasi volesse entrarmi nella pelle: la mia stanza è un castello diroccato. __ Soltanto il rumore dell’aria è capace di svegliare i miei amici, muti compagni della solitudine presenti in storie tristi o felici; soltanto i fischi e le sue urla mi circondano di nuova gente, facendo brillare una stella dove prima non brillava niente. __ Il silenzio è ancora il mio padrone; sassolini rosa,semiseri, colorano il cerchio protettivo che circonda il mondo dei pensieri. Il vento bussa sempre alla finestra e rompe il silenzio dei misteri, intorno a me è umido e afoso,come una foresta piena di magici poteri. __ Soltanto il rumore dell’aria è capace di abbellire i miei amici, tesori nascosti dell’anima,che dicono prima quello che tu dici; soltanto i fischi e le sue urla son riusciti a svegliare la mia mente, facendola cambiar d’abito così,come al sole,cambia l’abito un serpente.

I consigli del Guru 5 cose che le donne odiano degli uomini:

5 cose che gli uomini odiano delle donne:

- La costante stanchezza - La mancanza di memoria - Se quando non sanno dove mettere qualcosa, lo mettono a terra - Il controllo del denaro - La incapacità di parlare della relazione di coppia

- Se con il tempo si trascurano - Essere trattati come dei bambini - Se gridano - Se pensano che sia un dovere indovinarle i pensieri - Quando mancano di iniziativa


Foto di Kikka


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