Museo delle sistemazioni agrarie

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Oggi esistono molti musei, ma i ragazzi quando si trovano davanti a lunghe spiegazioni e nomi difficili, perdono voglia e interesse a frequentarli. Da questo problema è nato il progetto “Collezionando La Scienza”; il nostro obbiettivo è infatti quello di creare un museo che possa interessare e in qualche modo divertire i ragazzi. Nel nostro caso abbiamo pensato di creare un museo contenente le collezioni presenti nel nostro laboratorio di agraria; abbiamo anche approfittato di questa occasione per risistemare le nostre collezioni.


Tramite questo concorso siamo così riusciti a trasformare la noia e la monotonia dei musei in attività ed esperienze divertenti ma soprattutto “memorabili”. Il nostro museo ideale deve essere allo stesso tempo informativo e divertente; i bambini non devono più chiedersi perché ci sono andati, ma anzi essere invogliati a ritornarci.


Gli studenti del Salvemini al lavoro

Alla ricerca dei pezzi da esporre;

La scelta;

Preparazione per le foto;

Montaggio del “Museo”;

Prove di laboratorio.


Percorso museale Il museo è stato pensato come un percorso che prima, a volo d’uccello, osserva il paesaggio modellato dall’uomo attraverso i secoli con vari tipi di sistemazioni per poi scendere, gradualmente, ad osservare e comprendere le diverse componenti da cui il paesaggio stesso trae la sua origine: la vegetazione (piante e semi), il suolo e, più in profondità, la roccia madre. Non solo la vista, ma anche altri sensi saranno coinvolti nella visita, attraverso esperienze di laboratorio che meglio possano far comprendere la complessità degli elementi che compongono e determinano lo sviluppo del paesaggio. La possibilità di manipolare gli oggetti e i materiali, e quindi di conoscere il territorio anche attraverso il tatto, vuole anche venire incontro alle esigenze di coloro che, privati della vista, potranno essere condotti verso l’esplorazione del territorio. I plastici permetteranno di apprezzare e comprendere l’intervento umano sul paesaggio agrario.


‌una breve premessa La maggior parte degli oggetti che abbiamo inserito in questo percorso museale sono conservati da molti anni nella nostra scuola; molti di noi li hanno visti per la prima volta in occasione dei lavori per questo concorso. Li abbiamo tolti da armadi polverosi dove sono stati chiusi a lungo, li abbiamo fotografati, catalogati e scelti per creare il nostro museo virtuale che però, noi speriamo, diventi una realtĂ da utilizzare concretamente e far visitare a tutti quelli che sono interessati, facendo noi stessi da guida e da animatori nei nostri laboratori.


Il laboratorio di agraria com’era‌


‌ e come lo vorremmo CosÏ abbiamo immaginato il nostro Museo: le stanze sono buie, su una parete vengono proiettate delle immagini o un filmato che spieghi quello che stiamo per osservare poi, improvvisamente, un faretto si accende in corrispondenza dell’oggetto descritto. In questo modo l’attenzione si focalizza solo su di esso in modo da far sentire il visitatore in diretto contatto con le informazioni date.


Prima Stanza Le sistemazioni agrarie La prima stanza del nostro museo ospita la proiezione delle immagini del paesaggio agrario. L'ambiente è ampio e spazioso. Le finestre sono oscurate per permettere la migliore visualizzazione delle immagini che vengono proiettate, e per sentirsi maggiormente parte dell'ambiente museale. Tra le immagini che scorrono possiamo trovare le sistemazioni idraulico-agrarie, tutti i modi per poter coltivare i terreni in pendenza a seconda dell'inclinazione e della superficie a disposizione. Lo scopo di questa stanza e la sua proiezione è di dare una visione di insieme sul paesaggio agrario.


Il “bel paesaggio” toscano

Emilio Sereni, nella sua “Storia del paesaggio agrario italiano”, prende come esempio, per descrivere il “bel paesaggio toscano”, l’affresco di Benozzo Gozzoli della Cappella dei Magi nel Palazzo Medici-Riccardi, sostenendo che “ogni singolo elemento del paesaggio deve essere elaborato dal contadino e dall’architetto, dal boscaiolo e dal giardiniere.”

Cappella dei Magi – Palazzo Medici Riccardi La cavalcata dei Magi (1459-62), affresco di Benozzo Gozzoli (particolare). (http://it.wikipedia.org/wiki/Cappella_dei_Magi)


Il “Buon governo”

Nell’affresco del Lorenzetti si hanno nuove forme regolari del paesaggio collinare. I filari delle vigne, posti trasversalmente alle linee di massima pendenza, anticipano le più moderne sistemazioni a girapoggio e a tagliapoggio. In realtà in quell’epoca dominava la piantagione e la sistemazione a rittochino, che segue le linee di massima pendenza, e che favorisce la degradazione e l’erosione del suolo da parte delle acque meteoriche. Sala del Palazzo Pubblico di Siena Il Buon Governo della campagna (1338-1339) affresco di Ambrogio Lorenzetti (particolare). http://www.cintasenese.com/lorenzetti.jpg


Sistemazione a rittochino


Sistemazione a rittochino „

Sistemazione che prevede lavorazioni e disposizione dei filari lungo le linee di massima pendenza. Anche se facilita le operazioni colturali provoca una intensa erosione del suolo, soprattutto se le pendici non vengono interrotte.


Sistemazione a Cavalcapoggio


Sistemazione a cavalcapoggio

Era già utilizzata nel ‘400. A differenza di quel che avviene nelle sistemazioni a terrazze, la forma dei ripiani si adatta all’andamento del suolo, senza cospicui movimenti di terra. Ogni singolo ripiano, quindi, non ha solo una pendenza a valle ma anche due pendenze laterali. Risulta deficiente il governo delle acque superficiali e nullo quello delle acque profonde.


Sistemazione a Girapoggio


Sistemazione a girapoggio

E’ un miglioramento rispetto al cavalcapoggio perché le fosse di scolo ed i filari seguono le linee di livello, migliorando la regimazione delle acque ed evitando i gravi fenomeni erosivi grazie all’azione “frenante” legata all’andamento tortuoso dei fossi. Ch’ei non rovini in giù rapido, e dritto;/ma traversando il dorso umile e piano/ con soave dolcezza in basso scenda (Alamanni)


Il Ciglionamento


Il ciglionamento

Questo tipo di sistemazione ha avuto una larghissima diffusione in Italia, già dal Rinascimento. Montaigne, nel 1580, lo citerà descrivendo il paesaggio della lucchesia. E’ una sistemazione che ben si adatta a terreni silicei o tufacei, in particolar modo alle sabbie gialle e ai tufi pliocenici.


Sistemazione a lunette


Sistemazione a lunette

In terreni rocciosi o sassosi, con pendenze elevate, dove il ciglionamento non sarebbe possibile, per le colture arboree, viene utilizzata la sistemazione a lunette: attorno ad ogni albero si cerca di trattenere un pò di terra e di umidita con un muretto di sostegno semicircolare. Questa sistemazione era già presente nel ‘500 e ‘600. “… circonde in giro/ a guisa di castel di sterpi e sassi/l’arbor che sovr’un colle o ‘n piaggia assiede.” (Alamanni)


Sistemazione a prode


Sistemazione a prode

E’ la tipica sistemazione di pianura nell’area tosco-umbromarchigiana del XVII –XVIII secolo. Con essa si cerca di ovviare alla carenza di foraggio (e di combustibile) “tenendo i prati sugli alberi”. La vite viene “maritata” ad alberi come il gelso (utilizzato anche per l’allevamento del baco da seta), aceri, olmi, ecc.


Il Terrazzamento


Terrazzamento

La Toscana verso la fine del XVIII secolo è la regione dove le sistemazioni collinari hanno un rilievo decisivo per la configurazione del paesaggio agrario. Il terrazzamento, simile al ciglionamento, è realizzato attraverso la costruzione di muretti a secco ed è tipico di terreni tendenzialmente argillosi o particolarmente declivi. “o saggio lui, che di frequenti mura/quasi panche alternate il suol distingue!/il declive s’allenta, e fa pianura;/l’acqua più non depreda il terren pingue:/passa l’umor secreto, e ne l’arsura/cola, e la sete de le piante estingue:/il sasso in fronte la difende, e poco/ temon di ria stagion pruina, o foco.” (Lorenzi)


Le sistemazioni collinari in Toscana nella seconda metà del ‘700 Tra i maestri toscani della bonifica collinare si ricordano il Landeschi, il Lastri ed il Testaferrata. Essi contribuirono a diffondere e perfezionare le sistemazioni a ciglioni e ad elaborare un’adeguata teoria per il governo delle acque superficiali e profonde. In particolare Landeschi si oppose tenacemente alle sistemazioni, piantagioni e lavorazioni a rittochino, che avevano portato al degrado dei suoli collinari, favorendo, invece, le sistemazioni e le lavorazioni “in traverso”. Ad egli spetta il merito di aver introdotto o perfezionato importanti innovazioni nel modellamento di un profilo collinare.


La sistemazione a spina


La sistemazione a spina

Nei primi decenni dell’800, Ridolfi ritiene che si sia giunti a una “mania del ciglionamento”, applicandolo anche dove l’ambiente climatico e geologico non è adatto. Un suo fattore, il Testaferrata, elaborò e perfezionò un nuovo tipo di sistemazione collinare che prevedeva il rimodellamento del profilo collinare attraverso le colmate di monte i cui elementi essenziali erano degli argini che trattenevano il materiale terroso derivato dalla demolizione delle creste e dei mammelloni che si volevano sbassare. “Molti pensarono che fosse utilissimo alzare il livello delle pianure, ma io solo ho pensato che sia vantaggioso del pari abbassare i colli ed i monti.” (Testaferrata)


La sistemazione a spina

Si tratta di una sistemazione collinare a superficie unita, nella quale le fosse orizzontali, sono normali alla linea di massima pendenza, e disposte a tratti rettilinei, che si incontrano ad angolo acuto (“spina chiusa”) od ottuso (“spina aperta”), a seconda dell’andamento concavo o convesso delle pendici. In pratica si tratta di un girapoggio a tratti rettilinei. Dalla fattoria di Meleto, di proprietà del Ridolfi, questa sistemazione si diffuse, nel primo ‘800, tra Empoli, Montaione e Castelfiorentino per poi giungere in Emilia e nelle Marche, in pendici argillose con una pendenza del 1525%.


Seconda Stanza Il suolo Dopo aver osservato le sistemazioni ci si può spostare nella stanza seguente, dove inizia l'analisi degli elementi dell’ecosistema agrario. Ci sono piccoli spazi interattivi dove il visitatore può osservare da vicino: 1. Le rocce, divise a seconda dei luoghi nei quali possono essere trovate, le varie caratteristiche e la loro classificazione ed i terreni che da esse derivano. La collezione del Laboratorio è costituita da più di 140 campioni di rocce o terreni (qui ne saranno mostrati solo alcuni); 2. I suoli derivanti dalle rocce; 3. Alcuni strumenti per le principali analisi chimico-fisiche del terreno.


Il suolo ed i suoi componenti

Cassetta illustrativa dell’origine dei terreni agrari


Carta geologica

Carta geologica d’Italia in rilievo. Tavola da parete in gesso.


Formazione del suolo Dopo aver brevemente illustrato come, a partire dalle rocce, sotto l’azione degli agenti meteorologici e biologici, si formano i terreni, verranno mostrati campioni di rocce dai quali si originano i principali tipi di suolo.

http://www.viediromans.it/ITALIANO/images/pedogenesi.jpg http://www.sorellanatura-acqua.org/images/4/43/Struttura_suolo2.jpg


Terreno sabbioso Roccia Arenaria Calcarea Tufo Quarzite con mica Sabbie turchine plioceniche – Valdarno superiore (Figline)


Terreno argilloso Alberese Argilla Galestro


Terreno calcareo Roccia calcareo-argillosa Mota di strada – calcare 90% Calcare cavernoso con ossido di ferro Calcare (Galleria Pellegrino)


Terreno umifero Torba fossile Lignite di Figline fossile Scaglie di Lignite Torba


Levigatore Appiani

Questo apparecchio permette di separare le diverse frazioni di suolo (sabbia, limo e argilla) basandosi sulla legge di caduta dei gravi in acqua. Ogni particella ha tempi di sedimentazione di durata variabile. Prelevando più volte a tempi prefissati si riescono a separare le diverse frazioni che, una volta pesate, consentono di determinare le percentuali di sabbia, limo e argilla. Il procedimento è lungo e laborioso e adesso è soppiantato da altre metodiche più rapide, anche se basate sullo stesso principio.


Serie di setacci

Serie di setacci in ottone per la determinazione della granulometria del suolo. Ogni setaccio ha una griglia con aperture di dimensioni diverse per separare lo scheletro del terreno (∅ > 2mm) dalle frazioni della terra fine (∅ < 2mm) e per suddividere quest’ultima nelle sue diverse frazioni (sabbia, limo, argilla). Il metodo consente di avere un’indicazione grossolana sulla tessitura.


Kit di analisi del pH „

Kit per l’analisi del pH del suolo della ditta Hellige, composto da una piastrina con scala colorimetrica, una bottiglietta di indicatore con contagocce ed una spatolina in metallo.


Calcimetro de Astis

Il calcimetro de Astis è uno strumento che serve per determinare il contenuto di calcare totale di un suolo. Esso si basa sulla semplice reazione chimica fra il carbonato di calcio e l’acido cloridrico. L’anidride carbonica che si sviluppa è proporzionale al contenuto di calcare. Infatti, per valutare visivamente, anche se in modo approssimativo, il contenuto in calcare del suolo, basta aggiungere qualche goccia di una soluzione diluita di acido cloridrico e si noterà un’effervescenza più o meno accentuata.


Il nostro laboratorio


“Sentiamo” il suolo E adesso sporchiamoci le mani, cercando di riconoscere il tipo di suolo attraverso le sensazioni provenienti dalle nostre dita, seguendo lo schema proposto dal sito http://soil.gsfc.nasa.gov/wh atsnew.htm Ti senti “grattugiare” i polpastrelli? Allora è sabbia! Sembra sapone? Allora è limo! Appiccica? Allora è argilla! E poi … controlliamo il triangolo della tessitura.


Il calcare … un tipo “effervescente”

Qualche goccia di HCl diluito su rocce o terreni e… il gioco è fatto!


Terza Stanza Le piante Esaurita la visita della seconda stanza, si passa alla terza, dove si osserveranno i campioni botanici: 1. L'erbario, contenente circa cento esemplari diversi risalenti agli anni '50, con catalogate foglie, semi ed eventuali frutti. 2. La spermoteca (collezione di semi), alcuni dei quali risalenti al 1889, provenienti non solo dall’Italia ma anche da altri paesi. 3. La germinazione, lo studio appropriato delle sementi e delle fasi dello sviluppo della pianta. •

Nella presentazione saranno mostrati solo alcuni esempi dei campioni disponibili nel Laboratorio di agraria dell’Istituto


Piante per alimentazione umana

Varietà di riso (Oryza sativa): Arborio, Vialone, Americano 1600, Maratelli, Ardito o Balilla (anni ’30)


Piante per alimentazione umana

VarietĂ di grano (Triticum aestivum): 1. Mutico (senza reste); 2. Aristato (con reste).

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Piante per alimentazione umana Semi di grano (Triticum aestivum): 1. BlĂŠ Victoria de Mars 2. Restone 3. Gentile rosso 4. Biancone (Dini cav. Piero) Erbaio Barberino di Mugello (1895)

n o p q


Piante per alimentazione umana Pannocchie di Mais (Zea mays): 1. Insubria 2. Winsconsin 641AA 3. Funk G 50 4. Insubria 2201

n o p q


Piante per l’alimentazione del bestiame

Cassetta illustrativa dei diversi alimenti per il bestiame


Il nostro erbario


Piante foraggere (Leguminose) Lupolina (Medicago lupolina)

Erba medica (Medicago sativa)

Trifoglio ladino (Trifolium repens)


Piante foraggere (Graminacee) (Dactylis glomerata)

(Anthoxanthum odoratum)

(Lolium perenne)


La vite Cassetta didattica per il riconoscimento delle specie del genere Vitis attraverso l’osservazione dei vinaccioli.


Il nostro laboratorio


Impariamo a conoscere le piante‌ „

Prendiamo delle piante e, attraverso l’aiuto di guide e atlanti botanici, impariamo a riconoscere le diverse parti e diamo loro un nome.


‌e poi collezioniamole in un erbario


Cibo per piante…

Quali sono gli elementi necessari alla vita delle piante? Che effetto hanno? In che quantità sono necessari? Proviamo a vedere cosa succede…..


Prove di germinazione

Perché non provare a seguire la crescita di una piantina a partire dal seme? Vederla crescere potrebbe essere un’occasione per tornare!


Prove di germinazione „

E poi, quando è grande, la porti via con te!


I.T.G.C. “Salvemini – Duca d’Aosta” (Protagonisti e interpreti) Gli studenti e le studentesse: Classe 2 C: Classe 2 I: Classe 2 L:

Classe 3 B: Classe 3 C: Classe 3 I: Classe 3 L:

Piscopo Gianluca Pratesi Daniele Vuono Federico Belmonti Leonardo Puccinelli Tommaso Ejbeja Enea Pisani Martina Romanelli Filippo Statzu Michela Lombardi Viola Cambi Giada Donati Gianni Ghelli Beatrice Franci Thomas Vignoli Leonardo Casula Marco

I docenti: Agnelli Angela e Falchini Luca


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