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CRIMINI E CRIMINALI Trapani e Palermo. Proprio nelle diverse carceri, e soprattutto, successivamente, in quello di Napoli Poggioreale, Cutolo inizio la sua ascesa camorristica. Nel carcere di Poggioreale venne soprannominato ’o prufessore di Ottaviano, sia perché era uno dei pochi detenuti in grado di leggere, scrivere e parlare correttamente in italiano, ma soprattutto per gli occhiali che portava che gli conferivano una parvenza da intellettuale. Il “professore” leggeva molti libri, soprattutto testi che parlavano della camorra di fine ottocento e dei sui riti di iniziazione: letture che contribuiranno molto a forgiare la Nuova Camorra Organizzata. Nei primi mesi del 1970, nel padiglione Milano del carcere di Poggioreale, nacque, per iniziativa di Cutolo e di altri compagni di cella (tra cui Pasquale Barra, Raffaele Catapano, Pasquale D'Amico, Michele Iafulli e Giuseppe Serra) il primo nucleo della N.C.O. Cutolo, senza dubbio, si ispirò, inizialmente, ai rituali della Bella Società Riformata (organizzazione camorristica napoletana di inizio ottocento) e alla Confraternita della Guarduna (associazione criminale spagnola del XVII secolo). Il capo indiscusso dell’organizzazione era ovviamente Cutolo, che si rifaceva al vecchio capintesta della Bella Società Riformata: il capintesta era il capo dei capi della camorra cittadina e veniva nominato da dodici capintrini, uno per ogni quartiere di Napoli. Il capintesta, inoltre, poteva scegliersi un contaiolo per la gestione dei proventi illeciti. Il ruolo fondamentale del cassiere nella N.C.O., fu svolto dalla sorella di Cutolo, Rosetta, ma in alcune circostanze anche da Vincenzo Casillo. Seguivano poi nella gerarchia i santisti, ossia i bracci destri di Cutolo, che cambiarono nel corso degli anni. Inizialmente, i santisti furono Pasquale Barra, con competenza per l’interno delle carceri, e Vincenzo Casillo, per i rapporti con la società libera. La distinzione dei santisti, riprendeva quella prevista dal frieno ottocentesco (era un insieme di 26 regole che costituivano lo statuto della Bella

Società Riformata). Con l’ingrandirsi dell’organizzazione e del territorio di controllo, nel corso degli anni successivi, furono nominate quali santisti, oltre a Barra e Casillo, anche Corrado Iacolare, Davide Sorrentino e Antonino Cuomo. Sottoposti dei santisti erano i capizona o referenti territoriali: Luigi Riccio (area orientale di Napoli), Salvatore Imperatrice, Mario Incarnato, Giuseppe Puca (S’Antimo, in provincia di Napoli), Antonio Benigno (a Nocera Inferiore in provincia di Salerno), i fratelli Antonino e Giuseppe Cuomo, Giuseppe De Martino, Giuseppe Ricciardi (a Castellamare di Stabia, in provincia di Napoli) (2). I capizona dovevano consegnare all’organizzazione, ogni mese, 500.000 lire quale contributo fisso di devozione. Alla base dell’organizzazione erano gli affiliati che erano dei semplici picciotti. In ultimo, vi erano gruppi speciali di affiliati, definiti batterie, ossia manovalanza di killer pronti ad uccidere chiunque al solo comando del “superiore” gerarchico. Particolarmente formale era la cerimonia di affiliazione che richiedeva un numero dispari di partecipanti (cinque persone), per la perfezione della simbolgia delle cifre: il capo, un affiliato favorevole, un affiliato sfavorevole, un contabile e il maestro di giornata. Gli ultimi due avevano il compito di "registrare" la "fedelizzazione" in caso di esito positivo. Il rito dell’affiliazione costituiva il primo passaggio obbligato per la vita del camorrista. Il testo del giuramento venne ritrovato su una cassetta audio, in occasione dell’arresto di Giuseppe Palillo, e proprio per questo è detto giuramento di Palillo. Alcuni storiografi ritengono che si tratti di un rituale mutuato da quello della 'ndrangheta alla quale Cutolo si affiliò tramite i Piromalli e Paolo De Stefano (3). Tra i passaggi più significativi del giuramento: «Un camorrista deve sempre ragionare con il cervello, mai con il cuore... Il giorno in cui la gente della Campania capirà che vale più un tozzo di pane libero che una bistecca da schiavo, quel giorno la

Campania ha vinto veramente... Noi siamo i cavalieri della camorra, siamo uomini d'onore, d'omertà e di sani princìpi, siamo signori del bene, della pace e dell'umiltà, ma anche padroni della vita e della morte. La legge della camorra a volte è spietata, ma non ti tradisce». La formula d'apertura era: "Con parole d'omertà è formata società". Il giuramento finale era: "Giuriamo di dividere con lui gioie, dolori, sofferenze... però se sbaglia e risbaglia ed infamità porta è a carico suo ed a discarico di questa

società e responsabilizziamo il suo compare di sangue". La N.C.O., subito dopo i primi anni di attività poteva contare su circa duemila affiliati, una macchina da guerra creata dall’interno delle carceri i cui proventi spaziavano dall’estorsione porta a porta, al controllo degli appalti, ai traffici di droga e sigarette. Sarà proprio il contrabbando che provocherà la reazione delle altre organizzazioni criminali presenti sul territorio campano e che porterà la NCO a contrapporsi militarmente ad un nuovo soggetto criminale la Nuova Famiglia o Antica fratellanza. F Continua... (1)www.accademiadellacrusca.it, dalla Camorra, Mafia, ’Ndragheta - parte I: origine di camorra . (2)La Camorra e le sue storie, Gigi Di Fiore, UTET, pag. 168. (3) Fratelli di sangue, Nicola Gratteri, Antonio Nicaso, Cosenza, Luigi Pellegrini Editore, 2006, pag. 60-61.

Polizia Penitenziaria n.240 • giugno 2016 • 27

Nella foto: Rosetta Cutolo


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