Carlo Doglio e l’affermazione della cultura del planning in Italia negli anni Cinquanta e Sessanta Stefania Proli
Università di Bologna DA - Dipartimento di Architettura Email: stefania.proli@unibo.it
Abstract Terminata l’esperienza di segretario del Piano Regolatore di Ivrea, nel 1955 Carlo Doglio si reca in Inghilterra per studiare planning e osservare da vicino il processo di costruzione delle new towns. Quest’opportunità non solo lo immette in un circuito di conoscenze, reti, progetti, che lo proiettano nel vivo delle più interessanti esperienze di urban e regional planning del tempo, ma gli conferisce anche la veste di “ponte” fra cultura italiana e anglosassone. Dalla sua posizione di osservatore privilegiato di un contesto, quale quello inglese, in cui il processo di istituzionalizzazione delle pratiche di pianificazione è già consolidato ed avviato da tempo, Doglio viene di fatti ad assumere un ruolo di riferimento per la comunità degli urbanisti, contribuendo alla diffusione e all’affermazione della cultura del planning in Italia. Attraverso un’analisi critica dell’esperienza inglese, il paper intende approfondire la biografia di Carlo Doglio, figura chiave dell’urbanistica italiana del dopoguerra (ancora non adeguatamente studiata), che si è distinta per la sua inclinazione interdisciplinare e la sua capacità di leggere le trasformazioni sociali. In particolare, l’apporto di Doglio vuole essere analizzato in relazione a quel settore della disciplina che ha contribuito ad allargare e definire il campo della pianificazione urbanistica come un’attività non solo progettuale, ma anche processuale e dialogica, ridefinendo e ampliando il ruolo del sapere tecnico in una pluralità di compiti in cui il ruolo dei cittadini viene ad assumere una posizione centrale per l’attuazione del piano in azioni concrete. Parole chiave: planning, networks, community.
1 | Introduzione Nella primavera del 1955 Carlo Doglio si traferisce in Inghilterra grazie ad una borsa di studio finanziata da Adriano Olivetti. Conclusa l’esperienza del Piano Regolatore di Ivrea, per cui egli aveva svolto il ruolo di segretario del Gruppo incaricato alla redazione del nuovo strumento urbanistico, Doglio decide di recarsi a Londra per studiare planning e per seguire da vicino il processo di costruzione delle new towns. Molteplici le ragioni che lo hanno portato a compiere questa scelta. In primo luogo la delusione che segue la chiusura dei lavori al piano di Ivrea. Sostenitore e fautore dell’approccio interdisciplinare e dell’importanza dell’indagine come strumento di conoscenza e di azione, Doglio nel corso di quest’esperienza si scontra con i limiti e le criticità dettate dalla necessità di tradurre tali studi negli strumenti di pianificazione, registrando da una parte una generale incapacità da parte degli urbanisti di trasferire gli schemi economico-sociologici nel disegno urbanistico, dall’altra una sostanziale inadeguatezza degli stessi strumenti di restituire la valenza processuale del piano (Doglio, 1954). In secondo luogo, a Londra avrebbe avuto l’opportunità di colmare le sue difficoltà di comprensione, lettura e controllo degli strumenti tecnici di progettazione; difficoltà che derivano non solo dalla ‘radicalità’ delle sue idee, ma anche dal suo particolare percorso di formazione che, al contrario dei suoi colleghi urbanisti, non aveva alle spalle studi di architettura o ingegneria. Laureato in Legge, Doglio, infatti, si
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