XVI Conferenza SIU | Full Papers Atelier 9b | by Planum n.27 vol.2/2013

Page 18

Lo spazio fra le cose come paesaggio comune

lunga ricerca non è nato ‘il progetto di città’ della contemporaneità; ci sono state intuizioni e atti di immaginazione, avanzamenti discontinui e itinerari di ricerca durevoli, sguardi diversi sullo spazio e sulla città. Però «la frequentazione di questi temi ha insegnato molte cose e lascia nelle città e nei territori occidentali, come nello statuto dell'urbanistica, tracce indelebili» (Secchi, 2005: 157).

Spazi aperti Giancarlo De Carlo rileva che «non esiste più alcun rapporto tra società e spazio fisico perché la società non chiede più nulla né all’urbanistica né all’architettura [...] Invece i rapporti dell’architettura e dell’urbanistica con la società si sono moltiplicati, la domanda sociale di organizzazione e formazione dello spazio fisico è cresciuta di molto, ma è sotterranea [...] Oggi nella città assistiamo al formarsi di interazioni tra spazi e gruppi sociali del tutto nuovi e imprevisti» (De Carlo, 1988). Bernardo Secchi propone un «progetto di suolo», cioè dello spazio non costruito, che riconosce «le tracce storiche e geografiche del territorio» e «acquista significato in un più ampio progetto sociale» (Secchi, 1986); un progetto per una società (anche) di minoranze. Lo spazio fisico è dimensione composita ed eterogenea, in sé e nelle relazioni con il tessuto urbano e i suoi abitanti; esso si confronta con implicazioni di giustizia, che richiedono di affrontare la complessità attraversando le scale, nell'analisi come nel progetto. Per Andrè Corboz «lo spazio urbanizzato non è più quello in cui le costruzioni si succedono in ordine serrato, quanto il luogo i cui abitanti hanno acquisito una mentalità cittadina. [...] All’ideale della cittadinanza universale è andata tuttavia sostituendosi una scala di valori che si fonda su un utilitarismo e un’incoscienza ideologica dalle inquietanti conseguenze a lungo termine». É un altro tipo di spazio, «un territorio inedito [...] non più costituito principalmente da distese e da ostacoli, ma da flussi, assi, nodi» (Corboz, 1985). All’emergere di una società di individui il territorio si frammenta, decadono i luoghi e i valori tradizionali dello spazio condiviso. I conflitti e le domande si placano, le politiche sociali si affievoliscono; e in questo momento l’attenzione di alcuni urbanisti si volge alle pratiche (inedite), a cosa sia ‘pubblico’, allo spazio fra le cose6. Bernardo Secchi denuncia la disattenzione dei piani e dei progettisti alla costituzione fisica, ai materiali, «all'ubicazione e alle sequenze dei diversi spazi aperti, alla loro logica, alla narratività dello spazio urbano», al carattere ambiguo di questi luoghi nel poter essere, socialmente e fisicamente, «separazione come legatura. Nessuna alla diversità delle situazioni entro la grande area urbana consolidata, la sua periferia, entro le differenti declinazioni spaziali, economiche e sociali della città diffusa» (Secchi, 1993). Il disegno degli spazi aperti7 è un tema frequentato in Europa e non solo: piazze, waterfront, porti, aree dismesse, svincoli sono luoghi problematici ma rilevanti della città e possono divenire dispositivi di qualità urbana ed equità sociale. «Un altro paesaggio», nuove forme dell’abitare, stili di vita e comportamenti sia individuali sia collettivi talvolta inediti8 investono il progetto: in esso «la questione dello spazio pubblico acquista un ruolo preponderante» (Lucan, 1993). La crisi dello spazio collettivo e la sua inadeguatezza ne implicano un ripensamento di fronte alle trasformazioni della città e del territorio. Lo spazio urbano non costruito del Moderno era democratico perché trasparente, aperto, per tutti, salubre; ma era anche neutro nel suo essere disponibile. Assumere, ora, lo spazio fra le cose come ossatura dei sistemi urbani significa scegliere «una posizione debole dell'urbanistica come la premessa del progetto» (Koolhaas, 1987), riconoscere la rilevanza della costruzione complessa dello spazio contemporaneo e la sua dimensione pubblica perché collettiva. Un’urbanistica di spazi aperti (Secchi, 1993) per la città futura implica un progetto spaziale e sociale, che ha a che fare con la frammentazione e l’eterogeneità dello spazio (spesso grandezza residuale, luogo di pratiche «marginali e di emarginazione») e con dinamiche sociali multiformi in costante evoluzione; dove alla trasparenza del Moderno si accostano, proficuamente, le ‘opacità’ della complessità dei luoghi contemporanei (Viganò, 2007). Dopo la questione dell’abitare come impegno civile del progetto del Moderno, lo spazio come luogo della collettività e della giustizia è investito di nuove istanze etiche.

Infrastrutture della porosità Nei territori della dispersione riconosciamo aspetti contraddittori, criticità: forme dell'abitare introverse, povertà degli spazi pubblici e un tipo di democrazia paradossale relativa all'uso del territorio come bene privato e come 6

7

8

«In altri termini, l’evaporazione dell’opinione pubblica attorno a faccende urbane rimanda (anche) alla diminuita capacità del discorso sullo spazio di costruire legami tra territorio, forme di governo, pratiche e immaginari. Rinvia alla difficoltà di legare un discorso sullo spazio con ciò che discorso sullo spazio non è». (Bianchetti, 2007: 34) Il disegno degli spazi aperti è il numero doppio n 597/598 del 1993 della rivista Casabella. Le sezioni in cui è suddiviso definiscono letture e campi di indagine: Il Moderno e la codificazione degli spazi aperti, Spazi aperti e crisi dello spazio pubblico, I grandi vuoti monofunzionali, Gli spazi aperti della città diffusa, La riqualificazione degli spazi di risulta. «Dopo l'intensa fase di conflitto urbano degli anni precedenti, la società e la città non ci apparivano più iscrivibili nelle parole, nei concetti e negli apparati categoriali cui sino allora avevamo fatto ricorso». (Bernardo Secchi, 2004: 288)

Monica Bianchettin Del Grano

3


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.
XVI Conferenza SIU | Full Papers Atelier 9b | by Planum n.27 vol.2/2013 by Planum. The Journal of Urbanism - Issuu