L'Iran nel mirino
X L'Iran nel mirino
Fin dal 1979, quando la rivoluzione ha instaurato la Repubblica isla mica, fra Iran e Stati Uniti il rapporto è stato burrascoso. Date le precedenti interferenze americane negli affari di Teheran - in particolare, il colpo di Stato che rimise al potere lo Scià Reza Pahlavi nel 1953 e l'appoggio che il nuovo regime manifestava esplicitamente nei con fronti di svariati gruppi radicali, è difficile sorprendersi del profondo sospetto che ha sempre caratterizzato le relazioni fra i due Stati, che solo occasionalmente si sono impegnati in gesti di reciproca, ancorché limitata, cooperazione. L'Iran rappresenta, dal punto di vista strategico, sia per gli Stali Uniti sia per Israele, un problema ben più grave della Siria. Tanto Da masco quanto Teheran appoggiano Hezbollah, Hamas e Jihad islami ca; ed entrambi sono nemici di al-Qaeda. Entrambi posseggono armi chimiche e potrebbero disporre di un arsenale di armi biologiche, anche se non se ne hanno prove certe. Ma ci sono tre differenze fonda mentali fra Iran e Siria. La prima è che l'Iran sta cercando di dotarsi della capacità di gestire l'intero ciclo della produzione di energia nucleare, e questo gli per metterebbe di dotarsi di armi atomiche, se desiderasse farlo. Inoltn | sta sviluppando vettori missilistici in grado di colpire con eventuali testate nucleari i paesi confinanti, fra i quali Israele.1 Per questa ragione, agli occhi degli israeliani l'Iran rappresenta una minaccia mortale. L'Iran non sarebbe in grado di colpire il territorio degli Stati Uni ti con missili a testata nucleare in un futuro tanto prossimo, m.i qualsiasi arma di questo tipo dovesse riuscire a sviluppare potrebb< | essere utilizzata contro le forze statunitensi di stanza in Medio Oriente o contro nazioni europee.
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La seconda differenza è che alcuni leader politici iraniani - soprattutto l'attuale presidente Mahamoud Ahmadinejad - hanno fatto commenti decisamente fuori luogo, mettendo in discussione tanto la realtà dell'Olocausto quanto il diritto di Israele di esistere. L'augurio di Ahmadinejad che Israele «scompaia dalle pagine del tempo» (o sia «cancellato dalle pagine della storia») è spesso tradotto erroneamente come un appello alla distruzione fisica di Israele (in altre parole, «cancellare Israele dalla carta geografica»), ma resta pur sempre un'affermazione oltraggiosa, destinata a preoccupare profondamente molti, israeliani e non.2 Il patrocinio offerto dall'Iran, nel dicembre 2006, a un convegno sull'Olocausto al quale hanno partecipato noti negazionisti e altri screditati estremisti non ha fatto che rafforzare le preoccupazioni del mondo sulle intenzioni iraniane. La terza differenza è che l'Iran è la più potente fra le nazioni islamiche del Golfo Persico e ha il potenziale per dominare l'intera area, così ricca di petrolio.3 Questo è particolarmente vero alla luce di ciò che è accaduto in Iraq dopo l'invasione americana del marzo 2003. L'Iraq era stato il principale rivale dell'Iran nella regione, ma ora è una società divisa e dilaniata dalla guerra, e non ha più alcuna capacità di contrastare il potente vicino. L'Iran ha legami con svariate fazioni della maggioranza sciita irachena, e può quindi esercitare un'influenza sull'evoluzione di quel paese ben superiore di quanta ne avesse ai tempi del regime di Saddam Hussein. Questo drastico spostamento degli equilibri regionali spiega perché, secondo alcuni, «il vero vincitore della guerra all'Iraq è l'Iran».4 Naturalmente, il vantaggio dell'Iran nei confronti delle altre nazioni della regione sarebbe ulteriormente amplificato se Teheran si dotasse di un arsenale nucleare. La crescita del potere dell'Iran non è un bene per gli Stati Uniti, che hanno sempre cercato di scongiurare un'egemonia di questa o quella nazione nel Golfo Persico. Tale principio di fondo spiega perché l'amministrazione Reagan abbia sostenuto Saddam Hussein negli anni Ottanta, quando sembrava che l'Iran potesse sconfiggerlo definitivamente nella loro sanguinosa guerra. Gli Stati Uniti hanno anche un forte incentivo a far sì che l'Iran non si doti di un arsenale nucleare. Israele è altrettanto avverso all'idea che l'Iran possa dominare lo scacchiere mediorientale, perché nel lungo periodo una potenza locale di quella portata potrebbe rappresentare una minaccia strategica. La prospettiva di un Iran dotato di armi nucleari è ancor più spaventosa per i leader israeliani, che tendono a classificare l'eventualità fra gli scenari da incubo.