/4-2009

Page 21

La scheda

nuove modifiche legislative. Allo stato attuale, se si vuol godere di una rata pensionistica maggiore, si deve posticipare il pensionamento almeno di un anno (da 65 a 66 anni). Questa scelta permetterebbe di godere di un coefficiente di trasformazione del 6,379%, cioè superiore di ben il 15% rispetto al coefficiente del 5,620%. È vero che l’allungamento impedirebbe di non godere subito di un anno di prestazione, però si potrebbe continuare la propria attività professionale con un reddito corrispettivo. Supponiamo che si abbia maturato un montante di 100.000 euro e che, compiendo gli anni a dicembre 2009, si possa chiedere la pensione a partire dal 1 gennaio 2010. In questo caso la pensione annua sarebbe pari a 5.620 euro (100.000*5,620%). Se, invece, si decidesse di chiedere la pensione a partire dal 1 gennaio 2011, si avrebbe maturato sul con-

to corrente previdenziale (“montante”) un ulteriore anno di rivalutazione, che ora per semplicità non prendiamo in considerazione, e la pensione annua diverrebbe di 6.379 euro (100.000*6,379%). Se nell’anno in più si continuerà a lavorare, sarà possibile scegliere di versare un ulteriore contributo che farebbe aumentare ancora la pensione finale. Per contro, però, non si godrebbe di un anno di rata pensionistica (5.620 euro), dato che l’uscita sarebbe posticipata dal 2010 al 2011.

Una questione di equità

La Riforma Dini poneva l’aggiornamento dei coefficienti ogni 10 anni, dato che essi devono seguire le dinamiche demografiche della popolazione di riferimento per non creare criticità all’ente previdenziale che deve garantire la pen-

COEFFICIENTE [DI TRASFORMAZIONE ]

C

oefficiente che serve a calcolare la percentuale del proprio conto corrente previdenziale (“montante”) che deve essere versata dall’Eppi sotto forma di pensione. Il coefficiente è determinato fondamentalmente sulla base delle tabelle di mortalità della popolazione italiana e dunque è passibile di aggiornamento perché deve seguire le dinamiche demografiche.

L

a legge 335/1995 ne stabiliva l’aggiornamento ogni 10 anni anche se gli attuali coefficienti si riferiscono a 15 anni fa. Oggi, la legge 247/2007 ne impone la revisione ogni 3 anni.

sione. Se infatti i coefficienti non si aggiornassero, l’ente si troverebbe nella condizione di prendere un impegno maggiore della effettiva capacità di risparmio dei contribuenti: a fronte di un versamento 100, se la pensione venisse calcolata per una attesa di vita minore di quella reale, l’ente si troverebbe a garantire per 120, cioè anche per quel periodo che non è stato tenuto in considerazione. Dal 1995 in realtà i coefficienti non sono stati mai aggiornati e questa spiega perché dopo 15 anni la rivisitazione presenta dei tratti di iniquità: è ingiusto che in una notte sola (quella tra il 31 dicembre 2009 e il 1 gennaio 2010) la pensione sia decurtata dell’8,4%. Proprio per compensare questo “scalone”, l’Eppi sta valutando se prendere un provvedimento mirato di solidarietà per sostenere oggi tutti coloro che sono penalizzati dallo scarto dell’8,4%. In futuro le cose cambieranno. La legge 247 stabilisce di aggiornare i coefficienti ogni tre anni, si suppone che la sua applicazione puntuale porterà in futuro piccoli aggiustamenti fisiologici e poco incisivi, come avviene appunto nel sistema previdenziale svedese dove l’aggiornamento dei coefficienti è addirittura annuale.

Indicatori specifici

Un secondo elemento da sottolineare è che la deEPPINFORMA - LA NOVITÀ

19


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.