Qualcosa che non va

Page 170

Nel 1962 il Ministro Fiorentino Sullo propose una riforma urbanistica, mai approvata, che affrontava e risolveva il problema della rendita urbana speculativa che mangiava i suoli agricoli e distruggeva il territorio. I Comuni dovevano acquisire preventivamente le aree di espansione individuate nei piani urbanistici con un indennizzo commisurato al valore agricolo, e successivamente chi ne faceva richiesta aveva il "diritto di superficie" mediante asta pubblica e non la proprietà. Per usare il suolo si pagava al Comune un prezzo corrispondente alla spesa dei servizi necessari all'opera ("urbanizzazioni"). In questo modo si sottraeva al soggetto privato la possibilità di trarre profitto proveniente dalla vendita del suolo divenuto edificabile. Le lobbies edilizie e bancarie avviarono una campagna denigratoria contro Sullo ed attraverso i media deligittimarono la figura del Ministro stesso impedendo l'approvazione della riforma. Negli anni duemila è abbastanza agevole riconoscere la lungimiranza di quel provvedimento rispetto alla tutela dell'ambiente e dell'interesse pubblico. Dal dopo guerra fino al 1981 lo Stato ha avuto l'opportunità di controllare il credito e produrre politiche espansive pubbliche. Dal punto di vista dell'urbanistica i piani miravano a soddisfare il reale bisogno abitativo, spesso di dubbio valore tecnico poiché la rendita ha prevalso sulla qualità. Dagli anni '90 in poi spariscono le politiche abitative pubbliche ed iniziano le trasformazioni finanziate dai privati, mentre i Comuni iniziano a pensare come le SpA a danno dell'ambiente e del territorio, e l'offerta supera la domanda: alloggi vuoti. La storia ci insegna che un bene comune come il territorio è stato considerato alla stregua di una merce privata, cioè in funzione del prezzo di mercato. Ma il concetto di valore è diverso dai concetti di costo e di prezzo, strumenti che oggi misurano le merci. Stimare significa attribuire un valore ed è un esercizio arbitrario, dipende dalla cultura e dalle intenzioni di chi determina la stima. Se oggi il pensiero prioritario dei Consigli comunali e dei Sindaci è quello di far quadrare il bilancio, altrimenti terminano il proprio mandato, mi pare evidente che la sensibilità degli amministratori non sia quella di tutelare gli ecosistemi, ma di comportarsi come dei ragionieri. Andando affondo, se i criteri di stima dei suoli oggi in uso sono tutti monetari, mi pare altrettanto chiaro che il paradigma che condiziona il governo del territorio siano la moneta e l’avidità, meglio conosciuti coi termini: speculazione e rendita immobiliare e fondiaria. Pertanto, a mio modesto parere, è necessario introdurre un criterio contabile opposto: il “non equilibrio di bilancio” per un periodo transitorio mirato a raggiungere un obiettivo importante: consentire di variare il proprio piano urbanistico su progetti virtuosi come il riuso, la rigenerazione urbana, l’auto sufficienza energetica con fonti alternative, il riciclo totale delle materie prime seconde, la prevenzione del rischio sismico ed idrogeologico. Questi ultimi due obiettivi: prevenzione primaria del rischio sismico ed idrogeologico non sono raggiungibili con sistemi fiscali di incentivi o disincentivi, e neanche con un “conto energia”, ci vuole un pesante intervento dello Stato centrale, ma senza ricorrere all’indebitamento, ci vorrebbe una moneta sovrana a credito. Secondo una stima del Governo precedente, dell’ex Ministro Clini 468: «servono 40 miliardi per 15 anni per tutelare il territorio». Dove prendere questi soldi? Parlando ancora di soldi stanziati, il “piano città” approvava 28 progetti in 28 città diverse, che potevano usufruire di appena 318 milioni 469. In questi anni, oltre al consumo del suolo, è emerso un altro tragico problema: l'assenza di un intervento pubblico con alloggi a prezzi calmierati per le giovani coppie. Nel 1962 i Comuni potevano acquisire terreni per costruire alloggi popolari. Sappiamo benissimo che nelle città vi sono posizioni di rendite, alloggi sfitti, mentre la recessione attuale colpisce il diritto alla casa in quanto chi ha un stipendio salariato ha un basso potere di acquisto. Se negli anni '60 lo Stato aiutava i ceti meno abbienti, oggi sembra difficile garantire i diritti essenziali. Nella realtà Parlamento e Governi possono recuperare somme importanti dagli sprechi presenti nella pubblica amministrazione, dall'evasione fiscale e dal costo della corruzione, per investirli in politiche abitative ragionevoli. Attraverso l'informatica lo Stato può garantire l'acquisto della prima casa e sostenere concretamente le giovani famiglie in difficoltà. Comuni ed Agenzia delle entrate sono consapevoli delle difficoltà 468 469

http://www.lettera43.it/ambiente/nasce-il-fondo-per-tutelare-l-ambiente_4367575201.htm http://www.mit.gov.it/mit/site.php?p=cm&o=vd&id=2404

166


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.