
9 minute read
I «signorotti» di Acireale
Laura Distefano
@distefano_laura
Advertisement
UN «RITRATTO» STORICO DEI BOSS CHE HANNO «FATTO AFFARI» NELLA TERRA DELLE ACI, ZONA DI «CONQUISTA» DEI SANTAPAOLA E FORTINO DEL CLAN LAUDANI, I COSIDDETTI «VICERÈ» DELLA MAFIA ETNEA
Affari e «mala» ad Acireale. La città delle cento campane negli ultimi mesi è tornata alla ribalta (nazionale) per l’inchiesta coordinata dalla pm «rosa» più famosa d’Italia. Ilda Boccassini, procuratore aggiunto a Milano, ha messo la firma nel blitz «Security» che ha svelato forti intrecci «economici» tra personaggi legati al gruppo mafioso dei Laudani di Acireale e aziende note e prestigiose della grande distribuzione alimentare. Cimici e telecamere della Dda di Milano sono finite alle falde dell’Etna a «immortalare» lo scambio di bustarelle tra imprenditori «amici» e il «cassiere» dell’organizzazione criminale azzerata da Squadra Mobile e Guardia di Finanza. L’indagine milanese eseguita lo scorso maggio si lega a stretto giro alla maxi inchiesta «Vicerè» che ha portato alla sbarra oltre 60 imputati. A febbraio dello scorso anno finiva in manette Orazio Salvatore Di Mauro, Turi U Biondo è il nomignolo nella malativa, che nelle ipotesi degli investigatori sarebbe il ponte di congiunzione tra gli affari lombardi e le bustarelle versate ai Laudani. Soldi che per la magistratura milanese servirebbero per «sovvenzionare» l’organizzazione criminale e anche le famiglie dei detenuti. Ma sarà un processo a determinare se le ipotesi della Procura meneghina saranno acclarate da una sentenza.
LA ROCCAFORTE LAUDANI
Acireale è una delle roccaforti criminali dei Laudani, i Mussi I Ficurinia hanno storicamente scelto di insediare il loro potere criminale fuori dal centro catanese e radicarsi nell’hinterland, nelle Aci, lungo i comuni della fascia jonica e anche della zona etnea. Uno dei «signorotti» che negli ultimi anni avrebbe guidato la squadra militare dei Laudani ad Acireale sarebbe Carmelo Pavone, detto «L’Africano». Sarebbe stato almeno fino a qualche anno fa il referente della cosca dei Laudani. Pavone è uno dei sessanta imputati nel processo scaturito dall’inchiesta I Vicerè, la Procura per lui ha chiesto la condanna a 12 anni di reclusione. Il nome di «Melo l’Africano» inoltre era tornato in auge anche dopo le intimidazioni nei confronti del sindaco di Acireale Roberto Barbagallo e del deputato regionale Nicola D’Agostino.
IL PASSATO
Non solo i Laudani nella terra del «limone verdello» ma anche personaggi di grande caratura criminale dei Santapaola-Ercolano. Acireale negli anni Ottanta aveva un posto di rilievo nello scacchiere di Cosa nostra catanese grazie alla figura di Sebastiano Sciuto, detto Nuccio Coscia, a capo di un gruppo criminale dedito alle estorsioni. Il boss acese aveva il “pedigree” del mafioso di razza: infatti sarebbe riuscito ad entrare nelle grazie di Iano Ercolano durante un periodo in cui divisero il carcere. Sciuto (fino al suo arresto nel 1993) era il referente di tutta la fascia ionica per i Santapaola. Nuccio Coscia finisce in carcere grazie ad un escamotage tecnico-giuridico. Era la vigilia della maxi operazione Orsa Maggiore, la più importante inchiesta antimafia di quegli anni. Il potere criminale dei «signori» della mala di Acireale iniziava a traballare quando entrarono in scena i pentiti. Rosario Scuto, detto Puccio, faceva il salto del fosso e raccontava alla polizia omicidi, estorsioni e rapine. Era giugno del 1996 quando con l’operazione Ciclope vennero assicurati alla giustizia oltre 30 affiliati di Cosa nostra. Puccio era “l’esattore” del clan. Conosceva insomma la “carta del pizzo” di Acireale. Con Sciuto in carcere il potere criminale era affidato ad un sorta di triumvirato composto da Salvatore Costarelli (Turi Pedi chiunnuti), Alfio Zappulla e Gaetano Pennisi (cognato del capomafia Sciuto). Le manette sui polsi di Pennisi scattarono il giorno del suo matrimonio.
LA MAPPA IN CITTÀ
Alla fine del 1996 la retata «Galatea» condotta dalla Polizia assicurava alla giustizia la squadra militare dei Santapaola di Acireale. In quel blitz riusciva a fuggire Angelo Scalia, uomo dello zoccolo duro della mafia acese. La sua cattura avveniva grazie alle soffiate dell’«infiltrato» Salvatore Palazzolo. Negli anni novanta i Laudani e i Santapoala di Acireale erano stati messi a tappeto da polizia e carabinieri con una serie di blitz e operazioni. La squadra militare di Cosa nostra però perdeva «voce» all’interno della cupola catanese. Con Nuccio Costa fuori dai giochi gli «acesi» dovevano seguire le direttive dei capi catanesi, per un periodo dovevano riferire al gruppo al Villaggio Sant’Agata e poi a quello di Picanello. Un assetto ancora attuale, come emerge dalla recente operazione antimafia Orfeo. I «vecchi boss» facevano «cassa» con le estorsioni, ad Acireale la droga è arrivata solo dopo il 2002. Una risposta alla voglia di riscatto dei commercianti che iniziavano a denunciare il pizzo. Lo smercio di stupefacente permetteva di avere liquidità: i Santapaola diventavano i «fornitori» di gruppi di pusher indipendenti. Una delle piazze di spaccio (ancora attiva) è quella di piazza San Cosmo, azzerata poche settimana fa da un’operazione dei carabinieri. Laudani e Santapaola hanno operato negli anni senza una precisa spartizione della città, ma ad un certo punto le cose cambiano. La parte alta era «controllata» dai Santapaola, mentre la zona sud dai «Mussi i Ficurinia». Il «confine» sarebbe Corso Savoia.

ORIGINAL
SICILIAN STYLE
TRISKELE, IL NUOVO ALBUM, STA GIÀ RISCUOTENDO ENORME SUCCESSO. L’ENNESIMO PER GLI ORIGINAL SICILIAN STYLE, LA BAND SICULO REGGAE CHE DAL 2001 CALCA I FESTIVAL E LE SCENE DELLA MUSICA ALTERNATIVA E D’AUTORE, DI CUI CATANIA È STATA E CONTINUA A ESSERE PRODUTTRICE E PROMOTRICE
LE ORIGINI Una formazione nata dall’incontro esplosivo di cinque artisti musicali, che, dopo alcuni cambi in corsa, oggi è composta da Enrico Pellegrino, LaRizzo, Lorca Assassina, Maestro Garofalo, Salvo Privitera, Roberto Fiore, Turi di Natale, Enrico Caruso. E che riesce a incarnare profondamente l’anima sicula, etnea, catanese – dati i natali degli artisti – contaminandola di influenze giamaicane in un mix di sound realmente “original”.
LA SICILIA Nei testi e nelle musiche, le due isole – Sicilia e Giamaica - si fondono, restituendo immagini oniriche ma, nello stesso tempo, ancorate alla realtà e cariche di rabbia e di speranza. Sentimenti tipici di chi nasce in terra di Trinacria, bella e dannata insieme. In questo contesto, l’Etna si staglia come un faro, e fa da cornice non solo fisica – ha rappresentato il set fotografico di uno dei backstage degli Original sicilian style – ma anche emotiva, con il suo calore, le sue asperità, ma anche il suo respiro, vivo e presente. «La fucina di Vulcano è per noi una fucina di idee e di stati d’animo – ci spiega Lorca Assassina – e, insieme al mare, rappresenta il rapporto stretto che abbiamo con la nostra terra. Un luogo privilegiato che ci permette di avere di fronte il mare e dietro la maestosità della Montagna – continua – e che ci consente di mantenere il fuoco e il frizzante che caratterizza noi siciliani in genere e noi catanesi in particolare, che mettiamo nei nostri testi».
LA MUSICALITÀ Stile reggae innestato in atmosfere sicule, dunque, e testi che rappresentano la realtà, valutata interpretata e tradotta
in musica. «Il siciliano è isolano come il giamaicano – prosegue Lorca – e questo ci accomuna. Noi in più abbiamo il fuoco dell'Etna, un ardore, il proverbiale “solfarello”». Nella musica degli Original sicilian style le note sono come lapilli che cadono sul mare, malinconico per eccellenza, ma anche forza della natura quanto in

tempesta. «Elementi che ci contraddistinguono – afferma Lorca – e che emergono con forza nei live». I testi raccontano la realtà, e la codificano, trasferendola a chi ascolta in modo mediato solo dalle note. Perché, come sostengono gli Oss, «Il ruolo dell'autore è quello di raccontare delle storie, starne leggermente fuori e non essere coinvolto personalmente. È come essere affacciato alla finestra e guardare il mondo – prosegue Lorca Assassina – e raccontarlo. Anche quello che

«LA FUCINA DI VULCANO È PER NOI UNA FUCINA DI IDEE E DI STATI D’ANIMO E, INSIEME AL MARE, RAPPRESENTA IL RAPPORTO STRETTO CHE ABBIAMO CON LA NOSTRA TERRA»

«IL SICILIANO È ISOLANO COME IL GIAMAICANO E QUESTO CI ACCOMUNA. NOI IN PIÙ ABBIAMO IL FUOCO DELL'ETNA, UN ARDORE, IL PROVERBIALE “SOLFARELLO”»
non va nella nostra terra, che noi denunciamo. La musica deve far divertire ma anche fare riflettere».
L’ULTIMO ALBUM
Il terzo album degli Original sicilian style è intitolato Triskele, sinonimo di Trinacria e antico simbolo della Sicilia. La band, rinnovata nella formazione, nel lavoro, uscito alla fine dei maggio, propone un nuovo sound che fonde le radici reggae con il dub, l'hip hop, il funk ed il pop. Un disco maturo che conferma l'impegno sociale della band e che raccoglie otto tracce inedite ed un remix, ed è completato dalla presenza di un omaggio allo scomparso Pino Daniele ed una rivisitazione di uno dei primi brani dei Subsonica, Cose che non ho. All’interno di Triskele si trovano inoltre tre collaborazioni: Gaetano Dibartolo, backing vocals nei brani Never e Palazzo di cemento, mentre in Blazing Fire, due artisti della nuova scena reggae siciliana,Tupie e Mikilootzu. Il disco, interamente registrato a Catania presso Sinapsi Studio e missato a Roma da Paolo Panella presso Altipiani Studio.
LE DIFFICOLTÀ
L’originalità, che gli Oss portano anche nel nome, non sempre è facile da comprendere. Il pubblico, però, quando raggiunto viene conquistato e resta legato alla sperimentazione e alla contaminazione. Non è facile, soprattutto, in una città come Catania, una volta all’avanguardia nel proporre novità musicali, oggi però, quasi chiusa in se stessa. E allora è la provincia a dare maggiori opportunità, e soddisfazioni. Oltre che il resto d’Italia, dove il reggae sta attraversando un buon peridodo. «Ci sono altri cantanti che cantano nei loro dialetto – continua Lorca Assassina. Il reggae è in ascesa e noi, nel nostro piccolo, stiamo cercando di allargarci e farci conoscere. A casa nostra, però, è sempre complicato. Molti artisti si sono rivelati fuori e sono tornati vincitori in patria. Noi vorremmo combattere per essere , prima di tutto, vincitori in patria, ma è molto più complicato, anche perché da un'isola i collegamenti sono molto più difficile». Ma ci sono spiragli e novità, come ha evidenziato il successo del concerto a Nicolosi di un mese fa e quello ad Aci Castello, di fronte ai Faraglioni. «Nei paesi e più semplice farsi conoscere – conclude. Qui gli artisti vengono trattati da artisti, in città e più difficile, ma il nostro obiettivo e conquistare Catania».

CI SONO SPIRAGLI E NOVITÀ,
NEI PAESI È PIÙ FACILE FARSI TRATTARE DA ARTISTI,
L’OBIETTIVO È E RESTA CONQUISTARE CATANIA
