L A R I C E R C A S I FA D A G I O VA N I
Per i pazienti con malformazioni cerebrali e dello sviluppo corticale
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a “mia avventura“ al Meyer è iniziata circa 5 anni fa, dopo più di 10 anni lavorativi presso il Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Firenze, dove mi sono occupata di ricerca e diagnosi genetica nell’ambito delle malattie neurodegenerative dell’età adulta. L’opportunità di applicare le conoscenze precedentemente acquisite per studiare alcune patologie neurologiche pediatriche mi affascinò particolarmente, sia per i rapidi progressi ottenuti in questo settore negli ultimi anni, sia per la possibilità di aiutare i piccoli pazienti seguiti al Meyer. Il team della Neurogenetica coordinato dal Prof. Guerrini, nel quale sono stata inserita, si è rivelato un gruppo affiatato, con esperienza nel settore e contraddistinto da un forte entusiasmo e da un contesto lavorativo stimolante e innovativo. L’attenzione continua impiegata nelle attività di ricerca e l’impegno costante verso l’aggiornamento delle conoscenze hanno consentito al nostro gruppo di applicare tecnologie innovative per l’analisi genetica. Mediante metodica dell’Array-CGH, effettuata oggi in stretta collaborazione con il laboratorio di Genetica del Meyer, abbiamo identificato delezioni responsabili di alcune tipologie di malformazioni corticali che affliggono vari pazienti seguiti presso la Clinica di Neurologia Pediatrica. In particolare abbiamo intuito che le delezioni subtelomeriche identificate sul braccio corto del cromosoma 6 (6p25) sono Elena Cellini Dirigente Biologo presso il Laboratorio di Neurogenetica, SODC Neurologia Pediatrica e.cellini@meyer.it
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moltoMEYER | 4 – 2014
Elena Cellini responsabili delle malformazioni corticali (eterotopia periventricolare nodulare) e delle alterazioni identificate sia nella sostanza bianca che a livello cerebellare, presenti in questi pazienti. Il nostro studio ha quindi contribuito a una migliore definizione delle caratteristiche malformative cerebrali dei pazienti con delezioni del cromosoma 6p25. I risultati ottenuti sono stati per noi motivo di soddisfazione, non solo per il valore scientifico di questo studio che mi ha permesso di vincere il 3° premio “A. Meyer“ per Giovani Ricercatori indetto dalla Fondazione dell’Ospedale Pediatrico, ma perché ci hanno permesso finalmente di identificare il difetto genetico responsabile della patologia di due pazienti che da tempo erano seguiti presso la nostra struttura, senza aver potuto precedentemente ricevere una diagnosi genetica. In questi anni abbiamo proseguito applicando il sequenziamento di nuova generazione (NGS) per lo studio delle epilessie e, recentemente, per la ricerca di mutazioni in soggetti con malformazioni dello sviluppo corticale e altre malformazioni cerebrali, quali microcefalie e ipoplasie pontocerebellari, di cui mi sono occupata in particolare.
Il mio lavoro ha contribuito a traslare gli approcci metodologici inizialmente applicati a scopo di studio e ricerca, verso l’utilizzo nell’ambito della diagnostica genetica, con conseguente ampliamento dell’offerta diagnostica fornita dal nostro laboratorio. La possibilità di analizzare contemporaneamente ampi gruppi (o “pannelli“) di geni associati a malformazioni cerebrali, mediante NGS, ha aumentato le possibilità di identificare mutazioni causative nei piccoli pazienti afferenti al Meyer e provenienti anche da altri centri italiani, che non hanno la possibilità di effettuare questa tipologia di analisi genetiche. È stato possibile raggiungere questi risultati anche grazie al sostegno economico fornito dalla Fondazione dell’Ospedale Pediatrico Meyer al gruppo dei Giovani Ricercatori di cui faccio parte, che mi ha permesso di compiere gli esperimenti preliminari, effettuare periodi formativi e corsi con stage presso il Sanger Institute (Inghilterra), partecipare a convegni specialistici Nazionali e Internazionali nell’ambito del NGS e delle sue applicazioni. Spero che l’identificazione di nuovi geni e mutazioni responsabili delle malformazioni dello sviluppo corticale possa gettare le basi per comprendere, in un prossimo futuro, i meccanismi patogenetici di malattia. Questo è l’obiettivo ma anche la “sfida“ che ci prefiggiamo come ricercatori perché ci rendono felici e orgogliosi del nostro operato non solo il riconoscimento che viene dalla divulgazione scientifica dei risultati ottenuti, ma anche il sorriso dei piccoli pazienti e la gratitudine dei loro genitori quando riusciamo a capire le cause di malattia, a fornire loro un counselling genetico appropriato. Tutto questo ci indica di aver svolto nella direzione corretta il nostro lavoro e ci dà la spinta per proseguire con entusiasmo le nostre ricerche e migliorare sempre le nostre attività. •