Previdenza
a cura di Luca Giustinelli
Digitalizzazione dei servizi? Sì. Consulenza e orientamento, anche
I
l progresso (termine dalla valenza controversa), si sa, non conosce sosta. Tuttavia, ci sono eventi che provocano repentine accelerazioni della Storia, che spesso ci piombano addosso all’improvviso e ci fanno compiere balzi in avanti fin lì inimmaginabili. Il Covid è stato uno di questi eventi. La recente pandemia, pur con il suo carico di lutti, tragedie, costi umani e sociali, con le ricadute negative che ha provocato su interi comparti produttivi e settori economici, ha costituito infatti anche un formidabile acceleratore di fenomeni e processi già in atto. Fenomeni che si sarebbero inevitabilmente compiuti comunque, ma che avrebbero impiegato ancora anni ad arrivare a compimento e che, invece, le condizioni create dalla pandemia hanno fatto immediatamente realizzare. Nel periodo di emergenza sanitaria, di fronte all’eccezionalità della situazione che stavamo vivendo, sono diventate possibili cose che prima non lo erano e sembravano non poterlo essere; sono caduti vincoli che sembravano capisaldi e si sono affermati strumenti di cui la maggioranza di noi in precedenza aveva solo sentito vagamente parlare: basti pensare allo “smart working” e alle “video call”.
La pandemia ha dato una forte spinta ai processi di informatizzazione nella Pubblica Amministrazione. In ambito previdenziale resta però fondamentale il ruolo del patronato, per assistere e guidare i cittadini verso scelte consapevoli Questi strumenti sono diventati, in pochi mesi, patrimonio collettivo a cui adesso pare impossibile rinunciare: lo smart working serve a conciliare in maniera più efficace le esigenze lavorative con quelle della vita personale e familiare, e a decongestionare le città. Inoltre, contribuisce al risparmio energetico e riduce i costi per le aziende. Le videoconferenze consentono di collegare persone in tutte le parti del mondo e permettono ad uno studente italiano di seguire le lezioni di un docente oltreoceano. Più in generale, la pandemia ha dato una forte spinta alla digitalizzazione dei servizi, anche per quanto riguarda l’ambito previdenziale. L’INPS - di gran lunga il principale ente previdenziale italiano - è stato, storicamente, un precursore ed innovatore in materia di informatizzazione e meccanizzazione all’interno della Pubblica Amministrazione, non di rado anche con “strappi” e fughe in avanti che hanno generato più di
una difficoltà nei suoi interlocutori e stakeholders (parti interessate, ndr); proprio questa sua vocazione “informatica” e “tecnologica” ha consentito all’Istituto di diventare il gestore di una delle maggiori e più importanti banche dati previdenziali, assistenziali e reddituali d’Europa. Era facilmente prevedibile, quindi, che l’ingente massa di risorse economiche che le misure di attuazione del PNRR destinano all’innovazione tecnologica e alla transizione digitale avrebbe dato ancora maggiore impulso a questa vocazione innata nell’Istituto, il quale, infatti, proprio sfruttando queste risorse, sta progressivamente avviando progetti e piattaforme che hanno l’obiettivo di rendere concretamente fruibili le prestazioni a cui i lavoratori, a diverso titolo, hanno diritto. In pochi mesi abbiamo così assistito (per ora) alla nascita di un progetto di “automazione” di alcuni tipi di pensioni ai superstiti, alla creazione delle maggio 2022 | www.spazio50.org
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