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BARCAMP RACCOLTA DIFFERENZIATA? INTERVISTA DAVID PETRIE PAKISTAN

CONCORSO FOTOGRAFICO


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BREVI Brevi, Down in Albion e altro .................................................... 4-5 BARCAMP Una buon non conferenza a te ............................................... 6-7 RIENTRO DOLCE Questo pianeta non è abbstanza grande per tutti e due .. 15 PELLEGRINO DOVE VAI? Sulla strada per Santiago de Compostela ...................... 16-17 LA “NOTTE SILENTE” DEL 1914 La tregua di Natale del 1914, tra inglesi e tedeschi ..... 18/19 PERVEZ MUSHARRAF Le Pakistan c’est moi! .......................................................... 20/21 CHI HA PAURA DELLA RACCOLTA? Ma i gusci di noce vanno nell’umido o nel secco? ...... 22/23 C’E’ ARIA, AL DI FUORI DI VERONA E comunque Venezia è bella, ma non so se ci vivrei ... 22/24

PASSATENEO

INTERVISTA David Petrie ............................................................................... 8-11 COME STANNO I FATTI La sporca faccenda dei Lettori del CLA .......................... 12-14 ANCHE L’UNIVERSITA’ DISCRIMINA Meglio se i nostri iscritti sono italiani, va là ............................ 15 ERASMUS Perché l’ottimismo è la birra della vita! ................................... 36

PASSATEMPO

MUSICA TRA I GHIACCI Ovvero la bella scandinavia....................................................... 12 UNIONE SOTTO CRISI L’ultimo della Comencini ............................................................ 33 VARIE ED EVENTUALI Le assurdità su E-bay ........................................................... 14/15 NERO - RUBRICA DI PAROLE Perché lei doveva fare bee ................................................. 28-30 DIARIO D’ACCADEMIA Abbella! ...........................................................................................17 ARTE Spike jonze ed i suoi attributi .....................................................35 LIBRI “Con gli occhi del nemico” .........................................................35 CUCINA La Silvietta questo mese ci fa la pearà ...................................17 EVENTI Stefania Gatta ha selezionato un po’ di cose da fare .........18 SPOGLIATA DI SENSO Lo sai chi era Simone de Beauvoir? Dovresti ...................... 19 Inviate i vostri testi a PASS - pass.vr@libero.it - oppure consegnateli direttamente alla redazione. Gli scritti devono essere inediti e autografi, ogni manoscritto a noi pervenuto non verrà restituito. La redazione si riserva il diritto di apporre qualsiasi correzione o modifica, nonchè la decisione finale in merito alla pubblicazione

EDITORIALE prodotto

grazie al contributo dellʼUniversità di Verona

PASS - Parola agli studenti Periodico mensile di informazione Registrazione tribunale di Verona n° 1748 del 31.3.2007 Direttore responsabile: Angelo Perantoni Propiretario ed Editore: Tommaso Boscaini, Verona Redazione chiusa il 4 febbraio 2008 PER i TESTI SI RINGRAZIANO: Francesco Greco, Eugenio Belgieri, Nicola Devincenzi, Irene Pasquetto, Paolo Perantoni, Giovanni Ghisu, Tommaso Boscaini, Erica Ganz, Luigi Tasca, “Alanus”, Juliette Ferdinand, Pietro Firrincieli, Silvia Caucchioli, Federico Longoni, Carlo Bortolozzo, Alessio Semenzin, Irene Bissuel, Giulia Motteran, Stefania Gatta. A tutti coloro che abbiamo dimenticato: grazie, e che basti. Si ricorda che il contenuto del singolo articolo non definisce il pensiero della redazione. PER LE FOTOGRAFIE: Pietro Firrincieli (copertina e intervista a David Petrie) Tommaso Boscaini, Google, Juliette Ferdinand, Wikipedia, Irene Pasquetto, i soldati tedeschi ed inglesi del 1914, Giulia Motteran. PER LE ILLUSTRAZIONI: Emanuele Bena PER IL PROGETTO GRAFICO: Tommaso Boscaini. Un doveroso ringraziamento ad Eugenio Belgieri, il nuovo grafico LA FOTO DI COPERTINA È DI: Pietro Firrincieli Grazie a tutti coloro che hanno collaborato, ma che sono stati dimenticati nei ringraziamenti. Stampato dala tipografia CIERRE - Sommacampagna, VR

Martedì cinque febbraio duemilaotto, l’ultimo editoriale che scrivo per PASS, dodici mesi sopo aver pubblicato il primo numero, ma anche tre mesi prima della mia laurea. Il mio turno è giustamente finito, adesso tocca agli altri mandare avanti la baracca. E dunque: occhio al colophon, il prossimo numero. Ma queste sono cose personali, dunque non mi dilungo e chiudo. Vorrei invece parlare di altre cose. Vorrei parlare del fatto che ieri il postino mi ha recapitato una lettera inviatami da una certa USPI. “Chi è uspi?” Mi chiedo io tutto emozionato per via della prima (ed ultima) corrispondenza ricevuta da Tommaso Boscaini Editore. L’acronimo vuole dire Unione Stampa Periodica Italiana, e nella lettera c’è scritto che mi offrono l’iscrizione, che costa meno di duecento euro all’anno, e che è un’organizzazione che si occupa di curare gli interessi degli editori presso gli organi istituzionali. La legge dovrebbe proibire certe cose, che per natura non possono essere pulite. Ma questa è un’opinione, e poi non volevo parlare neanche di questo. A dir la verità non sono abituato ad avere tutto questo spazio per l’editoriale, di solito io sto di là, a sinistra. (Hey, niente riferimenti politici…) vicino al sommario, per capirci. Comunque vedo tutto quello spazio bianco sotto la riga che sto scrivendo e penso sempre di più che cambierò carattere, corpo del testo ed interlinea, così occupo più spazio senza scrivere troppo. Ma una cosa da dire ce l’ho: voglio ringraziare (da qui, si, problemi?) tutti i redattori di PASS, per avermi dato la possibilità di provare l’esperienza del ruolo di caporedattore, e per avere fatto un ottimo lavoro, che tra l’altro è culminato ora in questo numero doppio. Quaranta pagine piene di cose: i “barcamp”, di cui non conoscevo nulla; il “rientro dolce” una cosa folle dagli antichi sapori malthusiani; il racconto di Irene del Cammino di Santiago (un paio di mesi fuori di casa, e a piedi). La tregua di Natale, cosa dimentico! A pagina diciotto, tutte cose vere, ma che sembrano un film di Frank Capra. E poi la seria indagine di Juliette sul comportamento nei riguardi della raccolta differenziata, con le illustrazioni di Manuele Bena, nuovo acquisto della redazione. A Juliette dovrei forse chiedere scusa, perché fino ad un paio di settimane fa (scrivo il cinque febbraio) si pensava che sarebbe stato l’argomento principale del numero, e invece poi è saltato clamorosamente al secondo posto, e come al solito perchè l’ho deciso io. Probabilmente le cose saranno più democratiche in redazione d’ora in poi, juliette… Ad ogni modo, credo che il tema dei Lettori sia importante. Credo sia importante che si sappia in giro, insomma. Perché, come al solito, dei guai italiani si parla solo all’estero. Posso assicurare che la nostra è la trattazione più lunga che ne sia stata fatta in Italia. Che poi la trattazione non sia conclusa è un peccato: le persone da noi interpellate all’interno dell’istituzione universitaria di Verona, vuoi per il poco tempo concesso, vuoi per altri motivi, non ci hanno ancora risposto. Ci farebbe piacere ricevere risposta alle nostre (precise) domande, perché effettivamente al racconto manca il finale. La faccenda comunque, e vi invito a leggere il (complicato) resoconto dei fatti, è perlomeno paludosa. Ed uso un eufemismo. Francesco Greco ha interevistato il “piantagrane” David Petrie, che (parafraso a memoria, ma le parole provengono da personale dell’Università di Verona) getta fango sull’istituzione di continuo. Ed io invece ho cercato di creare una storia. La storia a dir la verità c’è di per sè, senza che arrivi io a inventarla. Però è molto lunga e controversa. E allora io ho messo assieme i fatti più significativi e gli ho dato un filo narrativo che, spero, la faccia essere leggibile. Ad ogni modo nulla è inventato. Per tutto ciò che vi verrà raccontato esistono dei documenti comprovanti. Di certo alcune università, e l’intero stato italiano, non ne escono molto puliti. A voi, arrivederci. Tommaso Boscaini - tomlattebiscotti@gmail.com

COPYRIGHT: le condizioni di utilizzo di testi e immagini, laddove è stato possibile, sono state concordate con gli autori. Se ciò non è stato possibile, l’editore si dichiara pronto a riconoscere un giusto compenso. Tutti i diritti sono riservati, Testi, grafiche e fotografie sono coperte da copyright. Ogni copia degli stessi è illecita.

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NOTIZIE DAL MONDO

•ITALIA - Scuole del set-

tentrione in crisi per mancanza di supplenti. Migliaia di supplenti provenienti dal Sud Italia hanno rinunciato all’aggiornamento delle graduatorie del 2009 per il rischio di trovarsi in fondo ad esse. Così le “ore buche” sono diventate difficili da coprire se non incaricando supplenti appartenenti alle graduatorie d’istituto o neolaureati. Per il prossimo anno, comunque, non si prevede un miglioramento; anzi, potrebbero essere nominati anche laureandi. gennaio

condanna a morte in Alabama. L’esecuzione era stata programmata per il 1 Febbraio in deroga alla moratoria di fatto che la Corte aveva decretato quattro mesi fa nell’attesa di esprimersi sulla costituzionalità dell’iniezione letale, metodo utilizzato da 35 dei 36 stati nei quali è in vigore la pena di morte, Alabama compreso. 1 febbraio

•MAROCCO - Anche

in Marocco si discute di aborto. L’Association Marocaine de Planification Familiare ha condotto uno studio dal quale risulta che ogni giorno nello stato nord-africano vengono praticati 400 aborti clandestini. Di conseguenza sono migliaia i casi di donne in stato di shock emorragico o settico, mutilate o intossicate, che arrivano quasi ogni giorno all’ospedale, dopo un tentativo di aborto. Secondo l’Organizzazione Mondiale di Sanità, il 13% della mortalità materna in Marocco è dovuta all’aborto e resta assai elevata, nell’ordine di 228 aborti ogni 100.000 nascite. Dati che tentano di aprire un dibattito serio e dimostrare l’inefficacia di una legge repressiva come quella esistente. gennaio

•NEW YORK - Sospesa

un’esecuzione in Alabama. La Corte Suprema degli Stati Uniti ha sospeso all’ultimo minuto l’esecuzione di una

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•LONDRA/1 - Gordon

brown annuncia: anche le aziende potranno rilasciare veri diplomi. Il primo ministro Gordon Brown ha inaugurato un’iniziativa mirata a permettere alle aziende private di certificare esse stesse l’istruzione che forniscono. Lo scopo: offrire una preparazione pratica spendibile come se fosse a tutti gli effetti un titolo di studio. I McDonald’s disseminati per il Regno Unito sono pronti offrire ai propri dipendenti corsi annuali in “management di ristorante fast food”, equiparabili dal punto di vista legale ai diplomi offerti da scuole e università. I critici, che dubitano del reale valore che una tale certificazione potrà avere rispetto ad una laurea, li hanno già chiamati “McDiplomi”. 29 gennaio

•LONDRA/2 - Sperma

•RUSSIA MERIDIONALE - Chiuso dalle au-

torità il sito Ingushetia.ru. Magomed Evloev, fondatore del sito web di opposizione Ingushetia.ru, chiuso martedì 29 gennaio, ha organizzato una petizione per fare luce sui reali risultati delle elezioni parlamentari russe svoltesi il 2 dicembre, per le quali le statistiche ufficiali davano una percentuale di partecipazione al voto del 99% ed affermavano che quasi tutti hanno votato per Putin. 90.000 persone delle 450.000 abitanti la regione dell’Inguscezia hanno firmato, asserendo di non aver votato. 30 gennaio

•RUSSIA/2 - Aperte il 2

oriente, sono stati tagliati il 30 gennaio. Il danno è stato imputato ad ancore di navi. Il 2 febbraio un terzo cavo, il Falcon, è stato tagliato al largo di Dubai. Il Falcon fornisce il servizio, tra gli altri, ad Iran ed Arabia Saudita. 3 febbraio

•VENEZUELA - Cha-

vez promuove alleanze militari sudamericane. Il presidente del Venezuela Hugo Chavez ha rivolto un invito a Nicaragua, Cuba, Bolivia e Rep. Dominicana, per formare una alleanza militare anti-americana ed anti-colombiana. 17 gennaio

•GAZA - Richiuso il

muro. Dopo 12 giorni il confine fra l’Egitto e la Striscia di Gaza a Rafah è stato chiuso, in seguito ad una operazione concordata fra la polizia egiziana e le forze di Hamas che controllano la Striscia.

•TELEFONIA - In at-

tesa di Android. Sempre più insistenti le voci che vogliono Google e Dell in partnership per la produzione di un telefono cellulare dotato di piattaforma Android. Ma il portavoce di Dell ha smentito le voci che indicavano un accordo già siglato tra le due aziende.

febbraio le campagne elettorali per la Presidenza in Russia. Fuori il campione di scacchi Kasparov, che denuncia “difficoltà oggettive.” I candidati: Medvedev, già presidente della Gazprom e delfino di Putin, Gennady Zyuganov, leader del partito comunista,Vladimir Zhirinovsky, fondatore del partito liberal-democratico, Andrei Bogdanov, 37enne facente parte del partito democratico.

(foto rubata) Murale di Banxi, nella west bank

il cavo

femminile dal midollo osseo delle donne. Scienziati inglesi dell’università di Newcastle Upon Tyne, sotto la guida del professor Karim Nayernia, avrebbero trovato un modo per trasformare le cellule staminali del midollo osseo femminile in spermatozoi. I bambini nati in questo modo potrebbero essere esclusivamente di sesso femminile, perché nella riproduzione non entrerebbe in gioco il cromosoma Y, che è patrimonio esclusivo dei maschi. Il rischio di malformazioni sarebbe però elevatissimo. (31 gennaio)

•WWW - Internet inter-

roto in parte dell’Africa e dell’Asia. I cavi FLAG Europa-Asia e SeaMeWe4, che sono posati sul fondo del mediterraneo al largo di Alessandria e che portano il 75% di tutto il traffico internet tra Europa e Medio

•MEDIO ORIENTE Dal 27 dicembre all’1 febbraio sono morti 111 palestinesi e 2 israeliani.

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DOWN IN ALBION Di Francesco Greco

n una recente intervista al Daily Telegraph, il famoso attore e regista Kenneth Branagh ha dichiarato la sua dipendenza dalla paura. Con questa affermazione si è quindi segnalato come uno di quegli epigoni del cosiddetto ‘Fear Effect’, un effetto a lungo termine dell’ondata di paura generata dagli attentati del 7 e 21 Luglio 2005. Secondo alcuni psicologi il cuore del famigerato humour britannico avrebbe smesso di battere, ma come dimostrano alcuni fatti di cronaca, non dovremo ancora metterci in fila per rendergli l’ultimo sepolcrale omaggio. Non è apparso per nulla spaventato il famoso show-man britannico Sir Jimmy Savile, quando nel corso di un Awards Il sex-symbol event a Leeds una giovane fan lo ha atterrato e dopo avergli sottratto i suoi famosi occhiali color fenicottero, è fuggita indisturbata. Ha poi dichiarato: “Sono cinquanta anni che una ragazza non mi salta addosso!”. Se la giovane in questione non passerà di certo dei guai, è invece nei pasticci il pro-nipote del primo alcolizzato nella storia britannica ad

Viviamo in un’epoca che legge troppo per essere saggia, e crede troppo per essere bella. Oscar Wilde

essere stato eletto Primo Ministro: Nicholas Barton, figlio di Arabella Churchill, a sua volta nipotina del ben più famoso Winston Churchill. Il giovane rampollo avrebbe nascosto nel suo appartamento a Cooge (Australia) ben 51 kg di Ecstasi. Nicholas non aggiunge nulla di nuovo alla lunga storia di vizi e perversioni della famiglia Churchill, tanto che il padre di Winston contò più come libertino che come politico. E’ ora in prigione a Sidney ed avrebbe goffamente dichiarato che quelle pillole erano il suo rimedio contro l’emicrania che lo tortura da anni. Più di un maldistesta ha procurato invece l’insolita lettera ricevuta da Maurice Fox, settantasettenne pensionato del Devon, il quale tramite la suddetta missiva è stato richiamato all’ordine dal Social Club del quale è un assiduo frequentatore da Lo scorreggione ormai più di venti anni. Fin qui nulla di strano, sennonché la motivazione addotta era la seguente: Mr Fox doveva cercare di limitare la propria flatulenza all’interno del Club, essendo un ‘heavy farter’(traduzione letterale: ‘pesante scorreggiatore). Maurice ha dichiarato che la lettera è stata una sorpresa, ha però chiosato: “Penso che qualcuno si sia lamentato per il forte rumore. Scorregio forte, ma non lascio alcuna puzza!”. ■

SUBMISSION - Ayaan Hirsi Alì, la prima profuga europea dopo lʼOlocausto

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’artista inglese Grayson Perry, dalla fama di dissacratore iconoclasta, ha dichiarato di avere paura. Paura di fare la stessa fine del regista olandese Theo Van Gogh assassinato nell’autunno 2004 dopo aver girato una pellicola sulla condizione della donna nell’Islam. Intitolata ‘Submission per l’appunto, la traduzione inglese della parola Islam. La stessa minaccia di morte ora pende su Ayaan Hirsi Alì che del cortometraggio ha scritto la sceneggiatura. Teme di essere brutalmente sgozzata come l’amico regista, raggiunto dalla lama di un fanatico per le strade della libera Amsterdam. Nella capitale olandese Ayaan vi giunse da

esule. Nata in Somalia nel 1969, figlia del leader dell’opposizione contro Mohamed Siad Barre, a ventidue anni fugge dalla propria famiglia che l’aveva promessa in sposa contro la sua volontà. Non si presenta alla cerimonia e scappa prima in Germania e poi in Olanda, dove si laurea in Scienze politiche. Giornali e radio incominciano a parlare di lei per le sue aspre critiche alla società islamica. Poi l’idea di ‘Submission’, un cortometraggio di soli 10 minuti che denunciasse le violenze perpetrate contro le donne mussulmane ritenute colpevoli di non rispettare il Corano. Quelle stesse donne che appaiono nel documentario sfregiate e

con la schiena incisa dei versetti del Corano. Puntuale è giunta anche una fatwa di condanna a morte. Da allora Ayaan Hirsi Ali vive protetta da una scorta armata. Dal 2006 vive stabilmente negli Stati Uniti da dove in una recente intervista ha sottolineato il paradosso a cui è arrivata la società occidentale, nell’omologarsi al dogma islamico di incriticabilità dell’Islam. Per paradosso anche in Occidente l’Islam è divenuto incriticabile. Da qui l’adozione di un trattamento di riguardo per la religione di Maometto. E di isolare le voci dissidenti come la sua che hanno voluto segnalarne la costante violazione dei diritti dell’uomo. Per questo motivo il famoso scrittore anglo-indiano Salman Rushdie, anche lui nel 1978 minacciato di morte per il suo romanzo ‘I versetti satanici’, la ha definita la prima profuga europea dopo l’Olocausto. ■

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cipanti, portando argomentazioni contrarie o a favore, cercando a tratti di spostare la libera discussione verso altri orizzonti: è la stessa platea che si automodera (e lo fa anche bene).

A EUGENIO BELGIERI

spetta, fermati un momento.

Immagina la solita e noiosa conferenza, in cui dopo tre ore di parole, lucidi e qualche battuta che nessuno capisce, il relatore chiede alla platea, che si chiede da due ore e cinquanta minuti perché è li, se ci sono domande, e nessuno osa fare neanche un gesto. Ora cancella tutto! Pensa invece a un “Eden” in cui la gente si ritrova perché è relativamente interessata all’ argomento (e non per farsi vedere dal prof che poi ti riconoscerà all’esame), in cui il relato-

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re è una persona, non una figura mitologica, e potrebbe persino assomigliarti, magari è un ventenne timido e con gli occhiali spessi, una tipica trentenne in carriera, o una mamma con prole al seguito. Bene, ora figurati un cartellone bianco, un blocco enorme di post-it e qualche penna a sfera: nessuna locandina, nessun programma. Tutti possono utilizzare questo spazio in piena libertà, ognuno può incollare il suo bel foglietto giallo, scriverci l’argomento di cui vuole parlare e indicare l’ora e la sala in cui lo vuole fare. Se l’esercizio di immaginazione non è stato turbato dalle migliaia di ore passate a memo-

rizzare nozioni su nozioni, opere, date, celebri scomparse e celebri vite, allora vuol dire che hai immaginato di partecipare a un BarCamp. In parole semplici, un BarCamp (d’ora in poi BC) è una rete internazionale di conferenze aperte (unconference, ossia nonconferenze), i cui contenuti sono proposti dai partecipanti stessi. Il nome si rifà al termine FooBar già utilizzato dagli hacker: i BC, infatti, sono nati in risposta ai FooCamp, una nonconferenza annuale, su invito, ospitata dall’editore di testi sul software libero Tim O’Reilly. Questa sorta di social forum, nasce dal desiderio delle persone di condividere e apprendere in un ambiente aperto e libero, senza bisogno di inviti e soprattutto senza la pretesa di sentir-

Foto presa da www.blog.sun.com/venky/entry/bar_camp_bangalore

Participants in the first BarCamp simultaneously comment, listen, and follow along on their screens.

BARCAMP Una buon non conferenza a te Participants in the first BarCamp simultaneously comment, listen, and follow along on their screens.

Barcamp a bangalore, luglio 2006

si un’elite. In una nonconferenza collaborativa, chiunque può “salire in cattedra”, proporre un argomento e parlarne agli altri, con lo scopo di favorire il libero pensiero, la curiosità, la divulgazione dei temi legati al Web. Per partecipare basta digitare “barcamp” sul nostro caro Google, visitare i blog e i siti dedicati, trovare il BC che più ti và a genio e infine iscriversi via email. Ogni informazione è a disposizione e semplice da trovare, se però le risposte non ti soddisfano, lasciati guidare dalla curiosità e vai a vedere di persona: i BC infatti si stanno diffondendo anche in wikipedia Italia. Il primo si è svolto a Milano, seguito da analoghi eventi a Torino, Roma, Genova, Matera, Catania, e nelle regioni delle Marche, Veneto e Sicilia. Attirato dai “rumors” della rete, ho deciso di fare ricerca sul campo e lanciarmi in questo meraviglioso mondo. A Luglio mi sono iscritto con tre prodi compari e sono partito alla volta di Treviso, presso il Centro Sportivo La Ghirada (sede delle squadre di rugby, volley e basket trevigiane). Per far comprendere al meglio situazioni, mission e atmosfera della manifestazione, mi avvarrò dell’aiuto di Adelmo (mio alterego nerd), autodefinitosi un “vero barcamper”. Forse un po’ invasato, Adelmo arriva presso la sede la mattina presto, dopo un viaggio allucinante dalla Sicilia al Veneto, fatto di treni, traghetti, passaggi con l’autostop, il tutto condito

Libertà, si respira aria di libertà. Tutti possono fare tutto nel rispetto di tutti. Ragioni utopisticamente e tutti sono d’accordo con te, nessuno pensa che la tua idea sia priva di utilità e non possa mettere radici. Ti immergi nel libero mondo del Web, ti perdi per qualche ora al giorno nella rete wireless gratuita, ti scopri intento a respirare innovazione e ti senti finalmente parte di un movimento importante. Il Movimento (la m è volutamente maiuscola) denominato Web 2.0 (unico genitore dei BarCamp) è solo la punta dell’iceberg, il cavallo di troia che di qui a qualche anno permetterà a tutti, anche a te che cerchi sempre di accendere il pc con il telecomando della tv, di far diventare importante ciò che non lo è, accedere liberamente e gratuitamente a internet da qualunque luogo in cui ti trovi, condividere file, esperienze, pensieri (l’utilità non conta affatto) con chiunque e, infine, navigare in un mare di siti user-friendly semplici e amichevoli che non ti chiedono nulla ma ti offrono tutto quello che stai realmente cercando.

da caldo afoso e tremendi ritardi. Tutto trafelato, corre confusamente fino all’Accoglienza ancora con il trolley da portare all’hotel, che si rivelerà poi un due stelle vista statale (con relative mignottone) e, tutto sudato, si mette al collo il suo badge nominale (rigorosamente verde acido), mentre con l’altra mano regge il pacchetto del partecipante: penna, notes, popcorn, acqua minerale e cocacola. L’ingresso è libero, ma con 10 euro potrà mangiare a colazione, pranzare e fare aperitivo. Il nostro eroe è ora pronto per mettersi all’opera. Scopre con piacere che tutta la struttura gode di rete wireless gratutita e che non è solo: altri barIl logo barcamp Italia camper come lui pullulano nelle sale a disposizione e, con il giusto spirito collaborativo che li deve distinguere, stanno dando una mano ai volontari dell’organizzazione. Il “giovane lupetto” inizia a darsi da fare, parla e scherza con tutti, pulisce, collega cavi, ci prova virtualmente con le cameriere del bar. Oggi è il suo gran giorno: ha preparato un argomento di cui discutere. Insomma, Adelmo è ormai immerso nel social forum, appuntamento alle due e mezza nella Sala 3. Condivide con quanti interessati la sua passione per i blog, discutendo di un futuro prossimo in cui anche la parrucchiera quarantenne e pettegola (mi si passi lo stereotipo) avrà il suo spazio gratuito online e lo troverà utile per trattare argomenti quali i nuovi modelli di bigodini e le corna che la moglie di Gino gli mette da dieci anni con il cugino del figlio del lattaio. Durante la nonconferenza sono intervenuti alcuni parte-

Tutti saremo nerd, tutti non ci sentiremo nerd, sarà la rivincita del giovane Skreech di Bay Side School, sarà talmente normale e naturale avere a che fare con una tecnologia accogliente, che tua madre non dovrà più aspettare il tuo aiuto per aprire un file di word o scaricare le foto dell’ultimo viaggio in Perù sul suo portatile: tutti sapranno fare tutto, tutti godranno di una rassicurante autonomia assistita (su richiesta, naturalmente). Per il resto, se l’argomento ti interessa, come dice sempre un mio amico informatico, “Cerca su Google!”, la rete brulica di informazioni. ■

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sistema legale del suo stesso Paese. Uno dei due imputati fu infine assolto e trovato innocente.

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Le fotografie sono pubblicate per gentile concessione di David Petrie

intervista di FRANCESCO GRECO, fotografie di PIETRO FIRRINCELI

cendere le scale del CLA (Centro Linguistico D’Ateneo) può sembrare una discesa agli Inferi, nel sottobosco della didattica, lì dove le Muse non si sentono. L’ambiente è oppresso da un basso soffitto grigio e se non fosse che Victor Hugo è morto da ormai più di un secolo, l’avrebbe sicuramente preso come un soggetto interessante per la sua Corte dei Miracoli, una base sotterranea dei suoi miserabili. Tutto si muove qui sotto

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come un gioco d’ombre nello spazio diviso tra piccole aule dove lavorano ogni giorno più di venti lettori stranieri. Pochi sanno e chi sa tace che il 18 Luglio 2006 la Corte di Giustizia Europea ha condannato per la quinta volta la Repubblica Italiana per il suo trattamento discriminatorio nei confronti dei lettori stranieri. Questi ultimi sostenevano di essere stati discriminati sulla base della loro nazionalità e che gli ve-

niva perciò negata una giusta retribuzione; inoltre il loro impiego a tempo determinato era da considerarsi illegale- a fronte di una schiera di professori italiani impiegati loro a tempo indeterminato. La Corte lussemburghese si schierò a favore dei lettori. Sembrerebbe un caso alla Dreyfus, se non fosse che l’uomo che ha organizzato la campagna anti-discriminazione è uno scozzese di Dumbarton (una cittadina nelle vicinanze

di Glasgow n.d.a.), ciò che c’è di più lontano da un ufficiale francese dell’ottocento. Il professore David Petrie combatte però dalla gioventù la sua personale battaglia sul fronte dei diritti: appena diciannovenne vinse un premio (l’ ‘Oscar Wilde Debating Championship n.d.a) per aver difeso i diritti dei cattolici nel Nord dell’ Irlanda, nonostante provenisse da una famiglia protestante. Alcuni anni dopo è ancora in prima linea per difendere due giovani allievi libici contro il

David Petrie.

Mentre siede di fronte a me in una delle aule del CLA, dove finalmente i lettori di lingua inglese hanno trovato una comoda siCosì inaugurò il primo di almeno quastemazione, capisco che per lui, quando ne- ranta lobbying-trips a Bruxelles. “Quale fu gli anni ottanta arrivò a Verona dopo il risultato della Sua azione presaver insegnato in Libia e in Medio so l’Unione Europea?” gli chiedo, Oriente, deve essere stata una mespezzando quel largo sorriso.“Vintaforica discesa agli Inferi. “Era il si una causa presieduta dal giudice 1984” mi dice bilanciandosi sulla Chimenz, il quale stabilì che il vasedia, quasi stesse in realtà pondelore del nostro lavoro- riferendosi rando un ricordo che gli arriva da all’ art. 36 della Costituzione (l’arlontano “ quando decisi di portare il ticolo stabilisce che un lavoratore mio caso e quello di altri lettori all’attenzio- debba essere pagato sulla base della quantità ne del Parlamento Europeo. Mi ero appena e della qualità del suo lavoro n.d.a.)- doveva trasferito all’ ateneo veronese. Il problema essere equiparato a quello di un professoera che venivano utilizzati due metodi di- re associato. Tuttavia questo parametro non versi di reclutamento del personale docente: è stato ancora applicato. Percepisco tuttora da una parte i docenti di ruolo, associati e uno stipendio di 1.365 euro, mentre se fosi ricercatori, quasi tutti con un contratto a sero stati applicati gli scatti d’anzianità dovutempo indeterminato, dall’altra noi lettori ti per legge, ne avrei guadagnati 2.055 !”. “E con un contratto a tempo determinato”. Il quale fu la reazione dell’Università?”. Smetprofessore Petrie si concentra sul ricordo: te di dondolarsi sulla sedia e stavolta taglia “La considerai una l’aria con parole vera e propria dinette: “Mi portò scriminazione in Ho poca fiducia in un cam- anche in Cassaziocontrasto con l’ar- biamento che provenga dal- ne. Non sembravaticolo trentanove accettare il fatto la classe dirigente- equità e no del Trattato Euroche un professore meritocrazia sono ciò che straniero potesse peo: così mi rivolsi per Superman è la criptonite: essere equiparato alle autorità competenti in ambito assolutamente ripugnante e ad un professouniversitario. Non re associato. Vinsi potenzialmente letale. ci presero sul seanche lì ed allora rio”. E dicendo furono costretti ad questo sfodera un abile sorriso:“Misero però affrontare la questione. Si attaccarono ad un in atto una strisciante campagna clandestina cavillo legale, affermando che la decisione di persuasione, cancellando i nostri numeri presa dal giudice Chimenz aveva una valitelefonici dagli elenchi e tante altre cose ri- dità determinata, sarebbe a dire per un solo portate nella Risoluzione B4-0968/95 del anno. Ed ovviamente io non accettai”. Parlamento Europeo, al punto C” mi mostra la Risoluzione, dopo aver rovistato frenetiDirotto ancora il discorso verso lo spazio camente nella borsa. Il sorriso si fa ancora etereo dei ricordi, quella nebulosa fatta di più tirato come quello di chi pregusta con sensazioni e talvolta di nostalgia che ci uniattenzione l’effetto di una storia sul suo in- sce al passato: “Ritornando ai suoi viaggi a terlocutore. Riprende fiato e pesa le parole Bruxelles, memorabile fu quello compiuto in modo preciso: “Preparai una lista di que- nel 1993 a bordo di un pullman, al quale sti soprusi, filmai il tutto e poi mi recai dal parteciparono i lettori, alcuni studenti simRettore: gli dissi che avrei presentato il caso patizzanti e il famoso scrittore inglese, Tim al Parlamento Europeo. Mi rise quasi in fac- Parks che poi utilizzò l’episodio come base cia. Non pensava che l’avrei fatto; invece lo del suo romanzo ‘Europa’. Nel romanzo ho fatto”. Il sorriso è ormai completo. Fu però il viaggio è guidato da un accademiallora che creò l’Allsi (l’Associazione Lettori co di origine scozzese con un forte interesse di Lingua Straniera in Italia) che come mi estracurriculare per le sue studentesse e semdirà più tardi: “è la più grande associazione brerebbe che Parks si sia ispirato a Lei per il di lettori in Italia. Molti lettori si rivolgono personaggio. Parks però le fece la cortesia

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a noi piuttosto che ai sindacati di riferimento. Decisi di crearla quando capii che nessun sindacato avrebbe risolto il problema, perché i sindacati sono parte del problema; parte del sistema”.

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di mostrarle il manoscritto per paura che lo potesse denunciare. Quale fu la sua reazione?”. Mi guarda e poi risponde piuttosto divertito: “Premetto di non aver letto Europa quando fu pubblicato, ma ne lessi il manoscritto. Lo trovai povero in immaginazione e pieno di errori per quanto concerneva il funzionamento delle istituzioni europee. Il protagonista era chiaramente modellato sulla mia persona e lo feci notare a Tim. Mi hanno detto che Parks fu d’accordo a cambiare il personaggio da un noioso Scozzese ad un ben più interessante Gallese di origini indiane.. mantenne però la perversione del primo che amava farsi pisciare sulla barba dalle sue studentesse!”. Scendiamo dalla scala dei ricordi verso il mondo più concreto, quello della moderna Italia, di un sistema che Petrie ha definito nel titolo del suo memoriale in prossima uscita, un Rubber Wall, un muro di gomma fatto di piccoli clientelismi e di un fattore chiave, il grimaldello sociale più in voga: la raccomandazione. Gli italiani in fondo sembrano essere cresciuti a pane e raccomandazioni: “ Fu all’inizio della mia battaglia che mi accorsi che in fondo quello contro cui combattevo non era che un problema di cultura” dice con tono critico e diretto “un sistema dove la raccomandazione vale come l’unico parametro di sicurezza sociale, persino di assunzione. Così capii che noi lettori ne eravamo esclusi perché privi di qualcuno che ci raccomandasse”. “Come si potrebbe porre fine a questo circolo vizioso di raccomandazioni?”gli chiedo; la risposta non tarda ad arrivare: “La questione fondamentale è che l’Italia è un paese fallito- fallito perché non vuole agire contro il suo passato di corruzione endemica. E le università sono parte del problema...troppi professori, i loro amici e parenti preferiscono ingozzarsi senza alzare il naso e vedere cosa succede in Italia, cosa succede alle speranze della gioventù italiana. Ho poca fiducia in un cambiamento che provenga dalla classe dirigente- equità e meritocrazia sono ciò che per Superman è la criptonite: assolutamente ripugnante e potenzialmente letale!”

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l’università senza un’adeguata preparazione e senza credere in sè stessi”. Più tardi Petrie mi mostrerà le pile di faldoni allineate in un’apposita stanza del suo appartamento:“Il sistema giudiziario funziona” chioserà “ma è fin troppo lento”. Una macchina burocratica su cui pesano sempre più i tanti “campi di concentramento burocratici” che dice Petrie: “Vogliono farti impazzire”. L’unico professore venuto in aiuto di Petrie ha definito in modo esemplare la situazione del sistema Italia, del Rubber Wall: si tratta del professore Franco Moretti, docente presso la Stanford University, uno di quei tanti cervelli in fuga dall’ Italia e fratello del più famoso Nanni Moretti: “Guardando al caso dei lettori” ha affermato “mi torna in mente la famosa scena del film ‘Totò, la spia ’ dove l’indimenticabile comico vestendo i panni di una spia deve entrare in un locale e pronunciare la parola d’ordine ‘birra e salsicce ’. Così entra e pronuncia davanti alla cameriera ‘birra e salsicce’. Quest’ultima subito gli porta il succulento piatto, ma lui continua ad ammiccare inascoltato ‘birra e salsicce’. ■

Questo avviso di sentenza, apparso sul Corriere della Sera, riguarda una causa per diffamazione intentata e vinta da David Petrie contro l’attuale Direttore Generale per l’alta formazione Artistica, Musicale e Coreutica del Miur, Bruno Giorgio, e contro l’allora Rettore di Napoli Orientale Adriano Rossi.

Dopo tutto questo chiacchierare, viene da chiedersi quale sia la situazione attuale. Così passa a parlare delle difficoltà nell’insegnamento:“Non riesco ancora a comprendere per quale motivo la università offrano dei corsi triennali in Lingue e tuttavia falliscano nel preparare i loro studenti per il mercato del lavoro. Gli studenti lasciano

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Foto: Pietro Firrincieli - per gentile concessione di David Petrie

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COME STANNO I FATTI Un resoconto degli avvenimenti giudiziari riguardanti la faccenda degli “ex-lettori”. testi ed immagini di TOMMASO BOSCAINI

Dal 1980 lo Stato italiano ha partecipato, come parte convenuta o come ricorrente presso la Corte di Giustizia della Commissione Europea, a numerosi procedimenti legali che vedono come oggetto la situazione contrattuale dei cosiddetti lettori di lingua straniera che prestano servizio di insegnamento nei laboratori linguistici di molti atenei italiani, compreso quello veronese. Ora quei dipendenti hanno visto mutata la loro qualifica in “Collaboratori ed Esperti Linguistici”: un trucco ad opera delle università italiane che la Corte Europea ha facilmente smascherato, ma ad oggi la situazione pare proprio non dover cambiare. Le informazioni che cercheremo di darvi con la maggiore chiarezza possibile sono per forza di cose incomplete per via della mole enorme di documentazione esistente, che si riferisce a contenziosi in sede di Tribunali nazionali e della CGE (la Corte di Giustizia della Commissione Europea). Cercheremo di ripercorrere il più brevemente possibile la storia della vicenda ma - e questo ci dispiace - non potremo evitare semplificazioni riguardanti i contenuti delle singole sentenze, ed abbiamo scelto di non riportare le vicende riguardanti i contenziosi svoltisi nei tribunali italiani. Negli stessi sono tuttora presenti ed attive più di mille cause intentate da lettori di lingua straniera contro università italiane, non ancora concluse. Tuttavia, e questo a titolo di avviso, quasi tutto il materiale da noi utilizzato, relativo alle cause svoltesi in sede europea, è reperibile da chiunque sul web, e di ogni documento che citeremo riporteremo l’ubicazione in nota a piè pagina. Non daremo nessuna delle informazioni coperte

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da segreto istruttorio, perché esse non sono accessibili neppure alle stesse parti in causa presso la CGE1, ma potremo comunque fornire un quadro che risulta inquietante già solo per i suoi contenuti pubblici, nonché per il fatto stesso di essere pubblico. Il primo documento riferibile alla vicenda è un Decreto del Presidente della Repubblica che risale a ventotto anni fa2. Con tale decreto si intendeva razionalizzare la didattica negli atenei italiani, e a tal fine i lettori di lingua straniera (d’ora in poi “Lettori”) venivano riassegnati al proprio incarico con diverse condizioni contrattuali. In sostanza costoro continuarono a svolgere lo stesso lavoro, ma con condizioni contrattuali diverse, tra le quali la durata annuale del contratto, rinnovabile per cinque anni. Il nove febbraio 1989 la Corte Costituzionale dichiarò che la forma temporale adottata era illegittima perché non applicata ai dipendenti italiani delle università, mentre nel 1993 la CGE verificò l’illegittimità dei contratti annuali ed avviò una lunga procedura di infrazione contro lo Stato italiano. Quest’ultimo, per non incorrere nelle temutissime sanzioni economiche europee, varò una nuova legge3 che eliminava la norma dei contratti annuali rinnovabili per cinque anni. Nel contempo essa dava priorità ai Lettori nelle nuove selezioni per ottenimento degli impieghi presso le università, al fine di essere riassegnati ai propri posti di lavoro. Cambiava però la loro qualifica: da lettori di lingua straniera diventano “Collaboratori ed Esperti Linguistici” (CEL). Molti di loro non accettano il posto ed alcuni rifiutano addirittura di fare domanda.

Ventotto lettori perdono il posto a Bologna, 114 a Napoli (tra la Federico II e Napoli Orientale), 9 a Salerno e 22 a Verona. I Lettori sporgono una nuova serie di denunce presso la CGE nei confronti delle Università italiane a loro avviso colpevoli di inadempienza delle - vincolanti - indicazioni europee. Nel 2001 un nuovo processo, che vede delle nuove parti in causa: la stessa Commissione delle Comunità europee, sostenuta (cito dalla sentenza) da “Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, rappresentato dal sig. J.E. Collins, in qualità di agente, assistito dal sig. C. Lewis, barrister, con domicilio eletto in Lussemburgo”, ricorre contro la Repubblica italiana, assistita dalla avvocatura dello Stato. La Commissione, si legge nelle motivazioni iniziali*, mira ad ottenere una dichiarazione secondo la quale “la Repubblica italiana è venuta meno agli obblighi ad essa incombenti ai sensi dell’art. [...] 39 CE”. Le fasi del processo: undici gennaio l’udienza delle parti, venti marzo la presentazione delle conclusioni dell’avvocato generale della CGE, ventisei giugno la sentenza. In essa la Corte dichiara e statuisce (nuovamente) che la Repubblica italiana non ha assicurato il riconoscimento dei diritti quesiti dall’art. 39 CE agli ex lettori di lingua straniera, che vieta qualsiasi forma, palese o dissimulata, di discriminazione basata sulla cittadinanza. In altre parole lo Stato italiano è dichiarato non conforme alle norme della Comunità Europea, norme vincolanti a tutti gli effetti per tutti gli stati membri e che giuridicamente hanno priorità sulle legisla-

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zioni dei singoli Paesi. È ora necessaria una precisazione riguardo alle conseguenze cui ciò può portare: per i casi come questo, casi di violazione di norme comunitarie, il Trattato di Roma prevede una specifica procedura di infrazione (articoli 226 e 227) finalizzata ad accertare le responsabilità e la veridicità dei fatti. La Commissione, dopo un primo richiamo, lascia un margine di tempo agli Stati per la regolarizzazione, e nel caso di persistenza dell’adempimento, ovvero se il soggetto comunitario non conforma la propria legislazione a quella europea, l’articolo 228 CE prevede l’imposizione di una sanzione pecuniaria e di una penalità di mora giornaliera per ogni giorno di ritardo nel pagamento. Per l’italia è stato fissato un tetto minimo per la sanzione in 9.920.000 euro e una penalità di mora che può oscillare tra i 22.000 ed i 700.000 euro. Dicevamo dunque che la Corte dichiarava l’Italia come non conforme alla normativa europea, e abbiamo visto come, dopo una sentenza in cui viene accertata una violazione del Trattato CE ad opera di un singolo Stato, venga lasciato a quest’ultimo un certo lasso di tempo per compiere le azioni di regolarizzazione in modo da non essere soggetto di sanzione ed eventuale penalità di mora. Lo Stato italiano dovrebbe dunque a questo punto, a detta della Commissione europea, operare un cambiamento legislativo al fine di porre fine all’anomala situazione contrattuale dei lettori (ora collaboratori ed esperti linguistici) che vede al tempo il mancato aumento di stipendio per progressione di carriera ed il mancato pagamento da parte del datore di lavoro che, precisiamo, è lo Stato stesso attraverso le università, dei contributi di sicurezza sociale. Nel 2004 viene dunque varato un decreto legge4 che equipara i diritti degli ex lettori a quelli dei ricercatori assunti a tempo definito.Tale atto legislativo mette a disposizione delle università 10.000.000

di euro per pagare i famosi diritti acquisiti, ovvero le famose progressioni per scatti di anzianità, ma preclude loro la possibilità di svolgere funzioni di docenza. Questo accade il 15 gennaio. Quasi un mese più tardi, il 4 febbraio, a Bruxelles viene lanciato un comunicato stampa. La Commissione europea ha lavorato abbastanza velocemente, ha esaminato la nuova legge italiana ed ha già tratto delle conclusioni: nel comunicato si legge che “la Commissione ritiene che questo decreto non applichi pienamente la sentenza della Corte ed ha quindi deciso [come da procedura di infrazione, NDA] di chiedere la fissazione di una sanzione giornaliera pari a 309.750 euro, da pagare fino a quando non venga approvato un decreto che applichi pienamente la sentenza della Corte”. Nelle righe seguenti si pone l’accento sul fatto che l’inquadramento dei ricercatori a tempo definito vede un monte ore complessivo decisamente inferiore a quello dei lettori. Infatti, stando ad un nostro semplice calcolo fatto in base ai dati ufficiali dell’Ateneo veronese per l’anno 2007, le ore complessive di didattica dei “collaboratori ed esperti linguistici” sono state 24.500. Che diviso per l’organico totale dei lettori, vale a dire 39 unità, risulta essere di poco maggiore alle 628 ore ciascuno, oltre 100 ore in più rispetto al totale stabilito dal contratto collettivo nazionale di lavoro e quasi 300 ore in più rispetto al tetto massimo di ore di didattica che può svolgere un ricercatore confermato a tempo pieno5. In breve: nella teoria un lettore lavora la metà di quello che lavora in realtà. E questo non lo dice chi scrive, ma la Corte di Giustizia della Commissione europea, e lo dice tre anni dopo che la Commissione ha chiesto la fissazione di una sanzione giornaliera di oltre 300 mila euro ai danni dell’Italia.

stampa del 4 febbraio 2004 è l’ultima sentenza emessa dalla CGE in ordine di tempo: siamo nel 2006 e l’articolo 228 del trattato CE, quello che impone penalità pecuniarie molto elevate nei casi di mancata conformità alle norme europee sovrastanti le fonti nazionali, non è ancora stato applicato. L’Italia non ha mai pagato nessuna sanzione, né alcuna penalità di mora a causa dell’ingiusto trattamento riservato in sede nazionale ai

Spiego: successiva al comunicato

Note. 1 .European Parliament - Petition Committee Hearing, Bruxelles - 21 novembre 2006. Petition number N.6891998 2

. Decreto del Presidente della Repubblica N.382/1980. In particolare vedere l’articolo 28. . Legge 236/1995 4 . Decreto legge N.2/2004, 14 gennaio. Reperibile sulla Gazzetta ufficiale N.11 del 15 gennaio 2004. 5 . Il comunicato stampa è reperibile presso: http://europa.eu/rapid/pressReleasesAction.do?reference=IP/04/ 164&format=HTML&aged=1&language=EN&guiLanguage=en; mentre la relazione sul bilancio dell’Unioversità di Verona presso: http:// www.univr.it/main?ent=catdoc&ar=22&id=151. 6 . Il documento in questione è reperibile sempre presso: http://www.univr.it/main?ent=catdoc&ar=22&id=151 3

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unità in servizio al 31 dicembre 2006. Successivamente, sarebbero consentite assunzioni soltanto nel limite numerico delle cessazioni intervenute nell’anno precedente (questa eventualità, in verità, PASS WORLD pare che sia venuta meno sulla base del provvedimento legislativo approvato dalla Camera dei Deputati il 19 novembre 2006). fronte di una situazione di così(18grande e delleLapossibili ricadute di lettori diAlingua straniera. luglio incertezza 2006), è respinta. motivaziodovutosull’Università rispettare le procedure burocratiche ne? La Corte non ha riscontrato prove suffi che regolano la sua funzione. Verona, l’Amministrazione ha ritenuto comunque opportuno anticipare, per quanto possibile, il Il 18 luglio 2006 la sentenza Corte giàcienti per non prove presentate completamento deglidella organici fissati sullacredere base alle delle linee programmatiche a suo tempo europea,approvate nella causadai C-119/04 “avente ad dall’Italia, ovvero la parte in causa. La Corte L’Università di Verona, che è un’autorità competenti Organi Accademici (Programmazione Fabbisogno Personale 2006-2009), oggetto [si legge nel testo, NDA] un ricorso ha assolto l’imputato in base alla dichiara- dello Stato italiano, dichiara alle pagine 35 deliberando i necessari investimenti: - € 1.200.000 per il personale docente e ricercatore; per inadempimento ai sensi dell’art. 228 CE, zione di innocenza di quest’ultimo. Ad ogni e 36 della Relazione del Rettore al bilan- € 800.000 il personale T/A. della cio preventivo per il 20076, che il prospetto proposto il 4 marzo 2004”, dopo sei pagine modo l’Italia, se per l’ultima delle richieste

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di motivazioni conclude - a dir poco ina- Commissione europea fosse stata accettata, delle spese previste per il personale di ruolo Come- negli anni non passati, anche nel 2006,dovuto il MUR ha alla finanziato parzialmente la spesa per stimato per prospettatamente che l’Italia ha “fornito avrebbe pagare Comunitàsolo eurotengono conto del “costo un quadro normativo scorretto per mettere pea circa 500 milioni di euro, da aggiungere gressioni di carriera” per “progressioni e ricostruzioni di carriera” del personale docente e ricercatore con risorse aggiuntiveil personale docenciascunadidelle Università interessate in gra- naturalmente ad altri 10 milioni di sanzione te, ricercatore, tecnico-amministrativo e diFFO. do di procedere alla ricostruzione precisa iniziale, stando al tetto minimo stabilito dal rigente. Proprio il punto focale ritenuto non della carriera degli ex lettori.” Di seguito Trattato di Roma ed agli articoli 226-227- adempiuto dai lettori, nonché dalla ComLe tabelle che seguono illustrano maniera previsione di spesa nella sentenza si legge come la Corte sia in228 CE. sintetica la composizione della missione europea, nei del confronti degli stessi ruoloveritiere per l’Esercizio obbligatapersonale a riteneredicome le prove Finanziario 2007. lettori. Di seguito riporto l’elenco delle voci apportate dallo Stato italiano, anche se non Lo Stato italiano ha portato in giudizio pro- di costo appartenenti invece ai “collaboratocomprovate dai del creditori, ovverodocente i Lettori di ve che dimostrano la situazione contrat- ri ed esperti linguistici”, ovvero i Lettori di I costi personale e ricercatore tengonoche conto di: lingua straniera. La sentenza, composta di 48 tuale dei lettori, ora collaboratori ed esperti lingua straniera. Per precisione, onde evitare punti, scivola a terra con le 10 ar-in servizio linguistici, stata regolarizzata. I lettori af- errori di battitura o simili che possano crea� costo stimato delultime personale allaè data del 01/01/2007; gomentazioni e la Corte conclude con tre fermano il contrario. Non abbiamo a dispo- re incomprensioni o travisamenti, non vi � costo stimato del personale programmato le cui procedure concorsuali si concluderanno nel importanti dichiarazioni: primo, l’Italia è sizione un solo contratto, li abbiamo chiesti parlerò per iscritto di queste voci, ma potredell’anno 2007; condannata corso al pagamento delle spese pro- all’Ateneo di Verona ma esso non ci ha ri- te leggerle nell’immagine riportata in bascosto stimato progressioni di probabilmente carriera (ricostruzioni carriera,so: scatti di anzianità, cessuali,� come richiesto dalla per Commissione sposto, per motivi diditempo. un’istantanea a schermo del documento incremento classi); europea; secondo, l’Italia èdelle venuta meno agli La Corte, nella sentenza, ha dichiarato che le pubblicato sul sito web dell’Università degli obblighi�cheaumento le incombono della informazioni portateanno dallo 2007. Stato italiano non studi di Verona e da tutti consultabile. ■ stimatoinalforza 3% per incrementi retributivi sentenza del 2001, che le intimava di regola- possono da essa venire contestate, e che quere la carriera deidel lettori, in apertaT/A violazione sto èsono compito Commissione europea. I costi personale e Dirigente stati della calcolati considerando le seguenti voci di costo: dell’articolo 228 CE; terzo: la richiesta della La Commissione europea in sede di conten- Abbiamo rivolto delle domande specifiCommissione europea di condanna dell’Ita- zioso non solo si è limitata ad esaminare la che agli uffici competenti dell’Ateneo di � costodistimato del personale alla data delitaliana 01/01/2007; lia al pagamento una penalità giornalierain servizio situazione legislativa in materia, ma Verona, attendiamo risposta per il pros� euro, costodastimato personale cui procedure concorsuali si concluderanno nel di 309.750 calcolaredel a partire dal- programmato non ha portatolealcuna prova a sostegno delle simo numero. dell’anno l’esecuzionecorso della sentenza del2007; 2001 fino al sue affermazioni. Evidentemente qualcosa è giorno della pronuncia dell’ultima sentenza di andato storto a livello politico: la Corte ha � costo stimato per progressioni carriera (PEO e PEV); Estratto della pagina 35

� aumento stimato al 3% per incrementi retributivi anno 2007.

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI VERONA

I costi dei collaboratori ed esperti linguistici sono stati calcolati considerando le seguenti voci di Aggiornato a venerdì 15 dicembre 2006, ore 09.07 costo: 35

Estratto della pagina 36 Le due istantanee delle pagine del bilancio preventivo per il 2007, in cui si elencano le voci di spesa (evidenziate) per la categoria di personale identificata dall’etichetta “Collaboratori ed esperti linguistici”.

� costo stimato del personale in servizio alla data del 01/01/2007; � costo stimato del personale programmato le cu cui procedure concorsuali si concluderanno nel corso dell’anno 2007; � costo derivante dalla stipula dell’Accordo Integrativo per il quadriennio 2006/2009; � aumento stimato al 3% per incrementi retributivi anno 2006. Pertanto il costo complessivo del personale di ruolo per l’esercizio 2007, comprensivo degli oneri a carico dell’amministrazione, si attesterà in € 80.261.000 con una incidenza sul FFO del 89,60%.

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ANCHE LʼUNIVERSITÀ A VOLTE DISCRIMINA SILVIA CAUCCHIOLI

RIENTRO DOLCE Siamo in troppi? NICOLA DEVINCENZI

“Perché siamo sulla terra se non per crescere?” dice Robert Browning in un suo aforisma. Sicuramente lui si riferiva alla crescita intellettuale della singola persona ma, siccome questa frase mi piace molto, voglio utilizzarla per iniziare, visto che la domanda così posta può essere utile per l’argomento che vorrei porre alla vostra attenzione. Ti è mai capitato di stare in un luogo affollatissimo (non so perché a me succede nella stazione di Roma Termini), di fermarti e girarti tutt’intorno, fissando e guardando estasiato l’enorme quantità di persone che ti passano di fianco? Ricchi manager, casalinghe, studenti, poveracci, immigrati. Camminano, corrono, aspettano, stanno seduti ma, più o meno tutti, sanno cosa fare e dove andare. E’ in quei frangenti che penso: “Ma quanti siamo su questa terra?”. La risposta è sempre quella: siamo tanti, tantissimi. C’è chi dice che siamo addirittura troppi. Navigando nell’etere mi sono, infatti, imbattuto in una realtà molto particolare che si chiama “Rientro Dolce”. Questa è un’associazione che aderisce al Partito Radicale Italiano e che pone tra i suoi obiettivi principali di ridurre nel giro di 4-5 generazioni il numero di persone che oggi abitano la terra. Quest’associazione vede nella “attuale crescita incontrollata della popolazione mondiale la causa prima della crisi umanitaria, ecologica, energetica e alimentare attraversata dal pianeta e si propone di sensibilizzare la società e di esercitare pressione sui responsabili delle scelte politiche, ambientali e culturali mondiali, na-

zionali e locali affinché, senza trascurare ogni altro intervento sull’ambiente e senza cedere ad illusori e antiscientifici ottimismi, vengano adottate misure dirette ad una consistente riduzione della popolazione totale del pianeta secondo una modalità “dolce”, nel rispetto dei diritti umani e delle libertà individuali.” Con la locuzione “Rientro Dolce” s’intende proprio puntare a rendere consapevole e non inesorabilmente disastroso il ritorno a livelli di popolazione che il globo può sopportare. Gli strumenti (sicuramente non violenti come quelli utilizzati nella dittatura Cinese) che dicono essere a disposizione della causa sono la “psicologia motivazionale e dei mass media” che dovrebbero riuscire a convincere molte persone a non procreare o a farlo in maniera limitata. Attualmente dovremmo essere arrivati alla considerevole cifra di 6 miliardi di persone, ma, secondo alcuni studi, se aspettiamo ancora qualche anno, a questi ritmi di crescita potremmo, contandoci, raggiungere la strabiliante cifra di 14 miliardi. Le aspettative dell’associazione sono di riuscire a tornare ad una popolazione di 3 miliardi circa. Naturalmente, gli aderenti auspicano che il “rientro” sia accompagnato dall’utilizzo di energie rinnovabili e dalla sostanziale riduzione dei consumi che sempre più flagellano l’ambiente. La situazione è dunque critica e forse si sta davvero avvicinando il punto di non ritorno, ma è davvero la riduzione conscia della popolazione la risposta più adeguata? A voi l’ardua sentenza. ■

Questa la storia di una studentessa di nazionalità cinese, regolarmente soggiornante in Italia da anni, che presentò domanda di iscrizione ad un’Università privata italiana, la prestigiosa Luigi Bocconi di Milano. Superò le prove di ammissione, ma dovette rinunciare all’iscrizione perchè inserita automaticamente nella fascia di retta universitaria più elevata, in quanto straniera. Questa, infatti, è la regola alla Bocconi: chi ha la cittadinanza italiana o di un paese europeo paga le rette in base al reddito, ma se lo studente è extracomunitario, qualunque sia la sua fascia di reddito appartenenza, rientra automaticamente in quella più alta e, quindi, più onerosa. Ciò significa che bisogna sborsare ogni anno 8.683,58 euro. Impossibile per la studentessa cinese pagare una tassa così salata! La ragazza frequentò, così, un’Università pubblica dove sostenne alcuni esami del primo anno. Si rivolse poi al tribunale civile chiedendo che venissero rimossi gli effetti della condotta discriminatoria dell’Università milanese mediante l’ammissione al secondo anno di corso previo pagamento della retta commisurata all’effettivo reddito familiare. La storia si conclude positivamente con la vittoria dei valori fondamentali su cui si basa il nostro ordinamento. Il principio di uguaglianza sancito dell’articolo 3 della nostra Costituzione è vivo e vegeto. Il Tribunale di Bologna, infatti, le da ragione. Il comportamento della Bocconi “appare in violazione delle norme antidscriminatorie”, ha sentenziato il giudice bolognese riferendosi sia al testo unico sull’immigrazione, il decreto legislativo 286/98, sia al decreto 215/03 che attua la direttiva comunitaria sulla parità di trattamento. “L’origine nazionale degli studenti - prosegue il giudice - costituisce infatti l’unica ragione per cui all’università Bocconi gli europei sono preferiti, ottenendo tariffe di iscrizione più vantaggiose”. Nell’ordinanza si fa riferimento anche all’articolo 3 della Costituzione («tutti i cittadini hanno pari dignità sociale...»), ricordando che la Corte Costituzionale ha già bocciato nel 2005 la legge della regione Lombardia con la quale si escludevano gli stranieri dalle riduzioni per il costo dei mezzi pubblici. Questa ordinanza sancisce un favorevole precedente per l’effettiva realizzazione del diritto allo studio degli immigrati. ■

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PELLEGRINO DOVE VAI?

Viaggio alla scoperta della figura del pellegrino dʼoggi, sulla strada per SANTIGO DE COMPOSTELA.

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IRENE PASQUETTO

n marcia per Santiago De Compostela. Si parte. 870 km a piedi, dalla cittadina francese di Saint Jean Pied De Port all’oceano atlantico di Cabo Finisterre. Un lungo cammino, dalle origini medievali, che parte dalla Francia basca e attraversa la Spagna del nord. Lungo il suo percorso, i pellegrini si trovano a condividere un viaggio dentro e fuori loro stessi. Sarà per il basso costo che questo viaggio richiede o per il fatto che tutto sommato ci si trova di fronte a strutture ben organizzate, fatto sta che ogni anno sono migliaia le persone che decidono di incamminarsi verso Santiago alla ricerca di una nuova avventura. Molti sono i giovani che partecipano, ma sul cammino s’incontrano persone di tutte le età. A piedi, in

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bicicletta, a cavallo. Con zaini di tutte le taglie e attrezzature. Entusiasti alla partenza, affamati di scoperta e pieni di spirito d’avventura, pochi sono realmente coscienti della prova fisica e spirituale che gli si pone dinnanzi. Ma com’è veramente il pellegrino moderno? Innanzi tutto è comodo: spesso decide di raggiungere la partenza del cammino con l’aereo. Così dopo un volo piuttosto breve, la maggior parte dei pellegrini è europea, si trova di colpo a contatto con una nuova realtà. Un attimo prima sei soffocato dalla vita quotidiana, gassato tra le strade della città, e un attimo dopo ti trovi catapultato in un paesino di poche anime, e tutto è diverso ed estraneo. Comodi i viaggi in aereo. Comodi. Ma potremmo dire “privativi”. Si, proprio come la a in latino.

Se da un lato ti permettono di raggiungere un luogo lontano in un lampo, dall’altro non ti permettono di maturare il viaggio, di farlo tuo, non lo lasciano crescere dentro di te. Vuoi mettere il treno? Dal finestrino osservi il paesaggio scorrere: campi, case, paesini, stazioni diroccate, persone. Tutto cambia e assimili lentamente e ti prendi il tempo di capire, di tradurre nella tua lingua le nuove terre. Affrontando un viaggio di questo genere si scopre anche di poter provare sentimenti estranianti ma intensi. Osservando dal finestrino il paesaggio si comincia a sentire la paura. Ma non quella paura che ti attanaglia e t’immobilizza. No. Al contrario quella paura che ti stimola. Sei solo e vai verso un avventura sconosciuta. Brivido. Che cosa mi succederà? Chi incontrerò? Quale me stes-

so conoscerò? Tornerò diverso? Cambiato? E soprattutto: ce la farò? Emozioni uniche, ma che si provano in maniera completa solo se si è da soli. Se si parte per un’avventura e si vuole tornare non solo arricchiti ma soprattutto cresciuti e maturati, non serve portare con sé la sicurezza di un amico o di un amore. Solo in solitudine sorgono quei dubbi e quelle apprensioni che poi ti stimolano a reagire sempre e comunque. E poi il treno e il viaggio solitario rendono tutto più emozionante. Succede così di perdere la coincidenza a Nizza e dovendo inaspettatamente passare la notte in città, accontentarsi dell’unico albergo con una stanza libera. Peccato sia nella via delle prostitute. Si tratta di lasciarsi sorprendere. Per vivere davvero il cammino, meglio partire senza il biglietto di ritorno. Niente ansia e corse per paura di perdere aerei o treni. Lenti si procede e il viaggio diventa più importante della metà. Alcune tra le cose più interessanti accadono quasi per caso. C’inciampi sopra: facendo una semplice deviazione in un bosco per visitare una chiesette antica, ci si ritrova a partecipare inaspettatamente ad una messa in spagnolo. Da provare. Sul cammino, le cose semplici e quotidiane assumono un valore nuovo: si rimpara ad apprezzare musiche provenienti da tempi lontani. Così a Pamplona capita di entrare per caso nella cattedrale e qui trovare i tecnici dell’organo che lo stanno accordando per la messa domenicale, sulle note di una musica medievale. Ci si sente scomparire tra le penombre opprimenti del tetro edificio. Passando per le strade delle piccole cittadine lungo il cammino, si cominciano a notare usi e costumi tipici. Dei bambini corrono in un campo lungo la strada e si rincorrono tra due muri tirandosi una palla: stanno giocando ad una specie di pallamano più elaborata, gioco molto diffuso

in Spagna. All’improvviso un bimbo si avvicina e ti chiede se vuoi partecipare. I compagni di viaggio mutano. Lo si può definire un “viaggio a fisarmonica”: si passa da un gruppetto di viandanti ad un altro, a seconda del proprio passo e della propria resistenza. Ma nessuno viene dimenticato: sui diari i pellegrini si scambiano dediche e auguri per il futuro. Questo dare e ricevere pensieri rimane impresso nella memoria spesso molto più di una semplice foto e la solidarietà tra le persone è sempre più nell’aria, a mano a mano che si prosegue il cammino. Alcuni monasteri che fungono da ricoveri per i pellegrini, sono dominati da delle suore superiori decisamente intransigenti: alle 7.15 ti cacciano fuori dal monastero, vestito o no. Così è successo a Renate, una signora tedesca che si è dovuta rivestire su una panchina all’aria aperta. Per fortuna i suoi nuovi compagni di viaggio l’hanno aiutata a raccogliere in tempo tutti i suoi vestiti. Se non si è accompagnati, le possibilità di fare nuove amicizie raddoppiano. A cena ti trovi con a destra una tedesca e a sinistra un pastore canadese dalla folta barba bianca che appena capisce che sei italiano intona a gran voce “ Nel blu dipinto di blu”. Capita di scambiarsi opinioni e di interrogarsi a vicenda sul perché si è scelto di intraprendere il cammino. Certi incontri casuali sembrano quasi decisi dalla sorte, predestinati. Il pastore spiega che ha deciso di fare il viaggio dopo essere sopravvissuto ad una rapina in cui ha rischiato la vita. La sera, si arriva stanchi e bisognosi di una doccia, e in questa condizione ragazzi, adulti e persone più avanti con gli anni sono messe tutte sullo stesso piano: la stanchezza tempra l’animo e spariscono differenze d’età. Stressante è la pratica che ogni sera si è obbligati ad affrontare: rifarsi lo zaino e curarsi le inevitabili vesciche ai piedi. Ma anche i problemi fisici contribuiscono a farti sentire vivo. L’inesperienza di alcuni viandanti li porta spesso ad avere forti dolori alle articolazioni. Il negozio più frequente lungo il cammino?La farmacia ovviamente. Una ogni chilometro praticamente. Stanchezza, sudore ma anche tanta amicizia e riscoperta di sé. Riscoperta delle proprie paure, dei propri limiti ma soprattutto della propria capacità di lasciarsi sorprendere per innamorarsi della natura e della vita. Questo è il cammino di Santiago, è voglia di andare per il gusto semplice di vivere, non di arrivare. ■

J. Bosch, Hl. Jacobus von Compostela

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TRA STORIA E LEGGENDA LA STORIA DI SAN GIACOMO La parola Compostela è considerata derivante da Campus Stellae (ovvero campo delle stelle) oppure da Compos Tellum (terreno di sepoltura). Entrambe le traduzioni conservano parte della verità, infatti il racconto misto tra storia, tradizione e leggenda, narra che San Giacomo il Maggiore, dopo che Gesù ascese al cielo, si spinse a piedi fino in Galizia, a Finisterre, l’estremo punto proteso verso l’atlantico della penisola iberica. Poi andò a Saragozza, dopodiché nuovamente andò in Palestina, dove venne decapitato nel 44 per ordine di Erode Agrippa. Il suo corpo venne allora trasportato dai suoi discepoli in Galizia, con una barca guidata da un angelo. Fino all’813 vennero perse le tracce della sua salma, poi l’eremita Pelagio, avvertito da un angelo, vide strane luci con sembianza di stelle, sul monte Liberon, che conservava resti di antichi villaggi celtici. Il vescovo Teodomiro si interessò della faccenda e scoprì nel luogo indicato da Pelagio una tomba che conteneva tre corpi, uno dei quali con la testa mozzata. Il sepolcro portava una scritta:“Qui giace Jacobus, figlio di Zebedeo e Salomé”. ■

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La “Notte Silente” del 1914

A quasi un secolo di distanza, qualche motivo per sperare un poʼ

Mi domando: che cosa potrebbe mai accadere se all’improvviso tutti gli eserciti entrassero contemporaneamente in sciopero e ci dicessero di trovare un altro sistema per ricomporre la disputa? Winston Churchill (in una lettera del Novembre1914)

GIOVANNI GHISU - giovanni@frida.it

È

la vigilia del Natale 1914, e come ormai accade da innumerevoli secoli il mondo si prepara a festeggiare; ma per alcuni questa non è una notte qualunque. Pochi mesi prima milioni di soldati inglesi e tedeschi sono stati portati a Ypres, una piccola cittadina belga sul fronte occidentale, a combattere una guerra che in realtà non hanno mai compreso. Era stato detto loro che la guerra sarebbe finita presto, che a Natale sarebbero tornati a casa dalle loro famiglie e che vi sarebbero tornati non più come semplici soldati, ma colmi d’onore e gloria per aver salvato la patria dal nemico. Ovviamente a nessuno era stato specificato che sarebbe stato un miracolo tornarvi da vivi. Ma la propaganda aveva già svolto il suo lavoro e lo aveva svolto bene. Quella tedesca si preoccupò perfino di dilettarsi con le rime: “Noi non intendiamo deporre il nostro odio, tutti noi abbiamo un unico odio, amiamo tutti insieme, odiamo tutti insieme, abbiamo sol-

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la notte non si poteva dormire più di qualche ora perché, nonostante le brande fossero alte anche 30 centimetri, in piena notte si veniva svegliati dall’acqua gelida che aveva raggiunto la schiena, e che andava tolta con Soldati tedeschi ed inglesi in posa secchi e pentole. insieme per delle fotografie. Non meraviglia dunLe immagini sono state scattate dagli que se quella vigilia stessi soldati al fronte. di Natale in entrambe le linee nemiche accadde qualcosa di così incredibile da lasciare stupefatti i generali e i giornali dell’epoca, nonché, di riflesso, gli storici che se ne sono occupati: i soldati, di loro tanto un unico nemico: - il Regno Unito”. Il iniziativa e contravvenendo agli ordini dei coministro inglese della guerra Lord Kitchener, mandi generali, smisero di sparare. invece, più gentleman dei rozzi tedeschi, oltre che a rispondere a tono si preoccupava pure di Iniziarono i tedeschi: il V Reggimento di fanfornire un curioso foglio di istruzioni per sal- teria della Vestfalia si era procurato degli abeti vare l’anima dei suoi soldati, invitandoli a non dal bosco retrostante e i soldati li adornarono cadere in tentazione: “Verrete sottoposti a ten- con candele. Alle nove di sera le candele ventazioni, da parte sia del vino sia delle donne. nero accese e gli alberi messi a sporgere al di Dovete resistere a entrambe le tentazioni ed fuori delle trincee. Lì per lì gli inglesi non caevitare ogni intimità”; l’omicidio ovviamente pirono: era un trucco dei tedeschi per aggiunon veniva menzionato. stare le linee di tiro? In pomeriggio la banda di un reggimento tedesco si era messa a suonare Nei primi mesi dell’estate, dopo che i generali alcuni canti natalizi e all’artiglieria d’oltremasmisero di cercare la vittoria rapida e si co- nica non era sembrato vero: concentrarono struirono le trincee, le cose non andavano ma- tutto il fuoco in direzione della musica e “vi lissimo. La guerra era appena iniziata ma ci si potete immaginare che ne è stato dei musicisti. stava abituando all’ambiente, tanto che per al- Da allora non li abbiamo più sentiti suonare” cuni studenti di Cambridge la trincea era mi- comunicò soddisfatto un soldato della comgliore delle case fatiscenti e sovraffollate nelle pagnia ai suoi genitori. Tuttavia, lentamente, quali abitavano in Inghilterra. Poi però venne anche gli inglesi iniziano ad ammorbidirsi. l’autunno, la pioggia diventò una compagna Hanno in mano le cartoline di auguri delle comune e tutto si riempiva di fango. Quando loro famiglie, le provviste extra fornite per i tedeschi si toglievano gli stivali spesso con la festa, il freddo ha gelato il dannato fango loro si staccava anche la pelle dei piedi, mentre rendendo la trincea molto più vivibile e, cosa

ancor più importante, di fronte hanno un nemico che non spara più; forse è davvero il caso di smettere di sparare, forse in questi giorni davvero non morirà nessuno. «Giorno di Natale 1914. Janet, sorella cara,sono le due del mattino e la maggior parte degli uomini dormono nelle loro buche, ma io non posso addormentarmi se prima non ti scrivo dei meravigliosi avvenimenti della vigilia di Natale. In verità, ciò che è avvenuto è quasi una fiaba, e se non l’avessi visto coi miei occhi non ci crederei. Prova a immaginare: mentre tu e la famiglia cantavate gli inni davanti al focolare a Londra, io ho fatto lo stesso con i soldati nemici qui nei campi di battaglia di Francia![...] Abbiamo sentito le loro voci che si levavano in una canzone: “ stille nacht, heilige nacht...”. Il canto in Inghilterra non lo conosciamo, ma John lo conosce e l’ha tradotto: “notte silente, notte santa”. Non ho mai sentito un canto più bello e più significativo in quella notte chiara e silenziosa. (dalla lettera di Tom, un soldato inglese, alla sorella) Gli inglesi rispondono con i loro canti e i tedeschi applaudono, si complimentano, sporgono

dei cartelli con scritto “Merry Christmas” e ne ricevono di simili. Poi con un inglese stentato gridano: “if you not shot, we not shot!”. Inizia la trattativa: “Uscite, non vi spareremo! - Esci prima tu! – Ok”. Con incredibile coraggio un soldato tedesco esce con le mani in tasca e si avvia verso la trincea nemica, attraversando i cadaveri di chi aveva tentato di fare lo stesso, armi in mano, appena poche ore prima. Superata la No Man’s Land entra nella trincea inglese, scambia sigarette, tabacco, thé, pipe, whiskey, e si fa fotografare in compagnia del nemico. A quel punto seguono gli incontri tra ufficiali e ci si accorda per una tregua fino alla mattina del 26 Dicembre. Inizia quella che fino a qualche ora prima sarebbe stata considerata una pura follia: insieme si seppelliscono i morti della terra di nessuno, insieme si prega: “Il signore è il nostro pastore, non ci fa mancare nulla...”, un barbiere inglese si siede fuori dalla trincea e offre i suoi servizi a tutti gli uomini, indifferentemente dalla divisa. Qualcuno porta un pallone da calcio e si svolge una partita tra scozzesi e tedeschi. Si cacciano le lepri e i fagiani del bosco vicino, si scambiano lettere da mandare agli amici nei rispettivi paesi, si nutrono i passeri, che solo ora sono tornati al fronte accorgendosi del

rinnovato silenzio, che era stato completamente assente in quei 6 mesi di fuoco ininterrotto, sia di giorno che di notte. L’eco della notizia si diffonde e scene simili si vedranno anche in altre parti del fronte. Ovviamente gli alti comandi non sono a conoscenza di questi avvenimenti, che non tollererebbero mai, ma anche tra i soldati più intransigenti c’è qualcuno che non apprezza la tregua: un giovane caporale tedesco si scandalizza alla notizia che il suo reparto sta festeggiando con gli inglesi, chiedendosi dove sia andato a finire l’onore dei tedeschi; si chiamava Adolf Hitler. Passato il Natale i comandi vennero a sapere dell’avvenimento e insieme ne vennero a conoscenza anche i giornali che parlarono di “miracolo di Natale”. Ma per i generali convincere i soldati a riprendere a sparare contro uomini che ora avevano un volto, un nome, una storia, e con i quali avevano fraternizzato e festeggiato fino a poche ore prima, non fu affatto facile. Molti tedeschi a Ypres si ammutinarono e annunciarono che non avrebbero più sparato. Poi, minacciati, ripresero a farlo, ma sparavano intenzionalmente alto e gli inglesi accortisene, fecero lo stesso. Un soldato tedesco si recò fino alla trincea nemica per riprendersi l’elmetto che aveva dimenticato il giorno prima, spiegando che altrimenti sarebbe stato punito; gli venne restituito. Un altro soldato tornò per scambiare sigarette con gli inglesi perché ormai, di far la guerra, non ne aveva più alcuna voglia. Qualcuno gli sparò. Lentamente gli scontri ripresero, i soldati furono divisi e trasferiti, gli ufficiali rimossi, e per tutti gli altri Natali seguenti venne ordinato un possente fuoco di artiglieria per evitare lassismi. C’era mancato un pelo, ma per fortuna la situazione era stata risolta in tempo. La strage poté continuare, i soldati ripresero a odiarsi e a morire, i giornali e le lettere vennero sottoposti a censura, i testimoni processati. Del resto, come ha scritto Tom: “che succederebbe se i nostri governanti si scambiassero auguri invece di ultimatum? Canzoni invece di insulti? Doni al posto di rappresaglie? Non finirebbero tutte le guerre?”. Già... ■ Bibliografia: Michael Jurgs, La piccola pace nella grande guerra, il Saggiatore, Milano, 2005 . Filmografia: Joeux Noel di Christian Carion, 2006

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Pervez Musharraf: “PAKISTAN CʼEST MOI!” PAOLO PERANTONI

Negli ultimi mesi l’attenzione dei media occidentali si è spostata dall’Afghanistan al vicino Pakistan che sta vivendo un periodo di instabilità politica e sociale molto pericolosa per l’area asiatica in cui USA e Alleati (tra i quali anche l’Italia) sono chiamati ad operare. Per capire l’intricata situazione pachistana occorre ripercorrere il recente passato della nazione asiatica, con la speranza che alla fine il quadro sia più chiaro al lettore.

L

a storia di questo travagliato paese sembra essere segnata dall’alternanza di pseudo-democrazie e di tirannidi ad opera dei vari generali che si sono spodestati a vicenda nel corso degli anni. Dieci anni fa, alla poltrona di primo ministero, sedeva Nawaf Sharif legittimamente eletto dalla maggioranza dei pachistani; il premier però attuò una politica molto autoritaria: da un lato accentuò l’odio atavico per gli Indiani (con i quali iniziò una corsa agli

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armamenti nucleari), e dall’altro si mosse a livello politico per cambiare la costituzione nazionale eliminando, di fatto, ogni organo di controllo che limitasse il proprio potere. Con l’appoggio del presidente della Corte Suprema Sajjad Ali Shah e del capo militare “Jehangir Karamat” Jehangir Karamat, Sharif spadroneggiò in tutta l’area da vero tiranno fino a quando nel 1999 un colpo di stato popolare, guidato però dal generale Pervez Musharraf, sollevò il premier Sharif accusato di corruzione. Musharraf tra l’acclamazione popolare prese ogni potere esecutivo ma si guardò bene da riportare la costituzione al suo stato originale poiché questa gli dava poteri immensi. Dopo le elezioni locali del 2000, non proprio limpidissime, il partito di Musharraf ottenne una buona maggioranza nel paese, cosa che “legittimò” il premier ad autoproclamarsi presidente nel 2001. In pratica Musharraf aveva (ed ha an-

cora oggi) su di sé il potere politico, legislativo e militare; c’è una parola unica per descriverlo? Certo: dittatore. Peccato che nel nostro mondo “civile” non si possa usare un termine così dispregiativo per descrivere un fedele alleato, armato con l’atomica. Ma andiamo con ordine. L’11 settembre 2001 ha cambiato molte cose, anche in Pakistan. Gli oppositori di Musharraf sono da sempre i fondamentalisti islamici che hanno un partito, la Lega Musulmana Pakistana (LMP), che secondo alcuni avrebbe legami addirittura con i talebani i quali, dalla linea di frontiera tra Afghanistan e Pakistan, non se ne sono mai andati nonostante le grandi offensive della coalizione. Musharraf, dal 2001, è diventato un ottimo alleato degli USA che erano alla ricerca di un alleato in zona prima dell’attacco all’Afghanistan talebano; così come fecero con Saddam Hussein ai tempi in cui l’Iran faceva molta paura alla Casa Bianca. Il 2002 fu un anno importante per il Pakistan; si tenne infatti un referendum popolare per confermare la carica di Musharraf come presidente e contemporaneamente si tennero le elezioni parlamentari. Il referendum diede esito positivo al presidente, nonostante le pesanti accuse di brogli e di coercizioni da parte dell’esercito nazionale. Stranamente a primo ministro venne eletto l’esponente dell’LMP Zafarullah Khan Jamali oppositore di Musharraf. Dopo un periodo di battaglie politiche si giunse ad un compromesso tra il presidente e l’LMP che portò all’ennesima revisione della povera costituzione pachistana nel 2003. Venne legalizzato in maniera retroattiva il colpo di stato del 1999 a patto che il presidente ricoprisse solo la carica istituzionale di capo di stato. Inutile dire che non lo fece; aspettò quindi il 1° gennaio del 2004 quando si vide confermare la carica di presidente fino al 2007. Nel frattempo l’instabilità politica del Pakistan continuava a crescere tanto che il 26 giugno

del 2004 il primo ministro si dimise a favore del leader dell’LMP Chaundhry Shujaat Hussain al quale poco dopo succedette Citibank Shaukat Aziz, uomo, quest’ultimo, molto vicino al presidente di Islamabad. Con una legge ad personam il Parlamento approvò che il presidente Musharraf mantenesse la carica di capo delle Forze Armate con la motivazione piuttosto ambigua di “combattere il terrorismo”, formula questa piuttosto in voga negli ultimi anni. Finalmente arriviamo ai giorni nostri; è il 2007 e a Musharraf scadrebbe il mandato presidenziale, ma il vecchio dittatore è ormai avvezzo al gioco della politica e quindi con un’elezione lampo il 6 ottobre torna a legittimare la poltrona di presidente. Questa ennesima elezione, che tra gli osservatori internazionali è parsa quantomeno dubbia, ha scatenato la rivolta dell’opposizione la quale, seguendo la via legale, ha consegnato alla Corte Suprema del Pakistan ben cinque ricorsi, i quali ponevano seri dubbi sulla legittimità della votazione. Questa mossa ha evidentemente preso di sorpresa il presidente il quale, dopo essere scampato all’ennesimo attentato, tra il 3 e il 4 novembre ha decretato lo stato d’emergenza sospendendo la costituzione e tutti i diritti che essa sanciva. Contemporaneamente l’esercito ha assediato le sedi dei media liberi e le sedi degli oppositori del presidente con una lista nera di circa 1500 nomi. Sono state arrestate, o poste agli arresti domiciliari, un migliaio di persone secondo le fonti della polizia, tra cui spiccano molti giornalisti, avvocati, magistrati ed altrettanti esponenti politici. In particolare sono stati arrestati esponenti vicini alla leader del partito popolare Benazir Buttho e Javed Hashmi, capo ad interim della Lega Musulmana del Pakistan sul quale pende una sentenza per 24 anni di reclusione per alto tradimento. E’ stato messo agli arresti domiciliari Imran Khan, ex capitano della nazionale di cricket (lo sport più popolare) ed esponente di spicco del partito dell’ex presidente Sharif che nel frattempo ha riparato in esilio in Arabia Saudita. Arresti domiciliari anche per il capo della Commissione indipendente per i diritti umani in Pakistan, Asma Jahangir. Ma il nome alla testa della lista di Musharraf era uno: Iftikhar Mohammed Chaudry, presidente della Corte Suprema, il quale aveva definito illegale lo stato d’emergenza sostenendo che Musharraf non aveva il potere per imporlo, e allo stesso tempo aveva chiesto al premier Aziz di sospendere lo stato d’emergenza, cosa

che ovviamente quest’ultimo non ha fatto in quanto in combutta con il capo di stato. Lo stesso Chaudry, due giorni dopo avrebbe dovuto esprimersi sulla legittimità dell’elezioni presidenziali del 6 ottobre scorso presiedendo una giuria di altri dieci giudici, tre soli apertamente favorevoli a Musharraf. Per capire la pericolosità di Chaudry, basti ricordare che Musharaff è da marzo del 2007 che tenta di rimuoverlo dalla sua carica di presidente della Corte Suprema visto che il giudice da sempre accusa il dittatore di imporre al governo una politica antidemocratica. Ovviamente anche gli altri 7 giudici sono stati arrestati e sostituiti, mentre il presidente Chuadry è stato destituito a favore del fedele Hamed Dogar il quale il 19 novembre ha rifiutato 4 dei 5 ricorsi dell’opposizione, e poche settimane dopo ha rifiutato anche il quinto e quindi Musharraf è stato rieletto presidente. Perzev Musharraf, rassicurato sulla sua posizione, ha dichiarato di fissare le nuove elezioni all’8 gennaio, ma nel frattempo, il 27 dicembre, un nuovo gravissimo fatto ha destabilizzato ancor più gli equilibri del paese. Come tutti sanno, in un attentato è stata uccisa la leader del Partito Popolare Pakistano Benazir Bhutto, nella città di Rawalpindi dove in passato vennero uccisi anche altri due ex primi ministri: il padre della Bhutto, Zulfikar Ali Bhutto, e Liaquat Ali Khan. Il governo ha parlato subito di un attentato ad opera di Al-Qaeda ma già dopo poche ore, tra i rappresentanti del PPP, serpeggiava la certezza che il mandante fosse lo stesso governo di Musharraf, l’unico, secondo loro, a cui giovava la morte del primo avversario in questo momento di crisi; la rabbia per la morte della leader ha scatenato poi vere e proprie rivolte armate in tutto il paese, faticosamente represse dall’esercito nazionale. Ahsan, leader del PPP e presidente dell’ordine degli avvocati della corte suprema, ha affermato in proposito all’omicidio Bhutto: “certe forze temevano che la Bhutto diventasse un partner dominante in qualsiasi alleanza o accordo dentro la struttura dello stato. Si supponeva che non sarebbe stata come un Shujaat Hussain, Zafarullah Jamali o Shaukat Aziz (ex primi ministri accuratamente scelti, come abbiamo visto, sempre pronti a dimostrare lealtà al presidente Musharraf)”. Ad oggi vi è ancora molta incertezza sui mandanti dell’assassinio, ma sembra che la componente dello scontro etnico (il Pakistan infatti è un calderone di molte etnie diverse) abbia giocato un ruolo fondamen-

tale. Nel frattempo Musharraf, ha spostato le elezioni al 18 febbraio nella speranza che si raffreddi la tensione etnica da una parte e l’attenzione dei media democratici dall’altra, allo scopo evidente di continuare la propria politica sostentata (con ben 11 miliardi di dollari all’anno) dagli U.S.A. ■

LONELY PLANET Darra Pare che abbiano tolto i posti di blocco per andare a Darra. Adesso è località turistica. Ci vendono le armi e la droga, ma non come si fa nelle altre città. Se vi interessa, con l’immagine sotto potete farvi una vaga idea di dove si trovi. Darra è una pittoresca cittadina del nord del Pakistan con la peculiarità di essere un grande bazar di armi. Immaginate via Condotti, però senza Gucci e Armani. Rivoltelle, armi automatiche, mitra e fucili russi, bazooka, balestre, baionette. Di tutto. Armi nuove, armi vintàge, armi vecchie e armi antiche. La filosofia del luogo è che “se tutti hanno un’arma, allora c’è equilibrio”. Da quando hanno poi aperto la frontiera (prima c’era una sbarra tipo casello con dei militari di presidio) l’entrata è libera, e i militari che ogni tanto controllano le auto nei dintorni si chiedono come mai la gente vada e non comperi niente. Strani i turisti. ■

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Non è difficile andare a Darra, che si trova in Pakistan, frontiera nordest. Poi, quando si arriva ad Islamabad, basta chiedere. Li ti sanno dire, come si fa nel resto del mondo.

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CHI HA

PAURA DELLA

? RACCOLTA

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Testi di JULIETTE FERDINAND, illustrazione di EMANUELE BENA

accolta a Verona... suona piuttosto bene, no? Eppure, anche se la raccolta differenziata è stata organizzata nella nostra città, nei luoghi pubblici e negli uffici non si vede l’ombra di contenitori differenziati. All’università c’è vagamente la voglia di fare la raccolta ma è fatta in modo insoddisfacente: ci sono dei contenitori (chiostro, corridoi del polo Zanotto) ma sono troppo pochi, e a volte non c’è scritto neanche cosa mettere

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dentro. E spesso in posti inutili, come vicino all’entrata del polo Zanotto. Eppure con la consumazione quotidiana di carta, bicchieri di plastica o di lattine che c’è all’università, si potrebbe facilmente fare qualcosa di più efficace: solo mettendo i contenitori vicino alle macchinette per esempio... E tutta la carta buttata, in biblioteca e negli uffici, i famosi “giornali” tipo città, che non meritano il nome di giornale se non per il loro esser fatti di carta... Carta che, appunto, sporca e inquina il chiostro

ogni giorno, carta pronta ad essere buttata (e non riciclata) per terra. Ci vuole un reale sforzo per stimolare, obbligare gli studenti a fare la raccolta: un contenitore per la carta in ogni aula e ogni ufficio, e una segnalazione molto visibile, con un testo che incita a fare la raccolta. Siamo tutti pigri, e tanti studenti sono anche menefreghisti, c’è bisogno di interpellare gli studenti per farli sentire obbligati a fare la raccolta.

2. Fai la raccolta a casa? Una maggioranza di sì ancora qui. Però ci sono quelli che la fanno ogni tanto, e quelli che la fanno davvero. In diversi modi secondo la residenza : a Verona si fa la selezione tra vetro, carta, plastica + metallo, umido e indifferenziato, in appositi contenitori per strada. A Mantova,Treviso o nei paesi della provincia di VR si fa il porta a porta. I nostri amici trentini sono scandalizzati dal modo di fare la raccolta a Verona. Come si sa, da loro è ormai organizzatissima la raccolta, e il comune ha preso l’iniziativa di distribuire ai cittadini i bidoni necessari, che devono poi svuotare nei contenitori per strada vicini a casa loro. Quindi a casa la fanno ma qui non se ne parla… Abbiamo anche trovato una ragazza tedesca in Erasmus e ovviamente ha dato uno schiaffo a tutti: da lei si fa la raccolta tra plastica, cartone, vetro, metallo, rifiuti biologici, “resto” ed “elettronico”. All’interno tutto è diviso tra quello che si può riciclare o no. 3. La trovi fatta bene? Il porta a porta è considerato uno “spreco di benzina” perché gli adetti fanno km al giorno, e il cittadino è costretto a consegnare tal tipo di rifiuto tal giorno : scomodo per l’umido d’estate!! A Verona si lamentano della mancanza di informazione: non si sa cosa si deve buttare in quali contenitori, e mancano i contenitori per strada.

6. Hai un’idea da proporre per realizzare questo progetto? -Sensibilizzazione ( stiamo provando a farla!). -La tedesca ci propone di usare bicchieri di vetro in mensa, cosi si butterebbe molta meno plastica! -Tanti contenitori dappertutto: siamo tutti pigri, bisogna aiutarsi! -Spiegazioni chiare su ogni contenitore: cosa si può mettere dentro? -Incitazioni per convincere la gente che è giusto farlo. Ecco le risposte: sono rimasta sorpresa, mi immaginavo la gente molto più menefreghista. Allora il problema non viene solo dagli studenti, ma anche dall’università. Una commissione “Ambiente” è appena stata creata, speriamo di vedere qualche risultato!! ■

E allora come fare la raccolta a Verona? E’ vero che quasi ogni giorno mi chiedo: e questa strana cosa metà plastica metà metallo, dove la metto? E la carta metallizzata, he he, dove va? E i sacchetti di plastica li butto nella plastica? E i minuscoli pezzi di carta che ho appena sbriciolato parlando al telefono ? ? e i noccioli di albicocca? Beh, non sappiamo bene nel dettaglio tutti i segreti della raccolta, ma almeno abbiamo delle grandi linee: COME , COSA, DOVE? La lista è lunghetta, e il sito web dell’AMIA fornisce spiegazioni dettagliate, dunque qui riportiamo solo le indicazioni per la carta, ciò di cui noi studenti non possiamo fare a meno.

Forse quel giorno non hanno distribuito i giornali

Cosa va nei cassonetti bianchi? Ecco: giornali; riviste; vecchi libri; carta da pacchi pulita; quaderni; sacchetti di carta; scatole in cartone e cartoncino - spezzati e piegati, come la scatola del dentifricio, la confezione esterna dei corn flakes, scatole della pasta, confezione che tiene uniti i vasetti degli yogurt ecc.; tetrapack. Le cose che sembrano carta, ma carta non sono (?!) e dunque NON vanno nei cassonetti bianchi sono: carta oleata; carta plastificata; sacchetti in plastica; carta sporca di grasso o alimenti; ogni altri tipo di materiale o rifiuto (polistirolo, cellophane, etc.) ■

E gli studenti, che ne pensano? Abbiamo fatto una piccola indagine tra 40 persone prese a caso in Frinzi, per vedere se sono sensibili a questo tema . Ci hanno risposto : 1. Sei impegnato nella raccolta? 9 non sono assolutamente impegnati nella raccolta . Non la fanno a casa e non la vogliono fare all’università. Però 31 si dichiarano impegnati o molto impegnati. Bel numero, no?

4. Vorresti farla in università o ti è indifferente? 6 hanno l’onestà di dichiararsi completamente indifferenti oppure contro. (Dai ragazzi di economia, guardatevi un po’ il mondo attorno!) Gli altri con più o meno entusiasmo si dichiarano a favore. 5. Ti impegneresti a buttare i tuoi rifiuti nei contenitori appropriati? I 6 ragazzi ribelli non vogliono impegnarsi a fare niente. Gli altri sono pronti a farlo ma vogliono che la raccolta sia organizzata bene, con tanti bidoni nei posti giusti.

in che cassonetto bisogna mettere sta roba?

Verona patrimonio dell’umanità

Verona come Napoli

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CʼÈ ARIA, AL DI FUORI DA VERONA Testi di JULIETTE FERDINAND, illustrazione di EMANUELE BENA

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erona è una bellissima città. Tutti lo dicono. È bellissima, certo, però che livello di vita offre ai suoi abitanti? Chi tra gli abitanti e gli studenti non ha mai notato che si respira poco bene, che quando si rientra dopo esser stati fuori città, si sente un’aria pesante, un’atmosfera inquinata? Eppure non sembra che la nostra amministrazione voglia migliorare questa situazione, malgrado le promesse ambientaliste del suo programma; ne del resto un gran numero di veronesi stessi, che non possono risolversi a preferire la bici alla macchina per i loro piccoli tragitti...

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Per saperne un po’ di più abbiamo chiesto a Legambiente Verona qualche dato sull’attuale situazione. Per informare, sensibilizzare e provare a migliorare le nostre abitudini... Ecco i dati dell’ottobre scorso. ECOSISTEMA URBANO 2008 : Verona passa dal 58°posto dello scorso anno al 77° di questa edizione. Inquinamento amosferico, mobilità, urbanistica e energia i problemi della nostra città. VINCE BELLUNO, SEGUITA DA BERGAMO E MANTOVA. Le città italiane continuano a crescere, consumano sempre più risorse materiali e conservano una dotazione infrastrutturale che spesso è

ancora quella degli anni Settanta: si moltiplicano gli spazi artificiali che vanno riempiendo le aree libere, comuni fino a ieri separati si “conurbano” tra loro. L’automobile è divenuta “il” mezzo di trasporto mentre treno, bus e metropolitane (laddove ci sono) - e i piedi o le biciclette - si spartiscono solo brandelli marginali di mobilità. Le macchine hanno reso plausibile – al prezzo di tempo perso, inquinamento, ingorghi, incidenti – la scelta di costruire quartieri, uffici, università, ospedali – oggi megacentri commerciali e outlet – distanti decine di chilometri e scollegati dalle reti del trasporto pubblico. L’auto ha apparentemente accorciato le distanze, ma in realtà la nostra mobilità urbana, tutta a misura di automobile, le distanze le ha moltiplicate. Tutto ciò ha reso le città – le città italiane più delle altre - insostenibili, caotiche, inquinate. I numeri dell’edizione 2008 di Ecosistema Urbano di Legambiente lo confermano: metà dei capoluoghi di provincia presenta livelli d’inquinamento allarmanti, il trasporto pubblico urbano è sotto-utilizzato, la raccolta differenziata dei rifiuti solo al nord ha raggiunto standard accettabili. Tra le città venete Verona (77°) è all’ultimo posto preceduta dalla vincitrice Belluno, da Venezia (11°), Vicenza (42°), Rovigo (48°), Padova (67°) e Treviso (68°). In netto peggioramento rispetto all’anno scorso (dal 58° al 77° posto), la posizione di Verona desta preoccupazione perché non è riuscita negli ultimi anni ad affrontare e risolvere i problemi dell’inquinamento, della mobilità, del verde e dell’urbanistica. Inoltre vedendo nel dettaglio i risultati dell’indagine di Legambiente (cfr. Tabelle) a proposito di Verona si scopre che relativamente a: CONSUMI DI ELETTRICITA’ PER USO DOMESTICO: ogni abitante di Verona consuma l’anno 1081 Kwh (erano 999 lo scorso anno). PISTE CICLABILI: ogni abitante di Verona può contare su 5,37 metri equivalenti\abitante di piste ciclabili. VERDE URBANO: Ognuno di noi ha disposizione 16,37 mq. di verde. Nell’Ecosistema Urbano del 2007 i mq. a disposizione di ogni cittadino veronese erano 19,59. INTENSITA’ DI USO DEL TRASPORTO PUBBLICO: Crescono, di poco, i viaggi effettuati dai cittadini veronesi con il trasporto pubblico. Siamo saliti a 124 viaggi l’anno con i mezzi pubblici (erano 122 l’anno precedente). TASSO DI MOTORIZZAZIONE: ogni 100 veronesi possediamo 61 auto (erano 61 anche l’anno prima).

RACCOLTA DIFFERENZIATA: il 34,2% dei rifiuti è raccolto in maniera differenziata; il dato dell’Ecosistema Urbano del 2007 a Verona era del 34,7%. PRODUZIONE DI RIFIUTI SOLIDI URBANI: ogni cittadino veronese produce 547,7 Kg di rifiuti l’anno, vale a dire Kg. 1,5 il giorno (erano 533,5 lo scorso anno). CAPACITA’ DI DEPURAZIONE DELLE ACQUE REFLUE: il 94% delle acque reflue è depurato a Verona (era il 95% nell’edizione dello scorso anno). CONSUMI DI ACQUA POTABILE: ogni veronese “beve” ogni giorno 198,6 litri pro capite di acqua (erano 204,3 nel 2006). QUALITA’ DELLE ACQUE POTABILI: nelle acque della nostra città sono presenti 20,1 mg di nitrati (NO3) per litro (erano 19,9 mg. nel 2006). ISOLE PEDONALI: ogni cittadino veronese ha a disposizione 0,22 mq. di isole pedonali (erano 0,17 mq. lo scorso anno). ZONE A TRAFFICO LIMITATO: ogni cittadino veronese ha a disposizione 3,43 mq. di zone a traffico limitato (anche lo scorso anno erano 3,43 mq.).

Tre grandi “cantieri” devono essere aperti: mobilità. Nelle aree urbane si concentra larga parte della domanda di mobilità dei cittadini e delle merci, investire in una radicale riorganizzazione della mobilità urbana è scelta imprescindibile non solo per combattere l’inquinamento, ma prima ancora per ragioni di efficienza. Servono metropolitane, tranvie leggere, bus rapidi e efficienti, corsie preferenziali, isole pedonali, zone a traffico limitato, piste ciclabili, ferrovie regionali comode e puntuali per il traffico pendolare, parcheggi di scambio. nuova politica energetica che punti a rendere molto più efficiente l’uso di energia e a promuovere le fonti energetiche che non inquinano e non alimentano i cambiamenti climatici. Nelle città italiane oggi si concentra quasi il 40% dei consumi energetici. La sfida dei prossimi anni è fare in modo che i processi di trasformazione urbana – dalle nuove costruzioni, alle ristrutturazioni, alle nuove infrastrutture di trasporto – siano condizionati a obiettivi ambiziosi di risparmio energetico e a un aumento significativo del contributo delle fonti rinnovabili – solare in testa – al fabbiso-

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gno energetico delle città. la casa. Le case in affitto sono poche e costosissime e questo, unitamente alla bolla del mercato immobiliare che non accenna a sgonfiarsi e al recente rischio-mutui, ha effetti sociali e ambientali pesanti: si allunga la permanenza in famiglia dei giovani; si riduce la mobilità della forza lavoro; una quota significativa della domanda di casa si riversa su territori sempre più esterni alle aree urbane, incrementando sia il consumo di suolo che la domanda di mobilità e gli impatti ambientali connessi.

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Tre cantieri – non gli unici ma i più urgenti – per fare delle nostre città italiane dei luoghi puliti, vitali, sicuri. Tre risposte inaggirabili perché l’ecosistema urbano si riconcilii con l’ecosistema-terra, o almeno smetta di remargli contro. Fonte: Comunicato stampa del 15 ottobre 2007 di LEGAMBIENTE VERONA. ■

NEL FRATTEMPO A PARIGI.

foto di Juliette Ferdinand

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uesto nuovo taxi conosce già un gran successo a Parigi, Berlino, Tokyo, New York... E un tipo di bici coperta con 3 ruote e uno chauffeur che pedala per te. Molto comodo in Francia visto i numerosi scioperi dei trasporti! Per un giro con l’Urban-Cab mettete in conto 1,50 euro al chilometro, come un Cayenne, ma senza la spocchia brianzina. E senza inquinare, ovviamente. E se voi pulzelle avete fortuna lo chaffeur è anche un bel tipo. Le strane luci verdi nella bella foto in bianco e nero a destra invece sono quelle dei VELIB’, il nuovo modo fashion e ecologico di muoversi a Parigi. Come funziona? Basta mettere la tua carta di credito e la prima mezz’ora è gratuita. Dopodiché automaticamente viene scalato un euro ogni mezz’ora.Per i parigini c’è un abbonamento annuale (29 euro) , se invece sei turista puoi fare abbonamento per un giorno (1 euro),oppure per una set-

foto di Juliette Ferdinand

timana (5 euro). Ti fai il tuo giretto, vedi un po’ la ville lumiere e quando sei stufo rimetti la bici in uno degli stalli. Ce n’è dappertutto. Sei un furbo? Sfaticato? Pigro? Italiano? Cambia bici ogni mezz’ora. L’altro lato della medaglia? Mia sorella che abita sulle Buttes Chaumont, cioè su una piccola collina nella zona nord di Parigi, non trova mai una bici vicino a casa: la gente la prende per scendere giù, ma al ritorno prendono la metropolitana. Ovvio no? A quanto pare anche i francesi sono un po’ italiani. Per riequilibrare ci sono dei camion che di notte ripartiscono le bici dappertutto. Andate pure a farvi un giro a Parigi, vedere questa invasione di bici è proprio bello.E chissà se un giorno a Verona... ■

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TOGRAFICA COMERATI UN BLOK NOTES AFFERRA I CONTENUTI PRENDI APPUNTI DISTRIBUISCI LE COPIE CURA LA GRAFICA VIENI ALLE RIUNIONI MMAZZA IL TEMPO MA STUDIA OGNI TANTO FATTI IN QUATTRO ADOPERA LA MENTE CREA QUALCOSA DI NUOVO NON PERDERE TEMPO FAI PERE AGLI ALTRI RENDI PARTECIPI VIAGGIA SU INTERNET CERCA CUSIORITÀ PROPONI IDEE LITIGA E POI FAI LA PACE CONOSCI GENTE MANGIACI SIEME E PENSA A CHI TI LEGGERÀ FATTI CONOSCERE ABBORDA LE RAGAZZE E ACCHIAPPA GLI UOMINI CON LA TUA FIRMA DENUNCIA O FAI VERTIRE SPARALE GROSSE MA DI SEMPRE LA VERITÀ NON MENTIRE PER NULLA AL MONDO SUPERA GLI OSTACOLI CREA UN OTTIMO PRODOTTO NOSCI NUOVI ASPETTI DEL LUOGO DOVE VIVI NON FARTI IMPRESSIONARE MA NON PERDERE LA SENSIBILITÀ USA IL CERVELLO ASCOLTA IL O CUORE DIMMI TUTTO QUELLO CHE SAI TIENITELO PER TE NON SCRIVERE CAGATE SPACCA IL CAPELLO IN QUATTRO TELEFONA SPEDISCI AIL PRENDI LʼAUTOBUS LA BICI IL TRENO E VAI DOVE CʼÈ QUALCOSA DA DIRE NON FERMARTI A MENO CHE NON CI SIA QUALCOSA DA VEDERE ARDA ASCOLTA LEGGI MEMORIZZA APPUNTA FOTOGRAFA ALLEGA STAMPA LEGGI EVIDENZIA E RIASSUMI FORNISCI UN PUNTO DI VISTA ENDINE A PRESTITO SE LI RITIENI VALIDI NON GUARDARE LA TELEVISIONE ACCENDI IL TELEFONO RISPONDI MANGIA UN BOCCONE AL VOLO PERA LA TIMIDEZZA E PROVOCA ESPONITI LASCIA CHE DICANO APRI LA TUA MENTE CERCA COSE NUOVE NON SPERARE FAI I TUOI CONTI NTA LE BATTUTE SCRIVI A MACCHINA A MANO O A COMPUTER NON FARE ERRORI DI BATTITURA DAI VOCE A CHI NON NE HA ABBASTANZA AI VOCE A CHI NE HA GIÀ MA ALZA LA TUA NON SCRIVERE CAZZATE A MENO CHE NON LO SIANO ESPLICITAMENTE SAPPI COSE CHE GLI ALTRI ON SANNO E POI DILLE A TUTTI STRILLA URLA O SUSSURRA NON IMPORTA BASTA CHE TU LO DICA SCONVOLGI INFORMA COMUNICA NON ARE ZITTO LʼUOMO È UN ANIMALE SOCIALE PARLA CON GLI ALTRI E POI RIPENSACI NON TENERE IN CONTO LE QUISQUILIE DECIDI TU QUALI NO LE QUISQUILIE E QUALI SONO LE COSE IMPORTANTI FAI IN MODO CHE LE QUISQUILIE DIVENTINO IMPORTANTI SCOPRI NUOVI CANALI SUPERA PAURA FATTI INDIRIZZARE INDIRIZZA CHI NON TROVA LA VIA RILEGGI E COMMENTA RILEGGI MA TRA LE RIGHE SAI CHI È RUNDOLPH HEARST? A WIKIPEDIA NON USARE WIKIPEDIA FA CAGARE SPIEGAMI SE WIKIPEDIA È ATTENDIBILE O NO RUBA IMMAGINI SU INTERNET MA DILLO RISPETTA IDEE NON TUE MA COMBATTI PER FAR VALERE QUELLE CHE RITIENI VALIDE E ANNIENTA GLI STUPIDI SII STUPIDO ANCHE TU POI ANNIENTATI COMINCIA E RIGUARDA TUTTO DA UNʼALTRA OTTICA ASSAGGIA NUOVI GUSTI TOCCA CON MANO LE COSE NON PARLARE DI CIÒ CHE NON SAI PARA IL PIÙ POSSIBILE MA NON LASCIARE LE CONOSCENZE NEL CASSETTO PIUTTOSTO USALE PER CAPIRE LE COSE DEL MONDO ALTRIMENTI E COSA CI STATI A FARE QUA LEGGI METRO NON LEGGERE METRO CHE DIFFERENZA CʼÈ CHI HA VINTO IL PULITZER LʼANNO SCORSO REGISTRA CONVERSAZIONI E TRASCRIVILE NON AVERE PAURA DI DIRE LE COSE TUTTO QUELLO CHE È VERO HA DELLE CONSEGUENZE SFRUTTA LE PORTUNITÀ PRENDI IL TRENO AL VOLO NON LASCIARE LʼOCCASIONE SCRIVI SCRIVI SCRIVI SCRIVI E POI RILEGGI UNA DUE ANCHE TRE O ATTRO VOLTE RIFLETTI PENSA COME GLI ALTRI MA FORSE È MEGLIO DI NO PENSA ALLORA DIFFERENTE DAGLI ALTRI E FAGLI VEDERE CHE SI Ò PENSARE IN DIVERSI MODI INTERVISTA FATTI INTERVISTARE DOMANDA ESIGI RISPOSTE NON LASCIARE CHE TI PRENDANO IN GIRO FATTI ALERE ADOPERA TUTTI GLI STRUMENTI CHE HAI MA NON IN MANIERA ILLECITA PONITI DEI PROBLEMI SQUARCIA IL VELO E GUARDA COSA CʼÈ ETRO POI DIMMELO SCOPRI COSE CHE ALTRI TENGONO NASCOSTE SUPERATI E SOLO DOPO SUPERA GLI ALTRI ANCHE SE TI ACCORGERAI CHE HAI GIÀ LASCIATI INDIETRO DA UN BEL PEZZO ALZA IL TIRO SEGUI LʼISTINTO FATTI INGANNARE DA FALSE PISTE BASTA NON SCORAGGIARSI E COMINCIARE ABBONDA DI PAROLE SII STRINGATO CINQUECENTO BATTUTE MOLTE VOLTE SONO ANCHE TROPPE PRENDITI UN RUOLO IMPARA SA VUOLE DIRE LAVORARE IN GRUPPO RACCONTAMI UNA STORIA SCRIVI UN LIBRO DISEGNA ANCHE SE NON SEI CAPACE CREDI IN TE STESSO A CREDI ANCHE NEGLI ALTRI SEPPUR NON FIDARTENE TROPPO FAI DI PIÙ NON FARTI LASCIARE INDIETRO SORRIDI FAI FINTA DI ESSERE SIMPATICO TTI DARE IL NUMERO DI TELEFONO SCOPRI DOVE ABITA PEDINA NON FARTI VEDERE STAI ALLʼERTA A UN CERTO PUNTO VEDRAI QUEL ALCOSA IN PIÙ E POTRAI SCRIVERLO STRACCIA TANTI FOGLI SCRIVI E RISCRIVI GETTA NEL CESTINO RECUPERA DEI DOCUMENTI ASPETTA SPIRAZIONE MA NON EVITARE DI CERCARLA E POI SCRIVI TUTTO DI GETTO OPPURE FALLO PONDERATAMENTE PESA LE PAROLE CHE DI PER SÉ SANO COME MACIGNI NON MENTIRE LASCIA CHE DICANO APRI LA TUA MENTE CERCA COSE NUOVE NON SPERARE FAI I TUOI CONTI CONTA BATTUTE SCRIVI A MACCHINA A MANO O A COMPUTER NON FARE ERRORI DI BATTITURA DAI VOCE A CHI NON NE HA ABBASTANZA DAI VOCE CHI NE HA GIÀ MA ALZA LA TUA NON SCRIVERE CAZZATE A MENO CHE NON LO SIANO ESPLICITAMENTE SAPPI COSE CHE GLI ALTRI NON SANNO POI DILLE A TUTTI STRILLA URLA O SUSSURRA NON IMPORTA BASTA CHE TU LO DICA NON USARE WIKIPEDIA FA CAGARE SPIEGAMI SE WIKIPEDIA ATTENDIBILE O NO RUBA IMMAGINI SU INTERNET MA DILLO RISPETTA LE IDEE NON TUE MA COMBATTI PER FAR VALERE QUELLE CHE RITIENI ALIDE E ANNIENTA GLI STUPIDI SII STUPIDO ANCHE TU POI ANNIENTATI RICOMINCIA E RIGUARDA TUTTO DA UNʼALTRA OTTICA ASSAGGIA NUOVI STI TOCCA CON MANO LE COSE NON PARLARE DI CIÒ CHE NON SAI IMPARA IL PIÙ POSSIBILE MA NON LASCIARE LE CONOSCENZE NEL SSETTO PIUTTOSTO USALE PER CAPIRE LE COSE DEL MONDO ALTRIMENTI CHE COSA CI STATI A FARE QUA LEGGI METRO NON LEGGERE METRO E DIFFERENZA CʼÈ CHI HA VINTO IL PULITZER LʼANNO SCORSO REGISTRA LE CONVERSAZIONI E TRASCRIVILE NON AVERE PAURA DI DIRE LE SECERCA LE NOTIZIE PARLA CON LA GENTE SCRIVI AI PROFESSORI PROCURATI UNA MACCHINA FOTOGRAFICA COMERATI UN BLOK NOTES FERRA I CONTENUTI PRENDI APPUNTI DISTRIBUISCI LE COPIE CURA LA GRAFICA VIENI ALLE RIUNIONI AMMAZZA IL TEMPO MA STUDIA OGNI NTO FATTI IN QUATTRO ADOPERA LA MENTE CREA QUALCOSA SFRUTTA LE OPPORTUNITÀ PRENDI IL TRENO AL VOLO NON LASCIARE OCCASIONE SCRIVI SCRIVI SCRIVI SCRIVI E POI RILEGGI UNA DUE ANCHE TRE O QUATTRO VOLTE RIFLETTI PENSA COME GLI ALTRI MA FORSE È GLIO DI NO PENSA ALLORA DIFFERENTE DAGLI ALTRI E FAGLI VEDERE CHE SI PUÒ PENSARE IN DIVERSI MODI INTERVISTA FATTI INTERVISTARE OMANDA ESIGI RISPOSTE NON LASCIARE CHE TI PRENDANO IN GIRO FATTI VALERE ADOPERA 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NERO rubrica di parole

PASSATEMPO

Cammino per le strade e vedo uomini e donne muoversi seguendo logiche legate al sesso.

a cura di luigi tasca

“...Si chinò lentamente, finchè il suo volto non fu a pochi centimetri da lui e potè sentire il calore del suo respiro e l’odore dolciastro del suo corpo, e con infinita prudenza gli si distese accanto...”

Perché lei doveva fare bee… OSCAR SISITI-SABONIS

da “Eva Luna racconta” di Isabel Allende

C

are sorelline e cari fratellini di Università ciao, questa è Nero: rubrica di parole. Questo mese Un racconto brillante.Vi invito a provare a leggerlo ad alta voce. Inviate i vostri racconti, poesie, citazioni varie a NERO:rubrica di parole.

INVIATE I VOSTRI RACCONTI, POESIE,CITAZIONI ALL’INDIRIZZO gigiimbriago@yahoo.it

BIANCO di Luigi Tasca

Luce soffusa, ovunque bianco, le pareti bianche la realtà nei miei occhi. Ardo, ardisco: scoperei la tua bocca tutta l’ irrorerei d’appiccicoso seme. Un paio di minuti e ancora sotto: le tue gambe in angoli impossibili. Il solo pensarci, il solo immaginarti ansare.

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“Beee beee beee“Sentivo vivo quel lamento, lo sentivo alto e pieno dentro di lei… E lei oh mio dio e lei!!si cara continua si bee beebeee. BeeEE!!!…… Cazzo, una ventata calda, calda e forte, di un odore che potrei dire sapore quasi, quasi dolciastro. Si, una ventata calda e un rumore di tromba Mamma quel rumore, lo stesso rumore di una tromba che mi impartì una vampata di calore dal petto…”Bee bee” sentivo la voce di quella ragazza carponi a me e siiiiii…siiiiiii eeeeee……che ci faccio qui?! Non so nemmeno se è accaduto tutto veramente o sto solo sognando. Faccio un po fatica a capirlo, qui, steso su sto letto freddo con sto cartello appeso al pollicione.Tipo film. Mah come sono arrivato qui?!… “Lo sai come sei arrivato qui” Sento una voce “Oh chi parla!!? Dove sei?! Dove sono? Ma soprattutto ci casso sito!? “Eh” fa la voce “Ascolta selvaggio, abbassa un po’ la cresta che qui sei ospite . E’ meglio che fai il bravino e ti stai zitto ok!! Bene vediamo di capirci un attimo. Ciao. Io sono Oscar!” ” Toh” mi dico” anche io mi chiamo Oscar”…anche io mi chiamo Oscar anche io mi chiamo Oscar… Qualcosa non mi torna. “Su su, non fare sta faccia da fesso Oscar…Io, sono te. O come dicevi quando la tua pellaccia ancora respirava, il tuo “IO.” Qua, ora, dobbiamo fare quattro chiacchiere, perchè mentre Tu alla polvere ritornerai io da qualche parte me ne devo pure andare. Non so se capisci. Noi due ora parliamo un po’ di te, e vediamo se nonostante tutto, riescono ancora a mandarmi in qualche altro corpo, come bagaglio di esperienze, capito?!” “Va bene” rispondo io ancora un po’ incerto, si incerto, non mi era mai capitata una cosa così. Cammina, si gira. Mi guarda, Lui mi guarda… ”Capisco che sei spaesato Oscar, lo sarei anche io al tuo posto… Ascolta, facilitiamo il tutto ti va? Partiamo dalla cosa ultima che hai fatto, che è la piu fresca ai ricordi, E se questa riassume bene i vari lati di te, non ti chiedo altro. Non lo sai come si dice?! Una volta, è per sempre… E allora dai! La ragazza dai, raccontami della ragazza.” ” Oh si la ragazza! Allora è successo! Dio esiste!? Oh no la ragazza! Come starà ora?! Oddio la ragazza!?! Ma chi era la ragazza!? Credo, non so, oh cazzo! Beh, una cosa è certa, la piu bella scopata della mia vita. Espiato in un orgasmo multiplo, come nei sogni dei vecchi. Ma cosa vuoi sapere? Devo dirti come l ho piccionata? “Si, cioè mi devi dire tu cosa hai fatto; se ti sei comportato bene ? Se l’hai sedotta alla Don Giovanni o conquistata alla Casanova, se hai usato la mente o se hai spremuto il cuore, se ti sei abbassato ai lavori sulla psiche o se hai lavorato di fanta-

sia, insomma Oscar, se ti sei lasciato guidare dalle circostanze o se hai ragionato col cervello.” “No le circostanze non centrano“Lo interrompo io “La gente da sempre colpa alle circostanze per ciò che è. Io non credo alle circostanze. In questo mondo gli uomini che vanno avanti sono quelli che si danno da fare e le cercano le circostanze che desiderano, e se non riescono a trovarle, le creano.” “Senti,” incalza lui “è inutile che cerchi di fare il figo con me. Le frasi d’altri sono cose da vivi, e quelli vivi sono importanti. Tu, come tanti altri giovani perduti per strada, sarai forse più pericoloso da morto. Quello di cui ti preoccupare, caro Oscar, è di ciò che sarai domani, se spirito o fantasma per i tuoi familiari.” A quelle parole caspita soprassalii: “Ascolta Sandro Ciotti, vuoi sentirla sta storia o ti devo spegnere?! Dai su. L’ho incontrata, anzi avvistata da un autobus. Ero di fretta quella mattina e mentre attraversavo sulle strisce sto bus mi suona feroce. Faccio appena in tempo a tirarmi indietro che passa; e mentre impreco alla morte qualcosa di strano Lei, Prende i miei occhi. Li cattura, li rapisce. Io come fossi sotto funghi prendo a correre dietro a sto biscione blu, che si ferma. Lei scende, lei, quella degli occhi, scende e ci fermiamo, uno di fronte all’altro.” “Senti Oscar, lo capisco che sei un ragazzo di fantasia, hai creato me, ma sogni come Questa scena da pretty woman seconda mano di serie b non puoi darmela a bere.” Lo guardo perplesso. Lui. LUI da del cazzone bugiardo a me. Lui. Il mio io, lui Che ha convissuto con me per me e in me per 21 anni, che ha assaporato ogni mia esperienza senza chiedermi il permesso, lui, Tu, che uscivi fuori quando e solo quando mi sentivo in difficoltà, TU, dai a me, del cazzone bugiardo?!” No, non posso permetterlo. Lo aggredisco ”Senti stronzetto arrogante, a me non dai del cazzone bugiardo capito?” “Infatti” replica ” non ti ho dato del cazzone, Cazzone, ma del cazzaro.” “E spiegami la differenza allora.“ “Beh, cazzoni lo si e di nascita, cazzari. Lo si diventa col tempo e con l’ esperienza.” Rifletto:“Non c’è dubbio, stavolta hai vinto. E allora va bene, l’ ho abbordata in un bar. Sinceramente non sapevo nemmeno come approcciarla, capisci bene.”

“Beh, no, non proprio. Ma se provi ad aprire un po’ i fili delle tue strategie Oscar, magari lo immagino…” “Sono andato ad ordinare da bere e a stuzzicare qualcosa dal buffet ed ecco che anche lei si lancia sul cibo. Mi passa davanti con quei capelli d’ebano profumati e mi si mette di fronte mostrandomi non il lato B, ma le porte del Paradiso. Allora dico l’unica cosa che puo’ dire un uomo in una situazione del genere :” Eh senti bela di notte, ho capito che devi mangiare per mantenerti in forma, ma se non rispetti te stessa almeno rispetta la fila.” Lei mi guarda, leggermente incredula, e poi mi sgancia un :”ho capito che ce l hai piccolo ma non per questo devi fare l arrogante in questo modo.” Ci guardiamo. Un mondo di silenzio attorno a noi. Poi una sonora risata, una di quelle belle che durano quanto, tre-cinque secondi, poi aggiungo :”non sapevo che ora le donne le lasciassero anche mangiare in pubblico.” E lei a me “E io non sapevo che lasciassero entrare i cani“. “Infatti” faccio io “Di alla tua amica di uscire“ “Lei è più di una mia amica, è mia cugina“. Perfetto, penso tra me e me, al primo cerchio c’è entrata. “Dai” le dico “Prenditi qualcosa da mangiare cosi poi se è buono me lo dici e lo piglio anche io“. “Insomma devo fare da cavia” sentenzia lei, aggiungendo “Mah, non esistono piu gli uomini di una volta.” “Se e per questo nemmeno le donne sono piu quelle di una volta. Ma qualcosa mi suggerisce che tu di maschi ne sai qualcosa.” “E Cos’e che te lo fa credere?.” “Il fatto che lo dici con una faccia che sembra ti sia morto il gatto”, “No, è stare davanti a te che mi mette tristezza bello. Certo che a te di certo non manca la parola eh!.” No, la parola non mi manca, ma una donna si.” “Bene” mi dice mettendomi una mano sul braccio “Vai a cercarla vai.” “Sto aspettando che ti levi dal cibo per portarle fuori qualcosa di buono da mettere sotto i denti, che a proposito son bellissimi; i tuoi intendo di denti.”

“Anni e anni di apparecchio” mi fa lei con portamento sussiego ”ma ora guarda che risultato!” “Deve aver avuto proprio tanta pazienza quel dottore!.” “Si, la stessa che sta passando a me” “Eh si, mi piacciono proprio le donne indiane” le scoreggio io, “Ma io non sono indiana,” risponde lei stranita; Ha Abboccato :”ah no?!strano” e mimando il gesto delle bocce(tette) “Pensavo venissi da Bombay!.” Lei, abbozzando una mezzo sorrisino mi dice “No, ti sei sbagliato” e voltandosi “Io vengo Dalla Culombia!.” Un brivido mi percorse tutto. Le lancio io un sorriso, e con la scusa di prendere i tovaglioli le tocco la mano, così , sembrando una cosa non voluta o meglio non fatta di proposito, ed esco. Tutto secondo i piani. “I piani oscar?” “Si i piani. Ho lanciato un paio di cerchi, un paio di CAP (commenti acidi programmati) qualche DVS (dimostrazione di valore superiore) un ID (indice di interesse) come contentino, il primo contatto per stabilire il primo confort e una uscita strategica, tutto nei 3-4 minuti essenziali e più che sufficienti.” “Ma cos’ e sta cafonata Oscar?” Mi becca la voce, “Non volevi sapere come ho preso la donna, quella donna e questo ti sto raccontando. Insomma esco; invece di farmi trovare fuori con una lei, mi siedo con chi sono venuto veramente, santiago, l amico mio. Mezzo italiano mezzo brasiliano, latino dentro e brasilero fuori. Gli metto la pasta sul tavolo e gli faccio :” Ho appena iniziato il Gioco con una dentro.” “Ah si?!” Mi sputa lui”e com è?” “Una otto, una bella sette e mezzo otto, dietro anche una punta di nove ma sostanzialmente si, una otto. Anche otto e mezzo, alla fine.” “Tu sei malato Oscar …. é Bionda o Mora?.” “Castana Santiago, Castana“, “Beh dai poteva andarti peggio; potevi trovarti una con due piedi destri!!.” “Ah ah ah bella questa Oscar ah ah. Il tuo amico (segue)

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(segue)

Santiago è veramente divertente!” “Si, concordo. Andiamo avanti. Esce lei. Ce l’ho alle spalle, la vedo con la coda dell’occhio, ah ah, perfetto. Mi alzo e vado a salutare delle amiche, le cosiddette cuscinetto, quelle che se sei fuori da solo ci parli tranquillo senza aver nulla da perdere, anzi tutto da guadagnare. Che fanno anche loro si del “Gruppo”, ma in un modo diverso. Potrei dire comportamento unisex. “Magari posso attirare un po’ di attenzione” penso tra me me, “Magari un po’ di sua attenzione.” La intravedo, là, con le amiche che un po’ se la raccontano e un po’ si “Divertono come matte“. Però…è strano a rifletterci un attimo.“ “Cosa e strano Oscar?” No, pensavo a voce alta… Pensavo a come è strano che le relazioni sociali alla sera siano del tutto diverse da quelle del giorno. E si che si vive tutti nello stesso luogo sempre. E’ come se la sera si dovesse essere qualcosa di più. Bah, sarà che alla sera si e tutti vogliosi di non essere da soli, ma è proprio strano”, “Oscar, ti prego. Sentir parlar te mi sta facendo venir voglia di suicidarmi cazzo.” “Liberissimo di farlo stronzo!.” “Hai ragione scusami. Prosegui.” “Allora, stavo chiacchierando con sta tipa, che poi è anche divertente, insomma, sempre donna è. Anzi a pensarci probabilmente con molto più da dare di altre, solo che come tutto il resto dell’ umanità , ha paura. C’è chi la maschera, chi la combatte chi non ne ha ma c’ha qualche altro cazzo suo, si, ce n’e per tutti. Solo che il ragionamento che bisogna fare è, parola di Corrado, «sorridere e non aver pretese». E ancora, stavo chiacchierando co’ sta cazzo di tipa ed ecco che il mio agnello si muove. Che confabula? mah!, che diranno!e io che posso fare….” “E che hai fatto?” “Eh niente. Dopo un attimo è venuta lei e ha iniziato a parlare, e molto scioltamente devo dire la ragazza. Io fortunatamente in questa occasione sono riuscito a cavarmela bene con discorsi del tipo :“Dimmi le tue tre migliori qualita’.” E lei :“Beh, sincerità rispetto e… “Fedeltà scommetto” La interrompo io “Allora prima dentro mi sbagliavo, esistono ancora le brave ragazze.” “Eccome se esistono” spara lei, “Brulicano

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in giro. Tu invece cosa fai di professione, il cazzaro?” “Vedi Oscar, quello che ti ho detto io!” “Io?“ le rispondo “Io sono pastore cara.” “Oh mamma!, e quindi io sarei la pecorella smarrita?” “No tu sei il cane da guardia! Guarda, hai ancora la bava per aver tenuto in bocca l osso!” (Risatina interna) “Beh“ mi fa lei, si vedeva che aveva leggermente accusato il colpo: ”e le tue invece di qualità?” “E tu che hai risposto?” “Beh modestia, intelligenza e sincerità.” “Eh no Oscar, non mi freghi, queste tre non Le metto in valigia prima del tempo. Per iniziare un modesto non direbbe mai che lo è, e questo è sinonimo di intelligenza. Ora, visto che stai mentendo a me e quindi a te stesso, devo dedurre che anche la terza è falsa.” “Ah ah ah ah ah ah!.” “Perchè ridi Oscar? Sono così divertente?” “No, non è per te, ah ah, la ragazza ah ah, mi ha detto la stessa cosa ah ah, tranne che per il discorso della valigia, non credo si interessi di viaggi.” “Ah ma allora è una tosta?” “Decisamente, e sinuosa e bella, molto bella. Le prendo le mani. La guardo stupito e la invito a parlare più in disparte, lei acconsente. Giochiamo, ridiamo, è carino, quasi felice devo dire. Leggermente fuori dal gruppo si respirava un pò di più. In mezzo hai pensieri che correvano tra le nostre bocche lei mi fece notare che dell approccio mio medesimo stesso, quello tanto decantato, avevo sbagliato tutto. “Fatto sta che ora sei qui con me.” Ribatto io. “Si ma perchè io ho voluto” Lei, “Appunto” Io “Se non volevi non venivi”, e continua persistente la piccoletta” l’ uomo dovrebbe fare l uomo non e la fighetta!.” “Ti sembro una fighetta?” abbocco io, “Sei il Re delle fighette” risponde lei. La guardai, le presi le mani, la avvicinai e lei mi passo la lingua nell orecchio, mentre la folla del mio inconscio applaudiva con forza al funerale del mio autocontrollo…(*) Il bacio fu bacio. Bacio dei baci. Un bacio di

quelli che non basta volerli, bisogna desiderarli ardentemente per goderseli tutti. Uno meglio di molti moltissimi altri dati per regalarsi un momento di felicita che dura quanto?! Dio non li disdegno intendiamoci, tutta esperienza, comunque quel bacio non faceva parte di quelli. Scivolammo a casa sua in campo ad un ora, belli, carichi arrapati, Feroci quasi aggressivi; Sarà stato per la bianca che sciolinammo di nascosto ma della brava ragazza conosciuta due ore prima è scomparsa ogni traccia, Voluttuosi ci spingiamo ancora oltre entriamo da lei, io sono eccitatissimo.” “A chi lo dici, Oscar, sto sudando freddo!” Il sesso odorava l’aria, la lingua fremeva su di noi, le mani sembravano liquide sui corpi. Gustai il suo frutto avidamente, era gustosamente forte in bocca. Lei ansimava, si la sentivo, lo sentivo… il suo cuore battere nel mio. Lei è meravigliosa, abusa del suo corpo come farei io. “Sono il tuo agnello sono il tuo agnello” belava. Quindi… La presi, la girai, e con vigore le aprii le natiche tonde e forti; la misi carponi e urlai “E allora fai beeeeeEEEEEEEEEEEE EAAAAAAAAAHHHHHHHHHHH”…

Due giovani, maschio e femmina, caucasici, sui vent’anni, sono stati trovati cadavere questa mattina e Verona nei pressi di … La causa della morte sembra essere overdose da anfetamine, ma non si escludono moventi esterni legatial traffico di stupefacenti. Il padre della ragazza, già noto alle forze dell’ordine…

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FEDERICO LONGONI

È il quarto giorno del nuovo anno. Nevica ormai da ore e il paesaggio che mi trovo di fronte appena sveglio è splendido: tutto bianchissimo. Il silenzio che si crea quando nevica è quasi irreale. Meglio metter su un po’ di musica. Vado a cercare tra le mille cartelle del mio computer ed ecco che, dopo una lunga ricerca della colonna sonora adatta a questa giornata, trovo finalmente la playlist che cercavo: “musica scandinava”. Le prime canzoni della playlist sono Hunter e All Is Full Of Love di Björk. Il curriculum di Björk è ormai lungo, e pieno di mille diverse esperienze sonore e anche cinematografiche, visto che la sua interpretazione in Dancer In The Dark di Lars Von Trier le è valsa la Palma D’Oro a Cannes. La sua musica implica i generi più disparati: dance, pop, trip-hop, house, punk, industrial, funk, soul, jazz. Va ovviamente aggiunta la splendida voce della cantautrice di Reykjavík, a volte leggera come un uccellino, altre volte graffiante come una tigre. La playlist prosegue con altri tre brani della cantautrice islandese, estratti dal nuovo album. Il nuovo lavoro di Björk s’intitola Volta, uscito nella primavera del 2007, disco compatto e poliedrico che riesce ancora una volta a stupire. Earth Intruders apre questo disco con una marcia ritmica e sincopata che parla degli sconvolgimenti naturali e climatici della Terra che hanno causato il devastante tsunami in Indonesia nel 2006. Nella quarta traccia Innocence a farla da padrone è il ritmo dell’onnipresente Timbaland, co-produttore di alcuni brani dell’album. Ma la vera sorpresa è senza dubbio Declare Independence, il pezzo più incredibile dell’intero album, fatto di bassi che grattano e dalla cassa in quattro brusca e martellante, quasi se fosse un disco techno-hardcore. La canzone è dedicata alla questione delle Isole Fær Øer e della Groenlandia, alla ricerca dell’indipendenza dalla Danimarca.

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Alzo lo sguardo e do un’occhiata fuori dalla versione post-moderna. finestra: nevica ancora. Proseguo nell’ascolto La playlist prosegue, ma stavolta si cambia gedella playlist ed ecco che arriva una manciata nere e i brani successivi sono decisamente più di canzoni della band più famosa d’Islanda, i leggeri: cinque morbide ballate dei norvegesi Sigur Ròs. La prima di queste canzoni, Un- Kings Of Convenience, due dal primo disco titled #8, è un viaggio che dura 11 minuti e del 2001 e tre dal successivo lavoro del 2004. 45 secondi. Un collegiale dall’aria malinconica e un ocI Sigur Ròs, il cui nome significa Rosa del- chialuto nerd con i capelli rossi: sono i Kings la Vittoria, sono quattro giovani musicisti che Of Convenience, uno dei migliori esempi di hanno fatto della loro musica un’arte. new acoustic movement. La loro formula musicale è composta da atIl loro motto è anche il titolo del loro disco mosfere eteree e sognanti, sonorità limpide e d’esordio: Quiet Is The New Loud. suggestive, come la terra da cui provengono. Semplicità melodica, accompagnamenti miL’aspetto più sorprendente di questo giova- nimali guidati dalla chitarra, testi positivi e dinissimo quartetto di Reykjavìk è la capacità di simpegnati, ritratti quotidiani dell’ amore sono creare sonorità emozionanti, capaci di pene- gli elementi che più di tutti caratterizzano lo trare nei recessi più oscuri della mente. stile dei Kings Of Convenience, che trovano Sono difficili da capire, non sono il classico piena espressione in questo album. La musica gruppo che si ascolta in macchina o ad una fe- dei due giovani norvegesi di Bergen è positiva sta, ma i loro dischi sono un’esperienza sonora e sprigiona un buon umore già dalle prime indimenticabile. note, è la perfetta colonna sonora per iniziare Il 2002 è l’anno di ( ), dai più conosciuto la giornata gioiosamente (provate ad ascoltare come Untitled, album senza nome, senza ar- Toxic Girl e Failure mentre fate colazione!). twork, e senza titolo delle otto lunghe tracce che lo compongono. Manca anche la lingua in cui questo disco è cantato, infatti tutte canzoni sono in “hopelandic”, un linguaggio DAVIDE SPILLERI completamente inventato Quando mi alzo non posso fare dal leader Jonsi, che pera meno di ascoltare la messa in remette di mettere la voce al quiem k 626 di Mozart, e se non pari di qualsiasi strumento ascolto il dies irae la mia giornata musicale. non ha più molto senso, e non sto scherzando, si... insomma il testo Sono così immerso nelle non è dei più allegri, ma mi dà quel non so che di classico, molto mie emozioni che non mi classico. rendo neanche conto che è iniziata la traccia successiva, Í Appena dopo pranzo quando digerisco ingerendo svariate dosi di caffeina e mortali boccate di fumo, l’ideale per faGær, brano di rock dilatato (con vorire il processo di assimilazione dei cibi è Harvest di Neil l’ormai caratteristica chitarra Young, è un tocca sana, meglio della grappa della nonna. elettrica suonata con l’archetto Alla sera, dopo una pesante giornata di”studio” The Bends di un violoncello) estratto dal dei Radiohead è quello che ci vuole, tutto l’album di un nuovo disco Hvarf/Heim che sol fiato per annullare completamente ogni mio pensiero e ricorda i Pink Floyd di Dark condurmi sano e salvo verso casa cantando a squarcia gola Side Of The Moon, però in my iron lungggg pappa pappa pappa pappa pà!

PLAYLIST

I ghiacci. Foto di Tommaso Boscaini

MUSICA TRA I GHIACCI

TRE CANZONI PER TRE MOMENTI DELLA GIORNATA

La riuscita del loro secondo disco, Riot On An Empty Street è garantita sia ascoltando la prima dolcissima traccia Homesick , sia al bancone di un nightclub con in sottofondo I’d Rather Dance With You o semplicemente ingoiato dalla poltrona di casa assaporando le note del piano di Misread. La tranquillità ha invaso la casa dopo l’ascolto di questa musica celestiale. Mi metto comodo, in totale relax, e, mentre fuori i fiocchi di neve sono sempre più fitti, io continuo nell’ascolto della playlist “musica scandinava”. Le prossime tracce sono di Josè Gonzàlez, e subito la musica mi rapisce. Josè Gonzàlez è glaciale, solitario, la sua musica è scarna e disadorna, ma allo stesso tempo accende il fuoco della vita grazie alle passionali tonalità latine della sua inconfondibile voce. Il suo esordio, Veneer, del 2003 contiene una cover, Heartbeats (la pessima versione originale era dei Knife, altra band svedese), diventata un singolo di fama internazionale e viene utilizzato anche come colonna sonora dello spettacolare spot della Sony Bravia (quello con la cascata di palline colorate). Uscito lo scorso settembre, il secondo lavoro del cantautore, In Our Nature, regala momenti davvero intensi. Grazie a canzoni come Abram (in cui il microbiologo svedese mette in dubbio l’esistenza di un dio onnipotente), Down The Line e la splendida cover di Teardrop dei Massive Attack in versione bossanova, l’album diventa davvero un piccolo capolavoro. La rievocazione delle meravigliose lande della Scandinavia che ha provocato in me una grande magia e forti emozioni svanisce con il terribile suono del campanello di casa. E’ un mio amico, che subito si mette a leggere le parole che ho scritto in contemporanea con l’ascolto della playlist. Da sfegatato di metal qual è, mi dice che in Scandinavia esiste anche una realtà musicale molto diversa da quella che ho descritto io, soprattutto in Finlandia dove c’è una serie di band metal che “spaccano di brutto” (cito le sue testuali parole) come Stratovarius, Children Of Bodom, Nightwish, Sonata Arctica e altri. Se nella playlist ci fossero state anche queste band “pesanti” (che ritengo comunque ottime) sarebbe come se nel bel mezzo di un luogo dove la natura regna sovrana, come molte zone della Scandinavia, qualcuno ci costruisse un agglomerato di fabbriche che sbuffano fumo nero e denso dalle loro grosse ciminiere. No...non è proprio il caso. ■

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«UNIONE SOTTO CRISI» Bianco e nero,un film di Cristina Comencini IRENE BISSUEL

Il nuovo film della regista italiana Cristina Comencini, uscito nelle salle all’inizio di gennaio, introduce di nuovo nel mondo artistico il vecchio e doloroso confronto e la possibile convivenza tra Bianchi e Neri nella società europea odierna. Il film, commedia drammatica, è stato realizzato con il contributo di JeanLéonard Touadi, assessore alle politiche giovanili e alla sicurezza del comune di Roma, originario del Congo, lui stesso interessato da tempo all’apertura del dialogo tra culture africane ed europee. La storia è quella di due famiglie messe in parallelo, una «nera» e una «bianca». I genitori sono, da una parte, Nadine e Bertrand (gli attori Aïssa Maïga e Eriq Ebouaney), Senegalesi originari di Dakar, che vivono in Italia da 10 anni, e dall’altra parta, Elena e Carlo (Ambra Angiolini e Foto rubata da mymovies.it Fabio Volo). Elena lavora in un’organizzazione che raccoglie fondi per l’Africa insieme a Bertrand, e dice di tenere il suo amore per il continente nero dal suo padre. Si scoprirà poi il razzismo latente di entrambi i genitori di Elena, che hanno una cameriera nera da anni. Ma fa certo «parte della famiglia»...

Il problema è quello del confronto tra due comunità diverse, che si dichiarano aperte, sopratutto dal lato «bianco» della bilancia. La difficoltà ad accettare questa relazione adultera sembra spiegarsi più con il diverso colore della pelle che con il fatto stesso di andare a letto con qualcun’ altro. E ciò che dice Bertrand a Nadine: «Ma tu non credi che anch’io abbia avuto voglia di andare a letto con una Bianca?» E Nadine di capire: «E questo il tuo problema? Che sia bianco?». Si rivela allora l’ipocrisia di un tale sistema: «tradiscimi quanto vuoi, però non con un Bianco/una Nera, cioè con un diverso, una diversa». Sarebbe a dire che nella nostra società, non sono ancora accettate le coppie miste, afro-europee? Cosa può voler dire «interculturalità», «pluralismo», tutte quante belle espressioni, se viviamo gli uni accanto agli altri senza veramente mescolarci, «unirci», nel senso anche più intimo del termine?

La fine del film ci fa vedere il contrario, poiché Nadine e Carlo ricadono nelle braccia l’uno dell’altra. Sembrano dirci che è possibile Va tutto bene finché ognuno resta con i suoi, provarla, questa «convivenza», malgrado le ria casa sua. Ma l’amicizia tra le due coppie cre- serve delle loro comunità rispettive. sce, e un giorno Nadine e Carlo si innamo■ rano l’uno dell’altro. Inizio dei guai. «Portare un Bianco a casa, ma non pensarci neanche!», IN BREVE urla il cognato di Nadine. Ed Elena, insieme Regia: Cristina Comencini alla sua madre, si stupisce quando il padre si Sceneggiatura: Calenda, Comencini, Ravagli permette di trovare Nadine «bella»... Ecco che Produzione: Chimenez, De Laurentiis, la cameriera si mette a ridere. Stabilini, Tozzi Perché aver scelto di dare una famiglia già ben costituita, con moglie o marito e figli, a ciascuno degli innamorati? Sarebbe magari stato troppo facile farli incontrare ognuno giovane e libero da obbligazioni famigliari?

Distribuzione: 01 Distribution Con: Fabio Volo, Ambra Angiolini, Aissa Maiga, Eriq Ebouaney Incassi*: 4.264.552€ *aggiornato al trenta gennaio. Il film è uscito l’undici gennaio 2008.

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La vignetta di PASS

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SCEMEGGIATURA: Federico Vacca - DISEGNI: Giorgio Zanetti

Le assurdità su ebay

ERICA GANZ

ELISA ZANOLA

S

imone de Beauvoir (19081986). L’anniversario per salutare i cent’anni dalla sua nascita si apre all’insegna dello scandalo. E proprio la scandaleuse è l’appellativo datole dal Nouvel Observateur che scandalosamente la ritrae nuda di schiena. Sdegno da parte del movimento femminista scandalizzato. Indignazione anche per chi si meraviglia delle reazioni scandalose delle femministe. La miccia è accesa; oramai, non è più possibile non reagire allo scandalo. Una delle maggiori rappresentanti del pensiero femminile della storia, filosofa e autrice di libri come Per una morale dell’ambiguità, (1947) sull’esistenzialismo, La lunga marcia, (1957) riflessioni sul suo viaggio in Cina e il noto Memorie di una ragazza perbene (1958), nella nostra illuminata modernità per essere riconosciuta e ammirata deve avere la forma di due natiche sbattute in copertina. Del resto la censura è liberticida e la nudità provocatoria ben venga. La perplessità però è che nel 2008 un corpo nudo non dia più lo stesso messaggio di allora. L’immagine, riproposta oggi, non rivendica un uguale significato. La nuda fero-

cia, l’ostentata sensualità della carne era allora l’urlo silenzioso di un movimento intellettuale che utilizzava anche la pulsante violenza del nudo per esprimere tutto il disagio della repressione causata dal potere dell’universo maschile. Ora si sono invertiti i termini. Non più mezzo, spogliarsi diventa il fine di tante promettenti veline, veneri ornamentali del piccolo schermo. E della banale quotidianità. Per avere la dignità di esistere nel ventunesimo secolo bisogna vivere mediaticamente: e per abitare sulle pagine delle riviste e nei canali dei network, rinnegare il pensiero. In pegno, l’anima. In cambio, la massima soddisfazione, accettando di essere solo seni e glutei, mai dimentiche di sorridere, esibendo la smorfia divina delle sirene. Adulatrici che consapevoli dell’incantesimo che il loro corpo può produrre, si travestono da maghe. Non rendendosi conto che il loro potere è pari a quello dei serpenti ammaliati dal flauto e dai movimenti dell’incantatore. Pensano che la loro bellezza salverà il mondo. Ma non hanno mai letto Dostoevskij. Pensano che saranno protagoniste. Ma non vedono che la modernità ammette solo il protagonismo degli

oggetti. Il dominio assoluto è della fisicità e dei sensi, essendosi spogliato il reale di ogni senso. E con lui Simone. La scelta del direttore della rivista è così doppiamente subdola: lanciando una provocazione con i termini di un tempo, con la semantica della nudità, riesce a fare scandalo mantenendo dalla sua parte un alone di progressismo laico e avanguardista. Chi protesta per un’immagine di nudo, o è bigotto o reazionario. O entrambe le cose. Offese da cui ogni pensatore laico si tiene bene a distanza. Così facendo però il direttore del Nouvel Observateur si conforma al codice contemporaneo delle riviste dozzinali e pornografiche. E di tutta la televisione. Un errore di valutazione o una consapevole provocazione? Il signor Jean Daniel Bensaïd, ottuagenario, è così ingenuo da non sapere che a un lettore moderno l’associazione di un nudo in copertina non può che evocare quelle immagini? E’preferibile non pensarlo. Suscitare la reazione delle femministe e dell’opinione pubblica forse era il suo obiettivo. Rimettiamoci alla sua sagacia ed esperienza, senza però perdonargli di aver strumentalizzato il movimento femminista che d’altro canto non aveva altra scelta che protestare per la discutibile prima pagina della rivista. Non protestando non avrebbe onorato la memoria della vivace intellettuale, sarebbe stato accusato di accettare la degrada-

ARTE

L’anguria è un vegetale della famiglia delle Ccurbitacee, la stessa dei cetrioli. Avete mai pensato a quanto si somiglino, pur nella loro diversità?

SENSO

Simone De Beauvoir e Jean Paul Sartre in una riunione con Ernesto Che Guevara,a Cuba nel 1960. Fotografia non coperta da copyright

COME DUE ANGURIE

vero. Per un po’ di buono e sano business si farebbe veramente qualsiasi cosa.Tu vendi e qualcuno compra. Spike Jonze ce li ha grossi come… E fin qui nulla di strano. Ma se l’oggetto in questione è venduto su ebay, allora è certo che puoi trovarti di fronte PIETRO FIRRINCIELI a mercanzie di ogni specie. Avete mai pensato a vendere il vostro fidanzato? Io piuttosto avrei pensato di regalarlo o di barattarlo...ma su ebay no!solo in vendita. C’è chi vende In una intervista su (cito una moneta da un euro per un euro (più 0,50 centesimi di spese di spedizione) a memoria) The work of e chi si vende come capro espiatorio lasciandosi maltrattare, torturare, insultare directors, Ed Templeton dice per un anno intero. Molto probabilmente alla fine con i guadagni dovrà pagarsi che Spike Jonze ha “due un buon psicanalista. Chi invece non ama i maltrattamenti si offre come amico coglioni come due angurie”. del cuore. Ma sarà davvero un buon amico? Forse per come girava in bmx, Su e-bay trovi davvero tutto!aria in bottiglia, palline colorate lanciate giù dalla forse perché da fuoco alle scalinata di piazza di Spagna a Roma, persone come in California spazzatura originale di Napoli ad degli Wax, o forse perché fa 1,50 euro per sacchetto, un cuscino zione attuale. Protestando però si è sembrare una tranquilla session sostituisci abbracci per la notte ed un nella soleggiata California col originale cartello in pregiata plastica gettato in pasto all’indifferente riteam Lakai una gita a Sarajevo. da appendere dove meglio preferite sentimento dei più che scrollando Cercate Fully flared intro su per invitare i passanti a non sputare per le spalle non potranno esimersi dal Youtube e saprete di cosa sto terra. E se siete a corto di punti sulla dire “che palle queste femministe”. parlando… patente, in Spagna c’è chi li vende e Pallosissime, infatti. Anche loro Mentre aspettiamo L’uscita del anche chi si offre per prendersi la colpa sono rimaste al tempo di Simone, suo terzo film: Where the wild things are, adattamento di tutte le tue contravvenzioni nonché parlano con un linguaggio che è dall’omonimo libro illustrato per bambini. ■ i punti che ti vengono tolti. Cosa aspetti: cerca, offri, vendi...e magari incomprensibile. I loro valori sollequalcuno che compra lo trovi... ■ vano sbuffi e ci-avete-rotto. La loro protesta, è solo storia. Il vero scandalo è proprio qui: nel movimento femminista che ha perso adesione con la realtà. Non ha più suppordi David Grossman Mondadori 2007 - 12€ to perché la donna, ottenute le liCARLO BORTOLOZZO* bertà raggiunte con il carcere e le manifestazioni delle grandi Donne “Quando uno scrittore è riuscito a raggiungere la meta ambita di che ci hanno preceduto, è arrivata conoscere l’altro dall’interno e, ciò malgrado, di rimanere se stesso, a questo paradosso: ora che non è allora si desta in noi lettori un particolare senso di elevazione più serva, pretende da sè stessa di spirituale, di partecipazione a un momento raro di contatto con un segreto umano prezioso, come se ci trovassimo nel cuore di una essere schiava. Sessuale. Adesso che profonda esperienza umana”. siamo padrone della nostra vita ci “Quando abbiamo conosciuto l’altro dall’interno – anche se l’altro in questione è il nostro preferiamo puttane del teleschernemico-da quel momento non potremo più essere completamente indifferenti a lui. Qualcosa mo piuttosto che intellettuali. Cosa dentro di noi sarà debitrice a lui. Ci risulterà difficile rinnegarlo del tutto. Fare come se fosse una può insegnare allora la nudità di ‘non persona’. Non potremo più rifuggire dalla sua sofferenza, dalla sua ragione, dalla sua storia. E Simone a una gioventù prostituiforse diventeremo anche più indulgenti con i suoi errori”. ta? A ripensare le dimensioni della Queste riflessioni appartengono a David Grossman, scrittore israeliano nato nel 1954, candidato al Premio Nobel e ben conosciuto anche nel nostro Paese per romanzi come Vedi alla voce: amore, propria libertà. E a rivestirsi di inChe tu sia per me il coltello, Col corpo capisco. L’ultima volta lo abbiamo incontrato al Festival telligenza. ■ della Letteratura di Mantova, dove si è intrattenuto con i suoi lettori, ai quali ha confidato anche il suo dramma della perdita del figlio Uri durante la seconda guerra del Libano e di che cosa significhi per lui continuare a scrivere e ad impegnarsi per una risoluzione pacifica del conflitto medio-orientale. Riflessioni autobiografiche sul mestiere di vivere e sul mestiere di scrivere si intrecciano con considerazioni più scopertamente politiche in questo volume che raccoglie quattro straordinari saggi, due inediti e due già apparsi sui maggiori quotidiani italiani. Essi svelano le due facce di Grossman: l’autore che riflette sulla miracolosa capacità della letteratura di vedere la realtà con gli occhi dell’altro, anche del nemico, che proprio per questo cessa di essere tale, e l’intenzione di continuare a battersi per la pace possibile nel suo Paese. A questo tema è dedicato in particolare l’ultimo intervento, pronunciato a Gerusalemme in occasione della commemorazione di Yitzhak Rabin. Grossman parte da “un amore difficile e complicato, e tuttavia indiscutibile” per la propria terra, per affermare, realisticamente, che “il dovere di Israele è scegliere la pace”. Ma, a ben vedere, i due aspetti della personalità di Grossman confluiscono nella fiducia nella vocazione umana e civile della letteratura:“Quando scrivo riesco a essere un uomo nel senso pieno del termine”, ancora capace di smettere i panni del sospetto e dell’odio per stupirsi di fronte al volto di un essere umano, magari di un nemico, o meglio di un ex nemico. ■

“Con gli occhi del nemico”

Libri

*Docente di Lettere presso il Liceo delle Scienze Umane “C. Montanari” di Verona. Ha pubblicato svariati libri su argomenti di tipo letterario.

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Diario d’accademia

Cucina

ALANUS

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SILVIA CAUCCHIOLI

“Abbellaaa...! Ma ‘ste elezioni, le famo strane?”

ERASMUS perché lʼottimismo è la birra della vita! GIULIA MOTTERAN

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ei suoi occhi, anche se iniettati di sangue, potevo vedere galleggiare del gin tonic. “No pasa nada”, mi disse. E così aprimmo il ristorante un’ora e mezza in ritardo solo perché il mio alcolico capo, gin tonic dipendente, aveva trascorso la classica notte da leoni e stava vivendo la conseguente, e decisamente meno divertente, mattina da coglioni. Il motto alicantino è questo. No pasa nada. Fantastico e difficilmente comprensibile per un italiano del nord che non può arrivare in ritardo al lavoro, che non può presentarsi ad un esame senza aver studiato (in teoria..), che ha i minuti contati anche per andare in bagno! Invece qua, nel sud della Spagna, è proprio come ce lo immaginiamo: tutto è ritardato di due ore, a partire dal pranzo che si fa tra le due e le quattro; gli orari sono decisamente flessibili e, tutto, ma davvero tutto, è idealmente rimediabile! Un sano ottimismo che ho visto solo nel nonno della Trony. E in Antonio, il mio amico siculo. Concezione legata al sole e al mare credo. Quizas. È sicuramente un’arma a doppio taglio questa sorta di perenne assuefazione dalla vita. Un semplice esempio: sei al supermercato, magari non vedi l’ora di andare a casa solo perché necessiti assolutamente del bagno (lo so che sembra sempre al centro dei miei pensieri..e infatti è così!), sei in fila alla cassa; ovviamente davanti a te c’è la vecchietta con cinquanta euro in monete da dieci centesimi.Va bene, no pasa nada. Finalmente la vecchia ha finito di contare i 14 euro e sessanta e ha pagato i suoi dolci e i suoi alcolici. Tu sei lì che pensi a quanto veloce devi correre per non morire prima di arrivare a casa e speri nell’”onda verde” dei passaggi pedonali, quando la cassiera (che ha un taglio di capelli veramente vergognoso, tipico spagnolo), inizia a chiacchierare con la vecchia che, nonostante i novantacinque anni per gamba, riesce ancora a stare in piedi reggendo i sacchi della spesa –che contengono quei 10 litri di liquore alle erbe utili al coma etilico- e ti guarda mentre lacrimi dicendoti, infine, “no pasa nada!” No pasa nada????? Signora, lei sta definitivamente uccidendo la mia vescica, veda un po’ lei cosa fare! Questo è quello che vorresti dirle, ma non sai tradurre le parole “definitivamente” e “vescica” quindi ti limiti a rispondere “es verdad, no pasa nada...(puta madre...te mato!)” e sorridi. Sconcertata da questo voler giustificare, con tre semplici parole, azioni che molestano le altre persone, passo dalla parte del nemico e sfrutto le potenzialità di questo baluardo alicantino: mi sveglio ogni giorno più tardi, sorrido più spesso, contemplo l’orizzonte e lentamente volgo lo sguardo verso il mio interlocutore dicendogli, quasi sussurrando, “no pasa nada”. Assumo in definitiva l’aspetto di un figlio dei fiori fuggito in India per ritrovare se stesso. Duro credo tredici minuti, anche perché l’ultimo “no pasa nada” pronunciato, era rivolto al mio capo per giustificare un ritardo di venti minuti: diciamo che la sua reazione non è stata quella sperata. Quel giorno ho capito che appropriarsi delle usanze del paese che ti ospita non viene ben visto dai suoi abitanti, o per lo meno, loro non ti concedono il privilegio di usufruire dei suoi pregi, ma solo di godere dei suoi difetti...bene, direi un grazie agli spagnoli! E dico anche loro che, primo: la Comunità Europea include anche la condivisione culturale, e quindi...anch’io voglio arrivare al lavoro in ritardo ed ancora ubriaca dalla sera prima senza pagarne le conseguenze!! Secondo: dato che anche voi rappresentate l’Europa nel mondo, vi prego, fate qualcosa per i vostri capelli perché sono veramente imbarazzanti! ■

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Questa volta voglio parlare di politica. Perché francamente trovo disgustoso che questo Paese non sappia scrollarsi di dosso la propria follia. Anch’io, all’inizio, pur nell’infastidita indifferenza verso questo teatrino di infima lega che è ormai la nostra politica, non vedevo di cattivo occhio le elezioni, visto che ogni ipotesi sensata che anteponga il bene comune ai calcoli di bottega sembra impercorribile (siamo in Italia, dopo tutto). Ma poi, leggendo un po’ qua e un po’ là, ho scoperto due cose che mi hanno fatto cambiare completamente idea. La prima. Leggo che le ultime proiezioni elettorali, che pure vedono un vantaggio della destra stimato tra i 9 e i 15 punti percentuali, darebbero per certa (per certa, si badi, ossia potrebbe essere anche maggiore, ma sicuramente sarà almeno di questa entità) una maggioranza pari a 11 senatori. E sono sobbalzato. Come? Si preparerebbe quindi lo stesso copione che abbiamo visto in questi nevrotici 20 mesi di governo prodiano, con le ali estreme della coalizione ad occupare il centro della vita politica grazie al loro potere di ricatto? Solo che stavolta al posto di Rifondazione ci sarebbe la Lega – come già è stato nei cinque anni al cloroformio del secondo governo Berlusconi (diciamocelo: aveva una maggioranza da urlo e non ha fatto una mazza. E taccio di altre iniziative assai più opinabili, tipo la legge sul falso in bilancio). No ragazzi, io altri mesi a base di Zoloft e Prozac come quelli che abbiamo passato dal 26 aprile 2006 non li reggo proprio. Dico mesi, non anni: perché, con una maggioranza così risicata, e i 7 senatori a vita che comunque si aggiungerebbero alla sinistra, o voterebbero per lo più con essa, tale numero si ridurrebbe in realtà a 4. Il secondo botto è arrivato quando ho letto che, anche in caso di scioglimento anticipato delle Camere, il referendum non decadrebbe, ma sarebbe solo rinviato di un anno. Come? Votiamo con questa legge suina per poi andare, dopo 12 mesi, a dire prevedibilmente sì in massa ad un referendum che, prendendo delicatamente questa stessa legge tra pollice e indice, la accompagnerebbe al più vicino wc e tirerebbe lo sciacquone? Non è che il Parlamento eletto solo 12 mesi prima ne risulterebbe un pochino (giusto un pochino, eh!), come dire, delegittimato? Tanto per capirci: Berlusconi ha sparato a zero per mesi contro Prodi dicendo che il suo governo era delegittimato perché i sondaggi mostravano un crollo verticale e costante del consenso nei suoi confronti. Ora, non mi risulta che i sondaggi abbiano valore legale. Un voto al referendum invece sì. Perciò, se veramente quei sondaggi delegittimavano Prodi, a maggior ragione un voto referendario delegittimerebbe il Parlamento che uscisse ora dalle eventuali elezioni anticipate. O no? Morale: ma perché andare adesso verso elezioni che in ogni caso metterebbero su un governo da burla, che si troverebbe costretto in ogni caso dopo un anno a fare una Grosse Koalition? Tanto vale non farla subito, allora, e cercare di mettere le cose un po’ a posto? Sì, se fossimo in un Paese normale. Ma da un Paese dove un presidente di Regione festeggia a spumante e cannoli perché la condanna da lui ricevuta era molto inferiore al temuto, che cavolo ti aspetti, la decenza? ■

a rubrica, in questo numero, ha deciso di dedicarsi ad una ricetta della tradizione locale. Ecco! La decisione nasce anche in risposta a quanti (di solito un po’ in là con gli anni) lamentano una generale tendenza alla perdita dei valori tradizionali. Possiamo affermare, in proposito, che la cucina, o meglio, il dedicarsi ad essa, è un valore. Sebbene non da intendersi quale definizione del termine in senso stretto, dipende dal contesto in cui tale arte viene ad esprimersi. Se, infatti, ci dedichiamo ad essa in un ambiente confortevole, con un’allegra musichetta di sottofondo, un paio di amici che chiacchierano, un bicchiere di vino rosso...come non poter considerare tutto ciò denso di un’impronta valoriale? E così saggi e virtuosi ci accingiamo a preparare un intramontabile classico della cucina veronese, presente, persino, in un’antica “nota spese” di Galileo Galilei, uno dei piatti forti della tradizione gastronomica scaligera, caduto in “disgrazia” negli anni del boom economico, ora tornato gloriosamente alla ribalta: il lesso con la pearà! Anzitutto dedichiamoci agli acquisti delle materie prime e rechiamoci dal macellaio di fiducia (quello col grembiule bianco rigorosamente “pataccato” di rosso). Acquistiamo: un pezzo di manzo da lesso, una lingua di mucca, una testina di vitello, un pezzo di cappone (che sarebbe il gallo privato, durante la sua permanenza in questo mondo crudele, dei suoi attributi allo scopo di metterlo all’ingrasso) o in alternativa un pezzo di gallina e un cotechino. Infine, chiediamo al nostro amico macellaio di donarci bonariamente un osso di un manzo con il midollo, che utilizzeremo in seguito per la pearà. Giunti nella nostra dimora, poniamo il manzo, il cappone, la lingua, la testina e l’osso, dal quale, però, estraiamo il midollo che teniamo da parte per la pearà, in un pentolone assieme ad acqua, una cipolla, un paio di rami di sedano e del sale a cuocere per un paio d’ore. Facciamo, inceve, cuocere solo soletto in un’altra pentola il cotechino per un paio d’ore. Il brodo che otterremo dall’intruglio di carne ci serve, ora, per preparare la famosa pearà, il cui segreto sta nella pentola che utilizziamo e nel metodo di cottura, che, vuole la tradizione, anche se non di agevole esecuzione, avvenga sul calore emanato dal camino. Nella pentola, rigorosamente di terracotta, mettiamo del pangrattato, il midollo dell’osso, versiamo un po’ di brodo, del burro, grana, sale e abbondante pepe. Cuociamo il tutto a fuoco lento per almeno due ore, ma più rimane sul fuoco maggiormente diventerà cremosa. Tutto pronto, ora serviamo la salsa pearà sulle carni ben calde appena scolate. Si consiglia vivamente di accompagnare il piatto con una bottiglia di vino Valpolicella, un rosso classicone della provincia veronese. ...e buona cucina...

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EVENTI e APPUNTAMENTI A cura di Stefania Gatta

Bentornati e bentrovati fedeli adepti e impegnatissimi lettori! Pronte per voi fascinazioni e suggerimenti per mantenere allenati i neuroni anche dopo le fatiche cerebrali della sessione invernale!

I MARTEDÌ DEL FESTIVAL

CAPOEIRA

cinema Kappadue

Scuola di Capoeira Angola c/o palestra Scuole Medie Massalongo Via dell’artigliere, 4 er chi si volesse preparare al prossimo evento universitario.

GIANNABEST TOUR Mercoledì 12 marzo 2008

I

Teatro Camploy ud Costa Occidentale – Compagnia di Emma Dante: due uomini. Corpo e mente. Un padre, uno sgabuzzino.

S

Una conferenza su qualcosa che non c’è stato? La testa, la testa...!!! Salone di Rappresentanza del Circolo Ufficiali Corso Castelvecchio, 4 l mancato cavallo bronzeo di Donatello per l’arco trionfale di Alfonso d’Aragona Francesco Caglioti, Università degli Studi “Federico II” Napoli

I

AMAZZONI - TEATRO BLU Sabato 8 marzo ore 21.00 Teatro Filippini,Verona

D

ue Donne. Un condominio. Isolamento tragicomico. Conoscenza, catarsi. In alternativa (piuttosto dei california dream men!) Sabato 8 marzo ore 20.45 Aterballetto Suite Aterballetto - FND

Teatro Camploy La Fondazione Nazionale della Danza è un ensemble composto da danzatori provenienti da tutto il mondo. Propone quattro coreografie di Mauro Bigonzetti, dal 1997 direttore artistico della principale compagnia di distribuzione e produzione di spettacoli di danza in Italia.

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IL FESTINO Giovedì 13 marzo ore 20.45

La foto vincitrice sarà pubblicata in copertina!

NON CONFERENZA? Martedì 19 febbraio ore 17

per segnalazioni:

PalaNet, Padova l primo album di Gianna, California, è uscito nel 1979. Forse qualche fuoricorso se lo ricorda ancora. 30 anni di graffi, urla, poesia.

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l pippone d’essay che fa molto radical scic, ma come l’alba in spiaggia dopo l’indianata, come il biscotto con la senape da fame chimica ...esperienze che devono comparire nel curriculum umano di ciascuno. Abbigliamento consigliato: giacca in velluto a coste, meglio se di colore marrone o verde scuro. Il prezzo del biglietto è stracciato (e ci mancherebbe pure, direbbe qualcuno!), ma il pacchetto giallo di M&M’s (si può dire M&M’s??) costa � 1,00, perciò prima, è meglio passare dalle macchinette di Facoltà.

martedì e giovedì dalle 20.00 alle 22.00

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Fino al 4 marzo

LʼAteneo…Un Altro Sguardo


PASS organizza un

CONCORSO FOTOGRAFICO ALL’INTERNO MAGGIORI INFORMAZIONI


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