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2.1 Peter Blake
Peter Blake
Peter Blake (1932) è spesso definito il “padrino della Pop art britannica”. Come molti altri artisti del suo tempo, è cresciuto in un paese che si stava riprendendo dalla guerra, per cui gran parte dei suoi interessi sono stati attratti dallo stile di vita luminoso e felice che veniva pubblicizzato in America attraverso un’industria pubblicitaria in piena espansione che utilizzava nuovi metodi all’avanguardia per creare rappresentazioni ottimistiche e audaci della vita nelle riviste, sui manifesti e sui cartelloni pubblicitari. La sua formazione precoce come graphic designer, unita a una ricca educazione a modalità artistiche più storiche, gli permise di fondere le sue ossessioni con la nuova cultura popolare giovanile e la scena musicale pop della swinging London con riferimenti artistici fondamentali del passato in una nuova forma di realismo urbano. In questo modo ha sfidato l’idea dello status quo su ciò che costituiva l’arte e ha abbattuto le barriere tra le belle arti tradizionali e il nuovo campo d’avanguardia del Pop. Nel corso della sua carriera, l’artista ha continuato a realizzare opere che strizzavano l’occhio al lessico culturale del passato, ma che rimanevano ugualmente attente a ciò che si prospettava all’orizzonte, riflettendo la continua esperienza dell’uomo di essere soggetto alle influenze esterne del passato, del presente e del futuro. Molti dei dipinti più noti di Blake sono composizioni di quadri nei quadri dipinti in modo omogeneo su un unico piano. Che siano appuntati sugli abiti di un soggetto, incorniciati su una parete in un ambiente immaginario o sorretti da un personaggio all’interno di una composizione, Blake ci mostra il tratto comune di collezionare immagini, di trattarle come oggetti da assimilare in simboli della nostra identità individuale in cui il confine tra guardare e adottare diventa uno.
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L’afflusso costante di riferimenti alle tendenze culturali attuali di Blake rimarca l’esperienza umana all’interno di un flusso costante di influenze esterne nate all’interno di una società carica di mass media. Che si tratti di lottatori, musicisti, celebrità, opere letterarie o cenni a opere d’arte precedenti, l’artista rende affettuosamente omaggio ai materiali di partenza della nostra moderna creazione di miti e figure. Blake una volta ha detto: “Non si può fare arte senza avere alle spalle la storia dell’arte e credo che se si chiedesse a qualsiasi artista direbbe sempre di aver imparato dall’arte precedente. Forse io lo dimostro più di altri, perché spesso mi approprio dell’arte e la cito”.21
Nella sua carriera l’artista continua a condire le sue opere con una combinazione di riferimenti al passato e al presente per suggerire questa relazione continua. È il caso, infatti di analizzzare l’opera Self-Portrait with Badges (pag. 63).
21 Marco Livingstone, Peter Blake: One Man Show, Lund Humphries Publishers, Londra 2011.
62
Peter Blake,Self-Portrait with Badges, 1961 Thomas Gainsborough.The Blue Boy, 1770

Questo dipinto è un autoritratto: Blake si rappresenta come un giovane uomo definito dalla sua ossessione per la cultura giovanile americana. Indossa scarpe da ginnastica Converse alla moda, jeans risvoltati, una pletora di distintivi e un’espressione triste sul volto. I distintivi suggeriscono che l’artista sta cercando di crearsi un’identità, allineandosi a quante più cause e icone popolari possibili nella speranza di trovarne una che rimanga. Il tentativo sembra però fallire, poiché i badge sostengono un candidato alla presidenza americana Adlai Stevenson (impopolare), Elvis (che nel 1961 stava perdendo popolarità) e la Pepsi (il rivale di minor successo della Coca Cola). L’opera è una rivisitazione in chiave moderna de The Blue Boy (pag. 63) di Thomas Gainsborough (1770), che ambienta un giovane aristocratico splendidamente vestito nella drammatica campagna inglese. Invece di un paesaggio spazzato dal vento, Blake si trova di fronte a una squallida recinzione di periferia, dimostrando la differenza tra l’Inghilterra degli anni Sessanta e i paesaggi romanticizzati di Gainsborough. L’opera sottolinea anche la differenza tra la Gran Bretagna, che stava ancora soffrendo economicamente dopo la Seconda guerra mondiale, e l’America, che stava vivendo un boom dei consumi.
È un ritratto dell’artista come provinciale. È un’immagine di sé stranamente debole e vacillante, inconsistente e bisognosa di conferme esterne. C’è qualcosa di comicamente vulnerabile nel bisogno di Blake di indossare così tanti distintivi, di allearsi con così tante cause e icone e di giurare con tanto fervore la sua fedeltà culturale agli Stati Uniti. Quasi tutto ciò che indossa è distintamente americano: stivali da baseball, jeans e giacche di jeans hanno appena iniziato a diffondersi in tutto il mondo. 22
Blake gioca sul contrasto tra l’America moderna e la sua fedeltà alla tradizione britannica del ritratto e del paesaggio casalingo. La pop art britannica è nata prima, eppure la cultura pop che lo affascinava era americana. Il dipinto è un ritratto acutamente nostalgico del momento in cui il pop americano è esploso nell’immaginario britannico. Allo stesso tempo, potrebbe essere il ritratto di un seguace della moda in qualsiasi epoca e luogo, che cerca di affermare la propria identità attraverso un’ostentazione un po’ disperata delle insegne.
L’infiltrazione nella cultura popolare, e in particolare della musica pop, nel mondo dell’arte era un motivo comune nell’opera di Blake. L’esempio più famoso di questo incrocio di generi è rappresentato dal lavoro realizzato per la copertina del fondamentale album Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band dei Beatles.
Nel 1967 verrà pubblicata un’altra pietra miliare della storia della musica ovvero proprio “Sgt. Pepper’s Lonely Hearth Club Band” (pag. 65) dei Beatles i quali scelgono di affidare la produzione artistica e visiva del loro album proprio all’artista britannico.
L’idea per la copertina in realtà è molto semplice, I Beatles volevano radunare il loro pubblico ideale, quei personaggi di fronte ai quali avrebbero voluto tanto esibirsi. Ci sono Albert Einstein, Stanlio e Ollio, Karl Max, Edgar Allan Poe e molti altri. Tra i personaggi messi in lista da John Lennon (che poi verranno scartati) ci sono anche Gesù, Ghandi e Adolf Hitler. Ovviamente per un progetto simile si presentava quasi subito il problema del copyright tanto che in un primo momento i dirigenti della loro casa discografica decisero di bocciare l’idea. I Beatles però insistettero finchè i dirigenti non cederono alla loro pressione e scelseri di assecondarli a patto però che siano i musicisti ad assumersi la responsabilità finanziaria e legale di questa operazione. Furono i Beatles quindi a questo punto ad andare a contattare personalmente tutti quei personaggi che volevano inserire all’interno della copertina, i quali con molta sorpresa decisero di accettare senza voler nessun compenso economico per la loro immagine, anzi si dichiarano davvero felici di prendere parte a questo progetto. La produzione quindi venne assegnata a Peter Blake e sua moglie Jann Haworth. Invece di creare un fotomontaggio, i due artisti decidono di progettare delle sagome in cartone a grandezza naturale e di posizionarle in gruppo.
22 Jonathan Jones, Self-Portrait With Badges, Peter Blake , 2 Febbraio 2002, https://www.theguardian.com/culture/2002/ feb/02/art.
Questa scelta che pare dettata da un’esigenza esclusivamente tecnica racconta qualcos’altro: i personaggi che compongono la copertina sono delle “icone” e nel loro essere ridotti a sagome di cartone c’è un presupposto filosofico dell’immagine Pop. Quei personaggi vengono elevati a rango di icona ma contemporaneamente ridotti a livello di un’immagine, ad uno spazio estetico bidimensionale che non ha nulla della profondità soggettiva, individuale, psicologica che compone ciascuno di noi. Si pensi a quando Andy Warhol nel 1962 estrapolò l’immagine del volto di Marylin Monroe dal film “Niagara” e creò quella serie di ritratti che sono di per sé la negazione assoluta del ritratto. La copia di una copia, il volto di un individuo che smette di essere una persona e scompare sotto il personaggio perché deve essere semplicemente un’immagine riproducibile. La dimensione stessa dell’opera d’arte qui si confonde con quella dell’oggetto di design che vive di nuovo nella sua riproduzione. Un discorso più che attuale soprattutto nella dimensione dei social con questo rapporto con le persone e le relazioni parasociali che siamo in grado di sviluppare semplicemente grazie alla riproduzione di quell’immagine che può parlare, che può essere semplicemente una fotografia e noi vediamo in una dimensione perfettamente bidimensionale, ed è quello che succede ai personaggi nella copertina di Sgt. Pepper’s Lonely Hearth Club Band.

Beatles, Sgt. Pepper’s Lonely Hearths Club Band, 1967

The making of

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