Solo per salerno magazine giugno 2016 web

edizione per SALERNO e PROVINCIA a DISTRIBUZIONE GRATUITA Anno 1 - N°5 (Giugno 2016) REG. TRIB. Salerno 2/16

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• I figli delle Chiancarelle • Michele Buonomo • Vincenzo Sessa • Carmela Senatore • Franco Raimondi • Pasquale Falcone • Giovanni Quintiero • Alessandra Langella

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eggetelo e gustatelo pagina dopo pagina questo magazine che avete tra le mani. Ci troverete dentro la simpatia contagiosa di Pippo Pelo, il talento dell'ex Amici, Carmela Senatore e del ballerino cilentano Giovanni Quintiero, l'impegno visionario di Michele Buonomo di Legambiente, il passato e il presente di una vera e propria istituzione come Pasquale Falcone, il maestro ceramista Raimondi, Marianna Di Leo, una barman salernitana che fa incetta di premi a Milano, la recensione del nuovo libro di Enzo Landolfi e per completare lo spaccato salernitano, i Figli delle Chiancarelle, l'unica vera opposizione culturale al modello De Luca in cittĂ . Ma non ci siamo limitati alla dimensione locale perchĂŠ abbiamo una decisa vocazione a superare i limiti territoriali cittadini. Quindi, occhio alle interviste ad Alessandra Langella, la trans "Nina" che fa innamorare il boss Salvatore Conte in Gomorra, gli attori Francesco Stella e Gianni Ferreri. Per la politica, intervista al neo sindaco di Fisciano, Vincenzo Sessa e, sempre dalla Valle dell'Irno, la fantastica impresa della Polisportiva Due Principati di Volley che ha conquistato la seconda promozione consecutiva. Un giornale tutto da leggere che spero possa piacervi. Noi, anche stavolta, abbiamo fatto il massimo.

GIANCARLO DE ROSA - direttore responsabile

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SOMMARIO

#3 L'editoriale #7 Il censore Ristorante ed asterischi #8 L'aperitivo Pippo Pelo #12 AttualitĂ La passeggiata con Michele Buonomo #16 Figli delle Chiancarelle

#20 Musica Carmela Senatore #26 # 60 Cinema Pasquale Falcone Gianni Ferreri #30 Il personaggio Marianna Di Leo #32 Libri Enzo LAndolfi #36 Danza Giovanni Quintero #42 Arte Franco Raimondi

Editore........................ MM Communication SRLS Direttore responsabile ............Giancarlo De Rosa Vicedirettore .................................Fiorella Autuori Capo servizi ....................................Dina Marrese Progetto grafico .....................Pasquale Raimondi In redazione ..........................Rossella Berlangieri .......................................... .....Antonio De Pascale Fotografie ............................................................. ................... Giulio Di Somma - STUDIO ZERO89

ANNO 1 - N.5 (Giugno 2016) REG. TRIB. Salerno 2/16

chiuso in redazione il 22/06/2016

#46 Politica Vincenzo Sessa #46 #64 Televisione Francesco Stella Alessanra Langella RUBRICHE L'avvocato Cinema Danza Salute Gluten free Cucina Chirurgia estetica

Foto di copertina ................................................... ................... Giulio Di Somma - STUDIO ZERO89 Stampa .................. App Grafica printing solution Redazione ..............Corso Vittorio Emanuele,104 .................................................................Salerno E-mail.........................redazione.spsa@gmail.com Commerciale..............redazione.aida@gmail.com ..........................................................338 4410922 ..........................................................089 9251005

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Il CENSORE a cura di Marco Porcio Catone

Ristorante ed asterischi S

e c’è una cosa che mi fa incazzare, sono i ristoranti che hanno il menù e la carta dei vini pieni di asterischi, ossia piatti e vini che mancano.

Capita sia nei ristoranti sia nelle pizzerie e le scuse sono le più varie e sempre puerili:

• Abbiamo aperto da poco dopo la pausa invernale. Perfetto! Sei stato a grattarti la pancia per 5 mesi e non hai trovato il tempo di comprare quattro vini????

• Abbiamo terminato tutto perché è venuta una tavolata numerosa. Bene, non accetti me come cliente, perché nel momento che mi fai sedere, ho diritto di essere trattato bene come tutti poiché i miei soldi non sono diversi da quelli della tavolata numerosa.

• Abbiamo finito i panetti per la pizza.

Sono le 21 e quindi o sono passati 10 bus di ragazzi affamati o tu ne avevi fatti 20 di panetti….non avendo visto bus propendo per la seconda.

• Il pescatore di fiducia non ce l ha portato. Ok, ammesso e non concesso che tu abbia un pescatore di fiducia (troppe volte l’ho sentito dire e poi li trovo al Cash a fare la spesa), se non ti è stato

portato niente, o chiudi o vai a comprarlo altrove perché non è giusto che io mi siedo e possa scegliere tra tonno o tonno per primo secondo e dolce.

• Dolci non ne facciamo. Poiché concludere il pasto con un dolcino è abitudine cara a molti, se non li fai, vai in una buona pasticceria e li compri poiché io cliente alle 23 di sera non devo girare come un pazzo la città alla ricerca (vana) di una pasticceria aperta per soddisfare la voglia di dolce.

Capitolo a parte per carta igienica e sapone che mancano troppo spesso e quando segnali la cosa, al massimo viene messo un po’ di detersivo per i piatti. Un dispenser di sapone liquido costa 1 euro per un litro e dura oltre un mese. Che dite facciamo questo investimento? La carta igienica costa anche meno e ti assicuri di non doverne spendere 500 in pulizie straordinarie.

“Avere un cliente a cena, vuol dire essere responsabili della sua felicità il tempo del desinare” diceva Brillat Savarin, gastrosofo francese…..Amici Ristoratori, ce ne ricordiamo?

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L'aperitivo di Fiorella Autuori - foto Giulio Di Somma

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rgoglioso delle sue radici e fiero di essere salernitano Cesare Falcone, in arte Pippo Pelo, ama profondamente la sua città tanto da aver rinunciato a molte, troppe ghiotte occasioni lavorative per non staccare quel cordone ombelicale che lo tiene vivo, che lo ossigena nei momenti di pausa quando non gira l’Italia per lavoro.

Una calamita, come un ago di bussola (e ironia della sorte ha intrapreso il suo percorso radiofonico in una storica radio salernitana Radio Bussola24), Salerno che lo coccola: la sua famiglia, gli amici, le corse mattutine sul lungomare e quella sensazione di pace e tranquillità del su citato grembo materno.

Nel giugno del 1990 approda a Radio KissKiss con una trasmissione dal titolo “Il pelo nell’uovo” da qui la scelta del suo nome artistico. <<Dopo quella trasmissione tutti hanno iniziato a chi-

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amarmi pelo – spiega – Cesare Pelo suonava troppo altisonante da qui la decisione di un nome più simpatico e giocoso>>.

Una carriera artistica costellata da varie esperienze. Teatro e cinema con Vincenzo Salemme, Beppe Fiorello, Alessandro Siani. In Tv con Scherzi a parte, Miss Italia, giurato ad Amici, ma per lui la radio resta non solo il primo amore bensì la forma artistica che gli è congeniale dove esprime dialettica coinvolgente, simpatia, vivacità entrando “in sintonia”, è proprio il caso di dirlo, con l’ascoltatore. <<La radio è il mezzo di comunicazione che mi piace e mi diverte di più perché puoi esprimere te stesso, essere naturale ed avere un rapporto uno a uno col pubblico che diventa tuo amico. Ancora oggi la radio mi consente di sperimentarmi in nuove forme di comunicazione, che amo sotto tutti i punti di vista infatti sono

Il personaggio

Cesare Falcone in arte Pippo Pelo

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"La radio è il mezzo di comunicazione che mi piace e mi diverte di più perché puoi esprimere te stesso, essere naturale ed avere un rapporto diretto col pubblico che diventa tuo amico"

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molto presente sui social. Il mezzo radiofonico è un media molto caldo, suggestivo, veloce e secondo me quello più vicino alla rete. Entri in empatia con le persone se sei bravo a comunicare emozioni, un’alchimia che poi decreta il successo di un personaggio radiofonico. La tv invece è apparenza, ti potrei fare nomi di personaggi che sono belli ed affascinanti ma che non riescono a trasmettere l’anima perché sono imprigionati in un clichè televisivo>>.

La tua vita privata è stata penalizzata dal tuo lavoro?

Hai mai pensato al matrimonio e ai figli? <<Qualcuno ti ha detto che non ho una famiglia e dei figli? Magari ce l’ho sparsi per il mondo – ride – Sono molto soddisfatto di tutto quello che ho: lavoro, famiglia, amici e compagne quando mi è capitato anche se attualmente sono single. Sono il quinto di sei figli, ho scelto una vita da single perché il tempo ha scelto per me, ma non è una strada definitiva non metto limiti alla Provvidenza, mio padre aveva la mia età quando ha sposato mia madre. Non sono contro il matrimonio e l’amore eterno, evidentemente quello che ho trovato non era quello giusto. Sono una persona serena e felice per tutto e non mi pento di nessuna scelta, come quella di rimanere qui nella mia città bellissima sul mare e vicino Napoli dove lavoro e a cui devo tanto>>.

Gioca a farti una domanda: cosa pensa Pippo di Cesare e viceversa. <<Cesare di Pippo pensa che dovrebbe utilizzare meno lo smartphone perché rende la vita privata di Cesare complicata, fa sapere tutto a tutti e danneggia la privacy di Cesare. Pippo pensa invece che Cesare dovrebbe essere meno ansioso, più simile al personaggio radiofonico spensierato, sempre allegro,

pronto alla battuta, mentre Cesare è un po’ più serio, malinconico ed è una spugna dei problemi del mondo che lo circondano, Pippo chiede a Cesare leggerezza>>.

Togliti “qualche pelo” dalla lingua. <<Vorrei parlare del detto “nessuno è profeta in patria”, la mia città dimentica le personalità che ha in ogni campo e quello che mi dispiace che a Salerno le aderenze politiche, i rapporti che ci sono risultano come marchette, scavalcano i valori in campo e la meritocrazia. Forse perché è una città provinciale, dove non conta la bravura o il merito ma fatta di rapporti interpersonali e politici di magagne varie che non rendono giustizia a chi è bravo nei vari settori e per avere successo molti sono costretti a scappare da questa città>>.

Cosa faresti per Salerno nel settore spettacolo e per la movida? <<Essendo una città provinciale per quanto riguarda locali etc quindi la movida in genere è già tanto quello che abbiamo. Per lo spettacolo manca il teatro sperimentale, ci sono eventi o rassegne che hanno più il sapore della marchetta politica che la qualità. Salerno non è una città che ha lo spettacolo. Si potrebbe ripartire dai grandi concerti come quelli che si facevano a Cava quando ero adolescente: Prince, Pink Floyd,

Tina Turner, Duran Duran, Sting, Clash ma niente arriva a Salerno. Non spostiamo turismo con lo spettacolo, non abbiamo grandi kermesse perché quando una manifestazione funziona in città c’è qualcuno che la demolisce>>.

Del resto insieme al fratello minore Maurizio, Cesare era riuscito ad inventare per Salerno la famosa Festa della pizza che univa la nostra tradizione culinaria ad eventi di spettacolo soprattutto concerti. <<Lo hai detto tu e mi fa molto piacere che te ne sia ricordata perché aveva il sapore del Festivalbar: Negramaro, Francesco Renga, Alex Britti, Zeroassoluto, Max Pezzali, Modà sono passati davvero i migliori artisti e ancora oggi tutti la richiedono ed hanno bei ricordi.

Come dici tu gli artisti erano felici di concedersi al pubblico, di mangiare fra i fans e di fermarsi con loro per foto e dediche. Quello che vorrei dire agli amministratori e al Sindaco Enzo Napoli che conosco e ritengo una persona preparata, quando c’è una cosa bella fatela e portatela avanti e se l’ideatore non è amico e non ha le aderenze giuste voi non lo dovete o fare distruggere perché davvero è un peccato…>>.

Il 30 ed il 31 luglio vedremo Pippo Pelo presentare il campionato mondiale di Crossfit al parco del Mercatello che sarà la location ideale per ospitare persone da tutta Italia.

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Attualità

La passeggiata con Michele Buonomo Il Parco EcoArcheologico,il laboratorio di idee e la missione ambientale di Giancarlo De Rosa / foto Giulio Di Somma

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li occhi sono del colore del mare d’inverno. O del cielo all’imbrunire. Sempre in movimento, indomabili, tradiscono immediatamente una intelligenza vivace e curiosa, una grande passione civile, la serenità operosa di chi è riuscito a far coincidere l’impegno quotidiano con le idee e le convinzioni più intime. Ma solo apparentemente si tratta di una condizione ideale perché il risultato finale è molto spesso una “missione” che soddisfa l’anima, ma brucia tempo e chilometri, che gonfia il petto, ma nello stesso tempo alza l’asticella per amici e familiari, spesso in bilico tra affetto e assenza. E la vita privata? “Certo, privata di tutto…”.

Coerenza vuol dire presentarsi all’appuntamento con il giornalista in bicicletta, con il cestino pieno di lattine raccolte per strada. Per Michele Buonomo, presidente regionale di Legambiente da 14 anni (“Ma è pronto un ricambio, altrimenti si trasformerebbe in una mo-

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narchia”) non è un comportamento di maniera, uno di quegli atteggiamenti radical-chic tanto in voga in alcuni ambienti, ma normale militanza attiva. Lo precediamo di qualche minuto al Parco Ecoarcheologico di Pontecagnano, la location splendida e altamente simbolica di una intervista/passeggiata dai mille risvolti e dagli altrettanti spunti di riflessione. Un luogo dell’anima, certo, ma non un luogo di contemplazione statica ma di azione.

Ubicato a pochi passi dalla Statale, il Parco sorge su una città antichissima e stratificata di cui stanno lentamente venendo fuori le vestigia e moltissimi reperti conservati al Museo Archeologico di Pontecagnano, risalenti in particolare alla colonia romana di Picentia fondata nel 268 a.C..

Esteso su una superfice di 22 ettari, il Parco è stato affidato nel 1999 dalla Soprintendenza di Salerno alla gestione di Legambiente. Il presidente (ma lui si scher-

nisce “Sono un militante come gli altri”) con un pizzico di emozione: “Si tratta del primo caso di gestione totale da parte di un’associazione di un parco archeologico. In diciassette anni non abbiamo avuto nessun contributo pubblico, sebbene ci avessero promesso uno sostegno della Provincia e della Soprintendenza.

Questo parco era praticamente inaccessibile, quasi sconosciuto anche ai cittadini di Pontecagnano. Oggi è un’area completamente fruibile e gratuita, rivolta a chi vuole beneficiare del verde e a chi vuole partecipare alle tante iniziative che si svolgono all’interno.

Ma è soprattutto un laboratorio di idee, a partire dagli orti urbani. Oggi ne abbiamo ottanta, di cui sessanta affidati ad anziani. Ma c’è una richiesta sempre crescente ed è un progetto che è stato replicato in altre parti d’Italia e nel mondo”. Poi, il paradosso. “Noi abbiamo realizzato gli orti senza alcun aiuto, da questa iniziativa è scaturito un contributo regionale ad hoc che alcuni comuni, tipo quelli di Salerno e Pontecagnano, hanno addirittura perso per mancanza di progettualità. Un vero peccato”.

La militanza in Legambiente Campania, ormai risalente agni anni ’80, quando l’attenzione per i temi ecologici ed ambientali non era così sviluppata come negli ultimi anni, ha consentito comunque a Michele Buonomo di seguire le passioni di una vita: “E’ un impegno quasi totalizzante per me, ma comunque devo ammettere che grazie a Legambiente ho potuto seguire tutte le mie inclinazioni. Volontariato, ambiente, questioni internazionali, letteratura, agricoltura e sociale sono da sempre le cose di cui volevo occuparmi e grazie all’associazione ho potuto farlo. Ci occupiamo anche di integrazione, di immigrazione: abbiamo progetti per favorire l’integrazione degli immigrati nel napoletano grazie agli orti urbani, nati da un’idea che mi è venuta in Honduras quando nel 1984 ho lavorato da volontario per la mia tesi di Laurea”.

Lettore vorace, il presidente ci presenta la Tana di Sofia: “Si tratta di una libreria all’aperto, fruibile da tutti.

Si chiama così perché, al posto della struttura in legno che oggi ospita i volumi, c’era il buen ritiro di un cucciolo che si chiamava proprio Sofia”. Ma, come sempre accade, da un progetto ne scaturiscono altri, da un’idea ne conseguono mille altre: “Partendo dalla

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Tana di Sofia sono nate oltre duecento “Librerie da spiaggia” a pochi passi dal mare, le “Librerie in Soccorso” negli ospedali, le “Librerie di classe” per le scuole e le “Librerie in Centro” per i Centri Commerciali, dotate di circa duecento testo ognuna. Perfino la tv cinese ha parlato di questo. Contiamo poi di impegnarci

nell’integrazione infatti stiamo pensando ad una libreria multietnica per i tanti stranieri presenti sul territorio”.

Ma Legambiente non perde di vista quelle che sono le proprie caratteristiche distintive della prima ora ed è sempre impegnata sui temi storici, come ad esempio quello del riciclo: “Il riciclo di carta, lattine e plastica – sottolinea Michele Buonomo – avrebbe un immediato ritorno economico per i comuni, ma è evidente che manca un’adeguata preparazione ecologica. Se si pensa che se implementassimo di 120mila tonnellate di carta porterebbero un surplus di 80 milioni di euro e la creazione di trecento posti di lavoro immediati, si comprende quante occasioni stanno perdendo i comuni che non si impegnano in queste attività”. E aggiunge: “Legambiente si propone come intermediario e garante di questi progetti mettendo a disposizione degli amministratori locali il proprio know-how e i propri rapporti nazionali ed internazionali sempre a titolo gratuito, ma spesso ci troviamo di fronte ad una politica miope e distratta”. E scatta l’appello: “Servitevi di noi e delle nostre abilità”.

La passeggiata si chiude con una carezza a Del Piero, il cagnolino bianco e nero che fa da mascotte al Parco EcoArcheologico di Pontecagnano: un fantastico esempio di buona gestione che abbiamo il dovere di non far restare una cattedrale nel deserto.

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Figli delle Chiancarelle:

l'opposizione al modello De Luca di Giancarlo De Rosa

Lavostra è una opposizione culturale al modello De Luca in città. Quali sono i limiti più evidenti di questo ventennio salernitano? <<Questa amministrazione ha risposto ad esigenze di megalomania realizzando opere incompiute o inadatte alle reali esigenze della città, distraendo fondi al vero sviluppo socio-economico del territorio, con risultati devastanti: disoccupazione e conseguente emigrazione crescenti, tasse alle stelle, servizi ridotti al minimo. Altro limite fondamentale è costituito da un modello politico e amministrativo poco partecipato, incentrato su una costante opera di depotenziamento di tutti gli strumenti di partecipazione democratica attiva. A Salerno la democrazia si è trasformata in Delucrazia.>> Tre motivi per i quali i salernitani avrebbero dovuto dire di no alla continuità. <<Rompere il centro di potere assoluto che si è creato creando le condizioni per una vera meritocrazia civile 2) Scegliere un'amministrazione che guardi ai problemi concreti del territorio e non all’Ego smisurato del suo sindaco Eterno. 3) Investire i soldi delle tasse per migliorare i servizi e non foraggiare costruttori, assemblatori di luci cinesi, “cuopperative” sociale del nulla I vostri detrattori dicono che il dissenso andrebbe proposto alla città. Avete mai pensato ad una lista? <<Si, i "Cafoni per Salerno". Scherzi a parte, il dissenso è già proposto alla città attraverso la nostra azione di cittadinanza attiva che va avanti H24 da 5 anni ormai. Le moderne democrazie puntano su strumenti di partecipazione e di bilanciamento del potere non necessariamente filtrate attraverso gli strumenti classici della politica, quali possano essere partiti o liste.>> Napoli ha raggiunto un risultato enorme, addirittura insperato anche dai più ottimisti. La vostra analisi. <<Data l'inconsistenza delle varie opposizioni, grazie alle quali ad esempio non è stato possibile creare una lista del Movimento 5 Stelle, forse è stato un risultato anche più basso di quanto ci si potesse aspettare.>> Siete grillini in pectore? Che pensate del suicidio della lista che porta il nome del comico genovese? E di Dante Santoro? <<Siamo un gruppo di diverse migliaia di persone. Solo un folle o una persona in malafede può pensare che si possa essere parte di una organizzazione politica. Le vicende del M5S riguardano il M5S, che le risolverà da solo. Indubbiamente con un po’ di buon senso il movimento pentastellato poteva trovare una sintesi, ma forse non era l’obiettivo di tutti e proprio il caso Santoro è la riprova che era tutto preordinato, con due opzioni: un candidato sindaco "addomesticato" o, in alternativa, niente lista 5stelle in modo da non disturbare il Manovratore.>> Se pronunciamo i nomi di Piero e Roberto, a voi viene una reazione allergica? <<Chi il “Sogliola” ed il “Triglia”? Ahahaha. Nessuna reazione, al massimo una risata. Non ci interessano le battaglie personalistiche. Non è un problema di nomi, ma di sistema. Le monarchie ereditarie non si addicono a una democrazia occidentale,

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Il 25 novembre 2011, Vincenzo De Luca, urtato perchè il famoso logo "S" di Massimo Vignelli non ha avuto il successo sperato si scaglia contro i detrattori definendoli con la solita ironia "Figli delle Chiancarelle". In quel momento, Mimmo Florio, Vincenzo De Simone, Carla Cioffi, Edy Piro, Rosario Avallone, Renato D'Anna, Daniela De Vita ed Elvira Cavalli fondano il gruppo omonimo che al momento rappresentano l'unica opposizione culturale al sistema istituzionale egemone in città da circa un ventennio. Ironici e graffianti ci hanno rilasciato questa bella intervista.

salvo che non abbiano solo funzioni di rappresentanza come in Inghilterra. Ma qui è chiaro che si tratta di altro. Speriamo solo, nell’interesse di Salerno, che non si apra una “guerra” di successione.>> Vi accodate al coro che accusa il Governatore di aver progettato una successione dinastica in città, sebbene inframezzata da un sindaco-traghettatore? <<Sono anni che denunciamo questo progetto. E la nomina di Roberto all'assessorato al bilancio lo conferma.Tuttavia, ci teniamo a precisare che in genere non ci accodiamo a nessun coro. E’ una nostra caratteristica, quella di stare fuori dal coro. Caso mai, abbiamo la pretesa di essere noi, in tutta modestia, un piccolo grande coro.>> Enzo Napoli, passerà da "facente funzioni" a sindaco in carica a breve. Che ne pensate del nuovo sindaco?

E' una testa di legno che dovrà farsi da parte quando il papà di Roberto e Piero lo deciderà.

Dal Comune dicono che non è esistita una alternativa reale alla candidatura di. Napoli e che i candidati alla carica di sindaco erano in realtà candidati al Consiglio Comunale. Voi che ne pensate? <<Siamo d'accordo.>> Leggendo la vostra pagina social, emerge una profonda disistima nei confronti del salernitano medio, " i saennitani" come dite voi con un pizzico di disprezzo. Sembra quasi che chi non avverte la necessità del dissenso sia infervorato dalla propaganda deluchiana o non abbia adeguati strumenti culturali per comprendere. Non vi sembra una posizione estrema e da "fighetti" intellettuali sinistroidi? <<Il problema di molti Salernitani è che guardano l'apparenza e mai la sostanza. Sono pronti ad osannare l'operato dei questa amministrazione ma poi non si accorgono che molte inaugurazioni sono finte, non contano il tempo impiegato ad attendere un autobus, non si fanno due conti sulle tasse sempre più esose che pagano. Per il resto, noi siamo l’antitesi del fighettismo e, quanto al "sinistrismo", tornando anche al discorso sui 5stelle, ricordiamo che haanno tentato di etichettarci in tutti i modi: «sinistrorsi, grillini, di Forza Italia ecc.", vani tentativi di esorcizzare un libero e limpido fenomeno di "trasversalismo di base", che si oppone all'imperante trasversalismo del potere e degli affari.>> Fate "outing". In vent'anni De Luca e compagnia una cosa buona l'hanno fatta? <<Hanno iniziato un processo di trasformazione urbana, ma poi è sopraggiunto il richiamo del potere.Ma, forse, pensandoci bene, De Luca una ottima l’ha fatta: ci ha insultato pubblicamente dando forza e motivazione al nostro gruppo per crescere e diventare una vera forza di opposizione sociale. E non finisce qui.>>

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L'avvocato

a cura dell'avvocato Fiorenzo Pierro www.avvocatofiorenzopierro.it

L'OCCASIONE FA L'UOMO "TRUFFATORE"

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Tra gli illeciti contro il patrimonio contemplati dal codice penale italiano, il delitto di truffa è, senza dubbio, quello che ricorre più frequentemente nel quotidiano.

Tale tipologia di delitto, disciplinato dall'art. 640 del codice penale, si concretizza nella condotta di chi, mediante “artifizi” o “raggiri” tali da indurre taluno in errore, ottenga per sé o per altri un ingiusto profitto con l’altrui danno.

In buona sostanza, il truffatore tende a carpire la buona fede del malcapitato mediante l'alterazione della realtà, ovvero mediante la cosiddetta “menzogna qualificata”, che consiste nella proposizione di una menzogna che, tuttavia, viene accompagnata da ragionamenti tali da farla sembrare corrispondente ad un fatto vero.

Nel corso del tempo, abbiamo assistito ad una vera e propria evoluzione ed affinamento delle tecniche truffaldine utilizzate dai sempre più esperti malviventi, che ormai non si limitano più a raggirare soggetti più deboli attraverso ad esempio l’utilizzo di falsi tesserini di riconoscimento facenti capo a società idriche ovvero elettriche.

In particolare, infatti, è sempre più frequente la commissione di una particolare figura di truffa cosiddetta "contrattuale", che viene realizzata mediante l'utilizzazione di un contratto, apparentemente lecito per il consumatore poco esperto, ma che, in realtà, cela un mero “artifizio”

finalizzato, esclusivamente, al raggiungimento dell'ingiusto profitto.

Tale particolare figura viene utilizzata, con frequenza, nel settore immobiliare nel quale il truffatore mediante l’utilizzo di un “artifizio” si appropria della somma versata a titolo di “caparra” per poi rendersi irreperibile prima della stipula del contratto definitivo, sottraendo così, ingiustamente, al malcapitato somme di denaro anche ingenti.

Ancora più ricorrenti risultano le condotte truffaldine realizzate a mezzo “Internet”.

In quest'ultimo caso, risulta ancor più complesso per la vittima riuscire a tutelarsi, stanti le difficoltà che, inevitabilmente, si incontrano nell'identificazione degli autori del reato, che si trovano, spesso, a grande distanza dalle persone offese.

Peraltro, i raggiri effettuati in questo particolare contesto risultano oltremodo subdoli.

Invero, gli utenti possono essere tratti in inganno ed indotti a conferire, indebitamente, somme di denaro anche utilizzando piattaforme cui accedono quotidianamente, come social network ovvero siti web dedicati alla compravendita di beni on-line.

Nel caso ci si accorga, comunque, di essere stati vittima di truffa è consigliabile di sporgere querela entro novanta giorni dalla scoperta del “raggiro” al fine di ottenere la punizione dei colpevoli e la restituzione del maltolto.

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Musica

Carmela Senatore nel mito di Whitney e Beyoncé di Fiorella Autuori / foto Giulio Di Somma

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cchi da cerbiatta, labbra carnose, pelle ambrata e fascino da vendere grazie al papà salernitano e alla mamma originaria delle Seychelles, Carmela Senatore però non colpisce solo per la sua bellezza ma anche per la voce piena e seducente.

Più che una cantante, sei pronta a calcare le scene come artista completa avendo studiato canto moderno, jazz, pianoforte e anche danza e recitazione. Quindi fin da piccola hai deciso di voler far parte del mondo artistico, ma come ti è nata questa passione e quali sono gli artisti che ti hanno ispirato? <<Fin da piccola ho amato tutte le forme di arte come dipingere, recitare e ballare ma il mio sogno era diventare ballerina ed infatti ho preso lezioni fino ai 15 anni.

Poi mi sono appassionata al canto ed ho chiesto ai miei di iniziare a studiarlo, così ho lasciato la danza per concentrarmi su quello e sulla conoscenza degli strumenti. I miei miti sono cantanti come Whitney Houston e soprattutto Beyonce, forse perché si avvicinano al mio timbro vocale>>.

Hai partecipato a vari programmi televisivi, fra i più importanti “Ti lascio una canzone” e poi all’ultima edizione di “Amici” che però non ti ha dato la possibilità di esprimerti come avresti voluto. Parlaci di queste esperienze. <<Andare ad Amici è stato

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per me come realizzare un sogno perché è un programma che guardavo fin da bambina infatti per me trovarmi lì è stato surreale ed ho avvertito molto l’ansia da prestazione. Mi spiace essere uscita presto dalla scuola perché il pubblico non ha potuto vedere la mia vera personalità estroversa ed un po’ folle. Purtroppo non mi sono sentita artisticamente compresa, anzi molto sottovalutata e seppur mi hanno riproposto di presentarmi per la prossima edizione ho deciso di rifiutare perché non credo cambi nulla. Se in un posto non ti senti apprezzata e a proprio agio è inutile ritornarci. Per alcuni professori ero tecnicamente preparata ma incapace di trasmettere emozione. Cosa per me non vera in quanto credo che emozionare sia alquanto soggettivo.

Invece “Ti lascio una canzone” è stata un’esperienza totalmente diversa perché ho partecipato come ospite ed ho avuto l’opportunità di duettare con Alexia, Irene Fornaciari e Marco Mengoni. Questo programma mi ha dato la spinta per capire che quella era la mia strada, era quello che volevo fare: cantare>>.

Hai citato le tue cantanti preferite per quanto riguarda la musica straniera, invece di musica italiana cosa preferisci ascoltare? <<Mi piacciono molto Elisa e Nek perché artisticamente sanno rinnovarsi. Poi amo Mario Biondi perché è più vicino alle mie vocalità>>.

Hai inciso anche un tuo inedito dal titolo “Tienimi con te”. <<Questo brano l’ho realizzato 4 anni fa e l’ho presentato al premio “Mia Martini” dove ho vinto il riconoscimento come miglior brano radiofonico. Questa espe-

rienza mi ha aiutata a comprendere le difficoltà che ci sono nel mondo della musica nel comporre, produrre e far veicolare i lavori eseguiti>>.

Cosa ti ha aiutato di più a vincere la timidezza la recitazione o il canto? <<Sicuramente il canto perché da piccola non parlavo proprio. Il canto mi ha dato sicurezza e intraprendenza mentre il teatro mi ha aiutato a migliorare i rapporti interpersonali, ad essere più tranquilla nel propormi e ad essere meno condizionata dal giudizio degli altri>>.

Spesso sei lontana dalla tua città per lavoro ma quando sei qui come vivi la tua Salerno? <<La città mi riempie di tranquillità e gioia. Sono una buongustaia, amo molto mangiare bene e frequentare i migliori ristoranti. Ho poco tempo per stare con gli amici quindi quando sono a Salerno ne approfitto per vederli, uscire con loro e raccontarci il nostro vissuto.

Inoltre continuo a studiare canto e pianoforte e per rilassarmi e prendermi cura del mio corpo frequento la palestra>>.

Che infanzia ha avuto Carmela? <<Ho avuto una infanzia felice.

I miei genitori mi sono sempre stati vicino e mi hanno sempre supportato nelle mie scelte e ancora oggi stanno facendo di tutto per far avverare i miei sogni>>.

Qual è il futuro di Carmela? <<Per ora mi sto mettendo alla prova in quello che amo fare con nuovi stili e nuovi brani.

Non abbandono il genere soul ma mi cimenterò anche con brani rock e tecno-rap. Spero di sorprendervi quanto prima>>.

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Cinema

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ironia tipica del cabaret, Pasquale Falcone non l’ha persa nemmeno parlando del suo ultimo lavoro cinematografico. Sarcasticamente e con tono graffiante ci dice: <<Questo film è la risposta napoletana a Checco Zalone>>.

Già, perché la sua nuova “creatura” “E se mi comprassi una sedia” strizza l’occhiolino a quell’industria cinematografica e di cassetta che ha fatto dell’artista pugliese un fenomeno nazionale.

E parlando dell’arte di fare spettacolo, l’estro al bravo Falcone non gli è mai mancato. Un talento sin da

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ragazzo, quando nella sua Cava de' Tirreni faceva ridere i suoi compagni di scuola imitando i professori. <<Quella passione l’ho coltivata da sempre. Già nel lontano 1975, avevo 19 anni e penso di essere stato un pioniere, ho iniziato a fare cabaret nella storica radio Cava centrale (poi Radio 101) e Radio Salerno, poi è arrivata la televisione privata con il gruppo “La briscola” e grazie a quei successi a livello locale giunse la chiamata della Rai dove ho partecipato a vari programmi.

Poi il frequentatissimo locale “Porkys”, le famose poesie erotico sentimentali e infine mi sono messo alla prova

PASQUALE FALCONE

E se mi comprassi una sedia di Fiorella Autuori / foto Giulio Di Somma

anche scrivendo due libri. Finalmente l’approdo al cinema con il primo film scritto con Anna Pavigliano, la sceneggiatrice dei film di Massimo Troisi, “Amore con la Esse maiuscola” e in seguito altri tre film: “Lista civica di provocazione” con Maurizio Casagrande ed Antonio Stornaiuolo, “Io non ci casco” con Mariagrazia Cucinotta, “Il profumo dei gerani” con Pino Quartullo e Maurizio Casagrande e un documentario “Salerno- Reggio Calabria” che precede un film che ho intenzione di girare l’anno prossimo>>.

Ma davvero questo film sarà risposta campana a

Zalone? <<Assolutamente no! (ride sornione), è solo il plot narrativo per una bella commedia dal sapore napoletano così come si facevano una volta. Infatti i riferimenti al film di Luciano De Crescenzo “Così parlò Bellavista” non sono a caso, infatti hanno partecipato al film Sergio Solli e Benedetto Casillo>>.

Il film promette bene: come nella migliore tradizione partenopea entra in gioco l’arte di arrangiarsi, la precarietà e gli equivoci che ruotano intorno a due piccoli produttori che vedendo il successo di Zalone pensano

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che con un cabarettista-cantante possano fare un film e raggiungere il successo. Questo ovviamente non sarà possibile sia perché Checco Zalone è un vero talento, sia perché i malcapitati non hanno la struttura organizzativa e produttiva dell’attore. <<Noi invece facciamo un film senza soldi – incalza Falcone - e ti dico qualcosa di molto “tranquillo”: il cinema italiano è una specie di mafia nel quale comandano le grosse produzioni chebsi affidano sempre agli stessi interpreti. Molti dei quali non sono neanche credibili perché interpretano tutti i ruoli: il commissario, il quarantenne, il poliziotto, l’amante, il bandito, mille ruoli…e la distribuzione è la cosa più difficile perché ci sono le major che occupano le nostre sale con i film americani che arrivano e monopolizzano il mercato. Per i piccoli è difficile. Ma se volessimo soffermarci sulla produzione italiana, se i film li fanno solo Pieraccioni, Bova, Zalone, Salemme significa che gli altri dovrebbero sacrificare le proprie idee. Ma siamo in un paese libero e ognuno dovrebbe potersi esprimere, l’importante è raggiungere le mete. Noi stiamo facendo una pellicola che è un miracolo con un bassissimo budget, ci stiamo met-

tendo tutto il cuore e davvero vorrei che tu scrivessi che questo è un film con un costo al di sotto dei centomila euro, quasi niente riaspetto ad una pellicola italiana media che sta intorno ai 700/800 mila euro>>.

Pasquale Falcone è sempre stato determinato e quando ha deciso di raggiungere un obiettivo l’ha sempre centrato. Ma la sua carriera ha fatto i conti contro il tempo, pioniere in vari settori e sempre troppo avanti. <<Sono sempre stato dieci anni davanti nello spettacolo.

Pensa che nel lontano ’74 portai su Rai2 uno sketch che parlava dei pentiti. Il destino si scorda di me e lo devo rincorrere “l’aggia piglià a muorz” per le bretelle, per le mutande>>.

Ci aspettiamo invece che questa pellicola possa essere davvero un sogno campano o meglio ancora della nostra splendida provincia salernitana.

Il cast è formato oltre che dallo stesso Falcone anche da: Gianni Ferreri, Rosaria De Cicco, Pietro De Silva, Nicola Acunzi, Ernesto Lama, Elena Baldi, Fabio Massa e per la prima volta sullo schermo Tano Mongelli nel ruolo di “Chicco Resina” in arte Checco.

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Personaggio

Marianna Di Leo

di Antonio De Pascale

Cocktail&Dreams da Salerno a Milano di Dina Marrese

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olti suoi colleghi saranno stati ispirati da Brian Flanagan, il giovane barman interpretato da un giovanissimo Tom Cruise nella famosa pellicola “Cocktal” del 1988. Ma lei no, la giovane salernitana Marianna Di Leo, fresca vincitrice del talent Mixologist della Campari Academy, in questo mondo c’è nata: <<Sin da bambina, nel piccolo bar, di famiglia intralciavo il lavoro di mio padre che con tanta pazienza mi coinvolgeva nelle sue attività – ci racconta la giovane salernitana - nonostante questa grande passione ho intrapreso un percorso di studi totalmente differente, mi sono iscritta al liceo linguistico e successivamente all’università. I weekend li ho passati lavorando fianco a fianco con Luca Casale, giovane bartender di un locale estivo del salernitano; lui ha una grande passione

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e soprattutto ha sempre avuto una grande pazienza con me, mi ha trasmesso tutte le sue conoscenze e immediatamente mi sono immersa in questo mondo iniziando anche a sviluppare progetti insieme>>.

Da Salerno a Milano. Quanto ti è costato allontanarti dalla tua città e dagli affetti per inseguire una carriera? <<A Milano fortunatamente da subito ho avuto modo di conoscere tante persone, di stringere nuove amicizie e di sentirmi subito a casa. Non è stato facile allontanarmi dalla mia città e dai miei affetti, ma mi ha dato modo di comprendere quanto sia forte e vivo il legame anche a tanti chilometri di distanza>>.

Quali sono i drink che preferisci, che preferiscono i clienti e verso cosa pensi sia proiettato il futuro di questo

settore? << Grazie all'aiuto dei mixographer abbiamo riscoperto i cocktail classici, con un grande ritorno all'utilizzo dei bourbon e dei rye whiskey.

Personalmente mi sono molto avvicinata ai distillati d'agave e sono contenta di assistere alle richieste degli ospiti, che giorno dopo giorno, tendono a scegliere tequila o mezcal per i propri drink>>.

Cosa ti stimola questo lavoro e quali sono le tue fonti d’ispirazione? <<Il mondo del bar è in continua evoluzione, è affascinante scoprire giorno dopo giorno che una vita non basta per imparare tutto quello che gira intorno a questo lavoro, a questa passione. Tutto ciò che mi circonda, tutte le persone che ho intorno, sono fonte di ispirazione.

Basta aprire gli occhi e osservare>>.

La partecipazione al talent: la scelta e soprattutto le emozioni provate per la vittoria. <<La continua voglia di crescere mi ha sempre spinto a tenermi informata, così ho notato che erano aperte le iscrizioni alla seconda edizione di “Mixologist” e ho pensato potesse essere una buonissima opportunità di crescita con due coach come Leonardo Leuci e Flavio Angiolillo, ho quindi deciso di inviare la mia candidatura e per magia è arrivata la risposta.

Durante la finale mentre i giudici stavano per pronunciare il nome del vincitore, avevo il cuore che andava a mille, volevo vincere, ero soddisfatta del mio drink e di come l’avevo presentato. E quando Simone Caporale ha pronunciato il mio nome ho provato un’emozione unica, un piccolo traguardo, la dimostrazione che l’impegno da i suoi frutti. L'esperienza di Mixologist e Campari Academy mi hanno dato la possibilità di accrescere le mie conoscenze regalandomi il Barmaster, un master di alta formazione con i migliori professionisti del settore. Concludendo posso dire che Mixologist mi ha aperto le porte ad una nuova esperienza lavorativa a Milano con tanti professionisti che ogni giorno riescono a insegnarmi qualcosa di nuovo sia a livello lavorativo che a livello umano>>.

Progetti futuri? <<Per ora prendere tutto quello che posso da questa meravigliosa realtà e poi chissà...>>.

Definita dallo staff del team Flair Studio “cuore pulsante della famiglia che ha riempito d’orgoglio tutti” possiamo dire che la bartender salernitana al momento è un orgoglio anche per tutta la sua Salerno.

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Libri

L'ultimo viaggio enogastronomico di Enzo Landolfi di Alfonso Gargano

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Se si sente un dialetto incomprensibile e si cerca disperatamente un traduttore simultaneo siamo in presenza di Enzo Landolfi. Eclettico e coinvolgente, originario di Buccino in provincia di Salerno, del suo paese di origine non ha mai perso l’accento e il dialetto. Cresciuto in una famiglia proletaria e di sani principi il bambino Enzo ha giocato a pallone in piazza all’uscita dalla scuola. Il padre, un ciabattino artigiano, un giorno tornando dalla città, gli porta un libro e alle proteste della mamma sull’opportunità di questa spesa, considerata la situazione economica non felice, ha

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detto “Si accorgerà dell’utilità di questo libro” Quel libro era: “Cristo si è fermato ad Eboli “ di Carlo Levi. Involontariamente quel canuto signore aveva avuto come una premonizione o forse sognava il figlio nel mondo della letteratura. Enzo Landolfi è stato nella sua vita lavorativa funzionario delle imposte dirette “agente delle tasse” e, come spesso ripete, nel suo ufficio aveva al muro una massima mesopotamica che recitava: “Puoi amare un principe, puoi amare un re ma non potrai mai amare un agente delle tasse”. In prossimità della pensione ha iniziato a frequentare il mondo delle televi-

sioni private e a condurre varie trasmissioni sportive e culturali. Poi un bel giorno una grande idea, girare tutta la provincia di Salerno, paesi e frazioni e scoprire storie, aneddoti e soprattutto ricette locali ma non dal cuoco o lo chef di un famoso ristorante ma entrando nelle case della gente, sedendosi vicino al focolare e parlando, spesso in dialetto, con le anziane signore del posto che oltre a cucinare sciolinavano la ricetta tra intercalari e fatti locali. Le trasmissioni, trasmesse anche via satellite, hanno avuto un enorme successo. Nel tempo Landolfi ha scritto numerosi libri. Nel 2014 decide di trasformare le trasmissioni itineranti e culinarie in un libro: nasce così 158. Questo libro non è un libro di ricette, non è un libro di racconti, non è un libro di massime ma è 158. Un libro scritto a due mani? No! Scritto a quattro mani?

No! 158 è un libro scritto a 300 mani; infatti, oltre alle ricette tradizionali trascritte dall’autore per ogni paese e città della provincia, c’è una pagina scritta da un personaggio noto o meno noto del posto che apre il cuore e scrive in una pagina le emozioni per il paese natio. L’autore Landolfi ha dato spazio, in questo suo libro, a tante voci . Un libro tutto da leggere e da gustare.

158 i comuni della provincia E piano a sfogliare si comincia.

Ogni comune è menzionato E ricette buone per il palato Della tradizione e del folclore Tramandate con tanto amore Nella lingua degli antenati Impastati, cotti e sfornati.

Ma non c’è solo l’arte culinaria L’odore del borgo inonda l’aria Testimoni della vita quotidiana Dal bimbo alla nonna anziana.

Per magia si trasformano scrittori Vecchi ricordi, tradizioni, amori.

Ognuno ha scritto con lo stesso colore Quello rosso vivo del proprio cuore Pennellando con arte e maestria I racconti e le storie come poesia.

Un libro sfogliato seduti sul divano E in cucina affettando pane paesano.

Qualche pagina unta dalla massaia Dall’olio conservato nella legnaia.

Uno schizzo di salsa uscito dal tegame Colora le pagine di racconti e trame.

Un libro da avere sempre a disposizione Da leggere a letto o nelle poltrone.

Con il supporto di Printart edizioni Enzo Landolfi ci da queste emozioni.

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Salute Salute

FISIOTERAPISTA IlIlFISIOTERAPISTA Dott. Aldo Alessandro Dott. Aldo Alessandro e-mail: alessandro.aldo@virgilio.it e-mail: alessandro.aldo@virgilio.it

GINNASTICA POSTURALE LA DISTORSIONE DELLA CAVIGLIA dolori che avverti, nella maggior parte dei casi, disarmonico, quando assumi una cattiva postura sono sintomi della tua cattiva postura.

La strametticoma serio rischio la tua salute.

L’impatto articolazione della caviglia, a deambulare.

In questo caso sinegaritiene posta dalla tibio-astragalica e in particolar indispensabile l’utilizzo di un tutore e grande maggioranza delle persone accusa tivo ricade modo su spalle, ginocchia dalla tibio-peroneale, con i suoi l’immobilizzazione della ècaviglia.

Il proe piedi.

Il rischio maggiore, invece, la nascita di dolori di questa natura. Senza accorgetene, segmenti scheletrici (tibia, perone e tocollo riabilitativo si svolge in varie fasi una grande quantità di difetti strutturali che pordurante le ore di lavoro, assumi posizioni errate astragalo) ed i tre gruppi di legamenti dal riposo per le prime 48h con applicache causano un indebolimento muscolare. tano a dolori articolari della colonna. riuscireper a (mediali, laterali Non e tibio-peroneale), zioni di ghiaccio tre voltePer al giorno viene che frequentemente da questi una durata di venti minuti e al manteè solo durante le ore lavorative incappi in interessata correggere difetti posturali, che rappreseneventi traumatici.

La distorsione unala causa nere del l’arto in posizione elevata. questo errore ma anche quando stai al computer, tanoè poi mal di schiena, è consiglialesione dei legamenti che sostengono la Se la distorsione è lieve e non ha biguardi la televisione e messaggi al cellulare. Ti caviglia. Il piede nel movimento distorsogno di trattamenti complessi la riasarà chiaro a questo punto che, oltre averso sembrare ginnastica riguardano tonsivo ruota la sua parte apportati interna (in da questa bilitazione può iniziare dopo lapochi

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inversione). I legamenti interessanti sono giorni dall’evento traumatico. Le prime quelli situati nella parte esterna della sedute riabilitative possono essere o di dell’elasticità muscolare.

Di conseguenza migliocaviglia. Prima di iniziare un rerai protocollo elettroterapia “loril modo dicrioelettroforesi camminare eodidisederti.

Svolgerai, riabilitativo è opportuno consultare un enz frems”. Utile può rivelarsi l’utilizzo del insomma, le azioni quotidiane in maniera più ortopedico per la valutare il danno che tuttetaping. consapevole e corretta.

Solo così potrai tenere alla la caviglia ha subito (se è una semplici La fase successiva è incentrata sul recu“storta” o una lesione di primolarga secondo pero del movimento dell’elasticità per i già citati disturbi, come ilemal di schiena, o terzo grado). È consigliabile riuscendo effettuare anche poi recuperare la forza e di conseguena rilassare la mente e ad allevuna RX, per escludere eventuali fratl’equilibrio. Non bisogna tornare allo iare lo stress. za Può, inoltre, essere praticata a tutte ture, seguita da ecografia e risonanza sport fino a quando la riabilitazione non le età, in palestra come casa, bastache solo aver magnetica, per ottenere la valutazione sia completa,adal momento il rischio appreso fondamentali per eseguire al completa del danno. Valutando la po-le tecniche di re-infortunio è elevato. sizione e l’entità del gonfioremeglio si scopre re-infortunio renderebbe menodiprobi vostriUn esercizi.

Il consiglio è quello rivse il paziente ha un lieve dolore o se la abile il ripristino della forza e stabilolgerti a professionisti per la risoluzionedella dei probdistorsione ha comportato l’impossibilità ità che la caviglia aveva prima.

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Danza

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Vi raccontiamo la storia di un giovane ballerino che dal cilento, precisamente di Licusati, è emigrato in Toscana per realizzare il suo sogno. Anzi, sarà proprio Giovanni Quintiero a raccontarsi mettendosi a nudo con voi lettori, proprio come lo ha fatto con me partendo da: <<Non so che dire, sono timido>>. Ma dopo quella prima frase di “paura” siamo riusciti a metterlo a proprio agio ed il giovane danzatore è esploso in un racconto di un’ora che parola dopo parola ha coinvolto me, e spero voi lettori, in un turbine d’emozione. <<La danza l’ho sempre sentita dentro già da piccolino – racconta sorridendo – con la musica o senza la sentivo dentro ed il mio corpo si muoveva da solo e pensa che al mio paese ancora mi ricordano per quello. Verso i 13 anni ho iniziato a prendere qualche lezione di contemporaneo ma si sa che a quella età ci si lascia distrarre da altro e quindi dedicavo poco tempo alle lezioni. A 18 anni poi mi sono trasferito a Londra per lavorare e divertirmi ma quella esperienza fu determinante perché mi fece capire quanto era importante la famiglia e iniziai a domandarmi cosa volessi fare da grande. “Sei passato da un paesino ad una metropoli – mi chiedevo spesso – ed ora cosa vuoi davvero fare?”.

Così capii e tornai in Italia ma la mia missione l’ho “sentita” solo dopo essermi avvicinato al buddismo: danzare. Così sono andato a fare un’audizione presso il “Balletto di Toscana” e pur non avendo alcuna tecnica di danza classica sono stato scelto perché i maestri hanno visto in me del potenziale ed ho cominciato a studiare. Molto di ciò che sono lo devo come ho anticipato prima al buddismo di Nichiren Daishonin, soka gakkai, che ha tirato fuori dalle paure di non farcela e di non essere all’altezza il mio “io” e la mia determinazione. Sul palco sfrutto le mie sofferenze, ultima la morte di mio padre, per trasmettere emozioni al pubblico.

Non sono un esecutore di passi, anche perché in quello ancora sono carente, ma un “trasmetti-

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Buddha, le emozioni e un grido di disperazione

Giovanni Quintiero di Dina Marrese / foto di Fiorentino Fulvio Petri e di Luigi Angelucci

Nato a Sapri (SA) il 20/10/1992.

Diplomato presso L’ITGC Leonardo da Vinci.

Inizia a studiare danza classica e contemporanea all’età di 13 anni presso ”il carillon” di Marina di Camerota (Sa).

Nel 2013 ottiene la borsa di studio presso la Scuola del balletto di Toscana, diretta da Cristina Bozzolini, studiando con insegnanti di fama internazionale tra i quali E. Scigliano, S. Giannasi, F. Monteverde, M. Merola, A. Placanica, S. Cardini, E. Buratti, R. Sartori, A. Bigonzetti, L. Geppi, B. Bear, F. Faggi, M. Perego, M. Bigonzetti, Oliver, M. Matzushita, M. Tanzi, A. Cerreto, G. Santagati, S. Vintagelli, S. Pace, G. Molinari, Giuseppe Spota.

Partecipa a Workshop con i docenti Erez Zohar (Batsheva Dance company), dove ottiene la borsa di studio per studiare gaga e Jiri Pokorny (Netherlands Dance Theater) Nel febbraio 2013 viene selezionato per il progetto “Prove d’Autore Xl”, promosso da Cantieri Danza di Ravenna, dalla coreografa Masako Matsushita e successivamente dalla coreografa Maristella Tanzi e Tiziana Bolfi Briaschi.

Nel Settembre 2014 entra a far parte della Compagnia giovanile Junior Balletto Di Toscana (Giselle di E. Scigliano).

Nel 2014 viene selezionato dal coreografo Riccardo Buscarini per “Prove d’autore Xl”,promosso cantieri danza di Ravenna .

Nel Giugno 2015 viene scelto dal coreografo Davide Bombana per il ruolo di solista nelle vesti di “Tebaldo” in “Romeo e Giulietta“

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tore” di emozioni tramite il corpo.

Ho un forte senso di responsabilità verso gli altri e cerco di lasciare messaggi a chi mi osserva con la mia danza. Ti spiego: nell’ultimo spettacolo “Romeo e Giulietta”, del coreografo Davide Bombana e direttrice di compagnia Cristina Bozzolini, sono Tebaldo e nel mio assolo iniziale non eseguo passi ma chiedo “aiuto” alla famiglia di Romeo. Il mio è un grido di disperazione per l’uguaglianza che dovrebbe esserci nel mondo dove invece ancora si fanno distinzioni di etnie, di colore, di sesso.

Ho fatto outing sulla mia omosessualità che ancora oggi viene vista come un tabù. Ecco, con il mio assolo, cerco di trasmettere il valore dell’uguaglianza. Ringrazio di tutto il mio percorso i miei insegnanti perché sono stati pazienti e sono riusciti a farmi crescere in un batter d’occhio. Io poi sono una spugna ed apprendo tutto, ogni gesto, ogni consiglio. Chi è Giovanni fuori dalla danza? E’ un ragazzo forte ma allo stesso tempo sensibile che fa tesoro delle sofferenze come delle gioie.

Anzi traggo insegnamento soprattutto da queste ultime perché anche loro sono sofferenza, ossia sono solo gioie momentanee che poi portano alla sofferenza.

Ti faccio un esempio: domenica mattina ho le prove ma il sabato sera sono stato ad una festa. La sera ero felice per la festa e per il divertimento ma poi la mattina “rimbecillito” soffro e non sono felice. Quindi quella era una felicità momentanea che mi ha insegnato qualcosa. Per il resto lavoro come cameriere a Firenze nel fine settimana per contribuire al mio mantenimento e non pesare su mia madre che ancora ringrazio dell’aiuto, continuo a seguire il buddismo e faccio attività Sokahan per la felicità delle altre persone, esco con gli amici e sono fidanzato con la danza. Amo il cinema d’amore, ascolto un po’ tutta la musica ma sento sempre le canzoni di Amy Winehouse anche se ha fatto molto poco visto il breve percorso di vita. E mi piace anche la musica Tecno da sempre perché mi trasmette emozioni. Un sogno? Beh, ho ancora tanto da fare ma quello più grande mi porta in Israele, alla “Batsheva Dance Company”.

Sono innamorato della loro danza, del loro “ascoltarsi” oltre la tecnica, ma per arrivarci devo ancora lavorare tantissimo sulla mia autostima>>.

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Cinema

Blue Jasmine

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na pellicola intensa, un racconto psicologico di Woody Allen che ritrae alla perfezione lo spirito americano, caratterizzato principalmente da cinismo e ricchezza. La storia è quella di Jasmine bella donna, ricca e snob, di 40 anni, che si trova a affrontare il trauma della perdita di tutto ciò che era la sua vita precedente. E arriva nella casa di sua sorella Ginger a San Francisco per cercare un qualche rifugio e iniziare una nuova vita. L’appartamento di Ginger è però modesto, così come il suo stile di vita. Jasmine, imbottita di psicofarmaci, è a metà strada tra la perdita della ragione e il desiderio di rimettersi in gioco.

Sia Jasmine sia sua sorella Ginger, entrambe adottate, hanno un dolore alle spalle: per la sorella questo dolore consiste nell'essere quella geneticamente inferiore, meno bionda, meno alta, meno bella, che ha dovuto accontentarsi di una vita un po’ sfortunata, faticosa e povera, ma che le ha imposto la capacità di essere a volte duramente realista e così salvarsi. Per Jasmine, che era la più bella e più bionda, che ha volato più alto, ha dovuto fare i conti con il fallimento di tutte le sue relazioni, di tutti i suoi progetti di vita. Jasmine non riesce a confrontarsi con la realtà, perciò, alla sua situazione, reagisce sistematicamente con la dipendenza, a volte si allontana dalla situazione che sta vivendo, si racconta agli altri non vedendoli,

a cura di Laura De Rosa

non ascoltandoli mai, inventa una vita diversa. Un altro suo modo di reagire è il disprezzo verso la normalità e tutto quello che sa di “normale”, “squallido” e poco elegante. Ma a volte, quando viene messa alle strette ha anche crisi di rabbia disregolata, oppure agisce in modo impulsivo. Insomma, una donna fragile, incapace di affrontare la vita e con il bisogno di crearsene una leggera, fantastica. Una donna accompagnata dalla solitudine per tutta la vita: era sola quando si è sposata, era sola anche in casa della sorella ed ora si trova sola su una panchina a dialogare con sè stessa e con i suoi mostri. Allen scava nella profondità di una donna superficiale, una donna che perdendo i beni materiali perde sè stessa, una donna in perenne conflitto con la realtà, una donna che si nutre solo dei propri averi. I vari flashback che mostrano la vita passata di Jasmine, la sua vita felice, sono il flusso di coscienza dei pensieri nella sua testa ed evidenziano il cambiamento di Jasmine, sia mentale, sia sociale. Un film da non perdere, insomma, una grande prova d'attrice per Cate Blanchett, che regge, per tutta la durata del film, la tensione emotiva, lasciando trasparire dal suo intenso sguardo pensieri e paure del personaggio. Un'incredibile finale lascia una sensazione di incompletezza, di attesa: un film semplicemente fantastico, in tutte le sue sfumature.

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Arte

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di Giancarlo De Rosa

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n premio alla carriera per un artista la cui fama ha già da anni superato i ristretti confini della provincia di Salerno e anche quelli nazionali.

Franco Raimondi, artigiano della ceramica tra i più rappresentativi della provincia, è stato insignito della qualifica di Maestro d’Arte che omaggia l’eccellenza italiana nei vari campi, nel corso di un evento importantissimo tenutosi presso il Salone d’Onore della Triennale di Milano.

Insieme alla ceramica, nel corso della serata, sono stati premiati i migliori rappresentanti anche nei settori della gioielleria, arredo, mosaico, pelletteria, stampa, tessile, restauro e perfino enogastronomia.

Tra gli altri, l’ambito riconoscimento è stato assegnato anche a vere e proprie star quali Gualtiero Marchesi per la cucina, Igino Massari per la pasticceria e ai campani Sorbillo per la pizza e Calace per i mandolini.

Anche costoro come Raimondi potranno vantarsi di possedere la medaglia appositamente creata dall’Istituto Poligrafico della Zecca dello Stato che riporta la figura di una donna con una stella a sette punte che rappresenta l’ingegno italiano nel mondo L’obiettivo dell’evento voluto dalla Fondazione Cologni di Milano, in collaborazione con l’Alma, la Scuola internazionale di Cucina Italiana, è quello di rendere omaggio alle “mani intelligenti” degli artigiani che concorrono alla “grande bellezza” del nostro paese. I nomi dei vincitori, compreso quello di Franco Raimondi, sono stati inseriti nel Libro d’Oro

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dell’eccellenza artigiana italiana che renderà immortale e indimenticabile l’opera degli artisti selezionati.

La candidatura di Franco Raimondi, segnalata da Claudia Casali, direttrice del Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza che ospita alcune opere del ceramista di Vietri sul mare, è stata accettata dopo un’attenta verifica delle qualità e del curriculum di un artista che rappresenta un vero fiore all’occhiello della provincia salernitana.

Noi lo abbiamo sentito subito dopo l’assegnazione del premio: “La passione della ceramica nasce da bambino. Andavo alle elementari e dopo la scuola mi fermavo ad ammirare estasiato la bottega artigiana di Antonio Falcone a Vietri sul Mare. Piano piano ho cominciato a fare piccole cose e poi lentamente è venuto il resto”. Poi con l’impegno e i sacrifici sono giunte le grandi soddisfazioni: “Le mie opere sono state ammirate in tutto il mondo, a cominciare dagli Stati Uniti, la Cina e in tutta l’Europa e sono attualmente esposte in Cina ed al Museo Internazionale di Faenza nella sala del ‘900 che celebra gli artisti del secolo”.

Diventare Maestro d’Arte e portare a casa un premio importantissimo non lo ha cambiato per niente: “Certo, sono felice che abbiano scelto me per rappresentare l’arte della ceramica, ma questo non mi cambierà perché io resto un artigiano e sono orgoglioso del mio lavoro”.

Ai giovani che volessero iniziare questa attività lancia un monito e un consiglio: “Certo, bisogna avere talento ma questo da solo non basta se non accompagnato dallo studio, dalla fatica e dal sacrificio. Sono finiti i tempi nei quali il ceto medio aveva possibilità di spesa e, quindi, è diventato più difficile per tutti”.

Profondamente religioso, Franco Raimondi ci lascia con una massima di San Francesco di Assisi: “Chi lavora con le mani, la mente ed il cuore è un artista”. Proprio come Franco Raimondi.

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Politica Vincenzo Sessa, il nuovo primo cittadino di Fisciano

Il comune della Valle dell'Irno elegge uno dei sindaci più giovani della provincia di Antonio De Pascale

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n plebiscito, o quasi. Una vittoria schiacciante. Vincenzo Sessa ha stravinto le elezioni comunali con la lista civica “Insieme per Fisciano”, ottenendo il 79,81% dei voti (6.590 preferenze). Diviene così il sindaco della città che ospita la sede dell’Università di Salerno.

Sessa, laureato in Scienze Politiche, imprenditore, appena 31enne, è uno dei sindaci più giovani della storia della provincia salernitana. Ha staccato nettamente i due avversari, Andrea Landi (“Cambia Fisciano”, 13,14% e 1.085 voti) e Antonio D’Andrea (“Cittadini per Fisciano”, 7,04% e 582 voti). “Sono molto soddisfatto – dichiara Vincenzo Sessa – dello straordinario risultato ottenuto, che va oltre le previsioni. Ciò ci carica ancora di più responsabil-

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ità. Tale risultato ci mette nelle condizioni di lavorare in maniera serena, con la massima legittimazione popolare. Ringrazio gli elettori che ci hanno votato, sarò il sindaco di tutti i fiscianesi, anche di quelli che non ci hanno votato. Abbiamo messo le basi a un percorso con cui ci prepariamo ad amministrare nel prossimo decennio”. “La prima cosa che faremo – continua il neo sindaco – sarà l’approvazione dello schema di bilancio di previsione. Poi, daremo subito attuazione al nostro programma. Garantiremo sostegno ai commercianti, che hanno risentito della crisi economica degli ultimi anni, favorendo le associazioni di categoria e rilanciando il settore con eventi che possano attrarre

tante persone, anche dai comuni limitrofi.

Attueremo nuove politiche di accoglienza per studenti, docenti e ricercatori universitari. Ogni singola nostra progettualità dovrà essere sostenibile dal punto di vista economico e sociale. Sfrutteremo ogni risorsa finanziaria europea e regionale. Puntiamo a creare una sinergia tra l’Università, la zona industriale e il territorio. Crediamo che il nostro eccellente Ateneo possa essere di supporto tecnologico alle nostre imprese”. Il consiglio comunale è così composto: Antonio Pierri, Anna D’Auria, Maria Grazia Farina, Teresa D’Auria, Nicola Ruggiero, Giovanni Scafuri, Franco Gioia, Rocco Truda, Rita Guacci, Vincenzo Celentano, Valentina Iannone (maggioranza); Andrea Landi, Gaetano Barra, Giovanni Gioia, Antonio D’Andrea, Milena Ricciardi (minoranza). Il primo cittadino ha nominato anche la Giunta comunale. Ecco chi sono gli assessori: Maria Grazia Farina (vicesindaco, pubblica istruzione, salute e cultura), Antonio Pierri (ambiente, acquedotto, cimiteri), Anna D’Auria (sviluppo economico, suap, contenzioso, tributi), Giovanni Scafuri (urbanistica, assetto del territorio, patrimonio), Nicola Ruggiero (commercio, artigianato, rapporti con le frazioni, industria, protezione civile). E’ probabile che gli assessori si dimetteranno da consiglieri comunali, consentendo l’ingresso nel civico consesso degli altri candidati non eletti della lista “Insieme per Fisciano”. Capogruppo di maggioranza sarà nominato Franco Gioia.

“Il criterio di nomina degli assessori – conclude il sindaco Sessa – si è basato sulle loro competenze, sulla loro esperienza amministrativa già maturata in passato e sul numero dei voti conseguiti”.

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Gluten free

a cura di Annalisa Grazia D'Antuono

Le ricette di Grace LA TORTA CAPRESE Nel 1920 in un laboratorio dell’isola di Capri un cuoco di nome Carmine di Fiore, inventò involontariamente questa meravigliosa torta…eh sì! Si narra che mentre si trovava nel suo piccolo laboratorio gli venne commissionata una torta alle mandorle per tre malavitosi giunti sull’isola e preso dalla fretta di finire infornò la torta senza aver dosato bene la farina, l’attesa fu per Carmine davvero tremenda perché quell’errore gli poteva costar caro, invece il risultato fu eccellente, sfornò una torta dal cuore morbido e croccante intorno e da questo momento di distrazione è nata la golosissima caprese.

E voi siete pronti per sfornare la vostra torta caprese?

Ecco gli ingredienti: 200 gr di zucchero 200 gr di margarina vegetale 300 gr di mandorle tritate 250 gr di cioccolato fondente Una bustina di lievito per dolci Un cucchiaino di caffè macinato 4 uova intere 3 cucchiai di farina di riso Preparazione Fondere il cioccolato con la margarina a bagnomaria, in una ciotola montare le uova con lo zucchero, aggiungere le mandorle, la farina, il cioccolato fuso in precedenza e amalgamare bene, infine aggiungere il caffè e il lievito per dolci. Versare l’impasto in uno stampo per torte precedentemente imburrato e infarinato, cuocere in forno a 160 ° per 45 minuti. A cottura ultimata lasciar raffreddare e spolverare con zucchero a velo.

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QUATTRO CHIACCHIERE A TAVOLA a cura di Vina Morra Colavolpe

Le origini della pasta

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Sedersi davanti ad un buon piatto di pasta con i suoi colori e profumi, ne godiamo con tutta la gioia possibile, ma spesso non troviamo il tempo di chiederci chi nel passato è stato il creatore della pasta o meglio, anzi chi ne ha creato le ricette. Il più famoso attore Alberto Sordi che davanti a un bicchiere di latte che lasciava al topo, si regalava un fumante piatto di spaghetti, il grande Totò che danzando su un tavolo si conservava i suoi di spaghetti nelle tasche della giacca.

Di sicuro ogni regione dal Nord al Sud e isole comprese vanta le origini. Non po’ di storia non gusta, la parola “pasta” deriva dal latino –machaera- o da – maccareo da –macca- o ancora dal greco – mackaria- o dal classico – makar- .

Ma per i piaceri che ci regala poco importa la sua provenienza, è solo il piacere e la voglia di conoscere un piatto dalle origini tanto nobili. Lo stesso Marco Polo si legge dai testi di storia ne abbia mangiato una buona quantità in Cina. Secondo la tanto cara Matilde Serao pare che la pasta fosse nata a Napoli ove un certo Chico ne fu addirittura il fondatore. Jovannella di Canzio rubò il segreto a Chico diffondendolo nei vicoli e corti. Non è facile sapere, tanta e troppa gente l’ha fatta sua. Ma gli studiosi e ne sono tanti cercano ognuno di portare la creatività nella propria regione.

Insomma, diventarne il capostipite non è cosa facile.

Le domande sono tante, ma è inutile rompersi la testa, non serve sapere se la pasta è araba, cinese o greca, o se i precursori in Italia siano stati i liguri, i siciliani, o addirittura gli amalfitani. Questi ultimi, la cosa è probabile, attenti della loro costa e dei viaggi che facevano e curatori dei contatti commerciali con l’Oriente, attenti al palato di apprendere la fabbricazione della pasta introducendola nella dieta comune. Le notizie sono molte, si pensa che la pasta sia nata ancora più vicino a Napoli e precisamente a Gragnano, oggi famosa per una specialità di fabbricazione in oro e bronzo.

Ma con tutte queste domande che ci si pone, la più importante è il gusto, il sapore, i colori che i nostri occhi vedono prima ancora del palato. E allora, andiamo avanti a gustare un buon primo piatto di rigatoni, di spaghetti dal profumo di mare o di lasagne bolognesi, siamo tutti felici e ogni regione ne regala una quantità di specialità. La bella Amalfi fece sua la fabbricazione della pasta, trovando seguito presso Valle dei Mulini ne è la concreta testimonianza storica. Torniamo indietro di molto tempo, tutto il territorio della città, fu interessato dal “ ngiegni” , era una macchina molto sofisticata che funzionava con glutei e a colpi di mano, e con

delle trafile regolabili produceva i vari formati di pasta.

I “ ngiegni” venivano sistemati in casermoni e anche su grandi terrazze, per facilitarne il processo di essiccazione. Modo di fabbricare la pasta nei secoli è stata sostituita molto egregiamente dalle fabbriche. L’ultimo pastificio risale agli anni 40 e si trattava del Molino e Pastificio Amalfitano, una specie di cooperative prima collocando il prodotto in varie regioni d’Italia e poi passato nelle mani di Giuseppe Bergamasco.

Il conoscere l’età o la provenienza della pasta, ci lascia forse l’amaro in bocca, troppe sono le storie, i racconti, la genesi, che forse a un buon intenditore poco interessa. Di sicuro la parte più concreta è come si cucina per apprezzarne la gioia. Restiamo nel mistero come quello “dell’homo erectus” . A noi italiani ed è la sola cosa di cui siamo fieri e ne vogliamo vantare l’origine, la pasta è italiana punto e basta. Noi italiani ne pretendiamo la paternità e ce la prendiamo tutta, come la cuciniamo noi non la cucina nessuno.

L’Italia è la Patria della pasta, mettiamola come vogliamo, ma noi siamo i Padri. Gli stranieri non chiedono che gustare un buon piatto di pasta. Non c’è menù di ristorante che si rispetti che non proponga una grande degustazione di primi, eccellenza della cucina italiana.

Tutti ci sentiamo orgogliosi e ne vantiamo la maestria nel cucinare un primo di pasta, dalla cottura si incomincia a essere grandi, dal condimento, all’impiattamento, dal gusto, dall’aroma che lasciamo e alla fine, il dire grazie ad uno chef, che solo italiano può essere. La magia dei prodotti e la maestria nella lavorazione ci rende grandi, ma chi se ne frega se gli altri ci spiano nelle nostre cucine, sarà perché ne vorranno imparare le doti, e allora ben vengano, sedete alla nostra tavola gustatene gli aromi, divulghiamo sempre di più il Made in Italy e ne faremo sempre una grande e orgogliosa Nazione.

Orgoglio italiano e quello salernitano, ci daranno la medaglia al valore, ma sempre pasta, eternamente pasta italiana per distinguerci dal mondo intero.

Si muova dunque la nostra cultura della pasta a rendere più interessante i colori e il gusto che potranno trasformarsi in una eccellenza che nessuno potrà mai preparare. La nostra storia in cucina deve rafforzare identità e salvaguardare il territorio. Noi siamo unici come sono unici i nostri piatti di pasta amati e copiati ma senza riuscirci nel mondo.

Avevi ragione carissimo Albertone della nostra Italia, il latte e le schifezze varie li diamo al gatto e al sorcio. Noi mangiamo e facciamo mangiare la vera Pasta Italiana.

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Danza

a cura di Amalia Salzano Coreografa e docente di Danza Jazz Presidente AIDAF/Federdanza Agise

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Danzamaremito compie dieci anni Stage in edizione speciale dal 21 al 28 agosto 2016

n traguardo importante per una manifestazio n e all’insegna della qualità e della danza ad altissimo livello.

Un vero e proprio “Campus” per la danza, nella stupenda cornice della zona archeologica di Velia, nel cuore della costiera cilentana, direttamente sul mar Tirreno.

Punto di forza dell’evento, è stato da una parte il suo “format”: gli stagisti, infatti, vivono per una settimana nello splendido Villaggio Olimpia di Ascea Marina, dividendosi tra le lezioni con i prestigiosi maestri dello stage e momenti di relax, mare, allegria; dall’altra, il livello altissimo dei maestri invitati in tutte le discipline e l’attenzione a tutti i dettagli per far sì che i ragazzi possano studiare nel miglior modo possibile.

Tante le novità in programma, ideate dalle direttrici Amalia Salzano e Adriana Cava per questa edizione speciale che si svolgerà dal 21 al 28 agosto 2016.

Per la Danza Classica: M.lle Francesca Zumbo, Première Danseuse e Professeur de Danse de l’Operà di Parigi, che introdurrà lo stile della danza francese nelle lezioni di Danza Classica e Repertorio.

Il maestro Michele Politi, Maitre de Ballet Internazionale per le lezioni di Passo a due.

Elisa Scala, Docente Scuola di Ballo Accademia Teatro alla Scala di Milano, con le lezioni di Danza Classica e Repertorio per bambini.

Maestro accompagnatore al pianoforte, Antonino Armagno, del Teatro di San Carlo di Napoli.

Per la Danza jazz, un’icona dello stage, M. me Martine Mattox, Docente Matt Mattox Art Tecnique Free Style (Perpignan, France), accompagnata alle percussioni dal maestro Beppe Cotella, del Teatro Nuovo di Torino.

Laboratorio di MUSICAL, a cura di Michele Carfora, uno tra i più quotati performer teatrali, protagonista di musical di grande successo e salernitano doc.

Per la Danza Modern, Anthony Heinl, danzatore Momix, e Nadessja Casavecchia, direttore della Compagnia “Evolution Dance Theater” di Roma.

Un must di Danzamaremito: il RIEQUILIBRIO POSTURALE PER DANZATORI® a cura della Dott.ssa Annamaria Salzano e della sua Assistente Dott.ssa Fabiana Camuso.

Special Lessons: “Dallo studio al professionismo. Le regole di preparazione di base per avvicinarsi al mondo del lavoro” a cura di Antonio Desiderio, manager lirica e balletto, il 23 e 24 Agosto; Laboratorio di Danza Modern Jazz a cura di Stefano Forti, già Primo ballerino RAI - Mediaset, il 25 e 26 Agosto.

Come di consueto, sabato 27, la “Rassegna Danzamaremito” con gli stagisti che danzeranno davanti ad un parterre prestigioso nel quale saranno assegnate, come tradizione, importanti borse di studio, e offerte opportunità lavorative ai talenti individuati dai maestri.

Info: +39 333 1294829- +39 339 2811386- +39 335 8201276 Sito web: www.danzamaremito.it E.mail: danzamaremito@libero.it

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Televisione

FRANCESCO STELLA Da Montalbano a Pino Daniele passando per Nati ieri e i Ris di Dina Marrese

È

uno dei volti noti della nostra tv. Lo abbiamo ammirato negli anni in fiction del calibro di “Il commissario Montalbano” con il quale ha esordito giovanissimo, in “Don Gnocchi”, “La squadra”, “Nati ieri”, “Ris”, solo per citarne alcune. Parliamo dell’attore siciliano Francesco Stella che si racconta per noi in una piacevole chiacchierata fra carriera, vita privata e sociale. <<Mi sono avvicinato al mondo della recitazione un po’ per piacere e un po’ per caso – ci spiega. Sono siciliano e curioso per natura quindi già ai tempi della scuola ero attirato da ciò che era rappresentazione poi andai a studiare ad Urbino e per caso, facendo parte di un gruppo di artisti di strada, conobbi Donatella Marchi del CUS che mi propose un provino per uno spettacolo. Abbiamo lavorato un anno intero per lo spettacolo fra stage e così capii che era ciò che mi piaceva fare. Mi trasferii successivamente a Roma alla ricerca di un’agenzia e debuttai nel film “Besame mucho”>>.

Poi è arrivato Montalbano, girato anche nella tua Sicilia.

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<<Quando sono entrato a far parte del cast di Montalbano ho realmente capito che quello sarebbe stato il mio futuro. Ho messo in discussione i miei studi universitari per concretizzare il futuro in questo mondo che sentivo più nelle mie corde. Girare giovanissimo nella mia terra e con grandi attori è stato per me emozionante>>.

Subito dopo quella esperienza hai partecipato al video clip di un grande cantante come Pino Daniele. Cosa ricordi di quella esperienza e di un’artista che ora non c’è più. <<Eravamo tanti giovani, quel videoclip era molto bello perché aveva una regia divertente. Professionalmente è stato un onore farne parte in primis perché Pino era un cantante che amavo molto e poi vederlo lavorare e così innamorato del suo lavoro e di ciò che faceva fu emozionante. Un grande professionista>>.

Nel tuo curriculum tanto lavoro con parti maggiormente da “cattivo”, tranne che in “Solo per amore” dove sei un buono. Quali differenze e quali ruoli ti piace interpretare maggiormente? <<I ruoli da cattivo solo per me più divertenti proprio perché molto diversi dal mio carattere. Per lavoro ho rubato,

ho rapito, ho ucciso e fatto le cose peggiori. Studiare quei ruoli, la gestualità e il comportamento di tali personaggi è più stimolante e divertente proprio perché non devi fare te stesso. Difficile però è anche il ruolo opposto: ad esempio Paternò che è una persona onesta – non che io non lo fossi eh – è un ruolo in divisa per il quale bisogna studiarne bene le emozioni per immaginare cosa sia indossare una divisa nella realtà per evitare di apparire falsi>>.

Hai lavorato con tanti attori anche di un certo livello; quali ti hanno insegnato di più e hanno lasciato una “traccia” maggiore. <<Un giovane attore deve essere bravo ad attingere e rubare in senso positivo il lavoro di chi ha maggiore esperienza ma siccome l’altra parte lo sente bisogna esser bravi a creare sintonia. Il mio primo “papà” artistico è stato Toni Bertorelli, da lui ho appreso tanto perché ho girato molte scene con lui; con Zingaretti poi ho lavorato benissimo, con Terence Hill lavorerei a vita perché ha una grande umanità. Con Capparoni ci siamo divertiti come pazzi e ora che ci siamo ritrovati nella nuova serie abbiamo continuato a farlo.

Poi sono stato sempre bene con tanti altri. Ti ho citato solo i primi e gli ultimi. Io sono uno che non si mette in competizione con i colleghi, se sono stato scelto non devo dimostrare nulla a nessuno se non lavorare nel migliore dei modi. I conflitti interni ad una produzione si sentono anche fuori, in ogni settore e specialmente a teatro, per questo penso che bisogna portare avanti il progetto mano nella mano con tutti i colleghi. Deve essere un gioco di squadra>>.

A proposito di squadra, segui lo sport? <<Tifo solo Italia ai Mondiali. Il calcio è uno sport che non mi piace. Apprezzo di più le Olimpiadi, e quel genere di atleta singolo che lotta con tutto se stesso per arrivare al traguardo, proprio come noi attori>>.

Francesco Stella oltre ad essere un bravo artista è

anche molto attivo nel campo del volontariato animalista, vicino all’Oipa della sua terra, aiuta a salvare trovatelli e uno di loro cinque anni fa è entrato a far parte attiva della sua vita: il fortunato Foster. <<Ho sempre avuto animali in Sicilia ma erano liberi, ora che la mia vita è più da appartamento credo che la gente deve essere pronta a prendersi l’impegno reale di un’adozione, quindi sono favorevole agli affidi temporanei affinché le famiglie si rendano conto che prendersi cura di un cane comporta tempo e sacrificio. Proprio come ho fatto io col mio Foster, trovato in pieno agosto a soli sei mesi di vita legato ad un palo.

Da allora lui è divenuto parte integrante delle mie giornate, del mio lavoro e quando sono “costretto” a lasciarlo, per non stressarlo ad amici devo dirti che sento come se mi mancasse qualcosa, manca quella sintonia con quell’esserino che rallegra le giornate. Ho la fortuna di avere un cane perfetto, che mi segue ovunque sul lavoro e non solo>>.

Hai fatto davvero di tutto e di più, cosa ti piacerebbe ancora fare ed interpretare?

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<<Mi piacerebbe tornare al cinema ma ultimamente si produce poco o per la maggior parte commedie e diciamo che io non ho la “faccia” per questo genere.

Sicuramente mi piacerebbe calarmi nei panni di Mauro Rostagno, il giornalista ucciso dalla mafia. Da buon siciliano mi piacerebbe un progetto simile, impersonificare qualcuno forte dell’antimafia>>.

Chi è Francesco fuori dal lavoro? <<Uno che se la gode ma in senso tranquillo, uno che ama la vita semplice e stare con i propri affetti e con le persone che mi fanno stare bene. Si sono anche un mondano – come dici te – ma per me quella vita è una parte del lavoro. Anche perché è non si è mai completamente liberi>>.

Da italiano e soprattutto da uomo del sud legato alla sua terra, come vedi il momento buio della nostra Nazione? Hai mai pensato di andartene via come fanno oramai tanti giovani? <<Da piccolo devo dire che sono stato all’estero ma sono sempre tornato perché sono troppo innamorato del mio paese. Sono arrabbiato per quello che accade ma il mio pensiero è ben rappresentato dalla canzone “Povera patria” che termina dicendo che la primavera non finisce. Io ho ancora speranza nella nostra terra, nella nostra gente>>.

Progetti futuri? <<Per ora nulla di concreto, non sono scaramantico ma finché non c’è nero su bianco preferisco non parlare.

Prossimo appuntamento è in autunno con “Solo per amore 2”>>.

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Chirurgia Estetica a cura del Dott. James Gaetano Aliberty www.jamesgaetanoaliberti.it

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onsente la rimozione, senza causare cicatrici cutanee evidenti, degli eccessi di tessuto adiposo localizzati in alcune aree del corpo, tra cui addome, anche, natiche, cosce, ginocchia, mento, guance e collo.

Può essere effettuata in anestesia generale ,anestesia spinale o epidurale oppure anestesia locale. Il tessuto adiposo viene rimosso tramite una cannula collegata ad un apparecchio aspirante ed introdotta sotto pelle attraverso piccole incisioni (2-3 mm). Alla fine dell’intervento, chiuse le piccole incisioni con punti di sutura o cerotti cutanei, viene fatta indossare una guaina elastica alla paziente allo scopo di chiudere i vasi sanguigni suddetti e di limitare l’edema (gonfiore) postoperatorio. Tale guaina dovrà essere portata di solito per almeno un mese.

Le complicanze legate all’intervento sono rare e possono essere ematomi, infezioni e non compromettono assolutamente la vita. Non è vero che si muore per embolia grassosa, perché l’intervento eseguito con tecnica tumescente di Klein non dà alcuna complicazione.

DETTAGLI UTILI Durata intervento: 30 min – 2 h 30 min Ritorno al Sociale: 3 – 5 giorni Anestesia: locale con sedazione – spinale Esposizione al sole: dopo 1 mese Tipo di ricovero: day hospital – 1 notte di degenza Recupero attività sportiva: dopo 6 – 8 settimane

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Cinema

GIANNI FERRERI Milanese di nascita, napoletano di adozione: il successo è targato "Distretto di polizia"

Di Fiorella Autori / foto Giulio Di Somma

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ianni Ferreri nasce a Parabiaco in provincia di Milano da genitori partenopei e quella sua area da simpatico e vivace scugnizzo napoletano la conserva tutt’ora anche se al momento del trasferimento a Napoli, per i suoi amici, era quello che "parlava strano". <<Quando giocavo con i miei primi compagni in cortile non mi capivano perché parlavo milanese ma poi sono stato subito assorbito dalla meravigliosa e storica Piazza Mercato, quella della rivoluzione di Masaniello, della decapitazione di Luisa Semplice, di Corradino di Svevia, grazie a mio nonno che me l’ha fatta amare fin dal primo momento ed è venuto fuori tutto il napoletano che è in me>>.

Come la storica e attiva città, Gianni unisce la vitalità al talento ed inizia a muovere seppur inconsapevol-

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mente i primi passi nel mondo dello spettacolo. <<In verità non avevo scelto di fare l’attore, il mestiere l’ho cominciato in chiesa grazie al mio parroco don Stefano che per non farci stare per strada ci propose di fare una commedia e mi diede trecentocinquanta lire per comprare un copione che acquistai alla libreria di Portalba. Insieme agli amici scegliemmo "Tre pecore viziose” di Edoardo Scarpetta e da lì è partito tutto. Ho prima girato compagnie semi professionali, poi mi sono fermato perché quello per me rappresentava solo un hobby visto che il mio lavoro era accordare pianoforti. Poi per caso un amico che da ragazzo aveva fatto teatro con me, Roberto Punzo, aveva messo su una piccola realtà al Bruttini dove si realizzavano le prime cab-commedie. Mi ricordava bravo e mi rintracciò grazie ad una vecchia locandina. Mi piacque molto il loro modo di fare teatro

veloce, innovativo ed entrai in compagnia>> Un destino segnato quello di Ferreri, che fu notato dal compianto maestro Rino Marcelli. <<Io devo a lui tutto umanamente e professionalmente poiché è stato il mio partner artistico, quello che mi fece fare il grande salto, il mio primo spettacolo da professionista e che mi ha aperto le porte a tante cose come le scritture di testi fatte insieme. Ricordandolo, davvero mi commuovo>>.

Si apre il sipario di grandi compagnie: Isa Danieli, Mario Scarpetta, Giuseppe Pambieri e Lia Tanzi ed arriva anche la televisione prima con la pubblicità che gli spalanca le porte del cinema ma anche della fiction con il ruolo del sovraintendente Giuseppe Ingargiola in “Distretto di polizia”. <<Un successo durato undici anni grazie all’intuizione di Pietro Valsecchi che volle un cast di attori bravi ma ancora giovani ed emergenti. Ricordo il bel clima che si respirava ogni volta che andavamo sul set, c’era complicità e davvero ci divertivamo molto. Con alcuni di loro è nata un’amicizia al di fuori del lavoro ed ancora oggi ci sentiamo e ci frequentiamo soprattutto con Giorgio Tirabassi, Ricky Memphis e soprattutto Daniela Morozzi con la quale condivido il palcoscenico con una bella commedia e con la quale ho un feeling particolare. Al personaggio di Ingargiola devo tanto perché mi ha fatto conoscere al grande pubblico anche se per qualche regista ho ancor questa etichetta addosso. Ma più in generale mi vedono come attore comico per giunta napoletano e stereotipato. Mi piacerebbe interpretare un ruolo drammatico, magari di un disadattato, un outsider, uno che vive ai margini della società. Sono felice di aver girato questo film con Falcone perché ci abbiamo messo passione ed entusiasmo. Qui interpreto Gaetano Tavani, uno

dei due fratelli impresari che non sono due imbroglioni ma risentono della crisi finanziaria e sono finiti in una roulotte. Per risollevare le sorti dei Tavani “bras”, parte questa avventura cinematografica comica per arrivare al successo>>.

Per chi vorrà vedere il bravissimo Gianni Ferreri dal vivo, ripartirà la tournee teatrale dello spettacolo “Cena con sorpresa” di Augusto Fornari, Toni Fornari, Andrea Maia e Vincenzo Sinopoli. Gli interpreti sono: Chiara Mastalli, Daniela Morozzi, Giancarlo Ratti, per la regia di Toni Fornari.

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Storie di sport

Volley femminile

La Polisportiva due Principati Entra nella storia del volley femminile SalernitanO La squadra di Baronissi in B1 di Antonio De Pascale

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n due anni, due promozioni. L’ultima, poche settimane fa, che ha portato la Polisportiva due Principati (P2P), la squadra di volley femminile della città, ad accedere in serie B1, dopo la vittoria della finale play-off di serie B2 contro la squadra sarda del Palau. L’anno scorso, la squadra del Presidente Franco Montuori aveva vinto il campionato di serie C, anche in quel caso aggiudicandosi i play-off. Se a ciò si aggiunge che la società ha appena sette anni di vita, ci si rende conto dello straordi-

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nario lavoro portato avanti dal team irnino. Entusiasta, ma con i piedi per terra, il massimo dirigente della società. “Dedichiamo la promozione in serie B1 – dichiara il Presidente Franco Montuori – a tutti quelli che hanno creduto e lavorato per raggiungere questo risultato, a partire dai nostri splendidi tifosi, che sono stati sempre al nostro fianco”. Oggi, la P2P è una delle realtà più importanti del volley provinciale. “Un risultato che ci inorgoglisce – aggiunge Montuori –, per raggiungere il

quale abbiamo lavorato tanto. La pallavolo non è solo uno sport, è educazione alla salute, è socializzazione, formazione, crescita in armonia col territorio”.

Una squadra di Baronissi, la P2P, ma che ambisce a rappresentare l’intera Valle dell’Irno. “Siamo nell’Unione europea – prosegue Montuori -, si parla tanto di Europa, dunque di “respiro ampio”. Noi vorremmo rappresentare l’intera Valle dell’Irno e lo si intuisce anche dal nome della nostra società”. E ora, in B1, quali saranno gli obiettivi della squadra? “Certamente – continua ancora Montuori – siamo consapevoli del fatto che la serie B1 è un campionato ostico. Partiamo con l’obiettivo di salvarci”.

Verrà confermato lo staff tecnico vincente, composto da Pierpaolo Veglia, Patryk Kawalec e Franco Cutolo.

Sulla rosa del prossimo campionato, il Presidente spiega: “qualche atleta ci lascerà, altre resteranno con la nostra squadra”.

Tra queste, la confermatissima Anna Pericolo, pallavolista di ottimo livello e con grande esperienza nel mondo della pallavolo. “Puntiamo – aggiunge Montuori – anche su atlete giovani. Con l’Università di Salerno sul nostro ter-

ritorio, sarebbe ideale trovare atlete che studiassero presso il nostro Ateneo e giocassero con noi”. Risultati sportivi così prestigiosi richiedono anche risorse finanziarie non trascurabili. “Ci avvaliamo dell’aiuto degli sponsor – spiega a tal proposito Montuori .- che, ovviamente, ringrazio. Ci aspettiamo un maggiore sostegno, però, anche dal Comune di Baronissi”. Ed ecco la rosa protagonista della storica promozione in B1: Stefania Abbruzzo, Marica Armonia, Graziana Caputo, Miriam D’Arco, Adriana Della Sala, Martina Del Vaglio, Raffaella Di Napoli, Flavia Ferrieri, Carmen Gagliardi, Jessica Lanari, Anna Pericolo, Giulia Rago. Montuori sembra essere proprio un dirigente sportivo vincente. Infatti, la squadra di bocce “Enrico Millo” di Baronissi, di cui lo stesso Montuori è presidente, quest’anno è stata promossa in serie A. “Anche questa promozione – conclude Montuori – è frutto di lavoro e sacrificio. Nel prossimo campionato di serie A, la “Millo” di Baronissi sarà la squadra del torneo collocata geograficamente più a Sud del Bel Paese.

L’obiettivo in serie A sarà la salvezza”.

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Televisione

Alessandra Langella La trans di Gomorra che lotta contro i pregiudizi

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n Gomorra, la serie cult degli ultimi anni griffata Saviano, ha interpretato il ruolo di Nina, la giovane trans che fa innamorare il boss Salvatore Conte. Certo, per ora solo una piccola apparizione però il suo personaggio “particolare” ha fatto parlare e non poco non solo gli appassionati della serie.

Quello interpretato dalla giovane napoletana Alessandra Langella è un personaggio dal carattere forte proprio come lo è lei nella vita reale fuori dal set.

Ma come è arrivata a diventare attrice nella serie ce lo spiega lei stessa. <<Entrare a far parte della serie è stato un colpo di fortuna. Certo è il sogno di tante ragazze poter diventare attrice ma io lavoro come parrucchiera e seppur mi piace questo mondo arrivare a interpretare “Nina” è stato un caso. Mi sono presentata ai provini perché cercavano ragazze e la fortuna alla fine ha voluto che venissi scelta subito forse proprio perché diciamo che anche nella realtà “conoscevo le problematiche del ruolo della trans”.

Così quindi per caso sono arrivata ad avere una piccola parte in Gomorra>>.

Come è stato lavorare a stretto contatto con “il boss” e con gli altri interpreti della serie famosa anche fuori dall’Italia? <<Girare con Marco Palvetti è stata una grande emozione visto che sono da sempre una sua fan. Però ci siamo divertiti ed alla fine mi ha detto anche che sono brava ed avendo ricevuto attestati di stima anche dalla regia ho iniziato a studiare recitazione. Sono stata bene anche con tutti gli altri attori e non solo, nessuno mi ha fatta mai sentire diversa e fuori luogo anzi, sono stata trattata come una collega>>.

Il tuo ruolo rispecchia quello che sei costretta a vivere nel

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quotidiano visto che purtroppo ancora oggi una diversità è vista male. <<Ovvio che il personaggio mi è riuscito bene visto che è quella che sono e anche se ho dovuto studiare comunque un copione nella serie accade quello che ancora oggi capita nella realtà della mia vita quotidiana. Nina è anche un messaggio per far capire alla gente come ci si sente ad essere offesi e ad essere trattati in un determinato modo. Le lacrime del set sono lacrime vere perché anche se mi ci sto abituando ancora torno a casa e piango la sera per le offese magari ricevute>>.

Alessandra pur essendo giovanissima ha subito nella vita familiare già un grande dramma perdendo qualche anno fa la giovanissima sorella gemella per colpa della malattia del secolo. Solo allora ha avuto la forza di raccontare in famiglia il suo essere “donna”.

Ma come si superano a soli 15 anni queste disgrazie? <<La morte di mia sorella mi ha fatto crescere ancora più velocemente e mi ha dato la forza di andare avanti a testa alta e raccontare tutto alla mia famiglia. Per fortuna loro mi hanno sempre sostenuta nel mio percorso ed anzi fanno anche sacrifici per questo io lavoro duramente come parrucchiera, per portare avanti il mio “diventare donna”. Sono nata uomo in un corpicino da donna e senza neanche il pomo di Adamo quindi>>.

Nel tuo lavoro da parrucchiera ha mai influito in modo negativo l’essere transessuale? <<Le mie clienti mi hanno sempre accettata per il lavoro che svolgo, anzi molte prima della serie neanche se ne erano accorte. Certo questo è anche perché lavoro in una zona di Napoli “per bene”, magari in altre zone non sarebbe così. Purtroppo c’è ancora troppa ignoranza in giro che fa sentire in dovere la gente di offendere chi è diverso, fosse un gay, un trans, un handicappato etc… ancora oggi la gente viene giudicata dalle apparenze e questo mi sembra ancora stupido>>.

Ma chi è Alessandra? <<Alessandra è una ragazza come tutte quelle della sua età. Lavoro, studio e nelle ore libere mi diverto con le amiche di sempre. Vado a fare l’aperitivo, vado a ballare, a mangiare una pizza, come tutti i giovani di venti anni>>.

Progetti futuri? <<Spero di continuare a fare qualcosa nel campo della recitazione. Per ora studio e ci sarà un cortometraggio con persone della stessa produzione di “Gomorra”, poi se davvero sono brava come dicono sarà il tempo a dimostrarlo. Per ora ho la testa sulle spalle e continuo a studiare, poi se il destino vorrà…>>.

STUDIO LEGALE CAPUANO avv. Aniello Capuano ph. 338 9748467

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