Solo per salern mag aprile 2016

Attualità Le fonderie Pisano

mimmo de maio Gianluca Memoli Francesca Monte Enzo Catapano Gian ettore gassani James Gaetano Aliberti

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edizione per SALERNO e PROVINCIA a DISTRIBUZIONE GRATUITAAnno 1 - N°3 (Aprile 2016) REG. TRIB. Salerno 2/16

SERENA AUTIERI

L’EDITORIALE

Salerno REG. TRIB .

SALERNO

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RIBUZION E GRA TUITAAn

no 1 - N°3

(Aprile

2016)

SEREN A AUTIE RI

Attualit

Le fonde

edizione per

La classe di Serena, il dramma delle fonderie e la nuova Salerno

2/16

di Giancarlo De Rosa

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mimmo de maio Gianl uca M emoli Frances ca Mont e Enzo Ca tapano Gian et tore ga ssani James Gaetan o Alib erti

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erena Autieri in copertina è l'omaggio di Solo per Salerno a una donna fantastica, bella, esplosiva e che trasuda classe e talento a ogni passo, anche fuori dalle scene. L'intervista che ci ha concesso spazia dagli inizi della carriera fino ai progetti attuali e futuri. Ci parla di lei, delle sue passioni, del suo temperamento orgogliosamente partenopeo, della sua unicità in un mondo - quello dello spettacolo - troppo spesso abitato da figurine e figuranti piuttosto che da persone sincere e reali. Serena Autieri ci è apparsa proprio così e siamo fieri di aver avuto la sua attenzione e di proporvela in questo magazine. Ma sfogliando le pagine di questo giornale troverete anche altri argomenti interessanti. A Salerno, impazza tuttora la polemica relativa alle Fonderie Pisano. Abbiamo cercato di capirne di più, evitando di prendere una posizione ma lasciando spazio alle legittime ragioni di chi vuole tutelare il diritto alla salute di un quartiere già segnato da morti sospette, di chi invece teme per il pproprio posto di lavoro e della proprietà che in qualche modo deve essere messa in condizione di fare impresa. La dislocazione dello storico opificio salernitano è del resto un tema che la politica locale ha inopinatamente ignorato negli scorsi anni, lasciando campo a strumentalizzazioni di vario tipo e ad una contrapposizione tra presidi e lavoratori che è anche sfociata in qualche episodio da dimenticare (o da ricordare..).

E più di qualcuno in città meritebbe una decisa e dolorosa tirata d'orecchio. Il 25 aprile, Matteo Renzi sarà a Salerno per inaugurare la Stazione Marittima di Salerno. Un'opera fantastica che rappresenta il primo passo verso quel recupero del rapporto tra la città e il suo mare che costituisce uno dei temi indifferibili dei prossimi anni. Si tratta di un'opera bellissima, griffata dall'archistar Zaha Hadid che ci ha lasciato poche settimane orsono. Per capirla meglio e per apprezzarne caratteristiche e prospettive, abbiamo avuto l'idea di una passeggiata-intervista con

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Mimmo De Maio, assessore all'Urbanistica del Comune di Salerno e uno dei protagonisti riconosciuti della prima e della prossima rivoluzione architettonica della città. Da non perdere, poi, l'aperitivo con Gianluca Memoli. Del giovane e brillante Consigliere comunale abbiamo tratteggiato un ritratto fuori dagli schemi, lontano dai canoni tradizionali, al fine di restituire al meglio l'immagine di un ragazzo che si è calato nel proprio ruolo istituzionale mettendo tutto se stesso e che ben rappresenta quella "meglio gioventù" di cui questa città ha bisogno per rialzarsi e per rilanciarsi.

Per la cronaca, lo "Speciale Valle dell'Irno" si occupa di una parte della provincia di Salerno che vive un momento particolare, costretta a convivere con scelte improntate alla spending review che ne mortificano il territorio. Un tema serio, che merita l'attenzione del nostro giornale.

Da non perdere, poi, l'intervista al brillante e simpaticissimo attore Enzo Catapano e alla bella ed esplosiva Francesca Monte che ci ha raccontato in una intervista a cuore aperto la sua ultima fatica discografica, "Una cattiva ragazza". Forte e sicura di sé, la cantante salernitana lascia trasparire anche un lato meno aggressivo del suo carattere che lascia il dubbio finale sulla valenza autobiografica del suo fortunatissimo disco.

Infine, presentiamo l'ultima fatica letteraria del matrimonialista salernitano Gian Ettore Gassani.

L'avvocato, ormai residente a Roma, ci parla di "Vi dichiaro divorziati" e ci parla di convivenza e di salute di coppia ai tempi del materialismo e dei social.

Abbiamo dato tutto per proporvi un magazine all'altezza delle vostre aspettative.

Per suggerimenti, proposte ed eventualmente critiche, scrivete alla redazione. Sarà mia cura rispondere personalmente.

Noi, per la verità, siamo stanchi ma molto soddisfatti del lavoro svolto.

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LUMA SRL VIA BUFANO089.9566224 18/20- bulgarinibaronissi@hotmail.it - 84128 SALERNO - TEL.089 751989 089.9950499 - bulgarinipastena@hotmail.it 0974.1987189 - bulgariniagropoli@hotmail.it

SOMMARIO

ANNO 1 - N.3 (Aprile 2016) REG. TRIB. Salerno 2/16

chiuso in redazione il 16/04/2016

NEM Via Aurelio Fierro, 72 San Cipriano Picentino (SA) Telefono e WhatsApp: 392 4242284 E-mail: n.m.milione@gmail.com SIAMO PRESENTI ANCHE SU FACEBOOK

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#3 L'editoriale

à it l a u q a t l a i d e t ia g Carni pre M a c e l l e ria d al 1 9 7 5 Via Campigliano, 186 - 84099 San Cipriano Picentino (SA) • Tel. 333 6954029 24

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#7 Il censore Essere o apparire dietro ai fornelli #8 Il personaggio Serena Autieri #16 Politica Mimmo De Maio #24 Attualità Fonderie Pisano #30 Musica Francesca Monte

#38 Teatro Enzo Catapano #42 Teatro I ditelo voi #46 L'aperitivo Gianluca Memoli #52 Libri Gian Ettore Gassani #58 L'evento Fiera del crocefisso

NEM Via Aurelio Fierro, 72 San Cipriano Picentino (SA) Telefono e WhatsApp: 392 4242284 E-mail: n.m.milione@gmail.com SIAMO PRESENTI ANCHE SU FACEBOOK

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NEM

Editore........................ MM Communication SRLS Direttore responsabile ............Giancarlo De Rosa Vicedirettore .................................Fiorella Autuori Capo servizi ....................................Dina Marrese Progetto grafico .....................Pasquale Raimondi In redazione ..........................Rossella Berlangieri .......................................... .....Antonio De Pascale Fotografie ............................................................. ................... Giulio Di Somma - STUDIO ZERO89

#62 Valle dell'irno Ospedale Fucito #64 Salute James Gaetano Aliberti RUBRICHE L'avvocato Bellezza Cinema Libri Danza Salute Musica Cucina

Foto di copertina ................................................... ................... Giulio Di Somma - STUDIO ZERO89 Stampa ...Libertyprint s.r.l Tipografia Gutemberg Redazione ..............Corso Vittorio Emanuele,104 .................................................................Salerno E-mail.........................redazione.spsa@gmail.com Commerciale..............redazione.aida@gmail.com ..........................................................338 4410922 ..........................................................089 9251005

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Il CENSORE a cura di Marco Porcio Catone

Essere o apparire dietro ai fornelli S

Via P. Del Pezzo, 73 - 84133 Salerno Tel. 089 751876 - fax 089 756945 www.tecnopiscine.com info@tecnopiscine.com 6

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e c’è una cosa che mi fa incazzare è tutto questo bisogno di apparire del mondo della gastronomia odierna. Chef e pizzaioli fanno a gara per andare in programmi televisivi, manifestazioni, sui giornali. Tempi lontani dai cuochi discreti di una volta che dovevi pregarli per farli uscire dalla cucina, per strappare loro due parole, magari un segreto della loro arte. Oggi sono dovunque fuorchè dietro ai fornelli. Tempo fa andai in un locale famoso e dietro ai fornelli c’era un ragazzo giapponese ma il locale era di cucina tradizionale italiana. Seppi poi che lo chef titolare era a registrare un programma televisivo e il ragazzo era il suo sostituto.

Ma secondo voi è giusto farsi 140 km, spendere 70 euro per non trovare neanche il titolare? Capisco una febbre o un altro impedimento ma oggi stanno più sotto i riflettori che dietro ai fornelli.

Quelli che poi mi fanno sincera pena sono gli chef di seconda linea, ossia chef minori di locali minori che vogliono emulare i vari Cracco, Cannavacciuolo e company famosi e credono che basti presentarsi a cucinare gratis a tutte le manifestazioni sul globo terracqueo per diventare “Stellati”: dalla raccolta fondi per i conigli orfani, alla convention degli obesi pentiti a quella dei pentiti obesi, c’è sempre uno stuolo di cuochi e cuochini pronti a correre, paludati di tutto punto, lustri

per la sfilata. Ma se loro stanno sul palco…..chi cucina?

Dei pizzaioli star vogliamo parlare? Terribili…..qualsiasi evento è buono per fargli una pizza dedicata scrivendo di tutto con lettere di mozzarella, sempre pettinanti e tirati a lucido per foto e riprese di giornalisti e curiosi.

C’è un pizzaiolo a Napoli, dal cognome famoso che ormai ammacca pizze solo a beneficio di telecamera perché passa il suo tempo tra lampade e studi televisivi. Un altro po’ e nemmeno si ricorda più come si schiana una pizza.

Guai ad avere un amico chef e a farsi una foto con lui…si vieni subissati da richieste minacciose di altri cuochi, pronti a darti di padella se non prometti una foto anche con loro e 30 secondi di notorietà.

La cosa più triste che tutto questo è figlio dei tempi di crisi, momenti difficili che hanno colpito la ristorazione come tutti gli altri settori di beni superflui ( ebbene sì, puoi sopravvivere pure senza mangiare l’ultima pizza del lampadato…) e moltissimi chef e pizzaioli credono basti stare un po’ in vista per riempire i locali. Funziona per pochissimi e la maggior parte fa la fame peggio di prima…..anzi la fame proprio no, perché messi alle strette si ricordano come si “schiana una pizza” e almeno si riempiono la pancia.

Meno ammiccare, più ammaccare…..pizza of course.

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Il personaggio

SERENA AUTIERI

Bellezza, passione e talento della ragazza della Napoli Bene di Fiorella Autuori / foto Giulio Di Somma

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erena Autieri è una donna serena di nome e di fatto. Figlia della Napoli bene che l’ha vista crescere umanamente e professionalmente e che l’ha condotta in modo naturale anche se inaspettato, sotto i riflettori di un palcoscenico che sera dopo sera illuminano la sua grazia, il suo fascino, la sua eccezionale bravura.

Hai studiato danza, canto e recitazione fin da piccola. Lo spettacolo dunque è nel tuo dna: se non avessi scelto questo lavoro che ti calza perfettamente, cosa avresti fatto? E che tipo di bambina eri? <<Sono stata una bambina molto curiosa e pensa che mia figlia Giulia che ha tre anni è molto simile a me. Mi piaceva spaziare, adoravo fare cose diverse e mi annoiavo a stare senza fare niente. Non ero di quelle bimbe sedute a guardare cartoni animati tutto il giorno, ero molto attiva, molto creativa. Mi divertivo a realizzare cose con le mani, mi piaceva dipingere e leggere e avevo tantissimi hobby e interessi. Poi quando ho iniziato a capire che avevo una propensione per le discipline artistiche, quali danza e canto, ho chiesto alla mia famiglia di introdurmi in questo percorso. Adoravo andare a teatro ad ammirare grandi artisti ed i miei genitori mi portavano a vedere Luisa Conte, Giacomo Rizzo, Carlo Giuffrè: i maggiori artisti partenopei li ho sempre visti tutti, sono cresciuta con gli spettacoli napoletani più importanti. E sui palchetti ero curiosissima: ricordo che alle volte mio padre si ad-

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dormentava accanto a me stanco della giornata di lavoro, mentre io, vigile e attenta, non perdevo una battuta della messa in scena. Diventata grande però avrei voluto fare l’architetto: in realtà mi piaceva cantare e ballare e ho inciso anche un disco ma per me quello rimaneva un hobby. Volevo studiare per laurearmi anche perché mio padre ingegnere avrebbe voluto per me un lavoro “serio” perché riteneva il mondo degli artisti superficiale e precario ed essendo anche un tantino all’antica, non vedeva tanto di buon occhio le donne dello spettacolo. Un pregiudizio da uomo del sud, gelosissimo di mia madre e delle figlie.

Alla fine posso dire che è il lavoro che ha scelto me, perché ho cominciato con “Un posto al sole” e poi è stato un susseguirsi di provini, incontri fortunati, di grandi maestri e non mi sono più fermata. Non ho cercato caparbiamente di affermarmi. Io non andavo ai provini per superarli per forza e non ero come le altre ragazze che avrebbero fatto qualunque cosa, carte false, pur di superare l’audizione. Invece io sostenevo le prove con meno accanimento e alle volte quando fai le cose con minore ostinazione ti vengono meglio, superi l’ansia>>.

Raramente si trovano attrici così complete come te, che riescono a spaziare dalla tv, al cinema, al teatro.

Quali tra questi preferisci e quale ti ha dato maggiore soddisfazione? <<Credo che il teatro sia tutto per un attore. Tu prima hai nominato un grande del palcoscenico come Vin-

"Non ero come

le altre ragazze che avrebbero fatto qualunque cosa, carte false, pur di superare l’audizione" cenzo Salemme che io adoro. Lui per me è il teatro. Un attore come lui che si esibisce da una vita, tutti gli anni, tutte le stagioni, che ha un pubblico fedele e lui se lo coltiva, se lo conquista ogni anno e non lo tradisce mai è sempre straordinario da ammirare. L'attore dovrebbe essere così, proprio come Vincenzo e dovrebbe provenire come lui dal teatro e fare la gavetta vera, anche fare gli scavalca montagne che ti fanno capire che devi andarti a conquistare tutto il pubblico, anche quello dei piccoli paesi. E quando ti arrivano quegli applausi sono veramente pieni di calore e d’amore.

Quelle persone sono uscite da casa magari con il freddo, con la neve, con la tempesta hanno pagato il biglietto e si sono vestiti eleganti per venire ad applaudirti: insomma è il top, il massimo>>.

I napoletani l’arte ce l’hanno nel sangue, ma tu sei anche molto bella. Cosa ti ha aiutato di più, la bellezza o la tipica simpatia partenopea? <<Secondo me per fare bene questo lavoro c’è bisogno di tanti ingredienti, come quando cucini un piatto delizioso ci vuole: passione, amore, dedizione, fortuna.

La bellezza sicuramente mi ha aiutata non posso negarlo e poi sicuramente la simpatia, la spontaneità che noi napoletani abbiamo, noi campani, gente del sud in particolar modo. L’Italia è bella tutta ma il sud ha la particolarità di avere la simpatia naturale e dovunque vai, nel taxi, al bar, trovi persone che ti fanno ridere, sosorridere. Siamo solari. Poi c’è il talento ovviamemte, ma anche lo studio e la testardaggine.

Quando i ragazzi mi chiedono come fare ad intraprendere la carriera di attore e arrivare al successo, io rispondo che bisogna studiare tanto, avere molta testardaggine, caparbietà e determinazione ma bisogna avere anche il talento. Se manca quello si può studiare ed arrivare ad un livello buono ma difficilmente si eccelle. Sul talento però bisogna lavorarci sempre, non fermarsi mai e mai crogiolarsi o accontentarsi perché è un dono prezioso che va coltivato". Un passaggio sul suo ultimo lavoro: "Si tratta di un lavoro molto bello ed

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impegnativo perché racconto della canzone napoletana e canto le canzoni dei primi del '900 e di fine '800.

E' un grande impegno perché non sono brani facili. Poi ci sono grandi maestri che mi hanno preceduto come la regina Lina Sastri e il re Massimo Ranieri, quindi un lavoro che faccio con umiltà rispetto a questi grandi artisti. Io mi avvicino a questo tipo di rappresentazioni con rispetto ed amore, cercando sempre di studiare e comprendere da dove veniamo perché abbiamo un patrimonio culturale incredibile da trasferire ai ragazzi. Quando giro per l’Italia, incontro tanti giovani che grazie alla partecipazione canora nel ruolo di Elsa nel film della Disney “Frozen”, si sono avvicinati al teatro e sono felice che grazie a questo progetto internazionale i più piccoli si siano accostati al mondo della musica e quella napoletana in particolare>>.

Il film, lo spettacolo nel quale hai lavorato che ti è rimasto nel cuore e perché? <<Lo spettacolo che mi è rimasto nel cuore è “Vacanze romane”, che quest’anno abbiamo avuto la fortuna di rimettere in scena, e fortunatamente sono stata richi-

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...e vesti un giorno diverso...

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amata per ricoprire il ruolo della principessa Anna. E’ un lavoro meraviglioso, di una magia unica, con le stupende musiche di Armando Trovajoli, la regia di Pietro Garinei e la scrittura di Jaja Fiastri. E' veramente una favola che ti fa sognare facendoti trascorrere due ore e mezza magicamente>>.

Vanti già una carriera di tutto rispetto, c’è però un ruolo che sogni di fare e un collega o una collega con i quali vorresti recitare? <<Ho tanti sogni nel cassetto e mi piacerebbe fare tante cose, sono ancora all’inizio… Sono curiosa, estroversa e mi piace lavorare con tutti. Alcune volte scopro colleghi interessanti come ad esempio Paolo Calabresi che era il co-protagonista nel film di Vincenzo Salemme “Se mi lasci non vale” e l’ho trovato un attore straordinario ed un collega fantastico. Mi piacerebbe un domani avvicinarmi alla regia, chissà, ma con calma perché bisogna studiare prima per poter arrivare

a fare queste cose molto impegnative. Speriamo.>>.

Veniamo alla Serena donna: che tipo sei? E nelle relazioni cosa ti piace e cosa ti infastidisce? <<Mi piacciono le persone vere, la lealtà, mi piace uno scambio sincero tra gli individui anche tra amiche o con il compagno o marito. Sono una mamma molto attenta, premurosa, una chioccia. Bado a tutto, devo avere tutto sotto controllo e mi piace essere una donna di casa e cucinare per loro o organizzare cene con gli amici. Quando non sono in teatro e non sono sempre in giro, adoro godermi la casa e la famiglia come una donna normale>>.

Parliamo del tuo ultimo spettacolo “La sciantosa”. <<Lo spettacolo nasce come volontà di riappropriarsi della mia napoletanità, della musica e della tradizione partenopea. Vincenzo Incenzo, il nostro autore, un bel giorno, insieme al produttore Enrico Griselli che ha avuto l’idea, mi ha proposto di cantare le canzoni napoletane. Vincenzo ha pensato di raccontare la storia di vita di Elvira Donnarumma che è stata la regina delle sciantose nei primi del '900 e che ha fatto conoscere “la mossa”. Una sciantosa tipica, non era bella però aveva grande grinta e temperamento, energia, vocalità e nobili sentimenti. Così è nato questo spettacolo per la regia di Gino Landi e dal primo giorno del debutto al Festival dei due mondi di Spoleto avevo molta paura perché stare in scena da sola non è facile per un’ora e quaranta ma mi sono così divertita che anche la stanchezza di una tournee' così complicata mi dà una grande gioia>>.

Un successo meritato anche al Teatro delle Arti di Salerno dove in questo viaggio nella Napoli del passato con uno sguardo sagace nel presente, scritto mirabilmente da Vincenzo Incenzo, Serena si è concessa infaticabile al suo pubblico con svariati bis divertendosi a dialogare con gli spettatori e a cantare in coro insieme alla platea. Un plauso al Quintetto popolare italiano e al ballerino Alessandro D’Urso.

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L'avvocato

a cura dell'avvocato Fiorenzo Pierro www.avvocatofiorenzopierro.it

Reati informatici e lo sconsiderato utilizzo dei social network

reati informatici, o “cybercrimes”, possono essere definiti come il risvolto negativo dello sviluppo tecnologico dell’informatica e della telematica, tant’è vero che da qualche decennio a questa parte la tipologia dei crimini che viaggiano attraverso di esso sono all’ordine del giorno soprattutto con lo sconsiderato utilizzo dei social networks.

Sino agli anni ’90, l’ordinamento giuridico italiano non contemplava alcuna disposizione specifica in materia di reati informatici, fino a quando il legislatore italiano, su impulso di una disposizione comunitaria, ha approvato la legge n. 547/93 “Modificazioni ed integrazioni alle norme del codice penale e del codice di procedura penale in tema di criminalità informatica”, successivamente modificata nel 2008, con la quale si ratificava la Convenzione d’Europa di Budapest, che da un lato introduceva una serie di nuovi reati (cosiddetti informatici) come l’art.

615-ter c.p. (Accesso abusivo a un sistema informatico o telematico) e dall’altra ricollegava le varie forme di reato informatico a fattispecie criminose preesistenti come la diffamazione (art.595 c.p.), l’ingiuria (art.594 c.p.) e la minaccia (art.612 c.p.).

Una delle problematiche attuali legate all’utilizzo più frequente della “rete” è l’ erronea convinzione, in particolare diffusa tra gli adolescenti che sempre di più utilizzano i social networks come facebook o twitter, che il “web” non costituisca un ambiente sottratto ai principi ed alle regole di diritto e che non si possa incorrere in conseguenze giuridiche, sottovalutando che, ormai, la tecnologia investigativa, con apparecchia-

ture sofisticate, è in grado di risalire a coloro che commettono reati all’interno della rete telematica.

Sotto questo particolare profilo, assume una rilevanza importante, un tema più volte affrontato in sede giudiziaria ossia l’individuazione del luogo di consumazione del delitto (locus commissi delicti).

In particolare, ci si chiede se il luogo in cui si commette il “reato informatico”, sia quello in cui si trova il soggetto che si introduce nel sistema o, invece, quello nel quale è collocato il server che elabora e controlla le credenziali di autenticazione fornite dall’agente; risposta non agevole considerando la dimensione aterittoriale incrementata anche con la diffusione di dispositivi mobili quali tablet e smartphone.

Ebbene, sul punto, si è espressa la Corte di Cassazione a Sezioni Unite (sentenza n.

17325 del 26 marzo 2015),la quale dopo aver evidenziato che il client e server sono componenti di un unico sistema telematico, ha stabilito che l’accesso penalmente rilevante inizia dalla postazione remota; basti considerare che la traccia delle operazioni compiute all’interno della rete e le informazioni relative agli accessi sono reperibili, in tutto o in parte, sia presso il server che presso il client, per cui: “server, client, terminali e rete di trasporto delle informazioni corrispondono in realtà ad una sola unità di elaborazione, definita appunto “sistema telematico”.

Pertanto, secondo tale orientamento, “rileva non il luogo in cui si trova il server, ma quello nel quale dalla postazione remota l’agente si interfaccia con l’intero sistema premendo il tasto invio”.

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Politica La passeggiata con Mimmo De Maio

La Stazione Marittima e il rapporto ritrovato tra la città e il mare di Giancarlo De Rosa/ foto Giulio Di Somma

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erito del sole caldo di una splendida mattinata primaverile, dell'aria frizzantina che si respirava ad un passo dal mare e del cielo terso che incorniciava al meglio una Salerno mai così bella. E' così che una intervista "istituzionale" si trasforma di comune accordo in una splendida passeggiata tra i luoghi simbolo della "città nuova", molla i palazzi del potere per trasferirsi al Porto, in un tripudio di colori, odori e sensazioni diverse e bellissime e si spoglia di quella coltre grigiastra e opprimente che circonda i temi della politica per assumere i contorni meno funerei di una bella chiacchierata, di un discorso dal

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respiro ampio e articolato, mai scontato, ricco e coinvolgente. Lo scenario è lo scorcio bellissimo tra la Stazione Marittima e Piazza della Liberta' mentre il protagonista è Mimmo De Maio, assessore all'Urbanistica del Comune di Salerno, testimone privilegiato della rivoluzione di questi anni e protagonista annunciato dell'ultimo step in programma: ricucire lo strappo consumato negli scorsi decenni tra la city e il mare e restituire a Salerno la sua naturale vocazione turistica valorizzandone la principale risorsa naturale con una serie di interventi mirati. Una sfida affascinante, dura, per niente scontata. Ma prima di parlare di quel che

sarà, l'architetto ci tiene a precisare alcuni aspetti: "Bisogna lasciare il segno della propria azione amministrativa. Io mi assumo tutta la responsabilità delle scelte urbanistiche compiute in questi anni e condivise con la Giunta: se tornassi indietro rifarei tutto". E accompagna "tutto" con un gesto quasi circolare del braccio in cui ricomprende sia la fantastica opera della compianta archistar Zaha Hadid che il Crescent e poco più in la' Santa Teresa e il suo "solarium" che ha restituito ai salernitani la fruizione di un luogo storico della città. Poi riattacca: " In questi anni ho dovuto subire una decina di processi a causa di procedure contorte

e del ginepraio di leggi e regolamenti che vige oggi in Italia. Ma nessuno può discutere la legalità della mia condotta, la liceità dei miei provvedimenti e l'onestà della mia gestione. Io ho proposto la mia idea di Salerno: è lecito che non piaccia a tutti ma invito gruppi e movimenti vari a lasciare le tastiere dei computer e a metterci davvero la faccia. Si presentino alla città con le loro idee e si facciano valutare e magari votare. Altrimenti è troppo facile criticare". Il 25 aprile, il giorno della Liberazione, si inaugurerà la Stazione Marittima alla presenza di Matteo Renzi: "Una data simbolica per inaugurare un'opera fondamentale per la nostra

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città. Stiamo lavorando per fare in modo che sia tutto perfetto e siamo in contatto con il cerimoniale della Presidenza del Consiglio". Poi spiega: "Le navi da crociera attraccheranno alla Stazione Marittima. Gli ospiti espleteranno tutte le pratiche necessarie all'interno poi potranno raggiungere il centro della città attraverso un passaggio che sarà attrezzato con bar, punti di ristorazione e negozi di artigianato e di souvenir.

Sulla sinistra troveranno Piazza della Libertà e il Crescent anch'esso con attività commerciali e potranno fermarsi o procedere verso via Roma. Finalmente un collegamento diretto, reale e attrezzato tra il mare e la città".

La rinnovata attenzione al mare e allo sviluppo conseguente non si limita al centro della città: "Stiamo per procedere al ripascimento e alla messa in sicurezza dell'area del litorale che va dal Masuccio Salernitano alla foce del fiume Picentino con un progetto che intercettera' fondi europei. Nella zona delle Torri Nicodemo, invece, c'è già un progetto che punta alle realizzazione di strutture produttive e residenziali".

Proprio sull'utilizzo virtuoso dei fondi europei, Di Maio tiene a sottolineare i complimenti ricevuti per la riqualificazione dell'Umberto I: "Le parole di Charlina Vitcheva, Direttore Generale UE Crescita intelligente e sostenibile e Europa meridionale, ci hanno riempito di orgoglio. I lavori di riqualificazione restituiranno alla città un complesso monumentale di bellezza inimmaginabile nel quale saranno allocati il Conservatorio e il Centro di ricerca sui disturbi alimentari della fondazione Ebris diretta dal professore salernitano Alessio Fasano, in collaborazione con la fondazione Scuola Medica Salernitana. La città si arricchirà, inoltre, di una terrazza dalla vista mozzafiato affacciata sul golfo". ll

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Io mi assumo tutta la responsabilità delle scelte urbanistiche compiute in questi anni e condivise con la Giunta: "Se tornassi indietro rifarei tutto"

Programma Operativo FESR 2014-2020 rappresenta forse l'ultima grande occasione per gli enti locali della Campania: "Si tratta di una chance fondamentale.

Dobbiamo essere capaci di utilizzarli in maniera efficace su pochi e selezionati progetti capaci di creare sviluppo. Altrimenti rischiamo di galleggiare per sempre. Ma sono fiducioso perché il Presidente De Luca la pensa esattamente allo stesso modo e Salerno gode di un circolo governativo finalmente virtuoso. Importante, poi, il fondo rotativo di 100 milioni messo a disposizione dalla Regione per quei Comuni o consorzi tra Comuni che vogliono accedere ad una progettazione di qualità". Poi uno sguardo al Puc e alla sua necessaria rivisitazione: "Rispetto alla sua redazione, il piano va rivisto rispetto alla evoluzione dei tempi e alle nuove esigenze. È chiaro che grande attenzione

ZAHA HADID In occasione della inaugurazione della stazione marittima di Salerno sarà ricordata anche la figura dell' architetto britannico che ha griffato l'opera.

Zaha Hadid è nata a Baghdad, in Iraq prima di studiare a Beirut e trasferirsi a Londra dove viveva da molti anni. Nel gruppo delle archistar mondiali, è stata la prima donna a ricevere il premio Pritzker nel 2004 e il premio Stirling nel 2010 e nel 2011. In Italia aveva progettato il Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo di Roma, le residenze e il grattacielo Citylife di Milano, oltre alla stazione marittima di Salerno.

E' stata stroncata da un Infarto mentre era ricoverata all'ospedale di Miami per una bronchite.

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Presso ristorante cinese

sarà riservata alla identificazione di nuovi standard qualitativi, allo sviluppo ecosostenibile e al recupero e all'impianto di aree verdi".

Infine, una nota dolente: i trasporti. "Non possiamo pensare di rinnovare la città se da Mercatello a Piazza della Libertà si impiegano ore di percorrenza. Bisogna ripensare per intero il settore trasporti: è una questione indifferibile di qualità della vita".

La mattinata si chiude così: baciati dal sole e rigenerati dall'aria di mare il cronista e il fotografo tornano in redazione, mentre l'assessore fa ritorno al Comune.

Un po' più allegri del solito.

IL FRONTE MARE CAMBIA VOLTO Il fronte mare dovrebbe cambiare completamente volto entro diciotto mesi. Sono ripresi da qualche giorno i lavori del Crescent e a breve anche quelli di Piazza della Libertà. Nelle intenzioni della'Amministrazione Comunale, le due opere dovrebbero essere pronte e inaugurate quasi contemporaneamente.

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FISIOTERAPISTA IlIlFISIOTERAPISTA Dott. Aldo Alessandro lla base della riuscita della terapia vi è l’approccio con il paziente. Il fisioterapista, prima di iniziare il trattamento, sulla base delle linee guida mediche, sottopone il paziente a una serie di domande. Es. se ha subito interventi chirurgici (anche le cicatrici sono causa di problemi posturali), la presenza di quando eventualiassumi problemi di pressione, di incidisarmonico, una cattiva postura denti e/o di colpi di frusta.

L’obbiettivo di questa sorta metti a serio rischio la tua salute. L’impatto negadi interrogatorio è quello di ottenere una valutazione tivo ricade in particolar modo su spalle, ginocchia sulle problematiche che il paziente riporta. Successivaemente piedi.il compito Il rischiodel maggiore, invece, è ladinascita fisioterapista è quello stabilire di se una grande quantità di difettiè strutturali che oporil dolore che affligge il paziente di tipo cronico acuto (argomento già dibattuto negli articoli tano a dolori articolari della colonna.

Perprecedenti) riuscire a per questo motivo si ritiene necessario fare quante più correggere questi difetti posturali, che rappresendomande possibili, da quelle più concrete, ma certatano poiasettiche la causa(quali del mal di schiena, consigliamente naturalmente datiè fisici e trascorsi clinici), a quelle più personali. Ottenuta la valutazione il fisioterapista inizia il trattamento di terapiala fisica apportati da questa ginnastica riguardano ton-e manuale. La scelta della terapia fisica riveste un importante approccio per la diminuzione del dolore. Questo dell’elasticità muscolare. Di conseguenza miglioè il primo passo per una buona riuscita del trattamento. rerai il modo di di sederti.

Svolgerai, L’utilizzo varia dacamminare quello dellae corrente antalgica lorinsomma, tutte le laserterapia azioni quotidiane in manierae più enz a quello della fino all’ipertermia alla tecarterapia. eFondamentale è l’associazione più consapevole corretta. Solo così potrai teneredialla terapie per eliminare la problematica. Le terapie poslarga i già citati disturbi, come il mal di schiena, sono essere accostate dal massaggio miofasciale allo riuscendo anchelaamuscolatura rilassare lache mente ad allevscopo di rilassare mira aeristabilire la iare lo stress.

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Attualità

FONDERIE PISANO La salute dei cittadini, la paura dei lavoratori e i diritti della proprietà di Dina Marrese/ foto Giulio Di Somma

di Antonio De Pascale

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nche Salerno ha la sua piccola “Ilva”.

Ubicata in uno dei quartieri più popolosi e di passaggio, che lega la parte nord della provincia con il resto della città, la famosa Fonderia Pisano è al centro di polemiche e di scontri tra residenti, proprietà, ambientalisti e lavoratori.

In quella zona da decenni la popolazione lamenta problemi di disagio riguardanti le pericolosissime polveri sottili che si ritrova sui balconi, sulle macchine e nei terreni e di emissione di fumi maleodoranti che rendono l’area delle zone circostanti irrespirabile. Ma la paura di quel “mostro” di ferro e cemento è venuta a galla soprattutto negli ultimi anni quando nei pressi dello stabile e in alcune zone vicine “alla linea di scarico, più che d’aria” si sono riscontrati casi di malattie tumorali, alcune rare, di malattie alle vie respiratorie e di molti casi di decessi lampo.

Le zone più colpite sono quelle nelle vicinanze della struttura stessa, ma bisogna tener presente che la zona che riscontra forti disagi è ben ampia: Fratte, Carmine, Irno e Stazione, nonché Matierno, Cappelle e Brignano per quanto concerne il comune di Salerno; Capezzano,

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to comporta il dislocamento in zone industriali della stessa. In un primo momento l’impianto sarebbe dovuto sorgere in zona Cupa Siglia nel comune di Giffoni Valle Piana con un progetto redatto su una superficie di 200mila mq e grazie a tecnologie di ultima generazione doveva essere una struttura a ridotto impatto ambientale limitando al minimo le emissioni in atmosfera. “Doveva” perché quel progetto è fallito, lo spostamento non è più avvenuto fra problemi logistici e politici.

Fatto è che la proprietà nel 2007, ha patteggiato i provvedimenti penali a suo carico pagando una “multa” di 6 mila euro. I reati a carico della società erano: scarico di acque industriali nei fiumi, abbandono di rifiuti speciali pericolosi, superamento dei limiti soglia per rame, zinco e piombo e mancata autorizzazione per la realizzazione di impianti di fumo in atmosfera.

Un patteggiamento che per gli stessi cittadini equivale ad un “mea culpa” ; quando il “tutto in regola” non esiste. Ma nella nostra città si pensa a tutt’altro, gli organi preposti chiamati in causa in più di una occasione hanno fatto il solito scaricabarile o il giochetto delle scimmiette: non vedo, non sento, non parlo. Ma questo boccone amaro a molti non è sceso giù e così nel 2013 è nato il comitato “Salute e Vita” con lo scopo di sensibilizzare i cittadini e gli organi di informazione per chiedere l’intervento degli organi istituzionali.

Nel frattempo lo scorso anno ha visto la società nuovamente patteggiare una pena economica per le infrazioni ancora rinvenute.

Purtroppo come per l’Ilva, per la “Terra dei fuochi” anche i residui di produzione delle “Fonderie Pisano” non sono immediatamente correlabili certa ai morti e alle malattie dei residenti nelle zone limitrofe. Ma intanto i dati sono piuttosto allarmanti per i cittadini e per i dipendentiche sono stati e ancora sono a “stretto con-

tatto” con la Fonderia. Basti pensare che in Via della Partecipazione, su trenta residenti ben tredici sono stati colpiti da forme tumorali e di questi sono in vita solo in tre; che in via Magna Grecia in un solo civico con quaranta residenti i decessi son stati dodici e che nella zona di Coperchia ci sono ben sette casi di leucemia, uno di questi riguarda un bambino di soli otto anni.

Dalla parte del cittadino come dicevamo si è costituito il comitato “Salute e Vita” del quale fa parte anche Massimo Calce, figlio di Franco Calce che ne è stato fondatore insieme a Lorenzo Forte, prima di morire anche lui per tumore. <<Dopo il terremoto del 1980 – ci racconta Calce – mio padre decise di prendere casa a Cappelle, capimmo subito che qualcosa non andava: ci trovavamo pieni di polveri rosse e nere, l’area era pesante e a volte irrespirabile ed era tutta colpa di quelle Fonderie che non avevano autorizzazioni e scaricavano nell’area ciò che non si poteva. Dal 2000 in poi ci sono state indagini e sospensioni delle attività ma tutto è sempre rientrato in pochi giorni. La struttura è obsoleta, vecchia, va rimodernata e dislocata in zone industriali come chiedi-

Coperchia e Cologna interessano il comune di Pellezzano e anche le zone del comune di Baronissi con Acquamela e Aiello. Migliaia di persone, insomma, costrette a convivere con un problema reale e tangibile.

Ma facciamo un passo indietro nella storia del “piccolo mostro” salernitano.

Le Fonderie Pisano nascono nella prima metà dell’800 occupandosi di fondere ghisa e bronzo; trovano locazione nella valle dell’Irno – Baronissi – prima di essere spostate agli inizi del ‘900 nella zona centrale della città – dove sorge la stazione ferroviaria. Nel 1961 diventano una S.p.a e sono dislocate nella zona nord - dove si trovano tuttora per intenderci. Si estendendono su una superficie di ben 180 mila mq di cui 30 mila coperti, dove trovano sede fabbrica e uffici. La produzione è a livello internazionale: per conto terzi si produce per settori meccanici, ferroviari ed edili. L’azienda risulta essere certificata per il Sistema Qualità UNI EN ISO 9001-2000 e ha in corso la Certificazione per il Sistema di Gestione Ambientale ISO 14000.

Nel 2006 l’area di residenza delle Fonderie è stata riconvertita dal Comune ad area residenziale e ques-

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amo da anni, ma le autorità non aiutano e così il signor Pisano continua a fare ciò che vuole. Per l’ARPAC di Salerno è tutto a posto, ora è intervenuta quella di Caserta. Ci sono esposti, indagini ma resta sempre tutto fermo. Non si adegua e neanche si sposta. Quella società è gestita da ultra ottantenni proprio perché si sa che non potrebbero finire in carcere… >>.

Con il presidio permanente voluto da Martina Marraffa anche la cittadinanza si è unita alla battaglia finora portata avanti solo dai residenti, nonostante i problemi con i dipendenti della Fonderia. <<Prima protestavano anche gli operai stessi, poi tutto è stato messo a tacere. Noi del comitato non siamo contro di loro anche se lavorano e “si sporcano le mani” ma capiamo che chiudere la fabbrica significa mettere in difficoltà 150 famiglie. Il presidio è leggermente più duro di noi: vuole la chiusura immediata senza se e senza ma. Pisano ha avuto varie possibilità per spostare e costruire altrove ma come sempre poi si trovano difficoltà politiche e non solo. Le Fonderie comunque oltre a creare problemi al singolo creano un disastro ambientale generale. Noi siamo disposti ad aspettare i tempi burocratici e tecnici per la delocalizzazione ma vogliamo anche che nel frattempo la struttura esistente funzioni come si deve, rispettando tutte le regole di salvaguardia del cittadino e dell’ambiente>>.

Salvaguardia infatti che non riguarda solo il cittadino, ma tutto ciò che è natura circostante. A pagarne le conseguenze non è solo l’uomo direttamente ma anche la terra che genera il nostro cibo, gli animali che mangiano quell’erba inquinata, quelli che respirano quell’aria, la natura in sé e l’area che respiriamo tutti.

In pratica, un circolo vizioso.

Ma nello “scontro” fra le parti in causa anche lo stesso lavoratore delle Fonderie è per la delocalizzazione.

Secondo alcuni di loro “il presidio” si arroga solo il diritto di spiare una azienda privata chiedendone la chiusura

per astio personale, calunniando la proprietà e accusandola di causare morte e malattia dei residenti senza prove scientifiche. Dal canto suo la proprietà tace e porta avanti la produzione.

Ad inizio mese vi è stato un vertice al Comune i cui contenuti per ora restano top secret. Quello che si sa è che sotto osservazione resta la zona incriminata per gli alti livelli di inquinamento ma non solo. Controlli saranno effettuati tramite centraline su tutto il territorio comunale per stabilire le percentuali di polveri sottili presenti nell’area. Nel frattempo si discute sulle azioni da intraprendere: blocco della circolazione per i mezzi inquinanti e “domeniche ecologiche”.

Non siamo noi le persone giuste per decidere chi abbia torto o ragione, ma siamo coscienti che la tutela della salute vada rispettata e che il problema Fonderie vada monitorato e che venga al più presto risolto.

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Psoriasi,

Il disturbo ruvido, lo stress e l'incidenza sociale

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Buongiorno amici, con l'incalzare della primavera, si osservano fenomeni che interessano la pelle che si riacutizzano ad ogni cambio di stagione. Una di queste patologia e' la psoriasi.La cura della psoriasi che si presenta con manifestazioni topiche, di desquamazione, costituisce da sempre uno dei principali obiettivi della ricerca dermatologica. Di essa già troviamo traccia nella Scuola Medica salernitana.Il suo mmanifestars ha un impatto sociale abbastanza critico tanto da rappresentare, spesso, una malattia invalidante soprattutto dal punto di vista psicologico. A spaventare chi ne è affetto è soprattutto l'incapacità degli altri a capire che è una malattia piu' frequente di quanto si possa immaginare.

A tal guisa, ho intitolato un mio racconto edito da Pironti editore: "Il bambino ruvido" che narra di un bambino che in brefotrofio svilupperà questa malattia .

Sembra strano ma nonostante le tante campagne d'informazione, l'ignoranza circa questo tipo di affezione resta alta.

Alta è anche l'incidenza di reazioni avverse sul decorso stesso della malattia che spesso trova tra le sue cause proprio un elevato indice di disagio emotivo e stress. In questi casi , il dermatologo ha il compito di aggiornarsi costantemente per poter offrire conforto terapeutico al paziente, offrendogli l'assistenza di cui abbisogna. Sembra strano, ma il cervel-

lo vede l'insieme e traduce i messaggi che arrivano dal mondo esterno e dalla cute . L'osservazione di una dermopatia determina informazioni che, immagazzinate dal cervello e rielaborate attraverso connessioni cerebrali, trasformano la percezione passiva in percezione attiva .Riprendiamo però l'argomento psoriasi per giungere dopo una diagnosi corretta ad una terapia quanto meno farmacologica possibile per un percorso che lentamente corregga le infrazioni di percorso. L'alimentazione e' uno di questi. Bisogna evitare le solanacee, ad esempio, come peperoni, pomodori e patate. Inoltre le fritture scatenano meccanismi che oltre all'intestino evocano anche una stanchezza epatica ed un cattivo smaltimento degli acidi grassi da determinare mancato riconoscimento da parte dell'organismo delle ghiandole sebacee alterandone il funzionamento e provocando alla pari di una psoriasi un'irritazione e successiva desquamazione di alcune zone. Tra i tanti rimedi usati, uno che funziona è quelli di urltilizzare composizioni a base di catrame vegetale capace di rallentare il ciclo vitale delle cellule. Un altro rimedio che definirei "rimedio della nonna" è l'utilizzo dell'olio di fegato di merluzzo che dona ottimi risultati senza dimenticare la foto terapia con UVB a banda stretta, tutto questo prima di arrivare all'utilizzo di farmaci biologici.

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Musica

FRANCESCA MONTE La dolcezza e la fragilità di Una cattiva ragazza di Dina Marrese

"Mi e' sempre venuto da dentro scrivere su carta quello che proviene dall'interno, poi associo la melodia.

Cosi' sono sempre nati i miei testi, mettendo in musica e parole le sensazioni che mi regala la vita"

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el mondo attuale, più virtuale che reale, dove tutto transita via web e dove l’apparenza fa sembrare reale ciò che spesso non lo è, la salernitana Francesca Monte può sembrare "una cattiva ragazza". Definizione che è un po' il suo marchio distintivo, oltre che il titolo del suo ultimo singolo. Ma dietro quello sguardo strafottente, dietro quella lunga chioma rosa “Big Babol” e dietro quel suo essere “stronza solo a metà” si nasconde una giovane ragazza con tutte le sue fragilità. <<I miei sono tutti testi autobiografici – ci racconta la dolce voce dall’altro capo del telefono – ma l’ultimo rispecchia in toto me stessa. Una Francesca vissuta fra tante difficoltà e prove da superare che da sola si è costruita uno scudo per difendersi; che agli occhi della gente può apparire anche cat-

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tiva ma che in fondo è solo il suo modo per difendere le fragilità che in realtà si porta dentro>>.

Quelle fragilità che oggi come oggi in molti son costretti a nascondere per non prestare a il fianco, per evitare di farsi colpire dalla “legge del più forte”. Ma prima di continuare a parlare del suo ultimo lavoro torniamo indietro nel tempo, per capire da dove inizia l’amore di Francesca verso la musica. <<Mi sono avvicinata alla musica grazie ai miei genitori che ascoltavano quella classica, così ho iniziato a suonare il pianoforte e a studiare musica Jazz ma ho sempre amato anche comporre. Ma quello è un dono. Mi è sempre venuto da dentro scrivere su carta quello che proviene dall’interno, poi associo la melodia. Così sono sempre nati i miei testi, mettendo in musica e parole le sensazioni che mi regala la vita>>.

Ma quanto è dura per una ragazza del sud convincere prima i propri genitori e poi il mondo artistico di avere quel talento e quella bravura per “dire la propria”? <<Non è difficile solo essere del sud, è difficile proprio in Italia affermarsi perché è ancora un paese provinciale specialmente quando si ha un bel faccino. Ancora oggi si pensa che chi ha la fortuna di essere bella non può avere anche talento. Per fortuna io non mi sono mai soffermata su questo e essendo una guerriera ho preferito fare la mia strada fuori, all’estero, cantando con personaggi importanti e facendomi la mia sana gavetta. Così ho convinto anche i miei genitori ed il pubblico che mi segue sempre più numeroso>>.

Se pensiamo che a soli 17 anni ha duettato con Buddy Miles, si è esibita in Svizzera, negli Emirati Arabi e negli Sta-

ti Uniti capiamo davvero quanto spesso sia difficile nel nostro paese emergere se non passi da un talent. Ed anche se in ritardo, questa strada per farsi conoscere al grande pubblico l’ha colta anche lei, partecipando prima a "The Voice" e poi a "X Factor" dove però faceva parte del duo rap “Komminuet” con il giovanissimo Pietro Iossa.

Ma quanto servono davvero per emergere questi talent? <<Mi sono avvicinata ai talent in età avanzata e queste esperienze vanno prese con molta cura, sono un’arma a doppio taglio proprio perché ti danno visibilità immediata ma bisogna essere bravi e talentuosi per riuscire davvero nel mondo dello spettacolo. "X Factor" mi ha dato molto, mi ha fatto conoscere al grande pubblico e dopo quella esperienza ho chiuso anche un contratto come testimonial della Puma. Cosa consiglio ai ragazzi che vogliono provarci? Di studiare, di fare gavetta fuori dai talent show perché non è vero solo in questo modo si dimostra di essere talentuosi e poi non sempre serve vincere per forza. Molti sono spinti dalle case discografiche per vari fattori. E poi dico loro di non fermarsi a fare le cover di altri artisti ma di essere autori dei propri testi e soprattutto di non sentirsi "star" solo per averne fatto parte>>.

Il 2015 è l’anno della sua svolta artistica. La dolce Francesca decide di intraprendere la carriera da solista e presenta il suo primo singolo “Stay” proprio nella sua città natale, durante il Festival del Cinema per ragazzi di Giffoni Valle Piana.

Il mese scorso invece esce il secondo singolo: “Una cattiva ragazza” che abbiamo già citato all’inizio della nostra intervista. Un singolo che per ora sui social, che lei utilizza molto, sta riscuotendo enorme successo. <<Sono felice soprattutto che molte ragazze si rispecchiano nel mio brano, io trovo molta ispirazione sui social.

Amo misurarmi con il mio pubblico e con le loro storie.

Pensa che ho anche un gruppo su WhatsApp con loro dove ci confrontiamo>>.

Dopo questo singolo, cosa deve aspettarsi il tuo pubblico? I tuoi progetti futuri? <<Sto lavorando su molti singoli e a maggio uscirà anche un brano che sarà tutta una ballata estiva, spero di “spaccare” e che al pubblico piaccia. Tutti i brani saranno accompagnati da videoclip e poi in estate partirà la mia tournee>>.

Chiudiamo la nostra chiacchierata con la “finta bulla” Francesca con una sua frase di cui tutti dovremmo far tesoro: <<La vita non è facile, la vita va affrontata>>.

Proprio come l'ha affrontata lei, con grinta e senza arrendersi mai.

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UNA CATTIVA RAGAZZA (Lyrics)

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(Testi e musiche di Francesca Monte) Una cattiva ragazza conosce tutto di se si prende quello che vuole lo vuole tutto per se.

Ti lascia senza parole ha l'oro in bocca e il moet si aggrappa a tante storie fingendo amore per te

Lei splende come il sole d'agosto su Roma E' un deserto che esplode e il cuore che implora.

Lei è come la luce dei fari di notte Ha dentro tempesta anche se in fondo non piove Lei non è il paradiso, lei non è il paradiso.

E con lo sguardo distratto ti accenna un mezzo sorriso Lei è come un raggio di sole bella come il peccato.

E' lei che piange di notte con gli occhi gonfi di rabbia e non riesce a dormire gira tutta la stanza.

Mi guardo mille volte allo specchio e vedo me anche se non ci credo e come Marilyn non sono una brava ragazza che sembra un po scema e poi t'avvelena e come una matrioska tutta a colori è la rivoluzione dei numeri soli e non c'è niente di male nell'essere odiate, amate e poi dopo cacciate.

A volte mi chiedo che senso ha essere stronza solo a metà e di quei pugni che in faccia ho preso è il ricordo piu' bello che adesso ho qui dentro e mi hanno reso una persona forte me lo ripeto ogni volta di notte puntualmente di notte.

Fuori ora il singolo e il videoclip ufficiale di #UnaCattivaRagazza !!!

In free download sul sito www.francescamontevoice.it Testi e musiche di Francesca Monte Produzione di Antonio Senatore Aka Senbeats Direzione musicale di Giampaolo "Jack" Parisi

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Ph Druga

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LAURA DE ROSA Una ragazza di 18 anni (quasi 19) semplice e solare, innamorata del cinema e della recitazione, questa sono io. Coltivo la mia passione da sempre: frequento un'accademia di recitazione cinematografica e ho preso parte a un cortometraggio nel ruolo di protagonista, che mi ha portato a sfilare sul red carpet del Festival del Cinema di Roma. Come cita Alfred Hitchcock: "Il cinema è la vita con le parti noiose tagliate", è arte pura: la settima arte!Leggendo la mia rubrica, mi piacerebbe che ognuno si lasci trasportare da quella magia che solo un film può creare. Per questo motivo, racconterò sia film recenti che mi hanno particolarmente impressionato, sia di film che hanno fatto la storia del cinema, e che evocano sensazioni immortali, senza tralasciare aneddoti, curiosità e backstage.

Dunque non mi resta che darvi il benvenuto... Che la magia abbia inizio

Cinema

a cura di Laura De Rosa

IL SOSPETTO

Inizio presentandovi uno dei miei film preferiti, uno di quelli che bisogna vedere da soli al cinema per poter vivere liberamente una delle più intense, emozionanti e massacranti visioni di questi ultimi anni. Un film di rara potenza, insomma, diretto da Thomas Vinterberg, con un meraviglioso protagonista: Mads Mikkelsen, miglior attore a Cannes 2012. Una sceneggiatura curata nei minimi dettagli, che rende in pieno l'idea kafkiana di un'accusa assurda che piomba nella tranquilla campagna danese e che a causa di pettegolezzi e maldicenze, tende a degenerare. Messo all'indice dall'intero paese è Lucas, un uomo buono e semplice che lavora in un asilo e che da un giorno all'altro si ritrova ingiustamente etichettato come mostro, malato, pedofilo, poichè, per semplice ripicca, una bimba lo accusa di averla molestata."I bambini sono innocenti", dunque le colpe affibbiategli vengono immediatamente scambiate per verità. Il malessere di Lucas, la sua rabbia, incredulità, tristezza, accompagna l''intera visione del film, fino ai titoli di coda, in un rapporto empatico tra vittima e spettatore: l'inferno che Lucas sarà costretto a vivere è tangibile, vero, ma al tempo stesso appare subito assurdo, poichè il regista compie la scelta geniale di far conoscere dal prin-

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cipio la verità agli spettatori. Ci sentiamo, allora, tutti vittime di un’ingiustizia che ci coglie all’improvviso. D'altro canto non possiamo colpevolizzare Klara, la bambina che inconsciamente da il via a questa situazione, la quale ha davvero uno sguardo innocente: il suo era solo un capriccio, manipolato dalle mani degli adulti. Chi è, dunque, il vero colpevole di questa storia? Il giudizio della gente, che si diffonde come un virus e che diventa ingestibile, capace di trasformare l'identità di una persona. Basta un sospetto per cambiare giudizio su qualcuno e, come nella "civiltà della colpa", Lucas si trova fuori dalla comunità, aggredito, minacciato, umiliato, odiato. Fuori dal gruppo, dall'intero paese, Lucas non è nessuno, non può vivere liberamente, non ha pace. Il finale tarda ad arrivare: ci sono tre scene, poi improvvisamente il buio.

Theo, il figlio di Lucas, che lo guarda mentre mangia con uno sguardo immerso nei pensieri ignoti; Lucas che prende in braccio Klara, immagine apparentemente positiva di un cerchio che finalmente si è chiuso; e poi la terza e ultima scena, la più emblematica (che ovviamente non rivelerò). Una scena amara che mostra come sia impossibile scacciare certi demoni, sebbene l'inferno sembri ormai superato.

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Teatro

ENZO CATAPANO

La comicità spontanea di un pulcinella napoletano di Fiorella Autuori / foto Giulio Di Somma

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uando incroci lo sguardo di Enzo Catapano con i suoi occhi languidi ed il suo sorriso dolce, ti viene in mente la solarità ma anche la malinconia tipici dei napoletani, che come un marchio sulla pelle, sull’anima, racchiudono in loro il cuore di una città contraddittoria, sempre in bilico tra genio e disperazione. Iniziamo a chiacchierare e lui non contraddice, anzi fiero afferma: <<Sono stato il pulcinella di Antonio Petito in “Carosello napoletano”, per la regia di Antonio Ferrante e Marzio Onorato. Mi sento così allegro e malinconico allo stesso tempo e questa forse è la maschera che ogni napoletano porta sul volto, in un insieme di sentimenti forti e contrastanti>>.

E mentre continuiamo la nostra piacevolissima chiacchierata, ti accorgi della sua grinta e di una comicità spontanea, naturale, disarmante che risata dopo risata ti fa capire la sua vocazione, ossia quella dell'attore comico.

Raccontaci il primo passo verso la carriera artistica e quando hai compreso di voler essere un attore comico? <<Ho coltivato questa passione fin da piccolo, è sempre stato il mio sogno dai banchi della scuola dove recitavo il “malato immaginario” mentre terminate le ore di lezione stavo benissimo. Crescendo sono approdato alla scuola di Antonio Ferrante, Marzio Onorato e Luca De Filippo che mi ha forgiato e preparato al meglio per fare questo tipo di professione che è molto difficile. Ho iniziato nel 1999, ho fatto tre anni di recitazione e un anno bellissimo al Brancaccio di Roma con il maestro Gigi Proietti e lì ho imparato le tecniche del teatro perché secondo me un attore non si può improvvisare, è una professione impegnativa, bisogna studiare e documentarsi in continuazione come farebbe un medico>>.

Cosa fa ridere Enzo Catapano e se c’è un attore del passato che ti fa ridere in modo particolare. <<Alberto Sordi, Aldo Fabrizi, Totò e Eduardo De Filippo per il teatro. I nomi che ti ho fatto sono immortali e rivedendoli riscopri novità e dettagli che ti erano sfuggiti. Mi piacerebbe essere come l’Albertone nazionale: elegante, particolare, comico, caratterista e cercare di rimanere se stessi perché come diceva il grande Eduardo: nella vita bisogna recitare ma sul palcoscenico bisogna essere se stessi>>.

Quali sono le difficoltà di questo mestiere? Parlaci della tua esperienza.

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<<Le difficoltà sono tante. Oggi è molto difficile trovare una produzione seria e che ti garantisca la progettualità, la concorrenza è tanta e vorrei che gli attori fossero tutelati. È davvero molto dura ma anche ai giovani che mi chiedono come intraprendere questa carriera dico di perseverare, di provare senza lasciarsi scoraggiare se veramente si sente che rappresenta la propria scelta di vita>>.

Diciamo che oltre a recitare, una tua grande passione è scrivere commedie brillanti per il teatro. Dove trovi le tue ispirazioni, nella realtà o ti lasci trasportare dal surreale? <<Traggo ispirazione da entrambe perché è bello essere un po’ folli e uscire fuori come dire da quella “quinta parete” teatralmente parlando. Mi ispiro molto anche a Vincenzo Salemme che ritengo un artista davvero in gamba. L’unico attore e scrittore rimasto che ancora può regalare molto allo spettacolo italiano. Mi piace sperimentare, mettermi in discussione e cercare di immedesimarmi in tanti personaggi come il Pirandello di “Uno, nessuno e centomila”; mi piace crearmi il personaggio, scoprirmi… perché penso che ognuno di noi debba imparare a conoscersi, dobbiamo imparare ad essere più veri rispetto a quello che vogliamo sembrare>>.

Progetti futuri? <<Ho già scritto varie commedie: “Quattro palazzi dei portieri pazzi”, “Mi faccio da solo” che in realtà è un One Man Show, “Stressati” con Yuliya Mayarchuk, “Carosello napoletano” e come si comprende ho davvero una vera passione per la scrittura teatrale. Riguardo ai progetti futuri, sto lavorando per la realizzazione di un programma televisivo del quale non dico il nome per scaramanzia e anche perché il titolo è ancora provvisorio. E poi diciamo la verità, se adesso vi dico tutto quanto, la prossima intervista che vi dico?! Per quanto riguarda il teatro stiamo lavorando ad un nuovo progetto per la regia di Claudio Insegno e nella prossima stagione teatrale dovremmo calcare i maggiori palcoscenici italiani>>.

Gluten free

a cura di Annalisa Grazia D'Antuono

Le ricette di Grace Salve a tutti, viaggiando nel mondo delle intolleranze alimentari e da buongustaia mi sono cimentata in cucina e dopo tante prove e mille pasticci sono venute fuori un bel pò di ricette gustose che da oggi ho il piacere di condividere con voi.

Cupcake alla vaniglia e gocce di cioccolato I cupcake sono dei deliziosi dolcetti di origine statunitense simili a delle piccolissime torte. E' possibile trovarli di diversi gusti: cioccolato, caffè, nocciola etc. Di solito vengono decorati con creme al formaggio, creme al burro oppure con pasta di zucchero.

La versione che vi propongo oggi invece è molto più light, ma fidatevi il risultato è lo stesso e magari è possibile mangiarne qualcuno in più senza dover fare i conti con la bilancia.

Ingredienti per 20 pezzi: 400gr di farina di riso 270gr di zucchero 3 uova intere 150 cl di latte di soia gusto vaniglia 120 cl di olio di semi di girasole Una bustina di lievito per dolci Una bustina di vanillina Gocce di cioccolato fondente a piacere Un pizzico di sale Per la decorazione: 1 conf. Da 1 litro di panna di soia da montare 100% vegetale Confettini gluten free Preparazione: Versare in una ciotola lo zucchero, la farina, un pizzico di sale e mescolare bene, unire le uova, amalgamare il tutto e aggiungere l’olio di semi di girasole.

Sciogliere nel latte la bustina di lievito per dolci e la bustina di vanillina, mescolare tutti gli ingredienti dal basso verso l’alto, quando l’impasto sarà ben amalgamato aggiungere le gocce di cioccolato et voilà tutto è pronto.

Versare il composto aiutandovi con un cucchiaio o una sac à poche nei classici pirottini per cupcake, adagiarli su una teglia da forno e cuocere in forno preriscaldato a 170° per 35 minuti, nel frattempo montare la panna di soia e lasciarla riposare in frigo.

Quando i cupcake sono cotti lasciarli raffreddare e decorarli con la panna di soia aiutandovi con la sac à poche e arricchire a piacere con i confettini.

Vi saluto lasciandovi in un mare di dolcezza con i vostri cupcake senza glutine senza latte e… senza cupcake!

Alla prossima ricetta

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Teatro

I DITELO VOI

Una commedia horror dove si crepa... dal ridere di Fiorella Autuori / foto Giulio Di Somma

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Si sono conosciuti per caso mentre si esibivano nei vari locali e palcoscenici di Napoli, un feeling nato da subito quello tra Raffaele Ferrante, Mimmo Manfredi e Francesco De Fraia, in arte i "Ditelo Voi".

Nel 1995 la decisione di costituire il gruppo che è uno dei più noti ed amati in Campania grazie alla gavetta sui palcoscenici della regione, ma soprattutto alla televisione che a livello nazionale li ha resi noti anche al grande pubblico. Ma andiamo con ordine, perché i tre comici partenopei seppur indecisi sulla scelta del nome artistico del quale nessuno dei tre ha voluto prendersi la responsabilità (da qui i Ditelo voi), avevano invece le idee chiare sul loro futuro e sull’ambizione di sfondare nel difficile mondo dello spettacolo. <<Ci siamo piaciuti ed amati da subito>>, conferma orgoglioso Lello e Francesco aggiunge: <<Siamo così passati subito alle vie di fatto e abbiamo fatto subito sesso… si si, appena conosciuti>>.

Inizia così “l’idillio” dei tre simpatici attori ma comincia anche un cammino faticoso, seppur foriero di successi. <<E’ vero – conferma Francesco – nel 1997 decidemmo di fare un provino a Tele Napoli per la trasmissione Telegaribaldi che iniziò a darci notorietà e lo ricordiamo come un bel momento di lavoro. Nel 1999 sempre sulla stessa emittente debuttammo nel programma “Avanzi popolo” dove facevamo una telenovela intitolata “Orip orap”>>.

I tre talenti non si fermarono qui e la loro innata bravura prima li ha portati in uno dei templi del cabaret romano “La chanson” e in varie trasmissioni note del Lazio e nel 2001 finalmente il salto di qualità. <<La trasmissione di Gianni Morandi “Uno di noi” con Paola Cortellesi e Lorella Cuccarini – ricorda felice Mimmo – fu un'esperienza fortissima e importantissima per noi.

Fortunatamente andò benissimo e questo fu davvero per noi il trampolino di lancio, infatti nel 2004 arrivo' anche “Super Ciro”>>.

La consacrazione definitiva, però, arriva con il programma di Italia 1, “Colorado”. <<Il nostro desiderio era di farci conoscere sempre più da un pubblico numeroso ed eterogeneo ed il palcoscenico di Colorado era perfetto perché ha una visibilità eccezionale – spiega Lello. Ma a noi ha sempre interessato fare spettacolo a 360 gradi: molti ci conoscono per la trasmissione “Pelo e contropelo” su Radio Kiss Kiss, tra l’altro condotta dal vostro concittadino Cesare Falcone,

in arte Pippo Pelo, ed abbiamo fatto anche il cinema.

Sebbene fossimo ancora acerbi artisticamente, abbiamo fatto un film dal titolo “Ventitré”, ma ci auguriamo di poter tornare a fare cinema per farlo bene e con successo>>.

E mentre Francesco e Mimmo confermano la speranza di Lello con fischi e applausi in sottofondo, visto che sono così spigliati e affiatati tra di loro dietro le quinte, chiedo se sono così solari e divertenti anche nella vita. <<Devo direche nella vita abbiamo un pizzico di malinconia e di tristezza - racconta Francesco tra l'ilarità generale – non siamo così nella vita, siamo proprio tristi dentro, ognuno di noi ha 4 figli…". Poi torna serio e confida: "Chiaramente sto scherzando, siamo proprio così anche nella vita di tutti i giorni. Non avremmo potuto fare altro nella vita se non i comici>>.

La parola passa a Mimmo: "Francesco ha spiegato bene, ci piace ridere e scherzare e questo di sicuro agevola il nostro lavoro>>.

Anche se il vostro genere è prevalentemente il cabaret e ha bisogno di un palcoscenico e di un pubblico dal

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vivo, pensate che la televisione, data la vostra fortunata esperienza, aiuti il teatro? <<Si, penso proprio sia così e noi ne siamo effettivamente una conferma – afferma Lello – come speriamo che il teatro possa aiutare il cinema e magari farci andare ad Hollywood per l’Oscar>>.

Il ritorno alla televisione con Made in Sud su Rai2 e i vostri tormentoni aiutano a farsi ricordare dagli spettatori? <<Sicuramente – spiega Mimmo – abbiamo preso spunto dalla comicità di programmi come “Drive In” e “No stop” nei quali i tormentoni erano alla base della comicità ma io direi ancora più propriamente della notorietà>>.

Siete molto amati nella nostra città come dimostra il tutto esaurito al Teatro delle Arti. Parlateci del vostro rapporto con Salerno, dove avete girato anche il film con Maurizio Casagrande. <<Abbiamo un ottimo rapporto con questa città che è meravigliosa – dice soddisfatto Francesco – di questo pubblico si è sempre parlato come un pubblico ostico e quindi un po’ come altri artisti inizialmente abbiamo fatto fatica all’esordio della nostra carriera ad entrare nelle “grazie” dei salernitani>>.

Ma Lello sopraggiunge fulmineo con una battuta: <<Sei ostico… aggiungiamoci un po’ di champagne>>. <<Io vivrei a Salerno – dichiara Mimmo – è una bellissima città e ringraziamo il pubblico che è accorso numeroso a vederci>>.

Parliamo del vostro sogno nel cassetto che se non ho capito male è il cinema. All’unisono rispondono: <<Hai capito male, il nostro sogno è l’Oscar! Ma siccome siamo napoletani a noi ci piace l’ oscar…rafone>>. <<E’ vero il cinema è il nostro sogno – afferma Mimmo – e arriverà presto…>>. <<E’ una notizia bomba che non daremo – dice Francesco – Mimmo si sta spingendo troppo in là e lui ora si è assunto la responsabilità di questa ultima frase “Perché mia madre si chiama Assunta”>>, dice scherzosamente Mimmo.

E' ovvio che dalle parole di Francesco trapela da buon napoletano una certa scaramanzia, ma noi auguriamo di cuore al terzetto successi sempre maggiori anche sul grande schermo perché hanno originalità, prontezza e fantasia e un’alchimia sul palcoscenico

fuori dal comune.

Proprio il pubblico del Delle Arti ha apprezzato l’esilarante spettacolo "Horror Comedy", una commedia horror che fa il verso al cinema americano del genere. Una storia surreale con protagonisti tre amici i quali vincono attraverso un concorso un fine settimana in una villa del ‘700 dove ne passeranno di tutti i colori e attraverso l’arte di arrangiarsi, tipicamente partenopea, riusciranno ad uscire indenni da un vero incubo dell’orrore con tanto di misteriose ed oscure presenze.

Un modo per esorcizzare la paura come da sempre avviene a Napoli e per mettere in evidenza pregi, difetti e limiti di sentimenti come l’amore e l’amicizia. Lo spettacolo scritto e diretto dai "Ditelo voi" e da Francesco Prisco ha visto l’efficace interpretazione delle bravissime Rita Corrado e Federica Totaro e la voce fuori campo del simpatico Maurizio Casagrande.

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L'aperitivo con

GIANLUCA MEMOLI

Il profumo della vita e l'entusiasmo delle idee in fondo ad un bicchiere mezzo pieno di Giancarlo De Rosa - foto Giulio Di Somma

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Davanti ad un bicchiere, in uno dei luoghi simbolo della movida della zona orientale della città, la sua zona orientale, Gianluca Memoli sveste per qualche ora i panni del candidato al Consiglio Comunale. L'obiettivo è quello di raccontarci le radici, la storia, le passioni, le soddisfazioni e le amarezze di un ragazzo di 33 anni che ha inseguito invano il sogno di fare l'elicotterista dei Carabinieri ma che non ha smesso di credere di poter volare nemmeno quando una notte bastarda ha cambiato il verso di tutto, ha rivoltato come un calzino sogni e prospettive, ha modificato in un attimo scale di valori e percezioni, ha spento una luce ma incredibilmente ha illuminato un altro meraviglioso percorso. Perché quando uno incappa in una notte bastarda o si chiude in se stesso o si dona completamente agli altri. E Gianluca ha scelto la seconda strada. Il caso ha voluto che lo incontrassimo in una serata particolare, un concentrato esplosivo di sensazioni ed emozioni diverse e contraddittorie: "Scusate il ritardo - una luce strana negli occhi - ma sono reduce da un funerale". Poi

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l'ostinazione del cronista apre uno spiraglio: "Era la mia seconda madre, nonché la madre biologica del ragazzo che qualche anno fa mi ha investito". E qui i ricordi diventano un fiume in piena: "Tornavo da una serata con gli amici, mi sono ritrovato in ospedale. All'inizio non mi hanno detto niente, poi ho capito". Ma il sorriso non si spegne nemmeno in questo momento: "Ho avuto intorno tante persone che mi hanno aiutato e sostenuto. Senza di loro e senza quell'episodio di certo oggi non sarei la persona che sono". Il bicchiere mezzo pieno, insomma.

Ma com'era Gianluca Memoli: "Mi piaceva uscire e fare tardi, come tutti i miei coetanei. Abbastanza fortunato con le ragazze e con una grande passione per lo sport, in particolare il Basket visto che sono alto 194 cm insieme a mille altri interessi, in particolare la lettura.

Leggo molto anche ora, soprattutto il sabato, perché preferisco uscire durante la settimana".

Semplice, simpatico, colloquiale, amante della battuta di spirito e sempre pronto al confronto e al lavoro

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di squadra, il più giovane Consigliere attualmente a Palazzo di Città ci parla della sua vita sociale. Partiamo dagli amici: "Ne ho tantissimi, da quelli storici che mi hanno accompagnato finora a quelli più recenti con i quali ho instaurato rapporti anche profondi. Caratterialmente sono uno ben disposto alle nuove conoscenze". E la movida? "Non ho un posto o un locale che frequento stabilmente, mi piace variare e scegliere volta per volta. Amo la buona tavola, in particolare, e con gli amici spesso vado a cena fuori. Amo la vita".

Ma dalla politica non si stacca nemmeno di sera: "Sono un personaggio pubblico ed è chiaro che le persone mi espongono continuamente problemi e riflessioni. Ma non mi pesa per niente, è la strada che ho scelto di percorrere e spero di continuare a lungo. E l'amore?

"Sono fidanzato da poco. Lei si chiama Roberta e fa la psicologa". La timida ammissione però non placa la curiosità: "Ci siamo conosciuti nel giardino di casa sua - continua arrendendosi alle insistenze - perché è la sorella di un mio caro amico".

Un'altra delle sue passioni è quella dei profumi: "Sono un appassionato e un conoscitore di fragranze. Le mie preferite sono quelle legnose". L'occasione è propizia per chiedere un consiglio: "I miei preferiti sono Spicebomb di Viktor & Rolf, Black Orchid di Tom Ford, Blu De Chanel di Chanel che consiglio per l'estate insieme a M7 di Yves Saint Laurent e Black XS di Paco Rabanne.

Ma quello che mi ha portato fortuna con Roberta è stato Antidote di Viktor & Rolf, una reliquia visto che non lo producono più". E' questo, insomma, il profumo dell'amore.

Il drink volge al termine e il discorso non può non scivolare sui temi della prossima campagna elettorale.

L'esigenza di un ricambio generazionale all'interno dei banchindel Consiglio è il punto di partenza: "Un deciso ricambio generazionale a Palazzo di Città è un passaggio naturale e strategico che io ritengo ormai indifferibile. Mi auguro che nella prossima consiliatura ci siano

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molti altri giovani come me. È un modo per restiture spinta propulsiva al progetto Salerno che dopo anni ha bisogno di nuove idee e nuove prospettive. Chi ha lavorato in passato ha fatto benissimo, ma alla lunga bisogna cedere il passo altrimenti si rischia una situazione di stanca". A chi lo vede come un possibile punto di riferimento dell'elettorato più giovanel, risponde: "Non sono un battitore libero, ho accettato di far parte di un gruppo perché credo negli ideali che lo caratterizzano. Ritengo, però, che per la mia giovane età e per il mio modo di fare, potrei intercettare quella parte di elettorato disamorato della politica e alla ricerca di nuovi punti di riferimento".

E' un lavoro duro quello del Consigliere?

"Come lo faccio io, certamente sì. Io non ho mai smesso di curare il rapporto con chi mi ha votato e con tutti quelli che mi fanno presente lacune dell'azione amministrativa o mi proprongono progetti e spunti di riflessione. Altri invece, appena raggiunto l'obiettivo, soprattutto quando occupano cariche ben più importanti di quella del Consigliere, scavano un fossato con l'elettorato e con la città. Non lo condivido ed io non lo farò mai".

Poi un passaggio importante: "Il mio impegno in politica continua sull'onda di un entusiasmo crescente intorno a me. Penso di aver fatto bene e di aver anche sottolineato le mancanze dell'attuale amministrazione in settori come lo Sport e le attrezzature sul fronte mare.

Sarà questo il mio impegno principale nelle prossima consiliatura, forte del rapporto diretto con il Presidente della Regione e con quello altrettanto strutturato con Matteo Renzi, che conosco da quando faceva il Presidente della Provincia di Firenze". Un sogno? "Sogno le periferie della città arricchite dalla Street Art, per creare una sorta di museo a cielo aperto e per restituire dignità ai quartieri periferici".

I bicchieri, alla fine, si svuotano ed in bocca rimane un bel sapore. Prosit.

Musica

a cura di Mario Bocaletto

CANTO PER TE SBARCA A SANREMO

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uando la musica unisce, quando la musica appassiona, quando la musica abbatte le distanze. Una kermesse canora come “ canto per te”, un festival in continua crescita , al suo sesto anno, raggiunge una meta importante come una diretta televisiva.

Domenica 3 aprile infatti, i concorrenti si sono esibiti negli studi di italia mia tv a caserta.

Le categorie in gara sono state 2: voci bianche per bambini fino ai 12 anni e la categoria big.

Per i primi tre classificati si sono aperte le porte per la finale di una voce per sanremo in tour, da quest’anno Gemellato con "canto per te". La finale si terra’ il Prossimo 3 ottobre 2016 al centro ariston di sanremo.

"Canto per te" nasce da un’idea del patron genni criscuoloche anche quest’anno e’ riuscito nell’intento di Raggiungere un altissimo livello di qualita’ canora.

24 I partecipanti, provenienti da varie regioni del Centro/sud italia, particolarmente presenti la puglia, il lazio, la basilicata e la campania, che hanno messo a dura prova la giuria, formata dal presidente storicoMarcello attana-

sio, coadiuvato da alfonso senatore, mario tortoriello, jana manira, lina la mura, vincenzo delGrosso, giuseppe piras e il director manager di una voce per sanremo, Flaviano Grillo.

Decisamente tutti meritevoli i concorrenti gia’ da un primo ascolto, ma come ogni festival che si rispetti solo tre raggiungono il podio che in questa edizione vede premiati, Per la categoria voci bianche: Massi Porcelli, al secondo posto Simone Criscuolo e terza classificata Valentina Citro.

Per la categoria "big", invece, Il primo posto se lo e’ aggiudicato Valeria Granozio con un brano prodotto dalla New Generation music team, Secondo posto per Mariantonia Castaldo e il terzo posto a Laura Martini.

Per tutti comunque un’ interessante opportunita’di visibilita’, per poter farsi notare, in un festival che si contraddistingue per il rinnovamento e le opportunita’ che offre a tanti ragazzi appassionati di musica e canto.

E ben presto, promette Criscuolo, nuove tappe, nuovi spazi televisivi e nuovi cantanti potranno allietare i tanti che amano, a partire dal sottoscritto, la buona musica dal vivo.

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Danza Cerchiamo collaboratori amministrativi e commerciali Contattaci ed invia la tua candidatura a redazionespsa@gmail.com

a cura di Amalia Salzano Coreografa- Docente di Danza Jazz Presidente AIDAF/Federdanza Agise

Stazione di servizio Galdieri ANTONIO

Annamaria Salzano, la “super dott” dei danzatori dalla danza al M.A.D.S.S.

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la dottoressa Annamaria Salzano negli ultimi anni, da circa dieci anni ha dedicato gran parte della sua professione allo studio delle problematiche dei danzatori.

Salernitana doc, laureata in Fisioterapia (Università Tor Vergata); Specialista in Riabilitazione Posturale Metodo Mézières; Master in Posturologia clinica (Università La Sapienza); Corso R.P.G. col professore Bricot.

C’è di più: ha studiato danza e insegnato per anni.

Formatasi in danza classica, si è specializzata poi nella danza Jazz con Matt Mattox, Martine Mattox e Luigi e nella Sbarra a Terra “Metodo Kniaseff” con N.Winkelmann e P.Nardelli.

Chiedo direttamente a lei di raccontarci cosa è successo poi.

-Quale è stato il risultato di tutti questi studi?

- Ho iniziato a dedicarmi ai danzatori curandoli nel mio studio a Salerno, da piccoli allievi a grandi professionisti, e ho capito che era necessario supportarli soprattutto in fase di prevenzione. Da qui è nato un percorso di ricerca scientifica, che ho svolto affiancata anche da specialisti di altri settori.

- Il Riequilibrio Posturale per danzatori, di che si tratta?

- Nel 2007 ho ideato questa metodica rivolta ad allievi, danzatori e maestri, divisa per età e livello, mirata ad aiutare il danzatore a migliorare la “performance” tecnica”. Una vera lezione basata sui principi della sbarra a terra e quelli della Posturologia e che porto in Stage Internazionali quali ad es. Danzamaremito.

- E come sei arrivata al M.A. D.S.S.?

Il M.A.D.S.S. Medicina, Arte, Danza, Spettacolo, Scienza, organizzato da Aula Magna Formazione, con la dottoressa Fabiana Camuso, nasce dalla mia esigenza di aiutare gli artisti, sia nella fase di studio che in quella performativa, con l’obiettivo di raggiungere livelli alti senza rischi. L’edizione di quest’anno si terrà presso il Teatro di Città della Scienza a Napoli, il 7 maggio con questo tema: “L’Equipe interdisciplinare Medico Riabilitativa gestisce l’artista dall’età pediatrica alla fase professionistica, nella prevenzione, nella performance allenante e nella riabilitazione”.

Quindi l'importanza dell’esistenza di una equipe medica che si occupi degli artisti, in particolare dei danzatori, e li segua con lo scopo di migliorarne la performance, e non solo per curarne traumi o lesioni.

Caratteristica del Madss è il connubio tra scienza e arte. Alle relazioni scientifiche di prestigiosi relatori, si alterneranno momenti di performance.

Ci sarà un salottino con ospiti illustri, tra i quali la Signora Annamaria Prina e Giovanna Spalice. In chiusura un gala, ospite il Musical Performer Michele Carfora, anche lui salernitano doc.

Aspettiamo tutti gli addetti ai lavori, ma anche gli appassionati!

Info : Aula Magna mail: formazioneaulamagna@gmail.com Cell:339 1516246/ 347 8026949

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Libri L'intervista a Gian Ettore Gassani

Storie di vita, matrimoni e divorzi 2.0 di Fiorella Autuori

È

difficile stabilire quel sottile confine tra la vita e la morte, tra la disperazione e la speranza, tra l’incredulità, lo sbigottimento e la voglia di ricominciare. Questo forse Gian Ettore Gassani non lo saprà mai e sono domande legate al mistero dell’esistenza umana, eppure il suo profondo dolore è come se lo avesse aiutato a purificarsi, a divincolarsi e si è trasformato in uno sprone per crescere umanamente e professionalmente. Il suo amato padre Dino fu barbaramente ucciso dalla camorra insieme al suo segretario Pino Grimaldi nel suo studio di avvocato penalista sito sul corso di Salerno. Quell’episodio è stato determinante per Gian Ettore che stava per diplo-

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tare la vita con determinazione e caparbietà, fino ad arrivare ad essere un avvocato affermato ed un uomo di successo.

Parlaci della tua esperienza umana e professionale. <<Ho affrontato l’immane tragedia della morte di mio padre senza farmi inghiottire da essa. Io e la mia famiglia abbiamo affrontato questo lutto, che è stato dell’intera città e di tutta l’avvocatura, con estrema dignità, in silenzio, con poche manifestazioni pubbliche.

Ho iniziato la mia carriera di avvocato a Salerno dopo aver conseguito la laurea a Roma presso l’Università “La Sapienza”, discutendo una tesi in diritto penale.

Quella di Salerno è stata una gavetta importantissima.

Ho iniziato come penalista con ottimi risultati partecipando ai processi più importanti.

Poi vi è stata la svolta della mia carriera. Ho deciso di non occuparmi più di malavita e ho scelto il diritto di famiglia, dedicando tutto me stesso allo studio di tale delicatissima materia.

Ho un carattere ostinato, non lascio nulla al caso. Fin dal principio di tale scelta che mi differenziava nettamente dall’esperienza professionale di mio padre Dino, ho pensato che avrei dovuto fare di tutto per arrivare ad un buon livello professionale.

Per fare questo ho dovuto lasciare Salerno, troppo piccola per grandi ambizioni e per lanciare l’AMI (Associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani), di cui sono il Presidente, a livello nazionale.

Roma è stata la scelta migliore.

Nella Capitale, se si hanno progetti seri e la voglia di fare, tutto è possibile.

E i fatti mi hanno dato ragione, così come per altri salernitani emigrati altrove.

Ma è stata durissima. La concorrenza a Roma è di altissimo livello. Cimentarsi contro grandi avvocati è stato difficile ma anche stimolante>>.

Ti occupi quotidianamente di divorzi e conseguentemente di drammi familiari, in base alla tua esperienza cosa porta una coppia al divorzio? <<L’Italia è cambiata negli ultimi anni. Gli italiani non sono quelli di una volta. Il numero di separazioni e divorzi è piuttosto eloquente. Inoltre il numero di matrimoni è calato paurosamente.

Siamo passati dai 500.000 matrimoni del 1970 agli appena 190.000 del 2014. Aumentano le coppie di fatto e si fanno pochi figli.

Le cause che portano alla separazione e al divorzio sono le più disparate. Al primo posto ci sono le infedeltà, poi la violenza e il non sopportarsi più.

Direi che è un atteggiamento consumistico di molte coppie di sposi che al primo ostacolo vanno in crisi.

Non è un bel segnale.

L’indissolubilità del matrimonio al giorno d’oggi è senza fondamento. Lo dicono le statistiche. Si può distruggere un matrimonio al comune con un prestampato al costo di 16,00 euro>>.

La tua priorità sono i minori, come si riesce a preservarli dalla divisione familiare? <<I minori sono spesso un bottino di guerra nelle separazioni, l’arma del ricatto e della vendetta.

L’introduzione nel 2006 dell’affidamento condiviso non ha sortito gli effetti sperati. I figli per alcuni genitori sono pacchi postali o oggetti di proprietà. Trovo orrenda questa mentalità.

Per preservare i figli da questi drammi ci vogliono avvocati autorevoli che non siano complici dei loro clienti e magistrati altrettanto capaci di spegnere sul nascere certe contese. Purtroppo non tutti gli addetti ai lavori sono esperti in materia e gli effetti di tale situazione sono sotto gli occhi di tutti. Manca una specializzazione in materia. Ed è gravissimo.

Da sempre sostengo, inoltre, che la mediazione familiare possa abbassare il livello del conflitto della coppia

marsi al Liceo Classico T. Tasso: lo costringe con le spalle al muro, distrugge la sua famiglia, la sua allegria di ragazzo aperto alla vita e alle esperienze. E viene in mente la canzone di Paolo Vallesi “La forza della vita” quando recita: "Anche quando mangi per dolore e nel silenzio senti il cuore come un rumore insopportabile e non vuoi più alzarti e il mondo è irraggiungibile, e anche quando la speranza oramai non basterà. C’è una volontà, che questa morte sfida è la nostra dignità la forza della vita…"

Ed in fondo sono i valori e la dignità che Gian Ettore aveva appreso fin da bambino ad imprimere la svolta.

Hai avuto un’infanzia felice, ma dopo la prematura e drammatica scomparsa di tuo padre, hai dovuto affron-

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e preservare i figli da certe assurdità dei loro genitori.

Purtroppo la mediazione familiare è ancora una chimera>>.

Secondo te, rispetto al passato l’epoca dei social minaccia i rapporti di coppia? <<I social network hanno contribuito all’aumento delle infedeltà. Sono l’occasione per tradire. Ma le infedeltà sono sempre esistite.

Oggi esiste l’infedeltà “tecnologicamente assistita”.

Basta poco per acchiappare in rete l’amante.

Noi avvocati sappiamo molto bene cosa accade in rete. Nei nostri studi leggiamo di tutto e spesso in tribunale si producono le chat anche a luci rosse del coniuge infedele>>.

Cosa ti ha spinto a trasferire la tua esperienza professionale sulla carta stampata? <<Come dicevo prima, il trasferimento a Roma è stato decisivo per me. Ho rischiato.

All’inizio è sembrato un azzardo. A Roma ero solo come un cane. Ma ci ho creduto e non ho mollato nemmeno nei momenti più difficili. Sapevo che dovevo costruirmi daccapo in una città difficile come Roma con le sole mie forze.

ATTIVITÀ DI PORTIERATO LA CUSTODIA, La perseveranza e unaPER volontà di ferro mi hanno aiuLA SORVEGLIANZA, LA FRUIZIONE DI IMMOBILI tato. L’unico banco di prova era il tribunale. Vincere le RELATIVE PERTINENZE cause eE farmi un nome era l’unica strada.

Ho scritto due libri che hanno riscosso un successo enorme in tutta Italia, “I perplessi sposi” e “Vi dichiaro divorziati”.

Questi due saggi Via San Vincenzo, 8 offrono uno spaccato dell’Italia che cambia e del formidabile Mercato San Severino (SA) ruolo dell’avvocato matrimonialista a livello giudiziario e sociale>>.

Tel. 089 820003 Parlaci del tuo ultimo lavoro editoriale “Vi dichiaro diE-mail: lapanchinascarl@gmailpec.it vorziati”. <<L’ultimo saggio “Vi dichiaro divorziati” è l’insieme di storie di vita di tanta gente.

OliviaÈPrisco un saggio romanzato, scritto in modo semplice e acPresidente cessibile a tutti. Ecco perché sta riscuotendo un sucCell. 335 42 28 43 cesso enorme ovunque.

Lo sto presentando dappertutto. È una fatica enorme

ma è anche un motivo di grande orgoglio per me.

Il sito www.vidichiarodivorziati.it contiene foto e interviste di tale tour di presentazione.

La casa editrice Imprimatur di Reggio Emilia ha creduto in me e nel mio libro. E i risultati parlano da soli.

Penso che un libro vada difeso a denti stretti. Oggi la gente legge molto meno perché è distratta da mille altre cose. Diciamo che il mio ultimo saggio, così come il primo, hanno rappresentato delle vere e proprie eccezioni nel difficile panorama editoriale del nostro Paese>>.

Da salernitano esprimi i pregi e difetti della tua città. <<Salerno è una delle città più belle d’Italia. È una città a misura d’uomo, ricca di storia, di colori, di potenzialità ancora inespresse. È una città fiera alla ricerca di una propria identità. Sta cercando di esaltare la salernitanità con ogni mezzo. E in parte ci sta riuscendo.

I pregi di questa città sono tanti. Tuttavia, come spesso accade nelle realtà di provincia, esiste il rovescio della medaglia che è dato da una mentalità un po’ chiusa e fatalista, tipicamente provinciale.

Spesso le invidie e le gelosie dei piccoli centri opprimono chi tenta di far qualcosa. E questo è un male difficile da estirpare che spinge molti salernitani a scappare via, sebbene con la morte nel cuore.

Ovviamente il mio amore per la mia città è sconfinato, a prescindere da tutto questo.

Diciamo che Salerno, o meglio, parte di essa, dovrebbe imparare ad amare i suoi figli, almeno quando questi ultimi dimostrano di amarla. Ma questa è una storia che ha radici antiche, difficili da estirpare>>.

Cosa ti manca di più di Salerno? <<Di Salerno mi manca il mare, il cibo e la mia squadra del cuore: la Salernitana. Mi manca molto la mia città.

Ma adesso amo anche Roma che mi ha dato tutto.

Ma in fondo noi uomini abbiamo le radici dove siamo nati e ne possiamo mettere anche nel luogo che ci ha concesso di coltivare i nostri sogni, come nel mio caso>>.

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Libri

LA SCRITTRICE a cura di Marilena Brassotti Ziello foto Agnese Capuano

SOGNI ED EMOZIONI SUL COMODINO Praticamente sto scrivendo il mio secondo pezzo dell’immancabile rubrica letteraria di aprile, mentre sono sulla ruota panoramica di Brighton Pier, in Inghilterra. La veduta è fantastica, guardo tutto il pontile caratteristico di questo bellissimo posto tra le onde dell’oceano Atlantico e le persone non sono che puntini viste da quassù. È strano, un po’ come le situazioni che quando sono passate, che quando le guardi da lontano, non sono che punti su un foglio bianco. Chiudono una frase. A volte chiudono una storia.

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“Ci sono persone che dopo un po’, non riescono più a farsi ascoltare, anche se urlano, persone che non hanno più nulla da dirsi e continuano a stare insieme nonostante tutto, perché credono nelle sconfitte incoraggianti. Che poi l’errore sta nel credere di essere simili solo perché si è stati vicini. Coppie che ricordano l’Inghilterra e l’Australia, paesi affini nelle tradizioni forse, nelle abitudini, dove si parla la stessa lingua, ma che si trovano comunque in due continenti diversi.”

Di questo parla Distefano nel suo nuovo romanzo: di Enrico e Irene, che provano a stare insieme, si dicono “ti amo” senza sapere davvero cosa significhi e restano sempre un passo indietro l’uno rispetto all’altro. E di Gianluca e Alda, i genitori di Enrico, due che si sono ostinati ad amarsi a tutti i costi, fino al punto di farsi solo del male. Per rendersene conto quando ormai è troppo tardi, quando l’amore si è trasformato in indifferenza, il suo contrario. In Prima o poi ci abbracceremo, con le sue frasi brevi, musicali e cariche di immagini, l’autore compie “l’autopsia” di due storie d’amore disfunzionali. E nel ripercorrere le cause della loro morte cerca di capire la vera natura del sentimento che più ci tiene vivi: l’amore” Nato nel varesotto da genitori angolani, Antonio Dikele Distefano cresce a Ravenna. Fin da dodicenne appassionato di hip-hop, nell'ambiente è conosciuto come "Nashy", e ha scritto diversi pezzi musicali. Nel 2010 ha fatto parte del progetto fotografico ravennate “Generazioni in movimento” di Filippo Molinari, dedicato ai ragazzi della cosiddetta seconda generazione di immigrati.

Proprio in virtù della sua passione musicale, dal 2013 fa parte del duo "Primavera Araba", in cui scrive i testi e canta. Nel 2015 esce per Mondadori il romanzo Fuori piove, dentro pure, passo a prenderti?, delicata storia d'amore tra una ragazza bianca e un ragazzo di colore.

Questa stessa storia, ancora prima di essere stata pubblicata con un grosso editore, aveva avuto un buon successo nel self-publishing. Questo giovane autore è una delle ultime novità nel panorama letterario italiano, ci aveva già conquistati con ‘Fuori Piove, dentro pure, passo a prenderti?’ adesso invece ha le chiavi dei nostri cuori con la sua ultima uscita letteraria.

E se i nostri cuori questo mese sono stati conquistati da Antonio Dikele Distefano, tantovale dare un’occhiata anche ad una nuova autrice che si affaccia al mondo letterario con il suo testo: ‘Ferma’.

Sto parlando di Mina Ferrara. Il suo romanzo è una storia che fotografa il mondo di una giovane che cerca di tagliare il cordone ombelicale che la lega alla famiglia, per vivere la sua vita. Ferma racconta delle porte sbattute in faccia, dell'indecisone di fare delle scelte, della paura di vivere la vita così come si presenta, della determinazione e del coraggio per raggiungere i propri obiettivi. Ferma lascia un messaggio di speranza a tutti coloro che si sentono persi, che almeno una volta nella vita si sono sentiti fermi. Vale la pena leggere questo piccolo racconto scritto da una mano fresca, genuina e timida, ma con una forza immensa che sovrasta con ali leggere sulle difficoltà della vita.

Questo mese, il nostro viaggio finisce con la citazione di una delle più grandi scrittrici britanniche, per rendere omaggio a questa terra che mi ha affascinata particolarmente. Per venerare questo paese così ricco di fascino.

‘Ogni onda del mare ha una luce differente, proprio come la bellezza di chi amiamo.’

Virginia Woolf - Londra, 25 gennaio 1882 – Rodmell, 28 marzo 1941 E forse ovunque c’è amore, nei cuori, nei momenti, nei viaggi che questa vita ci dona. In quelli che ci offre o che forse, infondo... vogliamo noi.

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L'evento La Fiera del Crocifisso ritrovato tra cultura e tradizione di Rossella Berlingieri

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Si rinnova anche quest’anno l’appuntamento con una delle manifestazioni storiche della tradizione salernitana: la Fiera del Crocifisso ritrovato, che si terrà dal 29 aprile prossimo tra i vicoli e le stradine del centro storico. L’evento, organizzato ogni anno dalla “Bottega San Lazzaro” e patrocinato dal Comune di Salerno e da diversi partner istituzionali e privati, è una delle fiere più caratteristiche d’Italia, animata dalle sue rievocazioni storiche che fanno rivivere le atmosfere magiche ed i fasti del lontano Medioevo. Non a caso la manifestazione prende il nome dall’antica fiera istituita proprio in epoca medievale, che richiamava in città mercanti ed artigiani provenienti da ogni parte del centro-sud e rappresentava una vetrina importante delle arti e dei mestieri.

Tra i vicoli, le piazze e gli antichi edifici del centro stori-

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co “riapriranno” le operose botteghe medievali delle arti e dei mestieri, abilmente esercitati da figure ormai scomparse come quelle di maniscalchi, vasai, cordàri, amanuensi, scalpellini, che con minuziosa maestrìa ed infaticabile lena “mostreranno” come nascevano e prendevano forma dalle loro sapienti mani oggetti e tessuti di pregio.

Agli artigiani si affiancheranno, poi, falconieri, sbandieratori, trampolieri, musici e artisti di strada che ricreeranno attraverso la rappresentazione di spettacoli ed antichi brani il clima magico ed emozionante del passato che trasporterà i visitatori indietro nel tempo.

In pochi, però, sanno che la storia della Fiera del Crocifisso ritrovato è legata all’enigmatica figura di Pietro Barliario, alchimista salernitano che morì nel 1149, durante la veglia del sabato santo. La leggenda narra che il mago si avvicinò alla negromanzia in giovane età, dopo aver

ricevuto il libro del comando, che gli donò il potere di realizzare opere meravigliose come il porto e l’acquedotto.

Ma, come in ogni leggenda che si rispetti, l’uso improprio di tale potere ebbe conseguenze nefaste. I suoi due nipoti, entrando di nascosto nel suo laboratorio, aprirono incautamente il libro del comando scatenando le forze malvage che si vendicarono soffocandoli. Barliario, profondamente addolorato dall’accaduto, trascorse tre giorni e tre notti davanti al Crocifisso ligneo dell’Abbazia di San Benedetto, fino a quando il Cristo che vi era raffigurato reclinò il capo in segno di perdono. La notizia dell’episodio si diffuse così rapidamente in città e nelle zone circostanti tanto da dare inizio ad un vero e proprio pellegrinaggio per venerare il Crocifisso, oggi custodito al Museo Diocesano. Tale tradizione si è perpetuata nel tempo fino ai giorni nostri, ma della leggenda di Barliario resta solo un vicolo a lui dedicato nel centro storico.

Dopo un periodo di oblio, nel quale lo spirito originario dell’evento ha rischiato di andare definitivamente perduto, la Fiera del crocifisso ritrovato è stata riportata ai suoi antichi fasti, anche grazie all’impegno profuso dalle compagnie che si occupano di allestire l’evento: la Compagnia del sipario di Verona, la Compagnia degli arcieri di Avalon di Salerno, il gruppo di rievocazione storica di Monna Cinzia di Fabriano e l’Associazione “Il Contrappasso”, specializzata in danze medievali.

Segnalata a livello nazionale tra i maggiori eventi che

propongono la valorizzazione delle tradizioni e la rievocazione storico-culturale, “l’iniziativa”, come si legge nella delibera della Giunta, “ambisce a far conoscere, diffondere e valorizzare la storia del centro antico attraverso un evento che possa contribuire a differenziare l’offerta turistica e ad inserire la nostra città nei più importanti circuiti turistici sia nazionali che internazionali”.

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ARTE

a cura di Salvatore Di Falco

La nuova edizione, per la quale il Comune di Salerno ha stanziato 20mila euro a fronte di un costo totale di 100mila euro, sarà anche la prima senza il compianto Peppe Natella, storico patròn della Bottega San Lazzaro, venuto a mancare nel giorno dell’antivigilia di Natale, e ideatore del tradizionale evento. La Fiera coinvolgerà tutto il centro storico ed interesserà: Via Masuccio Salernitano: artigiani, taverne e gastronomia; Piazza Sant’Agostino: mercato dell’artigianato e prodotti tipici; Largo San Petrillo e piazza Abate Conforti: mercato di arti e mestieri; Largo Casavecchia: mostra permanente dell’editoria meridionale; Piazza Tempio di Pomona: piazza delle erbe e mercato medioevale; Piazza Alfano I: Medioevo didattico con botteghe artigiane; Largo Barbuti: prodotti tipici e taverna medioevali; Largo Campo: prodotti tipici e degustazioni.

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LA STORIA

La storia della fiera risale all'XI secolo ed è legata ad una leggenda che ha come protagonista Pietro Barliario. Si racconta che due suoi nipoti, dopo aver letto un libro di negromanzia lasciato incustodito morirono per lo spavento e Barliario, a causa dei sensi di colpa e dopo aver bruciato il libro si recò presso la chiesa di San Benedetto per chiedere il perdono del Cristo crocifisso. Dopo tre giorni e tre notti di preghiere il Cristo mosse la testa verso Barliario e schiuse gli occhi in segno di perdono. Dalla notizia del miracolo tutti i salernitani si recarono nella chiesa per venerare il crocifisso e vi fecero ritorno tutti i venerdì di marzo. Per anni la fiera si è svolta per le strade del centro storico per poi essere relegata nella periferia della città agli inizi del '900.

L'ETEREA BELLEZZA DELL'ARTE CHE SA ANCORA STUPIRE

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opo la rocambolesca esperienza artistica vissuta con i ragazzi dell’Istituto tecnico Galvani, sono stato assalito da forti e pesanti dubbi.

Fra i tanti, uno in particolare: l’arte non fa più presa nei giovani di oggi e non esiste più in essa la capacità di stupire. Per questo mi sono chiesto se non sia addirittura il pubblico giovanile stesso ad aver perso questa capacità.

Ma voglio essere un allegro ottimista, avendo con me a portata di mano il bicchiere sempre mezzo pieno, e non arrendermi ad una considerazione così eccessivamente catastrofica.

L’impatto che i giovani hanno con l’arte contemporanea deve ritrovarsi all’interno del percorso scolastico, con la consapevolezza che l’arte va principalmente affrontata, capita e alla fine studiata.

A questo primissimo passo, come si fa quando si insegna al proprio bambino a camminare, si aggiunge la riflessione che l’arte non si può solamente apprendere, ma occorre possedere gli strumenti per una sua corretta interpretazione.

Personalmente il mio banco di prova è stato proprio coinvolgere gli studenti nel progetto scolastico inerente “La pittura e il decoro delle proprie aule”,

e vedere se il messaggio fosse arrivato destando interesse o addirittura commozione.

Alla fine mi illudo di aver colpito nel segno!

Ma è pur vero che oggi non si alimenta nei giovani la consapevolezza dell’importanza di continuare a produrre arte, anzi spesso l’arte tende ad essere considerata marginale nel panorama culturale essendo lasciata nel degrado o trascurata nell’ambito della formazione.

L’opinione predominante è quella che l’arte per essere conosciuta ed amata deve essere presentata ai giovani come un valore importante.

Ma quale sia questo valore proprio non si sa.

Oggi l’arte si svende a molteplici interpretazioni che rivestono un significato diverso in rapporto a ciò che ognuno di noi percepisce di essa.

Credo che come il tempo e lo spazio in cui viviamo, essendo il frutto della società contemporanea, essa è in continuo movimento e tende ad evolversi molto più velocemente di prima.

Ma bisogna insegnare, partendo proprio dai più giovani, a saperne cogliere il giusto attimo, il carpe diem, per apprezzare l’immortalità della sua eterea bellezza.

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Speciale Valle dell' Irno

Ospedale “Fucito”, chiude il reparto di ginecologia Cortei di protesta e polemiche Gli attivisti s’incatenano Scontro tra il Pd e il Sindaco Romano di Antonio De Pascale MERCATO S.SEVERINO.La soppressione del reparto di ginecologia e ostetricia presso l’ospedale “Fucito” di Curteri, genera da mesi polemiche. Le contestazioni sono iniziate a dicembre scorso, subito dopo la chiusura dei suddetti reparti con l’applicazione della legge 161. Il 30 dicembre 2015 si tenne in città un lungo corteo di contestazione. Il 21 marzo scorso, Vincenzo Sica (associazione “Diritto alla salute dell’ammalato”), Luigi Pergamo (presidente della “Lega per l’Italia”) e Luca Picarella (comitato “Pro-Fucito”), si sono incatenati dinanzi all’ospedale per protestare. La questione genera un duro scontro tra il Pd e il sindaco, Giovanni Romano. Dopo il ricorso presentato dal sindaco di Cava de’ Tirreni, Vincenzo Servalli, il Tar ha riaperto i reparti di ginecologia e ostetricia dell’ospedale della città metelliana. “E ora cosa succede ai reparti di ginecologia e ostetricia dell’ospedale “Fucito” ?”: se lo chiedono Carmine Ansalone, Fabio Iannone e Gerardo Figliamondi, consiglieri comunali del Pd. “Cava de’ Tirreni e il suo sindaco – dice Fabio Iannone vincono un’importante battaglia che hanno avuto la forza di sostenere. Noi consiglieri comunali del Pd avevamo chiesto al sindaco Romano di predisporre analogo ricorso al Tar per il man-

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Sindaco di Mercato S.Severino, Giovanni Romano

tenimento dei reparti di ginecologia e ostetricia presso l’ospedale di Curteri. Invece, il sindaco non ci ha ascoltato”. “Ora – prosegue Iannone – resta incerto il futuro dei nostri reparti. La responsabilità è del sindaco Romano che non ha presentato ricorso al Tar. Romano sostiene che, negli ultimi 5 anni, il nostro ospedale è cresciuto. E’ vero il contrario, come si vede dal ridimensionamento del reparto di ortopedia e dalla chiusura di ginecologia e ostetricia”. Ed ecco la replica della maggioranza amministrativa: “Come al solito, lo sciacallaggio politico dei locali consiglieri del PD non si è fatto attendere.

Di fronte alla ordinanza del TAR di Salerno che ha sospeso i provvedimenti di chiusura del reparto di ginecologia e pediatria presso l’ospedale di Cava de’ Tirreni, abbiamo letto di presunte responsabilità della nostra Amministrazione, colpevole di non essersi costituita in giudizio. Respingiamo le accuse al mittente, in primo luogo perché si tratta di un provvedimento di sospensione e non di merito, rispetto al quale quasi certamente ci sarà da attendere il responso del Consiglio di Stato. La battaglia per evitare la soppressione del reparto si vince con atti concreti della Regione Campania, che ha le competenze esclusive in materia sanitaria. Abbiamo ribadito la necessità di mantenere attivo il reparto di ginecologia e pediatria nel nostro Ospedale nelle osservazioni al nuovo Atto Aziendale”. La maggioranza ricorda che, nei 5 anni di amministrazione regionale Caldoro, l’ospedale ha ricevuto i seguenti finanziamenti: Medicina Legale (400.379 euro), reparto di oncologia (427.678) e Pronto Soccorso (a disposizione 728.378 euro). I lavori di riqualificazione dei suddetti reparti sono iniziati.

Pergamo Sica e Picarella incatenati dinanzi l'ospedale

Fabio Iannone

Vincenzo Sica

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Salute

James Gaetano Aliberti chirurgia estetica, tra bellezza e ricostruzione di Fiorella Autuori / foto Giulio Di Somma

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Diciamo la verità, per stare bene bisogna piacersi ed oggi è più facile riuscirvi grazie ad interventi di correzione estetica che migliorano la qualità della vita anche in funzione delle relazioni sociali. Ma è necessario ricordare che non bisogna sottovalutare i rischi che questo comporta se non ci si affida a medici competenti e di aggiornata professionalità. È il caso del dottor James Gaetano Aliberti nato a New York ma laureatosi all’Università di Napoli con il massimo dei voti, specializzato in chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica con svariati master all’attivo e numerose collaborazioni nei centri più importanti del mondo, nonché docente incaricato presso l’Università degli studi di Salerno in scienze e tecnologia cosmetica – facoltà di farmacia.

Gli abbiamo posto svariate domande per capirne di

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terventi più richiesti, ma anche una mastoplastica riduttiva quando c’è un eccesso ghiandolare e poi: riduzione di addome, fianchi, gluteoplastica, liposcultura degli arti inferiori e rimodellamento delle braccia appese>>.

Quando è necessario ricorrere alla chirurgia estetica? <<Là dove la medicina estetica non riesce ad ottenere un risultato concreto o nei casi di malformazioni congenite. Per quanto riguarda l’aumento del seno, oltre alle protesi mammarie, la novità è l’impianto di grasso e si può farlo prelevando il grasso dalla stessa paziente e infatti io seguo molto il brevetto BRAVA, che è stata una delle mie scuole negli Stati Uniti da dove provengo>>.

Quali sono gli interventi più richiesti e se ci sono novità nel settore. <<Come dicevo prima trovo il sistema BRAVA più naturale perché non comporta crisi di rigetto e fornisce ottimi risultati. Altre novità riguardano la medicina estetica: lifting facciale operando con le micro incisioni mini invasive.

L’addominoplastica anche qui operando con piccole incisioni adoperando degli endoscopi riducendo così ovviamente le cicatrici, la liposcultura dove si interviene con il lipolaser o smartlipo che evita i rischi di complicazioni, l’utilizzo di PRP ossia di plasma con le proprie piastrine estremamente efficace nei casi di antianging facciale e delle mani, braccia etc. ma soprattutto per la bio stimolazione del cuoio capelluto quindi per combattere la alopecia si ottengono ottimi risultati quali l’aumento del

volume e di spessore del capello>>.

Parliamo di costi, trattamenti e interventi sono onerosi? <<I costi non possono essere bassi in chirurgia plastica, anzi bisogna diffidare da essi e potrebbe essere davvero pericoloso se ci si affida a mani inesperte.

Se vi propongono un intervento mammario a tremila euro è un seno che non esiste e probabilmente useranno delle protesi riciclate>>.

Lei ha conseguito svariati master all’estero, l’Italia è un paese all’avanguardia nel settore? <<Direi che la situazione è migliorata e posso affermarlo con certezza perché ad esempio in Campania sono un pioniere della chirurgia estetica. Ho iniziato nel 1999 quando si era proprio all’inizio a Salerno. In Italia non è migliorata la scuola di specializzazione che ahimè è rimasta di basso livello, è migliorato invece l’approccio del chirurgo plastico alla chirurgia estetica perché hanno iniziato ad aggiornarsi anche all’estero mentre fino a dieci anni fa non era così. Io cerco sempre l’aggiornamento, è fondamentale per garantire sicurezza e professionalità al paziente e devo dire che ora inizio ad incontrare colleghi italiani a Parigi e negli Usa, pensa che prima di Roma in giù non si vedeva nessun medico ai congressi internazionali. Ci sono poi livelli di eccellenza a Milano, alcuni a Roma e finalmente la situazione è migliorata anche a Napoli e Salerno>>.

più.

Ci spieghi di cosa si occupa la chirurgia plastica. <<La chirurgia plastica ha vari settori di competenza, sia la parte ricostruttiva che la parte estetica. Quella ricostruttiva ovviamente riguarda le ricostruzioni post traumatiche, oppure malformazioni congeniti o anche ustioni. In attività privata si fa maggior uso di quella estetica che riguarda tutti i distretti corporei, dai capelli fino alla punta dei piedi. Faccio alcuni esempi: per quanto riguarda i capelli il trattamento della alopecia; il lifting facciale blefaroplastica superiore ed inferiore, rinoplastica, lifting parziale della guancia e del collo, lifting selettivo solamente delle arcate sopraccigliari e così via. Ci sarebbe tanto da dire. Scendendo verso il basso riduzione mammaria dell’uomo in presenza di ginecomastia, aumento mammario al contrario nelle donne che è uno degli in-

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Le hanno mai chiesto un intervento particolare ad esempio somigliare ad un personaggio famoso? <<Ricordo tre episodi: una ragazza che ha fatto con me una rinoplastica due volte perché voleva somigliare a Michael Jackson e siamo riusciti ad avvicinarci e come dissi alla signorina lo dico a tutti i pazienti non si può riprodurre perfettamente un naso, un viso, ci si può avvicinare al modello ma renderlo uguale è impossibile e a mio avviso non sarebbe neanche giusto.

L’altro caso, con un ragazzo che non volli operare perché aveva qualche problema di tipo psichiatrico e voleva somigliare a Brad Pitt e un altro caso, secondo me particolarmente grave di un infermiere in pensione, un omaccione baffuto che aveva deciso di cambiare sesso e ovviamente mi sono rifiutato>>.

Effettivamente un bravo medico deve essere anche un valido psicologo, ecco un altro dei motivi per i quali bisogna rivolgersi unicamente agli esperti. <<Infatti è importante sottolineare questo aspetto perché bisogna affrontare l’intervento con serenità, con calma e discutere molto prima col paziente e chiedere al medico tutto ma veramente tutto>>.

Ed io gli chiedo, come una sorta di confessore?

E lui dice: <<Esatto, posso dire ai lettori che il medico coscienzioso non spinge verso l’intervento ma valuta tutta la situazione del paziente. Non è etico spingere un individuo verso una scelta importante per un mero fatto economico. Io personalmente non lo farei mai e grazie a Dio anche dal punto di vista umano ho le mie piccole e grandi soddisfazioni>>.

Chi ricorre più spesso alla chirurgia estetica, l’uomo o la donna? <<Chiaramente ancora la donna, anche se l’uomo negli ultimi anni si è avvicinato soprattutto per quanto riguarda la chirurgia del naso e del viso. L’uomo più adulto e in carriera tipo il cinquantenne - sessantenne che sta molto bene fisicamente, approccia volentieri la medicina estetica. Punture e mini lifting facciali sono gli interventi più richiesti>>.

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La Tigel nasce nel 2010, si distingue per la distribuzione di prodotti per la prima colazione, di pasticceria della tradizione campana e in special modo quella delle famose sfogliatelle napoletane ricce e frolle.

L’obiettivo primario è quello della qualità nella distribuzione del prodotto surgelato.

Numerose sono le linee di distribuzione per abbracciare sia il campo del dolce che del salato.

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TigelSurgelati

info@tigel.it www.tigel.it

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