“Ci si nascondeva nei vicoletti, anfratti
bui, portoni, cortili, ricercati ed inseguiti dal compagno
estratto a sorte e se scoperti si doveva espiare
la pena da lui comminata. C’era però un porto
franco costituito per lo più da un uscio ben difeso
dal compagno sorteggiato e se si fosse riusciti a
toccarlo non si poteva più essere inseguiti.
Era in effetti il gioco delle guardie e ladri che si
protraeva sino a notte inoltrata perché i ruoli
venivano più volte scambiati”.
Non c’è pretesa di organicità e di completezza
in questa scorribanda di ricordi, ma
solo la rievocazione nostalgica di ciò che è
stato e che più non sarà.