Guida del Parco - Percorso 7

Ente Parco Metropolitano delle Colline di Napoli

Guida agli aspetti naturalistici, storici e artistici a cura di Leonardo Recchia e Renato Ruotolo

ISBN 978-88-8497-417-4

III Itinerario IL VALLONE DI SAN ROCCO

Parco Metropolitano delle Colline di Napoli Guida agli aspetti naturalistici, storici e artistici a cura di Leonardo Recchia e Renato Ruotolo

VOL. I

Percorso 7

I CASALI DI PISCINOLA E MARIANELLA

redazione Leonardo Recchia impaginazione grafica Tommaso Lubrano Lavadera art director Leonardo Recchia

restyling impaginazione 2022 Francesco Schioppa (PMCN) Stampato nel mese di febbraio 2010 per conto delle edizioni CLEAN dalle Officine Grafiche Francesco Giannini e Figli S.p.A. Napoli Copyright © 2010 CLEAN via Diodato Lioy 19, 80134 Napoli telefax 0815524419-5514309 www.cleanedizioni.it info@cleanedizioni.it Tutti i diritti riservati è vietata ogni riproduzione ISBN 978-88-8497-417-4

Gli autori di quest’opera intendono ringraziare tutti coloro che li hanno aiutati nella sua realizzazione, accogliendoli nelle proprie case e nei propri terreni, fornendo notizie documentarie e testi, tramandando episodi e ricordi personali, aiutandoli a comprendere meglio la struttura e lo spirito del territorio descritto. Senza il loro contributo questo testo sarebbe risultato molto più povero e impreciso.

Purtroppo di alcuni non conosciamo neppure il nome, degli altri forniamo l’elenco, in ordine alfabetico, sperando di avervi incluso tutti e chiedendo scusa a tutti quelli che, per dimenticanza ma non per ingratitudine, ne fossero rimasti fuori.

Pertanto gli autori ringraziano: Suor Luisa Alfieri delle Povere Figlie della Visitazione, Maria Teresa Angiulli, Famiglia Auzzino, Giovanni Baiano, Gaetano Barbarulo, Gennaro Bellafiore, Elisabetta Belli, Carlo Bocchetti, Berta Borrato, Bruno Brillante, Monica Bruno, Gabriele Carannante, Franca Chef, P. Umberto Ciotola, Antonio Colantuono, Domenico Contessa, Francesco Coppola, Franco Covino, Ileana Creazzo, Antonio Crosta, Nicola D’Amore, P. Carlo De Angelis, P. Claudio De Caro, Domenico De Luca, Giuseppe Della Corte, Suor Giovanna De Palo delle Betlemite, P. Carlo Diaferio, Ugo Di Furia, Mario Di Guida, Antonio Di Mauro, Marco Di Mauro, Giosuè Di Maro, Carmine Di Ruggiero, P. Pasquale Donvito, P. Ugo Dovere, P. Antonio D’Urso, Alberto Ercolano, Biagio Esposito, Rosaria Esposito,

Salvatore Esposito, Madre Fabia delle Suore Brigidine, Ebe Faggella, Michele Falco, Michele Fiore, Gaetano Fioretti, P. Raffaele Galdiero, Annamaria Gei, Tina Giacci, Maria Cristina Gioia,

Umberto Giordano, P. Salvatore Giuliano, Antonio Illiano, Francesco Imbriani, P. Filippo Jappelli, Guido Liotti, Carolina Lubrano, Francesco Luccio, Alberto Magone, Mario Marasco, Wanda Marasco, Giustiniano Matteucig, P. Francesco Minervino, Gaetano Mirone, Ciro Napoletano, Nino Nicoletti, P. Valentino Orefice, Mario Pacchioli, Gianni Palmers, Cataldo Patruno, Michelangelo Perretti, Luciano Pignataro, Giuseppe Polverino, Silvana Ponticelli, Luciano Riccio, Piero Riccio, Giuseppe Rusciano, Claudio Salerno, Giovanni Santoro, P. Pancrazio Scanzano, Guido Sciaudone, Ciro Sepe, Lucia Simone, Luciano Striano, Angela Tesone, Isabella Valente, Salvatore Varchetta, Francesco Varone, Antonio Vassallo, P. Pasquale Vicidomini, Massimo Visone Enti e Associazioni Associazione Amici della Vigna di San Martino, Associazione Asfodelo, Associazione Fondi Rustici, Biblioteca Nazionale di Napoli, Comunità La Sorgente, Diocesi di Napoli, Diocesi di Pozzuoli, Gran Priorato di Napoli e Sicilia del Sovrano Militare Ordine di Malta, Gruppo Archeologico Napoletano, Istituto per la Diffusione delle Scienze Naturali, Società Napoletana di Storia Patria.

Si ringrazia Padre Eduardo Parlato della Curia Vescovile di Napoli per la fattiva collaborazione.

Si ringrazia Fernanda Capobianco, Direttore dell’Archivio Fotografico della Soprintendenza Speciale per il Patrimono Storico, Artistico, Etnoantropologico e per il Polo Museale della Città di Napoli. autori delle schede Giovanni Baiano Elisabetta Belli* Elio Cipriani Agostino Di Lorenzo Clemente Esposito Maurizio Frassinet Luisa Fucito* Gianni Palmers Laura Piano Leonardo Recchia* Renato Ruotolo* Amelia Verrilli *in questo volume

Il repertorio bibliografico è stato curato da Renato Ruotolo Il repertorio Iconografico è stato curato da Leonardo Recchia La campagna fotografica per la guida è stata realizzata da Leonardo Recchia altre referenze fotografiche Massimo Velo, Napoli p. 50; Carmine Guarino, Mugnano p. 84; Antonio Niego, Napoli p. 152; Archivio Fonderia Storica Chiurazzi pp. 127, 128, 129, 131, 133. © Ministero per i Beni e le Attività Culturali per le opere conservate in archivi, biblioteche e musei statali © Progetto Orto Immagine Regione Campania, scala 1:500, 2004.

Introduzione degli autori

L

a Guida del Parco Metropolitano delle Colline di Napoli deriva da un nostro progetto accolto con entusiasmo dall’architetto Agostino Di Lorenzo, presidente dello stesso Parco, che ha partecipato con fattivo interesse alle varie fasi della sua realizzazione, redigendo, come esperto dei luoghi, l’itinerario di Chiaiano.

Non è semplice raccontare la genesi di quest’opera, frutto non solo di ricerche bibliografiche ma soprattutto della conoscenza diretta del territorio, in parte pregressa, in parte acquisita con lunghe passeggiate a piedi o a bordo di uno scooter, percorrendo strade urbane ma anche sentieri sterrati e tracciati di campagna senza nome. Una fatica premiata sempre dal ritrovamento di qualche antica masseria o dall’apparire di inediti tagli di paesaggio o di incredibili brani di campagna, ancora coltivata a poca distanza dalle moderne costruzioni. Ogni percorso è stato costruito non soltanto battendo il territorio ma anche appoggiando la ricerca sul campo con quella cartografica: mappe e piante, databili dal Sette al primo Novecento, sono risultate fondamentali per individuare tracciati da tempo dismessi, per recuperare elementi di una toponomastica ormai in disuso, per dare un nome ad antichi edifici, spesso in abbandono e ritrovati grazie alla segnalazione delle carte. Naturalmente non va ignorato l’apporto dato alla ricerca da alcuni testi, mai dedicati all’intero territorio

studiato ma a singole parti di esso, testi a volte di notevole valore scientifico, spesso di portata locale ma non meno meritevoli di menzione. Di questa bibliografia si è data la giusta segnalazione al termine di ciascun itinerario. Quel che è più difficile segnalare è il rapporto avuto con la gente del posto, contadini, operai, professionisti, sacerdoti, che spesso si sono adoperati per segnalare percorsi ed edifici isolati, per raccontarci avvenimenti, ricordare personaggi. Questo attingere alla memoria dei luoghi è stato essenziale per gli autori e traspare in più punti nei testi. Difficile ringraziare all’interno del testo così tante persone per la loro disponibilità, l’unico possibile segno di gratitudine nei loro confronti è costituito dal lungo elenco di ringraziamenti, posto all’inizio del primo volume.

Un doveroso ringraziamento, infine, va rivolto a quegli studiosi, esperti di differenti materie, che generosamente hanno offerto i loro consigli agli autori e, in alcuni casi, hanno redatto schede tematiche su argomenti di carattere storico, naturalistico, biografico, artistico, inserite nei testi degli itinerari, al fine di renderne più completa e approfondita la trattazione.

Per concludere, gli autori si augurano di aver reso, come era nelle loro intenzioni, un servizio alla città, facendone meglio conoscere alcuni luoghi e aspetti poco noti se non del tutto ignorati. Ma questa conoscenza può essere alla base del recupero e della valorizzazione delle varie e differenti aree del territorio del Parco soltanto se tutte le parti interessate, cittadini ed Ente Parco, riusciranno a stabilire un continuo e fiduciario rapporto di collaborazione, al fine di preservarne l’identità e di riconoscersi in essa.

I curatori Leonardo Recchia Renato Ruotolo

*I testi degli itinerari sono stati completati nel gennaio 2008

Il Vallone di S. Rocco.

8

iii itinerario

9

Il Parco Metropolitano delle Colline di Napoli

Alle pagine precedenti: Officio Topografico di Napoli, Carta topografica e idrografica de’ contorni di Napoli..., Napoli, 1817-19 (part.). Il territorio attraversato dal Vallone di S. Rocco.

Il Paludano, da Francesco De Bourcard, Usi e costumi di Napoli e contorni, Napoli 1857.

10

Questo itinerario include il tratto iniziale e centrale del Vallone di S. Rocco e il territorio che attraversa, definito a oriente dalla via di Miano e a occidente dalla via Tommaso De Amicis. Per il resto l’orientamento dei limiti è meno regolare, seguendo verso sud lo stesso Vallone e a sud-est la via Nuova S. Rocco, a nord-est la via Ianfolla e a nord e nord-ovest la via Marco Rocco di Torrepadula. E gli sconfinamenti saranno frequenti a causa della forma irregolare dell’area e per l’aggiunta di un percorso attraverso i quartieri di Piscinola e Marianella, antichi casali di Napoli da tempo assorbiti dalla città. Qualche loro area marginale fa parte del Parco delle Colline ma si è ritenuto opportuno dedicare un capitolo anche ai due ex casali per l’interesse rivestito da alcuni loro monumenti e per le tracce di una civiltà rurale, ormai estinta, che ancora conservano, nonostante la massiccia urbanizzazione che ne ha sconvolti gli assetti originari.

Caratteristica di questo itinerario è la presenza di diverse realtà agricole, gestite in genere da contadini non più giovani o da loro affini che svolgono anche altre attività. Dunque un comparto economico con poche prospettive di sviluppo e basato sul sacrificio e sull’amore per il proprio lavoro dei vari suoi operatori. Il vasto territorio coltivato è qui abbastanza acclive e in passato si estendeva lungo le pendici dei valloni con terrazzamenti che adesso sono in gran parte incolti.

Masserie ed edifici rurali, qualche villa e casini rustici, contraddistinguevano il paesaggio e ancor oggi li ritroviamo, in rari casi immersi in un ambiente simile all’originario, più di frequente circondati da

Il Vallone di San Rocco

moderni edifici oppure mascherati dalle costruzioni sorte lungo gli assi stradali. Purtroppo di frequente prevalgono abbandono o degrado, superfetazioni e interventi incongrui hanno alterato le antiche strutture e il caso della Villa Faggella, tuttora ben conservata, resta purtroppo isolato.

Altra caratteristica di quest’area è data dalla presenza di numerose cave di tufo, sia in galleria sia a cielo aperto. Attività molto antica, quella dei cavatori, che ha lasciato un forte segno, soprattutto evidente nei valloni delle Noci e di S. Rocco, il cui alveo originario in alcuni tratti si è allargato a causa degli scavi a cielo aperto che hanno fatto arretrare i fronti dei costoni, letteralmente affettati dall’alto in basso. Malauguratamente gli spazi di risulta sono spesso diventati discariche di materiali d’ogni genere e la stessa vegetazione ha subito un forte degrado per la mancanza di manutenzione.

Si resta in attesa della realizzazione dei progetti, finanziati dalla CEE, volti a valorizzare l’ambiente, che consentiranno di far scomparire il rivolo fognario, alimentato non solo da scarichi abusivi ma soprattutto da quelli comunali, che scorre sul fondo, restituendo al Vallone il ruolo naturale di collettore di acque piovane e dandogli quella destinazione a parco e area verde pubblica già prevista nel Piano Regolatore del 1972. Purtroppo non sarà possibile svellere dal centro dell’alveo il pilone di un ponte della Metropolitana Collinare che altera il paesaggio, consentendoci però di osservarlo agevolmente dall’alto, una volta in treno, fra le stazioni dei Colli Aminei e del Frullone. Lavori già avviati ci lasciano ben sperare e ci fanno credere che un giorno potremo ripercorrere l’antico sentiero che ancora si svolge sul fondo del Vallone.

Ignoto, Albero, Napoli, Museo Nazionale di S. Martino.

Il Parco Metropolitano delle Colline di Napoli

Bibliografia essenziale: P. Mascilli-L. Palomba-V. Valerio-C. Zucca, Piscinola e Marianella, in C. De Seta, I Casali di Napoli, Roma-Bari 1984.

F. Sica, Viaggio nella mia terra. Memoria storica sul casale di Piscinola, Napoli 1989.

A. De Simone, Linea uno: la prima tratta funzionale, in AA.VV., Napoli: una città che cambia. Dai progetti di Ferdinando II alla Metropolitana, Napoli 1992 V. Fraticelli, Il giardino napoletano. Settecento e Ottocento, Napoli 1993.

Napoli Sacra. Guida alle chiese della città, 15° itinerario, Napoli 1997.

V. Campolo-R. Stefanelli, I nuovi parchi e giardini pubblici, in Parchi e giardini di Napoli, ivi 1999 B. Cillo (a cura di), Un nuovo parco per Napoli, il Vallone San Rocco, Napoli 2000.

L. Pagano, Periferie di Napoli. La geografia, il quartiere, l’edilizia pubblica, Napoli 2001.

G. Crisci-B. Marengo (a cura di), Il Vallone San Rocco.

Strategie di riqualificazione ambientale delle aree di margine, Napoli 2006.

A. Di Lorenzo, Le colline nord-occidentali di Napoli: l’evoluzione storica di un paesaggio urbano. Tesi di dottorato, Università degli Studi di Napoli “Federico II”, Facoltà di Architettura, Dipartimento di Storia dell’Architettura e Restauro, XVII ciclo, gennaio 2006.

M. di Mauro, La Villa Paternò ora Faggella alla contrada di San Rocco a Napoli, ivi 2007.

B. Brillante-C. Minopoli, Napoli rurale. Itinerari nel verde segreto della città, Napoli s.d.

U. Scandone, Notizie storiche su Piscinola, Napoli s.d.

128

I casali di Piscinola e Marianella

Cartografia utilizzata: G. Porpora, Pianta Topografica del Casale di Marianella, 1779.

G. Porpora, Pianta Topografica del Casale di Piscinola, 1779.

G. Rizzi Zannoni, Topografia dell’Agro napoletano con le sue adiacenze (part.), Napoli 1793.

Officio Topografico di Napoli, Carta topografica ed idrografica dei contorni di Napoli levata per ordine di S.M. Ferdinando I Re del Regno delle due Sicilie, Napoli 1817-19.

F. Schiavoni, Pianta di Napoli, Napoli 1872-80.

Istituto Geografico Militare, Pianta di Napoli, fol. 184, 1907.

S.EL.CA., Pianta del Parco Metropolitano delle Colline di Napoli, Firenze 2005.

129

I casali di Piscinola e Marianella

iii itinerario iii parte

CHIESA DI S. GIOVANNI BATTISTA E S. ALFONSO DE’ LIGUORI COMPLESSO RESIDENZIALE CHIESA DI S. ALFONSO

Via Vi cinal e

ni an

iov

G an

aS

up

aC

Vi

MASSERIA S. GIOVANNI

Pisc

LA

CHIESA E CONFRATERNITA DEL SANTISSIMO SALVATORE

Via

de

l Sa

lvat

ore

cino la

PALAZZO DON CARLO

a Pis

Via V itt. E m

anue

le

PAR CO M

USE L

VILLA VITTORIA

CAPPELLA S. MARIA DELLE GRAZIE

delle Grazie

PALAZZO DE LUNA

Via N

apo li

ola

Via Madonna

ci n

CAPPELLA DELLA PIETÀ

Il Parco Metropolitano delle Colline di Napoli

Alle pagine precedenti: Ortofoto della città di Napoli (part.), i quartieri di Piscinola e Marianella.

Pianta di Napoli di metà Ottocento (part.), Napoli, Biblioteca Nazionale.

104

I casali di Piscinola e Marianella

105

Il Parco Metropolitano delle Colline di Napoli

Giovanni Antonio Rizzi Zannoni, Topografia dell’Agro Napoletano con le sue adiacenze (part.), Napoli, 1793.

106

La contiguità e l’affinità territoriale e storica ci hanno spinti a superare i limiti del Parco Metropolitano delle Colline per proporre delle brevi digressioni negli antichi casali di Piscinola e Marianella che, nonostante la devastazione della moderna edilizia, conservano tuttora qualche interessante monumento e parti dell’originario impianto dei piccoli borghi rurali, ormai privati del loro carattere e trasformati in quartieri moderni, con un’edilizia di mediocre qualità.

La recente apertura di alcune stazioni della Metropolitana Collinare e di nuove strade ha meglio collegato questi quartieri al centro della città ma va detto che fin dal secolo XIX si era avvertita la necessità di migliorare i collegamenti fra Napoli e i casali, superando una rete viaria inadeguata per i tempi, spesso fatta di strade sterrate, quasi sentieri campestri, dall’andamento irregolare. Per agevolare le comunicazioni fra la città, alcuni casali e i centri di Marano e Qualiano,

I casali di Piscinola e Marianella

fu aperta a metà Ottocento, e inaugurata nel 1861, una nuova via che nei suoi vari tratti prende il nome di S. Maria a Cubito, via Scaglione e via Nuova S. Rocco. A essa si collegarono con assi rettilinei i casali più vicini, Chiaiano e Marianella, dando il via a una espansione in quella direzione.

Tuttavia Piscinola e Marianella, ancora fra le due guerre, conservarono il loro carattere rurale ma arricchirono la rete stradale con l’apertura del collegamento fra Miano e Piscinola.

Negli anni dell’immediato secondo dopoguerra erano ancora separate da spazi verdi ma ben presto la speculazione edilizia e gli interventi pubblici e privati, seguiti al terremoto del 1980, hanno portato alla loro quasi totale scomparsa e alla saldatura dei due nuclei in una unica conurbazione.

Istituto Geografico Militare, Pianta di Napoli, fol. 184, del 1907 (part.).

I casali settentrionali risultano, in entrambe le rappresentazioni, separati da vasti spazi agricoli. Questa situazione permarrà quasi immutata fino alle soglie degli anni Cinquanta del XX secolo. Unica differenza è la presenza, nella pianta del 1907, della strada fra Marano e Napoli inaugurata nel 1861.

107

Il Parco Metropolitano delle Colline di Napoli

Il casale di Piscinola nella rappresentazione topografica fatta da Giambattista Porpora nel 1779.

108

I

n questa terza parte vogliamo proporre una deviazione per visitare i quartieri di Piscinola e Marianella, posti oltre i limiti del Parco Metropolitano delle Colline, salvo piccole aree marginali che abbiamo trattato nel corso delle due parti precedenti. I due antichi casali di Napoli hanno ormai perso l’originaria impronta rurale e costituiscono una unica conurbazione che ne ha cancellato le caratteristiche, evidenti soltanto in qualche antico edificio e in quel che resta dei nuclei storici, sommersi dall’edilizia moderna.

Piscinola, già esistente come insediamento rurale in età tardo-imperiale, meglio documentata dal X secolo in poi, fu casale di Napoli, aggregato alla città nel 1866. Vi si può giungere da via Ianfolla, imboccando via Madonna delle Grazie dove si trova la Cappella della Madonna delle Grazie,

I casali di Piscinola e Marianella

Facciata della cappella di S. Maria delle Grazie.

già segnata nel 1793 nella Pianta del Rizzi Zannoni ma di aspetto ottocentesco, recante sul portale una Madonna delle Grazie, dipinta su mattonelle maiolicate nel secondo Novecento. Sulla destra si prende via Napoli da cui si diparte sulla sinistra la via del Salvatore, fiancheggiata da modesti edifici a corte.

Al civico 10 si apre l’ingresso di Villa Vittoria, un grande edificio più volte modificato, il cui portale può risalire agli ultimi decenni del XIX secolo, forse anche al 1894, anno segnato sul fermo del portone. Il complesso era composto da due parti opposte, l’una prospiciente via del Salvatore e l’altra via Vittorio Emanuele, unificate da un corpo basso a terrazza, forse coevo al portale, che chiude piazza Tafuri. Nel retro del palazzo c’erano un giardino e spazi agricoli, trasformati nel 1994 in un parco pubblico urbano, denominato dapprima di Villa Vittoria e, dal 2004, 109

Il Parco Metropolitano delle Colline di Napoli

dedicato a Mario Musella, voce e fondatore del complesso musicale “Showmen”, nativo di Piscinola. Il Parco Musella, cui si accede tanto da via del Salvatore quanto da via Vittorio Emanuele e via Napoli, presenta spazi attrezzati per i giochi e la sosta e un impianto arboreo composto in prevalenza da palme e agrumi, nonché da acacie, tigli e altre essenze.

Notevole un vecchio carrubo, evidentemente preesistente.

Via del Salvatore ci conduce in piazza Tafuri, centro dell’antico casale, distante un centinaio di metri dalla Stazione Piscinola della Metropolitana.

Su di essa affaccia la Chiesa Parrocchiale del Santissimo Salvatore il cui aspetto, frutto di molteplici interventi susseguitisi

I casali di Piscinola e Marianella

fino ad anni recenti, non ne lascia supporre la lunga storia.

Il primo atto che la menziona risale al 1033 ma le sue origini dovrebbero risalire almeno al X secolo; ricostruita dopo che il terremoto del 1688 la distrusse, subì nel 1882 il crollo del soffitto, rifatto l’anno dopo.

Seguirono altre ristrutturazioni che cancellarono ogni segno di antichità: nell’ultimo decennio del secolo XIX furono aperte le nicchie sugli altari, togliendone i quadri; altri lavori negli anni 1949-50 e 1965-66 portarono alla definizione dell’attuale aspetto dell’interno e alla costruzione della facciata col campanile. L’elemento più antico superstite è la Testa della Vergine, affresco trecentesco dell’abside, recuperato durante i lavori nel 1950, frammento di una Madonna della Misericordia descritta dalle fonti del XVII secolo, dipinta a sua volta su un affresco preesistente di cui sono emerse tracce illeggibili.

Al XVIII secolo risalgono alcuni altari in marmi policromi, mutilati dai furti, e due sculture lignee, raffiguranti Sant’Antonio di Padova, sul primo altare a destra, e Sant’Antonio Abate, nella prima nicchia a sinistra. Sotto di questa è murato il chiusino della

A fronte, Veduta del Parco Musella con un’antica piccionaia.

Facciata della Chiesa Parrocchiale del Santissimo Salvatore.

111

Il Parco Metropolitano delle Colline di Napoli

Interno della Chiesa del Santissimo Salvatore.

Facciata della Chiesa della Confraternita del Santissimo Sacramento.

sepoltura dei fanciulli, datato 1641 e recante incise le figure di alcuni bambini in ginocchio. In questa chiesa si riunivano gli Eletti del popolo di Piscinola mentre le assemblee popolari avvenivano nel largo antistante, ora denominato piazza Tafuri. Qui, di fronte alla Parrocchiale, fu eretta la Chiesa della Confraternita del Santissimo Sacramento, fondata nel 1777. La facciata, definita da coppie di lesene ioniche, presenta ancora le forme del tardo ‘700 su cui a fine ‘800 furono sovrapposte le palmette in stucco nel 112

I casali di Piscinola e Marianella

fregio e la Pietà, pure in stucco, nella lunetta del portale. L’interno è a navata unica, scandita da lesene ioniche e ornata da eleganti stucchi tardo settecenteschi.

Sull’altare marmoreo, ottonovecentesco, un dipinto con l’Immacolata e il Redentore, della seconda metà del secolo XVIII. Da piazza Tafuri si prende via del Plebiscito dove, sulla destra, all’incrocio con via Acquarola di Piscinola, si vede la cappella della Madonna della Pietà, detta anche di San Vincenzo, già esistente nel 1746, restaurata nel 1883 e ormai chiusa, dal prospetto di semplice gusto classicheggiante. Essa era di pertinenza dell’adiacente palazzo, prospiciente via del Plebiscito, che conserva ancora il carattere agricolo-residenziale nel cortile, dove un’archeggiatura sostiene il ballatoio del primo piano cui si accede con scale esterne. Di stile tardo barocco è il portale in piperno scolpito. Questo edificio appartenne nel XVII secolo ai principi de Luna, nel Settecento era dei duchi Giordano, nel secolo XIX passò ai Diodati, che nel 1883 restaurarono la cappella, e più tardi ai Fioretti. Di fronte, al numero 10 di via Plebiscito, si apre un portone che immette in un’antica masseria, già collegata ai campi, ora sostituiti dalla moderna edilizia, restaurata di recente:

Cappella della Pietà.

113

Il Parco Metropolitano delle Colline di Napoli

Esterno del Palazzo Don Carlo.

114

essa presenta una quinta con arconi su cui corre il ballatoio dove si affacciano le abitazioni, raggiungibile con scale esterne e coperto da una tettoia, retta da pilastri. La costruzione rurale, alterata con l’intonaco e il rivestimento in pietra dei gradini, si trova inserita in uno spazio chiuso da fabbriche moderne. Analoghi recuperi di vecchie strutture rurali, inserite in contesti abitativi contemporanei, si registrano fra l’altro nella non lontana via Vicinale dietro la Vigna (ad esempio ai nn. 1 e 2).

Da piazza Tafuri ha inizio la via Vittorio Emanuele, seguita sulla sinistra dal recinto del Parco Musella, in cui si aprono due ingressi. Il suo percorso è interrotto dalla piazza Vittorio Emanuele su cui si affaccia, ai nn. 27 e 28, il cosiddetto Palazzo Don Carlo. Di esso non abbiamo notizie storiche ma si può affermare che risale almeno al secolo XVIII,

I casali di Piscinola e Marianella

epoca a cui si data il portale in piperno sagomato, privo dello stemma che lo sovrastava. Il suo impianto, già evidente nella Carta idrografica e topografica dei dintorni di Napoli del 1817-19, consta di due corpi di fabbrica, forse di epoca differente, uniti a formare una L che definisce due lati della piazza. In quello di destra si apre il portale che immetteva a una corte dal carattere rurale, tuttora recante su due lati un ballatoio sopra arconi, oltre cui c’erano le campagne. Questa struttura, a due piani, è molto alterata e collegata sulla sinistra a un’altra, composta da una corte chiusa, cinta su due lati dagli arconi reggenti il ballatoio, accessibile con una scala esterna.

L’ingresso (n. 27) si apre nel basso muro di cinta verso la piazza, recante tuttora gli antichi riquadri lapidei in cui erano infissi gli anelli per legare gli animali.

Verbascum niveum da Michele Tenore, Flora Napolitana.

Descrizione delle Piante Indigene del Regno di Napoli, Napoli 1811-15.

115

Il Parco Metropolitano delle Colline di Napoli

Si riprende via Vittorio Emanuele al cui termine, sulla destra, segnato dal civico 40, sorge il Palazzo de Luna, appartenente a questa famiglia forse già nel XVI secolo e collegato a vaste proprietà terriere. Nel basso corpo terrazzato, posto a filo di strada, si aprono il portale d’ingresso, in piperno, chiuso da una bella rosta lignea intagliata, databile alla prima metà del XVIII secolo, e, sulla sinistra, quello in piperno, di gusto tardo-barocco, della Cappella della Madonna del Soccorso, chiusa da tempo, fondata dai principi De Luna nel 1640. I portali, la struttura della scala e le mostre degli anelli per legare gli animali, scolpite a fioroni, poste nell’androne e nel cortile, sono gli unici elementi superstiti dell’antico edificio che è stato del tutto alterato da superfetazioni e interventi incongrui.

116

I casali di Piscinola e Marianella

Palazzo De Luna, portali dell’ingresso e della Cappella della Madonna del Soccorso. Rosta settecentesca del portale.

117

Il Parco Metropolitano delle Colline di Napoli

Giambattista Porpora, Pianta Topografica del Casale di Marianella, Napoli, 1779, Napoli, Società Napoletana di Storia Patria.

Lungo il lato sinistro del palazzo si percorre via Marianella cui segue la via Vicinale Piscinola che ci conduce in piazza Marianella, centro dell’omonimo casale, documentato soltanto dal XIV secolo e aggregato a Napoli nel 1827. Come attesta il ritrovamento di qualche rudere, si può supporre che già in età imperiale qui sorgessero degli insediamenti agricoli. Il carattere rurale del borgo è stato del tutto cancellato dalle moderne costruzioni del post118

I casali di Piscinola e Marianella

Allium Pendulinum da Michele Tenore, Flora Napolitana.

Descrizione delle Piante Indigene del Regno di Napoli, Napoli 1811-15.

terremoto e anche i pochi resti di edifici a corte superstiti non sembrano molto significativi. In quello che era il nucleo dell’abitato ben poche fabbriche del primo Novecento si sono salvate, tra le altre un palazzetto, datato sul portale 1910, in via vicinale Piscinola 13, e i due adiacenti che fanno da fondale alla piazza Marianella, esibendo qualche ornato degli anni dieci-venti del secolo XX e un tono decaduto e malmesso.

119

Il Parco Metropolitano delle Colline di Napoli

Facciata tardo ottocentesca della chiesa di S. Alfonso.

A fronte, l’interno della stessa Chiesa, l’altare maggiore.

120

Nella piazza si leva una colonna, sormontata da una Vittoria bronzea, dedicata dai marianellesi ai caduti di tutte le guerre. Qui convergono alcune strade, connotate solo in parte da vecchi edifici in decadenza ma, per lo più, da moderni fabbricati alquanto deprimenti. Imbocchiamo la via Celentano che, subito sulla destra, costeggia l’antica masseria dei principi de’ Liguori di Presicce, dove il 17 settembre del 1696 nacque sant’Alfonso.

L’edificio, cui si accede dal civico 14, è stato tanto stravolto da interventi incongrui da risultare irriconoscibile anche a chi lo abbia veduto una ventina d’anni or sono. Una lapide, posta in facciata nel 1996 a ricordo del Santo, e lo stemma settecentesco dei de’ Liguori, dipinto nella volta dell’androne, ci assicurano che questa era l’antica dimora della famiglia, proprietaria di vasti terreni nella zona fin dal tardo secolo XVI. Nel 1799 tutto fu venduto agli Ametrano da un cui discendente, Nicola, l’Ordine dei Redentoristi, fondato dal Santo, acquistò nel 1872 un’ala dello stabile, l’unica che conservi all’esterno dignitose linee architettoniche, dovute alla ristrutturazione operata dai padri nel tardo Ottocento.

Allora in alcuni locali terranei fu ubicata la Chiesa di S. Alfonso che una lapide posta nella cappella di destra dice iniziata il 10 luglio del 1893 secondo il progetto dell’ingegnere Giuseppe Carnesecchi, autore di un interno di gusto neo-rinascimentale, decorato da finti marmi e recante nei soffitti discreti dipinti con Simboli della Passione, Virtù Cardinali e Teologali, Evangelisti, Lo Spirito Santo e Angeli, datati 1895. Dello

Decorazione di un soffitto con le Virtù cardinali.

122

stesso anno è la tela sull’altare, raffigurante S. Alfonso, di Filippo De Falco. Nella Casa dei Redentoristi, al primo piano, in alcuni ambienti della dimora dei de’ Liguori, fra cui la stanza in cui nacque S. Alfonso, sono conservati reliquie, memorie e oggetti personali del Santo, libri, incisioni, dipinti e arredi.

La decorazione di questi interni fu rifatta nel tardo Ottocento così come anche l’oratorio della famiglia, progettato dal Carnesecchi nel 1889 e decorato nello stesso anno dalla tela sull’altare, raffigurante S. Alfonso

I casali di Piscinola e Marianella

neonato benedetto da S. Francesco de Geronimo, di Raffaele Santitoro.

Nel 1928 Roberto Carignani dipinse nella volta S. Alfonso in gloria.

Ritornati in piazza Marianella si prende via della Bontà, fiancheggiata da un complesso, composto da otto edifici di abitazione, con un lato su via Vicinale Piscinola e l’altro su via S. Battaglia, eretti negli anni 1982-88 su progetti di Franco Purini, Laura Thermes e altri, a sostituzione di fabbriche fatiscenti. Questo rappresenta un organico intervento su un intero lotto urbano e si sforza di salvare la memoria storica dei luoghi, conservando il rapporto con l’antico tracciato stradale e ricreando ampi spazi esterni, memori delle fabbriche a corte, tipiche del luogo.

Subito oltre si giunge in piazza S. Alfonso, centro

Cappella nella casa dei Padri Redentoristi.

Prospetto di un moderno complesso residenziale su via della Bontà.

123

Il Parco Metropolitano delle Colline di Napoli

dell’antico casale, dove prospetta la Chiesa di S. Giovanni Battista e di S. Alfonso de’ Liguori, di certo anteriore al XIV secolo ma più volte rimaneggiata, in particolare negli anni 80-90 del XIX secolo e negli anni 50 del XX. Al secondo Ottocento risale la facciata, alterata in seguito; all’interno si conservano opere più antiche, alcune pervenute nel 1889 dalla chiesa napoletana di S. Patrizia come le quattro colonne in marmi commessi, del tardo Seicento, poste ai lati dell’arco trionfale, e una cornice di comunichino, di metà Settecento, reimpiegata nel lato destro della navata come cornice di una nicchia. Altri arredi marmorei settecenteschi, fra cui l’altar maggiore, e una coeva statua lignea del Battista, nella terza cappella a destra, appartennero alla vecchia chiesa. Di una certa importanza alcuni dei quadri posti fra le finestre del secondo ordine: sul lato sinistro, dall’ingresso, La Madonna col Bambino ed i SS. Giovanni Battista e Francesco d’Assisi, di un manierista del primo Seicento, La decollazione del Battista, attribuita a Nicola Vaccaro, Il battesimo di Gesù, di scuola del Solimena; sul lato destro

I casali di Piscinola e Marianella

L’Adorazione dei Magi, del secolo XIX, L’annunciazione, di metà Seicento, e S. Giuseppe con altri Santi, di Giovan Battista Lama. Ottocentesca è La decapitazione di S. Gennaro, nel soffitto. Da notare, infine, nella quarta cappella a destra, degli Angeli musicanti, affrescati ai primi del XVII secolo.

Da piazza Marianella si prenda il corso Marianella che sbocca in via Scaglione. Nell’incrocio fu eretta nel 1925 una statua in bronzo di S. Alfonso, modellata dal professor Cirino e posta su una base in marmo disegnata dall’ingegnere Vittorio Di Maro. Anziché percorrere tutto il corso, svoltiamo sulla sinistra

Chiesa di S. Giovanni Battista e S. Alfonso de’ Liguori, facciata con campanile e vista dell’interno.

125

I casali di Piscinola e Marianella

in via Ramaglia cui segue la via Cupa S. Giovanni, antica strada rurale che attraversa una vasta area in parte costruita, in parte ancora coltivata. Sulla destra, in corrispondenza del civico 35, sono i ruderi di una masseria, segnata nelle piante del primo Ottocento col nome di Masseria Croce; poco dopo, sulla sinistra, al civico 10, si apre l’ingresso della Masseria S. Giovanni, fino al primo Ottocento di proprietà del Convento di S. Giovanni a Carbonara, ancora abitata e inserita in un ambito rurale parzialmente coltivato a ciliegie, pesche, legumi, patate, viti maritate a pioppi. Interessante, nonostante superfetazioni e danni, la struttura dell’edificio che fa supporre un’origine tardo-medioevale: in facciata, a sinistra dell’ingresso, una cornice lapidea a sesto ribassato racchiudeva un affresco di cui resta soltanto la testa abrasa di un santo vescovo, di difficile datazione ma non successiva al primo Seicento; un arcone a tutto sesto, con stemma a doppia banda obliqua nella chiave di volta, immette nel profondo androne, coperto da tre campate gotiche, rafforzate in epoca successiva con sottarchi a tutto sesto. Nell’ultima si apre un portale a sesto ribassato; il livello del piano di calpestio è stato abbassato di recente, eliminando una scalinata e creando una rampa che consente ai veicoli l’accesso al cortile. Qui, sulla destra, è la cappella di S. Giovanni, chiusa da una porta lignea a birilli torniti, databile al XVII-XVIII secolo, e con due oculi in facciata.

Qui può aver termine questa escursione nei due antichi casali.

A fronte, ingresso della Masseria di San Giovanni.

Facciata della Cappella della stessa masseria nel cortile.

127

6

Parco Metropolitano delle Colline di Napoli III Itinerario

7