MADRETERRA PALMI E DINTORNI NUMERO 11

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Anno 1 Nr. 11 Novembre 2010

MadreTerra Palmi & Dintorni PERI O D I C O

D I C U LT U R A

F REE PRESS - FREE PRESS - FREE PRES S

l’editoriale Paolo Ventrice

MILANO

ED

Omaggio

2010

F R E E P R E S S - F R E E PR ESS - FR EE PR ESS

Conferenza nazionale sulla famiglia C’è sostanzialmente accordo: la famiglia in Italia va aiutata e il problema alla Conferenza di Milano è stato affrontato a 360 gradi con associazioni, professori, volontariato, esperienze di amministrazioni locali.

G

iustizia Divina! Dopo giorni di telenovela attorno alla Ruby “nazionale” (ci impegniamo al massimo quando si tratta di gossip) arriva il giorno vero delle donne, di quelle che hanno fatto la storia del nostro pianeta, di chi ha dato anche la vita per migliorare la nostra. Aung San Suu Kyi non è bella come Ruby e certamente i giornalisti non fanno a gara per le sue foto osè ma dal suo viso traspare un senso di libertà e di pace. Aung San Suu Kyi è la porta di una nuova frontiera, è la vittoria degli ideali giusti; la sacra battaglia di una donna, forte, intemperante e coraggiosa che ha sfidato il suo destino per il sogno della democrazia, per quella libertà che oggi le appartiene, concessa da Dio ai suoi figli, e negata, troppo spesso, da uomini e politiche egoistiche. Aung San Suu Kyi è stata spinta, dal mondo, fuori dalla sua prigione, un mondo consapevole che la sua linea politica era quella giusta, un mondo che, probabilmente, ha stabilito forti affinità con la storia di quel grande uomo che è Nelson Mandela. La prigionia per zittire, per spegnere sul nascere movimenti opinionisti e di pensiero contrari alle ingiustizie di governi militari, sempre in assetto di guerra contro il proprio popolo, sempre in stato di guardia e pronti a cancellare qualsiasi dubbio su chi è più forte e su chi deve “comandare”; la prigionia con la consapevolezza che forse, un giorno, il mondo si possa dimenticare del prigioniero “scomodo”. Così non è stato per Aung San Suu Kyi. Ha ricevuto il premio Nobel per la Pace nel lontano 1991 (2 anni prima di N. Mandela ndr.) ma ha trascorso gli ultimi 15 anni tra carcere e arresti domiciliari. La sua tenacia è il riferimento a qualcosa che cambia, a un mondo sempre più attento verso problematiche sociali ma ancora troppo poco veloce per risolverle. La svolta della Birmania passa nelle mani di chi ha saputo costruire un ideale puro, di chi ha rinunciato alla libertà ed anche alla possibilità di vedere i propri figli per oltre 10 anni, se questa non fosse stata concessa senza alcuna riserva. Oggi Aung San Suu Kyi ricomincia da dove ha lasciato; dalla sede del suo partito, “Lega Nazionale Democratica”, fonte dei suoi guai ma anche mezzo per una imminente, speriamo, liberazione del popolo Birmano. Ben tornata Aung e grazie per aver allontanato dagli schermi, almeno per un po’, le Ruby di tutto il mondo!

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INFORMAZIONE

pag. 9

FEDERALISMO FISCALE

di Giuseppe Pardeo

pag. 8

Il Punteruolo Rosso

di Walter Cricrì

pag. 24

John Lennon

di Daniele Gagliardo

pag. 28


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