Ldella’ECO scuola nuova | LXXV | n.3 (256) | Luglio-Settembre 2020 |
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Sommario
ISSN: 0012-9496 EDITORIALE
Editoriale di Domenico Milito
3
Per la salvaguardia del patrimonio scolastico-educativo al tempo del Covid-19 di Michela D’Alessio
4
La guerra civile negli antichi e nei moderni con una riflessione sulle vicende italiane nel Novecento di Mario Carini
11
Ricordare Enzo Biagi a cento anni dalla nascita di Alessandro Casavola
12
Applicazione del Titolo V della Costituzione, divario tra nord e sud e salvaguardia dell’unità nazionale
Pluralità etica e unione politica di Mariella Calogero
13
Unione Europea Erasmus, il programma educativo per l’Europa Un’intervista a Sofia Corradi di Ferdinando Cabrini
16
Thinking pair share e benessere psicologico nei contesti di apprendimento Maria Anna Formisano
20
La disabilità:“una condizione di salute in un ambiente sfavorevole” di Enrica Rosa Granieri
22
La scuola capovolta Didattica on line e inclusione: un binomio incompatibile per i più fragili di Francesco Belsito
25
Didattica a distanza: equità di opportunità e innovazione didattica di Eliana Melluso
27
Apprensione e speranza accompagnano la necessaria ripartenza di Gabriella Blanchino
29
La pratica didattica tra innovazione e tradizione
a pandemia e l’emergenza sanitaria hanno messo a nudo la fragilità degli Organi che, a seguito della riforma federalista della Repubblica, avvenuta con la Legge n. 3 del 2001, si sarebbero dovuti impegnare per soddisfare i bisogni dei cittadini in adesione al Dettato costituzionale. Chiaramente campi privilegiati di intervento sarebbero dovuti essere quelli dell’istruzione, della formazione, della sanità, della sicurezza e dei trasporti. In circa venti anni le Regioni, i Comuni e le Province “rimodulate” hanno stentato nel porre in essere momenti e modalità di raccordo consoni rispetto alla necessità di soddisfare le legittime aspettative che erano sorte in clima di seconda Repubblica. Il processo al quale, invece, abbiamo assistito non è stato caratterizzato da un’adeguata mobilitazione per concretizzare al meglio le novità istituzionali e organizzative introdotte con la Riforma del Titolo V. Al contrario, ci si è attardati in un’analisi sterile, se non generativa di proiezioni divergenti e conflittuali, in ordine al modo di intendere la Repubblica federalista. È così che, al posto di porre l’accento sul da farsi per gestire il cambiamento ordinamentale, il dito è stato puntato verso un quadro futuribile sorretto da un’impietosa analisi tesa a sottolineare le caratteristiche diversificate tra Regioni ricche e Regioni povere, escludendo l’impegno nella ricerca di
di Sonia Iervolino
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