La coscienza di oubliette

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E così passammo la notte, noi amici dagli svolazzi letterari.. da Svevo a NCIS , da CNSI a “Il silenzio degli innocenti”, da Dylan Dog a “L’esorcista” ad altri film di cui non ricordavamo il titolo, dalla psicanalisi alla meditazione dei popoli nomadi, un miscuglio tra Africani e Indiani d’America. Alle 5 del mattino dopo, sovreccitati, con un latente mal di testa e le borse sotto gli occhi andammo insieme al bar della stazione a prenderci un caffè. Quando ci sedemmo al tavolino, ci guardammo in faccia e cominciammo a ridere…, dapprima piano e a singhiozzo, poi sempre più forte in ironica allegria. Spero sorridiate anche voi che leggete. Ma una mattina, all’alba, il capotribù si accorse che il suo misterioso e taciturno ospite era sparito. Sul suo giaciglio, solo alcune briciole del pasto serale ed una vecchia coperta che usava per ripararsi dal freddo. Zeno era fuggito via, di nuovo. Non in aereo, non in furgone ma a dorso di cammello. La sua peregrinazione continuava ma a nulla serve fuggire e nascondersi quando la coscienza ti segue ovunque.

A dorso di cammello la peregrinazione è alquanto scomoda, se le gobbe non sono toniche e nerborute. Purtroppo per lui, il cammello di Zeno era mal nutrito, e senza una sella di cuoio adeguata, ben presto il nostro eroe iniziò a soffrire di una fastidiosa sciatalgia, che lo costrinse a camminare a fianco del suo destriero. Così, almeno, riuscì a riprendersi un pò, da sessantenne che ne dimostrava ottanta.


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