ANCHE TU SU OUBLIETTE

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Oubliette ebook - numero 01 raccolta delle poesie del concorso "anche tu su oubliette" mesi: settembre - ottobre - novembre - 2011


“Anche tu su Oubliette” è stato realizzato da: Faster Keaton Produzioni Grafica e impaginazione: Fabrizio Marrocu

© 2012 - Faster Keaton Produzioni


Il Concorso Nazionale Letterario “Anche tu su Oubliette”, promosso dal Web-Magazine OublietteMagazine e dalla Faster Keaton Produzioni, ha avuto una durata di tre mesi, nei quali per ogni mese (settembre – ottobre – novembre 2011) è stato indetto un bando, all’interno del Magazine, suddiviso in due sezioni (poesia inedita e poesia edita). La forza del concorso è stata una giuria mutevole che ogni mese ha valutato le poesie partecipanti sino a giungere al verdetto di un vincitore per ogni sezione di appartenenza e, di sei finalisti. I vincitori del concorso sono stati proclamati “Poeta del Mese” di OublietteMagazine ed inseriti nella categoria “Poesia”, oltre alla pubblicazione nell’ebook del concorso insieme alle poesie finaliste. Si ringraziano tutti i partecipanti, le quali poesie sono consultabili all’interno dei tre bandi di concorso.

La redazione OublietteMagazine


Giuria: A n c h e

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Oubliette

S ettembre 2 0 1 1

Alessia Mocci (Dott. in Lettere, redattrice e critico letterario) Fabrizio Marrocu (Faster Keaton Produzioni) Fabio Costantino Macis (Fotografo) Laura Collu (Psicologa)

Vincitori: Siddharta-Asia Lomartire (sezione A, poesia inedita) Carla Casu (sezione B, poesia edita)

Finalisti: Tommaso De Beni Lidia Peritore Ricciardo Ferrari Ersilia Anna Petillo Ivonne Maestroni Raffaello Corti


Siddharta-Asia Lomartire “Donna di facili costumi” Tristezza, assolvimi da questa tua condanna. Che neanche gli occhi ne posson più, a furia di inumidirsi, e le carni, si seccan lentamente e neanche la parola vuol pronunciare il tuo nome, accompagnato quasi da una maledizione. Anche le pareti, son sazie di vedermi imprecare, e la luce, quasi spaventata, più non mi degna d’attenzioni. Come una donna di malaffare,

sei venuta a barattare quel mio immenso dono. Sei giunta solenne, maestosa, tramutandoti celermente in un illegittima pena. Tristezza, è cosi che sei venuta a me.


Carla Casu “Alla Musa” Come la notte che ti chiesi di asfodeli, ricordando canzoni in lingue ignote e familiari… … così procede il mio giorno, bagnato di certezze claudicanti. Ti osservo affacciata al balcone che incroci le nude gambe, aspettando schegge d’ardore… … e mostri al mattino un riso infantile, macchiato di rosso scarlatto. Ma fiera nella fedeltà al tuo io più dannato, dismessi i panni dell’amante possibile… … vesti le labbra sbiadite dal tempo, di merletti color agonia.

Tratta dalla raccolta “La Donna”, AA.VV. Il Ginepro – poesiaèrivoluzione, 2010


Tommaso De Beni “Sabato sera, forse” L’elettroshock tra cielo e nuvola indora l’orizzonte, ti scuote un attimo prima di tornare alla strada e al pensiero. E’un vento caldo che non sa di pioggia, tutto sa di catastrofe imminente. “Puoi girare anche qua” dici. La macchina fa un rumore strano, mi pare. Cerco di guidare bene e vorrei chiedertelo: “Guido bene, vero?” L’auto che ci segue mi lancia una luce accecante, mi chiedo perché, “Non so” dici, “saranno loro” “No, non sono loro” dico io. Al primo semaforo rosso io e il conducente ci guardiamo in faccia alle spalle e capisco che forse ci potrebbe essere una rissa, una follia, uno scherzo, una violenza gratuita. Adesso vorrei lasciare il volante e guardare solo le foglie e il vento e la notte e farmi spaventare dai fulmini; il pannello dell’autoradio emana laser fantascientifici, fa caldo. Se apri il finestrino non sentiamo più la musica.

Tra due rotonde o tre siamo arrivati, il volante ogni tanto trema, il cambio ogni tanto e il pedale sempre, è duro e la macchina, mi sembra, fa un rumore strano. Il parcheggio è pieno, un gran lampione il cassone verde di ferro l’odore di fritto, fa caldo dentro e fuori. Siamo arrivati. “We don’t need no education” dici, “Preferirei discutere di veteromarxismo forse” dico io, “con una vacca messicana” aggiungo e sono costretto a precisare “nel senso del bovino” al tuo primo pugno. Al ritorno la macchina continua a fare un rumore strano.


Lidia Peritore “Il pensatore stanco” Giunge il grido di un’aquila dalla vetta innevata s’ode a lungo ed agghiaccia nell’immensa vallata. Stride la cornacchia e fugge paurosa mentre ulula il lupo nella brughiera uggiosa. Che atmosfera tetra, si para innanzi agli occhi di chi assiste impassibile ai frammenti di un film, accartocciati nell’animo di un pensatore stanco fotogrammi sfumati dei suoi sogni di un dì! Sentieri mai violati da solenni idiozie si prospettano ai valichi di perdute follie ombreggiati crepuscoli di un pensatore stanco che ha visto ormai morire un dolce e amaro canto! Adesso, la vallata, si colora di rosa assolata risplende un’alba luminosa ma il pensatore stanco deluso del suo dire ha smesso di pensare e si è messo a dormire!


Ricciardo Ferrari “Poesia Emetica Incivile” Qualcuno mi spieghi questa crisi per pietà detta E le parole che la nominano e il sapore di piombo Viscido di questi sintagmi che sanno di vomito SPECULAZIONE speculum specchiata azione Spiegazione transustazione colazione culone C’ è qualcosa di potentemente immondo e blasfemo In queste parole indigerite rigettate PIL meno di pile molto meno di pilastro è in mezzo a Depilato orripilante spillato, ci si arriva togliendo Verità e vita a parole di uomini e donne MERCATI non sono mecenati, si sa, sono mercanti Avvocati accecati mercantili accalcati su scale Mercalli virtuali che crollano per gioco e uccidono BORSA conosco quella della spesa e mi piace e la rispetto Non posso capire di più anche se vi sforzate di scassinare Il forziere dei suoni e dei significati


INDICE me lo taglierò per sempre e non vorrò mai più Giudicare nemmeno le parole che non sono innocenti Ma colpe non hanno solo responsabilità di chi le pronuncia E ci crede E alla fine CRISI crisalide cristo tisi risi tesi rischio e opportunità: Mimì muore e risorge farfalla in Cina Sana e felice, sbatte le ali e qua, cosa mi succede qua? E alla fine il fine non sarà di dire che sono orfano di Pasolini, se non del nulla che è madre del tutto, e come papà accudente neonati significanti nati morti pieni di piscio a lei mi appello Perché nel solito infinito formato assorba presto assorba Tutto e mi lasci la bocca muta e sorda a quel nauseante rutto


Ersilia Anna Petillo “Si vive veloci” Si vive veloci rincorrendo orizzonti costruiti su un artificiale sentiero di emozioni. Fuggiamo da dentro e ci proiettiamo su scie sbiadite consumate dal futuro. Orniamo il tempo per sentirlo affievolirsi lento per avere l’opportunità di ucciderlo di corsa. Non è facile destarsi non è uno scherzo sognare non è un’impresa la morte.

Tratta da “Le stelle sul soffitto”, Photocity Edizioni, 2011


Ivonne Maestroni “Donne come noi” (A Tatiana…) Raggomitolate nell’angolo della solitudine ascoltiamo il suono delle lacrime scorrere sopra la pelle e i ricordi. Prigioniere di un amore gettato nel vuoto, circondate da fantasmi, interroghiamo il tempo, aspettando l’antico sole risplendere. Noi, donne uniche e speciali, raccogliamo i pezzi della nostra anima marginiamo ferite e dolori sognando di correre a passi leggeri

lontano nell’infinito… Brividi di liberta’!

Tratta da “Frammenti di me”, edizioni il Filo, 2007


Raffaello Corti

“Imperfezioni”

Sono stato ciò che gli altri non hanno pensato fossi, ho vissuto ciò che gli altri pensavano non esistesse, sono ciò che risale colui che ride con una lacrima colui che piange con un sorriso.

Tratta da “Visioni Imperfette”, Aletti Editore, 2010


Giuria: A n c h e

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Oubliette

ottobre 2 0 1 1

Alessia Mocci (Dott. in Lettere, redattrice e critico letterario) Giuseppe Giulio (Recensionista Oubliette) Claudia Aru (Cantante) Carla Casu (Poeta)

Vincitori: Rosaria Fiore (sezione A, poesia inedita) Alba Saiu (sezione B, poesia edita)

Finalisti: Raffaele Bassano Raffaello Corti Ivana Orlando Christian Iacomucci Mauro Barbetti Anna Maria Fochini


Rosaria Fiore

“L’ultima ora di Virginia Woolf”

Instabile ossessivo luccichio d’azzurro non sarei mai dovuta ritornare qui dove ogni ondata abbatte la mia mente e capovolge tutto un’altra volta riva presente cielo movimento né più né mai speranza casa terraferma solo una devastante nostalgia nel ventre di arrendermi supina all’orizzonte.


Alba Saiu “Sul palco delle illusioni” Anche questa sera, io, la Lolita vestita di sogni e speranze, danzo su questo palco delle illusioni di fronte a indiscreti sguardi che si posano languidi sul mio corpo scrutando ogni mio gesto e movimento. Io, la Lolita di questi uomini, di queste sagome appena visibili nell’impercettibile buio di un locale sperduto nelle ansie di una vita… Loro… che si avvicinano avidi di potere, che si sentono i padroni della mia notte. Loro, che domani al risveglio abbracceranno la triste realtà di una fiaba che avrebbero voluto vivere ma che invece hanno solo per un istante sognato. Io. Io che questa notte mi vestirò di niente per dare passione e inquietudine, io con il volto di bambina costretta ad essere donna, a dimostrare una femminilità che ancora si nasconde dietro bambole che riempiono


gli armadi della mia esistenza, di un’infanzia che mi è stata strappata senza chiedermi il permesso. Uomini. Seduti sulle loro illusioni, sulle mille convinzioni che una banconota sventolata possa riempire di amore le tante situazioni mancate e un’esistenza che ha il sapore del nulla. E domani sarò di nuovo qui, a ballare e ad ascoltare il mio cuore che velocemente aumenterà i battiti e picchierà sul tempo di questa malinconica follia, che ancora una volta mi vestirà di ingombranti respiri di inutili corpi maschili.

Tratta dalla raccolta “Bolle di vetro”, Rupe Mutevole Edizioni, 2011


Raffaele Bassano che vogliono comunicare

“Quelli come me” Quelli come me sorridono anche con un cumulo di pensieri aggrovigliati nel cuore. Quelli come me se ci parli hanno le parole incerte, Quelli come me sorridono e arrossiscono se le chiami e dici il loro nome. Quelli come me si arrabbiano, urlano, non si convincono quando li sfiori con il fiore dell’ingiustizia. Quelli come me hanno le mani

ciò che si agita tra i pensieri e l’anima … e creano, costruiscono, dipingono e comunicano in un linguaggio spesso non comprensibile nemmeno a loro. Quelli come me stanno in silenzio

ma pensano sempre i discorsi più impensati le immagini della vita Quelli come me se ti fai spazio tra la fiducia e il cuore ti donano… tutto l’amore.


Raffaello Corti “Memorie migranti” Grigia la strada che si stende davanti a me, in questa terra sconosciuta la notte avvolge ogni rumore, è il silenzio la mia musica, richiamo di casa, ricordo di fragranze lontane. Socchiudo gli occhi nell’oscurità di questa stazione, apro le narici alla memoria, l’anima alle immagini. E lì ti rivedo, amore mio, i tuoi occhi posati nelle mie mani, come perle nere in controluce, il profilo del tuo corpo avvolto in sete multicolori, ogni piega un’emozione, ogni colore, un attimo d’amore.

Risuona nell’aria, la candida voce di primavera di nostro figlia, genesi di un sentimento che ha radici nel tempo, lei, la nostra storia, depositaria futura della nostra memoria. E d’intorno il sole, brezze profumate di mare, sabbie calde su cui si posarono i nostri corpi, e che conservano ora i nostri lontani ricordi. Costruirò un ponte di sogni


per annullare la distanza che ci separa, e lo percorrerò un mattino d’estate a piedi nudi, percependo sulla pelle la mia terra, inseguendo l’ombra tua che il sole evidenzierà sul mio cammino. Un giorno ritornerò amore mio, terra mia, senza voi, sono polvere in balia dei venti dell’esistenza, e come frammento di vita tornerò a posarmi sulle antiche note, scritte per noi sullo spartito del tempo. Siamo radici, e dalla nuda madre rinasceranno uniti, nuovi fiori e nuovi profumi.


Ivana Orlando “L’ultimo degli Scriba” Intarsiate iridi cesellano audacia. Abbozzato ricciolo baldanzose boccacce designano acuta ironia. Anima escoriata da celati dedali sugge china. Incisore di inchiostro cruente guizza da grondante porpora incarnando battiti. Indole vitrea rigurgita trasparenza immolando legami. Spezzati silenzi

scorgono contorni sbiaditi da prostrate tempere tinteggiando Umiltà! Prodigiosa Maestria padroneggia Poesia. … sshhh! “E’solo l’ultimo degli Scriba”…


Christian Iacomucci “Maree” Le scale ad ansa per risalir la foce dei tuoi sciami verbali. Tenteranno di torcerne i rami nel loro giorno di conquista. Di legno fradicio e sprangato il panorama e al di qua gentile il vetro che riflette la coagula pensosa rintanatasi tra i denti. Frapponi le ore alle pieghe della veste, siedi tranquilla e sorseggia il blando gorgoglio dell’orologio che semina i suoi passi lungo il tempo che esplori.

La tolda cui risali l’acqua che abbandoni Gli ultimi rapiti sguardi semichiusi per un mai sapersi. Mi dimetto dal mio seggio di profumi, scendo i pochi abbracci che mi attendono appostati su l’andito. Può non essere impossibile? Un rancore d’ora innanzi, dai riflessi a perla.

Tratta dall’antologia “Lo spreco dei vent’anni”, Artemisia Edizioni, 2009

Saprai ridere quando il caso lo vorrà, tacere i giorni esplosi di frastuono che spigoli abnegante per trovar risposte insite e semplificate nel silenzio.


Mauro Barbetti “Una sera come altre” Serata accartocciata e clima accanto lo scricchiolio di oggetti come su navi in sosta a bordo nessuna presenza. Movimenti nella stanza uno sguardo dalla finestra l’attesa della mano incavata nell’altra mano il buio sul soffitto attento il sangue di oggi e quello che verrà note a margine e cartoline da il volume che occupo ristretto a poi

la caduta pesante del buio dal soffitto sopra il letto sul corpo

Tratta da “Primizie ed altro”, ed. La Scuola di Pitagora


Anna Maria Fochini Stabile “Trasformazione” Nella costanza dell’essere vestiamo abiti sempre nuovi, testimoni distratti del tempo che passa, interpreti inconsapevoli sul palcoscenico della vita. Ci trasformiamo nella folle rincorsa di idoli e modelli, nel turbinio vorticoso degli accadimenti. Maschere dipinte sul volto ci convincono di essere altro.

Tratta da “Spuma di mare”, edizioni Lulu, 2009


Giuria: A n c h e

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Oubliette

NOVEMBRe 2011

Alessia Mocci (Dott. in Lettere, redattrice e critico letterario

Marzia Carocci (Scrittrice e recensionista Oubliette)

Alba Saiu (Poeta)

Rosaria Fiore (Poeta)

Vincitori: Alessandro Bertolino (sezione A, poesia inedita) Luca Gamberini (sezione B, poesia edita)

Finalisti: Elena Condemi Marina Pieranunzi de Marinis Stefano Budicin Francesca Del Moro Grazia Finocchiaro Claudia Calcagno


Alessandro Bertolino “E lei, puntuale, ricompare” E’ un buon posto per parlare, il giardino dei limoni, maturi, silenziosi. Uno di loro, a fette, rischiarerà Il tè di questo tardo pomeriggio. Condito d’immancabili: “Ricordi…?” scorre e non chiede nulla il breve tempo. Candida, profumata, la divisa: “Infermiera, ci porta la scatola?” Avvicinate le ruote al tavolo, ancora una volta rincorriamo la speranza, celata al fondo del vaso di Pandora. S’increspa, intanto, il mare. Pieno d’orgoglio giro l’immagine: “Guarda, la pelle dell’Irlanda: i prati!” Mio fratello da tanti anni tace, annuisce però, sorride, ascolta… . Viaggiano ansiose le mani, cercano. E lei, puntuale, ricompare, bella, col vestitino estivo: le ciliegie stampate fasciano il corpo esile.

Entrambi la baciamo e la posiamo nello scrigno: fotografia a colori. Ritornerà stanotte, lei, la mamma a rimboccarci con le fiabe i sogni.


Luca Gamberini “Spirito libero” Ricordo tutto di te anche se non conosco nulla ti vedo cordiale, distratta,assorta, triste, così vicina ma deliziosamente irraggiungibile. Ho abituato i miei occhi a respirare il tuo profumo come un ladro timido e discreto quasi neanche me ne accorgo… Ho imparato a chiamarti anche se a me è estraneo il tuo nome ho scolpito nel mio ego il tuo sorriso dolce e intenso misurato e deciso. C’ è complicità nel tuo sguardo c’ è il desiderio di non soffrire ci sono tutti i giorni passati in fila uno dopo l’altro c’ è un’energia che cattura e mi fa sentire felice, impacciato, leggero, disperato, in una frazione di attimo.


Non appari mai nei miei sogni perché i sogni non sono belli come decantano appari tutti i giorni nella mia realtà sei un’onda anomala che sbatte contro gli scogli della mia timidezza e infrangendosi disperde tutti i miei confusi pensieri. Mentre ti osservo da dietro le sbarre dei miei errori penso… vorrei fossi prigioniera libera sei inarrivabile sei impossibile per i miei occhi e non possiedo le chiavi per poter fuggire dall’inutile. Sei la tranquillità e il tormento sei l’inverno che lentamente mi sorprende sei la voglia di volare fino ad accarezzare il cielo sei la sveglia del mattino che vibra e fa pulsare il cuore a ogni battito una luce i tuoi occhi che sorridono Tratta dalla raccolta “Come un cane… con un cane”, Montedit, 2008


Elena Condemi “Appena ieri”

Bacche sulle colline le visioni delle mie notti flauto del disinganno di colei che cede alla luna Attraverso le messi guardo il mare una volta fui corallo E’ appena ieri che ci incontrammo… Per non urtare il soffitto rincaso al crepuscolo e la porta diviene la nebbia mattutina.


Marina Pieranunzi de Marinis “Ninnananna” Cullerò i tuoi pensieri stanchi come una melodia o una ninnananna per acquietarli. Accarezzerò il tuo volto teso come un pallido sole o un alito di vento per non turbarlo. Ravviverò i tuoi occhi tristi con scintillio di lucciole e timide fiammelle perché non versino lacrime. Raggiungerò il tuo cuore oppresso con mille, piccoli, teneri voli perché riprenda a sperare.


Stefano Budicin “Una sera in Novembre” Una sera in Novembre m’apprestai come un vagabondo, a seguitare un cammino scostante, deciso al calar dei miei passi imprecisi. Ho seguito dei viali inondati da quei secchi capelli dei faggi laceri, spogli, sparpagliatissimi. Vago e mi sento preda del vacuo dondolìo di fogliame che la brezza, in un gioco sottile, manda e rimanda al nero terreno. Le mani nelle tasche accaldate riposano, e le braccia addolcite dal bacio della sera, sopiscono mansuete, come fiumi nebbiosi; Non un grido respira nel folto di nebbia che sporge dalle strade; non un’eco, od un acre bisbiglio, non un fischio che mite componga l’assenza di candor della notte. Mi percuotono l’ore distanti

del mattino timido, e dell’orrido pomeriggio profeta di pioggia. E qui, febbricitante di noia, trafitto e più frustrato, il cipiglio lo tengo contratto e spalancato, per mandare al cartaceo respiro slegati sospiri di ventura.


Francesca Del Moro “L’ho ucciso” L’ho ucciso perché sono una persona fondamentalmente non aggressiva. Sono incapace di violenza, per questo l’ho ucciso. Non avrei saputo restituirgli la lenta morte quotidiana la metodica cancellazione di una persona, l’annientamento del corpo, lo spregio di un’intelligenza. Non avrei saputo essere a mia volta la puntuale goccia di disprezzo che giorno dopo giorno gli perfora il cranio. Non avrei saputo ridere di lui mentre in un angolo il suo corpo si deformava, il suo volto si sfigurava nel pianto, la sua voce si contraeva in fioche grida d’aiuto. Non avrei mai potuto schiacciare, infilandogli

il tacco delle scarpe negli occhi, un essere già ripiegato sotto i miei piedi. Non avrei potuto vederlo agonizzare stretto tra le lamiere delle mie crude parole. Non potrei fare tanto male a nessuno, per questo ho preso un martello e con soli due colpi gli ho sfondato il cervello. Ho dato un rapido sguardo al viso buffamente contratto, agli occhi e alla bocca sbarrati, poi ho lavato i grumi di sangue dagli abiti e dalle mie mani. Non sarei stata capace di guardare ogni giorno morire una persona, per questo l’ho ucciso ma una volta sola. Tratta dalla raccolta “Quella che resta”, Giraldi editore, 2008


Grazia Finocchiaro “Pioggia a Montmartre” Dal cielo plumbeo scrosciava tambureggiando la pioggia tra alberi discinti allineati nelle larghe piazze tra panchine vuote. Pochi passi per viali, nei pub tra luci sommesse traboccanti boccali, a dar vita all’asfalto fari abbaglianti. Era triste Montmartre… grugni mesti di pittori miraggio di volto ritratto colori trasudati da mani stanche di avventore attesa incessante … sul bohémien pioveva speranza. Quella sera a Montmartre… accostata al gruppo si agitavano i miei sensi lo sguardo si posava sui dipinti per terra sparsi,

un bohémien asserì al passante … eh, hai fatto soldi tu… Montmartre… Domani pioverà sole sui colori, tempo nuovo, tanti avventori. Tratta dalla raccolta “Cristalli di Parole”, Carta e Penna editore, 2011


Claudia Calcagno “Prestigio dei sensi” C’ è della pioggia sul chino piede, chi le ha parlato all’orecchio quando io trastullavo le onde in superficie dell’assopito sole? Nell’eretica realtà corposa di sgomento io scavo le tracce di questa cospirazione, astratte perché digiune, nessun atto ebbe inizio. Strofino nel mio avvedersi l’accertato stupore di ciò che mai giunse, ma nella diffidenza è difeso il dubbio. Si ricicla un fantasma che non lascia l’istante nello smarrimento. E’ il prestigio dei sensi quando tergono il sospetto. Tratta dalla raccolta “Oltre i confini dell’apparenza”, Aulino Editore, 2007


“Anche tu su Oubliette”


www.oubliettemagazine.com “Voci dal sottosuolo” Web-Magazine (letteratura, cinema, fotografia, pittura, booktrailer, videoclip, eventi, musica)

Contatti: oubliettemagazine@hotmail.it concorsooubliette@hotmail.it Alessia Mocci (alessia.mocci@hotmail.it) Fabrizio Marrocu (fabrizio.marrocu@gmail.com) Faster Keaton Produzioni (faster.keaton@gmail.com) Facebook: http://www.facebook.com/profile.php?id=100002075267230 http://www.facebook.com/profile.php?id=100002062119386 Twitter: https://twitter.com/#!/OublietteMag

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