FOJU - Speciale frazioni Noha, Collemeto e Santa Barbara

FOJU

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FOGLIO INFORMATIVO DI OSSERVATORIO GALATINA - NUMERO DI MAGGIO 2023

I SIMPATICI

FOJU CARTACEO: NUOVO CORSO STESSA DIREZIONE

DI PAOLA VOLANTE

DI ANTONIO TORRETTI

Avete presente cosa combina la Fallaci con le sue interviste impossibili ne “Gli antipatici”?

Se sì, ecco io non ne sono capace. Anche perché a me stanno tutti tendenzialmente simpatici. Se no, procuratevi questo libro che andrebbe fatto leggere nelle scuole di comunicazione, andrebbe regalato a Natale, e messo in scena a teatro, perché si impara a scrivere e a ridere tanto attraverso le sue pagine. Io proverò a farne qualcuna di domanda, lontana ma ispirata dallo stile fiorentino, ai protagonisti locali sui temi che Foju deciderà di affrontare di volta in volta. (continua a pag. 2)

La breve ma intensa storia di Foju si arricchisce di un nuovo tassello, di quelli che però lasciano un segno: l'edizione cartacea.

Alcuni tra di voi, infatti, staranno leggendo il nostro foglio, sfogliandolo per la prima volta in assoluto.

Per me e per la redazione di Foju questo arricchimento è vissuto con grande emozione e responsabilità.

La versione digitale continuerà ad esistere, ma abbiamo voluto dare seguito alle richieste di alcuni lettori che, apprezzando i numeri monotematici sin qui prodotti, ci hanno chiesto di leggere anche un foglio reale.

Non si tratta solo di un nuovo supporto.

Infatti Foju diventa un giornale mensile a tutti gli effetti, supplemento di Canale Salento, la testata che ha condiviso il nostro progetto di informazione e che edita anche GalatinaOnline.it, il sito di informazione cittadina che da gennaio 2023 informa sulla vita cittadina, con approfondimenti redazionali, video e podcast.

Un ringraziamento alle due aziende che hanno fortemente creduto nello sviluppo editoriale di Osservatorio Galatina ed una rassicurazione per tutti i lettori: Foju andrà sempre avanti nella direzione intrapresa.

CARO DIRETTORE TI SCRIVO LETTERA RICEVUTA DA MARIA

S. Barbara è un piccolissimo borgo di 130 persone, dove tutti si conoscono e se penso alla mia infanzia, direi una grande famiglia.

S. Barbara era una piccola oasi di tranquillità, dove ci si poteva rilassare, staccando dal lavoro, dove l'estate potevi sederti fuori a chiacchierare con gli amici e i bambini giocavano fuori in piazza.

Oggi non è più così, la tranquillità è rimasta, ma c'è solo quella e forse neanche... Non c'è niente a S. Barbara... Per qualsiasi cosa bisogna spostarsi... Oggi i ragazzi vivono male la quotidianità, non vedendo l'ora di crescere per spostarsi. Qui vive bene chi lavora tutto il giorno e la sera può rientrare nella sua oasi...

Abbiamo delle memorie storiche importanti, S. Barbara risale al 1.200 circa, che sono in uno stato di abbandono e di cui i ragazzi non hanno conoscenza.

Ti direi che abbiamo l'aria pulita e la campagna intorno che ti riempie il cuore, ma anche questo ce lo stanno portando via, perché a pochi passi è in procinto la costruzione di un impianto di stoccaggio rifiuti pericolosi... Oltre ai vari impianti fotovoltaici che tappezzano la campagna...

Chi arriva a S. Barbara pensa di trovarsi veramente in un oasi, ma poi bisogna fare i conti con i problemi di ogni giorno e quindi diventa difficile e lo dimostra la quantità di case vuote...

Sono finiti i tempi di noi ragazzi che giocavamo fuori, scalzi, a farci i gavettoni o che passavano le notti d'estate in piazza a suonare la chitarra... Sono bei ricordi, ma passati...

Dirti se c'è attenzione da parte della città di Galatina?

Non so cosa rispondere...

Bisognerebbe stare qui e giudicare....

Non voglio fare polemica, ma la situazione attuale è veramente complicata e abbiamo paura di dover andare via, perché la faccenda della discarica è veramente grave...

E non vediamo nessun intervento...

Almeno fin'ora...

APPUNTI DI UNA FORESTIERA DI GIORGIA GIANNICO

Caro Foju mi chiedi di disquisire di “frazioni”. Fortunatamente non di quelle matematiche che non sono proprio il mio forte, ma di quei luoghi apparentemente limitati, ma solo sulla mappa toponomastica; fisicamente piccoli, ma che sono, secondo il mio punto di vista, umanamente sconfinati.

E’ della “mia” Noha che ti voglio parlare e non a caso ho virgolettato questo aggettivo possessivo. Sì, perché non sono quel che si dice “abitante autoctona”, da generazioni residente in quest’area, bensì la “ forestiera” che 15 anni fa l’ha scelta per iniziare una

nuova fase della propria vita.

Estate 2007. Carica di rosee aspettative e di traboccante felicità per i risultati conseguiti (appena laureata e fresca di fidanzamento ufficiale) mi apprestavo col futuro consorte a cercare il nostro confortevole nido d’amore.

Ed eccomi in quel di Noha e da subito rapita da questa piccola frazione appena fuori l’urbe galatinese. La piazzetta con la Chiesa madre e la Torre dell’Orologio, il Castello con le “casiceddhre”, le villette – quella “verde” e quella “rossa” con i giochi,la scuola (continua a pag. 3)

NUMERO MONOTEMATICO SULLE FRAZIONI NOHA COLLEMETO SANTA BARBARA

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MAGGIO '23

I SIMPATICI RUBRICA A CURA DI PAOLA VOLANTE

(segue da pag. 1) Oggi tocca a Roberta Viva, neo Presidente dell’ Associazione Levèra Arci.

La quale Associazione ha ottenuto, cinque anni fa, mediante la presentazione di un progetto, la gestione dell'immobile di Via Bellini in Noha, lo stabile confiscato alla mafia e riconsegnato alla città, diventata sede operativa dell'associazione stessa.

Roberta è ed è stata presente in tutte le fasi di Levèra, è una persona che ama e difende con orgoglio ciò in cui crede, e possiede una pregevole dote, quella cioè di essere una attenta e riflessiva ascoltatrice. Dalle sue risposte è infatti emersa tutta la passione in una dinamica di confronto anche tra punti di vista differenti, i miei vs i suoi. Come pochi altri confesso di frequentare poco Levera, coltivo inconsciamente dei blocchi ideologici che non fanno mai bene, lo riconosco, ma sono abbastanza matura per capire l’importanza e la necessità di una presenza costante all’interno di un presidio sulla legalità. Quindi chiedendo pubblicamente scusa a Roberta per la ritrosia e innata indolenza, provo ad affrontare con lei i miei dubbi e a smussare le mie perplessità, partendo da una bella chiacchierata.

Buona lettura.

Roberta Viva che Belva si sente? A no mi scusi ho sbagliato format, a parte gli scherzi, perchè Roberta decide di diventare la Presidente di Levèra di Noha?

Beh, come lei ben conoscerà le dinamiche associative, sa bene che non è Roberta Viva che ha “deciso di diventare”.. tutte le scelte passano per un consiglio direttivo che in Levèra, al di là delle figure formali richieste dai regolamenti, ha nei suoi componenti persone tutte dello stesso valore e che si spendono con la stessa passione per questo progetto, ognuna come può; detto ciò, si necessitava per motivi vari di un cambio di ruoli e hanno tutti ritenuto che potessi degnamente rappresentarli riconoscendomi il lavoro e dedizione che ci ho messo. Ho accettato di buon grado, questo sì.. vivo Levèra come una missione, l’opportunità per dare al mio territorio un contributo concreto, oltre ad essere per me un importante percorso di vita. Per cui, lusingata della fiducia e consapevole di poter contare su un meraviglioso gruppo mosso dalle stesse motivazioni e ideali, ho accettato.

I numeri di Foju, non so se lo sa, ma sono monotematici. Per questo numero il tema scelto è la Periferia. Lei è di Galatina, ma è spesso a Noha per la gestione dello stabile, cosa salverebbe e cosa cambierebbe se potesse della frazione?

Diciamo che ormai sento più “casa” Noha di Galatina, ci passo gran parte delle mie giornate.

Mi consenta di dire che non mi piace il “cosa salverebbe”, perché è un’espressione che presuppone per contro l’esistenza di una parte di scarto; penso che la frazione di Noha abbia una fortissima identità autonoma ed un grande senso di comunità. Questa è una cosa che frequentandola è stata ampiamente percepibile.

Non siamo “salvatori della Patria”, non abbiamo la presunzione di esserlo , ma ci impegniamo

profondamente e assiduamente a valorizzare qualità e potenziale già esistenti di questa comunità, che vive spesso ahimè anche il peso di un pregiudizio che la etichetta come luogo malavitoso dati i suoi retaggi, ma che è fatta anche di tantissime belle e brave persone che certe dinamiche del malaffare le fuggono e le combattono. Persiste naturalmente, come in molte zone purtroppo un latente consenso sociale, per accondiscendenza o paura, ma è lavorando sull’offerta di alternative, opportunità e servizi che speriamo di creare riflessione e sensibilità verso certi temi. La cultura della bellezza e la bellezza della cultura, tutto questo può andare a scardinare le resistenze e creare resistenza.

Lo so che è prestissimo per stilare bilanci, come so che la vostra è una gestione collettiva, ma cosa vorrebbe che sotto la sua “direzione” cambiasse per Levera? Cosa aggiusterebbe nella programmazione che non ha funzionato?

Diciamo che mi auguro che durante il mio incarico Levèra continui a lavorare come ha fatto in questi anni e che il nostro percorso sia sempre foriero di idee, azioni e progetti realizzati. Naturalmente si può sempre migliorare, tutti e sempre, e cerchiamo continuamente di trovare modi per fare meglio.

Qualche settimana fa, Levera ha festeggiato i cinque anni di attività sul territorio. Io non ho partecipato, però la sottoscritta è una semplice cittadina distratta e superficiale, non ha ruoli istituzionali. Invece la mancanza della figura del Sindaco e dei vari delegati alla frazione è stata più difficile da non notare. Cosa pensa di questa assenza?

Voci di corridoio mi dicono che ha dedotto questa cosa guardando le foto della serata sui social..ahahahah Sì, vero, non è venuto nessuno. ..voglio pensare che impegni doverosi abbiano impedito loro di presenziare. Personalmente, un po’ mi è dispiaciuto. Ma ci saranno sicuramente altre occasioni.

La socialità oggi è incerta, confusa, sfocata.

Si scarica in esplosioni sporadiche, apparenti e superficiali per poi ripiegarsi esaurita su se stessa. Ha senso ancora oggi puntare sulle comunità?

Assolutamente sì! Proprio per la premessa che ha fatto. Bisogna puntare sulle comunità, perché lavorando sulle comunità, sulle dinamiche che le regolano si può sviluppare nelle persone senso civico e voglia di cambiamento. La socialità non è moribonda, c’è, ma non ci sono condizioni che ne aiutino il fiorire. E parlo di luoghi, iniziative, opportunità, disponibilità degli amministratori tutti nei territori. Ci vogliono le condizioni in cui la voglia di socialità possa esprimersi al meglio ed essere di buon esempio per chi resta chiuso nel suo orticello. Buoni esempi, sono alla base di una società sana. E le comunità sono il primo luogo in cui agire, perché lì quei buoni esempi diventano fondamentali.

Il suo ricordo più bello legato ai cinque anni di Levèra?

Eh.. ce ne sono tanti.. perché tante cose sono successe.. dalla prima volta in cui ho aperto quella porta, al primo abbraccio di un bambino del nostro doposcuola sociale, al primo vicino che si è avvicinato a farci tanti auguri, ai personaggi di spicco della lotta alla mafia che son venuti a trovarci, a..ad oggi. Ci sono ricordi che accomunano tutto il gruppo perché ogni passo di questa esperienza ci ha dato qualcosa, le emozioni sono state davvero tante.

Mi lasci comunque dire che il ricordo che porterò sempre con me è quello delle persone che con me condividono questo cammino.

PIZZA CREATA PER UNA ÉTOILE DELLA SCALA ANTONIO TORRETTI

Pizza base Margherita, pomodorini secchi e formaggio ricotta nostrano. Il covo delle streghe, Collemeto.

La Pizza, universalmente riconosciuta come il piatto italiano per antonomasia, da dicembre 2017 proclamata Patrimonio mondiale dell'Umanità, unica rappresentante dell'universo enogastronomico nostrano nella recente milionaria campagna di comunicazione del Ministero del Turismo per promuovere l'immagine dell'Italia del mondo ideata da Armando Testa, si arricchisce di nuova stella. Non si tratta, questa volta, delle stelle assegnate da esperti gourmet ad uno chef, bensì è l'omaggio appositamente creato da un Pizzaiolo, innamorato della sua terra, ad una stella della danza: Nicoletta Manni.

Doveroso citarla, più interessante gustarla!

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MAGGIO '23

APPUNTI DI UNA FORESTIERA DI GIORGIA GIANNICO

(segue da pag. 1) primaria e secondaria in cui già scorgevo i miei futuri bambini imparare a diventare grandi: tutto mi ha fatto innamorare di questo minuscolo agglomerato incastonato nell’agro che circonda l’ombelico del Salento.

Certamente proiettarmi in un contesto decisamente avulso dal mio (poiché proveniente da una realtà cittadina, quella di Taranto, completamente diversa e con un bagaglio esperienziale riempito durante la mia vita da studentessa universitaria e lavoratrice) non è stato facile.

Tra l’attonito e il divertito, ti racconto schiettamente, di quanto spesso ho immaginato, incrociando gli occhi guardinghi degli avventori abituali al banco del pane o della chiesa oppure sulle teste canute affacciate sul proprio uscio di casa, un grosso punto interrogativo a voler significare solo una cosa: “E questa chi è? Da dove viene?”.

Insomma, “un’osservata speciale”, per intenderci. Ma con altrettanta sincerità caro FOJU ti posso confidare che a quello stesso banco del pane non hanno esitato a servirmi con sorridente garbo, a quello stessa panca in chiesa si sono stretti per farmi posto e quegli stessi portoncini sono rimasti aperti invitandomi ad entrare per bere un caffè e

scambiare qualche chiacchiera, non scevra a volte come dice una canzone di Mino de Santis, da racconti fatti di “malanghizzi, corne e liti”.

Mi sono sentita subito a casa e con grande stupore anche un po’ meno “sperduta”, scoprendo che ad essere “forestiera” non ero l’unica; scoprendo che la “mia” piccola Noha non è un solo luogo, ma tanti luoghi, un crocicchio di persone tutte differenti, ma davvero autentiche, con cui scambiare idee, opinioni, esperienze. Ed è proprio con loro che via via si sono fatti più stretti i legami; più affiatati con chi soprattutto vive con me la routine di genitore alle prese con le attività di scuola che, insieme a quelle della parrocchia e delle varie associazioni, costituisce la realtà attorno cui principalmente ruota la vita di questa frazione. Il Polo 2 di via Petronio che, citando il buon Rodari, è un “Castello di carte” i cui minuscoli semi preziosi sono da sempre pronti a germogliare; la parrocchia “S. Michele Arcangelo” che con il suo oratorio e le sue iniziative destinate a grandi e piccini è un fortino di pace, di preghiera e di comunione; le diverse organizzazioni che con il loro attivismo sono avamposto di virtù civica, solidarietà e inclusione sociale. Ad esse poi vanno ad aggiungersi le piccole e

laboriose attività economiche che vi orbitano intorno e che, in 15 anni, ho avuto modo di vedere affaccendarsi, crescere e farsi strada. Eccola la “mia” Noha, che per le sue caratteristiche non si discosta dalle molteplici frazioni sparpagliate per tutto lo stivale, se non per quelle peculiarità (cultura, tradizioni, paesaggio) che possono contraddistinguere un territorio piuttosto che un altro, certamente con tanti pregi, ma non priva di difetti e purtroppo protagonista di fatti che l’annoverano nella cerchia delle cosiddette “periferie”, con ciò che una zona ai margini può produrre: illegalità, disoccupazione, dispersione scolastica, degrado civico ed ambientale. Negarlo non sarebbe onesto, ma in questo Foju io scrivo di un’altra Noha: quella genuina, quella partecipativa, quella che in questo periodo sembra produrre nuova linfa, investita da un ritrovato entusiasmo e vigore.

Scrivo della soprannominata “Città dei cavalli”, variopinta e colorata come i suoi carri, laboriosa e robusta come un “murgese”, pronto a trainare 3.700 cocchieri, una “grande” comunità che si ritrova ad essere una minuscola fetta, se non di mondo, quanto meno di una Italia dalle molteplici sfaccettature.

OLTRE IL CALCIO MASCHILE. INTERVISTA A CINZIA MUCI DI PAOLA VOLANTE

Quando nasce l’Associazione e perchè questo nome? L’associazione Sportiva ASD SECYD nasce nel 2016 e opera fin dai suoi esordi a Noha. Nel suo nome, che è in realtà l’ acronimo di Sport Education Child Youth Development, inglobiamo il senso della nostra mission, una costante azione di progettazione sociale, finalizzata all’ideazione di azioni di coesione, integrazione sociale e dialogo interculturale attraverso lo Sport in generale e la pratica calcistica in particolare.

Collaboriamo con l’Oratorio Madonna delle Grazie di Noha nella realizzazione di iniziative e progetti che impegnano i bambini e i ragazzi nei cosiddetti “tempi fuori controllo”, doveroso è il ringraziamento al Parroco Don Francesco Coluccia che da sempre si mette a disposizione dei ragazzi e crede fortemente nel valore educativo dello sport.

Una realtà che nasce in una piccola frazione ma che conta numerosissimi tesserati….

Esattamente! Siamo felici di ciò che abbiamo dato alla luce. La crescita della nostra associazione in una piccola (ma aggiungo bella) frazione è la dimostrazione del fatto che non conta il “dove” sei, ma il “cosa” fai e “come” lo fai. I nostri tesserati ci raggiungono praticamente da tutto l’hinterland, nei vari e numerosi campionati a cui partecipiamo attraverso la federazione, ogni settimana mettiamo in moto almeno 200 ragazzi e ne ospitiamo altrettanti provenienti dalle varie squadre della provincia.

Numerose famiglie quindi, con figli al seguito, che accompagnano a Noha i loro figli per la disputa di partite e amichevoli e tutto questo crea , dentro e fuori dal campo, occasioni di

socializzazione per piccoli e grandi. Il duro lavoro ripaga sempre e noi ci impegniamo a dare sempre il meglio di noi. I genitori ci affidano quanto di più prezioso hanno e noi abbiamo il dovere di ricambiare la loro fiducia con serietà e professionalità.

I vostri rapporti con il Perugia? È una collaborazione che dura ormai da quattro anni.

Sposiamo, in affiliazione con l’A.C.Perugia, un progetto di crescita per i nostri ragazzi che li accompagna 365 giorni l’anno. In questa settimana, per esempio, abbiamo partecipato all’Academy Cup, torneo nazionale che vede la partecipazione di ben 54 squadre provenienti da tutta Italia.

So che fra i tanti progetti, avete da un po’ di tempo portato avanti anche il progetto femminile. Siamo fieri di aver portato a Noha anche il calcio femminile. Il tutto è iniziato da un progetto, finanziato da Puglia Sportiva, “PLAY Back to Move” due anni fa. Siamo convinti che lo sport non conosca barriere, tanto meno quelle di genere.

Tuttavia molti sono ancora convinti che

esistano giochi per bambine e giochi per bambini, sport da maschi e sport da femmine.

Attraverso il calcio vogliamo formare donne forti, tenaci, appassionate. Donne che seguono le proprie inclinazioni senza la paura del giudizio, donne che vanno oltre i luoghi comuni per abbattere barriere, culturali e non! Da poco l’A.C. Perugia ha creato il progetto “Football Academy Women”, stiamo lavorando per sposare anche questo!

Attraverso questa e tante altre iniziative abbiamo creato un movimento dal centro alla periferia. Spesso si pensa alla periferia in senso “urbano” e, certamente, operiamo in una frazione (riprendo le parole con cui ho esordito, piccola ma bella). E’ proprio in questa piccola frazione che attraverso lo sport proviamo a creare ogni giorno relazioni socialmente virtuose. Perchè, accanto alle periferie urbane, ci sono le periferie esistenziali. Attraverso lo sport accompagniamo tanti giovani a crescere sani e forti, occupiamo le loro giornate, li incoraggiamo a dare un senso alla loro vita allontanandoli da distrazioni facili e nocive.

Paolo Congedo intervista Diego Garzia e Pierluigi Mandorino. Per vedere le interviste scansionare il QR

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FOJU - FOGLIO INFORMATIVO DI OSSERVATORIO GALATINA alcuni alunni delle classi terze della scuola tu che conosci il sud secondaria di i grado frequentanti i comprensivi

Speciale Scuole

polo 1 a collemeto e polo 2 a noha

Noi abitiamo in un paesino che si chiama Collemeto, frazione del comune di Galatina.

Ci piace perché è un paesino piccolo e ci si conosce tutti: ci abitano poche persone, ci sono poche macchine e di conseguenza c'è poco inquinamento, poco traffico e poco rumore. Conosciamo tutte le strade e non ci perdiamo. C’è una villa con giochi per i bambini, la scuola media, la scuola primaria e quella dell’infanzia; da poco tempo è stata terminata la costruzione di una palestra adiacente alla scuola media, ma non possiamo ancora usarla. Ci sono anche pub e pizzerie aperte la sera.

Una delle caratteristiche che apprezzo di più di Collemeto è che ci sono delle associazioni che si occupano di organizzare eventi per il Natale, il carnevale e per altre occasioni di festa: a Natale quest’anno le associazioni hanno addobbato la piazza centrale con un bellissimo albero colorato e pieno di luci.

C’era anche il “Villaggio di Babbo Natale” dove si poteva passeggiare e comprare dolci natalizi; una hair stylist faceva le trecce alle ragazze, c’era la musica e artisti di strada. Per il Carnevale si è tenuta la tradizionale sfilata dei carri realizzati dai nostri concittadini.

Nel mese di luglio si celebra la festa del santo patrono, che per la città di Collemeto è la Madonna di Costantinopoli, e in tale occasione le strade vengono addobbate con le luminarie, viene allestito un parco con le giostre e l’ultimo giorno di festa si tiene un concerto in piazza seguito dallo spettacolo dei fuochi d’artificio.

Tuttavia ci sono anche degli aspetti della vita nel piccolo paese che ci piacciono di meno: a Collemeto, per esempio, le strade sono poco illuminate, molto rovinate e andrebbero asfaltate, i lavori di ristrutturazione vanno a rilento.

Ci sono pochi centri ricreativi per i bambini e i ragazzi: quando vogliamo stare insieme agli amici non abbiamo un posto dove andare a svagarci. Non ci sono cinema, teatri o altri luoghi di svago. Non c'è una biblioteca, che noi riteniamo fondamentale per la nostra cultura. Inoltre non ci sono negozi di abbigliamento o di scarpe e, per comprare qualcosa, dobbiamo spostarci nella città di Galatina o in altri centri vicini.

La maggior parte di noi è felice di abitare a Collemeto perché, anche se è un centro piccolo e ha i suoi problemi, tutto sommato “la felicità è nelle piccole cose”.

Classe III D

S P A Z I O

Vivere in una frazione come Noha ha i suoi vantaggi e i suoi svantaggi.

Noha è una frazione di Galatina, ma chi l’ha detto che non può essere piacevole vivere in una frazione?

Come vantaggi possiamo sicuramente dire che essendoci pochi abitanti tutti si conoscono e molti sono amici fra loro, quindi se c’è bisogno di aiuto c’è più scelta di riferimenti per farlo.

C’è spesso un atmosfera calma e tranquilla, ci sono abbastanza posti per trascorrere il tempo e di prima necessità come: supermercato, la scuola in cui ci sono sia elementari che medie, la scuola materna, la farmacia, uno studio di dottori, i bar, la cartoleria, la gioielleria, rosticcerie, un panificio, due villette per uscire in cui una c’è compreso il parco giochi, un campetto per giocare a calcio, una chiesa e addirittura un hotel che si chiama Nohasi palace.

Insomma c’è tutto per condurre la propria vita al meglio.

Ma ci sono anche alcuni svantaggi: il più banale ma anche il più comune è quello che gli abitanti essendo pochi e conoscendosi tutti, qualsiasi cosa succeda si viene a sapere velocemente, quindi si ha una privacy limitata. Inoltre per fare shopping, comprare vestiti, apparecchi elettrici ecc.. spesso bisogna spostarsi di paese, questo può risultare scomodo ed effettivamente lo è quindi risulta essere uno svantaggio, ma ci si abitua velocemente.

E infine i giovani preferiscono uscire in altri paesi essendoci più punti di incontro e i genitori devono scomodarsi per portarli.

Ad oggi vivere in una frazione è più semplice rispetto a prima ma io credo che sia ancora meglio vivere in un paese più grande.

Ludovica M. - Classe III A Dov’è meglio vivere? In una città o in un piccolo paese?

Quando nasci in un piccolo paese, si ha già una certezza nella vita: prima che tu emetta il primo gemito, tutti sanno già che sei al mondo. Eh sì, perché la vita di paese è così: appena muovi un passo, tutti ne sono a conoscenza.

Se da un lato le grandi città offrono maggiori opportunità lavorative, movida e frenesia, dall’altro i piccoli paesi garantiscono quiete e tranquillità. Se potessi scegliere sicuramente preferirei vivere in un piccolo paese piuttosto che in una grande città.

O S S E R V A T O R I O

MAGGIO '23

Secondo me il paese offre una posizione più umana e meno anonima: il fatto di conoscere quasi tutti gli abitanti fa sentire meno soli, come se si appartenesse tutti alla stessa famiglia. In caso di bisogno una piccola comunità “si fa in quattro” per aiutarti, cosa che difficilmente può realizzarsi in una grande città.

I piccoli paesi offrono sicuramente uno stile di vita più tranquillo e rilassato e spesso sono inseriti in contesti in mezzo al verde, lontani dai rumori e dal traffico che caratterizza i centri più grandi. È vero che il paese offre molte meno possibilità rispetto ad una città: le scuole, sono poche e offrono una scelta limitata alle preferenze degli studenti. Anche il lavoro spesso scarseggia e bisogna cercare di accontentarsi piuttosto che cercare di realizzare le proprie ambizioni.

Per i giovani ci sono meno occasioni di svago, quindi meno cinema, teatri, centri sportivi e commerciali, ma si può fare fronte a questo immergendosi nella natura praticando tanti sport all’area aperta. Vivere in una piccola frazione come Noha, ha il suo fascino perché c’è qualcosa che rende speciale vivere in questi angoli di terra. In un mondo che va sempre più nella direzione dell’inaridimento dei rapporti, nei piccoli paesi, dove tutti si conoscono, riesci a sentirti meno “numero” e più “persona”. Puoi uscire solo per andare a prendere un caffè al bar, sapendo che sicuramente troverai qualcuno che conosci con cui scambiare due chiacchiere. I giorni si susseguono seguendo il ritmo delle stagioni, ovvero d’estate si resta fuori sfruttando fino all’ultimo raggio di sole, e d’inverno già alle 10 di sera non si vede più nessuno in giro, e non perché la gente ha paura ad uscire, cosa comune in altre parti del mondo. È che in paese la sera non ci sono eventi o discoteche che organizzano serate tutti i giorni della settimana, e quindi anche i giovani, la sera dopo cena, rimangono a casa, in famiglia, guardando un bel film, aspettando il fine settimana, quando tutti escono e si ritrovano sempre lì, allo stesso bar. Anche se non possiamo considerarci immuni dalle vicende che terrorizzano il resto del mondo, ci sentiamo più protetti che mai dalle quattro mura dei nostri paesini. Perché, in fondo, il fatto di vivere un po’ sperduti ci rassicura e ci fa vivere più sereni.

Nel complesso ritengo che la vita in paese sia per me di gran lunga preferibile e che, agli svantaggi che ci sono, si può rimediare godendo di aria buona, relax e stringendo rapporti umani più solidi e duraturi.

Michele C. - Classe III A

G A L A T I N A

Grazie a tutti coloro che hanno contribuito a scrivere questo Supplemento della testata "CANALE SALENTO" registrata presso il Tribunale di Lecce n° 6/22 - ROC 38293 FOJU. Nel numero di giugno Direttore responsabile : Paolo Antonio Franza parleremo di Centro Storico.

Direttore Editoriale: Antonio Torretti - Redazione: Invitiamo pubblicamente chi Paola Volante, Paolo Congedo, Pasticci8 Galatinese SEGUITECI SUI NOSTRI SOCIAL volesse contribuire a farlo contattandoci quanto prima.

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