Concerto di Pasqua

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XXXV STAGIoNE CoNCERTISTICA

Concerto di Pasqua

PABLO GONZÁLEZ direttore

MARIA PERROTTA pianoforte

MARCO ORTOLANI clarinetto


fondazione orchestra regionale toscana

Direttore generale

Marco Parri

Direttore servizi musicali

Paolo Frassinelli

Direttore comunicazione

Riccardo Basile

Ufficio sviluppo e fundraising

Elisa Bonini

Amministrazione

Simone Grifagni, Cristina Ottanelli Ufficio del personale

Patrizia Brogioni, Andrea Gianfaldoni Segreteria

Stefania Tombelli | Direzione Generale Tiziana Goretti | Direzione Artistica Ambra Greco | Area Comunicazione Servizi tecnici Orchestra

Francesco Vensi, Angelo Del Rosso Consiglio di Amministrazione

Maurizio Frittelli presidente Francesca Bardelli vice presidente Elisa Burlamacchi Nazzareno Carusi Claudio Martini Revisore Unico

Vittorio Quarta

* Il Consiglio di Amministrazione e il Revisore unico si

sono insediati il 3 dicembre 2015 e resteranno in carica per 5 anni, come previsto dallo Statuto.

OspitalitĂ e sala Teatro Verdi

Fulvio Palmieri, Paolo Malvini Palcoscenico Teatro Verdi

Alfredo Ridi, Walter Sica, Carmelo Meli, Sandro Russo, Alessandro Goretti Personale di sala

Lisa Baldi, Martina Berti, Anastasiya Byshlyaha, Tommaso Cellini, Lorenzo Del Mastio, Massimo Duino, Enrico Guerrini, Chiara Giglioli, Alessandro Iachino, Michele Leccese, Pasquale Matarrese, Jibril Sheikh Oyaye, Mario Venneri, Giuseppe Zarcone


XXXV stagione concertistica direttore artistico

Giorgio Battistelli

direttore principale Daniele Rustioni direttore e compositore in residence Tan Dun direttore onorario Thomas Dausgaard

 O IC

stituzioni

oncertistiche

rchestrali


Concerto di Pasqua

PABLO GONZÁLEZ direttore

MARIA PERROTTA pianoforte MARCO ORTOLANI clarinetto

FERRUCCIO BUSONI

Concertino in si bemolle maggiore per clarinetto ed un'orchestrina op.48

FRYDERYK CHOPIN

Concerto n.2 in fa minore per pianoforte e orchestra op.21 Maestoso Larghetto Allegro vivace

***

PËTR IL'IČ ČAJKOVSKIJ PIOMBINO, TEATRO METROPOLITAN

mercoledì 23 marzo 2016 ore 21.00 EMPOLI, PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI

giovedì 24 marzo 2016 ore 21.00 FIRENZE, TEATRO VERDI *

venerdì 25 marzo 2016 ore 21.00 FIGLINE VALDARNO, TEATRO GARIBALDI

sabato 26 marzo 2016 ore 21.00 * concerto trasmesso in differita da Rai Radio 3

Rai Radio

Registrazioni e produzioni audio a cura di

Sinfonia n.1 in sol minore op.13 'Sogni d'inverno' Sogni di un viaggio d'inverno Allegro tranquillo Terra desolata, terra nebbiosa Adagio cantabile, ma non tanto Scherzo Allegro scherzando giocoso Finale Andante lugubre - Allegro moderato - Allegro maestoso


PABLO GONZÁLEZ

Considerato uno dei direttori più versatili e appassionati della sua generazione, Pablo González è un musicista che ha ispirato orchestre e pubblico in tutto il mondo, grazie anche alla sua intensa musicalità e alle sue capacità tecniche. Spagnolo nativo di Oviedo, capoluogo del Principato delle Asturie, si è formato alla Guildhall School of Music and Drama di Londra, vincendo in seguito la Donatella Flick Conducting Competition e la Cadaqués International Conducting Competition nel 2006. È stato direttore associato alla London Symphony Orchestra e la Bournemouth Symphony Orchestra, direttore ospite principale dell'Orquestra Ciudad de Granada e negli ultimi cinque anni direttore musicale della Orquestra Sinfonica de Barcelona i Nacional de Catalunya. Per la stagione in corso ha diretto orchestre in Europa e all'estero quali l'Orchestre Philharmonique de Radio France, Gürzenich-Orchester Köln, Konzerthausorchester di Berlino, La Hallé, Aalborg Symphony Orchestra, la Deutsche Kammerphilharmonie Bremen, Orquestra Ciudad de Granada, Mannheim Academy, Spanish National Radio e Television Symphony Orchestra,


Orquestra Sinfónica de Madrid e l'Orchestra Sinfonica della Nuova Russia. E' stato più volte ospite della Netherlands Philharmonic Orquestra, della Deutsche Radio Philharmonie Saarbrücken Kaiserslautern, l'Orchestra della Svizzera Italiana e Sinfonica de Barcelona i Nacional de Catalunya. La sua conduzione ha riscosso un grande successo alla guida della NHK Symphony Orchestra, Queensland Symphony Orchestra e Dallas Symphony Orchestra. Precedentemente è salito sul podio delle più prestigiose formazioni tra cui London Symphony Orchestra, Orchestre National du Capitol de Toulouse, Royal Liverpool Philharmonic Orchestra, BBC National Orchestra del Galles, Scottish Chamber Orchestra, Tonkünstler Orchestra nel Musikwerein, Stuttgart Chamber Orchestra, Musikcollegium Winterthur, Filarmonica di Varsavia, Orquestra Nacional de España, Orchestre de Chambre de Lausanne, Sinfonieorchester Basel, Orchestre Philharmonique de Strasbourg, Orchestre Philharmonique de Liège e Kyoto Symphony Orchestra. Molto attivo anche in ambito operistico, il suo debutto inglese nella conduzione de L'elisir d'amore per il Glyndebourne

Tour 2013 ha ricevuto un tale successo da valergli per la prossima stagione la direzione del Don Giovanni di Mozart. Tra gli impegni recenti ricordiamo la Carmen di Bizet a San Sebastian, il Don Giovanni di Mozart, la Madama Butterfly di Puccini, La Voix Humaine di Poulenc e Una Voce in Off di Montsalvatje per Opera de Oviedo, Il flauto magico di Mozart, Daphne di Strauss e Rienzi di Wagner al Teatro del Liceu di Barcellona. Ha inciso recentemente ben 6 nuovi cd, due dei quali usciranno nelle prossime due stagioni, che includono un ritratto in tre dischi monografici di Granados con la Barcellona Symphony Orchestra, Il figliol prodigo di Prokof 'ev con la SWR Sinfonieorchester Baden Baden und Freiburg, e un terzo disco con la Deutsche Radio Philharmonie con cui collabora da molti anni. Con la stessa orchestra ha infatti inciso, per l'etichetta tedesca SWRmusic, l'opera completa per violino di Schumann con la solista Lena Neudauer, ottenendo il prestigioso International Classical Music Award. Arriva per la prima volta sul podio dell'Orchestra della Toscana.


MARIA PERROTTA

Studia al Conservatorio della sua città natale, Cosenza, sotto la guida di Antonella Barbarossa e si diploma con lode al Conservatorio di Milano con Edda Ponti. Ottiene il Diploma Superiore di Musica da Camera all’École Normale de Musique di Parigi, perfezionandosi successivamente a Imola, con Franco Scala e Boris Petrushansky, e in Germania, con Walter Blankenheim. Dopo il diploma con lode all’Accademia di Santa Cecilia nella classe di Sergio Perticaroli nel 2007, arricchisce la sua formazione con Cristiano Burato e François-Joël Thiollier. Fra i suoi recenti impegni l’esecuzione del Clavicembalo ben temperato di Bach, del Quarto Concerto per pianoforte e orchestra op.58 di Beethoven con la Filarmonica Arturo Toscanini diretta da Antoni Wit, del Concerto di Ravel con l'Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai diretta da Francesco Lanzillotta, del Prometeo di Scriabin con l'Orchestra Verdi di Milano diretta da John Axelrod, concerti in Italia e Francia con programmi monografici dedicati a Chopin e Schubert e una tournée col Quartetto Mirus per il Quintetto per pianoforte e archi di Šostakovič.

Registra per la Radio Tedesca, per la Rai e Sky. La sua incisione dal vivo delle Variazioni Goldberg di Bach ha ottenuto il favore della critica specializzata: 5 stelle dalle riviste Amadeus e Musica, 5 stelle e Disco del Mese da Suonare News, Premio della Critica 2012 promosso da Musica & Dischi. Nell’ottobre 2013 la Decca pubblica un cd con la sua registrazione dal vivo delle tre ultime Sonate di Beethoven, scelto come miglior cd del mese da Amadeus. Nel giugno 2015 è uscito, sempre per Decca, un recital chopiniano registrato dal vivo.


MARCO ORTOLANI

Dal 1985 è primo clarinetto dell'Orchestra della Toscana. Nell'ambito della musica d'oggi collabora con Tempo Reale, il Contempo-ensemble, GAMO e l'ensemble Elastiko incontrando compositori quali Luciano Berio, Sylvano Bussotti, Ivan Fedele, Toshio Hosokawa, Peter Maxwell Davies, Helmut Lachenmann. Dal 2001 al 2014 è stato clarinettista assistente ai corsi di composizione tenuti da Azio Corghi, Giorgio Battistelli e Luis Bacalov all'Accademia Musicale Chigiana di Siena. Ha inciso, per Arts, musiche di Arnold Schoenberg, Pierre Boulez, Luciano Berio, e per Frame le Sonate a Quattro di Gioachino Rossini. Si interessa inoltre all'esecuzione di musiche del periodo classico con strumenti storici e, con l'ensemble dell'Accademia, ha registrato per Symphonia, i Tre Quintetti per strumenti a fiato di Giuseppe Maria Cambini.


FERRUCCIO BUSONI (Empoli 1866 - Berlino 1924)

Concertino in si bemolle maggiore per clarinetto ed un'orchestrina op.48 durata: 11 minuti circa Per Ferruccio Busoni la Grande Guerra fu un'autentica tragedia. Nato a Empoli da un ottimo clarinettista toscano e da una pianista triestina di padre tedesco, formatosi musicalmente e affermatosi come grande pianista nel mondo austrotedesco, docente ai conservatori di Helsinki, Mosca, Boston, cosmopolita per natura, cultura e carriera, Busoni aveva una storia, una formazione, un bagaglio di esperienze che gli rendevano semplicemente insopportabile l'idea che fra i tanti allievi che aveva avuto ce ne fossero di destinati a uccidersi da due opposte trincee. Rifiutandosi di decidere fra patria naturale e patria spirituale, fra Italia e Austria-Germania, dopo una tournée americana Busoni si trasferì nella neutrale Svizzera, a Zurigo, dove avrebbe passato gli anni di guerra, in un'altalena di attività feconda - come concertista, compositore e organizzatore di concerti - e di profonda angoscia. Stefan Zweig, un altro artista orfano di patria e senza pace, nella sua toccante autobiografia, Il mondo di ieri, ci riferisce questa confidenza di Busoni: “A chi appartengo? Quando la notte sogno, mi accorgo al destarmi di aver parlato in sogno in italiano. Ma se poi scrivo penso parole tedesche....”. A dispetto di tanta

angoscia, negli anni di Zurigo Busoni scrive Arlecchino e Turandot, due lavori comici, luminosamente italiani per materia e fonti (la Commedia dell'arte, la fiaba teatrale di Carlo Gozzi da cui prenderà le mosse anche Puccini), però con libretti originariamente in tedesco, e inizia a lavorare al Doktor Faust che lascerà incompiuto. A Zurigo erano andate in scena come dittico, l'11 maggio del 1917, Arlecchino e Turandot, e alla Tonhalle di Zurigo, il 9 dicembre 1918, sarebbe stato presentato il Concertino op.48, dedicato al suo primo esecutore solista, l'italiano Edmondo Allegra, primo clarinetto dell'orchestra della Tonhalle, anche se si può pensare ad una dedica intima e segreta alla memoria del padre, il clarinettista Ferdinando Busoni. Lo strumento solista è accompagnato da una piccola orchestra (“ed un Orchestrina”, sic, nella partitura Breitkopf & Härtel) di taglio settecentesco, archi, due oboi, due fagotti e due corni (alla fine si aggiunge il triangolo). L'epoca è quella della cristallizzazione del neoclassicismo musicale novecentesco che riscopre il Settecento e i suoi lucidi congegni musicali, trovando espressioni diverse ma parimenti mirabili in lavori come la Sinfonia Classica


di Prokof 'ev, Le Tombeau de Couperin di Ravel e il Pulcinella di Stravinskij. Ma nel Concertino la Nuova Classicità di Busoni, cuore della sua estetica musicale, sembra diversa dal neoclassicismo dei più giovani colleghi, ed è improntata a un che di più rococò, più fiorito e insieme più nostalgico, che in certi momenti fa pensare piuttosto al Richard Strauss del Cavaliere della Rosa e dell'Arianna a Nasso (oltre che allo Strauss ancora a venire del concerto per oboe, che forse ebbe presente questo lavoro). Il Concertino è in un solo movimento senza soluzioni di continuità ma articolato in sezioni distinte: un Allegretto sostenuto alla breve, nella tonalità d'impianto di si bemolle, dall'apparenza rapsodica ma dalla struttura sonatistica, in cui si evidenzia l'intenso dialogo cameristico fra il solista e la piccola orchestra, in particolare i legni. L'Andantino che segue, con il tempo (sei ottavi) e le figure tipiche di una cullante siciliana, si ascrive invece a quel carattere intimo e agreste che è l'altra vocazione del clarinetto - ben nota a Mozart e Brahms oltre a quella al gioco e al guizzo. Vi si evidenzia un tema malinconico, che passa tra il solista e le varie sezioni, che lo riprendono mentre il clarinetto vi rica-

ma intorno le sue fioriture. Uno studioso busoniano, Antony Beaumont, sostiene che il tema deriva dagli schizzi per un Lied mai venuto alla luce come tale ma passato al nostro Concertino: si tratterebbe della celebre canzone del Re di Thule cantata da Gretchen nel Faust di Goethe e ben nota attraverso le intonazioni di Schubert, Berlioz e Gounod: un riflesso dell'ossessione faustiana di Busoni (che pure si rifaceva non a Goethe ma alle versioni antiche e al Faust elisabettiano di Christopher Marlowe) di cui abbiamo un esito nei due Lieder per baritono e piccola orchestra op.49 scritti nello stesso anno, di cui il secondo è il Lied des Mephistopheles. Un incisivo e quasi drammatico recitativo del clarinetto concluso da una grande candenza porta all'Allegro sostenuto in cui un bellissimo tema affine a quello dell'Andantino, ma come rasserenato, circola fra solista e orchestra. La chiusura è affidata a un pomposo Minuetto - che ristabilisce la tonalità iniziale e chiude il cerchio, con un'atmosfera che ricorda l'entrata del Duca e della Duchessa di Parma nel Doktor Faust, spegnendosi però in piano dopo un'ultima impennata del solista. Elisabetta Torselli


FRYDERYK CHOPIN

(Zelazowa Wola, Varsavia 1810 - Parigi 1849) Concerto n.2 in fa minore per pianoforte e orchestra op.21 durata 30 minuti circa I concerti per pianoforte di Chopin costituiscono uno dei più clamorosi casi di scissione tra pubblico e critica che la storia della musica ricordi. I frequentatori di concerti e gli acquirenti di dischi hanno una straordinaria familiarità con queste pagine, e molti di loro, probabilmente, trasalirebbero di fronte alla pessima stampa di cui esse hanno goduto fino a tempi recenti (con qualche eccezione degna di rilievo, tra cui, nella prima parte del Novecento, il critico inglese Donald Francis Tovey). Vediamo un po’. Sarebbero orchestrati male (Chopin era un pianista, l’orchestra non era affar suo); sarebbero formalmente pericolanti (vuoi mettere la lucidità degli Studi, dei Preludi?); farebbero un uso eccessivamente disinvolto delle tonalità secondarie (qui era d’accordo anche Tovey, che considerava “suicida” il piano tonale dell’Allegro maestoso dell’op.11). Aggiungiamo infine l’accusa delle accuse, specie in un Novecento dominato dal masochismo adorniano: sarebbero troppo “facili” da ascoltare. A parte il fatto che un’accorta commistione di facilità e artificio è alla base dell’estetica stessa del concerto solistico almeno a partire da Mozar (che se vuol creare problemi all’ascoltatore compone un quartetto, non un concer-

to), c’è da dire che al pubblico della prima esecuzione il concerto in Fa minore non parve affatto così facile: «L’Allegro iniziale del mio concerto è accessibile solo a pochi. Ci furono delle acclamazioni, ma, credo, solo perché la gente si sentiva obbligata a mostrare interesse (“Ah, qualcosa di nuovo!”) fingendo di intendersene». Così, scrivendo a un amico, commentava Chopin quella serata del 17 marzo 1830. Il problema è che la critica, quando prende abbagli, li prende quasi sempre per lo stesso motivo: anziché cercare nelle cose quel che c’è, preferisce sentenziare su ciò che dovrebbe esserci e non c’è. Va detto infatti che i concerti di Chopin non aderiscono semplicemente a un genere (quello del concerto, appunto), ma si conformano a una precisa tipologia, quella del concerto brillante: con questa tipologia doveva cimentarsi un pianista che ambisse a intraprendere la carriera del virtuoso; e il trionfo riscosso a Vienna in occasione della sua prima tournée nel 1829 prometteva al giovane polacco proprio quella carriera. I modelli diretti di Chopin sono dunque da cercare tra nomi che non rimandano ai piani alti del nostro museo virtuale della musica: Friedrich Kalkbrenner, Ignaz Moscheles, Johann Nepomuk Hummel.


A Kalkbrenner, per il quale nutriva un’intensa ammirazione, Chopin dedicò la pubblicazione del concerto in Mi minore op.11 (il cosiddetto “primo” concerto); il concerto in Sol minore di Moscheles era una pagina addirittura paradigmatica, che Schumann aveva eletto a emblema del romanticismo di contro al Sol minore “classico” (bum!) della celebre sinfonia mozartiana; il concerto in La minore di Hummel, infine, si presenta fin dalle prime battute come una fonte di ispirazione immediata del concerto op.21 di Chopin. Anche in questo caso tutto, non solo la scrittura pianistica, parla della tipologia “brillante”: la scansione del primo movimento; il recitativo che costituisce la sezione centrale del Larghetto (un procedimento caro a Weber e allo stesso Moscheles); la presenza di una danza caratteristica nel finale (nello specifico una mazurka, che è dunque anche un omaggio dell’autore alla propria terra). Cercare in un concerto brillante l’elaborazione formale di un quartetto di Beethoven è chiaramente fuor di luogo: sono diversi gli esecutori, i destinatari, gli scopi e gli intendimenti. Quanto all’orchestra, non possiamo che confermare il giudizio di Tovey: è discreta e corretta, con qualche sbandamento.

Che poi Chopin sia libero nell’uso delle tonalità è senz’altro vero. Ma qui dobbiamo obiettare, innanzitutto, che su questo aspetto solo piuttosto tardi furono dettate regole rigide, e anche il repertorio cosiddetto classico presenta una casistica molto più varia di quanto generalmente si pensi (proprio il concerto in Fa minore, ad esempio, presenta un caso di “esposizione a tre tonalità” nient’affatto estraneo alla scrittura settecentesca). Inoltre, ed è questa l’obiezione più importante, in un concerto brillante il succedersi delle tonalità deve rispondere assai più a esigenze timbriche (suonare dove lo strumento rende di più, in rapporto alla retorica del pezzo) che non a dettami di natura strutturale: averlo capito ed essersi comportato fino in fondo in maniera conseguente è un merito di Chopin, non un demerito. Il concerto in Fa minore è passato alla storia come “secondo”, ma si tratta in realtà del primo concerto composto da Chopin; il quale, desideroso di replicare a Varsavia il successo che gli era stato tributato a Vienna, pensò di dotarsi di una pagina adatta, che mettesse al tempo stesso in luce anche le sue doti di compositore. Sulla scia del


concerto in Fa (che ebbe un successo reale in occasione della replica), nell’agosto del 1830 vide la luce il concerto in Mi minore, oggi noto come primo. Il motivo del ribaltamento del numero d’ordine è legato alle vicende editoriali dei due lavori: il concerto in Mi fu pubblicato nel 1833 come op.11; l’altro fu pubblicato solo tre anni dopo (1836, op.21) per ragioni commerciali, ossia per non turbare il successo delle vendite del “primo”. Tutto ciò ha però anche una motivazione legata a precise scelte artistiche del compositore: appena iniziata la carriera internazionale di virtuoso, Chopin fece del concerto in Mi minore il suo cavallo di battaglia, mentre il concerto in Fa rimase decisamente in ombra. Avrebbe riacquistato importanza, tuttavia, dopo il ritiro di Chopin dalla carriera di virtuoso (già sostanzialmente terminata con il 1835): era una delle pagine alle quali il compositore faceva più frequente ricorso nella sua veste di insegnante. Finché si era potuto ascoltare Chopin suonare e far suonare i propri concerti, nessuno aveva avuto dubbi sul loro valore. Quando l’ascolto non poté più appoggiarsi a questa dimensione concreta, la ricerca di unità strutturale che caratterizzava in misura

crescente l’estetica musicale tra Otto e Novecento decretò la condanna di queste pagine. Oggi le cose sono cambiate, e il successo di pubblico ha giocato in tal senso un ruolo fondamentale. Marco Mangani


PËTR IL'IČ ČAJKOVSKIJ

(Kamsko-Votkinsk 1840 - San Pietroburgo 1893) Sinfonia n.1 in sol minore op.13 'Sogni d'inverno' durata 45 minuti circa La musica sinfonica è, insieme ai celebri balletti, sicuramente la parte più nota e amata della vasta produzione musicale di Pëtr Il’ič Čajkovskij, un compositore che si cimentò pressoché in tutti generi, compresa l’opera (ancora poco eseguita in occidente). Delle sei sinfonie probabilmente le tre ultime sono oggi le più conosciute e questo corrisponde anche al successo che ebbero all’epoca in cui furono composte. L’apprezzamento per la Prima sinfonia giunse in verità dopo episodi contrastati. La forma della sinfonia nell’Ottocento era considerata la più importante e la più carica di ambizioni estetiche e un compositore ancora fresco di studi che si cimentava con la sua prima creazione in questo genere andava incontro a un impegno serio e denso di significati. Così fu anche per Čajkovskij quando, nella primavera del 1866, intraprese questo progetto. Non era un ragazzino, a ventisei anni e aveva già preso importanti decisioni nella sua vita, come quella di lasciare nel 1863 l’impiego sicuro presso il Ministero di Giustizia per dedicarsi completamente alla musica. Aveva terminato gli studi al Conservatorio di S.Pietroburgo nel 1865, sotto la guida dell’esigente e irascibile Anton Rubinštejn,

ottenendo la medaglia d’argento e la classificazione di “eccellente” in «Teoria della composizione e della strumentazione». Aveva anche avuto esperienze nel genere sinfonico scrivendo alcune Ouvertures per orchestra. Inoltre in quell’epoca era diventato docente al Conservatorio di Mosca, per invito di Nikolaj Rubinštejn (fratello di Anton), presso il quale abitava. Questa situazione illustra però anche gli strettissimi rapporti di rispetto, di soggezione e forse anche di dipendenza psicologica con i fratelli Rubinštejn: in realtà ogni lavoro di Pëtr Il’ič era stato sottoposto al loro giudizio, con risultati non sempre felici. L’Ouverture Uragano, del 1864, fu bocciata da Anton e rimase ineseguita; stessa sorte toccò all’Ouverture in do minore, scritta tra 1865 e 1866 e criticata da entrambi i fratelli; l’Ouverture in fa minore, scritta per piccola orchestra e diretta dallo stesso Čajkovskij in conservatorio nel 1865, ebbe pubblica esecuzione sotto la direzione di Nikolaj Rubinštejn a Mosca nel 1866, ma solo dopo che fu rivista, allungata e nuovamente strumentata per grande orchestra. Se si sommano la necessità di sottostare al giudizio non sempre benevolo dei Rubinštejn (cui era legata anche la


concreta possibilità dell’esecuzione), con la naturale insicurezza e labilità nervosa di Čajkovskij, si può comprendere come la tensione per questo lavoro avesse condotto Pëtr Il’ič alla depressione e sull’orlo dell’esaurimento nervoso, come testimoniano le lettere al fratello Modest. In queste condizioni di spirito, comunque, la sinfonia fu completata e sottoposta al giudizio di Anton Rubinštejn e di Nikolaj Ivanovič Zaremba (ex docente di Čajkovskij al conservatorio) che la criticarono duramente e costrinsero l’autore a rimaneggiarla. Čajkovskij effettuò le modifiche, ma ancora l’approvazione fu parziale e solo lo Scherzo fu eseguito, senza successo, il 10 dicembre 1866 a Mosca, sotto la direzione di Nikolaj Rubinštejn. Il medesimo direttore la propose integralmente il 3 febbraio 1868, questa volta con esito diverso: «L’accoglienza del pubblico fu così calorosa che sorpassò tutte le nostre speranze» scrisse l’amico Kaškin. Čajkovskij però non era ancora soddisfatto della sinfonia e nel 1874 (dopo l’esperienza di altri lavori sinfonici) rimaneggiò ancora il primo, secondo e quarto movimento, in vista dell’edizione (che fu funestata fra l’altro da una quantità notevole di errori di stampa). Dunque nessun’altra

sinfonia di Čajkovskij fu così spesso rimaneggiata dall’autore. Una nuova esecuzione si ebbe il 19 novembre 1883 a Mosca, sotto la direzione di Max von Ermannsdörfer, con un successo immenso, tanto che un giornale locale scrisse: «È una sinfonia autenticamente russa. In ogni battuta si sente che non può essere scritta che da un russo. C’è un contenuto puramente russo che il compositore ha voluto dare a questa forma elaborata all’estero». E autenticamente russa sembra davvero l’ambientazione suggerita dal titolo: “Sogni d’inverno”. Un paesaggio luminoso, con le linee arrotondate causate dalla neve alta, viene evocato nel primo movimento, Allegro tranquillo, dal sottotitolo “Sogni di un viaggio d’inverno”. Il secondo tempo, Adagio cantabile ma non tanto, porta la dicitura “Terra desolata, terra nebbiosa” che potrebbe richiamare le atmosfere di certi quadri di Fëdor Vasilev (un pittore che Čajkovskij apprezzava molto), che illustrano altri aspetti dell’inverno russo, come la tristezza di un cielo scuro sopra la neve sporca. Lo Scherzo, Allegro scherzando e giocoso, porta lo spirito della danza con il suo ritmo tra il valzer e la mazurka (si tratta comunque della


trasposizione di un movimento della Sonata per pianoforte n.1 del 1865) e con la scrittura di trasparenza mendelssohniana. Il Trio è un vero e proprio valzer, danza amatissima da Čajkovskij, e introduce a un’atmosfera da festa in un salone nobiliare. Il quarto movimento, Andante Lugubre-Allegro maestoso, lungo e complesso, comincia evocando ambienti campestri con un canto popolare (“O mia piccola, sto seminando qualche fiore”) accennato nell’introduzione. Si caratterizza però per una notevole discontinuità stilistica che arriva fino ai fugati della parte finale, pieni di solenne, forse eccessiva, celebratività. Maria Grazia Sità


* prime parti ** concertino VIOLINI PRIMI

VIOLONCELLI

CORNI

Daniele Giorgi * Paolo Gaiani ** Patrizia Bettotti Stefano Bianchi Francesco Di Cuonzo Marian Elleman Chiara Foletto Marco Pistelli Gianluca Stupia Sofia Villanueva

Augusto Gasbarri * Filippo Burchietti ** Stefano Battistini Silvia Cosmo Giovanni Simeone

Andrea Albori * Paolo Faggi * Lara Morotti Alessandro Saraconi

VIOLINI SECONDI

FLAUTI

TROMBE CONTRABBASSI

Margherita Naldini * Luigi Giannoni ** Lucio Corenzi

Chiara Morandi * Franziska Schötensack * Marcello D'Angelo ** Angela Asioli Damiano Babbini Gabriella Colombo Alessandro Giani Alessia Pallaoro

Fabio Fabbrizzi * Michele Marasco * Elisa Boschi

VIOLE

CLARINETTI

Stefano Zanobini * Giulia Panchieri * Caterina Cioli ** Alessandro Franconi Francesca Profeta Pier Paolo Ricci

Donato De Sena * Guido Guidarelli * TROMBoni

Paolo Masi * Andrea Soldani Sergio Bertellotti BASSO TUBA

Riccardo Tarlini * OBOI

Alessio Galiazzo * Flavio Giuliani *

Marco Ortolani * Emilio Checchini * FAGOTTI

Paolo Carlini * Umberto Codecà *

TIMPANI

Morgan M.Tortelli * percussioni

Giulia Mazzilli Davide Montagnoli Ispettore d’orcheStra e archivista

Alfredo Vignoli


Fondata nel 1980, l’ORT ha sede al Teatro Verdi di Firenze e oggi è considerata una tra le migliori orchestre in Italia. È formata da 45 musicisti, tutti professionisti eccellenti che sono stati applauditi nei più importanti teatri italiani come il Teatro alla Scala, l’Auditorium del Lingotto di Torino, l’Accademia di Santa Cecilia di Roma, e nelle più importanti sale europee e d’oltreoceano, dall’Auditorio Nacional de Musica di Madrid alla Carnegie Hall di New York. La sua storia artistica è segnata dalla presenza di musicisti illustri, primo fra tutti Luciano Berio. Collabora con personalità come Salvatore Accardo, Martha Argerich, Rudolf Barshai, Yuri Bashmet, Frans Brüggen, Myung-Whun Chung, Gianluigi Gelmetti, Daniel Harding, Eliahu Inbal, Yo-Yo Ma e Uto Ughi. Interprete duttile di un ampio repertorio, che dalla musica barocca arriva fino ai compositori contemporanei, l’Orchestra ha da sempre riservato ampio spazio alla ricerca musicale al di là delle barriere fra i diversi generi (Haydn, Mozart,

tutto il Beethoven sinfonico, larga parte del barocco strumentale, con una particolare attenzione alla letteratura meno eseguita), sperimentando possibilità inedite di fare musica e verificando le relazioni fra scrittura e improvvisazione. Accanto ai grandi capolavori sinfonicocorali, interpretati con egregi musicisti di fama internazionale, si aggiungono i Lieder di Mahler, le pagine corali di Brahms, parte del sinfonismo dell’Ottocento, con una posizione di privilegio per Rossini, e l’incontro con la musica di Franco Battiato, Stefano Bollani, Richard Galliano, heiner Goebbels, Butch Morris, Enrico Rava, Ryuichi Sakamoto. Una precisa vocazione per il Novecento storico, insieme a una singolare sensibilità per la musica d’oggi, caratterizzano la formazione toscana nel panorama musicale italiano. Il festival “Play It! La musica fORTe dell’Italia” è il manifesto più eloquente dell’impegno dell’orchestra verso la contemporaneità. Incide per Emi, Ricordi, Agorà e VDM Records.


I PROSSIMI APPUNTAMENTI

ROBERT TREVINO direttore

DMITRI MAKHTIN

5

APRILE

martedì ore 21.00

15

violino

Beethoven_

Concerto per violino e orchestra op.61

Sibelius_

Sinfonia n.3 op.52

Sibelius_

Lemminkäinen's return n.4 op.22

GAETANO D'ESPINOSA direttore

Emmanuel Rossfelder

APRILE chitarra

venerdì ore 21.00

Michele Marasco flauto musiche di Busoni, Rodrigo, Dvorak

6

MAGGIO

venerdì ore 21.00

in collaborazione con il Conservatorio ‘Cherubini’ di Firenze e l'Istituto 'Franci' di Siena

THOMAS DAUSGAARD direttore

musiche di Berio, Brahms


COMUNICAZIONI PER IL PUBBLICO

SOSTIENI L'ORT: DONA IL TUO 5X1000!

AVVISO: ANNULLATO IL CONCERTO DEL 12 MAGGIO

A causa di problemi tecnici indipendenti dalla nostra volontà, l'Orchestra di Hannover ci comunica la sua impossibilità ad essere in Italia per il prossimo maggio. Ci vediamo dunque costretti, nostro malgrado, ad annullare il concerto del 12. Ai nostri abbonati offriamo la possibilità di sostituire questo appuntamento con uno degli altri quattro concerti rimanenti della stagione (5 apr. 15 apr. 6 mag. 19 mag.) oppure di scegliere tra uno dei tre appuntamenti previsti a giugno (10, 17 e 30) alla Villa Mediacea La Pietraia a Castello. A chi avesse acquistato il singolo biglietto offriamo la stessa possibilità di cambio o il rimborso. Altre informazioni presso la biglietteria del teatro, sul sito www.orchestradellatoscana.it o telefonicamente al numero 055 2340710.

Sostenere l'ORT con il 5x1000 vuol dire contribuire concretamente alla realizzazione di progetti mirati di carattere didattico, propedeutico e formativo a livello regionale. Importante: la destinazione del 5 per mille non è alternativa a quella dell'8 per mille: entrambe le scelte possomo essere espresse. La procedura è semplice: basta riportare la propria firma nell'apposito riquadro dei modelli di dichiarazione dei redditi, indicando in questo caso il codice fiscale della Fondazione Orchestra Regionale Toscana: C.F. 01774620486. Si può donare il 5 per Mille utilizzando il modello integrativo CUD 2015, il modello 730/1 bis o il modello unico persone fisiche 2015. Aiutaci a mantenere viva l'anima e la voce dell'Orchestra della Toscana!


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AUDIO SU SOUNDCLOUD

Qui sono raccolte tutte le informazioni che riguardano l’Orchestra della Toscana. Trovate il calendario, le news con gli aggiornamenti, le anticipazioni, le foto gallery ed i dettagli di tutte le nostre inziative. È anche il punto di partenza per i nostri canali social (Facebook, Twitter, You Tube e Pinterest). Si possono scaricare materiali informativi ed inviti ad iniziative speciali: www.orchestradellatoscana.it

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I PROGRAMMI SU ISSUU

Tutti i programmi di sala, come questo che state leggendo, vengono pubblicati con qualche giorno di anticipo sul portale Issuu a questo indirizzo: issuu.com/orchestradellatoscana Chi vuole può dunque prepararsi all’ascolto in anticipo e comodamente da casa. Il link è disponibile anche nel nostro sito internet. I programmi resteranno a disposizione del pubblico per tutta la stagione.

LE FOTO DEL CONCERTO

Sulla nostra pagina Facebook sarà possibile vedere nei prossimi giorni un’ampia galleria fotografica che documenta questo concerto. Più in generale, sul nostro sito trovate una ricca foto gallery su tutta l’attività dell’Orchestra della Toscana, realizzata da Marco Borrelli.


SOSTENENDO L’ORT SARà TUTTA UN’ALTRA MUSICA

Crediamo che la cultura rappresenti un volano di sviluppo del territorio, arricchisca la società e assicuri la crescita consapevole delle nuove generazioni. Siamo convinti che la musica possa nutrire lo spirito e il corpo, che contribuisca a far crescere le nuove generazioni attraverso un ascolto consapevole dell’affascinante mondo musicale in cui viviamo, un mondo in continua trasformazione.

Scegli il tuo sostegno all’ORT!

La nostra proposta musicale è rivolta a tutti e suggerisce una libertà di ascolto che spazia nel tempo, dal passato al presente. Lavoriamo con impegno e passione perchè siamo convinti che con una musica intelligente e bella si possa vivere meglio. Cerchiamo amici disposti a condividere il nostro lavoro, affiancandoci nel percorso e sostenendoci nella nostra visione di una città più armoniosa.

IBAN IT 75 S061 6002 8001 0000 0010 505

Il tuo contributo potrà arricchire l’attività e i progetti di formazione e di educazione all’ascolto rivolti ai più giovani.

MY ORT SOSTENITORE AMICO ELITE

€ 50,00 € 100,00 € 250,00 € 500,00

Sul sito www.orchestradellatoscana. it è possibile scoprire tutti i vantaggi riservati ai nostri sostenitori. Il proprio contributo può essere comodamente donato con bonifico bancario sul conto corrente E anche per le aziende che vorranno essere partner dell’ORT, saremo lieti di costruire le opportunità migliori. Inoltre destinando il 5 PER MILLE all’Orchestra della Toscana si potrà contribuire ai progetti didattici, alle iniziative scolastiche e provinciali organizzate dall’ORT: basta mettere la propria firma nell’apposito spazio della dichiarazione dei redditi riservato e riportare il codice fiscale della nostra fondazione: 01774620486 Ufficio sviluppo sviluppo@orchestradellatoscana.it


CoNTATTI

FONDAZIONE ORCHESTRA REGIONALE TOSCANA

Via Verdi, 5 - 50122 Firenze tel. 055 2342722 | 2340710 fax 055 2008035 www.orchestradellatoscana.it

Segreteria info@orchestradellatoscana.it Direzione Generale direzionegenerale@orchestradellatoscana.it Direzione Artistica direzioneartistica@orchestradellatoscana.it Area Comunicazione ortstampa@orchestradellatoscana.it Ufficio Sviluppo sviluppo@orchestradellatoscana.it Ufficio del Personale ufficiopersonale@orchestradellatoscana.it Amministrazione direzioneamministrativa@orchestradellatoscana.it Servizi Tecnici ufficiotecnico@orchestradellatoscana.it

proGramma di sala a cura di

Ufficio Comunicazione ORT IMPAGINAZIONE

Ambra Greco TEATRO VERDI

Via Ghibellina, 99 - 50122 Firenze Biglietteria Via Ghibellina, 97 - 50122 Firenze orari dal lun al sab 10-13 e 16-19 festivi chiuso tel. (+39) 055 212320 fax. (+39) 055 288417 www.teatroverdionline.it info@teatroverdionline.it

progetto grafico

kidstudio.it Foto

May Zircus (copertina, 5, 6) Ugo Dalla Porta (7) Marco Borrelli (8, 18) Lisa Hancock (19) stampa

Grafiche Martinelli (Firenze)



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