Progetto Educante_Oratorio Calcinate 2018

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Progetto dell’Oratorio di Calcinate settembre 2017 aprile 2018


Che cosa è chiamato ad essere il nostro Oratorio?

1. Uno spaziotempo bello dove fare esperienza L’Oratorio non è solo un luogo, ma costituisce un’esperienza che si gioca in un tempo ed essa può debordare in tutto il tempo e in tutti gli spazi che si vivono: l’Oratorio così diventa un mondo. Il primo impatto con la realtà è sempre estetico (cioè capace di rendere il bello per ciò che è) ed incontrare una bellezza che esprime un fascino, un’attrattiva che fa dell’Oratorio un luogo promettente, che incuriosisce, che intercetta il gusto profondo, che si intuisce buono e interessante per sé, che chiama. L’Oratorio è il luogo dove ciascuno può fare esperienza in un certo tempo; nel fare esperienza ciascuno ha la possibilità di scegliere il proprio cammino, riposizionarsi rispetto ad un tempo e ad un luogo che sono l’oggi in cui ciascuno vive. Le proposte si rifanno all’esperienza cristiana e mirano ad educare ciascuno a scoprire ciò che è vero e bello per la propria vita. Alcuni criteri di scelta -

Affinché sia bello, l’Oratorio è uno spazio-tempo li-

mitato, cioè scelto: prevede dei momenti di chiusura, non ospita qualsiasi attività né qualsiasi gruppo o associazione e sceglie di non essere ovunque, non è necessaria una sua presenza ad esempio nei luoghi dei social o delle emergenze; nell’immediato può rispondere alle necessità che si presentano, ma la risposta a qualsiasi bisogno non rientra nella sua progettualità. Le priorità delle proposte sono assegnate nel momento in cui emerge la richiesta o il bisogno; nell’assegnazione si tiene conto delle scelte effettuate, del cammino dell’anno pastorale e dei criteri di ispirazione cristiana. Un luogo limitato non tradisce il desiderio di viverlo, ma educa ad un’attesa ed esprime l’alterità di un soggetto che ha una proposta precisa da rivolgere, secondo un progetto che indichi i criteri di scelta.


Che cosa è chiamato ad essere il nostro Oratorio?

2. Accoglienza e accompagnamento

- L’Oratorio ha il compito di essere un luogo presentato bene, che esprima una cura, di appartenere a qualcuno: ambienti, arredi, illuminazione belli e ben custoditi, che invitino ad essere trattati in modo adeguato, che suggeriscano una corresponsabilità e modalità belle di abitarli. Un luogo bello, generatore di bellezza.

- Il tempo in Oratorio è chiamato ad essere di qualità, sia nelle relazioni informali sia nelle proposte strutturate (iniziative).

si ha chiaro lo scopo, il servizio è un’occasione buona e bella per chi lo riceve e per chi lo svolge: l’esperienza della gratuità e della cura mostra infatti per cosa siamo fatti, che cosa davvero desideriamo.

- Negli spazi informali della relazione è decisivo il ruolo dei volontari: c’è un modo di servire che ha come scopo il funzionamento della struttura, oppure ogni attività è a servizio della cura, del bene dell’altro, in particolare di ciascuna delle persone della comunità che vivono l’Oratorio: famiglie, ragazzi, adolescenti, giovani, adulti. E quando

- É necessario definire uno stile con cui progettare e valutare le iniziative che si propongono: quando le iniziative riscuotono un consenso numerico si vive la tentazione di confermarle senza provare a ridirsi il loro senso; invece le iniziative possono cambiare e il loro valore essere precisato e rifondato con più chiarezza anno dopo anno in forme nuove.

L’Oratorio è chiamato ad essere un luogo capace di ospitare la totalità di me e dell’altro, che dà cittadinanza alla unicità di ciascuno e dal quale non posso non lasciare fuori dei pezzi. E in nome di questo è possibile non avere più paura di un cammino di autenticità in cui arrivare a decidere di sé perché si è accolti. L’accoglienza così intesa allora non si esaurisce in una cordialità esteriore sorridente, a volte distante e anonima -, ma si esprime nella disponibilità di persone chiamate ad essere per chi arriva in Oratorio un “tu”, accogliente, interessato/attento, interessante, coinvolto. Alcuni criteri di scelta - Sentirsi riconosciuti: la cura dell’accoglienza si gioca in particolare con chi frequenta l’Oratorio, con chi ci ritorna. Sono importanti il saluto, impara-

re il nome, richiamarsi all’ultima volta in cui ci si è visti: far sentire l’altro riconosciuto e atteso. - Sentirsi accolti: l’originalità di ciascuno, a seconda della sua fascia d’età, provenienza, condizione, è un valore che l’Oratorio è chiamato ad apprezzare. L’Oratorio è alleato, non sostituto, della famiglia per introdurre ad un cammino di crescita; si fa carico del percorso spalancando prospettive di cammini e suggerendo strade percorribili. Il bambino è introdotto al vero e al bello, il ragazzo è accompagnato a crescere, l’adolescente è spalancato verso il mondo e il giovane sceglie il proprio cammino. Quello che ai ragazzi piace, il loro mondo fatto di musica, di interessi e gusti, può trovare in Oratorio una consonanza.

Accogliere il mondo dei ragazzi chiede di non evitare nemmeno la loro fatica, il loro disagio; l’Oratorio può accogliere la fatica perché essa non è l’ultima parola, può essere l’inizio di un cammino perché nell’esperienza del disagio deflagrano i bisogni più veri. Ciascuno è chiamato ad accogliere la diversità e i cambiamenti per essere terreno fertile per l’incontro e la generatività che nascono dalla capacità di essere prossimo.


- Sentirsi invitati: • l’Oratorio esprime la sua accoglienza nelle modalità in cui comunica le sue proposte e perciò sceglie gli strumenti più adeguati con cui raggiungere i ragazzi. Mentre i social, il sito, la bacheca e gli avvisi in chiesa sono strumenti per informare, l’invito si gioca nella relazione personale. • Chi arriva in Oratorio riceve un invito a un maggior coinvolgimento se ha la possibilità di incontrare persone (giovani, famiglie) che per la qualità delle relazioni tra loro, per il senso di appartenenza che esprimono, costituiscono un’attrattiva, rappresentano un traguardo desiderabile, una meta cui aspirare; chi è in Oratorio è portatore di una proposta per ciò e per come vive e non perché cerca utenti alle iniziative • Lo scopo dello stare, dell’abitare, dell’accogliere è finalizzato ad allargarsi ed allargare (come quando si lancia un sasso nel lago): non chiudersi nelle proprie sicurezze, sul già conosciuto, ma aprirsi verso direzioni nuove, non ancora esplorate. Ogni attività ed ogni proposta ha lo scopo

di generare movimento, provocare rispetto allo scopo.

contesto sociale rendendo attraente e vivo il messaggio cristiano.

- Il ruolo del sacerdote chiede di essere precisato. Il don è innanzitutto colui che è chiamato a occuparsi delle persone: le incontra, le riconosce, le accompagna, ha cura di loro. Tutto questo nel ruolo di Direttore dell’Oratorio: • Ha uno sguardo personale sui ragazzi e discerne il loro talento, fa la proposta giusta al momento giusto, coinvolge in un fare che sia occasione di una scoperta e di un’accoglienza di sé.

• Presiede al compito di plasmare una forma organizzativa che sia coerente a ciò che l’Oratorio vuole essere. Il don tiene alta l’attenzione sulle questioni di senso, a come le sollecitazioni del Vangelo possono guidare le scelte e l’agire.

• Amministra, celebra, annuncia la Parola e la attualizza nel

• Il don poi, abitando in Oratorio, ha cura di questo luogo anche nei suoi aspetti più concreti (le chiavi, le luci, l’apertura e la chiusura) anche se essi non costituiscono le priorità del suo agire

Che cosa è chiamato ad essere il nostro Oratorio?

3. Educazione e formazione Lo scopo dell’impegno educativo dell’Oratorio è quello di contribuire alla formazione di uomini e donne adulti, capaci di lanciarsi nel mondo e di guardarlo (lavoro, politica, famiglia, cultura…) con familiarità, fiducia, coraggio e disponibilità. L’Oratorio quindi è chiamato a proporsi come un laboratorio di accesso alla vita, in cui il giovane è accompagnato nel costruire una rappresentazione di sé nel mondo, mediante l’incontro con storie di vita che svelino possibilità esistenziali colme di promessa. Le esperienze proposte saranno adeguate all’età di ciascuno al fine di scoprire il senso del proprio cammino. L’Oratorio fa proprie le cinque vie, cioè i cinque verbi dell’Evangelii Gaudium, i percorsi attraverso i quali oggi la Chiesa italiana oggi è invitata ad incamminarsi: Uscire: incontro agli altri per purificare la fede Annunciare: testimoniare il Vangelo con la vita Abitare: costruire dimore stabili aperte al mondo Educare: tirar fuori la passione per ciò che è vero e bello Trasfigurare: la capacità di vedere oltre i limiti umani Alcuni criteri di scelta - Tutte le età della vita trovano accoglienza in Oratorio e a ciascuna età è chiesta una modalità di presenza differente.


La continuità di presenza in Oratorio da un’età all’altra è una possibilità, ma non un requisito, anzi l’Oratorio ha il compito di formulare una proposta capace di intercettare le persone nelle diverse fasi della vita, non necessariamente consecutive. - L’attenzione ai tempi e ai percorsi di ciascuno significa riconoscere valore formativo ed esistenziale a tutti gli ambiti della vita e del mondo in cui si cresce e si diventa uomini e donne, anche a quelli che si sottraggono a un impegno diretto in Oratorio. L’Oratorio anzi, proprio se inteso come laboratorio di accesso alla vita, non può guardare con risentimento o invidia chi nel mondo si trova completamente implicato, ma può stimare e riconoscere tali vissuti come risorsa per sé. - In tal senso la capacità dell’Oratorio di tessere rapporti con i diversi ambiti del territorio (istituzioni, scuola, mondo del lavoro, associazioni…) nutre la sua valenza formativa. L’Oratorio diventa il polo di una rete che coinvolge gli attori sociali presenti nella comunità. - Le proposte di formazione (CRE, campi scuola, animazioni, catechesi, percorso adolescenti ecc.) non hanno lo scopo di trasmettere nozioni o

codici di comportamento, ma di condividere esperienze e le esperienze sono sempre l’occasione per costruire relazioni buone perché la vita con gli altri chiede una responsabilità, di sviluppare alcune attenzioni come chiedere “scusa”, dire “grazie” e “per favore”. “Scusa”, “grazie” e “per favore” sono espressioni che descrivono l’esperienza dell’essere in relazione con l’altro: ammettere di poter sbagliare e riconoscere il bisogno del perdono dell’altro; riconoscere l’altro come gratuità; attendere e non pretendere dall’altro. - La relazione costituisce la strada per accedere a una forma credibile di fede: imparando a relazionarsi agli altri, si apre la possibilità di relazionarsi con l’Altro per eccellenza. - Decisiva è la fisionomia degli adulti che, a vario titolo, collaborano in Oratorio: tutti hanno un compito educativo e perciò sono coinvolti direttamente in un cammino formativo personale. L’adulto che vive l’Oratorio ha una particolare sensibilità a riconoscere, accogliere, invitare.

Che cosa è chiamato ad essere il nostro Oratorio?

4. Vita cristiana L’Oratorio ha il compito di creare le condizioni affinché tu viva un incontro, davanti al quale è la tua libertà a muoversi, scoprendo innanzitutto che Qualcun altro ti è venuto incontro, ha preso iniziativa e si è mosso verso di te. Il sogno dell’Oratorio nella prospettiva della vita cristiana è che un giorno nella tua vita si accenda una domanda, si apra una crepa, uno spiraglio.

miglia e la comunità cristiana. Alcuni criteri di scelta - Si valorizza la Chiesa parrocchiale come luogo privilegiato per introdurre all’esperienza del sacro, secondo modalità ogni volta scelte e mediate in funzione dei destinatari. - La catechesi è un’attività della Parrocchia che si fa in Oratorio.

Alcune condizioni: • Che l’esperienza della vita cristiana sia desiderabile • Sia accessibile: l’Oratorio sia un luogo di accesso alla vita della comunità cristiana • Sia conoscibile, comunicabile

- La preghiera in Oratorio è una proposta sempre discreta, dove il coinvolgimento personale cresce insieme all’età e nella quale la fede, nel provare ad esprimersi, accade. Ciascuno potrà sperimentare la preghiera come esperienza personale e comunitaria di rapporto con il Mistero che si attua nelle forme di comunità e nel dialogo personale.

L’Oratorio è un luogo dove la comunità esprime il compito dell’introduzione alla fede, compito che però l’Oratorio non esaurisce in sé, ma condivide con la fa-

- Ogni adulto presente in Oratorio comunica uno stile di vita e contribuisce a creare un clima di comunità cristiana: occorre un’attenzione costante

affinché le iniziative, le occasioni, le attività abbiano un buon profumo di Vangelo, ne esprimano innanzitutto la gratuità. Talvolta, in un Oratorio strutturato in molte attività, si corre il rischio di concepire la propria presenza attinente ad un settore: chi si occupa di catechesi, chi di cucina, chi di sport; tutti invece sono chiamati a crescere e ad esprimere una consapevolezza più chiara che in Oratorio, mentre si fa, si comunica un’esperienza di vita cristiana. - Il cammino di scoperta della fede dei figli diventa spesso in molti genitori l’occasione di una riscoperta per sé. L’Oratorio quindi ha il compito di accompagnare la vita cristiana dei bambini e dei ragazzi, ma anche dei genitori, avendo cura di dare alle proposte una fisionomia familiare. Per questo occorre privilegiare lo spazio dell’informalità nell’incontro con le famiglie e i genitori come momento per condividere con loro il cammino intrapreso.


Che cosa è chiamato ad essere il nostro Oratorio?

5. Decidere di sé In questo quinto punto si traccia il compimento del percorso, perciò del progetto: che l’Oratorio sia un luogo decisivo, dove, facendo tesoro dei passi fatti, si possa decidere il più liberamente possibile di sé nella relazione con gli altri, con il mondo e con l’Oratorio stesso. La proposta si compie quando l’Oratorio viene lasciato, cioè quando si rinuncia a viverlo come spazio del proprio accudimento; a questa condizione chi rimane lo fa in nome di una scelta matura nella quale il servizio in Oratorio costituisce un modo di essere adulti. Per giungere a questo passo: • Negli anni sono stato aiutato a comprendermi, a prendermi in mano e quindi a consegnarmi, ad impegnare me in un progetto più grande; • Sono stato aiutato a divenire certo della positività del mondo a cui sono chiamato a consegnarmi: non vado incontro al mondo per salvarlo, ma per servirlo; • Sono stato aiutato a scoprire che, nella imprevedibilità delle strade e delle occasioni che mi si presenteranno, mi è promesso un destino buono. Alcuni criteri di scelta - Se si è certi della meta, la si può perseguire con coraggio anche nel plasmare tutti i passi precedenti che l’Oratorio

formula, più liberi nello scegliere a cosa rinunciare e su quali passi invece scommettere. - Non può spaventare la temporaneità degli incarichi in Oratorio; l’attaccamento ad essi non può assumere rischiosamente la forma del possesso. - Il volano sono gli adulti: è necessaria una cura delle famiglie che possano mostrare la loro storia come un compimento di vita buona. - Tutte le età meritano attenzione, ma tra l’adolescenza e gli anni della giovinezza l’Oratorio può costituire il luogo decisivo per la vita, sia per come lo si frequenta, sia per le relazioni decisive che si possono intessere in questi anni. - Direzione spirituale: dare priorità ad un cammino dove l’incontro personale restituisce la verità di sé e apre a leggere le forme in cui, nella propria storia, la vita e il Vangelo chiamano.


Oratorio di Calcinate


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