Nr. 28 - Opinione Liberale - 18 settembre 2020

Anno 29 /G.A.A. Camorino

18 settembre 2020 /

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Opinione Liberale Settimanale del Partito Liberale Radicale Ticinese

Giuseppe Buffi, 20 anni dopo

02-03 / Nina Buffi Il PLR ha commemorato sabato a Locarno Giuseppe Buffi, un uomo che più di molti altri ha segnato la storia recente del Canton Ticino.

La ricerca è legata ai Bilaterali I

05 / Giambattista Ravano / direttore DTI-SUPSI Il voto del 27 settembre è di estrema importanza per il sapere, la conoscenza e la capacità d’innovazione della Svizzera.

Dallo straordinario all’ordinario

11 / Alex Farinelli / consigliere nazionale Il parlamento è chiamato a discutere una base legale che permetta alle misure Covid-19 di passare a un regime da straordinario a ordinario.

Editoriale / Andrea Nava / segretario cantonale

Le campagne di domani Le campagne elettorali rappresentano le attività poste in atto al fine di vincere le elezioni, e il loro obiettivo è quello di informare, rendere partecipi e persuadere i cittadini elettori attraverso la comunicazione. Ma come sono cambiate nel tempo?

I cambiamenti possono essere compresi come un processo evolutivo di modernizzazione che ha trasformato simultaneamente le organizzazioni partitiche, i media informativi e l’elettorato.

Nelle campagne che si svolgevano sino alla prima metà del 900, l’organizzazione dei partiti era centrale e la comunicazione utilizzata era fortemente interpersonale e diretta fra candidati e cittadini. La stampa di partito rappresentava il principale intermediario e l’elettorato, rigido, era cristallizzato intorno a forti identità.

Nelle campagne moderne, le campagne estendono la loro scala territoriale e la loro durata, nazionalizzandosi. Fra i mezzi di informazione, la televisione diviene lo strumento principale della campagna.

Anche i sondaggi di opinione diventano strumenti utili per comprendere gli orientamenti dell’opinione pubblica. L’elettorato conosce un’erosione costante della lealtà partitica e la figura del militante viene marginalizzata, passando da protagonista a spettatore passivo.

Prossimi appuntamenti

A partire dal 1990, le campagne divengono permanenti: non esiste più una chiara separazione fra attività di campagna e attività di governo. L’abbondanza dell’informazione produce una frammentazione dei pubblici e l’elettorato diventa dunque sempre più di opinione e sempre meno di appartenenza. Ma ci sono anche opportunità: le nuove campagne possono rappresentare un ritorno a un ruolo più attivo del militante grazie ai nuovi media che favoriscono una maggiore interattività. Il cittadino elettore sarebbe così in grado di partecipare attivamente e dare il proprio contributo indiretto. Sfruttiamole!

Nuova presidenza e rilancio del partito

Comitato cantonale giovedì 15 ottobre 2020

Congresso cantonale domenica 22 novembre 2020

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Opinione Liberale

Oltre un centinaio di ospiti hanno ricordato sabato al Palacinema di Locarno la figura di Giuseppe Buffi a 20 anni dalla morte. Una mattinata di commemorazione contraddistinta dagli interventi che hanno ripercorso la carriera giornalistica e politica di un personaggio che più di molti altri ha segnato la storia recente del Canton Ticino. Una figura a 360 gradi che va ben oltre il suo impegno per la costituzione dell’Università della Svizzera italiana. Era prima di tutto un uomo come testimonia il ricordo toccante e profondo di sua figlia Nina Buffi: “un uomo che ha lasciato un vuoto ingombrante nelle vite di molti di quelli che lo hanno conosciuto da vicino”.

Giuseppe Buffi, l’uomo all’ombra del personaggio Nina Buffi

H

a poco più di vent’anni ed è insegnante di scuola maggiore, accanto a sé una moglie e tre figli: una vita che secondo i canoni di allora dovrebbe continuare così fino alla vecchiaia. Sono i primi anni ’60: si è maestri e mariti per la vita e i dubbi, se mai ce ne sono, vanno archiviati nelle soffitte della mente. A mio padre però pare di essere stato incastrato dalle circostanze: quella vita non l’ha davvero scelta, gli è capita-

ta. In quella vita non vede un futuro. Quando ci pensa, quasi, gli viene da piangere.

Poi l’occasione: stagista in un giornale, Il Dovere, durante le vacanze estive. È bravo e dopo un’estate passata in redazione arriva la proposta di fare del giornalismo una professione a tempo pieno.

Non ha dubbi: scrivere è la sua passione, scrivendo si può descrivere, forse persino cambiare, la società. Molti tra amici e familiari storcono il naso di fronte a una scelta che considerano precaria.

Con gli ideali non si mangia, commenta qualcuno.

Poco dopo lascia anche la famiglia, ignorando le proprie responsabilità e inseguendo libertà e indipendenza. Ha ventisei anni e alle spalle già un capitolo di vita da raccontare. Adesso non c’è più la campanella a scandire le sue giornate. Lavora fino a tardi e poi esce con gli amici. Discussioni davanti a una birra, musica, un’auto scoperta, qualche ragazza: si gode la gioventù che non ha ancora avuto. Tanto mette energie nel lavoro, quanto cerca leggerezza al di fuori. Una ragazza, stufa della sua volubilità, gli dà un ultimatum: o domani ti presenti all’appuntamento o tra noi è finita. Ci sarò, promette, a meno che non succeda una catastrofe e debba lavorare fino a notte fonda.

Il giorno dopo un aereo dell’allora Swissair si schianta poco dopo il decollo nei pressi di Zurigo.

Non era destino, commenta.

Durante quel primo decennio al Dovere ha la for-

tuna di lavorare con un direttore che si rivela un maestro di vita, insegnandogli non soltanto l’arte del giornalismo, ma anche quella dell’affrontare i torti con eleganza. Si racconta che nel suo ufficio avesse una grande busta gialla, purtroppo lacerata su un lato, contenente documenti riguardanti i cattivi, gli arrivisti e i disonesti. All’esterno della busta aveva scritto, in grandi lettere, “per conoscerli meglio”.

Siamo adesso nei primi anni ’70. Muore Jimmy Hendrix, nascono i Queen. In Cile s’instaura la dittatura militare di Pinochet, gli Stati Uniti ritirano le truppe dal Vietnam. Le Olimpiadi di Monaco di Baviera finiscono in un bagno di sangue, Nixon si dimette in seguito al Watergate.

In Ticino, come in ogni piccola realtà, notizie di respiro mondiale convivono con quelle locali. Tra quest’ultime un trafiletto che elenca gli eletti in Gran Consiglio: tra gli altri, Giuseppe Buffi. Oltre alla passione per il giornalismo, quella per la politica sta trovando sempre più spazio nella sua vita e i primi successi, su entrambi i fronti, non si fanno attendere: qualche anno dopo l’elezione in Gran Consiglio diventerà municipale a Bellinzona e direttore del Dovere.

All’ombra del politico e del giornalista, che affronta i problemi della cosa pubblica con sicurezza e razionalità, l’uomo si trova però in difficoltà.

Non ha più vent’anni e l’arroganza di allora nei

l’evento

confronti dei sentimenti e delle difficoltà di chi gli sta vicino è soltanto un ricordo. Ha costruito attorno a sé una nuova famiglia, questa volta è ciò che desidera, ma un male invisibile entra violentemente per la porta di casa, mettendolo di fronte a una situazione che non sa – e non può – gestire.

Se ne va di nuovo, questa volta sentendosi in colpa e pagando alla vita, senza il minimo accenno di vittimismo, un conto pesantissimo. “Ritenersi più sfortunati, più colpiti di altri, quando molti sono colpiti, quando molti sono sfortunati, sarebbe un atteggiamento egoistico e a me questo atteggiamento egoistico non piace. Tiriamo innanzi, e

tutti.” dirà riferendosi alla vicenda, come abbiamo appena visto nell’intervista. Intanto proseguono i traguardi. Nel 1980 diventa vicesindaco di Bellinzona e nel 1986 Consigliere di Stato: un percorso brillante, che suscita ammirazione in chi è fuori dai giochi e invidia in chi cova più o meno segrete ambizioni. La politica, si sa, mette le amicizie a dura prova, tanto che mio padre un giorno invierà a un amico di lunga data una lettera, di una frase soltanto, che chiuderà quasi qualsiasi rapporto: “se i tuoi sentimenti sono questi, mi dispiace”.

Qualche anno prima ha incontrato mia madre, persona di una calma innata, capace di accettare le situazioni per quelle che sono e di affrontarle con eleganza. Insieme scoprono e a volte prendono anche un po’ in giro la vita mondana a cui mio padre deve sempre più spesso partecipare. Come quella volta che si presentano ad una pomposa serata in un elegante hotel a sei stelle con la loro auto di seconda mano color marroncino. All’entrata del parcheggio, la persona responsabile di controllare gli inviti fa loro cenno che non possono entrare. Mio padre abbassa allora il finestrino e mostra l’invito, suscitando immediate ed imbarazzate scuse.

“Capisco il disguido,” - commenta mio padre con finta condiscendenza – “purtroppo la nostra auto ha avuto un problema e abbiamo dovuto prendere quella del giardiniere”. La barriera del parcheggio

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si alza e i miei genitori scoppiano in una risata – e qui mi scuso con i giardinieri presenti. Insieme affrontano anche i momenti difficili, sconfiggendo la paura e dando spazio alla speranza. Quando a mio padre, dopo un primo infarto, viene detto, senza troppi giri di parole, che non gli restano molti anni da vivere, decidono di guardare con fiducia al futuro e di avere un figlio. E così nasco io che non so mai cosa rispondere quando a scuola mi chiedono che lavoro faccia mio papà e che alla ricerca di una mia identità quasi mi arrabbio quando mi dicono quanto scriva bene o quanto sia un politico lungimirante – sono poco più di una bambina e non sono sicura di cosa voglia dire “lungimirante”, però mi pare un complimento. Sono gli anni in cui si sviluppa l’idea dell’università e in cui diventa presidente del Festival di Locarno. Saputa la notizia, gli avevo proposto di portare sul palco un leopardo al guinzaglio e – sono sicura che nessuno mi crederà – mi aveva risposto “Perché no?”.

Estate 2015. Trent’anni io, poco più di cinquanta lui. Io chiamo casa Berlino, lui Madrid. Prima di allora non ci siamo mai incontrati. Non so nemmeno che lavoro faccia o se metta lo zucchero nel caffè. Però entrambi cerchiamo di completare il ritratto dello stesso uomo, quanto basta per comperare un biglietto aereo. Io posso dipingere solo il papà che mi faceva sentire adulta raccontandomi quel che succedeva nel suo ufficio e che se ne è andato troppo presto, lui solo il papà che ha abbandonato la famiglia e che non lo ha mai capito. Sappiamo entrambi che la verità è più complessa e sfaccettata dei nostri ricordi, ma entrambi abbiamo bisogno di ascoltare la storia dell’altro: io per demistificare mio papà, lui per capirlo.

L’aereo decolla e a me pare di essere la protagonista di un film. Forse per questo mi torna in mente il leopardo al guinzaglio di tanti anni prima.

Mi immagino – sorridendo – mio papà che con l’elegante belva al fianco sale la scaletta che porta sul palco. Purtroppo, il sipario sulla sua vita si è chiuso prima che potesse guardare Piazza Grande dall’altro. Ancora adesso, però, c’è chi applaude.

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iltema

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“Iniziativa per la limitazione” è un titolo dall’apparenza inoffensivo ma che mette a rischio gli accordi bilaterali conclusi dalla Svizzera e dall’UE nel 1999. Un sì il 27 settembre avrebbe infatti questo effetto automatico in virtù della clausola ghigliottina. La Svizzera e la sua economia non possono permetterselo soprattutto in un periodo di incertezza come quello attuale. Le considerazioni di Luca Albertoni, direttore della Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del cantone Ticino (Cc-Ti).

Fatti che dovrebbero far riflettere Luca Albertoni direttore Cc-Ti

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li accordi bilaterali, e la libera circolazione delle persone in particolare, possono anche legittimamente non piacere. Del resto, ogni strumento è migliorabile. Ma quali alternative vi sono? Chi prende quale esempio la Brexit dimentica i fatti. Gli inglesi stanno cercando di ottenere né più né meno quello che noi abbiamo attualmente, cioè degli accordi bilaterali con l’Unione europea (UE). Quello che noi vorremmo ora buttare alle ortiche. Portare la Brexit come esempio perfetto è quindi fuori luogo.

Difficile immaginare che la Svizzera godrebbe di negoziati facili, quando il Regno Unito, una delle prime economie mondiali e importante contribuente per il finanziamento della stessa UE, è in fase di stallo pesante. Pericolosa è anche la relativizzazione degli altri accordi legati alla libera circolazione, che cadrebbero tutti in caso di accettazione dell’iniziativa sull’immigrazione moderata. Ad esempio, l’Accordo sul traffico terrestre è tutt’altro che inutile. Esso costituisce la base legale che permette alla Svizzera di imporre la Tassa sul traffico pesante commisurata alle prestazioni. Introito fiscale importante e comunque strumento ottenuto in cambio del transito attraverso la Svizzera e non grimaldello gratuito per l’invasione di TIR europei. Anche l’illusione che senza la libera circolazione d’incanto vi sarebbe immediatamente più lavoro per tutti i ticinesi è fuori luogo. Prendiamo il tanto menzionato settore sanitario. La carenza di medici svizzeri non è imputabile alla libera circolazione, ma frutto di precise scelte politiche elvetiche di

introdurre e mantenere un numerus clausus, considerando più economico attingere a personale già formato da altri Stati. L’UE non c’entra nulla, sono decisioni che abbiamo preso in piena autonomia.

Come difficilmente diventerebbero d’incanto attrattivi settori negletti da molti ticinesi come industria e artigianato, malgrado contratti collettivi di lavoro che prevedono salari anche molto interessanti, come quello dell’edilizia.

Abolire la libera circolazione non servirebbe in casi del genere a migliorare l’occupazione dei ticinesi e impedirebbe alle aziende di attingere ai bacini di personale necessario per svolgere la propria attività. Questi sono solo alcuni fatti che dovrebbero far riflettere prima di prendere una decisione cruciale come quella del prossimo 27 settembre.

Bilaterali I di vitale importanza per l’economia elvetica Due studi commissionati dal Consiglio federale nel 2015 hanno valutato l’impatto economico di un’eventuale caduta dei Bilaterali I, stimando che l’economia svizzera sull’arco di 20 anni subirebbe una contrazione di 500 miliardi pari quindi a un intero PIL annuo nazionale. Inoltre, non va dimenticato che vi sarebbero conseguenze pesanti anche per gli accordi bilaterali bis, quelli conclusi nel 2004. Essi non sono formalmente vincolati ad una clausola ghigliottina, ma cadendo la libera circolazione delle persone verrebbe meno il pilastro di due accordi importanti come quelli di Schengen e Dublino. Con la caduta del primo vi sarebbe una chiusura delle frontiere con aumento dei tempi di attesa in dogana e con la rinuncia al secondo aumenterebbero considerevolmente le richieste di asilo in Svizzera.

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l’intervista

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È solo nel confronto con i partner migliori che la Svizzera raggiunge una qualità di ricerca competitiva.

Il settore della ricerca e dell’innovazione è strettamente connesso ai Bilaterali I: il voto del 27 settembre è vitale per il sapere, la conoscenza e la capacità d’innovazione della Svizzera come ci spiega in questa intervista il professor Giambattista Ravano, direttore per la ricerca, lo sviluppo e il trasferimento della conoscenza della SUPSI.

Solo con una cooperazione europea Giambattista Ravano.

Al comitato cantonale del PLR ha rammentato l’importanza della partecipazione della Svizzera ai programmi quadro per la ricerca dell’UE. Lo può ricordare anche ai nostri lettori?

La Svizzera deve il suo benessere – la sua comunità economica – alla sua principale ricchezza: il sapere, la conoscenza, la capacità di innovazione. È una nazione con un tasso di riuscita dei suoi progetti eccellente nel confronto internazionale ed europeo grazie alla sua qualità. Il successo delle istituzioni di ricerca e formazione è anche una garanzia per l’economia del nostro Paese, la sostenibilità del suo stato sociale e la qualità della vita dei suoi cittadini. Un esempio di progresso grazie ai programmi di ricerca dell’UE è il progetto Hyperbole, il cui obiettivo era di aumentare l’efficienza nella produzione di energia idroelettrica e migliorare la loro redditività a lungo termine.

Il progetto ha dimostrato come garantire la redditività di centrali elettriche ad accumulazione con pompaggio, estendendo il loro raggio d’azione. Il Laboratorio di macchine idrauliche dei due Centri di eccellenza svizzeri per la ricerca energetica (EPFL, ETHZ), contribuirà all’attuazione della strategia energetica della Confederazione per il 2050; il progetto coinvolge 10 partner universitari e industriali, 6 nazioni europee, 6 milioni di budget di cui 1.3 assegnati alla Svizzera.

La collaborazione è conoscenza ed è grazie alla possibilità di istituire degli accordi che permettano di sviluppare una nuova tecnologia o un nuovo servizio che la Svizzera si distingue per competitivà ed innovazione.

Qual è l’effetto dei programmi di ricerca dell’UE sulla Svizzera?

Competitività economica del Paese e creazione di nuovi posti di lavoro. La partecipazione a progetti di ricerca europei porta spesso a un maggiore fatturato per le imprese, e ogni partecipazione porta in media alla creazione di un nuovo posto di lavoro in Svizzera. I progetti incentrati sull’innovazione generano attività brevettuali e prodotti innovativi vicini alla commerciabilità (nel caso di due terzi delle partecipazioni a progetti di imprese in Svizzera).

Sono progetti che hanno una rilevanza diretta, e dunque un impatto positivo sulla società svizzera, pensiamo ad esempio allo sviluppo di prodotti basati sulle nuove tecnologie – 5G, Internet degli oggetti, calcolo quantistico – oppure alla possibilità di fornire degli scenari alla politica sul clima o ancora sulla mappatura dei pericoli naturali.

L’Europa è il più importante partner commerciale della Svizzera. Molte aziende svizzere innovative sono quindi strettamente legate alla catena di valore aggiunto dell’area economica europea, partecipare allo spazio europeo della ricerca rafforza l’attrattiva della Confederazione come centro di conoscenza a livello internazionale.

5). Senza la libera circolazione delle persone, la Svizzera, in quanto centro di istruzione, ricerca e innovazione, rischierebbe di perdere la sua posizione di leader. Sarebbe anche fatale per la nostra economia della conoscenza, per la quale lo scambio internazionale di competenze è essenziale. I sistemi di supporto nazionali ed europei si completano a vicenda in modo interattivo. Di conseguenza, i progetti di ricerca, anche interni, sarebbero gravemente ostacolati se perdesse slancio la partecipazione europea.

La partecipazione ai programmi quadro di ricerca dell’UE, cioè al futuro Orizzonte Europa, da paese terzo sarebbe gravemente frenata. La ricerca svizzera ha già sperimentato sei anni fa cosa significa essere trattati da paese terzo nei programmi europei. Una situazione del genere non deve ripetersi.

Cosa succederebbe se il 27 settembre si rompesse questa rete di collaborazione e di conoscenza?

La Svizzera sarebbe esclusa dalla partecipazione ai progetti di ricerca con le stesse possibilità che hanno i Paesi membri. Costringendoci a dover percorrere una via solitaria o comunque in salita.

A risentirne sarebbe la mobilità del personale accademico e degli studenti (accordo numero 1) e i programmi di ricerca europei (accordo numero

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l’approfondimento

Opinione Liberale

Le priorità della politica, voce ai capigruppo Michele Foletti, Lega

Maurizio Agustoni, PPD

Ivo Durisch, PS

• Sicurezza. Una priorità riguarda sicuramente la sicurezza del Canton Ticino, grazie ad una presenza costante della polizia e con dei controlli mirati, sia nelle città che nelle zone periferiche, viene garantito il mantenimento dell’ordine pubblico.

• Territorio. Altra priorità è data da una gestione oculata del territorio, prestando particolare attenzione alla tutela dell’ambiente con il giusto pragmatismo. Degno di nota è lo sviluppo ottimale dei grandi progetti legati alla mobilità, fra i quali spicca ad esempio la rete tram-treno.

• Lavoro. Occorre continuare a lottare per i lavoratori residenti in modo concreto, soprattutto per arginare le nefaste conseguenze della libera circolazione delle persone.

• Fiscalità. Occorre esercitare pressione su Berna affinché il Ticino riceva gli adeguati flussi finanziari (vedasi perequazione) e venga compensato delle nefaste conseguenze dello scellerato accordo sui frontalieri del 74.

L’emergenza Covid-19 ha colpito particolarmente le fasce più fragili della popolazione, come partito socialista ci poniamo l’obbiettivo di garantire ai cittadini uno Stato forte e presente che possa continuare a offrire servizi e prestazioni di qualità soprattutto a chi versa in difficoltà. Come Stato sarà inoltre importante investire per contribuire al rilancio del Cantone mirando gli investimenti verso attività economiche sostenibili sia dal punto di vista ambientale che sociale.

Nicola Schoenenberger, I Verdi La nostra è una politica altruista, che pensa a lungo termine anche per quel futuro che non vivremo noi, ma le prossime generazioni. I problemi che la nostra società deve affrontare si potranno risolvere solo con un approccio trasversale, che tenga conto dell’interconnessione tra i vari sistemi (economico, sociale, ambientale), che non tratti ogni sintomo in modo isolato, ma che agisca sulle cause.

La preoccupazione principale deve essere di “mettere in sicurezza” il Ticino, sia dal profilo sanitario, sia da quello socioeconomico. Occorrerà da un lato stimolare l’economia, dall’altro lato rinsaldare la rete di protezione sociale. Il necessario riequilibrio dei conti pubblici dovrà avvenire gradualmente, senza creare o acuire tensioni sociali. Auspico per questo una vasta convergenza politica.

Sergio Morisoli, UDC Il gruppo UDC valuta l’agenda politica restando il più possibile fedele al suo obiettivo: proteggere e promuovere il ceto medio. La tutela di questi cittadini, a volte passa attraverso la difesa di ciò che non deve cambiare, e a volte tramite l’attacco a ciò che può cambiare. Con questo schema affrontiamo in modo mirato, le priorità di questo Cantone: lavoro, sovranità, riforme istituzionali, scolastiche e sociali; contenimento della spesa e sgravi fiscali.

Salvaguardare i posti di lavoro Alessandra Gianella PLR La vera priorità è la battaglia in difesa dei posti di lavoro da vincere grazie a condizioni attrattive e a meno burocrazia. Il Ticino si è mostrato unito nell’affrontare la pandemia, ora deve restare unito anche per rimettere in moto l’economia. E per fare ciò vanno sostenute le nostre aziende e i nostri imprenditori.

Ripartire comporta difficoltà oggettive, da affrontare con pragmatismo e determi-

nazione, ma soprattutto fissando delle priorità. Le prime proposte concrete presentate dal PLR hanno portato a sostenere l’apprendistato e misure urgenti a sostegno dei lavoratori indipendenti e delle piccole e medie imprese. È fondamentale continuare ad investire anche nella formazione e nella riqualifica professionale.

L’apprendistato, la scelta di una professione

non dipende solo dagli studenti ma anche dagli orientatori e dai datori di lavoro che devono attivarsi per incentivare e quindi creare posti di tirocinio. La pandemia infine ci ha ricordato il ruolo della ricerca, motore di scoperte e soluzioni per migliorare la nostra salute, ma non solo: il territorio si impreziosisce di ricercatori e aziende all’avanguardia, stimolando lo sviluppo cantonale. Puntare sulla ricerca significa promuovere salute e economia: un binomio vincente!

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Opinione Liberale

CPI, le ragioni di un no Il Gran Consiglio dovrà decidere lunedì l’istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta (CPI) per il noto caso dell’ex funzionario del DSS. Quanto accaduto è disdicevole e merita la massima attenzione in quanto è avvenuto in un contesto, quello statale, che dovrebbe fungere da esempio. Tuttavia, nonostante la gravità dei fatti, il PLR ritiene che la CPI non rappresenti lo strumento adatto a giudicare e a dare risposte chiare.

Vittime, la CPI non è vincolata al segreto d’ufficio “Il PLR ritiene che la tendenza a un accresciuto ricorso a delle CPI sia da riportare entro limiti consoni alla reale portata per cui sono previste in quanto un’amministrazione che debba temere che delle CPI possano essere create ad ogni inceppo non sarebbe per forza più efficace ed efficiente. A tutela delle vittime va evidenziato che una CPI non è vincolata al segreto d’ufficio nel riferire al plenum del Gran Consiglio, sebbene possa decidere di secretare alcuni aspetti. Infine, di funzionari, docenti, poliziotti… condannati penalmente per vari reati ve ne sono stati e non per questo si sono aperte sempre CPI contro i vari dipartimenti per comprendere cosa non abbia evitato che venissero compiuti”.

Matteo Quadranti, 21 gennaio 2020

La politica non può arrivare a esiti diversi

L’inchiesta penale che ha portato alla sentenza di condanna in primo grado per l’ex funzionario del DSS ha già sviscerato la vicenda. E visto che le autorità penali, procuratori e giudici non hanno ravvisato altre responsabilità penali, non crediamo che politici di milizia che indagano su fatti vecchi di oltre 15 anni possano arrivare ad esiti diversi. Come per’altro già accaduto in passato, la CPI si risolverebbe in un nulla di fatto con ingenti costi per la collettività e la spettacolarizzazione di casi delicati legati alla sfera sessuale.

1.092

Stato al 13.2.2019

Privato Pubblico Senza indicazione

945

878

Principali reati contro l’integrità sessuale, per luogo, in Svizzera.

512 213

Pornografia

371 54 Pedofilia

261

61

Molestie sessuali

Fonte: UST - SCP

Opinione Liberale

I precedenti 2000

2012

La CPI sulla Logistica del DFE si è occupata tra il 2012 e il 2014 di problemi organizzativi e gestionali in una delle Sezioni più importanti dell’apparato amministrativo cantonale.

La CPI sui permessi facili (il “Ticinogate”) lavorò 29 mesi tra il 2000 e il 2003. La portata istituzionale dei fatti oggetto dell’indagine fece molto parlare e giustificò una CPI.

2017

La terza CPI ha affrontato il “caso Argo1” tra il 2017 e il 2019 con al centro la gestione dei richiedenti l’asilo e i mandati assegnati per la sicurezza nei centri d’accoglienza.

La CPI oltre che costosa è prevedibilmente inconcludente Oltre che ad essere costoso e prevedibilmente inconcludente, lo strumento della CPI non sarebbe efficace. Lo si è potuto verificare in modo palese anche nei recenti casi in cui è stata attivata. Con le informazioni attualmente disponibili, la CPI rischierebbe di costare un sacco di soldi pubblici (quella sulla logistica è costata oltre 300mila franchi) e non portare a nulla.

Serve rispetto per le vittime di questo delicato episodio che ha visto coinvolto un funzionario, e non l’intera Amministrazione cantonale.

Attuali seggi in Gran Consiglio, per gruppo* parlamentare

6 Verdi 7 Udc 13 Ps 16 P pd 8 Lega 1 3 Plr t 2

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“Non spetta ai deputati indagare”

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“Ora i deputati vorrebbero indagare sull’Amministrazione cantonale, sospettata di aver fatto poco per evitare l’agire dello squallido individuo, un «manipolatore emotivo», come lo definì la pp Chiara Borelli. Dall’abuso sessuale all’abuso politico: non spetta ai deputati indagare. C’è la separazione dei poteri. E la CPI può essere istituita solo per «eventi di grande portata istituzionale». Non lo sono le porcate di un funzionario licenziato. E per le vittime ci sarebbero altre sofferenze”.

Fabio Pontiggia, Corriere del Ticino, 7 luglio 2020

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l’approfondimento

Opinione Liberale

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Lavoro, perseverare con decisione

Apprendistato, sostegno oltre la crisi pandemica

Cristina Maderni

Paolo Ortelli

granconsigliera

L

a crisi pandemica che ha colpito lavoratori, famiglie e aziende non cessa di mordere: al termine dell’estate, l’attività economica fatica a riprendere quota. Ammortizzatori federali, quali il ricorso al lavoro ridotto e il credito garantito alle imprese, hanno potuto attenuare gli effetti del lockdown. Le sfide dell’autunno restano però un’incognita e i rischi strutturali vanno affrontati. Spetta oggi a noi liberaliradicali assumere un profilo di leadership e indicare al Ticino un sentiero di crescita che difenda i lavoratori, supporti le famiglie e rilanci le imprese. Di questo compito siamo pienamente coscienti. La nostra Agenda 2030 ci pone un chiaro obiettivo di salvaguardare e dove possibile creare posti di lavoro.

Oggi, questi sono in Ticino a rischio in misura disomogenea. Sono in particolare minacciati i dipendenti del settore privato, soprattutto nei comparti più esposti, quali il commercio, il ramo alberghiero, della ristorazione e l’industria manifatturiera. Più di altri, soffrono i giovani che si accingono ad entrare sul mercato del lavoro una volta terminato il percorso formativo, i più anziani e chi lavora a tempo parziale. Sono queste le situazioni che hanno ispirato le nostre riflessioni, concretizzatesi in iniziative sul lavoro ridotto, sull’apprendistato e sulla flessibilità. Flessibilità nella cui ricerca sono gli stessi imprenditori dei comparti a rischio a incoraggiarci a perseverare con decisione. Proprio in questi giorni, il gruppo di riflessione economia e lavoro si riunirà per definire nuovi strumenti concreti di sostegno all’economia, con il primario obiettivo di salvaguardare l’occupazione, ma anche l’investimento e il consumo privato. Auspichiamo che insieme si possa così contribuire ad una graduale inversione del trend dell’economica cantonale.

granconsigliere

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a sempre il PLR cerca di porre al centro del dibattito il tema della formazione, in particolare professionale che vede nei percorsi di apprendistato un primo e determinante tassello formativo che peraltro sembra meglio consentire ai nostri giovani, in Svizzera più che all’estero, di confrontarsi da subito con le logiche del mercato del lavoro. Noi siamo latini, e molta è ancora la strada verso un sano equilibrio formativo tra gli studi classici e quelli professionali, ma mai come oggi sembra essere marcata la presa di coscienza sul valore dell’apprendistato. I nostri giovani saranno sempre più costretti a essere i migliori se vorranno avere delle chance in un mercato che sotto la definizione di globale e flessibile, di fatto va a declinarsi, che piaccia o no, nella padronanza di competenze plurime e ben consolidate, in grado velocemente di poter leggere e adattarsi ai processi produttivi aziendali. Un’intelligenza e un’attitudine pratica che non si può improvvisare e che, tutti gli studi, sembrano concordare e porre in diretta correlazione con importanti esperienze lavorative e pratiche dirette. Ecco allora come in un momento d’incertezza come questo amplificato dall’emergenza sanitaria, gli sforzi nel mantenere la capacità delle nostre aziende nel garantire posti di apprendistato diventa ancora più determinante. Insomma, il sistema svizzero di formazione è per storia e tradizione un piccolo tesoro.

Un tesoro che va difeso e tutelato a denti stretti perché piena espressione di pragmatismo operativo, fondato su di una solida solidarietà tra azienda e Stato.

Come liberaliradicali dobbiamo fare di tutto per scongiurare l’incrinatura del naturale equilibrio generato da quella sorta di patto formativo tra azienda e giovani in formazione. Come deputato e come uomo d’Associazione sono fiducioso, ma se si vuole dare un futuro ai giovani del nostro Cantone non vi è altra via che fare di tutto affinchè le nostre aziende continuino a giocare il gioco formativo, immaginando anche nuove logiche di sostegno aziendale che vadano oltre a una tantum, comunque meritevole, dettata dall’emergenza sanitaria.

daberna

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Il parlamento è chiamato a discutere di una legge Covid-19 e di una lunga serie di proposte a essa correlate. Il Nazionale ha stabilito che prima di decidere misure contro il virus, il governo sarà obbligato a coinvolgere, oltre ai Cantoni, anche le parti sociali.

Garantiti anche aiuti ai lavoratori indipendenti così come ai settori degli eventi, dei viaggi e della cultura.

Dallo straordinario all’ordinario Alex Farinelli consigliere nazionale

L

a crisi del coronavirus, che sembra durare da un’eternità ma in realtà ci accompagna da poco più di sette mesi, non è ancora allo scollinamento. Entrare in una nuova normalità vuol dire anche ritrovare i meccanismi usuali di decisione e di governo.

Il Consiglio federale nel pieno dell’emergenza ha utilizzato il diritto di necessità per mettere in atto una serie di misure urgenti indispensabili per affrontare l’epidemia. In

pochi mesi si sono chiuse attività economiche, si sono messe importanti limitazioni alle libertà personali, si sono rimandate elezioni e votazioni.

Interventi pesanti che non vanno banalizzati in quanto, seppur motivati, hanno interessato le fondamenta della nostra società e del nostro sistema democratico. Proprio per questo il parlamento è chiamato in questa sessione a discutere una base legale ordinaria (e quindi soggetta anche al diritto di referendum) che contenga le misure che dovranno continuare ad essere in vigore. Alcuni dei capitoli contenuti in questa legge, e che permetteranno di passare da un regime straordinario a un regime ordinario sono: il sostegno ai settori economici toccati, le misure che toccano il mondo della cultura, il settore dell’asilo e gli interventi di politica sanitaria.

Al Consiglio federale si è in particolare dato poi mandato, con delle mozioni, di garantire che i lavoratori indipendenti, comprovatamente

direttamente limitati nel loro lavoro, colpiti dai provvedimenti ordinati per combattere il coronavirus, abbiano diritto all’indennità di perdita di guadagno o all’indennità per lavoro ridotto fino alla revoca dei provvedimenti in questione.

Pensiamo ad esempio al settore degli eventi dove di fatto ad oggi è ancora impossibile lavorare e dove le prospettive sono tutt’altro che positive.

Insomma, parafrasando un consigliere federale questa situazione ci deve innanzitutto riportare a due atteggiamenti che forse avevamo un po’ dimenticato. Il primo essere modesti, perché in fondo capiamo che nonostante l’enorme progresso tecnologico (che verosimilmente ha molto contenuto il prezzo da pagare in termine di vittime) non siamo al riparo dagli effetti di una crisi di questo tipo. Il secondo è che bisogna essere capaci di essere veloci quanto possibile e lenti quanto necessario nell’adattare le misure prese man mano, perché ne avremo ancora per un po’.

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Ci vuole cuore, anche in politica Viola Del Notaro presidente Consiglio comunale Maggia

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opo 8 anni di Consiglio comunale, l’8 giugno scorso, ho avuto il privilegio di assumere la carica di presidente del legislativo del Comune di Maggia; espongo con piacere alcune riflessioni espresse durante il mio discorso di apertura.

In queste ultime settimane la mia attenzione è stata catturata dai diversi fatti di cronaca (purtroppo nera) capitati nel mondo. Avvenimenti brutali che ancora di più ci fanno capire quanta fortuna abbiamo di vivere nella nostra amata valle. La pace e la sicurezza che abbiamo la possibilità di sperimentare, sono impagabili.

Per vivere questa pace, ricordiamoci però, che prima di noi qualcuno ha lottato per poterla conquistare, qualcuno ha avuto il sogno di un paese democratico, l’ha inseguito e realizzato.

Impegniamoci sempre, quindi, per mantenerlo tale, lo dobbiamo ai nostri antenati, cittadini che prima di noi hanno lottato per l’eguaglianza e le pari opportunità.

Non bisogna mai tralasciare lo spirito combattivo che ci permette di evolvere e di avere il coraggio di cambiare le cose che non vanno più bene!

Il mio augurio è che, al di là dell’appartenenza partitica, razziale, di ceto, di genere o di altro, prevalgano sempre, il rispetto al posto

del pregiudizio, l’aiuto e la collaborazione al posto dell’indifferenza, e che vi sia sempre spazio alla libertà di espressione.

Nel nostro piccolo possiamo fare tanto, ma prima di tutto va preservato e curato tutto ciò che è essenziale: il rispetto dell’ambiente, degli animali, degli esseri umani e delle idee.

Rispettiamo la nostra casa verde e invogliamo le persone ad avere cura dello spazio in cui vivono: una valle stupenda, da preservare con scelte politiche e personali, consapevoli e sostenibili, per noi stessi e per le generazioni future.

In politica, come in altri ambiti, prima del profitto o del soddisfare i bisogni e le ambizioni personali, deve prevalere il cuore in ogni scelta.

Noi abbiamo il potere di scegliere e io mi auguro che le decisioni vengano sempre prese, sì, con testa e raziocinio, ma soprattutto con il cuore.

Per dare al Ticino una Magistratura efficace Proprio lo scorso anno, attraverso un atto parlamentare, il PLRT ha proposto di pensare ad introdurre 4 sostituti procuratore proprio per potenziare la Magistratura. È nell’interesse di tutti che il terzo potere dello Stato funzioni al meglio e in maniera efficace. Quindi questo è un correttivo su cui certamente si punterà.

Con la proposta del PLR l’organico dei magistrati del Ministero pubblico sarebbe così composto di un procuratore generale, di ventuno procuratori pubblici (tenuto conto del procuratore ordinario in più proposto dal governo) e di quattro sostituti pp. I quali sarebbero chiamati a coadiuvare i procuratori pubblici ed esercitare l’azione penale nelle contravvenzioni, nei delitti e nei crimini. In questo modo il preoccupante carico di lavoro a cui è sottoposto da tempo il ministero pubblico sarebbe meglio ripartito. Puntando all’obiettivo di dotare il Ticino di una Magistratura efficace.

Dalle recenti polemiche sulle valutazioni di alcuni procuratori appare chiaro che la Magistratura deve funzionare al meglio e se ci sono delle problematiche allora vanno affrontate. Lo faremo una volta che avremo sul tavolo tutti gli elementi necessari. Ma non prendiamo decisioni avventate e non politicizziamo una questione assai delicata.

Attendiamo di conoscere gli elementi su questo caso specifico Che ci permetteranno di confrontarci internamente e di prendere posizione.

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clubdei1000

Pelli e Blocher tra Svizzera e Ue Oltre 120 partecipanti per la serata confronto sul futuro dei nostri rapporti con l’Europa in vista della votazione sull’iniziativa “Per la limitazione” al voto il prossimo 27 settembre tra due “pesi massimi” della politica svizzera.

Un dibattito acceso che ha messo a confronto due visioni del nostro Paese.

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a attirato numerosi interessati (oltre 120 i presenti all’Aula magna dell’Università della Svizzera italiana) l’atteso confronto sul futuro dei rapporti tra Svizzera e Ue con protagonisti l’ex presidente nazionale PLR Fulvio Pelli e l’ex Consigliere federale UDC Christoph Blocher.

L’incontro, organizzato dal Club dei 1000 del PLRT e moderato dal responsabile del Dipartimento informazione RSI Reto Ceschi, ha visto i due ospiti impegnati in un intenso dibattito con al centro la votazione del prossimo 27 settembre sull’iniziativa “Per la limitazione” che ha toccato l’importanza degli accordi bilaterali per la Svizzera, la posizione del Ticino in queste dinamiche e la necessità di insistere per attuare misure fiancheggiatrici adeguate, soprattutto per le zone di frontiera.

Nel corso del dibattito, Christoph Blocher ha

evidenziato come - dal suo punto di vista - “da imprenditore non ho mai avuto problemi ad esportare in tutto il mondo, puntando solo sulla qualità svizzera. Dal 2014 però chiediamo di regolamentare l’immigrazione nel nostro Paese. Adesso chiediamo di poterlo fare ritornando al modello di contingenti che ha dato prova di efficacia”.

A fargli da contraltare le lucidi analisi di Fulvio Pelli, che ha sottolineato “come l’iniziativa non tocca soltanto l’immigrazione, ma mette in pericolo anche la libertà di movimento dei cittadini svizzeri, in particolare dei nostri giovani, nel resto dell’Europa. Con il sistema dei contingenti si favorisce l’esplosione della burocrazia invece della libertà. Per un liberale in generale e per un liberale come me, non c’è scelta. Finiremmo col non poter più stipulare accordi di libera circolazione

neanche con il Liechtenstein. E non è quello che vogliamo”.

La via bilaterale, seppur non perfetta, è oggi l’unica vera alternativa all’adesione e all’isolamento della Svizzera. Per questo la nostra indicazione alle ticinesi e ai ticinesi è quella di votare NO all’iniziativa contro gli Accordi bilaterali il prossimo 27 settembre.

Per quanto riguarda gli indubbi problemi che toccano in particolar modo il Ticino, regione di frontiera confrontata con un vicino a volte ingombrante come la Lombardia, per il PLR è chiaro che questi vanno risolti agendo sulle misure fiancheggiatrici agli accordi bilaterali.

Ma per farlo bisogna portare a Berna argomenti chiari. Quando il Ticino fa sentire la propria voce con motivazioni argomentate, riesce a farsi ascoltare. È questa la via che il PLR intende percorrere anche in futuro.

tempolibero Il Sudoku della settimana

Opinione Liberale

l’agenda Venerdì 18 settembre PLR TRESA Assemblea costitutiva – ore 19.00 Sala multiuso, Ponte Tresa

Sabato 19 settembre GLR LOCARNESE Direttorio – ore 10.00 Sala dei congressi, Muralto

Lunedì 28 settembre La soluzione del 11 settembre

PLR Locarno, nessun cataclisma elettorale Nessun “cataclisma elettorale” attorno alle dimissioni di Niccolò Salvioni, è la legge che fa il suo corso: se un municipale rinuncia alla carica viene sostituito dal primo subentrante, se anch’esso rinuncia, gli succede il secondo subentrante e così via. A scegliere i subentranti non è il partito ma la volontà degli elettori. Così risponde il PLR Locarno alle speculazioni nate attorno all’annuncio di Salvioni. Per cui la successione di Andrea Giudici (primo subentrante) o di Simone Merlini (secondo subentrante) è solo la conseguenza di come hanno votato i cittadini di Locarno. Niccolò Salvioni non si era più ripresentato per elezioni comunali 2020; se si fossero svolte regolarmente non siederebbe già più a Palazzo Marcacci. È per senso del dovere che ha deciso di rimanere al timone della nave anche nel momento della bufera del Coronavirus. Il PLR lo ringrazia pubblicamente: sarebbe stato molto più facile passare la mano allora, liberandosi di un fardello di lavoro e responsabilità non usuali. Ora, passata la mareggiata e venendogli a mancare più di una collaboratrice per congedo maternità, è più che comprensibile che abbia deciso di passare la mano. Non c’è dunque da sorprendersi, sostiene il PLR che aggiunge: “Spetta ora ad Andrea Giudici decidere se fare il municipale per pochi mesi, non essendosi candidato per la nuova legislatura, e non al partito”. Simone Merlini è “un ottimo candidato cosi come tutti gli altri sei che figureranno sulla lista per il Municipio, rappresentando le diverse sensibilità del partito”. La strategia del PLR, oggi come sempre, è di creare una lista forte di candidati preparati e motivati. All’elettorato scegliere chi più li convince.

Opinione Liberale Responsabile politico Bixio Caprara

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Direttore editoriale Andrea Nava

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Redazione Massimo Schira Vania Castelli

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CARTA SVIZZERA

PLR GRAVESANO Assemblea – ore 20.00 Sala Consiglio comunale, Gravesano

PLR sui Denti della Vecchia Domenica 27 settembre (riserva domenica 4 ottobre) avrà luogo la gita del gruppo ricreativo PLR ai Denti della Vecchia. Ritrovo a Rosone fattoria del Faggio (monti sopra Sonvico) alle 8.30. È un’uscita adatta a tutti, condizione fisica buona, abbigliamento e scarpe da montagna. Pranzo alla Capanna Pairolo: affettato misto, polenta e spezzatini, torte e caffè (50 franchi, bibite escluse).

Iscrizioni entro il 22 settembre – indicando il numero di partecipanti e un recapito telefonico a info@plrt.ch, telefono 091/821 41 81.

Info: Giorgio Galusero 079 822.25.34 oppure Luigi Balmelli 079 230.13.25.

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o t o v i d i n o i z a c i d In 0 2 0 2 e r b m e t t e s 27

NO all'iniziativa

Sì ai nuovi aerei

per la limitazione

da combattimento

Non c'è alcun dubbio: questa non è altro che un'iniziativa per porre fine agli Accordi bilaterali, l’unica vera alternativa all’isolamento e all’adesione all’Unione europea, che nessuno vuole. Un sì significherebbe infatti la fine non solo dell'accordo sulla libera circolazione delle persone, ma di tutti gli accordi del pacchetto Bilaterali I. Soprattutto nel periodo di crisi attuale, non c'è spazio per gli esperimenti. Ai problemi puntuali legati al mercato del lavoro ticinese, proponiamo risposte mirate con il rafforzamento delle misure fiancheggiatrici.

Vogliamo che la Svizzera sia adeguatamente protetta in tutte le situazioni. La polizia, il corpo delle guardie di frontiera, i vigili del fuoco, i servizi di ambulanza, la protezione civile, la sicurezza informatica e le forze aeree contribuiscono tutti alla nostra sicurezza. Ma per farlo, hanno bisogno delle risorse necessarie. La giusta protezione, in ogni situazione.

Sì al congedo paternità Sì a una legge sulla caccia al

passo coi tempi

La revisione della legge conferisce ai Cantoni maggiori competenze per trovare le proprie soluzioni ai danni causati dagli animali selvatici.

Perché l’“animale” più a rischio d’estinzione non è il lupo, bensì il contadino. Con questa revisione di legge, rafforziamo il federalismo.

Una delle nostre preoccupazioni è che le donne e gli uomini possano plasmare la loro vita in modo libero e indipendente. In questo senso, vogliamo riconoscere il ruolo importante che i padri svolgono nella famiglia. Per questo sosteniamo il congedo paternità come giusta misura per migliorare la collaborazione in famiglia.

Sì al sostegno per le

famiglie della classe media Desideriamo promuovere la conciliabilità tra lavoro e vita familiare e sfruttare meglio il potenziale dello smart working. Il disegno di legge sul riconoscimento fiscale dei costi di assistenza all'infanzia da parte di terzi è un passo in questa direzione.