FOUR CENTRES OF THE WORLD

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INDEX 04 - 05

FOUR CENTRES OF THE WORLD

08 - 1 1

IRENE BELTRAME

1 2 - 15

CORNELIA LOCHMANN

1 6 - 19

SIMON IURINO

20 - 23 ANDREAS WIDMANN 26 - 29

SIDE EVENTS

30 - 3 1 ABOUT OPEN CITY MUSEUM

Introduzione / Einleitung In occasione della Giornata del Contemporaneo 2014 promossa dall’ Associazione dei Musei di Arte Contemporanea Italiani AMACI e nell’ambito del percorso “Giovani artefici di futuro – Jugend baut Zukunft” di Open City Museum, in collaborazione con il Comune di Bressanone, giovani artisti residenti in Alto Adige mettono in mostra i loro lavori presso l’Ex-Cinema Astra di Bressanone. Durante La Giornata del Contemporaneo i musei associati ad AMACI, accanto a tutte le istituzioni che liberamente decidono di aderire all’iniziativa, aprono gratuitamente le loro porte per un’iniziativa ricca di eventi, mostre, conferenze e laboratori. Questo evento rappresenta un’occasione di apertura della città e dei suoi spazi per l’arte e l’interazione sociale, è un momento di dialogo tra i giovani creativi e la cittadinanza mirato a scaturire la curiosità del pubblico per le proposte e i nuovi linguaggi dei giovani talenti. ‘Giovani artefici di futuro – Jugend baut Zukunft’ è una piattaforma che nasce nell’ambito del progetto d’arte Open City Museum, con l’obiettivo di incoraggiare la creatività e promuovere diverse forme di cittadinanza attiva.


Im Rahmen des Tages der zeitgenössischen Kunst 2014 der Associazione dei Musei di Arte Contemporanea Italiani AMACI und in Zusammenarbeit mit der Gemeinde Brixen stellen junge Südtiroler KünstlerInnen ihre Werke im Ex-Kino Astra, Brixen, aus. Am Tag der zeitgenössischen Kunst öffnen Museen ihre Tore und organisieren Veranstaltungen, Ausstellungen und Workshops um der Bevölkerung die zeitgenössische Kultur und Kunst näher zu bringen. Die Ausstellung signalisiert die Öffnung der Stadt und ihren Räumen zur jungen Kunst. Sie bietet Raum für Dialog zwischen jungen Kreativen und der Bevölkerung und weckt somit Interesse für neue Kunst und innovativen Formen der Kommunikation. ‘Jugend baut Zukunft’ ist eine Initiative des Kunstprojekts Open City Museum, die Menschen zum kreativen Handeln und Denken ermutigen und neue Formen der Aktivbürgerschaft fördern will.


Quattro centri del mondo

#4

All’origine ‘casa’ significava per l’uomo ‘centro del mondo’, non in senso geografico, ma ontologico. Una volta la casa era il luogo da cui si poteva fondare il mondo, osserva Mircea Eliade, da dove si partiva per tornare verso i tanti viaggi della vita, terreni e spirituali, e si costituiva “nel cuore del reale”. Gli uomini diventati esseri-in-movimento, tante volte sradicati e disereditati, patiscono l’assenza di un centro del mondo in senso tradizionale. Per evitare di ritrovarsi nel caos minaccioso dell’irreale, l’uomo si vede costretto a inventarsi alternative fuori di tutto ciò o, meglio, nel mezzo di ciò che non rassicura più, che ha smesso di essere rifugio. I lavori di Irene Beltrame, Cornelia Lochmann, Simon Iurino e Andreas Widmann rappresentano quattro modi di vedere il mondo. Ogni lavoro è un itinerario verso il proprio centro del mondo creato a partire dall’assurdo e nell’intermezzo di ciò che è sostenuto come reale. Per loro l’arte è tentare e, quindi, rischiare, non solo per la scomodità che possono causare le loro raffigurazioni, per il tipo di processi tecnici utilizzati che scappano al controllo dell’artista o per il fatto di rinunciare al protagonismo per diventare medium. Rischiano nel credere che altri mondi siano possibili e agiscono nella speranza di trovare qualcosa in una zona che potrebbe sembrare di non esistere. Con il loro lavoro, ci fanno vedere che il centro del mondo non è più uno, che il possibile, il reale, nasce da zone insospettate, dando forma a nuovi nuclei dai quali ripartire.

Martha Jiménez Rosano Bressanone (BZ), 11 Ottobre 2014


Vier Zentren der Welt

Die Arbeiten von Irene Beltrame, Simon Iurino, Cornelia Lochmann und Andreas Widmann zeigen vier unterschiedliche Perspektiven zur Betrachtung der Welt. Jede Arbeit ist ein Weg zum persönlichen “Zentrum der Welt”, das sie aus dem Absurden und in den Zwischenräumen des als Realen bezeichneten, geschaffen haben. Für die vier Künstler ist Kunst eine Wagnis, ein Risiko: Die Inhalte ihrer Werke können unbequem sein, das Kunstwerk kann außer Kontrolle des Künstlers geraten, der Künstler gibt seine Rolle als Schöpfer auf und wird zum Vermittler. Die Künstler riskieren, da sie glauben, dass andere Welten möglich sind. Sie handeln in der Hoffnung, etwas zu finden an einem Ort, den es nicht zu geben scheint. Mit ihren Arbeiten zeigen sie, dass es nicht mehr nur ein Zentrum der Welt gibt, sondern dass das Mögliche, das Reale, in unerwarteten Orten entsteht. Dadurch schaffen sie neue Zentren, von denen aus man immer wieder auf Reisen gehen kann. Martha Jiménez Rosano Brixen (BZ), der 11. Oktober 2014

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Einst war das Haus, das Zuhause für den Menschen das Zentrum der Welt im ontologischen Sinne. Es war ein Ort, von dem aus die Welt „gegründet“ wurde, so Mircea Eliade. Vom Haus aus zog man in die Welt, und dorthin -- ins Herzen des Realen -- kehrte man nach langen Reisen zurück. Die Menschen, dauernd in Bewegung, oft entwurzelt, leiden unter der Abwesenheit solch eines Zentrums. Um nicht im drohenden Chaos des Irrealen zu verschwinden, sucht der Mensch nach Alternativen, die sich in der Mitte dessen befinden, das verunsichert und kein Zufluchtsort mehr ist.




#8 – Irene Beltrame (1990)

senza titolo / ohne Titel, 2014

Italo-olandese, nata a Pordenone, laureata in Design e Arti alla Li­ bera Università di Bolzano (2014) con una tesi sulla serigrafia a Cuba. Appassionata di pittura, disegno, xilografia, serigrafia e fotografia. Nel 2005 partecipa alla mostra di pittura “I volti del mondo” e nel 2010 organizza una mostra personale di fotografia alla Galleria Sagitt­aria (Pordenone). Nel 2009 vince il 1º premio nella sezione grafica di “dedica a Paul Auster”. Geboren in Pordenone, mit italienisch-niederländischen Wurzeln, 2014 Abschluss des Studiums in Design und Kunst an der Freien Universität Bozen mit einer Arbeit über kubanische Serigrafien. Leidenschaft für Malerei, Zeichnen, Xylografie und Fotografie. 2005 nimmt sie an der Ausstellung „I volti del mondo“ teil, 2010 Einzel­ ausstellung an der Galleria Sagittaria in Pordenone. 2009 1. Preis der Kategorie Grafik beim Festival „Dedica a Paul Auster“.


Un esempio di questa assurda quotidianità? A differenza di quanto si crede, a Cuba si mangia male. Su una terra dove si potrebbe coltivare di tutto, l’agricoltura è fortemente sottosviluppata; a questo si aggiunge il ben più sconvolgente fatto che, su un’isola circondata da un mare ricchissimo, non c’è il pesce per la gente comune… E come mai? Perché non ci sono le barche - dicono. E se incredulo poni l’ultima e più ovvia domanda sul perché non ci siano le barche, ti rispondono che altrimenti le persone scapperebbero dall’isola e andrebbero in Florida. Un’altra storia è quella sull’arte liberatoria…ma in senso letterale! Gli artisti, che per interessi del governo hanno più possibilità di viaggiare all’estero, ogni tanto colgono queste occasioni per scappare definitivamente dall’isola e si legge sui giornali di una o un’altra associazione di musicisti o ballerini che dalla tournée non è più tornata. Adottare un linguaggio proprio di una particolare condizione storico-politica per avventurarti alla scoperta delle regole tacite di una società che non è la tua, non deve essere stato facile. Come avviene questo processo? La mia curiosità è scattata quando ho visto una mostra di un rilevante collezionista di manifesti cubani nella mia città. Erano belli, non ne sapevo di più; i colori e i loro messaggi mi hanno segnato. Un’amica stava partendo per Cuba e ho colto l’occasione. Sono rimasta un mese e grazie ai contatti che avevo già con alcuni locali, ho potuto conoscere il paese “da dentro” e vivere le loro storie. Ho incontrato artigiani di serigrafia, frequentato i loro atelier e mi sono appassionata alla loro tecnica totalmente manuale, dove l’elemento più importante è la passione. Stando lì poi ho incominciato a fare esperienza della vita quotidiana sull’isola e dei suoi incommensura-

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“Il manifesto non manifesto” è una raccolta delle tue impressioni di Cuba. Cosa affronti con questo lavoro? Manifestare il “non manifesto” è rendere presente quello che si nasconde dietro i modi di fare degli abitanti che sull’isola, altrimenti, non avrebbero i mezzi di espressione. Voglio raccontare la storia dell’isola sull’isola. La tecnica che ho utilizzato è quella tradizionale ma ne ho rigirato il contenuto. Ho voluto raccontare quello che nel manifesto cubano non ha mai trovato spazio ovvero ciò che io chiamo l’assurda quotidianità. Le storie a me raccontate da chi ho incontrato sulla strada, piene di difficoltà, di incongruenze organizzative e sociali sono diventate il soggetto del mio lavoro.


bili controsensi e ho deciso che la mia ricerca non si sarebbe fermata alla tecnica, ma che sarebbe dovuta andare oltre. Il mio lavoro è in un certo senso un omaggio alle persone incontrate e alle loro storie.

#10

L’arte può cambiare la società? Siamo bombardati di informazioni per cui molto di quello che accade, ci scivola purtroppo addosso. L’arte, se applicata a tematiche sociali, può diventare un veicolo alternativo di contenuti e, rendendo accattivante ciò che siamo abituati a vedere in altre forme, lo pone sotto una luce diffe­ rente. La mia intenzione non è fare polemica, né ho la pretesa di documentare scientificamente una realtà. Il mio lavoro è frutto di narrazioni personali, storie incomplete, dettagli contrastanti: contenuti precari e fuggevoli che traduco in immagini. Vorrei, con questa serie di serigrafie, rendere partecipe chi guarda e legge le mie storie nella speranza che si soffermi un attimo in più di fronte alle immagini e che la curiosità lo spinga a cercarne il significato, mettendo magari in dubbio l’idea che precedentemente aveva di Cuba. In “Il manifesto non manifesto” sammelst du deine Impressionen von Kuba. Was willst du mit diesen Arbeiten vermitteln? Ich zeige, was sich hinter dem alltäglichen Leben der Bewohner Kubas versteckt und erzähle sozusagen die Geschichte der Insel auf der Insel. Ich verwende eine traditionelle kubanische Technik, aber stelle den Inhalt gewissermaßen auf den Kopf. Meine Arbeiten zeigen, was in den traditionellen kubanischen Manifesten eigentlich keinen Platz hat: die alltäglichen Absurditäten, Geschichten, die mir auf der Straße erzählt wurden – Ge­ schichten, die von großen Schwierigkeiten und einer Gesellschaft geprägt von Widersprüchen handeln. Ein Beispiel einer solchen “alltäglichen Absurdität”? Das Essen in Kuba ist überraschenderweise schlecht. Obwohl auf dieser fruchtbaren Insel alles angebaut werden könnte, ist die Landwirtschaft stark unterentwickelt. Und obwohl man vom Meer umgeben ist, gibt es für die einfache Bevölkerung keinen Fisch. Wieso? Weil es keine Boote gibt – so sagte man mir. Und wenn man dann nachfragt, wieso es keine Boote gibt, lautet die Antwort, dass sonst die Menschen über das Meer nach Florida flüchten würden. Ein anderes Beispiel ist die “befreiende Kunst” – im


Es ist wahrscheinlich nicht einfach, eine traditionelle Bildsprache zu verwenden, um die unausgesprochenen Regeln einer Gesellschaft, die nicht deine ist, aufzudecken. Wie bist du vorgegangen? Meine Faszination mit den kubanischen Manifesten stammt vom Besuch einer Ausstellung in meiner Heimatstadt. Ich war beeindruckt von der Schönheit, den Farben, dem Inhalt der Manifeste, aber wusste eigentlich nichts über sie. Als eine Freundin dann nach Kuba reiste, folgte ich ihr kurzerhand. Ich verbrachte einen Monat in Kuba, und konnte, dank einiger persönlichen Kontakte auf der Insel, Kuba aus der Perspektive der Einheimischen kennenlernen. Ich besuchte die Ateliers von Handwerkern und Künstlern, die Serigrafien anfertigten und verliebte mich in die handwerkliche Technik und in die Leidenschaft für ihre Arbeit. Ich hatte die Gelegenheit, den Inselalltag mit seinen vielen Gegensätzen und Widersprüchen kennenzu­lernen und entschied, mich nicht nur mit den handwerklichen Techniken und Methoden zu beschäftigen, sondern auch mit den Menschen und Ge­schichten, die dahinter steckten. Meine Arbeiten sind eine Hommage an die Menschen, die ich in Kuba kennengelernt habe und an ihre Geschichten. Kann Kunst die Gesellschaft verändern? Wir werden konstant mit Informationen bombardiert, und wir uns nur mit den wenigsten davon auseinandersetzen. Kunst, die sich mit sozialen Thematiken beschäftigt, kann ein alternatives Medium der Kommunikation sein und Dinge, mit denen wir normalerweise in einer gewissen Art und Weise konfrontiert werden, in einem neuen Licht zeigen. Ich will nicht polemisieren oder eine Realität wissenschaftlich dokumentieren. Meine Arbeiten sind das Ergebnis von persönlichen Erzählungen, Fragmenten von Geschichten, widersprüchlichen Details: flüchtige Inhalte, die ich in Bilder übersetze. Mit dieser Serie von Serigrafien möchte ich die Beobachter teilhaben lassen, in der Hoffnung, dass sie vor den Arbeiten innehalten, um ihre Bedeutung zu verstehen, und vielleicht ihre Ideen von Kuba in Frage stellen.

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wörtlichen Sinn. Künstler, denen die Regierung die Ausreise erlaubt, nutzen diese Gelegenheit, um die Insel für immer zu verlassen. In den Lokal­ zeitungen liest man oft von Musikern oder Tänzern, die von einer Tournee nicht mehr nach Kuba zurückgekehrt sind.


#12 – Cornelia Lochmann (1985)

Jupiter, 2014

Nata a Bolzano, studia Arte presso l’Accademia di Brera di Milano. Dal 2006 vive a Berlino e si laurea presso l’Accademia di Berlino-Weissensee nel 2013. Ha partecipato alla Art Fair Scope di New York (2014) e di Miami Beach (2013). Tra le mostre, una personale con Werner Liebmann presso la Galleria Prisma di Bolzano (2011) e una collettiva a cura di Judy Lypke, intitolata “Lehrauftrag Lypke” (2010). Geboren in Bozen, Kunststudium an der Accademia di Brera in Mailand. Seit 2006 lebt sie in Berlin, wo sie 2014 ihr Studium an der Kunsthochschule Berlin Weißensee abschließt. Teilnahme an der Art Fair Scope in New York (2014) und in Miami Beach (2013). Einzelausstellung mit Werner Liebmann bei der Gallerie Prisma in Bozen (2011), Gruppenausstellung kuratiert von Judy Lypke, “Lehrauftrag Lypke” (2010).


Che ruolo ha nella tua vita la pittura? A sette anni ho iniziato a dipingere con una certa routine, quindi la pittura è parte di due terzi della mia vita. Il mio approccio verso la pittura è sempre diverso, una volta è un mezzo per esprimermi, un’altra volta è la pittura che si esprime attraverso di me, per rendere ‘visibili’ i pensieri e le emozio­ ni, che da una raccolta eclettica di influenze metto su un quadro.

Quindi attraverso la tua pittura cerchi di avvicinarti al mondo “in quanto tale”? Attraverso la pittura provo delle sensazioni che mi parlano di un mistero che non posso capire, che poi si esprime attraverso il corpo, attraverso la pancia. In questo processo la pittura ha una forza per sé, il colore ha una forza per sé. Mi metto in relazione con qualcosa che sta al di sopra delle emozioni e dei pensieri, che non è possibile spiegare con nozioni basate sull’esperienza sensibile perché supera questo piano. La natura, il cosmo, ha una forza gigantesca e noi siamo in mezzo, abbiamo soltanto un’idea, un presentimento di questo mistero. Si potrebbe dire che rendere presente un mondo parallelo sia per te un’aspirazione etica? Cosa è per te fare arte? L’arte è per me intensivare la vita. L’arte fa parte della vita sociale e culturale dell’uomo e credo che proprio nei nostri tempi la società sia inte­ ressata all’arte perché è alla ricerca di valori. E l’arte può essere un grande valore. Già dall’inizio, è stato un mezzo per gli uomini di superare la vita, di comunicare con i dei, per molto tempo era al servizio della chiesa. Adesso siamo a un punto, dove l’arte si è liberata da queste funzioni e ne ha acquistate altre.

#13

A cosa fai riferimento con le tue opere? Dove hanno origine le opere che compongono il ciclo “Giove”? Le mie opere partono da una metafisica che è il nuovo approccio per il mio lavoro, con il quale cerco di creare le opere da un altro mondo dove esiste una specie di eternità. Mi interessa illustrare un mondo, dove il tempo non esiste, dove c’è l’eternità, e ho un’immagine dentro di me di questo mondo, molto chiara e visibile. Mi piace vivere parallelamente in diversi mondi, dove esiste il passato, il presente e il futuro, tutto in un attimo. Nei miei disegni non c’è il flusso del tempo, non ci sono delle ombre. Nel caso più fortunato viene espresso il puro essere.


L’arte può cambiare la società? Una volta credevo di poter trovare delle soluzioni con la mia arte. Ero convinta che ciò che facevo doveva essere importante, doveva meritarsi di essere visto e dare una specie di spiegazione della vita sociale, in prima linea a me stessa e poi anche agli altri. Ma a un certo punto mi sono resa conto che io non sono una missionaria. Mi sono distaccata da quest’approccio didattico perché non avevo più voglia di dare lezioni su come vivere la vita, però credo che l’artista come la sua opera può cambiare il mondo mediatamente, perché tutto è collegato.

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Welche Rolle spielt die Malerei in deinem Leben? Ich male seit ich sieben Jahre alt bin; die Malerei ist also Teil von zwei Dritteln meines Lebens. Manchmal male ich, um mich auszudrücken, andere Male drückt sich die Malerei durch mich aus, um die Gedanken und Emotionen sichtbar zu machen, welche sich auf meinen Bildern wiederfinden. Worauf beziehen sich deine Arbeiten? Was ist der Ursprung der Werke des Zyklus “Jupiter”? Ich habe einen metaphysischen Ansatz und versuche, in einer anderen Welt zu arbeiten, in der die Zeit nicht existiert und es eine Art Ewigkeit gibt. Ich habe eine klare und sichtbare Vorstellung von mir in dieser Welt; es gefällt mir, in verschiedenen Welten parallel zu leben, wo Vergangenheit, Gegenwart und Zukunft gemeinsam in einem Augenblick existieren. In meinen Bildern gibt es kein Verstreichen der Zeit, es gibt keine Schatten. Im besten Fall zeigt sich das pure Sein. Das heißt, dass du durch die Malerei versuchst, dich der Welt “als solche” anzunähern? Durch die Malerei spüre ich ein Geheimnis, das ich nicht verstehen kann, das sich durch den Körper, durch den Bauch ausdrückt. Die Malerei, die Farben haben eine eigene Kraft, ich bin verbunden mit etwas, das über Emotionen und Gedanken steht und das sich daher nicht durch “gespürte” Wahrnehmung ausdrücken lässt. Die Natur, der Kosmus, haben eine riesige Kraft und wir sind in ihr. Wir haben nur eine Idee, eine Ahnung dieses Geheimnisses.


Kann Kunst die Gesellschaft verändern? Einst glaubte ich, dass ich mit meiner Kunst Lösungen finden könnte. Ich war überzeugt, dass meine Arbeiten wichtig sein und mir selbst, aber auch anderen, das gesellschaftliche Leben erklären mussten. Aber dann wurde mir bewusst, dass ich keine Missionarin bin. Ich habe mich also von diesem didaktischen Ansatz losgelöst, weil ich keine Lust mehr hatte, anderen zu erklären, wie man das Leben leben sollte. Allerdings glaube ich, dass der Künstler durch sein Kunstwerk die Welt verändern kann, da alles miteinander verbunden ist.

#15

Was bedeutet für dich das künstlerische Schaffen? Kunst bedeutet für mich das Leben zu intensivieren. Kunst ist ein Teil des sozialen und kulturellen Leben des Menschen und ich glaube, dass gerade in der heutigen Zeit Menschen sich für Kunst interessieren, weil sie auf der Suche nach Werten sind. Und Kunst kann ein wichtiger Wert sein. Seit jeher verwenden Menschen die Kunst, um das Leben zu überwinden und mit den Göttern zu kommunizieren – es war kein Zufall, dass die Kunst für lange Zeit im Auftrag der Kirche stand. Heute hat sich die Kunst von diesen Aufgaben gelöst und hat andere gefunden.


#16 – Simon Iurino (1986)

o.T. (Ausstallung), 2014

Nato a Bolzano, vive e lavora a Vienna. Dal 2008 è membro della Master Class presso il dipartimento di Scultura testuale (Textuelle Bildhauerei), Accademia di Belle Arti di Vienna. Dal 2010 al 2011 studia presso la Central Saint Martin, Accademia di Belle Arti e Design di Londra. Tra le mostre personali, Weisses Haus (2013) e Künstlerhaus di Vienna (2013). Tra le mostre collettive, spazio Baba Vasas Cellar, in Shabla, Bulgaria (2014), Kunsthalle di Vienna (2014) e Salzburger Kunstverein (2013). Geboren in Bozen, lebt und arbeitet in Wien. Seit 2008 Master Class an der Fakultät für Textuelle Bildhauerei, Akademie der Bildenden Künste Wien. 2010-2011 Studium am Central Saint Martins College of Art and Design in London. Soloausstellungen u.a. im Weissen Haus und Künstlerhaus in Wien (2013). Gruppenausstellungen im Baba Vasas Cellar, Shabla, Bulgarien (2014), Kunsthalle Wien (2014) und dem Salzburger Kunstverein (2013).


Incuriosisce subito il titolo della serie di cianotipi tratti dall’architettura, “Ausstallung”. Cosa vuole dire? Ho cercato di estendere il concetto su un livello semantico, verbale. È un gioco tra la parola ‘stalla’ e “Ausstellung” che in tedesco vuole dire “mostra o esposizione”. Il mio obiettivo è mettere in mostra lo spazio stesso dove avviene la produzione artistica, in questo caso si tratta di una stalla che utilizzo come atelier. Vorrei portare all’interno dello spazio espositivo l’architettura del mio atelier e parlare di una certa metodologia e dei processi che stanno alla base di questa ricerca. In cosa consiste il processo di realizzazione di una cianotipia di questo tipo? Da una parte la cianotipia richiede un lungo tempo di esposizione, dall’altra è “studio-friendly”, di una gran praticità, perché non è necessaria la ca­ mera oscura. Non è complicata, non servono tanti chimici per realizzarla, un’ottima risorsa che mi permette di lavorare con grandi formati. Metto le tele in esposizione per tre giorni, giorno e notte, considerando anche il fatto che possono essere giornate soleggiate o nuvolose, che può piovere, fare freddo o caldo. Tutti questi fattori ambientali sono importanti nel mio lavoro, entrano a fare parte dell’impressione, sono di certo i responsabili di quello che ottengo come prodotto finale ed è proprio questo che mi interessa raggiungere.

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Dalla scultura alla cianotipia, come è avvenuto questo passaggio? Cosa cerchi nell’utilizzo di questa antica tecnica? Ho iniziato a lavorare con questa tecnica perché mi interessava realizzare fotogrammi dell’architettura esistente, realizzare dei “cianotipi” tratti dalle architetture dalle pareti del mio atelier in montagna. La cianotipia è cono­ sciuta anche come blueprint ed è un metodo che negli anni quaranta del XIX secolo veniva usata soprattutto da architetti per ottenere molteplice copie dei piani architettonici. Ho deciso di usare questa tecnica perché mi da tutto ciò di cui ho bisogno per questo progetto. Il processo è abbastanza lungo, il tempo è fissato nel segno ben definito di alcune linee, e sfuocate in altre. Il risultato è una variazione di intensità dei segni che danno profondità a tutta la tela. Questa diventa una sorta di narrazione. Mi piace il fatto che non so mai cosa otterrò, perché non è possibile controllare l’intero processo.


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Provi un certo senso di romanticismo o melancolia nell’utilizzo di una tecnica originaria? Questa tecnica è stata utilizzata per tanti anni per ottenere molteplici copie di disegni e questo collegamento con il passato voglio includerlo nella mia pratica odierna. Mi sono resoconto che il mio atelier ha una particolare struttura legata alla cultura tradizionale locale. Partire dalla sua configurazione per ‘dipingere’ con una tecnica che rimanda anche ad altri tempi è un modo di evocare per aggiornare. Cerco di dare un nuovo posto a questa vecchia tecnica e a queste forme architettoniche tradizionali all’interno di un’estetica contemporanea. Può l’arte cambiare la società? L’arte ha il potere di esaminare e mettere sotto luce critica la società, ci offre la possibilità di trovare nuove maniere di uscire dal convenzionale per andare verso quelle zone intermedie sconosciute. Per me arte è dare una nota sovversiva allo stabilito, una sorta di estensione al possibile. Von der Bildhauerei zur fotografischen Methode Cyanotypie: Wie kam es dazu? Was kann die Cyanotypie, wie wirkt sie in deinem Schaffen? Fotografie, Architektur, Raum und Textur zeichnen meine Arbeit seit mehreren Jahren. In die Cyanotypie fließen all diese Aspekte ein. Die Cyanotypie auch blueprint genannt, ist eine photographische Technik, die in den 1840er Jahren vor allem von Architekten genutzt wurde, um architektonische Pläne zu vervielfältigen. Der Belichtungsprozess selbst ist relativ lang, das Verstreichen der Zeit findet sich in der Klarheit einiger Linien und in der Verschwommenheit anderer wieder. Das Ergebnis sind unterschiedlich intensive Linien, die dem gesamten Werk Tiefe verleihen. Die Leinwand wird zu einer Art Erzählung, sie erhält eine narrative Komponente. Mir gefällt, dass ich das Endergebnis nie zur Gänze bestimmen kann. Es ist unmöglich, den gesamten Vorgang komplett vorherzusehen und zu kontrollieren. Der Titel deiner Serie “Ausstallung” weckt Neugierde. Was bedeutet er? Ich habe versucht mein Konzept auf eine semantisch-verbale Ebene zu bringen. Das ist ein Wortspiel aus den Wörtern “Stall” und “Ausstellung”. Ich möchte den Ort des künstlerischen Schaffens zur Schau stellen, in diesem Fall einen Stall den ich als Atelier nutze. Ich rücke die Architektur


des Schaffensraums in die Räumlichkeiten der Ausstellung, um die Methodik des verwendeten Mediums und den daraus resultierenden Prozess als grundlegendes und lenkendes Moment künstlerischen Schaffens abzubilden.

Sind auch Melancholie oder Nostalgie einflussgebend, wenn du diese alte/ historische Technik verwendest? Cyanotypien wurden lange dafür verwendet, Kopien von architektonischen Zeichnungen anzufertigen. Die Architektur meines Ateliers ist von traditioneller, einheimischer Kultur geprägt. Durch das Hervorheben dieser Elemente, sowie das Verwenden einer Technik, die an andere Zeiten erinnert, erinnere ich, um zu erneuern. Es reizt, alten Techniken und traditionellen architektonischen Formen einen Platz in der zeitgenössischen Ästhetik einzuräumen. Kann Kunst die Gesellschaft verändern? Kunst ist ein Betrachtungsinstrument, sie untersucht die Gesellschaft und analysiert sie kritisch. Dadurch bietet sie uns Gelegenheiten, neue Wege aus dem Konventionellen zu finden, unbekannte Gebiete und Zwischenzonen zu entdecken. Für mich bedeutet Kunst, dem Etablierten eine subversive Note zu geben, eine Art Ausweitung des Möglichen.

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Wie ensteht so eine „architektonische Cyanotypie“? Eine Cyanotypie hat eine lange Belichtungszeit, ich nenne es “studio-friendly”, da man keine Dunkelkammer benötigt. Die Technik ist überhaupt recht unkompliziert, mit relativ wenigen Chemikalien kann man auch großformatig einwandfrei arbeiten. Ich belichte die Leinwände für mehrere Tage und Nächte, immer bedenkend, dass diese Tage sonnig oder bewölkt, kalt oder warm sein können. Diese Faktoren sind sehr wichtig, sie wirken an der Arbeit mit, sie werden abgebildet und sind verantwortlich für das Endergebnis.


#20 – Andreas Widmann (1986)

Hope, 2014

Grafico di professione con una grande passione per l’illustrazione. Ispirato dai manga ha iniziato a disegnare e nel corso degli ultimi anni ha sviluppato un suo stile ed un suo linguaggio. Con le sue immagini intende stimolare un dialogo, o meglio scuotere qualcosa in chi le osserva. Tätig als Grafiker mit einer großen Leidenschaft zur Illustration. Von Mangas inspiriert begann er zu zeichnen und entwickelte daraus seinen heutigen Stil und seine Bildsprache. Er möchte mit seinen Bildern zu Gesprächen anregen, aufrütteln und am besten in den Betrachtern seiner Bilder etwas bewegen.


‘Homocaust’, il titolo del tuo lavoro non lascia spazio a dubbi, è chiaro e diretto. Possiamo dire che questo lavoro è un atto di resistenza? ‘Homocaust’ è la preparazione ad un tema, di cui si parla troppo poco. Tutti noi conosciamo le persecuzioni degli ebrei durante la seconda guerra mondiale, al tempo stesso però dimentichiamo che anche altri gruppi, come per esempio gli omosessuali, vennero perseguitati e uccisi. Per me era importante mettere in luce questo fatto, in modo tale che questo aspetto non rimanga taciuto.

In che modo l’illustrazione ha iniziato a fare parte di te? L’illustrazione è per me la migliore maniera per esprimermi. Trovo affa­ scinante poter trasportare l’osservatore in un altro mondo, basandomi su delle immagini. Voglio che ci si lasci trasportare nelle mie immagini, che ci si lasci emozionare e farsi raccontare delle storie dai protagonisti delle mie scene. Intendo stimolare alla riflessione e al confronto con quello che solitamente non ci riguarda. Cosa ti trasmette l’arte e cosa trasmette allo spettatore? L’arte mi da molto: mi stimola alla riflessione, mi scuote, mi inebria e mi intrattiene… Voglio lasciare ad ognuno la possibilità di vedere ciò che vuole nei miei lavori. Conferisco alla mia arte la libertà, di essere, ciò che vuole essere per ognuno. Può l’arte cambiare la società? Ma non saprei se l’arte può cambiare la società, ad ogni modo ci prova… Cosa però l’arte sa fare è scuotere le persone. Probabilmente riesce a cambiare alcuni modi di pensare. L’arte spinge la società nella giusta direzione o per lo meno in altre direzioni. E questo in molti casi porta ad uno sviluppo.

#21

Negli ultimi anni si è fatto molto riguardo il modo di confrontarsi con l’omosessualità. Anche per questa ragione ho iniziato ad andare a fondo nel tema per dimostrare le possibili conseguenze mancanza di accettazione. Un forte linguaggio richiama l’attenzione. A volte bisogna creare uno shock nell’osservatore, in modo tale che possa iniziare a riflettere e crearsi una propria opinione al riguardo.


‘Homocaust’, der Titel deiner neuesten Arbeit, schockiert und regt zum Nachdenken an. Wieso hast du gerade das Thema der Verfolgung von Homosexuellen in Nazi-Deutschland aufgegriffen? “Homocaust” ist die Aufbereitung eines Themas, über das viel zu wenig gesprochen wird. Wir alle wissen von der Verfolgungen der Juden während des 2. Weltkrieges gesprochen, gerne wird dabei aber vergessen, dass auch andere Gruppen, wie z.B. Homosexuelle, verfolgt und umgebracht wurden. Es war mir wichtig, dies aufzuzeigen, damit dieser Aspekt unserer Geschichte nicht verschwiegen wird. In den letzten Jahren hat sich im Umgang und der Akzeptanz zur Homosexualität viel getan. Auch deshalb fand ich es an der Zeit, mich mit diesem Thema einzubringen und den Menschen aufzuzeigen, welche Folgen fehlende Akzeptanz haben kann.

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Die starke Bildsprache zieht Aufmerksamkeit auf sich. Manchmal muss man den Betrachter schockieren, damit dieser anfängt, nachzudenken und sich seine eigene Meinung zu schaffen. Wieso hast du die Illustration für dich entdeckt? Die Illustration ist für mich persönlich die beste Art, mich auszudrücken. Ich finde es faszinierend, anhand eines Bildes oder einer Reihe von Bildern den Betrachter in eine andere Welt zu entführen. Ich möchte, dass man sich auf meine Bilder einlässt, sich von ihnen berühren lässt und sich von den Akteuren der Bilder Geschichten erzählen lässt. Ich möchte den Betrachter zum Nachdenken anregen, ihn mit Themen konfrontieren, mit denen er sich sonst vermutlich nicht beschäftigen würde. Was gibt dir die Kunst und was gibt deine Kunst dem Betrachter? Die Kunst gibt mir sehr viel: Sie bewegt mich zum Nachdenken, berührt mich, berauscht mich, unterhält mich,…Ich möchte es jedem selbst überlassen, was er in meinen Arbeiten sehen oder nicht sehen kann. Ich gebe meiner Kunst die Freiheit, das zu sein, was sie für jeden Einzelnen sein kann. Kann Kunst auch die Gesellschaft verändern? Ich weiß nicht, ob Kunst die Gesellschaft verändern kann, jedenfalls versucht sie es... Was Kunst auf jeden Fall macht, ist, die Menschen


„Die widernatürliche Unzucht, welche zwischen Personen männlichen Geschlechts oder von Menschen mit Thieren begangen wird, ist mit GefängniSS zu bestrafen; auch kann auf Verlust der bürgerlichen Ehrenrechte erkannt werden.“ Der § 175 des deutschen Strafgesetzbuches (§ 175 dStGB) existierte vom 1. Januar 1872 (Inkrafttreten des Reichsstrafgesetzbuches) bis zum 11. Juni 1994. Er stellte sexuelle Handlungen zwischen Personen männlichen Geschlechts unter Strafe. Bis 1969 bestrafte er auch die „widernatürliche Unzucht mit Tieren“ (ab 1935 nach § 175b ausgelagert). Insgesamt wurden etwa 140.000 Männer nach den verschiedenen Fassungen des § 175 verurteilt. Am 1. September 1935 verschärften die Nationalsozialisten den § 175, unter anderem durch Anhebung der Höchststrafe von sechs Monaten auf fünf Jahre Gefängnis. Darüber hinaus wurde der Tatbestand von beischlafähnlichen auf sämtliche „unzüchtigen“ Handlungen ausgeweitet. Der neu eingefügte § 175a bestimmte für „erschwerte Fälle“ zwischen einem Jahr und zehn Jahren Zuchthaus.

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aufzurütteln. Und vielleicht verändert sie dabei auch gewisse Denkweisen und Verhalten. Kunst gibt der Gesellschaft einen Schubser in die richtige Richtung - oder mindestens in eine andere Richtung. Und daraus sollte im besten Falle etwas entwickeln.


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18.10 - WORKSHOP

17.10 - Talk

15.10 - BOOK PRESENTATION

12.10 - GUIDED EXHIBITION TOUR

9.10 - PUBLIC TALK

#26


Side Events

Ex-Astra Kino – Quo Vadis? Runder Tisch mit der „Arbeitsgruppe für ein Zentrum für junge Kultur” und Akteuren aus dem Kultur- und Jugendbereich. Vorstellung der Pläne für die Zukunft des Ex-Kino Astra durch eine Arbeits­ gruppe der Gemeinde Brixen. Publikumsdiskussion und Vorführung einer Kurzreportage des Kollektivs “Astra la Vista” zur Vergangenheit und Zu­ kunft des Astra-Kinos. 12.10. ore 15.00 Uhr La Cuba mai vista! Visita guidata con l’artista A seguito dell’esperienza fatta a Cuba nel gennaio 2014, Irene Beltrame ha deciso di rappresentare, attraverso una serie di serigrafie, la sua personale rilettura delle storie – vissute e raccontante – raccolte durante la sua permanenza. Il supporto, il formato e la tecnica di produzione sono quelli del manifesto cubano che, attraverso la produzione artigianale – imparata nei loro laboratori – richiamano e rendono onore alla tradizione serigrafica locale. Il contenuto invece, diventa la narrazione di ciò che sull’Isola non ha mai trovato spazio all’interno della cornice del manifesto. Kuba einmal anders! Führung mit der Künstlerin Die Serigrafien der Künstlerin Irene Beltrame erzählen die Geschichten, die die Künstlerin während ihres Aufenthalts in Kuba im Januar 2014 gehört und erlebt hat. Technik und Format der Serigrafien sind der kubanischen Tradition entnommen, während ihr Inhalt in den traditionellen Serigrafien Kubas nicht zu finden ist.

#27

9.10. ore 20.00 Uhr Ex-cinema Astra: Quo Vadis? Incontro pubblico tra il gruppo ‘PROjugendkultur’ e operatori culturali e giovanili locali. Presentazione della proposta di progetto culturale per l’ex-cinema Astra elaborato dal gruppo di consiglieri comunali e discussione con il pubblico. Proiezione di un breve documentario sul passato e sul futuro dell’ Ex Ci­ nema Astra prodotto dal collettivo “AstraLaVista”.


#28

15.10. ore 20 – 21.30 Uhr Presentazione del libro “New. Una generazione in movimento”, con gli autori Carlo Andorlini e Luca Bizzarri. Qual è l’attuale potenziale giovanile in Italia? Visioni di percorsi (racconti) e di potenzialità in cui i giovani mostrano e dimostrano tutta lo loro forza propulsiva. Un esempio di come il link esplosivo tra giovani e temi come l’innovazione sociale, l’economia collaborativa, internet come motore collettivo di relazione produttiva, l’invenzione di percorsi di autonomia innovativa possono fare la vera differenza. Possono essere la più potente contaminazione per parlare di nuovo di sviluppo locale collettivo, comunità corresponsabili, economia sostenibile. Buchvorstellung “New. Una generazione in movimento”, mit den Autoren Carlo Andorlini und Luca Bizzarri Was für Potential birgt die Jugend Italiens in sich? Andorlini und Bizzarri erzählen von Ideen, Visionen und Mut zur Veränderung und zeigen den Zusammenhang zwischen Jugend und Themen wie sozialer Innovation, gesellschaftlichem Wandel und Nachhaltigkeit auf. 17.10. ore 20 Uhr ‘Plant for the Planet’ - Piccoli ambasciatori per la giustizia climatica Presentazione dell’iniziativa ambientalistica globale, fondata in Germania nel 2007 da uno scolaro, per lottare contro il cambiamento climatico. Nel 2010 Ariane Benedikter, Bolzanina, diventa membro del comitato direttivo dell’organizzazione. Come lei, tanti altri piccoli “ambasciatori per la giustizia climatica”, sparsi in più di 90 Paesi del mondo, si assumono la responsabilità a livello globale e cercano di plasmare attivamente il proprio futuro. Vorstellung der Kinderumweltschutzorganisation ‘Plant for the Planet – Botschafter für Umweltgerechtigkeit’ mit Ariane Benedikter Die Bozner Schülerin Ariane Benedikter wurde 2010 zur Vize Präsidentin des Global Board von Plant for the Planet gewählt. Wie Ariane setzen sich Kinder und Jugendliche in 90 Ländern weltweit als Botschafter für Umweltgerechtigkeit gegen den Klimawandel und aktiv für ihre Zukunft ein.


18.10. ore 9.00 – 12.30 Uhr Workshop “Ex-cinema Astra: Opportunità e prospettive per la cultura a Bressanone” Giovani, genitori, studenti, politici, operatori culturali, operatori giovanili e tutti gli interessati si confronteranno sulle possibilità della trasformazione di un ex-cinema a centro culturale come motore per la crescita individuale e collettiva.

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Workshop “Ex - Kino Astra: Möglichkeiten und Perspektiven für Kultur in Brixen” Jugendliche, Eltern, StudentInnen, Politiker, Jugendarbeiter, Kulturakteure und andere Interessierte diskutieren über die Umwandlung des Ex-Kinos in ein Kulturzentrum, das ein Ort des persönlichen Wachstums und gesellschaftlichen Wandels sein soll.


Open City Museum

#30

Open City Museum è un’iniziativa di sviluppo locale partecipativo che promuove la diversità e la coesione sociale in contesti pluriculturali. Crea momenti di incontro e formativi fra e per i diversi membri della società che scaturiscono il dialogo, la conoscenza reciproca e la condivisione di esperienze. Iniziato nel 2011 con una proposta di apertura e progettazione partecipata rivolta alle istituzioni museali e alla cittadinanza, il progetto coinvolge attivamente tutti i membri della società ai processi di produzione e fruizione dell’attività culturale e all’utilizzo dell’arte come strumento per la crescita individuale, lo sviluppo della comunità e della coesione sociale. Riflette sui concetti di “museo” e di “spazio pubblico” come luoghi di cultura, di cittadinanza attiva, di promozione sociale e dell’arte, dove il pubblico è inteso come protagonista, parte basilare del sistema. Promuove i sensi di responsabilità e proprietà verso i beni comuni e culturali e il senso di appartenenza al territorio; promuove la consapevolezza e l’impegno nella società nei processi sostenibili di sviluppo sociale e di comunità. Open City Museum setzt auf partizipative Methoden, um den sozialen Zusammenhalt und einen positiven Wandel in pluralistischen Gesellschaften zu fördern. Alle Bürger, insbesondere Jugendliche und Personen mit Migrationshintergrund, werden aktiv in alle Kunst- und Kulturaktionen des Open City Museum miteinbezogen. Zudem wird eine enge Zusammenarbeit zwischen öffentlichen Einrichtungen und der Bevölke­ rung angestrebt. Dadurch soll das gegenseitige Kennenlernen und Zusammenleben gefördert und demokratische Grundwerte betont und aufgewertet werden. Weiters will Open City Museum auch das Verantwortungsbewusstsein der Bürger für Kultur und Gemeinwohl sowie ihr Zugehörigkeitsgefühl stärken, Gedanken- und Ausdrucksfreiheit fördern, sowie Respekt, Menschenwürde und Chancengleichheit fördern. Open City Museum versteht Museen und den gesamten öffentlichen Raum als Orte der gelebten Kultur und des gesellschaftlichen Engagements (active citizenship). Mit dieser Einstellung setzt sich Open City Museum u.a.


besonders für die temporäre Wiederbelebung ungenutzter Räume ein. Einige der Aktivitäten, die den innovativen und partizipativen Ansatz des Open City Museum charakterisieren, sind interkulturelle Bildung, Museumsdidaktik, partizipative Kunstprojekte, Public Art, Workshops, Kunstausstellungen und Vorträge. Ringraziamo / Wir danken Florian Dariz, Ingo Dejaco, Forum Brixen, Claudia Messner, Jacob Mureda, Heiner Oberrauch, Senad Kobilic, Corrado Roccazzella, Web Radio USB, Simon Iurino. Questa pubblicazione è stata resa possibile grazie al gentile supporto della “Agenzia pubblicitaria Rotwild”. Diese Publikation wurde mit freundlicher Unterstützung von der “Werbeagentur Rotwild” veröffentlicht.

Testi / Texte Martha Jiménez Rosano Traduzioni / Übersetzungen Johanna Mitterhofer Concept & Design Daniél Niederkofler Open City Museum è un’iniziativa di / ist eine Initiative von: Cuartel - Headquarters for Art & Culture Cooperativa Sociale Sozialgenossenschaft O.N.L.U.S. Viale Ratisbona 11, Bressanone (BZ) / Regensburger Allee 11, Brixen (BZ) P. Iva / Steuernummer: 02833100213 www.cuartel.org Licensa / Lizenz The booklet “FOUR CENTRES OF THE WORLD” by Open City Museum is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.

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Coordinazione / Koordination Giovanni Melillo Kostner


www.opencitymuseum.com


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