Op. cit., 141, maggio 2011

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prattutto, immaginazione per rinnovarne l’utilizzo. Nella sua casa milanese tra libri e piante dalle dimensioni tropicali mi racconta delle vicende che lo hanno portato al suo primo compasso d’Oro: “Quando, appena usciti dall’università, con una tesi vincemmo il primo Compasso d’Oro, tutti ci coccolavano e c’era la troupe della RAI che voleva intervistare i giovani talenti del design. Fu Sergio Asti a sollecitare la nostra partecipazione… Era soltanto il 1969!” Di quale progetto si tratta? “Si trattava del progetto di un sistema di orientamento grafico per la città di Milano (elaborato con Sergio Romano e Alessandro Ubertazzi). L’ADI allora era una specie di confraternita di architetti che avevano inventato il premio Compasso d’Oro. Era eccitante perché si potevano incontrare Giulio Castelli, Marco Zanuso, Enzo Mari… Un ADI crocevia o enclave che dir si voglia, dove però circolavano anche Roberto Mango ed Edoardo Vittoria”. Quale clima si respirava e cosa prospettava l’ADI ai neo-laureandi? “Gli anni Settanta erano carichi di ideologie politiche, il clima era quello di una vera e propria politicizzazione della vita quotidiana; Enzo Mari prendeva posizioni sull’autocostruzione che deri-


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