Sanità Lazio - n°0

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Anno I numero zero 5 febbraio 2011

Sanità

la

Lazio

del

LA FESTA E’ FINITA

AGENZIA DI SANITA’ PUBBLICA

LA CRONACA IN PRESA DIRETTA

NOMINE E POLITICA SANITARIE

Asp, prove di dialogo tra maggioranza e opposizione in attesa della svolta

Pronto Soccorso, il sistema collassa Tutti protestano Ma nessuno sembra in grado di porvi rimedio

Asl e Agenzie, fateci caso, governa ancora il centrosinistra Foschi lo ammette, Montino lo zittisce

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IL PRIMO FREE PRESS DEDICATO INTERAMENTE ALLA SANITA’

S W E N E IN L N O a i t i Connett ione a domicilio z l’informa

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S W E N E-

N I L N O ti a

i t t e n n Co

m r o f n i l’

a e n o i az

o i l i c i dom


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3 L’EDITORIALE

La squadra di Renata? E’ solo sulla carta i può parlare – meglio, scrivere - di sanità senza essere tacciati di partigianeria, di essere pro o contro, di stare dalla parte di chi governa o di chi sta all’opposizione? Riteniamo di sì. E togliamoci subito di dosso la classica frase retorica del tipo” siamo dalla parte dei cittadini”, “o mettiamo al centro l’utente, il paziente e i suoi bisogni”. Facciamo informazione e basta, cercando di dire, di raccontare ciò che serve e possibilmente ciò che altri non dicono. Siamo sul mercato, c’è concorrenza. Dobbiamo distinguerci. Notizie utili, che magari possono non far piacere a nessuno. Non è necessariamente un giornalismo di denuncia. Se le cose non vanno le raccontiamo, non dobbiamo per forza picchiare qualcuno. E basta pescare nel cesto, di denunce, informazioni, spiegazioni, analisi ce n’è per tutti. Si può scrivere un libro, in proposito, ce n’era uno in gestazione, dedicato proprio ai disastri della sanità laziale, si intitolava “Oltre ogni limite”. E’rimasto lì, incompiuto, perché l’evoluzione e poi l’involuzione dei fatti hanno superato la capacità di seguirlo. Ci vuole tempo per finire un libro, raccontare la cronaca in presa diretta è più semplice. Ed è ciò che questa edizione di Sanità Lazio, espressione, filiazione e appendice di Online news, quotidiano telematico di

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nuova generazione proverà a fare. Senza fare sconti. Si può dire che a quasi un anno di distanza dalla clamorosa affermazione di Renata Polverini la sanità del Lazio, a livello di “colonnelli”, è ancora guidata dagli uomini di Marrazzo? E diciamolo. E’ un management affidabile? Il cittadino, l’utente, il paziente possono testimoniare che funziona poco o nulla, che i problemi sono rimasti quelli di un anno fa, che il modo di affrontarli è rimasto sempre lo stesso. Possiamo raccontare tutto questo, possiamo documentarlo? Ci

proviamo, con l’aiuto di chiunque voglia e possa darci una mano. Piena disponibilità nei confronti del Governatore Polverini. Non possiamo dire di essere in piena sintonia con Esterino Montino, che guida a sprazzi l’opposizione, ma la nostra non è una preclusione aprioristica. E apprezziamo talune prese di posizione della Rodano, che di sanità mastica almeno quanto il senatore Domenico Gramazio, uno degli uomini chiave, in questo momento, della politica sanitaria regionale. Sosteniamo con forza e simpatia alcune

Nella foto grande a sinistra il presidente del Lazio, Renata Polverini. In alto il capogruppo del Partito Democratico alla Pisana, Esterino Montino. Sotto Giulia Rodano, ex assessore regionale della Giunta Marrazzo, oggi in consiglio con l’Idv.

espressioni di dissenso, di polemica, di proposta, come quella che ha portato ormai due anni fa, al fa-

IL “BORSINO”

Chi Scende

della sanità laziale Un panorama preoccupante, quello della sanità laziale. Dove quasi nessuno spicca per meriti e dove chi ha qualcosa da farsi perdonare riesce quasi sempre a farla franca. La lavagna vede sempre una lista dei buoni risicata e una dei cattivi che scivola verso il bordo inferiore della tavola nera. Piace, fa rabbia e tenerezza insieme il commissario del San Camillo Massimo Martelli, soffocato dalla burocrazia. Vuole tornare a combattere nel suo reparto d’eccellenza al Forlanini. Sarebbe più utile all’azienda, dice, da quella parte c’è stato un crollo di interventi dopo la sua uscita di scena., Fa rabbia e tenerezza un competitor, il prode Domenico Alessio, manager del San Filippo Neri in quota Udc. Difende a spada tratta il buon nome di quell’azienda ospedaliera da accuse ingiustificate, ma il suo cuore è nell’ospedalone di Monteverde, da dove lo hanno brutalmente sfrattato un quinquennio fa. Brutti voti ai protagonisti dell’affaire Umberto I. Il policlinico universitario è in scacco, dopo il commissario Cosi, eterno perdente,è stato messo al comando un direttore anziano. lo ha messo lì Marrazzo, ma se lo tengono anche la Polverini e Frati, in attesa che uno dei due molli la presa. Non è un bello spettacolo. Stallo imbarazzante anche all’Ifo. Dove non sapendo chi scegliere (o meglio, lo sanno ma non lo vogliono dire) , hanno

piazzato a fare il direttore generale l’antico Capurso, capitano socialista di lungo corso. Come valutare l’ingresso di Vitaliano De Salazar allo Spallanzani? E’ come l’omino della Michelin, non cade mai, dall’Ama al S.Andrea, al super Irccs specializzato nella difesa contro le guerre batteriologiche. Poi scopriremo che è anche bravo. Fuori dal Raccordo Anulare si muove poco o nulla. Ed è buon segno. Non ci sono apprezzabili reazioni al lavoro di Mirabella nel Frusinate, mentre anche gli operatori più scettici cominciano ad apprezzare Sponzilli a Latina. Stressati dalla dama di ferro Coiro i politici pontini di centro destra finalmente respirano. Aria di crisi ai Castelli. Ci si capisce poco, meglio girare pudicamente .lo sguardo dall’altra parte per evitare giudizi affrettati. Dall'altra parte della barricata vogliamo dare un voto di fiducia al consigliere Foschi. Dice cose sensate, e proprio per questo viene rimbrottato dal suo capo, Esterino Montino, che di cose sensate ne dice poche. Piuuttosto inconsistente la presidente della Commissione sanità della Regione, Alessandra Mandarelli. Si muove molto, ma con scarsi risultati. Fuori classifica il governatore Polverini, non si capisce dove voglia andare a parare. Meno tenero il giudizio sui suoi collaboratori: il loro mestiere è quello di farci capire dove sta andando il loro capo.

A sinistra dall’alto Sponzilli e Frati. A sinistra dal basso Foschi e Mandarelli.

moso “Barella day”. Gli allarmi lanciati in quell’occasione si sono trasformati purtroppo in emergenze croniche. L’emergenza, il Pronto Soccorso, non funzionano a dovere, i pazienti anziani in barella nei corridoi fanno gridare allo scandalo. Ma non si riesce a svoltare. Ancora, vogliamo riportare sul pascoscenico dell’informazione tutti i “cold case”, i casi freddi di questi anni, tenuti sotto traccia dalla Giunta Marrazzo e certo non in cima alla lista delle priorità della amministrazione Polverini. Il mitico, misterioso ospedale del Golfo, ad esempio, e quello dei Castelli. Ma anche il dossier Forlanini, e quello del San Giacomo. E il caso Rirei, e il nebbioso affaire Recup. Si potrebbe andare avanti a lungo, perché nell’elenco ci sono le parziali soluzioni di alcune vicende relative alla sanità privata, altri buchi neri irrisolti, frettolosamente scopati sotto il tappeto. E infine un’occhio alla quotidianità. La famosa rivoluzione annunciata dalla Polverini è ancora sulla carta, siamo ai tagli dei posti letto, alle schermaglie con gli amministratori local. Le migliaia di posti in Rsa promessi? Promessi e basta, appunto. La strategia sembra confusa, la squadra è fatta per metà e quella metà e provvisoria (nel senso che i commissari straordinari sono ovviamente a tempo). Aspettiamo un segnale.

Chi Sale

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ATTUALITA’

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IL RISIKO DELLE POLTRONE Tanti commissari, manager per tutte le stagioni. La sanità impantanata

Ma qui governa ancora il centro-sinistra In attesa che si formi la squadra della Polverini, in campo c'è una armata brancaleone E la classe dirigente dell’era marrazziana è ancora al suo posto Giovanni Tagliapietra e ci avessero raccontato questa storia un anno fa, quando Renata Polverini festeggiava a champagne nel suo quartier generale nei pressi di Piazza del Popolo non ci avremmo creduto. Oggi dobbiamo constatare che governare è più difficile che vincere, a giudicare dalla ragnatela di veti incrociati, di turbamenti, di dubbi, e di patteggiamenti, che impediscono alla sanità targata Polverini di prendere forma. Non c’è niente da fare, lo diciamo più volte in queste pagine, nei posti che contano ci sono ancora tanti marrazziani, ma non basta. Il governatore Polverini ha insediato un sacco di personaggi noti, con storie politiche diverse, transitati nelle giunte di centro sinistra in diverse epoche e oggi “rivisitati” e corretti in chiave di centro-destra. Saranno bravi, ma saranno anche obbedienti? La seconda riflessione è legata al potere di condizionamento dell’Udc. Vere o false le voci che corrono dietro a diverse delle nomine di queste settimane, il riferimento è sempre lo stesso. Quello? E’ in quota a Ciocchetti, a questo punto vero arbitro della situazione. La situazione bloccata all’Umberto I, con il braccio di ferro Frati-Polverini che consegna il Policlinico Universitario – provvisoriamente – nelle mani del direttore amministrativo Capparelli (vicino al rettore, ma, dicono, anche all’Udc). E non sarà di quella bandiera anche Bonavita, nuovo direttore generale della Asl RmB dopo un lungo percorso nella sanità laziale? Bonavita è già stato in quella azienda come responsabile amministrastivo. Curioso il fatto che quel posto nella terna di governo sia libero da un sacco di tempo. Bonavita di fatto copre entrambi i ruoli. Ma la cosa non è chiara e non piace ai maggiorenti dell’ospedale. Così come appare curiosa l’altra scelta legata sempre alla RmB, quella del direttore sanitario, tal Piroli, paracadutato in questa azienda di frontiera dal lontanissimo ospedale di Tarquinia. Promozione importante, incarico forse troppo gravoso. Che Piroli sia in quota Udc? Abbiamo già detto in altra parte del giornale della performance di Vitaliano De Salazar. E’ arrivato allo Spallanzani. Sempre ad alto livello. Ma sull’appartenenza politica di questo personaggio ci sarebbe molto da dire. Di padrini politici ne ha avuti diversi, e non dello stesso colore. Al suo posto al S.Andrea, la Polverini ha messo la Corradi. Promossa da direttore sanitario a capo-azienda. Scelta interna nel segno della continuità (vorremmo crederlo) o altro. E che dire della salomonica decisione di congelare la situazione all’Ifo stoppando pretendenti e candidature per piazzare pro-tempore un vecchio socialista(classe ’41) come Calpursi?

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Sponzilli a Latina, per finire, ha servito Storace e Marrazzo (ma è sicuramente bravo) e il direttore sanitario appena nominato, Cosentino, si trascina una scia di dubbi sulla sua matrice politica. In poche parole, la Polverini non ha messo ancora in piedi, a quasi un anno dalla sua vittoria, una classe dirigente ben definita, con una propria omogenea personalità. Sembra una compagnia di ventura, con tutto il rispetto. Se a fronte di questa realtà si considera lo stato pre-agonico della sanità del quotidiano romano e laziale i dubbi si infittiscono. Bene le idee rivoluzionarie, bene le campagne di prevenzione, bene i provvedimenti contro le liste d’attesa. Ma serve molto, molto di più. E in fretta. A sinistra il governatore del Lazio e commissario alla Sanità, Renata Polverini. A destra l’ex vicepresidente reggente Esterino Montino, oggi alla guida del gruppo del Pd in Consiglio Regionale.

Foschi (Pd): si dimettano i nostri manager E Montino lo zittisce dirlo a voce troppo alta si finisce per dare fastidio, a tacerlo si fa la figura degli imbecilli. La Regione Lazio è ufficialmente guidata dal Centro destra che ha vinto le elezioni e che con l’aiuto interessato dell’Udc riesce a garantire una relativa tranquillità di gestione alla Giunta. In realtà la situazione non è affatto così limpida e serena. I cittadini che hanno voluto il cambiamento non se ne accorgono tanto facilmente, se non quando dicono digrignando i denti che non è cambiato nulla. Per forza, verrebbe da dire, a mandare avanti le cose, in fin dei conti, sono ancora gli uomini del centrosinistra… E purtroppo è così. E’ così nell’ambito della sanità, dove tra veti incrociati e tentennamenti cì sono da cambiare ancora quasi tutti i direttori amministrativi e sanitari delle asl, delle aziende ospedaliere, e assieme a loro altre figure apicali. Ma vale anche per le aziende regionali, dove in regime di incredibile prorogatio continua a mandare avanti le cose, di fatto a decidere e governare , il vecchio management marrazziano. C’è una nuova dirigenza all’Arsial, al cui vertice è stato collocato Erder Mazzocchi, e a Sviluppo Lazio (Massimiliano Maselli) ma è un caso isolato. Clamorosa la

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A sinistra il consigliere regionale del Partito Democratico Enzo Foschi. Alla Pisana oggi è vicepresidente della Commissione Cultura, spettacoli e Sport e membro della Commissione Sanità. situazione all’Astral, l’azienda che controlla le strade del Lazio, amministrata da Giorgi, un signore che prima faceva il sindaco “rosso” di Sezze. Bravissima persona, ma probabilmente di idee diametralmente opposte a quelle della Polverini. E siccome le cose vanno male, i cittadini si lamentano e la capacità di gestione di questi marrazziani non è poi così brillante, c’è chi non nasconde l’imbarazzo e chiede con coerenza che tutti questi manager decidano di dimettersi in massa, scindendo le loro responsabilità da quelle della Giunta. E’ una posizione che ha espresso apertamente un “pierino” della sinistra., il consigliere regionale Enzo Foschi. Apriti cielo, il solito Montino è intervenuto a gamba tesa strapazzando il suo compagno di partito. Guai a giudicare i compagni che sbagliano, guai a sottolineare incongruenze e mancanze se sono attribuibili a uomini del centro-sinistra. E’ una

bella lezione, quella di Montino, che attacca - giustamente – la Regione per il caos della sanità, per la crisi dei Pronto Soccorso, per le liste d’attesa. Ma tace sulle vere responsabilità. Che sono di uomini e di un sistema. I generali fanno le strategie, decidono, poi i colonnelli e i capitani e i tenenti spostano truppe e salmerie. Pochi lo hanno scritto nei mesi scorsi, ma nella sanità (e non solo) prima di lasciare la poltrona gli uomini di potere del centro sinistra regionali hanno fatto centinaia (migliaia se si allarga il quadro a tutta la regione) di nomine, piazzando e promuovendo fedelissimi nei gangli del sistema. E sono questi a mandare avanti la baracca, in qualche caso a frenare la linea Polverini. Il buon Foschi ha sollevato la questione per coerenza e dignità, il terribile Montino ha perso l’ennesima buona occasione per tacere. Il potere conta più della coscienza a posto.

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5 ATTUALITA’ IN PRIMO PIANO

Pronto soccorso al collasso, barelle nei corridoi, ambulanze ferme. Copione già visto

Emergenza, oltre ogni limite Basta nulla per mandare in tilt il sistema, e ogni tanto ci scappa il morto Gli operatori hanno delle proposte, ma nessuno li ascolta Giulio Terzi l copione è lo stesso, sembra di rivedere un vecchio film in tv. L’eroe è un medico dell’emergenza, della front line, Massimo Magnanti, quello che due anni fa sulla spianata del S.Giovanni, a Roma, inventò il “barella day”. Non si può tirare in ballo l’influenza, con i suoi picchi di questi giorni, il problema è endemico, e si aggrava. Certo, basta una variabile impazzita per fare andare in tilt un sistema che quotidianamente vive con l’acqua alla gola. Le ambulanze portano i pazienti ai Pronto Soccorso degli ospedali, e restano in attesa che la barella venga restituita. Ma non c’è posto e in attesa del ricovero il paziente resta su quella barella in corridoio per ore, magari per giorni. In attesa che il triage faccia il suo corso. Ma nell’imbuto passano uno-due pazienti per volta. E la rivoluzione del settore dell’emergenza laziale non tenendo conto di alcune difficoltà oggettive, ha finito per creare più problemi che altro, mettendo a dura prova i nervi degli operatori. Per fortuna pochi pazienti ci hanno rimesso la vita, in questa roulette russa dell’emergenza, ma solo perché alla fine medici e infermieri riescono a salvare la situazione. Lo scorso anno qualcuno aveva proposto di acquistare nuove barelle e di riempirne gli ospedali in modo da liberare le ambulanze. Meglio che niente, anche se il pro-

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A destra una foto dell'ingresso dell'Ospedale C.T.O “A. Alesini” di via San Nemesio. In basso una manifestazione contro i tagli previsti dal piano di riordino all'azienda. A destra il presidente del Lazio, Renata Polverini ed il ministro della Sanità, Ferruccio Fazio

blema di fondo è che nessuno sta veramente ad ascoltare le proposte di chi vive quotidianamente le asprezze della prima linea. Quando chiudono alcuni servizi, come è accaduto nel quadro della riorganizzazione ai primi di gennaio con il Pronto Soccorso del Cto e si scarica tutto su altri ospedali, quando si tiene di fatto in stand by il Dea di secondo livello del Goretti di Latina (creando grossi squilibri sul territorio) bisogna ricondurre il tutto a responsabilità di vertice. Vale a dire che il problema è nel manico, in chi comanda, decide e dispone. Ha gioco facile l’opposizione, anche se Montino e compagni dimenticano che con loro al governo era la stessa cosa. Tutto questo valer per il caos generale della sanità, non riconducibile al numero dei posti letto ma a valutazioni più generali e complessive. La Giunta si sforza di trovare la via giusta per gestire l’emergenza delle liste d’attesa, ma non bastano uscite estemporanee come quella dell’apertura di alcuni ambulatori ospedalieri nel week end. Certi reparti, certi servizi dovrebbero essere

aperti sempre, nelle strutture pubbliche e l’utilizzo delle attrezzature, dei macchinari più sofisticati, dovrebbe essere intensivo. I privati non vengono coinvolti eppure da una santa alleanza pubblico-privato, con regole chiare per tutti potrebbero venire soluzioni inattese. Valga per tutti l’esempio delle Rsa. Dire che servono per il Lazio migliaia di posti, sostenere che un intervento in questo senso sgonfierebbe liste d’attesa, ricoveri al pronto soccorso, assalti agli ambulatori, spesa farmaceutica è dire ovvietà. Ma per motivi incomprensibili su questo terreno ci si muove con una lentezza esasperante, si gioca alla riconversione di strutture pubbliche “non perforanti” prima di pensare ad altro. E i privati aspettano e mordono il freno. Ma i problemi della gente premono, gli anziani in difficoltà aumentano in misura esponenziale, la tragedia per migliaia di famiglie si riflette sulla vita di ogni giorno, i nervi a pezzi fanno danni sul posto di lavoro, nel traffico, nella vita di relazione. Serve qualcuno che pensi e che decida.

IN P P R ESA DIR ETTA

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Siamo alla paralisi, non si governa con i tagli l piano elaborato dal Presidente Polverini per il rientro dall’enorme debito economico ereditato dalla gestione MarrazzoMontino prevedeva una ristrutturazione della rete ospedaliera e dei servizi sanitari della Regione Lazio con chiusure e riconversioni di ospedali e/o reparti allo scopo di razionalizzare l’assistenza rendendola più efficace e meno costosa. Tale piano, approvato dal governo nazionale, doveva essere applicato dal 1 gennaio 2011. Cosa che è stata puntualmente effettuata esclusivamente per quanto riguarda le chiusure e i tagli dei posti letto senza dare una immediata applicazione anche alla parte che prevedeva le aperture di nuovi servizi, lo spostamento di risorse per coprire i vuoti assistenziali causate dai suddetti tagli e soprattutto l’indispensabile aumento dei servizi territoriali che avrebbero consentito (come prevede il piano approvato) di effettuare i tagli senza incidere sell’assistenza sanitaria al cittadino. Tutto ciò sta causando pesanti disservizi e gravi mancanze nell’assistenza al cittadino malato: la chiusura di alcuni pronto soccorsi ha provocato l’intasamento delle strutture vicine con pazienti parcheggiati in barella nei corridoi per ore senza assistenza; la chiusura dei posti letto negli ospedali senza attivare le strutture di lungodegenza sostitutive nel territorio ha riempito di malati anziani cronici i letti destinati al trattamento di casi acuti facendo diminuire l’assistenza al cittadino e aumentando a dismisura le liste di attesa. Ovviamente la stato di paralisi in cui versano attualmente le ASL per la inspiegabile mancata nomina dei vertici (Direttore Sanitario e Amministrativo) impedita dalla regione concorre allo stallo e alla paralisi in cui versa il servizio sanitario della Regione Lazio. Il cittadino del Lazio si augura che con il piglio che la contraddistingue la Presidente Polverini sblocchi al più presto questa situazione insostenibile. Reporter

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IN PRIMO PIANO

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IL DRITTO DELLA MEDAGLIA Uno sguardo dentro l’Istituto Dermopatico dell’Immacolata, Irccs privato di qualità

Idi, la sanità solidale che funziona Tre ospedali, diciottomila ricoveri e duecentomila visite ambulatoriali, un impianto di produzione farmaceutica industriale. Un gruppo unico al mondo con millecinquecento operatori ed innovativa realtà, sia in termini di risposta sanitaria ai bisogni espressi

dai cittadini per mezzo dei suoi ospedali, ed ancor piu’ con l’Istituto

Giovanni Tagliapietra a sanità pubblica boccheggia, ha l’acqua alla gola, quella privata è sostanzialmente messa all’angolo. Se sopravviveva solo grazie alle convenzioni con le rispettive regioni ha i mesi contati, se ha risorse proprie fatica a stare a galla, è costretta a riconvertirsi, a riorganizzarsi. Ma ci sono delle eccezioni, benedette, che lasciano intendere come anche in questo settore sia possibile realizzare servizi per la collettività in un quadro di compatibilità economica. Qualche settimana fa il governatore del Lazio Renata Polverini, innamorata delle attività dell’ INMP, Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti ed il contrasto delle malattie della Povertà, diretto dal

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Nel tondo il direttore generale dell’Istituto Dermopatico dell'Immacolata, Franco Decaminada. A destra altre immagini dell’Idi, distribuito in tre stabilimenti sanitari: il San Carlo di Nancy, la sede centrale di Roma (detta anche Monti di Creta) e la sede distaccata di Villa Paola in Capranica provincia di Viterbo prof.Aldo.Morrone si è sbilanciata nell’affermare che la struttura di Trastevere merita di diventare Irccs, e cioè Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, con oneri e privilegi superiori agli altri soggetti che fanno sanità e ricerca. E a qualcuno è saltata la mosca al naso. C’è infatti chi opera da un secolo in un regime di sanità solidale, fa da sé e non ha grossi problemi finanziari, e anzi “produce”utili che riutilizza poi nelle attività correnti. Solo che non cerca – o meglio non ha cercato fin qui – la sponda dei media. E accade che l’opinione pubblica mediamente identifichi il soggetto in questione come “l’ospedale dermatologico dei preti”, senza conoscere i numeri decisamente interessanti della sua attività e la complessità e la completezza dei servizi offerti. Parliamo dell’Idi, Istituto Dermopatico dell’Immacolata, che nel panorama sanitario nazionale e specificamente regionale rappresenta un‘importante

La SCHEDA

di Ricerca a Carattere Scientifico-IDI –IRCCS e l’impianto di produzione

farmaceutica industriale nell’area di Pomezia.. Ci sono dunque il punto di eccellenza della dermatologia italiana, con i suoi circa 200 posti letto, laboratori di ricerca, l’ospedale San Carlo con il sipo pacchetto di posti letto e le aeree di cura, Villa Paola che rappresenta la dermatologia del Viterbese e di tutto il nord del Lazio nonchè dell’Umbria e della Toscana meridionale e le residenze di assistenza sanitaria localizzzate nelle provincie di Roma e Viterbo. Ma nel sistema Idi sanità, sono inserite anche la IDI Farmaceutici Srl, IDIF, il laboratorio di ingegneria tissutale, I.T.F.C., che rappresenta la parte biotecnologica, ed il centro di ricerca di Nerviano. Il gruppo costituisce quindi una straordinaria ed unica sinergia di attività tra le prestazioni sanitarie che si compiono giornalmente negli ospedali, i laboratori di ricerca e lo stabilimento farmaceutico con il suo laboratorio di ingegneria tissutale che coniuga ricerca, produzione farmaceutica e cura, in maniera completa e all’avanguardia. Un gruppo unico al mondo, con una filiera sincrona e finalizzata alla scoperta di farmaci innovativi e alla cura di patologie dermatologiche e non, che danno modo di contribuire a risolvere parte dei problemi clinici cui la popolazione va incontro. All’interno dell’Idi operano circa 1500 suddivisi in medici, infermieri, ricercatori che nel loro insieme danno luogo ad un corpo unico con capacità di risposta rispetto alle esigenze della popolazione e che contribuisce non poco, in modo moderno ed incisivo, ad innalzare gli standard sanitari

L’Istituto Dermopatico dell' Immacolata conta 456 posti letto per acuti, distribuiti in tre stabilimenti sanitari: il San Carlo di Nancy, lasede centrale di Roma (detta anche Monti di Creta) e la sede distaccata di Villa Paola in Capranica provincia di Viterbo. Le tre strutture - sedi anche di Pronto soccorso – garantiscono un’offerta sanitaria ampia che va dall’emergenza alla riabilitazione, quest’ultima erogata in complessi all’avanguardia come la Rsa di Velletri “Il Pigneto” e quella di Montefiascone, dove ha sede anche un centro di riabilitazione diurna per disabili. Il Pronto soccorso del San Carlo di Nancy eroga più di 32.000 prestazioni all’anno in urgenza, è dotato di circa 250 posti letto, è strutturato in 9 Reparti e relativi day hospital e day surgery , con annessi servizi di diagnosi e cura, cui sono addetti 530 operatori sanitari, tecnici ed amministrativi. Il presidio effettua ogni anno circa 12.000 ricoveri tra ordinari e in day hospital, 163.000 prestazioni specialistiche ambulatoriali, di cui 46.000 visite ambulatoriali 77.000 esami di laboratorio, 11.000 esami radiologici, 30.000 altre prestazioni ambulatoriali suddivise in tutte le branche specialistiche. I segmenti produttivi di eccellenza sono rappresentati dalla ortopedia protesica e traumatologica delle maggiori articolazioni, dalla chirurgia della colonna vertebrale. l’IDI con i suoi 18.000 ricoveri e le 200.000 visite ambulatoriali annui è leader nel settore della dermatologia, dermocosmetologia, oncologia dermatologica, prevenzione, diagnosi trattamento e cura dei tumori cutanei, del melanoma,circa 22 diagnosi all’anno inerenti la cute, della medicina rigenerativa e delle malattie rare cutanee. Ma anche nel settore della chirurgia plastica e ricostruttiva, chirurgia vascolare. Nell’ambito della medicina , il settore delle patologie dismetaboliche come ad esempio il diabete, vanta di centri di eccellenza per le complicanze come ad esempio il trattamento multi professionale e multidisciplinare delle affezioni del piede nei soggetti diabetici, assicurando un modello di erogazione di prestazioni tipo HUB and spoke con il territorio. Per quanto riguarda la medicina diagnostica è attivo il servizo di radiologia tradizionale (rX) e quello ad alto impatto come la TC , la RM (risonanza Magnetica), le ecografie di ogni distretto anatomico compreso il cuore, e quello vascolare (arterie e vene). Il Laboratorio analisi e’ all’avanguardia nel settore allergologico e diagnosi della malattie immunitarie ed autoimmunitarie , offrendo le tecniche piu’ sofisticate anche di patologia molecolare. Da ultimo ma non per questo meno importante, è attivo il settore della medicina estetica sia invasiva che non, con il centro di dermocosmetologia e tricologia. Il complesso è dotato anche di linee produttive d’avanguardia sia dal punto di vista della ricerca sperimentale che quella direttamente sul paziente , attraverso l’Idi Farmaceutici di Pomezia, dove un pool di ricercatori confronta quotidianamente i risultati ottenuti con le terapie dei pazienti. Importante anche il ramo di attività nel settore della formazione attraverso l’ELEA gruppo leader nel settore dell’E-learning anche sanitario.

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SLazio innalzare gli standard sanitari che governo ed enti locali si prefiggono come punto fondamentale. Un sistema che consente quindi in primo luogo di curare le patologie più ricorrenti e complicate ed allo stesso tempo partecipare a progetti di ricerca, di grande rilievo sociale e di innovazione, quali quello sul melanoma, sulle ulcere cutanee od anche su patologie non ancora debellate come la vitiligine. Gli undici laboratori di ricerca che vanno dalla biologia molecolare e cellulare all’oncologia molecolare, rappresentano certamente un fattore di eccellenza che non solo serve come strumento di tutela della salute ma costituisce anche punto di orgoglio per un processo di innovazione tecnologico che si sviluppa nella nostra regione. La svolta, se così si può dire, nella rigida gestione del Gruppo sta nella decisione di aprirsi all’esterno, di far conoscere attività e spirito che anima le medesime. Di entrare nel “mercato” della sanità mediatica, superando il pudore dei padri fondatori, non tanto alla ricerca di un consenso o di una maggiore visibilità, ma nel tentativo di affermarsi come interlocutore diverso di un’interfaccia politica e amministrativa che manifestamente ha idee poco chiare in proposito. (1 – continua)

7 ATTUALITA’ IL DRITTO DELLA MEDAGLIA

Capodarco sbarca a Pomezia Nuovo lavoro per tanti Un momento dell’inaugurazione del nuovo complesso produttivo di Pomezia della cooperativa di Capodarco. Tra gli altri il senatore Pdl Domenico Gramazio, l’assessore regionale ai Trasporti FrancescoLollobrigida, l’assessore alle politiche sociali, Aldo Forte e il cardinale Fiorenzo Angelini. apodarco sbarca a Pomezia. A 35 anni dalla nascita della cooperativa sociale, il 28 gennaio scorso è stato inaugurato il nuovo complesso produttivo nella cittadina della costa laziale. Al taglio nel nastro hanno partecipato, oltre al sindaco De Fusco, il vice presidente della Regione Luciano Ciocchetti , il senatore Pdl Domenico Gramazio, l’assessore regionale ai Trasporti Francesco Lollobrigida, e l’assessore alle politiche sociali, Aldo Forte. Alla cerimonia ha preso parte anche il cardinale Fiorenzo Angelini, presidente emerito del Consiglio Pontificio della Pastorale per gli operatori sanitari. La nuova struttura ospiterà il centro dati di ultima generazione e le attività del nuovo sistema di elimina code intelligente “QRecup”, messo a punto dal Gruppo Darco, per migliorare la qualità e l’effi-

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cienza dei servizi che regolano l’accesso del pubblico negli uffici e negli ambulatori sanitari. L’area occupata dal complesso è pari a circa 10 mila metri quadrati, distribuiti fra una palazzina per uffici di due piani con annessi capannone per le attività, call center, show room e aree logistiche. “Questa è un’opportunità che contiamo potrà dare lavoro a diverse centinaia di nuovi operatori di cui una gran parte disabili” commenta il presidente del Gruppo Darco, Maurizio Marotta. “Un progetto commerciale che prevede di automatizzare i processi del front office delle attività che svolgiamo, riducendo la spesa delle pubbliche amministrazioni e migliorandone i servizi – aggiunge Marotta -. Contiamo di occupare molte persone nella messa a punto di apparati elettronici, nei sistemi informatici e nei servizi collegati,

compreso l’ampliamento del progetto di telelavoro – sottolinea il presidente del Gruppo -. Auspichiamo che da questa iniziativa, anche con il sostegno delle istituzioni, si possa sviluppare il rilancio di questo territorio e di un’economia locale che affermi in modo definitivo il ruolo dell’impresa sociale sul mercato”. Il sindaco di Pomezia Enrico De Fusco ha voluto esprimere un “Grazie alla Capodarco che è riuscita a realizzare questo grande esempio di integrazione e a dimostrare che la diversità spesso non toglie nulla all’intelligenza”. “In una città come Pomezia, poi – continua De Fusco - dove ogni giorno assistiamo a industrie che chiudono, a lavoratrici che salgono sui tetti disperate, vedere che un progetto si sviluppa e cresce è meraviglioso”.

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9 L’EDITORIALE IL CASO

Presidente e cda scaduti, rinnovato solo il comitato tecnico-scientifico

La prorogatio infinita dell’Asp Reggenza bipartisan. L’Agenzia funzione e lavora solo grazie all’accordo D'Ubaldo (Pd, dimissionario) e Gramazio (Pdl membro del Cda) in attesa che la Giunta decida il da farsi Nella foto grande il senatore Pdl Domenico Gramazio. A sinistra il direttore generale dell’Agenzia di Sanità Pubblica, Gabriella Guasticchi. Nel riquadro il presidente dell’Asp, il senatore democratico Lucio D’Ubaldo.

Salvatore Bergamo elle acque stagnanti della palude sanitaria polveriniana qualcosa si muove, ma non facciamoci illusioni. Siamo al limite del paradosso. Prendiamo il caso Asp, l’Agenzia di sanità Pubblica, “testa pensante” o “braccio armato” , secondo le circostanze e i punti di vista, del governatore Polverini Faticosamente, mesi fa e dopo un durissimo braccio di ferro è stato nominato un nuovo direttore generale, Gabriella Guasticchi: ma ha ancora un presidente e un cda di nomina marrazziana in un improbabile esercizio di eterna prorogatio. Il presidente D’Ubaldo vive da dimissionario, ma resta ancora là. E così il consiglio di amministrazione, nel

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Renato Andrich

Direttore Centro Patologia della Mammella del San Giovanni di Roma

Domenico Carni

Primario Chirurgo - Capo Dipartimento Ospedale Colleferro

Pasquale B. Bercolo

Direttore Scientifico Centro Ricerche IRCCS Comitato San Raffaele Roma

Luigi Frati

Rettore Università “La Sapienza” di Roma

Achille Gaspardone

Direttore Divisione Cardiologica Osp. S. Eugenio Asl RM/C

Antonello Gatti

Specialista Anestesia e Ria. Igiene e Med. Preventiva A.O. Tor Vergata

Renato Lauro

Preside Facoltà di Medicina Univ. degli Studi di Roma - Tor Vergata

Tommaso Claudio Mineo

Ordinario Chirurgia Toracica Policlinico Tor Vergata

Francesco Musumeci

Primario Divisione Cardiologica A.O.S. Camillo - Forlanini Roma

Mauro Picardo

Direttore Laboratorio Fisiologia Cutanea e Centro di Metabolomica della Cute Istituto Dermatologico San Gallicano - IFO

Cesare Catananti

Direttore Generale Policlinico Agostino Gemelli di Roma

Clemente Santillo

Professore e Oculista presso la Clinica Pediatrica Università La Sapienza

L’eccellenza della sanità laziale fa scuola in Estremo Oriente ’eccellenza della sanità laziale fa scuola in Oriente. Il 20 gennaio nella sede dell’Asp regionale si è svolto l’ incontro tra una delegazione di Shanghai Municipal Health Bureau e la Regione Lazio. Hanno partecipato il presidente dell’Agenzia della sanità pubblica, Lucio D'Ubaldo, il senatore Domenico Gramazio, componente del Cda, e il direttore generale Gabriella

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Guasticchi, mentre a guidare la delegazione cinese, composta da tecnici e amministratori,era Huang Hong, Deputy Director-General dello Shanghai Municipal Health Bureau. Nel corso della mattinata sono stati illustratwe agli esperti cinesi alcune specificità del sistema sanitario del Lazio. Sono stati presentati i punti di forza della Rete dell'emergenza, il sistema di assistenza per

la salute neonatale e infantile e il piano di contrasto della pandemia influenzale da virus A/H1N1 del Lazio. “Con questo incontro abbiamo voluto avviare una collaborazione con l'amministrazione di Shanghai per interscambi di esperienze nel campo della programmazione sanitaria – ha sottolineato D'Ubaldo L'elevata competenza tecnico-

quale i rapporti di forza , due contro tre, sono ancora a favore della vecchia maggioranza, oggi opposizione. Ebbene in questa curiosa situazione a cosa si pensa? A varare il nuovo comutato tecnico-scientifico dell’Agenzia., la cui esistenza era fin qui nota solo ad un ristretto numero di parenti. I suoi membri sono tali a titolo gratuito, certo. Ma scopriamo che non è mai stato convocato, non è mai stato consultato, non ha mai esercitato., Eppure al suo interno siedono alcuni degli uomini più rappresentativi e potenti della comunità scientifica e sanitaria, dal rettore della Sapienza Frati, a quello di Tor Vergata Lauro, al “dominus” dell’Istituto Superiore di Sanità Garaci (vedi

scientifica della struttura dell'agenzia e' stata apprezzata dalla delegazione. Sono certo che l'interscambio scientifico e manageriale iniziato con questo incontro potrà essere strumento utile per far conoscere il valore delle numerose eccellenze della sanita' del Lazio". Una realtà come quella di Shanghai, circa 20 milioni di abitanti, sarà un'importante “vetrina” internazionale per confrontare il sistema sanitario della Regione con un sistema in continua crescita. La collabora-

tabella a fianco). Un organismo potenzialmente fortissimo, ma chiamato solo a fare accademia, vetrina. Il 24 gennaio all’unanimità il Cda ha approvato il 24 gennaio 2011 la delibera con cui si rinnova, sempre a titolo totalmente gratuito, il Comitato: un un paio di novità. Esce il prof. Massimo Fini, direttore scientifico dell’Irccs San Raffaele, sostituito dal prof.,Pasquale B.Berloco, presidente della Società Italiana per i Trapianti d’organo ed entrano quali membri di diritto gli ex Presidenti dell’Agenzia di Sanità Pubblica e cioè il professor Enrico Garaci attualmente Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, e il sen. Domenico Gramazio Vice Presidente Vicario della Commissione Sanità del Senato. Cambieranno le cose? Naturalmente tutti si augurano di sì.

Nel tondo Xu Jianguang, capo dello Shanghai Municipal Health Bureau. Una delegazione dell'ufficio cinese ha incontrato i vertici della sanità regionale laziale il 20 gennaio

zione scientifica riguarderà in particolare il campo della programmazione di sistemi di reti per l'assistenza, attraverso il confronto fra modelli di integrazione pianificati e sviluppati nelle due realtà, con applicazione nell'emergenza, neonatologia e pediatria, cardiologia e oncologia.

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ATTUALITA’

5 febbraio 2011

IN PRIMO PIANO I vertici dell’ospedale e dell’Università hanno altro da pensare, intanto il degrado avanza

Umberto I, l’invasione dei vu’ cumprà Intralciano la circolazione e rischiano di bloccare i mezzi di soccorso Il rettore Frati attacca: “Scempio incredibile. C’è bisogno di più sicurezza” Salvatore Bergamo no spettacolo vergognoso”. Luigi Frati alza la voce contro la pletora di banchetti abusivi, lenzuolate e cartoni che ogni giorno assediano l’ingresso dell’Umberto I. “Sono anni che combattiamo ogni forma di commercio abusivo e accattonaggio, collaborando con tutte le autorità competenti per evitare che viale della Regina e vie limitrofe siano un grande mercato illegale all’aperto – attacca il rettore della Sapienza – e per fortuna i tempi in cui i venditori ambulanti abusivi avevano trasformato alcuni scantinati del Policlinico Umberto I in depositi per la loro merce è passato, ma il marciapiede di viale delle Regina e di viale dell’Università rimangono ancora una delle mete preferite dei vu’ cumprà che non si scoraggiano nemmeno davanti ai blitz continui della polizia municipale”. Un mare di camioncini, automobili, tavoli, e gazebo accampato tra il marciapiedi e la carreggiata per centinaia e centinaia di metri. Un bazar caotico e scomposto, dove si trova di tutto, dai vestiti cinesi ai giocattoli, agli occhiali da sole con le finte griffe. Tutto a buon mercato, ma il prezzo è molto alto per chi ogni è deve recarsi all’interno del policlinico universitario, sia per motivi di lavoro, che di salute. “La settimana scorsa – racconta la madre di un paziente – dovevo accompagnare mio figlio in pediatria. Era sulla sedia a rotelle ed è stato impossibile attraversare il marciapiedi, peggio di un percorso ad ostacoli. Siamo stati costretti a fare l’ultimo pezzo di strada sull’asfalto, con le macchine che ci schivavano. Una vergogna”. A lamentarsi sono anche gli operatori. “Non è possibile che davanti ad un ospedale ci sia una tale quantità di sporcizia e sudiciume. È un rischio serio per i pazienti con le difese immunitarie basse. E poi c’è un odore nauseante”. Un problema che non riguarda solo il parcheggio, visto che il tratto di strada occupato dalle bancarelle degli abusivi corrisponde alla corsia preferenziale per le ambulanze che spesso e volentieri sono state costrette a cambiare percorso. Purtroppo, spiega Frati, questa situazione non dipende né dall'Università e ne tantomeno dal Policlinico. “Altrimenti se fosse dipeso da me li avrei già mandati via tutti. Comune e municipio invece fino ad oggi hanno fallo solo promesse e proclami senza fatti. Risultato? Quelli stanno ancora li”.

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Lo stesso Magnifico rettore ha avuto qualche problema. “Tempo fa – racconta - sono stato costretto ad invadere la corsia preferenziale, perché quella di marcia era occupata da auto e veicoli che ogni giorno creano file, intralciano la circolazione e rischiano di bloccare i mezzi di soccorso e per questo sono stato giustamente multato. Ma ora è venuto il momento di dire basta. Insieme alla direzione del Policlinico lancio un appello a tutte le autorità competenti affinchè risolvano questo incredibile scempio e si ridia decoro al Policlinico e sicurezza ai cittadini”. “Facciamo tanti sforzi per migliorare i servizi e le prestazioni delle nostre strutture e poi fuori il cancello c'è solo degrado. Ed è anche pericoloso – conclude Frati è uno spettacolo vergognoso e non se ne può davvero più”.

A sinistra l’ingresso del Policlinico universitario Umberto I. Nelle altre foto le bancarelle degli ambulanti che assediano l’ingresso dell’ospedale e della clinica pediatrica.

L A R EPL I CA Nel tondo il rettore della Sapienza, Luigi Frati

Dal Municipio alzano le spalle: “Dipende tutto dal Comune”

’appello lanciato dal rettore della Sapienza Luigi Frati per smobilitare le bancarelle degli ambulanti si rivolge a tutte le “autorità competenti”. Ma l’autorità competente – quella che può ordinare gli sgomberi e risolvere una volta per tutte la situazione - è difficile da rintracciare. Tra Comune e Municipio è tutto uno scaricabarile di responsabilità, con il Campidoglio che invita l’ex circoscrizione ad aumentare i controlli sul posto ad opera della polizia municipale ed il Municipio che aspetta da mesi un’ordinanza dagli uffici del Comune. Il presidente del III Municipio, Dario Marcucci, alza le spalle. “La questione non dipende da noi”, dichiara. “Da parte nostra siamo decisi più che mai a spostare i banchi da viale Regina Elena e abbiamo fatto tutti i passi che dovevamo e potevamo fare, abbiamo anche sottoposto il nuovo progetto ai dipartimenti competenti. Ma il provvedimento deve arrivare dal Campidoglio. Dall'VIII dipartimento, quello del Commercio, altrimenti abbiamo le mani legate”.

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ATTUALITA’

5 febbraio 2011

IN PRIMO PIANO A giorni la gara per portare il servizio anche agli utenti della RmH e della Asl di Rieti

Recup, una gara sotto osservazione La cooperativa di Capodarco (“l'inventore” del servizio di prenotazione) è in corsa per un appalto milionarioma sulla “clausola sociale” c'è qualcosa da discutere Stefania Pascucci bando la nuova gara per il Recup della Asl Rm H e Rieti. Da sempre, da almeno una quindicina di anni, il Recup, il servizio unico di prenotazione telefonica si identifica con la cooperativa Capodarco, nata nel 1975, finalizzata all’inserimento lavorativo di persone con disabilità e soggetti svantaggiati e che opera nel capo dei servizi socio sanitari. Con il numero verde della Regione Lazio, l’ 80.33.33, si possono prenotare gratuitamente visite, esami diagnostici e specialistici in vari ospedali e ambulatori delle Asl di Roma e del Lazio. Un servizio prezioso per il cittadino-utente della sanità che ne usufruisce senza muoversi da casa: basta una telefonata e dall’altro capo del filo – come si diceva una volta quando cordeless e cellulari non esistevano – una voce cortese assicura il buon andamento della pratica. Il Recup ti segue fino al giorno prima della prenotazione (ti ricorda con una telefonata l’appuntamento) e si occupa su richiesta della eventuale disdetta Ma ora il contratto è scaduto in queste due realtà il 31 dicembre scorso ed è stato pubblicato il nuovo capitolato dell’appalto che scadrà i primi di marzo. In questi casi si potrebbe dire quasi con

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sicurezza che stante la qualità, la professionalità, la formazione e le tecnologie messe a punto dalla cooperativa Capodarco, l’aggiudicazione della gara non dovrebbe riservare sorprese. Invece non è così. In via Ostiense 131, cuore pulsante della cooperativa Capodarco, si agitano in tanti, soprattutto le centinaia di lavoratori che da diversi

stione dell’attribuzione dei punteggi è una forma di obbligo perché chiunque voglia partecipare possa farlo nelle stesse condizioni di altri. Senza essere escluso a priori. Leggendo la valutazione che attribuisce 60 punti al prezzo (quindi contratti di lavoro, retribuzioni, sicurezza del lavoro, eccetera) e 40 punti alla qualità, un dubbio viene. E’ vero che la pubblica amministrazione deve scegliere il miglior contraente possibile sia dal punto di vista soggettivo (e quindi i riferendosi ai requisiti di capacità tecniche, organizzative e finanziarie) sia da quello oggettivo con riferimento alla qualità dell’offerta e da qui il rispetto

“Si percepisce un po’ di nervosismo. Per i criteri di aggiudicazione. Punto dolente di ogni appalto” anni vivono sulla propria pelle la preoccupazione per il rinnovo dell’appalto. Si diceva, appunto, che si percepisce un po’ di nervosismo. Per i criteri di aggiudicazione. Punto dolente per ogni appalto. Soprattutto se la gara è di quelle milionarie. Per la precisione l’importo è di 13milioni e 560mila euro per tre anni. Garantire equilibrio nella ge-

dell’articolo 97 della Costituzione con il «buon andamento imparzialità della pubblica amministrazione». A è vero anche che l’appaltante, quindi l’Asl di Rieti, dovrebbe ben motivare l’uso del suo potere discrezionale. In questo fini giuristi potrebbero dire la loro. Fermiamoci qua. Solo un altro punto varrebbe la pena sottolineare. Nel bando in questione è assente del tutto la clausola “sociale”. Una consi-

iglata il 24 gennaio la convenzione tra gli odontoiatri del Lazio e l’Agenzia di sanità pubblica per l’organizzazione di eventi formativi per i dentisti della regione. L’accordo è stato firmato dal presidente dell’Ordine provinciale dei medici chirurghi e degli odontoiatri, il professor Mario Falconi e dal direttore generale dell’Asp, Gabriella Guasticchi. “Questa convenzione – ha dichiarato la Guasticchi – conferma il ruolo centrale della formazione per il nostro servizio sanitario per una concreta attuazione del Piano Sanitario Regionale. Asp e Ordine saranno certamente soggetti fondamentali per la trasformazione della nostra sanità”.Le due istituzioni si impegnano a coordinare gli eventi formativi regionali, favorendo la partecipazione del maggior numero di medici-chirurghi ed odontoiatri, contenendo in questo modo i costi degli eventi stessi. Verranno utilizzate risorse nazionali ed internazionali con l’obiettivo di sostenere la diffusione di un’adeguata cultura manageriale nel SSR.L’accordo prevede, inoltre, la comunicazione tecnico-scientifica attraverso l'organizzazione di seminari, conferenze, tavole rotonde, convegni e stages e la programmazione di iniziative volte a realizzare formazione e progetti di prevenzione primaria destinati ai cittadini laziali.

Con il numero verde della Regione Lazio 80.33.33 si può prenotare gratuitamente visite, esami diagnostici e specialistici in vari ospedali e ambulatori delle Asl. Nelle foto gli operatori del centralino.

Impegno per la tutela della sal

Nuovi eventi formativi, Accordo Asp - Odontoiatri

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derazione su questo punto. Capodarco è formata al 30 per cento da persone svantaggiate o disabili. Tanto si è discusso a livello comunitario prima e dopo l’entrata in vigore del decreto legislativo 163 del 2006 (codice degli appalti) sul punto della clausola sociale e e il criterio del prezzo più basso. E si è giunti a posizioni di notevole civiltà. L’introduzione delle clausole sociali rappresenta un notevole passo in avanti per i criteri di aggiudicazione di un appalto. La cosiddetta “offerta economicamente più vantaggiosa” pur non incidendo nell’ambito della pubblica amministrazione, indirettamente però tutela la globalità dei cittadini

Farmaci contraffatti, un libr armaci contraffatti. Il fenomeno e le attività di contrasto” è il titolo di un libro a cura di Domenico Di Giorgio con il quale si intende non solo aprire un varco per una maggiore conoscenza verso il pubblico dei consumatori ma anche fornire un canale d’informazione fuori dall’ordinario in un mondo complesso come quello della produzione farmaceutica. Un campo dominato dai colossi “delle pillole” ma anche un mercato ormai globalizzato e aperto. Troppo esposto a rischi di alcune zone d’ombra. La contraffazione dei medicinali è in realtà un crimine gravissimo ed ha ripercussioni molto serie in termini di rischio per la salute pubblica. L’entità del problema non è quantificabile con precisione e i numeri dati (7% di farmaci contraffatti sul mercato nel mondo, sotto l’1% nei Paesi più sviluppati,

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tra il 10% e il 30% in quelli in via di sviluppo) non sono stime puntuali del fenomeno. L’Italia è uno dei paesi più attenti alla questione e la combatte grazie alla sinergia tra varie istituzioni come AIFA ( Agenzia Italiana del Farmaco), Ministero della Salute, Istituto Superiore di Sanità, Carabinieri Nas, Agenzia delle Dogane. Tra le numerose iniziative si segnala la formazione di investigatori alle azioni di monitoraggio delle reti illegali attraverso cui circolano i farmaci contraffatti. Il presente volume, realizzato proprio dall’AIFA, offre un’analisi approfondita sui vari aspetti del fenomeno, dalle tipologie dei medicinali contraffatti alla loro diffusione nei canali non controllati. Conoscere per agire e reprimere: un modo concreto ed efficace per contribuire alla tutela della collettività.

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SLazio

lute dei cittadini

ro per combatterli

13 ATTUALITA’ IN PRIMO PIANO

In alto nel tondo Maurizio Marotta, presidente della cooperativa Capodarco che gestisce il Recup regionale.

Doctor Cup, uno strumento per contrastare la piaga delle liste d’attesa F Funziona a tutti gli effetti da poco tempo il nuovo Dottor Cup il servizio promesso ai malati dalla presidente della Regione, Renata Polverini, per far fronte alle richieste di prenotazione prioritarie per i pazienti per cui si nutrono gravi sospetti diagnostici. In base al protocollo d’intesa, firmato alla fine di dicembre dalla governatrice del Lazio con otto sindacati di medici e pediatri, le visite, le tac e tutti gli altri accertamenti più urgenti possono ora usufruire di una “corsia preferenziale” con il Centro unico di prenotazione regionale (Recup) prenotando tramite un numero di telefono riservato la prestazione .Toccherà alla rete di strutture pubbliche erogarla entro 2 o 3 giorni al massimo. Il servizio è già attivo in tutto il Lazio e per far fronte a queste richieste gli ambulatori degli ospedali San Camillo, San Giovanni e Sant’Andrea funzionano anche di domenica per tac, risonanze magnetiche, ecografie generali e ginecologiche, visite cardiologiche ed ecocolordoppler, gli esami più richiesti. Gli ambulatori sono a disposizione il sabato (dalle 13.30 alle 18.00) e la domenica (dalle 8.00 alle 13.30). Il Sant’Andrea tiene aperta la neuroradiologia tre volte la settimana fino alle 22. Al San Giovanni sono previste 36 risonanze magnetiche in più per tre domeniche al mese. La diagnostica della radiologia e le specialità cardiologiche sono a disposizione al San Camillo tutti i sabato pomeriggio e la domenica mattina. “Così il nuovo Dottor Cup assicurerà certamente un servizio migliore agli utenti - spiega Maurizio Marotta, direttore della cooperativa Capodarco che gestisce il Recup (tel. 80.33.33), il Centro di prenotazione unico della Regione Lazio per visite specialistiche e accertamenti diagnostici – del resto il servizio, già attivo dal 2004, registra già una media di circa 3000 prenotazioni al mese effettuata direttamente dai medici al numero verde loro riservato. Bisognerà vigilare nei confronti delle aziende sanitarie pubbliche perché mettano a disposizione un

numero consistente di prestazioni se si vuole far ad un maggior uso di questa opzione. Al contempo occorrerà che anche le prestazioni prenotabili in via ordinaria dagli utenti vengano erogate entro i termini previsti (30 giorni per la specialistica, 60 giorni per la diagnostica), se non si vuole che gli utenti, spinti dall’ansia di attese lunghe, esercitino una pressione inappropriata sui medici per ottenere una prenotazione rapidamente. La stessa presidente Polverini su questo punto ha chiesto una maggiore collaborazione e impegno ai camici bianchi che prescrivono visite e tac, anche per non sprecare risorse. “Un grande obiettivo – precisa Marotta – sarebbe far sì che il cittadino trovi nel Recup la totalità dell’offerta delle prestazioni erogate sia dal pubblico che dal privato accreditato. Restano infatti ancora escluse dal sistema le agende degli appuntamenti di importanti e rilevanti strutture sanitarie di questa città e Regione, come ad esempio Policlinico Gemelli, Israelitico e Fatebenefratelli”. Ciò, ovviamente, secondo il direttore della Capodarco, “non permette al servizio di prenotazione di essere completo e al massimo dell’efficienza e soprattutto di poter rispondere ai bisogni dei cittadini di vicinanza del luogo dove si effettua la prestazione e tempestività”. Del resto negli anni il Centro unico di prenotazione ha rappresentato un servizio di estrema utilità per i cittadini garantendo un importante volume di attività: la struttura infatti gestisce 22 mila telefonate al giorno, servendo in un anno un bacino di utenza di quasi 6 milioni di persone. Nel 2010, ad esempio il Recup ha permesso di prenotare telefonicamente oltre 3 milioni di visite e accertamenti diagnostici. Oggi dobbiamo ringraziare chi ha permesso lo sviluppo di un sistema che è diventato un unicum in Italia. I cittadini delle altre Regioni infatti se la sognano la possibilità, con una semplice chiamata telefonica al numero verde unico 803333, di prenotare qualsiasi prestazione sanitaria ambulatoriale tra le quasi 4000 diverse.

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Nella foto Donato Robilotta, leader dei Socialisti Riformisti del Pdl, ex consigliere regionale, oggi al vertice dell’Arall (Associazione Regionale delle Autonomie Locali del Lazio).

ATTUALITA’

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DOVE ERAVAMO RIMASTI Il progetto Policlinico nelle sabbie mobili

Castelli, braccio di ferro Pisana-Comune Robilotta (Pdl) attacca il sindaco di Ariccia: appalto irregolare, serve un nuovo bando La Regione a caccia degli investimenti dei privati: si risparmiano 140 milioni di euro Lorenzo De Cicco nno nuovo, vita vecchia. Il 3 gennaio scorso i lavori per la costruzione del Policlinico dei Castelli sono ripartiti. A dare l’ordine è stato il Collegio di vigilanza – presieduto dal sindaco di Ariccia, Emilio CIanfanelli – e così l’Ati, il pool di imprese che si sono aggiudicate l’appalto per la realizzazione dell’opera, ha riaperto i cancelli del cantiere. “Riprenderanno tutte le attività propedeutiche”, fanno sapere dal Comune, “a partire dalle ricerche archeologiche e dallo sminamento dello scavo delle fondamenta. Tra circa 3 anni la realizzazione del nuovo ospedale sarà completata, così come previsto dal-

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l’Accordo di Programma siglato tra Regione Lazio, Asl RmH e Comune di Ariccia nel 2006”. Tutto bene quel che finisce bene? Non proprio, visto che niente, al momento, sembra finito, polemiche comprese. Se da una parte il democratico Bruno Astorre, vicepresidente del Consiglio regionale esulta per la ripresa dei lavori di “un’opera strategica per tutto il territorio”, dall’altra, il Pdl laziale ha tappezzato i muri di Ariccia con manifesti per protestare contro l’iniziativa del sindaco. “No al bluff di Cianfanelli”, si leggeva sulle locandine affisse per le strade del comune laziale. “Dopo aver raccontato balle sul finto ospedale”, attacca il centrodestra, “senza autorizzazioni e con procedure irregolari tenta una irresponsabile mossa elettorale mettendo il Comune a rischio di gravi

erariali”. L’ospedale comunque si farà, ci tengono a precisare gli esponenti pidiellini, ma “con un nuovo progetto inserito nel progetto di riordino della rete ospedaliera” e soprattutto “con una nuova gara”. Decisamente contrario alla riapertura del cantiere è Donato Robilotta, ex consigliere regionale Pdl e oggi al vertice dell’Arall, l’associazione regionale delle autonomie locali del Lazio. “E’ solo l’ennesima mossa elettorale di Cianfanelli”, spiega Robilotta a Sanità Lazio, “visto che in primavera si vota, così come è avvenuto con la posa della prima pietra il 6 marzo del 2010”. “Non avendo avuto nessuna risposta positiva alle sue richieste dalla Regione nella sua qualità di Presidente del Consiglio di Vigilanza, Cianfanelli ha ordinato la riapertura del cantiere forzando molte le proce-

dure. Mi auguro che si fermi, così come fece dopo la posa della prima pietra, anche per non far correre il rischio al Comune di un presunto danno erariale che lo stesso Cianfanelli ha denunciato qualche settimana fa in commissione Sanità”. Il progetto esecutivo dell’ospedale dei Castelli, spiega Robilotta, non ha avuto nessuna autorizzazione da parte della Regione né dalla struttura commissariale, anzi c’è una norma di legge dell’agosto 2008 che ne blocca l’iter amministrativo, “tanto che a mio parere sia la gara che l’affidamento dei lavori sono avvenute in maniera illegittima perché l’Asl Rm H non ha rispettato quanto sancito dalla legge regionale”. Una procedura che sembra avere allarmato la Corte dei Conti, tanto che secondo lo stesso Cianfanelli, i giu-

dici avrebbero aperto una finestra sulla vicenda per accertare eventuali danni erariali. “Cianfanelli si metta l’anima in pace”, conclude Robilotta, “il suo progetto non ha avuto nessuna approvazione regionale, neanche durante il governo Marrazzo – Montino, perché il nuovo ospedale dei Castelli sarà costruito dalla nuova amministrazione regionale con un nuovo piano finanziario, cioè finanziato dai privati e con un nuovo appalto”. “Il piano iniziale di Marrazzo e Cianfanelli era quello di addebitare tutto il costo dell’operazione al servizio pubblico, spendendo circa 200 milioni di euro. Investimento che con l’intervento dei privati, scenderebbe a 60 milioni, con un risparmio complessivo di quasi 140 milioni. E in questo momento di soldi da buttare non ce ne sono”.

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15 ATTUALITA’ L’ INTERVISTA

Parla il presidente della Provincia Armando Cusani

“Voglio un nuovo ospedale per Latina” “Inutile ampliare il Goretti: costruiamo un nuovo polo con i privati” Nel piano di via Costa anche il potenziamento dell’Icot e il rilancio di Fondi

Il presidente della Provincia di Latina, Armando Cusani, eletto nel 2004. In precedenza era stato stato assessore provinciale ai trasporti, urbanistica e agricoltura dal 1995 al 1997 e sindaco di Sperlonga dal 1997 al 2004.

Lorenzo Decicco oliclinico del Golfo, nuovo ospedale di Latina e potenziamento dell’Icot. Passa da questi tre obiettivi la sfida di Armando Cusani. Una sfida difficile perché per il presidente della Provincia di Latina sarà necessario anche e soprattutto tenere a bada le finanze pubbliche. “La situazione è abbastanza complessa nel panorama regionale. Negli ultimi due anni e mezzo - sia con Marrazzo che con la Polverini - le aziende ospedaliere delle province sono state fortemente indebolite dal punto di vista delle risorse finanziare e diventa sempre più difficile fornire un’offerta di servizi adeguata per evitare che molti pazienti siano costretti a recarsi a Roma per ricevere le cure”. Lo squilibrio con la Capitale, denuncia Cusani, è intollerabile. “Non si capisce per quale motivo per un cittadino romano la spesa pubblica procapite sia di 2650 euro l’anno e per uno di Latina 1650. Capisco che chiedere di pareggiare la spesa sarebbe troppo, ma mille euro di differenza sono un’enormità”. Rafforzare l’offerta sanitaria non è solo interesse delle comunità locali, ma della stessa Roma, “perché si eviterebbe congestionamento delle strutture ospedaliere capitoline”. E allora sulla scrivania di Cusani è pronto un piano di rilancio della sanità locale. Partiamo da Fondi. Sembra in arrivo una rivoluzione… Per superare la crisi e il taglio del budget dobbiamo per forza di cose puntare ad una specializzazione delle strutture. Oggi Fondi e Terracina offrono servizi gemelli, sono una il doppione dell’altra,

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una situazione kafkiana. Nel progetto che abbiamo in mente Terracina rimarrà polo universitario, mentre Fondi sarà un ospedale di distretto, in grado di rispondere alle esigenze di un territorio – quello del sud della Provincia che va dai 180mila ai 300 mila abitanti. La questione più spinosa da affrontare resta sempre il Goretti. Il nuovo direttore generale della Asl, Renato Sponzilli, lo ha paragonato ad una «città assediata». «E’ oberato di lavoro –

Nella foto grande l’Ospedale Goretti di Latina. La Asl nei giorni scorsi ha rilanciato il progetto di una nuova palazzina dell’ospedale, da costruire accanto al padiglione Porfiri. La Provincia si batte per la costruzione di un nuovo ospedale.

“Difficile mantenere una offerta di servizi che eviti che molti pazienti siano costretti ad andare nella capitale” ha detto - confusionario per l'assurda convivenza esistente tra attività ambulatoriale e reparti di degenza, e con poche sale operatorie». So che la Asl rilanciato il progetto di una nuova palazzina dell’ospedale, da costruire accanto al padiglione Porfiri. Ma sinceramente questa proposta non mi convince. Con l’ampliamento si dà una risposta al contingente, senza pensare al futuro. E qual è la sua proposta alternativa? Invece di spendere 20 milioni di euro per ampliare il Goretti, credo che sia più opportuno accelerare il processo per la costruzione di un nuovo polo ospedaliero a Latina, anche coinvolgendo grandi intelligenze internazionali. Faremo

bero tranquillamente sostenere i due progetti a Latina e Formia. Due servizi per intercettare la richiesta del sud di Roma e del nord della Campania. Passiamo all’Icot. La Asl ha ufficializzato l'accordo con per la cardiochirurgia. L'Università dunque sembrerebbe salva. L’esperienza universitaria con la Sapienza è stata fallimentare. Tenere in piedi un corso universitario con 80 studenti, con tutti i problemi che esistono tra la medicina del ter-

ritorio e gli universitari non è vantaggioso. Dobbiamo separare l’attività didattica dalla medicina del territorio. Come pensa di farlo? In attesa di realizzare il nuovo ospedale, l’Icot può essere la risposta per l’immediato. Oggi è sottoutilizzato, bisogna potenziare la cardiochirurgia, renderla convenzionata. I soldi ci sono, basta indirizzare lì i fondi per il nuovo padiglione del Goretti, che con i tempi dell’Italia credo non si farà mai.

quello che si sarebbe dovuto fare quarant’anni fa: non uno ospedale ogni venti chilometri, non un ospedale per città, ma un polo ospedaliero ogni cinquecentomila abitanti. Per quanto riguarda il progetto, siamo pronti a fare la nostra parte anche dal punto di vista economico, senza pesare sulle casse regionali. E dove trova i soldi per aprire il cantiere? Ovviamente faremo ricorso alla finanza privata, vista la situazione attuale mi sembra assurdo pensare che queste strutture si possano realizzare con le finanze pubbliche. Bisogna puntare su progetti ideati e pensati dal pubblico e realizzati con i capitali privati nel più breve tempo possibile. Del resto a Latina i volumi finanziari ci sono, potreb-

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16 Anno I numero zero

ATTUALITA’

5 febbraio 2011

OSPEDALI ALLO SPECCHIO Lo Spallanzani sotto i riflettori. Enormi problemi per l’Irccs di Monteverde sotto la facciata efficentista

Ma quale hotel a cinque stelle... Sindacati sul piede di guerra. Chiusa per lavori urgenti anche la mensa interna Ma i dirigenti litigano sui motivi della ristrutturazione Paolo Garofalo ltro che albergo a 5 stelle, allo Spallanzani servirebbe un restauro. E anche urgentemente. A vederlo oggi, l’istituto di via Portuense, fa sorridere la battuta dell’ex commissario straordinario, che qualche mese addietro aveva dichiarato alla stampa che i lavori di ristrutturazione del complesso eseguiti negli ultimi anni lo avevano reso un “hotel a cinque stelle”. Fiero delle sue capacità manageriali e di comportamenti da “buon padre di famiglia” mostrava in una trasmissione televisiva le sue opere di buon funzionamento mentre le telecamere riprendevano le cornici dello”splendore”. Ma, come hanno evidenziato alcune recenti inchieste di stampa, molte di queste dichiarazioni si sono dimostrate quantomeno fragili: a partire dalla scoperta della mancanza di consolidamento secondo i criteri antisismici anche di quei padiglioni dove i lavoratori ope-

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La SCHEDA

rano ogni giorno (vedi Baglivi e Del Vecchio). L’ultima puntata della serie “cade a pezzi” riguarda la chiusura della vecchia mensa, malsicura e pericolante. La vicenda offre un ulteriore significativo spunto del come i dirigenti preposti al tema in oggetto si precipitano a dimostrare la loro difficoltà a fornire le necessarie e convincenti argomentazioni riguardo alle

Nella foto grande un’immagine dall’alto dell’ospedale Lazzaro Spallanzani di Roma. Nel tondo il direttore scientifico dell’azienda, Giuseppe Ippolito.

problematiche strutturali: la motivazione ufficiale per la chiusura della cucina infatti, secondo il direttore scientifico dell’istituto, Giuseppe Ippolito, era dovuta all’abbassamento della qualità dei pasti. Questa almeno la giustificazione fornita nella mail inviata a tutto il personale della struttura. Ma a smentire Ippolito – a difesa delle capacità dello chef – ci

ha pensato il direttore sanitario, Silvia Castorina, che sempre con un messaggio di posta elettronica inoltrato agli operatori, ha fornito una versione ben diversa sulle cause della chiusura, e cioè per “problemi strutturali”. Stupiti dell’insolita divergenza delle

valutazioni dei due direttori sul tema della cucina,i lavoratori si sono trovati ancora una volta costretti ad interrogarsi se nel loro luogo di lavoro si rispettano davvero le norme di sicurezza visti anche gli ingenti fondi pubblici che sono stati investiti per la sua ristrutturazione negli anni passati e presenti. La divergenza di valutazione dei due importanti manager è sorprendente. Non si capisce per esempio come un direttore scientifico si occupi del menù della mensa e della sua bontà - forse ci è sfuggito il suo vero ruolo - oppure nel frattempo il Ministero della Salute ha emanato una nuova direttiva che assegna anche la competenza del controllo di qualità del cibo ai direttori scientifici degli Irccs. Se poi quello che bolle in pentola non rientra nelle competenze dei direttori scientifici, il gesto di Ippolito può essere ritenuto come minimo inopportuno e omissivo sulle vere cause della chiusura delle cucine. È inutile negarlo, in questo istituto di eccellenza ci sono anche “cedimenti strutturali” gravi. Dove è finito l’albergo a cinque stelle di cui parlava il famoso commissario?

Medicina di eccellenza al Gemelli

Protesi intelligente inpiantata su un bambino. Crescerà con lui

L'Ospedale Lazzaro Spallanzani fu inaugurato nel 1936 come presidio destinato alla prevenzione, diagnosi e cura delle malattie infettive, con una dotazione di 296 posti letto in 15 differenti padiglioni e in un'area di 134.000 metri quadrati. Nel corso degli anni il suo campo di interesse si è via via trasformato in conseguenza dell'evolversi delle malattie infettive prevalenti. Una sezione dedicata alla cura e riabilitazione della poliomelite fu attivata nel corso degli anni '30. Nel 1970 l'epidemia del colera diventa una delle principali emergenze sanitarie, così come la salmonellosi. È durante questo periodo che l'ospedale inizia il suo impegno nei confronti dell'epidemia dell'Epatite B, particolarmente collegata con le problematiche della tossicodipendenza. A partire dal 1980, l'ospedale Lazzaro Spallanzani è stato un dei maggiori centri per l'assistenza, la cura e la ricerca sulle infezioni da HIV e sull'AIDS. Nel 1991, inizia la costruzione di un nuovo complesso ospedaliero, progettato in conformità ai più avanzati standard e con caratteristiche di isolamento delle patologie contagiose uniche nel Paese. I benefici derivanti da questa innovazione sono consistiti, oltre che nell'aumento del livello di sicurezza dei lavoratori, nella garanzia di un'atmosfera confortevole per i pazienti. Nel dicembre 1996, il Ministero della Sanità ha riconosciuto lo Spallanzani Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico. Successivamente (2001-2003) il Ministero della salute ha identificato lo Spallanzani quale polo nazionale di riferimento per il bioterrorismo, e polo nazionale di riferimento per la Sindrome respiratoria acuta grave (SARS). Attualmente l’Istituto detiene: l’unico laboratorio italiano di livello di biosicurezza 4 e cinque laboratori di livello 3; una banca criogenica che può ospitare fino a 20 contenitori di azoto liquido e 28 contenitori a -80° C, dotata di un laboratorio di livello 3 per la manipolazione e la preparazione dei campioni da congelare; con DGR Regione Lazio n. 159/2007 è stato istituito il “Polo Ospedaliero Interaziendale Trapianti (POIT)” Polo Ospedaliero Interaziendale trapianti, struttura integrata tra l’Istituto Spallanzani e l’Azienda Ospedaliera San Camillo-Forlanini deputata ai trapianti di pancreas, fegato e rene; un servizio di Rianimazione, terapia intensiva e sub-intensiva; un centro di riferimento per le infezioni nei trapianti; una Banca biologica per il deposito di organi e tessuti destinati al trapianto. L’Istituto si configura attualmente in 4 Dipartimenti (clinico e di ricerca clinica, diagnostico dei servizi e di ricerca clinica, di epidemiologia e di ricerca pre-clinica, interaziendale trapianti) a loro volta articolati in Unità Operative Complesse (U.O.C), Unità Operative Semplici (U.O.S.) ed Unità Operative Semplici Dipartimentali (U.O.S.D.)

Al Gemelli arriva la protesi intelligente. Dopo un intervento di cinque ore perfettamente riuscito, ad un bambino di 11 anni colpito da osteosarcoma al femore destro è stata impiantata una protesi in titanio realizzata su misura. Grazie ad un dispositivo elettronico miniaturizzato la protesi “crescerà” con l'aumento di statura fisiologico del bambino, mantenendo così le due gambe della stessa lunghezza e risolvendo così il problema della lunghezza differente degli arti durante la crescita del bambino. Una vera svolta, che consentirà al piccolo paziente di non doversi sottoporre ad ulteriori interventi chirurgici nel corso degli anni. L’intervento, il settimo di questo tipo in Italia, è stato condotto la scorsa settimana da un’equipe di ortopedici e chirurghi vascolari guidata dal dottor Giulio Maccauro, responsabile dell'Unità operativa di Oncologia Ortopedica del Policlinico Universitario Agostino Gemelli e dal dottor Franco Codispoti, responsabile del reparto di Chirurgia vascolare. La protesi, in titanio ricoperta di ni-

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truro di titanio, è stata sviluppata in Germania dalla Scuola d’Oncologia Ortopedica di Muenster, si chiama Mutars Xpand ed è composta di un dispositivo elettronico miniaturizzato (attuatore), posto all’interno della protesi, azionabile, tramite segnale ad alta frequenza inviato dall’esterno ad un ricevitore sottocutaneo. “Il sistema Xpand - spiega Maccauro - consente l’allungamento meccanico non invasivo dell’arto protesizzato, attraverso una procedura eseguibile anche dallo stesso paziente o dai genitori istruiti dai medici”. Notevoli sono i vantaggi per il paziente rispetto alle altre soluzioni per il trattamento dei tumori ossei finora trattati con pratiche necessariamente demolitive o molto invasive. Mutars Xpand dà indubbi vantaggi anche rispetto alle protesi espandibili con meccanismo a vite oggi in uso. Entro 10 giorni il bambino potrà tornare a casa. «La riabilitazione post operatoria - continua Maccauro - è già cominciata con l’ausilio di apparecchiature per la mobilizzazione passiva del ginocchio.

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17 ATTUALITA’ PROBLEMI DA RISOLVERE

Dalle campagne di sensibilizzazione ai tagli della Polverini che mettono in crisi la rete di assistenza regionale

Anoressia, troppi passi indietro Una malattia che investe soprattutto la popolazione femminile e che nel Lazio colpisce migliaia di persone Ma chiudono i reparti deputati al S.Eugenio e all’Umberto I. La Asl di Latina ammette: non abbiamo risorse

In Italia il 10 per cento delle ragazze tra i 12 e i 25 anni di età soffre di anoressia. In basso un’ambulanza dell’Ares 118, diretta da Antonio De Santis

Stefania Pascucci noressia, una malattia di cui si parla poco. Eppure in Italia il 10 per cento delle ragazze tra i 12 e i 25 anni di età soffre di questo male: disturbi del comportamento alimentare. Si tratta di non,meno di 3 milioni di persone e nel 90 per cento dei casi din sesso femminile. Purtroppo i dati dicono anche che il fenomeno si sta estendendo nei confronti del mondo infantile, colpendo bambini a partire

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dagli otto anni. E non solo. Il male sembra abbia contagiato anche le mamme. Non ci sarebbero dati certi ancora sulle over 40 poiché trattasi di situazione recente, ma si registra un aumento delle richieste di aiuto proprio in questa fascia e in alcuni casi persino di soggettti oltre i 55-60 anni. Il pe-

ricolo dell’anoressia si annida comunque tra le giovanissime, in pieno periodo adolescenziale, che il confronto con la madre e i modelli esterni rendono estremamente fragili. Nel Lazio, in base ai dati del Piano Sanitario Nazionale 2002-2005, integrati con le stime Istat, nella regione sarebbero circa 42.800 le persone affette da disturbi alimentari nella sola fascia d’età tra i 12 e i 25 anni. Tra queste 2.000 donne soffrono di anoressia nervosa, 12mila di bulimia nervosa e 25mila di altri disturbi alimentari. Circa 200 invece, i casi di anoressia della popolazione maschile nella stessa fascia di età, 1.100 quelli di bulimia e 2.500 quelli con disturbi parziali. Se a questi dati si aggiungono le altre fasce d’età, si arriva ad un totale di circa 86mila malati. Una malattia che non riguarda in particolare una classe sociale. Tutti, poveri o ricchi, possono cadere nella trappola dell’anoressia, non c’è cate-

Ares 118, il punto sull’emergenza ue appuntamenti importanti per Ares 118 e Crocerossa tra la fine di dicembre e i primi giorni di gennaio. Il 15 dicembre, nel prestigioso Ristorante “La Perla” di Castel Gandolfo oltre 160 lavoratori del soccorso sanitari hanno preso parte alla cena sociale offerta dall’Associazione Conducenti Emergenza Sanitaria del Lazio. L’iniziativa ha visto anche la partecipazione del senatore pidiellino Domenico Gramazio e del nuovo direttore generale dell’Ares De Santis. Gramazio, che da presidente dell’Agenzia di Sanità Pubblica dal 2001 al 2005 ha dato il patrocinio ai corsi di guida sicura dell’associazione ha voluto ricordare che l’Ares 118 è stata istituita dalla giunta Storace e che egli stesso è stato uno dei primi promotori e dei più agguerriti sostenitori. Il senatore del Pdl – membro della Commissione Sanità – ha poi sottolineato che alla guida dell’Azienda non è stato messo un politico ma una persona che lavora nel 118 da tanti anni e che conosce bene l’azienda in quanto già direttore sanitario.

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goria sociale che tenga. Ma di quale supporto oggi la Regione Lazio dispone per combattere quella che una volta veniva identificata come malattia del periodo sociale post moderno? In pratica tutti i passi in avanti che in questi anni si erano ottenuti attraverso campagne di sensibilizzazione (vedi anchela vicenda della modella francese, Isabelle Caro, morta di recente e testimonial in prima persona della lotta contro l’anoressia) rischiano di essere azzerati dal piano di rientro firmato dal presidente-commissario Polverini. Un esempio? Al S. Eugenio di Roma non esistono più i 12 posti letto che fino a qualche tempo fa erano dedicati proprio a recuperare alla vita giovani anoressiche. Anche al Policlinico universitario Umberto I diversi posti letto in reparto specializzato di psicologia sono stati soppressi. Ne abbiamo scritto recentemente, mettendo in copertina anche la storia del famoso centro di Bollea - neuropsichiatria infantile - sottoposto anche esso ai tagli della sanità laziale. La provincia di Latina, dove si contano numerosi casi, è in crisi su questo fronte. Intervenendo a un programma televisivo pomeridiano, una dirigente della Asl pontina ha dovuto ammettere con grande dispiacere di non ha fondi né risorse necessarie per curare questo tipo di malattia. E’ questa la risposta della governatrice del Lazio Renata Polverini alla domanda di numerosi medici, esperti della materia, che invece si battono per sostenere l’offerta sanitaria pubblica contro questo fenomeno che riguarda al 90 per cento le giovani donne? Certo, qualcuno potrebbe obiettare: risolviamo la questione dell’anoressia mandano i malati a curarsi nelle strutture private, magari in convenzione.

FEDERLAZIO SALUTE

Dimissioni improvvise del presidente Benedetto Cosa c’è sotto? iccolo terremoto in Federlazio Salute. Martedì sera il presidente Raniero Benedetto ha dato le dimissioni. Una scelta dettata da "motivi personali", come si legge nella missiva inoltrata ai dirigenti della federazione. "I quasi tre anni trascorsi assieme sono stati per me una scuola di confronto, di professionalità, di condivisione scrive Benedetto - Ringrazio i Presidenti delle altre Associazioni datoriali per i suggerimenti che lealmente mi hanno offerto e per l’attenzione che mi hanno riservato. Ringrazio la Parte pubblica che, pur assolvendo un ruolo naturalmente dialettico nei riguardi miei e del mondo che ho rappresentato, ha dato prova di disponibilità, di competenza, di servizio alla comunità regionale". Infine un augurio. "Buon lavoro a tutti, perché la sanità del Lazio, superato l’attuale, difficile momento, possa continuare a rappresentare un elemento significativo di sempre più rilevante eccellenza nella difesa e nella promozione della “qualità della vita” del nostro Paese.

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Croce Rossa, l’autoparco di via Pacinotti non si tocca ’autoparco della Croce Rossa di via Pacinotti è stato occupato dai dipendenti contro il tentativo più volte annunciato della chiusura dell’officina che da anni opera sul territorio di Roma e Provincia. Gramazio è stato anche lì: ha incontrato gli operatori, che lavorano in convenzione per l’Ares 118 con 14 ambulanze, e ha promesso di impegnarsi in prima persona a difesa del posteggio. "Lo spostamento di 29 militari – ha affer-

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mato il senatore Pdl – costringerà alla chiusura dell’officina ed al non utilizzo dei mezzi di soccorso che operano su nove postazioni affidate dall’Ares alla Croce rossa Italiana". Gramazio ha quindi chiesto un rinvio dei trasferimenti ed una immediata nuova apertura delle trattative sindacali che non cancellino l’operatività e la professionalità della storica sede di via Pacinotti della Croce Rossa Italiana.

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18 Anno I numero zero

ATTUALITA’

5 febbraio 2011

EMERGENZA CONTINUA Gli operatori dell’ospedale di Monteverde lanciano l’allarme:“Dateci un direttore generale vero”

S.Camillo, Pronto Soccorso allo stremo Da gennaio oltre 250 visite al giorno, malati lasciati in barella nelle corsie I sindacati: "Azienda abbandonata a se stessa. La situazione è insostenibile" Paolo Garofalo l Pronto Soccorso del San Camillo è sempre più in affanno. Solo nei primi quattro giorni dell'anno oltre mille pazienti sono transitati nel reparto, con una media che supera le 250 visite quotidiane in costante aumento anche a causa della chiusura del Pronto soccorso del Cto. Ad alzare la voce sono i tre sindacati confederali, Fp Cgil, Cisl Fps e Uil Fpl."Alcuni giorni fa nel pronto soccorso c'erano 100 malati in cerca di posto letto alcuni dei quali giacevano in barella da cinque giorni in attesa di una sistemazione dignitosa – si legge nella nota sindacale - La situazione è gravissima e insostenibile, i servizi vanno avanti solo

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grazie al forte senso di responsabilità e all'alta professionalità del personale costretto tutti i giorni a turni di lavoro pesanti e ad affrontare molteplici situazioni di emergenza. La situazione non è diversa nel dipartimento materno infantile: secondo i rappresentanti dei lavoratori, il decreto commissariale 56 relativo alla rete perinatale fa emergere l'inadeguatezza strutturale del padiglione maternità che unita alle gravi carenze di ostetriche e ginecologi mette a serio rischio l'assistenza alle pazienti e la sicurezza degli operatori. Le sale operatorie sono sotto utilizzate, servirebbe una diversa organizzazione del lavoro che permetta di aumentare le sedute operatorie e accorciare le liste di attesa. “L'azienda - conclude il comunicato è abbandonata a se stessa, la gestione commissariale sembra non es-

sere in grado di far fronte alle problematiche che un' ospedale di eccellenza presenta. Per quanto sopra, le organizzazioni sindacali - conclude il comunicato - chiedono alla governatrice Polverini lo sblocco dei concorsi delle ostetriche ed infermieri banditi molti mesi fa e bloccati nell'indifferenza

dei Dirigenti Aziendali ed un intervento risolutivo nella nomina di un Direttore Generale dotato di comprovata esperienza e dei titoli necessari a dirigere l'Azienda San Camillo Forlanini”

Nella foto grande l’ingresso dell’ospedale capitolino San Camillo-Forlanini. Nel tondo Massimo Martelli, commissario straordinario dell’azienda.

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Nella foto l’ingresso dell’Ospedale Andosilla di Civita Castellana, dove è stato chiuso il reparto di ostetricia e ginecologia

19 DAL TERRITORIO QUI VITERBO

Civita Castellana, gli effetti della chiusura di Ostetricia e ginecologia si fanno sentire

Tagli pericolosi all’Andosilla Gli operatori denunciano una situazione al limite dell'emergenza E pensare che era allo studio un piano di potenziamento di quei reparti uanti disagi all’Andosilla per la chiusura del reparto di ostetricia e ginecologia. Da quando, il 1 gennaio, si è dato seguito ai tagli previsti nel decreto Polverini il servizio ha subito un drastico ridimensionamento, vedendo di fatto impedite attività prima ordinarie. L’impossibilità di effettuare ricoveri, parti e interventi di emergenza costringe il personale in loco, dai medici del pronto soccorso a quelli dell’ambulatorio ginecologico – unica struttura rimasta a presidiare i servizi dedicati alle donne in gravidanza – a inviare le pazienti al più attrezzato ospedale viterbese di Belcolle, a oltre 40 km di distanza. Anche se la gestante riferisce solo di lievi contrazioni o si consiglia il ricovero precauzionale. A raccontarlo sono proprio gli ope-

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ratori dell’ospedale che dalla chiusura inattesa del reparto – per il quale nei mesi scorsi era allo studio un piano di potenziamento, approvato dalla direzione generale, con la costruzione di una nuova sala parto, e l’auspicio di raggiungere i 500 parti l’anno – vivono una situazione ai limiti dell’emergenza, disponendo di mezzi estremamente ridotti per fronteggiare una domanda di assistenza non diversa da quella abituale. Già perché – conferma il personale – sul territorio è mancata un’adeguata opera di informazione e l’utenza continua a rivolgersi all’Andosilla anche per le emergenze. E’ forse questo che spiega i tre “casi avversi” verificatisi nei primi quindici giorni dell’anno nel nosocomio di Civita Castellana. Emergenze dovute a complicanze

legate alla gravidanza e al parto, che la struttura, ormai ridotta ad ambulatorio, è riuscita a gestire solo grazie alla professionalità dei medici presenti, seppur tra grandi difficoltà. L’ultimo caso è quello di una ragazza di 23 anni, alla 38.ma settimana di gravidanza, giunta all’Andosilla in preda a una crisi ipertensiva e con l’impossibilità di procedere al trasferimento: grazie a un ginecologo il bambino è stato salvato ma la donna, entrata in coma, ha ripreso conoscenza solo alcuni giorni dopo. Un lieto fine invece strappato alla partoriente di Valleranno –poco distante da Civita - che nel trasferimento all’ospedale di Belcolle ha perso il bambino. Il terzo caso è poi quello di un’altra futura mamma trasferita a Viterbo per un intervento d’emergenza.

“Episodi come questi accadono perché la gente è disinformata – lamentano dall’Andosilla - Inoltre il 118 in caso di chiamata urgente ha l’obbligo di condurre i pazienti al centro ospedaliero più vicino, che per i comuni del comprensorio falisco è proprio l’Andosilla, anche se qui certi servizi non ci sono più e a causa dei trasferimenti i tempi d’intervento si dilatano. Una denuncia che stride con le dichiarazioni del direttore dell’Unità operativa di Ostetricia e ginecologia del Presidio ospedaliero centrale, Giorgio Nicolanti, secondo cui l’ambulatorio rimasto a Civita “offre un adeguato sistema integrato nella gestione delle donne in gravidanza a basso rischio” e le prestazioni offerte sono “idonee alla precoce individuazione di anomalie nel decorso della gra-

vidanza che necessitano di assistenza di livello superiore”. Fatto sta che ad oggi presso l’ambulatorio sono impiegati solo due ginecologi in regime di “pronta disponibilità”, reperibili giorno e notte, e il servizio sarà interrotto a fine marzo quando la struttura resterà aperta solo in alcune ore della giornata offrendo visite, ecografie, isteroscopie diagnostiche, corsi pre-parto e assistenza domiciliare ostetrica, ma non più interventi e ricoveri. E non ci sono percorsi alternativi. L’auspicio – fanno sapere dalla struttura – è che nel tempo sia possibile ripristinare almeno una parte delle attività del reparto di ginecologia, magari confidando nella rimodulazione dell’Atto aziendale da poco presentato. CDL

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20 DAL TERRITORIO

Nella foto una manifestazione contro la chiusura dell’ospedale Marini di Mariano Sabina, che la Asl di Rieti vorrebbe chiudere e riconvertire in presidio territoriale

Anno I numero zero 5 febbraio 2011

QUI RIETI Amministratori e politici a fianco dei cittadini contro il piano Polverini

Sanità decapitata, la Sabina si ribella Per salvare il Marini di Magliano scende in campo anche il presidente della provincia Melilli. Il direttore della Asl Gianani allarga le braccia n’ondata di polemiche accompagna anche in provincia di Rieti gli effetti del piano di riordino della sanità previsti nel decreto Polverini. La scure dei tagli non ha risparmiato la rete ospedaliera della Sabina decretando la chiusura o il ridimensionamento di gran parte delle strutture ospedaliere provinciali, anche di quelle fino a pochi mesi fa interessate da un’operazione di rilancio. E’ il caso dell’ospedale Marini di Magliano Sabina, che la Asl di Rieti – stando alla bozza del nuovo atto aziendale in lavorazione - ha deciso di chiudere e riconvertire in presidio territoriale. Una decisione contestata dai cittadini e dal personale sanitario che ha assistito alla recente riqualificazione dell’ospedale con l’ammodernamento delle sale operatorie. Nelle

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scorse settimane anche la Giunta provinciale di Rieti, guidata dal presidente Fabio Melilli, aveva elaborato all’unanimità un documento in cui si chiedeva alla presidente della Regione Lazio di salvare l’ospedale dalla chiusura, considerando il ruolo strategico del nosocomio nell’area della bassa sabina, lontana da Roma e da Viterbo. A quanto pare però il destino del Marini è ormai segnato, insieme a quello dell’ospedale Grifoni di Amatrice di cui è stata parimenti formalizzata la chiusura. Da parte sua il direttore della Asl Rodolfo Gianani ha dichiarato: “Sto facendo il possibile sia in termini sanitari che umani. Voglio dare il massimo a questo territorio ma non dimentichiamo il debito che la Polverini ha ereditato”. Motivazioni che tuttavia non soddi-

sfano utenti, operatori sanitari e rappresentanti delle istituzioni, che uniti si oppongono a quella che viene definita una “decapitazione” dell’ospedale di Magliano. Il 27 gennaio partiti, amministratori, sindacati e cittadini hanno partecipato alla manifestazione organizzata a Rieti dal Comitato “Salviamo il Marini e la Sanità Sabina-Reatina”. Il corteo, cui hanno partecipato anche il presidente della Provincia Melilli e l'assessore comunale Costini, ha raggiunto la sede della Asl reatina per incontrare il direttore generale Gianani e poi raggiungere la Prefettura. “Non permettiamo che venga cancellato un servizio essenziale per i cittadini, ai quali non resterà alcuna alternativa che cercare cure e assistenza a decine di chilometri

di distanza – ha spiegato Antonio Ferraro, coordinatore provinciale di Cittadinanzattiva, fra i promotori della manifestazione - Sappiamo che anche ogni piccolo ospedale può erogare almeno l'80 per cento delle cure necessarie per le patologie a bassa e media gravità”. E un comunicato ufficiale è stato divulgato anche dalla stessa Provincia di Rieti, il cui Consiglio ha espresso “piena solidarietà alla protesta civile e partecipata della popolazione di Magliano e dell'Amministrazione che la rappresenta”, chiedendo “che la Asl, per quanto di sua competenza, e la regione Lazio riconsiderino le scelte fatte assicurando un servizio di qualità nel territorio”, e che “vengano riassegnati alla Provincia di Rieti almeno 30 posti letto di quelli

a disposizione del Commissario ad acta dando la possibilità ai vertici aziendali di deciderne la collocazione in accordo con le esigenze locali. In linea con quanto sollecitato dal Consiglio Comunale di Magliano, la Provincia di Rieti propone inoltre “che venga mantenuto un Pronto Soccorso Ospedaliero ed una attività di Day Surgery che permetta l'utilizzazione delle nuove Sale operatorie, finanziate dalla Regione Lazio, ed il mantenimento di posti letto”. Oltre alla chiusura dell’ospedale di Magliano e di quello di Amatrice – lo ricordiamo - la bozza di piano aziendale confermerebbe il ruolo di presidio di riferimento per il De Lellis e conterrebbe una riduzione delle Unità Operative Complesse e delle unità semplici.

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Nella foto l’ospedale civile di Ceccano. L’azienda è stata visitata dal presidente della Commissione Sanità del Lazio, Alessandra Mandarelli il 28 gennaio

21 DAL TERRITORIO QUI FROSINONE

Il restyling dell'ospedale civile. Un modello di sanità distrettuale e di prossimità

Ceccano, viva la riconversione Centro di eccellenza per le cure dentarie con la collaborazione dell'Eastman e di riferimento per le malattie metaboliche. L'interazione con il Campus biomedico ’ un vero e proprio restyling quello in corso all’ospedale civile di Ceccano, dove per effetto del piano Polverini è in corso in queste settimane la riconversione della struttura. E se altrove, nella provincia come nella regione, il programma dei tagli alla spesa sanitaria ha suscitato disagi e polemiche, qui tira un’aria diversa, probabilmente perché è già operativo un piano di rilancio dell’ospedale che si vuole trasformare in “centro d’eccellenza per le cure dentarie”. Lo ha ribadito Alessandra Mandarelli, Presidente della Commissione Sanità alla Regione, che ha visitato la struttura il 28 gennaio, per l’inaugurazione dei nuovi ambulatori. “L’Ospedale civile di Ceccano diventa centro di riferimento aziendale per l’odontoiatria

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sociale e la chirurgia della bocca, nonché sede dell’Odontoambulanza, come modello di sanità distrettuale e di prossimità” ha detto Mandarelli, che ha spiegato come grazie alla collaborazione con l’Ospedale Odontoiatrico Eastman di Roma e la Società Italiana Maxillo-Odontostomatologica è stato possibile “ridare lustro e funzionalità alle due sale operatorie presenti nel nosocomio, ma non rispondenti agli standard di idoneità per interventi chirurgici complessi”. Proprio grazie a questa ristrutturazione – ha aggiunto - a breve, si potranno effettuare interventi odontoiatrici più delicati, con la collaborazione dei chirurghi dell’Eastman, e il presidio sarà utilizzato per l’odontoiatria sociale”. E non è tutto perché a Ceccano si è pensato di

potenziare anche i servizi di screening odontoiatrico attraverso l’adozione di una odontoambulanza che arriverà anche nei Comuni periferici. Con questi interventi “stiamo dando concretezza ai contenuti del piano sanitario regionale – ha osservato la presidente della Commissione Sanità del Lazio - che nella riconversione ha voluto valorizzare strutture e risorse esistenti, grazie all’attivazione di nuovi servizi sanitari”. Un risultato – ha concluso - che “conferma come il piano Polverini abbia attivato circoli virtuosi che rispondono alle esigenze dei cittadini”. Forse quelli di Ceccano ne saranno contenti, giacché i frutti della riconversione non sono finiti. Come informa la Asl, l’ospedale cittadino sarà centro di riferimento aziendale anche per le

malattie metaboliche e la diabetologia grazie ad una convenzione con il Campus Biomedico, e diventerà Sede del Corso di Laurea in Infermieristica per 50 posti in convenzione con l’Università di Tor Vergata. E se pure il Punto di Primo Soccorso è stato da poco disattivato e i 15 posti letti di lungodegenza sono stati trasferiti nel Nuovo Ospedale di Frosinone, a Ceccano, almeno per i prossimi sei mesi, prima di trovare nel capoluogo la loro destinazione definitiva, resteranno i 15 posti letto in Psichiatria e le emergenze relative ai pazienti critici psichiatrici saranno garantite dall’ambulanza con medico a bordo della Croce Verde Anticolana e dal 118 che assicureranno i trasferimenti verso l’Ospedale di Frosinone. Inoltre la struttura erogherà

servizi di specialistica ambulatoriale e diagnostica di base. Ci sarà il Cup per le prenotazioni, il Csm e un centro diurno, un consultorio familiare, uno pediatrico, la guardia medica, l’assistenza domiciliare integrata e il 118. Per gli altri abitanti della provincia invece la situazione è assai disomogenea: se Isola del Liri festeggia il 1 febbraio l’apertura dell'hospice per malati terminali, ad Atina l’ospedale sarà chiuso e stessa sorte toccherà a quello di Arpino. Saranno invece riconvertiti in ospedali distrettuali di 2° livello i presidi di Pontecorvo e Anagni, mentre gli ospedali di Ceprano e Ferentino sono già da tempo trasformati in poliambulatori specialistici a servizio di percorsi assistenziali e finalità sociali. CDL

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22 RUBRICHE

Nella foto l’ingresso dell’ospedale Sant'Andrea di via di Grottarossa. L’azienda è diretta da Maria Paola Corradi

Anno I numero zero 5 febbraio 2011

DIETRO I FATTI

Policlinico, si governa a vista anto tuonò… che piovve! Si sono insediati (ci si conceda l’eufemismo ) i “nuovi” manager ai vertici di alcune Aziende Ospedaliere, IRCCS e ASL. Allo Spallanzani si “trasferisce” dal S. Andrea Vito De Salazar come Commissario per 3 mesi. Alll’ospedale di Grottarossa è stata nominata Commissario Straordinario, per tre mesi, l’attuale Direttore Sanitario Paola Corradi. Dirigente di lunghissimo corso. E’ transitata dal S. Giovanni a Rieti ( amministrazioni di sinistra) al S. Andrea ( in quota destra). Fortissimamente sponsorizzata dall’ex An Fabio Rampelli e dal suo uomo di fiducia, suo consorte. Agli IFO viene nominato Commissario per 3 mesi . Lucio Capurso, già Presidente del Consiglio di indirizzo del medesimo Ente. Capurso ha 71 anni e non ha precedenti esperienze manageriali. Succede a Francesco Bevere, già espressione della Giunta Storace /Verzaschi, (dalla quale fu nominato DG del S. Giovanni), fidatissimo del Marco assessore, poi di Marrazzo - Montino ( nominato da loro Direttore Generale agli IFO) oggi Direttore Generale al Ministero della Salute con il Governo Berlusconi. Chapeau! Finalmente un fulgido e concreto esempio di riconoscimento delle capacità, al di là delle appartenenze politiche! Alla Roma B va Vittorio. Bonavita, già Economo del Policlinico Umberto I, poi Direttore Amministrativo del S. Andrea, infine direttore generale. Di provata fede udiccina ( in particolare molto vicino all’on. Ciocchetti), uomo che ha attraversato varie “procelle” uscendone sempre alla grande. Onore al merito. Alla Roma C un ritorno: Antonio Paone, altro esempio di tecnico che ha attraversato varie Amministrazioni regionali, da Storace a Marrazzo, alla Polverini. Oggi intruppato con Pallone. In mezzo molte dichiarazioni non chiarite fino in fondo sulla gestione Paccapelo. (a proposito, a quando una meritata collocazione della dottoressa?) ed una sua denuncia circonstanziate sulla

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suddetta. Il clima alla RmC, riferiscono i bene informati, è di quelli da “ sfida all’ok corral” tra lui ed il direttore sanitario ( in scadenza?) Paolo Palombo, già in quota giunta Storace, poi del democratico Fioroni ( come Paone), poi di Augello e poi … Ah! Tomasi di Lampedusa, quanti proseliti nel Lazio. Al Policlinico Umberto I°, finalmente segnali di pace tra Frati e Polverini . Sarà pace definitiva? Coloro “che sanno” parlano più correttamente di prove in corso, di tregua “armata”. I due hanno un caratterino mica male e sono abituati ad essere entrambi prime donne… In più, la crisi politica del sistema che rischia di implodere fa sì che entrambi si giochino un ruolo di prospettiva nazionale. La Polverini “buca il video”, ha un ottimo rapporto con Berlusconi e gestisce una Regione strategica. Frati è ormai all’ultimo mandato. Non sarà mai più né Preside né Rettore. Ambisce ormai sempre più chiaramente ad un ruolo politico di vertice. In quest’ottica la gestione del Policlinico Umberto I non può essere neutra, anzi diventa sempre più centrale nella logica politica delle “appartenenze”. A chi “risponderà” il futuro direttore generale? Intanto ai vertici aziendali si è insediato, per tre mesi, quale Commissario Straordinario l’avv. Antonio Capparelli, direttore amministrativo. Uomo molto vicino a Frati e, si dice , all’UDC, versante Lorenzo Cesa. Profondo conoscitore della realtà del Policlinico, essendo da sempre nell’Avvocatura che continua a gestire ad interim. Voci molto informate parlano di un percorso di sperimentazione. Insomma, Capparelli sarebbe sotto osservazione e dovrebbe guadagnarsi la …promozione. In ambito regionale, intanto, vari impegni dovranno essere verificati costantemente. Che dire? La task force della Presidente avrà molto lavoro da svolgere. Per il Policlinico, infatti, Frati e Polverini dovranno trovare l’intesa su argomenti molto importanti: l’oncoematologia,dove

andrà? Sullo SDO? Al Regina Elena? Molti tra i professori sottolineano come non sia saggio sperperare risorse (ammesso che se ne trovino) per traslocare in un’area già presidiata dall’Ospedale Pertini . Che ne facciamo della logica della razionalizzazione e del divieto di doppioni? Non sarebbe più logico trasferire l’Ematologia con altre specialità, come per altro previsto dal vecchio progetto già approvato dalla Regione, al Regina Elena, Presidio Ospedaliero già pronto e al di là della strada? Già di proprietà dell’Università? Il buon padre di famiglia, la buona massaia, deciderebbero subito. Speriamo che Frati e Polverini sappiano utilizzare la saggezza degli umili e dei semplici! Voci riferiscono di adozioni di provvedimenti “ferrei” della nuova dirigenza che sembrerebbe porsi in concreta discontinuità con la gestione Montaguti e della Giunta Marrazzo- Montino. I lavori delle gallerie ipogee, la centralizzazione dei laboratori, la Farmacia e gli armadi intelligenti, la centrale di sterilizzazione ed il global service, sembrerebbero essere nel mirino. Voci (ancora più malevole…) riferiscono di interventi provenienti da Piazzale Clodio e dalla Corte dei Conti. In questo clima Frati e Polverini sono chiamati ad essere chiari e leali. Sarà un’impresa non facile, conoscendo i protagonisti, si sussurra ormai sempre più apertamente tra i professori e tra i dipendenti - Reggeranno? Avevamo segnalato come la gestione Cosi non si fosse posta in discontinuità con le precedenti; non era stata affatto innovatrice. Se la nuova dirigenza del Policlinico, invece, imboccherà questa strada, dicono i ben informati, e se Frati e Polverini reggeranno nell’intesa, allora il Policlinico avrà qualche speranza di risorgere , di riappropriarsi del ruolo di struttura di eccellenza e di avanguardia. L’alternativa, ma l’avevamo già detto, sarà l’oblio, il declassamento, la Serie B! L’osservatore

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