Magazine Oltre

AGOSTO 2018 n.73

ECCELLENZE

ITALIANE

INTERVISTA

LINO BANFI

Canosa, orecchiette e altri sapori della vita.

L’incontro esclusivo di OLTRE con il graNde attore pugliese Lino Banfi INTERVISTA

SAL TO DELL’AC CIUGA IL MARE PROTAGONISTA, DENTRO E FUORI.

INTERVISTA

ANGELO INGLESE

L’eccellenza internazionale di Angelo Inglese, la distanza tra Ginosa e il mondo in un metro da sarto

Olio extra vergine di oliva Mimì: eccellenza in ogni formato e per tutte le intensità.

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ECCELLENZE

ITALIANE

AGOSTo 2018 04 - LINO BANFI

Canosa, orecchiette e altri sapori della vita: gli eterni amori di Nonno Libero.

L’incontro esclusivo di OLTRE con il grande attore pugliese Lino Banfi

18 - SALTO DELL’ACCIUGA

Il mare protagonista, dentro e fuori.

32 - ANGELO INGLESE

L’eccellenza internazionale di Angelo Inglese, la distanza tra Ginosa e il mondo in un metro da sarto

50 - OLTRE FOOD

Vittorio Cavaliere

58 - PAOLA PREZIOSA

La ragazza col turbante

60 - MIMMO CORMIO Di gran voga

62 - FABIO ROMANO

Le notifiche degli atti a mezzo pec alla luce della pronuncia della corte di cassazione a sezioni unite.

64 - NICOLA PUGLIESE

Voucher alternanza scuola lavoro 2018

66 - PAOLO D’AMBRA

Il governo Conte e l’Europa: la lezione della Brexit

68 - GAIA MARCHESE

La stagione in uno scrigno di vetro

70 - FRANCESCO TARANTINI

#editorialeagosto Tre è il numero perfetto.

Questo ha tramandato la saggezza popolare ed il nuovo corso del nostro magazine ha fatto tesoro dell’esperienza. Tre le interviste di questo mese di agosto, cuore dell’estate. Lo straordinario incontro con Lino Banfi, maestro dello spettacolo italiano, rappresenta un fiore all’occhiello da ostentare con legittimo orgoglio.

Nel corso della nostra intervista esclusiva scoprirete la sua battaglia di civiltà e bellezza per la città di Canosa di Puglia e le nuove sfide di un vincente nato.

Le sue orecchiette di alta qualità ed altri prodotti pregiati delle Bontà Banfi sono la nuova avventura imprenditoriale di chi apprezza e promuove i piaceri della tavola. Ma c’è di più. Un numero ricco: partiture diverse di un’unica sinfonia per appassionare il lettore.

Un bellissimo luogo dell’anima, un “Salto” nel nostro splendido mare è un nuovo tesoro da conoscere e scoprire con noi, l’esempio emblematico che uniti si vince. Ospitiamo nella rivista anche il sapere sartoriale di un grande camiciaio pugliese, che ha esportato la cura del dettaglio per il vestire con eleganza e la capacità di far sognare il mondo intero con l’artigianalità sapiente del Made in Italy.

I nostri fermenti aprono altri oblò per ampliare gli orizzonti editoriali.

Auspichiamo che la nuova e autorevole rubrica dedicata all’ambiente possa sensibilizzare la nostra platea a temi importarti, accanto agli spazi dedicati al talento imprenditoriale di casa nostra e all’enogastronomia.

Buona lettura.

Annamaria Natalicchio direttore@magazineoltre.com

Ambiente - Guida Blu 2018

oltre - rivista iscritta nel registro dei giornali mensili del tribunale

di Trani n.8/12 del 13/02/2012 editore Gio Group direttore responsabile Annamaria Natalicchio progetto grafico e impaginazione OnibuR Communication & ADV fotografia Stefania Pastore stampa GESCOM SPA tiratura 5000 copie collaboratori Paolo D’Ambra, Nicola Pugliese, Fabio Romano, Mimmo Cormio,

Gaia Marchese, Paola Preziosa, Vittorio Cavaliere, Irene Cristallo, FrancescoTarantini. contatti Commerciale 349 1149247 / Distribuzione 320 4088892 / Redazione 349 7562789 giogroupoltre@libero.it Le collaborazioni sono a titolo gratuito.

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PH Rino Gorgoglione ANDRIA (BT)

INTERVISTA

LI NO BAN FI

Canosa, orecchiette e altri sapori della vita: gli eterni amori di Nonno Libero. L’incontro esclusivo di OLTRE con il grande attore pugliese Lino Banfi di Annamaria Natalicchio

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CANOSA DI PUGLIA

LINO BANFI

orecchiette e altri sapori della vita: gli eterni amori di Nonno Libero.

L’incontro esclusivo di OLTRE con il grande attore pugliese Lino Banfi

LI NO BAN 06

Di tutte le persone che avrei immaginato di poter intervistare, mai avrei pensato a Lino Banfi.

L’attore, che ha incarnato e rappresentato il sogno italiano, pur fra tante difficoltà, ha conquistato la sua meta: fare l’artista, assieme ad una stratosferica popolarità. Lino Banfi ha ottantadue anni portati splendidamente ed una carriera lunga cinquant’anni, ma non si ferma. Ha la freschezza ed il coraggio di un millennial, desideroso di tuffarsi in nuove avventure. Esibisce un amore viscerale per la sua famiglia e la sua terra, al punto di perorare la causa dell’ingresso della città in cui è cresciuto, Canosa di Puglia, nel novero del Patrimonio dell’UNESCO. È sempre stato uno straordinario testimonial della Puglia attraverso il cinema e le serie televisive. Si è inventato un linguaggio, un suono, identificato poi da tutti come dialetto pugliese per antonomasia. È stato una vera testa d’ariete per tutti i suoi epigoni, compreso Checco Zalone. Nel suo racconto aneddoti della storia dello spettacolo italiano e dei film con attrici bellissime, da Laura Antonelli ad Edwige Fenech, si intrecciano con la storia di questo Paese, da Alberto Sordi ad Aldo Moro, a Pinuccio Tatarella. Da più di quindici anni è il nonno putativo d’Italia, nonno Libero, grazie al ruolo che interpreta nella fortunata serie televisiva “Un medico in famiglia” in onda dal 1998 sulla rete ammiraglia della Rai. Mi riceve con tutta la compagine di OLTRE, dall’editore Angelo Lamacchia, alla direttrice commerciale Giovina Cristallo, alla fotografa Stefania Pastore, in un momento di relax nello splendido giardino dell’Hotel d’Altavilla a Canosa di Puglia, in compagnia del nipote Riccardo e della amatissima moglie Lucia.

M

aestro, lei è stato il primo testimonial di questa straordinaria regione che è la Puglia, si è inventato uno slang particolare per essere identificato come pugliese, che poi tutti quanti hanno sussunto come il dialetto pugliese per antonomasia, identificando lei con la regione.

Quanto è stato difficile in un’epoca in cui non si parlava ancora di Puglia, imporsi sulla scena nazionale?

Mi fa piacere tu abbia utilizzato il termine difficile, perché era difficilissimo. Forse lo sarebbe stato anche in un altro momento, forse è difficile anche adesso, ma allora era difficilissimo, perché le difficoltà erano molte di più.

Molti pugliesi della pseudo intellighenzia (ne sono rimasti pochi per fortuna!) mi hanno sempre snobbato! Loro stessi hanno sempre negato di essere pugliesi, hanno sempre detto siamo meridionali, non pugliesi; alcuni di questi, anche artisti del mio settore, quando si parlava di Banfi dicevano non è pugliese, è una cosa per far ridere, una cosa pacchiana.

Io ho convissuto con questi pregiudizi, ho dovuto superare queste difficoltà! Però feci a me stesso questo discorso, io voglio fare l’artista, non ho mai voluto fare altri mestieri!

E questo anche quando mio padre, familiari e amici compresi, con “la mentalità bellissima” che abbiamo noi, dicevano “vabbù, vole fè l’artist, ma come mestiere?”. E ancora oggi è così, penso si dica la stessa cosa ad un ragazzo che vuol fare questo lavoro. Ho dovuto quindi superare innanzi tutto queste forche caudine e poi tutte le altre. Poi pian piano ho continuato e sono riuscito con determinazione.

Noi ragazzi meridionali degli anni ’50 andavamo a Milano (eravamo noi i primi migranti), prima di coloro che arrivano adesso con le barche, noi arrivavamo con il treno, non con la barca.

Io sono arrivato con una valigia legata da un foulard, senza spago, ma sempre una valigia fetente era! E quando in quel periodo alla stazione di Milano ci smistavano, c’erano i caporali pugliesi che ci chiedevano cosa sapessimo fare, arrivavo io e dicevo studente, perché ero fresco di studi… E ora?

Che facciamo - si chiedevano i caporali? Comunque riuscivo a trovare questi lavori saltuari, come il posteggiatore di macchine abusivo.

Ho dormito nei portoni, nei palazzi in costruzione, alla stazione con i mendicanti ma non ho mai smesso di dire “io voglio fare l’artista”, e quando gli altri ragazzi come me piangevano e dicevano torniamo a casa, che stiamo a fare qui?, che brutta vita che facciamo!, che brutta delusione!, io rispondevo loro, no, tornate voi, io un giorno firmerò autografi e sarò famoso!

Quindi se noi partiamo già da questa premessa, immaginiamoci quanto poi io me ne sia “fottuto” quando l’intellighenzia barese ha detto che rovinavo l’idioma barese, manco fosse stata una lingua che si studiasse a scuola!

Poi tutti questi pseudo intellettuali, a distanza di anni, si sono ricreduti, si sono pentiti e oggi mi dicono: Banfi, mi vergogno a dirlo ma io non ti potevo vedere prima, non capivo che linguaggio parlassi, ma adesso penso tu sia stato un apri-scuola.

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Ed è la verità!

Non c’è mai stato nulla di pugliese, ogni anno quando la Rai decideva di mandare in onda le farse di ogni regione in tv, andavano a nozze i siciliani con Pirandello o Angelo Musco, o i napoletani con la “Scarpettiana”, noi pugliesi non avevamo niente. Io dissi, mi devo inventare un linguaggio mio, perché all’inizio quando cominciai a fare le prime trasmissioni Rai per avere quel piccolo spazio e per colpire l’immaginario del pubblico, mi sono dovuto inventare la “cravattola, la camiciola”, con questa vocina in falsetto ho costruito questo mio personaggio dicendo o la va o la spacca.

Ed è andata! Oggi mi sento il padre di Checco Zalone, che adoro, e di Genny Nunziante.

Se non ci fosse stato lei probabilmente neppure loro sarebbero mai arrivati.

Sono due ragazzi simpaticissimi e anche di cultura vera. Bravi, si sono costruiti da soli. Quando vennero a propormi quel piccolo cameo in “Quo vado?” io dissi, no, ragazzi, ho fatto più di 100 film da protagonista e tante trasmissioni televisive, dissi loro nel nostro dialetto: “ma proprio sta figura d’ merd devo fare?” E mi ricordo che si sono quasi inginocchiati vicino a me per giocare. “Maestro, tu ce lo devi questo perché è un tributo che ti facciamo, perché ci hai aperto la strada!” Mi ha fatto piacere! E mi hanno convinto ad interpretare quel cameo nel ruolo del senatore.

Ti ho fatto tutto questo lungo preambolo, per dire, certo che ho passato tanti guai, ma adesso il mio è diventato un vero e proprio linguaggio.

Perché è qui a Canosa in questi giorni?

Sono venuto qui a Canosa apposta per smuovere un po’ le acque affinchè questo paese diventi patrimonio dell’UNESCO, perchè se lo merita. Sto girando anche uno spot per la mia città. Mi sono chiesto infatti perché Matera sì per i sassi, Alberobello sì per i trulli, città della quale per altro io sono cittadino onorario, e questa mia città in cui sono vissuto, Canosa, anche se sono nato ad Andria, non deve diventare patrimonio dell’UNESCO, con tutto quello che qui è stato scoperto?

Che meraviglia! Un grande amore per il territorio! È ovvio che pare che ci vogliano un pò di anni di attesa, io non è che posso aspettare tanto, ho 82 anni!

Portati splendidamente peraltro!

Io ho detto dobbiamo affrettare i tempi. Patrizia Minerva, presidente del club per l’UNESCO di Canosa, mi ha detto se partiamo dall’alto ce la facciamo! Ma io posso partire dall’Altissimo, proprio da Lui! Proprio a Lui ho chiesto quanti anni ancora? Si sono riuniti in consesso, è stata lunga la riunione, si vede che Lui ha molto da fare in questo periodo con tutti gli stronzi che vivono nel mondo, quanto hanno da faticare Lui e San Pietro! E hanno deliberato: abbiamo deciso che 8-9 anni li hai! Ma pare non bastino, quindi bisogna accelerare!

Questo argomento mi sta particolarmente a cuore, la pugliesità!

Il primo giugno sono stato invitato al Quirinale come ogni anno alla Festa della Repubblica, come accade da 15 anni a questa parte, da quando sono stato nominato Cavaliere di Gran Croce, pare sia l’onorificenza più alta che si conferisca in Italia!

E questa volta questa festività è coincisa con l’ingresso al Quirinale del nuovo Governo, e il nostro Giuseppe Conte, nostro perché corregionale.

Appena l’ho incontrato gli ho detto: Presidente, ti posso dare del tu, perché sei un raghezzo! E lui, ma certo, Lino! Gli ho detto: ti devo salutare per tre ragioni per italianità (sono un italiano e voglio conoscere il nuovo Presidente del Consiglio), poi per corregionalità (per essere pugliese), ma anche per romanistità (perché sei anche romanista)!

Tutti mi hanno accolto benissimo da Salvini a Di Maio. Vuol dire che ho seminato bene. Ecco, ci rivolgeremo anche a queste persone potenti dal punto di vista politico per raggiungere l’obiettivo per questo paese, se sarà necessario!

Però per arrivare a diventare patrimonio UNESCO, deve cambiare la mentalità, di alcuni canosini innanzi tutto.

Bisogna crescere culturalmente.

Sopraggiunge quasi lupus in fabula Giampaolo Sardella, attore e show man canosino anch’egli venuto all’Hotel d’Altavilla a trovare un grande amico d’infanzia.

Ecco, vedi? Lui per esempio che ha fatto tante cose divertenti nella sua vita. Io mi immagino quante ne ha dovute passare, perché ancora oggi c’è il pregiudizio: vabbè, ma cos’è che vuoi fare?

Interviene Sardella: Ce ve facenne?

Se noi ci coalizzassimo tutti i pugliesi, dal Salento al Gargheno, e cominciassimo a pensare diversamente e non darci addosso, sminuendo l’altro, sarebbe diverso.

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Quando mi invitano a parlare qualche volta anche nelle Università, dico sempre una cosa: quando la Puglia finirà di perpetrare il “nemo propheta in patria” come mentalità, andremo avanti.

La differenza tra noi e quelli di Rimini, per esempio, che non hanno un mare paragonabile al nostro, lontano mille miglia dalla nostra terra, dalla nostra cucina, è che però loro sono coalizzati, fanno squadra.

Così si cresce, cresce tutto un territorio.

Mi auguro che un giorno tutti i pugliesi la penseranno così.

A proposito della promozione della pugliesità, del territorio, ha aperto da pochissimo un ristorante a Roma che si chiama Orecchietteria Banfi, l’orecchietta è un po’ l’emblema della cucina barese e poi pugliese.

Vi spiego come è nata l’idea. L’idea non è nata con l’Orecchietteria ma io sto lavorando da due anni a questo progetto che si chiama Bontà Banfi, sto spendendo tanti soldi, però voglio fare una cosa fatta bene. Io che amo la famiglia, che ho costruito questo palazzo forte, che sono legatissimo a mia moglie che ora non sta benissimo…

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Capisci bene che con 56 anni di matrimonio, 10 di fidanzamento, queste cose mi stanno strappando il cuore! Ora che dovevamo goderci un po’ la vita! Allora mi son detto: che cosa lascio ai miei figli?

Che hanno fatto sempre di mestiere i figli di Lino Banfi? Si, Rosanna fa l’attrice ma non è che lavora sempre. Devo lasciargli qualche cosa mi son detto! Allora mi sono ricordato di mio padre, Riccardo, che anche lui diceva: Vu fe’ l’artiste? E u mestire che vu fe’ quale iai? E anche lui dopo ha capito che le due cose coincidevano. Allora mi sono detto, io che adoravo mio padre, quasi quasi lo accontento dopo gli 80 anni: lavorerò!

Ho cominciato a informarmi su come creare un marchio. Sono stato nominato dal Presidente Michele Emiliano Ambasciatore della Puglia nel mondo, quindi con le carte in regola! E ho pensato se io faccio un marchio che documenti e garantisca che il prodotto è buono, con il marchio di Banfi che dice “credimi che il prodotto è valido, posso parlarti di tracciabilità, da dove viene il prodotto o il grano utilizzato”, può essere una bella idea! Ci vuole tempo - mi hanno detto - come la questione dell’Unesco, però se fai di corsa riuscirai a vedere i risultati.

Io corro per vedere i frutti prima del tempo. Mia figlia Rosanna e mio figlio Walter erano d’accordo: “sì, è una bella idea, un domani con la tua faccia sulla bottiglia dell’olio, del vino, sul sacchetto dei taralli” va bene. Ma se facessimo una cosa che rimanga a noi? Inerente ai prodotti pugliesi? Una cosa apparentemente semplice come “Orecchietteria Banfi” per esempio.

Io ci ho pensato e ho approvato.

Abbiamo trovato il luogo e fatto le cose in grande sin dall’inizio, e infatti ha molto successo. Non so come le persone aspettino mezz’ora, tre quarti d’ora fuori pur di entrare! Io ci vado poco, la lascio condurre ai miei figli! Ci sono le mie facce dappertutto, alcune scene dei miei film alle pareti, quando ci vado però ho visto che funziona, la gente ride sempre. Ah, guarda, esclamano, questo è il commissario Lo Gatto, questa è la battuta di “Vieni avanti, cretino!” E a me, che continuano a frullare sempre idee nuove in testa, è venuto in mente anche lo “smile food”, che può essere una cosa nuova, sorridere mentre si mangia, che non è male!

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Che è il massimo della convivialità!!!

Giovina Cristallo, il direttore commerciale di OLTRE, fan di Lino Banfi, interviene: Maestro, scusi, un po’ questa idea l’ha anticipata nel film “Roba da ricchi”, l’imprenditore che lei interpretava, Aldo Petruzzelli, aveva fatto i soldi, commercializzando le orecchiette con il packaging preconfezionato comprensivo del ragù di braciole.

Banfi: Sì, è vero! C’era anche una strepitosa Laura Antonelli, che parlava con l’accento pugliese! Eravamo molto legati. Lei prese delle lezioni di pugliese, una full immersion di una settimana, per interpretare quel film! Ho saputo poi dai giornalisti quando lei è morta che aveva lasciato un biglietto, avvisate Lino Banfi se mi dovesse succedere qualcosa! Non solo in quel film, però! “Sabato, domenica e venerdì”, un film episodico, in cui eravamo protagonisti dei singoli episodi io, Celentano e Pozzetto, io sposo una giapponese, interpretata dalla Fenech, e apro una orecchietteria a Tokio, e questo è un film di minimo 40 anni fa! “Film in cui io, truccato da giapponese e con l’accento tipico, dico agli avventori del ristorante cosa plendete?:

“olecchiette con coda di pesce cane, olecchiette con coda di balena o olecchiette di cime di lapa che è la nostla specialità”!

Ecco com’è nata l’orecchietteria!

Ormai va a gonfie vele il ristorante a Roma!

Una cosa che mi diverte molto: ci sono nel menu le orecchiette alla “Porca puttena” che sono piccanti. Il ristorante è vicino al Vaticano.

Vengono molti pretini e suore.

Quando ordinano magari chiedono: due tradizionali (che sono quelle con la braciolina) e uno…E io: non ho capito, suora? Non dicono uno alla “Porca puttena”, diventano rossi!

A proposito di Edwige Fenech, Laura Antonelli, Barbara Bouchet, Nadia Cassini e Gloria Guida, tutte donne stupende, lei ha girato molti film della Commedia all’italiana con loro a pochissimi chilometri da qui, a Trani, lì giravate tantissimo.

Film considerati come B movies, divenuti invece ora degli assoluti cult!

Alla luce dello straordinario lavoro che sta facendo l’Apulia Film Commission, molti dei film italiani vengono girati in Puglia, sarà per la luce, per il mare straordinario…

Continua Banfi: “sarà perché si sta bene, si mangia bene, c’è bella gente, per i luoghi”

Se fosse nato in altri tempi forse non avrebbe sentito l’esigenza di migrare, di andare fuori, sarebbe rimasto qui? Ora ci sono più chances probabilmente?

Eh, tante di più per i giovani!

Per loro è un po’ più difficile perché si è ristretto il numero dei film che si girano, però hanno più possibilità di mettersi in luce, dal punto di vista virale. La tecnologia li aiuta.

Ad esempio, ho fatto questa pubblicità con Fedez che andrà in onda fra un pò.

Io e lui due mondi completamente diversi. Due età diverse. Lui mi disse, Lino, prima eri virile quando lavoravi con la Fenech, ora sei virale! Ecco rende l’idea! Ora i giovani hanno più possibilità.

Però tornando alla mia città.

Ho fatto un calcolo con mio figlio Walter, io in tutti i film che ho fatto, le trasmissioni tv, i varietà, ecc…, avrò nominato la Puglia, Canosa, Barletta, il nostro territorio almeno 2000- 2500 volte.

Uno spot continuo!

Mi ricordo che un giorno con Alberto Sordi, quando stavo girando la quarta o quinta serie di “Un medico in famiglia”, ci siamo visti ad una cena di beneficenza, eravamo seduti vicino e lui mi disse: “E te, quanno ricominci cor nonnetto?” Io gli risposi: Albè, ma tu sei più vecchio di me e mi dici nonnetto?

E lui: vabbè ma er nonnetto lo fai te in televisione! Segno che lo aveva visto! Mi disse: M’hai rotto tarmente li cojoni con questa Canosa, che l’altro giorno ci sono passato e me volevo quasi fermà!

Questo è un concetto importante, non perché lo abbia detto un grandissimo personaggio come Alberto Sordi, ma perché io ero un martello pneumatico per la Puglia.

Nei primi anni ’70, per esempio, mentre stavo per conoscere Aldo Moro a Bari in Prefettura, incontrai un certo onorevole Pinuccio Tatarella che disse a Moro, Presidente, noi dobbiamo fare il cesto di prodotti pugliesi con Lino Banfi, che lui li farà conoscere in tutto il mondo, e Moro gli rispose, sarebbe una bella idea!

Quindi non è una cosa che nasce adesso. Fra un po’ mi auguro che in tutti i supermercati ci saranno anche i miei prodotti con il marchio Bontà Banfi. Se dovesse andar bene al marchio sono già interessati COOP, Conad, Esselunga!

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Quale è la qualità caratteriale imprescindibile per fare l’attore?

Intanto essere altruista, se sei assolutista in questo mestiere dopo un pò finisci. Puoi essere il più grande attore del mondo, ma un grande uomo come Dino De Laurentiis diceva “caro Lino, il grande successo si ottiene essendo attori anche al 65-70%, ma uomini al 120%”. E che significa, commendatore? – chiedevo io. “Vuol dire che quando l’artista è vero artista, come lo sei tu, è soprattutto uomo!” A quei tempi lui mi diede una esclusiva per un po’ di anni, io facevo tutti i film con Alighiero Noschese, Enrico Montesano, e lui aveva sentito dire che questo certo Lino Banfi, una volta, mentre stava girando e faceva freddo, aveva ceduto la sua sedia dove c’era scritto il suo nome, ad un vecchio generico che stava lì in attesa in piedi e al quale tremavano le gambe.

Non è che lo fanno tutti! Da lì lui capì che l’altruismo è basilare.

Sai quante volte io sussurro agli attori più giovani che lavorano

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con me, mentre giriamo, spostati, spostati che non stai nella luce?

E questo non è da tutti! Tutti mi vogliono bene, questo vuol dire che puoi avere lunga vita come attore. Perché poi non sei più protagonista da vecchio, ma puoi fare comunque una partecipazione oppure il nonno.

La nostra ultima domanda agli imprenditori o agli uomini di eccellenza pugliesi è cosa vedete OLTRE? Al di là dei suoi progetti, cosa vede OLTRE anche per la nostra regione?

Per la Puglia vedo cose migliori, anche perché guardo con l’occhio dell’anziano. Sono sempre stato uno che fissa le persone e capisce molto di loro da come stringono la mano, da come si presentano, adesso di più, perché sono portato a riflettere di più e a capire.

Vedo la Puglia oltremodo rinnovata.

I figli dei proprietari terrieri di una volta, che hanno ereditato le masserie, hanno studiato e sono diventati agronomi, quindi la Puglia è già OLTRE! Però quando uno arriva a 82 anni, ha paura a guardare molto OLTRE, dice “accundandamece” (accontentiamoci)! Quindi io oltre due-tre anni non vado! La Puglia la vedo bene!!!

Grazie, maestro! Un saluto da tutti noi del magazine OLTRE e un abbraccio da tutta la Puglia che la ama!

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Interview to the italian grandfather, Lino Banfi You have been the first testimonial of this incredible region, the Puglia, you made up a slang to be identified as Apulian, that then everyone started to consider the Apulian dialect, identifying you with the region. How much has been difficult to impose yourself in the national scene in a period where nobody used to talk about Puglia yet?

I am happy you used the term difficult, because it was extremely difficult.

Maybe it would have been difficult in another moment too, maybe it is difficult also now, but in that moment it was very difficult, because there were more obstacles. Many Apulian people of the intellighenzia (nowadays there are only a few of them fortunately!) never considered me! They always negated to be Apulian citizens, they always said we come from the south, we are not pugliesi; some of them, also artists of my sector, when the topic was Banfi, they used to say he is not from Puglia, it is a thing to make people laugh, a kitsch thing. I lived with these social biases, I had to win these difficulties! But I made myself this speech, I want to be an artist, I never wanted to do other jobs! Even when my father, my family and friends with the “wonderful mindset” we have, told me: “vabbù, vole fè l’artist, ma come mestiere?”. And it is still like that, I guess they say the same thing to a guy who wants to do this job. I had to win first of all these obstacles and then all the others. Then slowly I continued and I did it with determination. We, young men from the south of the 1950’s generation, used to go to Milano (we were the first immigrants), before those who arrive today with the boats, with the difference we went by train. I arrived there with a luggage bounded by a foulard, without twine, but it still was a miserable luggage! During that period they used to divide us once arrived in the station of Milano, there were caporals from Puglia asking what we were able to do.

When it was my turn I used to say I was a student since I was just finishing my studies… and now? What do we do? – asked the caporals themselves – anyway I was able to find these random jobs, like the abusive parker of cars.

I slept in the gates, in the buildings under construction, in the train station with the homeless people, but I never stopped saying I wanted to be an artist, and when the other guys like me cried and said “come back home, why do we stay here? what a bad life we live! What a great disappointment!”, I used to answer them “no, you go if you wish, one day I’ll sign autographs and I’ll be famous!”.

So if we start from this premise, you can imagine how much I then considered the opinion of the intellighenzia from Bari saying that I was ruining the idiom, like if it was a language we study at school!

Then all these intellectuals, after years, changed their mind and today tell me: 16

Banfi, I am ashamed to tell it but I could not see you before, I could not understand which language were you speaking, but now I think you have been a school-opener.

And that is true!

There was nothing from Puglia. Every year when RAI used to transmit the farces from every region in tv, the Sicilians were represented by Pirandello or Angelo Musco, Naples citizens by the “Scarpettiana”, Apulian people didn’t have anything. I told myself I had to invent my own language, because at the beginning when I started to do the first programs with RAI, to have that small space and impression the audience, I had to invent the “cravattola, la camiciola”, with this voice in falsetto I built my character.

And it worked! Nowadays I feel Checco Zalone’s father, that I love, and of Genny Nunziante.

If it was not for you maybe they would have not arrived neither.

They are true funny guys and with a real culture. They are very good, they grew them up on their own. When they came to propose me that small part in “Quo vado?” I said “No guys, I have done more than 100 movies as main character and a lot of programs in tv and then in our dialect ma proprio sta figura d’ merd devo fare?” and I remember they almost kneel down next to me as a joke.

“Mentor, you owe us this because it is a tribute for you since you opened us the road!” It made me happy! And they convinced me to do that role as a senator.

I did this long premise to tell you that yes, I passed through many problems, but now mine has become a real language.

Why are you here in Canosa during these days?

I came here in Canosa to move a little bit the waters in order to make this city patrimony of UNESCO, because it deserves it. I’m also making a spot. I wondered myself why Matera yes for the stones, Alberobello yes for the trulli, I am also Alberobello’s honorary citizen, and this city where I lived, Canosa, even if I was born in Andria, cannot become patrimony of UNESCO, with all the things have been discovered here?

Wonderful! A great love for the territory!

It looks like it is necessary to wait some years, I cannot wait for so long, I’m 82 years old!

You carry them incredibly well!

I said we need to be faster.

Patrizia Minerva, president of the club for the UNESCO of Canosa, told me if we start from the top we can do it!

But I can start from the Toppest one, right from him! I asked him how many years still?

They started a reunion, it has been a long meeting, maybe because He is very busy in this period with all the assholes

who live in the world, together with San Pietro they need to work so much! And they decided: you still have 8-9 years!

But it looks like they are not enough so we need to go faster! I particularly care about this topic, the pugliesità!

On the first of June I have been invited to the Quirinale for the ceremony of the Republic, as every year since when I have been appointed as Cavaliere di Gran Croce, it looks like it is the highest honor that you can obtain in Italy!

And this time the ceremony has matched with the entrance to the Quirinale of the new government, and of our Giuseppe Conte, our because he comes from Puglia too.

When I saw him I said: President, I can be informal, because you are a raghezzo! And he answered: sure, Lino! “I have to say hello for three reasons: For italianità (I am an Italian and I want to know the new President of the Council), then for corregionalità (for coming from Puglia), but also for romanistità (because you are also a Roma fan!).

Everyone welcomed me so well from Salvini to Di Maio.

It means I have sowed in a good way.

We will talk also with these influential people from the political perspective in order to reach our goal for this city, if it will be necessary! But to became patrimony UNESCO, the mindset has to change, first of all the one of some citizens of Canosa.

It is necessary to culturally grow.

It shows up like a lupus in fabula Giampaolo Sardella, actor and show man from Canosa who is in the Hotel D’altavilla to meet a friend.

You see? He has done many funny things in his life. I can imagine how many things he had to pass through, because even today there is still the prejudice: but what do you want to do?

Sardella intervenes: c eve facenne?

All people from Puglia, from Salento to the Gargheno, should join the forces and start to think different, not attacking each other. When sometimes I got invited to talk in the universities, I always say one thing: when the Puglia will stop to perpetrate the “nemo propheta in patria” as a mindset, we will go on. The difference between us and those from Rimini, for example, who do not have a sea comparable to ours, far thousand miles from our earth, our cuisine, is that they are a coalition, they play as a team.

In this way all the territory grows.

I wish one day all Apulian people will think it like that.

Talking about pugliesità, the territory, it has just opened a restaurant in Rome named Orecchietteria Banfi, the orecchiette is the symbol of the cuisine from Bari and Apulia.

I explain you how the idea was born. The idea was not born with the orecchietteria, I was working since two years to this project that is named Bontà Banfi, I’m investing a lot of money, but I want to

do things right.

I love my family, I built this building strong, I’m very attached to my wife who is not very well now… after 56 years of marriage, 10 years of engagement, these things are ripping my heart out! Now that we could have enjoyed the life! So I told myself: what am I leaving to my children who have always done the job “Lino Banfi’s children”? Rosanna is an actress but she does not work always.

I need to leave something to them! So I remembered my father, Riccardo, he used to say: Vu fe’ l’artiste? E u mestire che vu fe’ quale iai? and he too understood later that the two things matched.

So I told myself, since I loved my father so much, maybe I can make him happy after my 80s: I’ll work! I started to understand how to create a brand. I’ve been nominated by the President Michele Emiliano, ambassador of Puglia in the world, so I have the right cards! I thought that if I create a brand that documents and guarantees that the product is good, with the brand of Banfi that says “believe me the product is valid, I can talk you about traceability, from where the product comes or the wheat used”, it may be a good idea! It takes time – they told me – as for the UNESCO’s point, but if you run you can see the results. I run to see the fruits before the time. My daughter Rosanna and my son Walter agreed: “yes, it is a good idea, your face on the bottles of oil, or wine, on the package of taralli” all right. What if we do something that remains to us?

Concerning the products from Puglia?

Something apparently simple like the “Orecchietteria Banfi” for example.

I thought about it and I approved it.

We found the place and we did things big since the beginning, in fact it is a success. I don’t know how people wait 30/45 minutes outside just to enter! I usually don’t go there, I let my children manage it.

My faces are everywhere, some scenes of my movies are on the walls, but when I go I noticed it works, people always laugh. Look, they say, this is the commissary Logatto, this is the joke of “Vieni Avanti, cretino!”. And I had also the idea of the “smile food”, that may be something new, smiling while you eat, it is not bad!

That is the maximum of the conviviality!!

Giovina Cristallo, the commercial director of OLTRE, Lino Banfi’s fan, intervenes: You anticipated a little bit this idea in the movie “Roba da ricchi”, the entrepreneur you interpreted, Aldo Petruzzelli, became reach selling the orecchiette with the packaging including the crumble ragù.

Banfi: yes, that’s true! There was also an amazing Laura Antonelli, who spoke with the Apulian accent! We were very close. She got some lectures of Apulian dialect, a full immersion lasting one week, in order to play that movie!

I then knew from the journalists that when she died she left a paper, communicate it to Lino Banfi if something happens to me!

Not only that movie! “Sabato, Domenica e venerdì”, an episode movie, where the characters of the single episodes were me, Celentano and Pozzetto, I marry a Japanese girl, played by Fenech and I open an orecchietteria in Tokyo, and this is a movie of at least 40 years ago!

This is how the orecchietteria was born!

The restaurant in Rome goes very well!

A thing that makes me smile: in the menu you can find the orecchiette “Porca puttena” that are spicy. The restaurant is close to the Vatican. There are a lot of priests and sisters among our guests. When they order they ask: two traditional ones (that are those with the crumble) and one… and I: I didn’t understand it? They do not say “Porca puttena”, they get embarrassed!

Talking about Edwige Fenech, Laura Antonelli, Barbara Bouchet, Nadia Cassini and Gloria Guida, these wonderful women, you played several movies of the italian comedy with them at few kilometers from here, in Trani. Movies that were considered of a B category, that have become now cults! Thanks to the incredible work of the Apulia Film Commission, several Italian movies are registered in Puglia, maybe for the light, for the amazing sea…

Banfi continues: “maybe because you feel well, you eat well, there are beautiful people and places”

If you were born in another period you would not have the need to emigrate, to go away, you would have stayed here? There are more chances now?

Yes, there are more chances for the young people! It is a little bit more difficult because the number of registered movies has decreased but they have more opportunities to get people to know them, from the viral perspective.

The technology helps them for example, I registered this spot with Fedez that will be on tv in a while. We are part of two different worlds. Different ages. He told me, Lino, you were manly when you used to work with Fenech, now you are viral!

This transmits the idea! Nowadays the young people have more opportunities.

Coming back to my city. I did some math with my son Walter, in all the movies I have done, the programs etc.… I nominated Puglia, Canosa, Barletta, our territory, at least 2000-2500 times.

An endless spot!

I remember one day with Alberto Sordi, when I was registering the fourth or fifth season of “Un medico in famiglia”, we met at a charity dinner, we were sit close and he told me: “e te, quanno ricominci cor nonnetto?” I answered: Albè, you are older than me and you tell me nonnetto?

And he answered: but you are a nonnetto in the tv! Sign that he watched it” he told me: you broke my balls with this Canosa until the point I was going to stop there

the other day while I was traveling!

This is an important concept, not just because said it a great person like Alberto Sordi, but because I was a jackhammer for Puglia. In the first ‘70s for example, while I was going to meet Aldo Moro in the prefecture in Bari, I met a certain member of parliament Pinuccio Tatarella who said to Moro, President, we have to do the backet with the Apulian products with Lino Banfi, he will make them be known all over the world, and Moro answered, it would be a great idea!

So it is not a thing coming to light today.

I hope that in a while there will be in all the supermarkets my products with the brand Bontà Banfi. If it goes well COOP, Conad and Esselunga are already interested to the brand!

What is the essential characteristic for an actor?

First of all being altruist, if you are selfish in this job you stop almost soon.

You can be the biggest actor in the world, but a great man like Dino De Laurentis used to say: “Dear Lino, the real success is obtained being actors at 6570%, but 120% men”. And what does it mean? – I asked. “It means that when the artist is a real one, like you, he is first of all man!”. At that time he gave me an exclusive for some years, I did all the movies with Alighiero Noschese, Enrico Montesano, and he heard that Lino Banfi, once, while he was registering and it was cold, left his chair with the name to an unknown old man who was standing there with his legs shaking. It is not a common thing! I learnt from him that altruism is fundamental. Have you an idea of how many times I suggest to the young actors that work with me, while we play, move, move, you are not under the light? And this is not for everyone. Everyone loves me, this means you can last as actor. Because you are not a main character when you are old, but you can still do a participation or the grandfather.

Our last question to the entrepreneurs or the excellence people is what do you see beyond? Beyond your projects, what do you see for our region?

For Puglia I see better things, also because I look at it with the eye of the old man. I have always been a person who uses to look at people and understands a lot from the way they give the hand, they introduce themselves, nowadays even more, because I’m led to think more and understand. I see a renovated Puglia.

The children of the previous farmers, inherited the farms, they have studied and they become agronomists, so Puglia is already beyond! But when a man is 82 years old, he is ashamed in looking too much beyond, he says accundandamece (let’s settle)! So I don’t go over two or three years! But I see well the Puglia!

Traduzione inglese a cura di Irene Cristallo

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PH Rino Gorgoglione ANDRIA (BT)

INTERVISTA

SAL TO DELL’AC CIUGA il mare protagonista, dentro e fuori. di Annamaria Natalicchio

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TRANI

SALTO DELL’ACCIUGA

il mare protagonista, dentro e fuori.

SAL TO DELL’AC CIUGA

“Là dove l’Adriatico già promette lo Jonio e perde il verde acidulo sotto le squame d’un azzurro tiepido e denso, questa città, Trani, eleva un duomo alto come un’acropoli e una torre che ne misura la distanza dal cielo”, così lo storico dell’arte Cesare Brandi a proposito di questa meraviglia di città da vertigine.

Da vertigine come il confondersi della linea di demarcazione tra cielo e mare, come il profumo intenso dello iodio e della salsedine che ti entra nelle sinapsi appena dopo le nari, come i moti delle maree incessanti e carichi di energia. C’è a Trani un luogo privilegiato per avere un contatto intenso e indimenticabile con quel mare e con quelle sponde, il mare della Baia del pescatore, lì dove ora insiste il Salto dell’Acciuga. È il maître à penser Francesco Fisfola che ne ha suggerito il nome, ispirato dal titolo di un libro di Nico Orengo. Questo luogo racconta di una storia bella tra amici-soci, ciascuno con il suo sguardo sul mondo, ognuno con la sua peculiarità che ha trasformato quel salto da balzo nell’ignoto ad attività di successo. Un chiringuito sul mare con cucina. Semplice, essenziale, senza sovrastrutture a coprire quello che già è tutto di per sé, il mare. È luogo dell’anima. È l’approdo felice di chi, mentre degusta, raccoglie le emozioni, riassetta i pensieri, dialoga con se stesso e con il suo commensale. Vive.

Vive e respira mare.

Una compagine assortita, 4 soci, con estrazioni diverse, ma tutti determinati, 4 generali ma assolutamente complementari, ognuno para il difetto dell’altro o ne amplifica il pregio. Qui però si respira un clima molto goliardico.

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F

rancesco Fisfola: “il Salto dell’Acciuga” nasce due anni fa. Beppe Iannone, un’istituzione nell’ambito dei locali della movida e della ristorazione, la sua storia nasce infatti con un lido storico di famiglia che è Bagni Teti a Barletta, ma poi colleziona successi su successi nel nord barese, ogni anno mi chiamava per chiedermi di aprire un locale insieme.

Non era il mio mestiere, e quindi gli dicevo di no. Sin a quando non mi ha portato qui giù, che per me è un luogo dell’anima, della mia infanzia, dove ho imparato a nuotare.

Mio padre mi portava qui in questo sciale in cui si vendevano cozze e provolone, nella più tipica tradizione degli andriesi a Trani.

Aggiungerei nella più tipica tradizione pugliese in generale.

Tant’è che uno dei piatti del nostro menu è cozze, focaccia e provolone in omaggio al piatto che questo signore che era qui 30 anni fa offriva. E così, tornando alla richiesta insistente di Beppe, non ho potuto dirgli ancora di no. Gli impegni per il Festival (Francesco Fisfola è il direttore di produzione di uno dei Festival più importanti d’Italia, Il Festival internazionale Castel dei Mondi ad Andria ndr), e anche per

il resto della vita erano pressanti però questa era una questione di cuore, che avevo rinsaldato qui a Trani nel 2013 quando avevo curato il Trani International Festival (TIF).

Il momento di decantazione mio e del mio socio di Trani in quell’avventura, Niki Battaglia, era quello di venire qui a bere una Peroni sui ruderi di questa terrazza.

Da quel giorno Beppe Iannone ha preso la concessione, e io gli ho detto di sì a tre condizioni: che il nome glielo avrei dato io, che il mood lo avrei ispirato io e che avremmo impostato una cucina ancestrale: dovevamo fare in modo che gli avventori ricordassero la cucina della nonna al primo morso.

Noi siamo un chiringuito con cucina, non siamo un ristorante vero e proprio, tant’è che diciamo ai nostri clienti: se avete intenzione di dedicarvi un po’ di tempo siete nel posto giusto, se avete voglia del mordi e fuggi questo non è il posto per voi.

Ciò non vuol dire che non abbiamo perfezionato il livello di cucina e il livello di servizio!

Nasce così il Salto dell’Acciuga, perché parecchi anni fa avevo letto il libro di Nico Orengo, in cui si parlava di Liguria e Piemonte, di questo legame tra questi posti che morfologicamente non hanno pianura,

hanno monti e mare, la costiera, le Cinque Terre, sino al Piemonte, l’acciuga nella “bagna cauda” è fondamentale per esempio. Lui, Orengo, dice che questo pesce è un elemento determinante dei popoli che vivono al limite, con dei tempi lentissimi dettati dalla pesca delle acciughe, che lega dal punto di visto emotivo e sentimentale queste popolazioni: ne è l’alimento base, poverissimo ma essenziale.

L’acciuga è uno dei miei pesci preferiti, lo mangerei in qualsiasi tipo di declinazione, dal classicissimo burro e acciughe allo spaghetto con acciughe pan fritto e finocchietto selvatico che è uno dei nostri piatti forti, e non poteva essere diversamente.

Mi piace il suono del nome. Quando i miei soci, perplessi, soprattutto Leo Santomauro, cominciarono a fare un’elaborazione di marketing sul nome, io sono andato dritto per la mia strada e ho detto loro di stare tranquilli, che proprio per la stranezza del nome, avrebbe funzionato da morire. E ha funzionato tantissimo! Abbiamo la fortuna di essere 4 generali: io, Beppe Iannone, Leonardo Santomauro (che è uno storico PR tra i più importanti del mondo della notte), Massimo De Lucia, che è stato una scoperta.

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È successo che ci siamo chiamati a catena. Beppe ha chiamato me, io Leo, Leo ha chiamato Massimo.

Abbiamo preso i nostri reciproci suggerimenti per le forze da mettere in campo a scatola chiusa, ci siamo incontrati qui, ci siamo affidati e fidati, pur avendo delle personalità fortissime.

Ci siamo scoperti, siamo difficili, ognuno ha la sua posizione, io passo per il prepotente, invece ho fatto da mediatore per tutto il tempo, Massimo è un silente MacGyver, riesce a montarti qualunque cosa insieme a Beppe.

C’è una forte sintonia, tant’è che quando facciamo i lavori io sono più proiettato al senso estetico, Massimo è una sicurezza, una spalla forte, così come Beppe, con Leo ho un rapporto fraterno, più che amicale. Però, per dirti, per quanto riguarda Versante est, la terrazza qui a fianco che abbiamo inaugurato da pochissimo, io non ho mai seguito i lavori, Massimo De Lucia e Beppe Iannone sono stati sempre lì. Lui, Beppe, è un terremoto, uno che se c’è un problema, un secondo dopo ha trovato la soluzione, Massimo è uno che ascolta in silenzio, e mentre tu ti stai chiedendo come facciamo? lui ha già fatto.

La compagine è variegata, con personalità fortissime, ma assolutamente complementari, ognuna para il difetto dell’altro o ne amplifica il pregio.

Hai parlato di ristorazione, hai detto che siete un chiringuito con cucina. Sempre più persone si improvvisano nella ristorazione, che invece è cosa seria, come avete deciso di intraprendere questa avventura?

Francesco: Posso dirti una cosa che dice sempre Massimo De Lucia? La gente scappa dalla ristorazione, noi invece ci siamo buttati. Non abbiamo pensato a cosa ci avrebbe prodotto più reddito, abbiamo pensato a cosa questo posto che naturalmente è uno spettacolo, un valore aggiunto a prescindere, può evocare. Ecco perché l’intervento architettonico è stato minimo. Siamo partiti così, e ti dico che la scelta della ristorazione è una scelta rischiosa, che la nostra predisposizione al cliente è di dare il massimo, non ci risparmiamo, finalizziamo tutto alla soddisfazione del cliente non al risultato economico.

Del nome abbiamo già parlato.

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Quale è stata la vostra ispirazione per la struttura? L’intervento sul luogo non è stato invasivo del contesto naturalistico, anzi, tutto è a basso impatto ambientale, c’è un grande utilizzo di materiali naturali come il legno.

Abbiamo seguito pedissequamente le indicazioni della Soprintendenza, ma non ne avevamo bisogno perché non volevamo aggiungere altro. Dell’aspetto architettonico si è occupata la mia compagna, l’architetto Adele Marcello, con molto gusto.

Per i colori la predominanza di bianco e dell’azzurro, vi siete ispirati a Grecia, Formentera? Oppure sono i colori del Mediterraneo?

Sono i colori del mare. Tutto è in armonia con l’ambiente. Anche i cuscini che Massimo ha realizzato, sono cuscini di juta che quasi si confondono con la pedana.

C’è gente che vuole cenare lì, sugli scogli. Interviene Leo Santomauro: quando noi siamo arrivati qui la

prima volta a fine febbraio, abbiamo deciso di costruire un posto da vacanza, abbiamo fatto degli spot lo scorso anno puntando proprio sul concetto di vacanza a casa propria.

Era uno dei pay off del 2017. E quindi i colori, i materiali evocativi dei posti in cui tu arrivi e dici io mollerei tutto, vivrei qui, mi aprirei un chiringuito sulla spiaggia.

Questo è sicuramente un luogo dell’anima e di meditazione, convive in assoluto equilibrio con il mare, però fa parte di un disegno più ampio di riqualificazione del lungomare Colonna, che per anni è stato quasi abbandonato, questa è la Baia del Pescatore.

Francesco: nella suddivisione dei compiti l’iter burocratico lo ha espletato Beppe Iannone, non ci ha fatto pesare niente.

Quando abbiamo pensato di fare questo posto potevamo decidere di sfruttare la nostra concessione, solo la terrazza, lasciando stare la SEGUE>

parte sottostante, solo che per rispetto alla nostra idea, a questo posto meraviglioso, alla clientela, alla natura, non potevamo non mettere mano alla pedana che non riguardava in quel momento la nostra concessione che era ad assoluta fruizione del pubblico, e abbiamo deciso di fare una pedana anche nella parte che era per i bagnanti. Abbiamo rifatto il granigliato all’ingresso della struttura, che aveva buche anche di due metri.

Per altro qui se non erro c’è anche l’accesso per i disabili.

Si, c’è tutto, è tutto a norma, abbiamo avuto attenzione per tutto.

Qualcuno si è spaventato perché pensava diventasse nostra zona commerciale, non abbiamo messo mai un tavolo. La parte più vicina al mare è rientrata nella nostra concessione solo quest’anno e solo in alcune pochissime occasioni, quando siamo in overbooking e qualcuno vuole festeggiare magari il suo compleanno ad un centimetro dal mare, posizioniamo dei tavoli, altrimenti dalla mattina rimane ad esclusivo beneficio dei bagnanti, che vengono qui gratuitamente, prendono le nostre sdraio gratuitamente. E questo è importante perché è un servizio.

Mi rivolgo a Leo Santomauro: 24

Avete una clientela eterogena, in barba a tutti gli studi di target, quanto è importante per un avventore riconoscersi in un luogo e riconoscere una figura carismatica di quel luogo come punto di riferimento?

Leo: Alla fine le persone scelgono i luoghi, noi dobbiamo essere bravi a farli sentire a casa.

Io non sono d’accordo per esempio (è Fisfola che parla).

Leo: Se questo posto fosse stato un luogo normale, ai primi errori commessi, dovuti anche alla fretta di aprire in corsa, a stagione iniziata, l’anno scorso, avremmo chiuso, mentre di base in questo posto c’è una bellezza in grado di far superare tutto.

Tu sai che io vengo dal mondo delle discoteche, e alla fine i progetti vincevano se la gente intravvedeva nel posto quello che cercava. Altrimenti puoi essere il PR più bravo del mondo, ma la gente non ti segue.

Fisfola: La nostra bravura, se c’è stata, è quella di aver toccato questo luogo il meno possibile. Potevamo impostare un mood molto festaiolo, e questo posto si prestava parecchio, abbiamo deciso di evitare. Per esempio per il Festival Castel dei Mondi ad Andria parliamo sempre di “colto e popolare”, in maniera tacita abbiamo riportato e replicato questo concetto. La nostra clientela è varia,

qui arriva bellissima gente, che viene a godersi un momento, viene a dedicarsi del tempo, questa è stata una scelta sicuramente agevolata dalla straordinarietà del posto che vale tutto loro del mondo già da sè!

A Beppe Iannone: Francesco ti ha citato per la tua esperienza di anni nei locali, nel campo della ristorazione, Bagni Teti, Ipanema club a Barletta.

Lo introduce Fisfola: Lui è stato uno dei punti di riferimento storico per il dopo movida del nord barese. Lui ha aperto la cornetteria a Piazza Teatro a Trani, Los Cornetteros si chiamava, uno dei posti più frequentati agli inizi degli anni ’90. Lui ha avuto sempre questa capacità intuitiva, se tu parli con lui sta già pensando al prossimo locale. Interviene Beppe: Prossimo locale che dobbiamo fare insieme!

Perché? Quale è la spinta?

Beppe: per soddisfazione personale.

Devo trovare sempre nuove sfide.

Francesco: è la sua personalità.

Noi siamo 4 personalità che non si lasciano mai stare, potremmo adagiarci sul nostro e invece siamo sempre alla ricerca di ciò che sta per accadere!

Siete dei tormentati proattivi.

Francesco: Beppe fa un mestiere pubblico, poi fa l’imprenditore, poi fa l’allenatore di calcio, ha fatto di tutto nella vita.

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I plus di questo luogo? Perché uno dovrebbe venire qui? A parte per respirare mare?

Beppe: Io ho visto questo posto nel 2013 quando ho rilevato uno stabilimento balneare che è qui di fronte: Lido Colonna, in società con altri soci tranesi. Prima di vedere Lido Colonna, non avevo mai visto questo tratto di mare, perché era nascosto, dalla strada non si vede. È stato amore a prima vista. C’era una struttura diroccata. In 4 anni siamo riusciti con questi soci ad avere la concessione. Poi si è pensato che questo posto sarebbe stato bello anche di sera, ne ho parlato con Francesco e man mano ha preso l’aspetto che ha ora. Non ci sono stati lavori importanti: abbiamo messo le pedane, una copertura, ma niente di invasivo. Il posto è bello di suo. Qui vieni e ti rilassi.

La filosofia dei piatti rispetta il concetto del tradizionale però evoluto, per un pubblico eterogeneo?

Beppe: Tenuto conto che noi abbiamo iniziato in una maniera e poi man mano abbiamo ritarato, la scelta del menu è stata di Francesco e ci siamo messi a cercare il personale giusto per il locale, cosa che non è accaduta i primi tempi, quando abbiamo aperto, perché eravamo già in piena stagione ed era già stato assunto altrove.

Abbiamo avuto delle grandi criticità all’inizio.

Fisfola: prima ancora di una società siamo un sodalizio. Ci rispettiamo molto.

Leo: è un posto che non vogliamo snaturare, volevamo renderlo un posto di chi vuole mangiare, fare l’aperitivo, bere un calice di vino o mangiare una frittura. Quest’anno abbiamo la gaubaneria, panini di pane tailandese cotto a vapore con il pesce, e ciò avviene nella zona relax, con musica mai invasiva.

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Anche quando abbiamo la programmazione artistica, i dj suonano sempre sonorità lounge. In questa maniera manteniamo un determinato target di persone. Se qui facessimo musica disco violenteremmo il luogo.

Interviene Fisfola: però 6-7 feste le dobbiamo fare! Per fare fatturato!

Si ride!

Voi avete il mare dentro?

Beppe: Io sono nato sulla spiaggia, ho imparato prima a nuotare che a camminare.

La mia era una domanda più di carattere filosofico, questi moti interiori che assomigliano molto alle maree, moti incessanti.

Beppe: chi ama il mare sarà sempre libero.

Francesco: si, nel senso che è uno dei film più belli che abbia mai visto. Sì, noi ce l’abbiamo tutti il mare dentro. Massimo per esempio è uno che ha una emotività, un’empatia nei confronti del mare unica.

Leo conosce a mena dito tutta la costa della BAT, lui è il personaggio perfetto per un posto come questo. Io vado al mare dal 25 di marzo al 15 dicembre.

Leo: Siamo innamorati del mare.

Francesco: vuoi sapere la verità?

In questo posto ogni tanto mi dà fastidio che ci sia gente. Me lo vorrei guardare per i fatti miei. Infatti in quei pochi giorni in cui piove me lo godo più di tutti. Ma non è per snobismo nei confronti dei clienti, ma per grande rispetto nei confronti del posto stesso!

Ora mi calo l’habitus dell’imprenditore. Una delle cose fondamentali di questa nostra attività è il personale. Nel senso che i ragazzi che vengono qui a lavorare sono innamorati anche loro del luogo, quello che noi chiediamo prima ancora della professionalità, è l’armonia fra di loro, credo che faccia rendere al 100%. Prima di tutto dobbiamo essere una famiglia noi!

Non gestite solo il Salto dell’Acciuga, ma anche il Fico di fronte alla darsena a Trani. È un impegno importante.

Leo: Quella è stata una follia! Una follia di Pasqua. Avevamo dei contatti con i vecchi gestori, ed eravamo in trattativa, appena ci hanno dato le chiavi, ed era un mercoledì, il venerdì successivo abbiamo inaugurato con la nostra gestione.

Voglio dire una cosa a proposito del Fico: il Salto dell’Acciuga è replicabile, nel senso che ci saranno milioni di insenature nel mondo in cui fare un locale del genere, ma quello scorcio, con quella vista della Cattedrale, lì, davanti alla darsena, con le barche, ha una magia tutta sua, è un luogo irripetibile. E non lo molleremo almeno per 8 anni.

Quest’anno lo abbiamo aperto nel format che già aveva, ci abbiamo messo un po’ del nostro, soprattutto nella ristorazione. Ma dall’anno prossimo investiremo anche lì. Merita!

Beppe: per il Fico ero davvero il più restio, invece devo dire che Leo ha avuto molto fiuto. Il merito di quel posto è suo al 90%!

A fine estate lo inquadreremo secondo la nostra visione.

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Parliamo invece della novità dell’estate!

Leo: L’altra terrazza che abbiamo preso qui accanto ha la stessa ragione sociale, lo stesso assetto societario ma si chiama Versante Est, un nome diverso per dare un input diverso alla clientela.

Il Salto dell’acciuga è quello che vi abbiamo raccontato sinora, Versante Est è la via di mezzo tra il Fico e un locale nostro competitor, ma sempre di amici: Il Vecchio e il mare a Trani. Noi vogliamo essere in mezzo a questi due format. La mattina solarium, lettini, spiaggia, verso sera american bar, musica tutte le sere, un luogo in cui divertirsi e sopraggiunge Fisfola: fare fatturato!!!

Risate a scena aperta!

Leo: Mi dovete rovinare sempre le poesie!

Francesco: Ma lui è il meno poetico di tutti, non ho capito perché vuole indossare questa veste!

Versante Est è un nome che ha voluto Leo. Questa è la parte est di Trani.

Lui aveva l’idea di dare a tutto questo complesso, a tutta la zona questo nome, anche se poi stava cambiando idea. Si era entusiasmato al nome Frontera che ci avevano consigliato.

Io, Beppe e Massimo ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti: noi di Frontera conosciamo solo l’Opel Frontera che non è neanche par28

ticolarmente bella, una delle macchine meno riuscite in assoluto!

Poi siamo andati a vedere il trabucco a Peschici, per prendere ispirazioni e lì, inchiodato davanti ad un tramonto ho detto a Leo: te lo scordi il nome Frontera, si chiamerà Versante Est. D’altronde il Levante è evocativo.

Leo: Versante Est è una canzone che adoro dei Litfiba, degli anni ’80.

Parlatemi invece della programmazione.

Leo: Il Salto dell’Acciuga è sempre aperto tutti i giorni. Tutte le mattine dalle 8,00. C’è il baretto sulla spiaggia, dalla caffetteria ai gelati.

Poi alle 12-12,30 apre la zona ristorazione, a pranzo e a cena, dalle ore 18-18,30 è aperta la zona aperitivo nella pedana antistante e poi nella parte after dinner c’è la musica dal mercoledì sino alla domenica, per esempio abbiamo avuto Fabio Ricciuti che ha fatto un dj set con vinili e la gente è impazzita. Anche i dj stessi pensano che non si possa violentare questo posto con la musica a palla.

Versante Est invece sarà più proteso al divertimento e all’entertainment. È un posto per 500 persone, faremo selezione. Avrà un American bar con cocktail basic, Il Salto dell’acciuga invece ha una zona Premium bar con il bartender Donato Napoletano perché abbiamo una bottiglieria

molto assortita, soprattutto di gin, io e Francesco siamo follemente innamorati del gin, e quindi abbiamo associato a questi anche una selezione di toniche. Abbiamo dei sodati a seconda della tipologia dei gin: toniche indiane, giapponesi, ecc…

Sopraggiunge Massimo De Lucia, soprannominato MacGyver!

L’idea del pane tailandese, gaubab, è stata tua, vero?

Lo abbiamo provato, poi l’idea è piaciuta a tutti.

Uno dei nostri panini più richiesti è quello con l’abbinamento polpo, stracciatella, e la salsa honey, senape, miele, pepe, ecc…

Cosa vedete OLTRE? Cosa c’è Oltre il Salto?

Massimo: questo è un posto davvero poco ripetibile.

Leo: Smentisco Massimo, voleva già aprire altri due locali così.

Io dico che Oltre c’è sicuramente la volontà di continuare a fare le cose insieme!

Beppe: Oltre c’è il prossimo locale.

Francesco: io non voglio fare più niente insieme! Mi voglio fare le vacanze con loro sì! Si ride!

Grazie a OLTRE da parte di tutti noi!

Annamaria Natalicchio

Salto dell’acciuga The sea is the main character, inside and out Francesco Fisfola: Salto dell’Acciuga opened two years ago. Beppe Iannone, an institution when you talk of night-life and catering, ran a historic, family beach resort known as Bagni Teti in Barletta. It was highly successful in this northern part of the province of Bari, but every year he would call me to ask if we wanted to open a business together. It was not my job, so I said no. Until he brought me here, a place of the soul, of my childhood, here where I learned to swim.

My father would take me to the shore front where you could find mussels and provolone, true to the most typical tradition of the Andriesi in Trani.

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I would add in the most typical Apulian tradition in general.

So much so that one of the dishes on our menu is mussels, focaccia and provolone in honour of the dish that this gentleman, who was here 30 years ago, offered. And so, coming back to Beppe’s insistent request, I could no longer refuse. Commitments for the Festival (Francesco Fisfola is the production manager of one of the most important festivals in Italy, the Castel dei Mondi International Festival in Andria ed), as well as personal commitments did not make for an easy situation but this was a decision made because of the love for Trani which I had strengthened in 2013 when I was in charge of the Trani International Festival. The peak moment of that adventure was when, with Niki Battaglia, my business partner, we would sit here on the ruins of this terrace and drink a Peroni.

It was then that that day Beppe Iannone made plans to obtain the concession, and I said yes on three conditions: that I would come up with the name, that I would inspire the mood of the place, and that we would set up an ancestral kitchen: we would have to ensure that clients would think of “granny’s homemade meals” with their first bite.

We are a chiringuito with a kitchen, we are not a “real” restaurant, so much so that we say to our customers: if you want to give some time to yourself, you are in the right place, if you want a hit-and-run meal, this is not the place for you. This does not mean that we have not perfected the level of cuisine and the level of service!

And so, Salto dell’Acciuga came about, because several years ago I had read the book

by Nico Orengo, which spoke of Liguria and Piedmont, of this link between places that morphologically have no plateaux, they have mountains and sea, the coast, the Cinque Terre, up to Piedmont- Here, for example, anchovies in “bagna cauda” are an essential.

He, (the author), says that this fish is a basic element for survival, with life being paced by anchovy fishing, which is a bond for the people who live here both from the emotional and sentimental point of view: it is the staple food, meager but vital. The anchovy is one of my favorite fish, I would eat it in any way, from the classic butter and anchovies to spaghetti with anchovies, sprinkled with sautéed bread crumbs and wild fennel which is one of our basic dishes, and of course this could not be otherwise. I like the sound of the name. When my partners, especially Leo Santomauro, started a marketing elaboration on the name, I didn’t falter and told

them not to worry, it would be because of the strangeness of the name that we would be successful and it was really successful!

We are lucky to be four generals: Beppe Iannone, Leonardo Santomauro (who is one of the most important PR’s in the field of night-life), Massimo De Lucia, (who was a discovery) and myself. Coming together was a chain reaction. Beppe called me, I called Leo, Leo called Massimo. We blindly and trustfully accepted all our mutual suggestions, we met here, we had faith in each other despite having very strong personalities. We came to know each other, we are difficult, everyone has his point of view, I’m considered the tyrant, actually I have been a mediator all along, Massimo is a silent MacGyver, with Beppe he can put up anything.

There is a strong harmony, so much so that when we work I am more projected to the aesthetic sense, Massimo is rock-safe, a strong shoulder, as well as Beppe. With Leo I have more of a brotherly relationship as compared to being simply a friend.

However, truth to tell, regarding Versante est, the terrace next to here that we have recently inaugurated, I have never followed the works, Massimo De Lucia and Beppe Iannone have always been there. Beppe is a vulcano, if there is a problem, a second later he has found the solution, Massimo is one who listens silently, and while you’re wondering what are we going to do? he has already done it. The team is varied, with very strong personalities, but absolutely complementary, each of us makes up for what the other lacks.

You talked about cuisine, you said that you are a chiringuito with kitchen. More and more people are improvising themselves in the restaurant business which is a serious matter, how did you decide to embark on this adventure?

Francesco: Can I tell you something that Massimo De Lucia always says? People run away from the restaurant business, but we jumped in. We did not think about what would have produced more income, we thought about this place that in itself is already, naturally, a spectacle. A plus value regardless. That’s why architectural intervention was minimal. We started out like that, and I tell you that the choice of going into this business is a risky one, that our intention is always to give the customer the best, we do not save ourselves in this effort, we finalize everything to customer satisfaction, not to the economic result.

We’ve already spoken about the name.

What was your inspiration for the structure?

The intervention on the local area site has not been invasive as regards the naturalistic context, indeed, everything is at low environmental impact, there is a great use of natural materials such as wood.

We diligently followed the indications of the Superintendency, but we really did not need them because we did not want to add anything else. My partner, the architect Adele Marcello, has tastefully cured the architectural aspect.

Regarding the colours, the predominance of white and blue, have you been inspired

by Greece, Formentera? Or are they the colors of the Mediterranean?

They are the colors of the sea. Everything is in harmony with the environment. Even the cushions that Massimo has created are jute cushions that almost blend in with the deck.

There are people who want to have dinner on the rocks.

Leo Santomauro breaks in: when we arrived here for the first time at the end of February, we decided to build a holiday location, we created advertising spots last year focusing on the concept of vacation at home. It was one of the pay offs of 2017. And so the colors, the evocative materials of places where, once you get there, you say “I would drop everything and live here, I’d open a chiringuito on the beach.”

This is certainly a place of the soul, where it’s possible to meditate, it coexists in absolute balance with the sea, but is part of a larger plan of redevelopment of the Colonna promenade, which for years has been almost abandoned, this is the Baia del Pescatore (Fisherman’s Bay).

Francesco: in the division of tasks the bureaucratic process was carried out by Beppe Iannone, he did not let us worry about anything. When we thought of putting up this place we could have decided to take advantage of the concession, the terrace only, leaving the part below, only that out of respect for our idea, for this wonderful place, for the clientele, for the surrounding nature, we could not help but take care of the deck, that did not concern our concession at that time, and was absolutely for the public use, and we decided to create a deck also in the part that was for bathers. We restructured the marble grit pavement at the entrance of the structure, which had holes which sometimes were two meters.

If I remember correctly, in this area there is also access for the disabled.

Yes, there is everything, everything is up to standard, we have been careful in every aspect. Someone got scared because he thought it would become our commercial zone, we have never even put a table. The part closest to the sea has become part of our concession only this year and only in a few, very few occasions, when we are overbooked and someone wants to celebrate a birthday at one centimeter from the sea, we place tables there, otherwise, from the morning the area remains for the sole benefit of the swimmers, who come here for free, use our chairs for free. And this is important because it is a service.

I speak to Leo Santomauro: you have a heterogeneous clientele, in spite of all the target studies. How important it is for a client to recognize himself in a place and acknowledge a charismatic figure of that place as a reference point?

Leo: In the end, people choose places. We must be good at making them feel at home.

I do not agree, for example (it is Fisfola who speaks).

Leo: if this place had been a normal place, after the first mistakes made, also due to the rush to open in time for last year’s season, we would have closed already, while in this place the fundamental aspect is a beauty that can overcome everything.

You know that I come from the world of night-life, and there the projects would work

only if people caught glimpses of what they were looking for in a particular place.

Otherwise you can be the best PR in the world, but people will not follow you.

Fisfola: our skill, if there is any, is to have interfered with this place as little as possible.

We could have set a very partying mood, and this place lends itself to that sort of thing quite well, but we decided to avoid it. For example, for the Castel dei Mondi Festival we always talk about “cultured and popular”, in a subdued way we have conveyed and replicated this concept. Our clientele is varied, beautiful people come here to enjoy a moment, to devote some time to themselves.

This choice was certainly made easy by the extraordinary nature of the place that in itself has a world of worth!

Speaking to Beppe Iannone: Francesco mentioned you for your years experience in the restaurant business, Bagni Teti, Ipanema club.

Fisfola introduces him: he was one of the historical points of reference for late-night activities in the north of Bari. He opened the cornetteria Los Cornetteros at Piazza Teatro. it was one of the most popular places in the early 90s. He has always had this intuitive ability, if you talk to him he is already thinking about the next activity. Beppe intervenes: The next activity that we are going to open up together!

Why? What is the stimulus?

Beppe: for personal satisfaction. I always have to find new challenges.

Francesco: it’s the way he is. We are four individuals who are never still, we could rest on our success and instead we are always looking for what is going to happen next!

You are tormented proactives.

Beppe: I saw this place in 2013 when I took over a bathing establishment that is across from here: Lido Colonna. I was in partnership with other partners from Trani. Before seeing Lido Colonna, I had never seen this stretch of sea, because it was hidden, from the street you cannot see it. It was love at first sight. There was a ruined structure. In 4 years, with these partners, we managed to get the concession. Then we thought that this place would have been nice in the evening as well, I spoke with Francesco and gradually the place has become what you see now.

There were no important jobs done: we put the decking, a cover, but nothing invasive.

The place is already nice on its own. Here you come and relax.

The philosophy of the cuisine respects the concept of a traditional atmosphere, albeit evolved, for a heterogeneous public?

Beppe: Given that we started one way and then gradually adjusted, the choice of the menu was Francesco’s and we started looking for the right staff for the place, which did not happen the first time, when we opened, because we were already in full season and personnel had already been hired elsewhere. We had some serious problems at the beginning.

Fisfola: even before being a business we are a partnership. We respect each other very much.

Leo: this is a place that we do not want to alter, we wanted to make it a place for those who want to eat, have a drink, have a glass of wine or enjoy fresh fried fish.

This year we have the gaubaneria, sandwi-

ches of steamed Thai bread with fish, and this happens in the lounge area, with soft music. Even when we have shows, the DJs always play lounge music. In this way we cater to a specific target. If we had disco music here, we would violate the area.

Fisfola breaks in: but we have to organize 6-7 parties! In order make a living!

Is the sea part of you?

Beppe: I was born on the beach, I learned to swim first and then to walk.

My question is more philosophical, regards the ebb and flow of your intentions, that are so much like the ebb and flow of the tides, incessant motions.

Beppe: people who love the sea will always be free. Francesco: yes, in the sense that it is one of the most beautiful films I’ve ever seen. Yes, the sea is part of us all. For example, Massimo is someone who has an emotional bond, an empathy with the sea that is unique. Leo knows every nook of the shoreline of the BAT (the province Barletta-andria-trani), he is the perfect character for a place like this. I go to the beach from 25th March to 15th December. Leo: We are in love with the sea.

Francesco: do you want to know the truth?

In this place, it sometimes bothers me that there are people. I would like to look at it in solitude. In fact, in those few days when it rains I enjoy it more than anyone. But it is not a lack of respect for the customers, but of great respect towards the place itself!

Now I’ll talk like an entrepreneur. One of the fundamental things of our activity is the staff.

In the sense that the people who come here to work are also in love with the place, which is what we look for even before the competence. Harmony among them, I think is what makes them give100%. First of all we must be a family!

You don’t run only the Salto dell’Acciuga, but also il Fico in front of the dock in Trani. It is an important commitment.

Leo: that was crazy! An Easter madness.

We had contacts with the old managers, and we were negotiating, as soon as they gave us the keys, and it was a Wednesday, the following Friday we inaugurated with our management. I want to say something about the Il Fico: the Salto dell’Acciuga can be reproduced, in the sense that there are millions of coves and inlets in the world in which to build a structure like that, but that view of the Cathedral, there, in front of the dock, with the boats, has its own magic, it is an unrepeatable place. And we will not give it up for at least 8 years. This year we opened it in its original the format, we put a bit of our own, especially in the restaurant. But from next year we will invest there as well.

Beppe: regarding Il Fico I was really the most reluctant, but I have to say that Leo has had a lot of intuition. The credit for that place is 90% his! In late summer we will organize it according to our vision.

Let’s talk about the novelty of the summer!

Leo: The other terrace that we took next to here has the same company name, the same corporate structure but its commercial name is Versante Est, a different name to give a different input to the clientele.

The Salto dell’Acciuga is what we have told you so far, Versante Est is the middle ground between the Fico and a competitor of ours, but nonetheless a friend: Il Vecchio e il mare

(The old man and the sea) in Trani. We want to be in the middle of these two formats. In the morning, there is the solarium, sunbeds, the beach, in the evening there is the American bar, music every night, a place to have fun and Fisfola adds: to make a living!!! Laughter!

Leo: You always have to ruin the poetic atmosphere! Francesco: But he is the least poetic of all, I did not understand why he wants to be considered so!!

Francesco: Versante Est is a name that Leo wanted. This is the east part of Trani. He had the idea of giving the name to this whole complex, to the whole area, even though he wasn’t too convinced. He was enthusiastic about the name al Frontera that had been suggested to us. Beppe, Massimo and I looked each other in the eye and we said: with the name Frontera we only know the Opel Frontera which is not even particularly beautiful, in fact one of the least successful cars ever!

Then we went to see the trabucco in Peschici, to be inspired and there, motionless in front of a sunset I told Leo: forget the name Frontera, it will be called Versante Est. Not unusually, the Levante (the East) is evocative.

Leo: Versante Est is a song that I love by Litfiba, from the 80s.

Tell me about the programming.

Leo: The Salto dell’Acciuga is open every day. Every morning from 8.00. There is the beach bar, which has everything from ice cream to pastries. Then at 12-12.30 the dining area opens for lunch and dinner, from 6.00 – 6.30 p.m. the aperitif area is open on the deck in front and then in the after dinner segment there is music from Wednesday until Sunday, for example we had Fabio Ricciuti who did a dj set with vinyls and people went crazy. Even the DJs themselves think that you can not violate this place with loud music. Versante Est, instead will be more focused on fun and entertainment. It’s a place for 500 people, we’ll make a selection. It will have an American bar with basic cocktails, Salto dell’Acciuga, instead, has a premium bar area with the bartender Donato Napoletano because we have a very complete assortment of drinks, especially gin, Francesco and I are madly in love with gin, and so we associated our assortment of gin to a selection of tonics. We have sodas depending on the type of gin: Indian tonic, Japanese, etc ... Massimo De Lucia, nicknamed MacGyver, arrives!

The idea of Thai bread, gaubab, was yours, right?

We tried it, then everyone liked it. One of our most popular sandwiches is the one with the combination of octopus, stracciatella, and honey, mustard, honey, pepper, etc. ...

What do you see BEYOND? What’s Beyond the Salto?

Massimo: this is a really unrepeatable place.

Leo: I’ll prove Massimo a liar! He already wanted to open two other places like that. I say that Beyond there is certainly the will to continue doing things together!

Beppe: Beyond there is the next business.

Francesco: I do not want to do anything together with them! I’d like to take a holiday with them, yes! Everyone laughs!

Thanks to OLTRE from all of us!

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PH Rino Gorgoglione ANDRIA (BT)

INTERVISTA

ANG ELO ING LESE

L’eccellenza internazionale di Angelo Inglese, la distanza tra Ginosa e il mondo in un metro da sarto di Annamaria Natalicchio

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GINOSA

ANGELO INGLESE

L’eccellenza internazionale di Angelo Inglese, la distanza tra Ginosa e il mondo in un metro da sarto

ANG ELO ING 34

Da Ginosa alla Casa Bianca e a Buckingham Palace, passando per il Giappone, tutto è possibile per Angelo inglese. Dopo aver creato la camicia indossata dal principe William d’Inghilterra nel giorno del suo “sì” a Kate Middleton, e confezionato quella di Donald Trump per il giorno del suo insediamento come Presidente degli Stati Uniti, high society e celebrities non hanno segreti per il camiciaio più famoso al mondo. Vanto tutto italiano, Inglese di nome ma pugliese di fatto, soprattutto ginosino nell’anima, Angelo porta avanti una storia di famiglia cominciata dalla nonna. Il suo scrigno magico, la sua “stanza dei bottoni” non si trovano nel quadrilatero della moda milanese ma in una cittadina in piena murgia tarantina. Una piccola sartoria artigianale che confeziona tutto il concept G. Inglese, brand in onore del padre Giovanni, dalle camicie alle pochette, dalle giacche ai gemelli, ed esporta in tutto il mondo. Il suo però è un format più strutturato, sicuramente vincente, che contempla anche la promozione del territorio. La sua sfida più grande? Rimanere a Ginosa.

Garbo, stile e precisione lo contraddistinguono. Curioso e creativo, Angelo Inglese è il miglior testimonial per il suo marchio: è un dandy contemporaneo. In lui convivono in perfetto equilibrio il carattere forte della tradizione, il legame viscerale con il territorio e la capacità imprenditoriale. Pur essendo il guru del tradizionale, la tecnologia è sua sodale: è grazie ad essa che sta colmando il gap della distanza dai punti nevralgici della moda. Ci accoglie con tanta gentilezza, ci porta in giro per i vicoli del centro storico di Ginosa con il suo calessino Piaggio griffato G. Inglese, ci fa assaggiare dormento, una brioche speziata alla cannella, dolce tipico del suo paese. Lo fa con tutti coloro che dal mondo intero (e non è un’iperbole) convergono a Ginosa, siano essi media o clienti. È l’idea del turismo sartoriale. Angelo è un testimonial importantissimo per questo paese, noto prima solo per le gravine, scenario utilizzato da Pier Paolo Pasolini per il suo film Il Vangelo secondo Matteo. Rimanere nella sua città è stata la sua sfida più grande, consapevole che il suo format altrove non avrebbe avuto la stessa ispirazione. Con 6000 capi su misura all’anno, 30 ore impiegate per confezionare una camicia tutta hand made, solo tessuti di pregio utilizzati e department store in tutto il mondo, Angelo Inglese sa benissimo cosa significhino le parole artigianalità, qualità, successo, formazione e promozione del territorio.

Arbiter elegantiae, Angelo Inglese crea uno stile unico ispirato agli anni ’50 e ’60, ma riconoscibile ovunque.

I

l manifatturiero è uno dei comparti per cui l’Italia è apprezzata in tutto il mondo. La moda italiana vale il 4% del Pil. Spesso non realizziamo quanto siamo apprezzati e stimati all’estero per le nostre capacità.

Tra le camicie su misura per il Principe William, Donald Trump, il Primo ministro giapponese tu lavori moltissimo all’estero che ti vede protagonista.

Quando ho preso in mano l’azienda di famiglia e ho pensato di rilanciare il marchio “G. Inglese” che è Giovanni Inglese, mio padre, è stato quasi naturale puntare sull’estero: un po’ per lungimiranza, un po’ perché conoscevo amici direttori commerciali di altre aziende che mi dissero di puntare in modo particolare sul Giappone. Il Giappone infatti in quel momento storico era molto attratto dallo stile italiano, dalla life style italiana, da tutto ciò che era Italia. Vedevo questi buyers di grossi department store che guardavano i film italiani degli anni ’50- ’60, si facevano accattivare dagli outfit delle icone di stile che ci hanno rappresentato nel mondo. Debbo dirti che sono maturato tantissimo, essendo stato molto stimolato da loro.

C’è stata un’osmosi dunque.

Oggi mi rendo conto di aver tralasciato il mercato interno, quello nazionale, abbiamo una bella clientela, però la priorità l’abbiamo data all’estero, oggi il 70% del mio fatturato è verso l’estero. Di qui ho capito il valore del Made in Italy, nel frattempo ho visto crescere tante altre realtà pugliesi che prima erano solo contoterziste. A noi fu proposto quando ci riaffacciammo sullo scenario di fare il conto terzi. La nostra è un’azienda partita come sartoria, poi, ad un certo punto ha perso gli apprendisti, si è demoralizzata, e ha iniziato a vendere il prodotto finito.

Ecco perché la scuola è importante, l’apprendistato è importante!

Negli ultimi anni ho vissuto tutta l’escalation, io ero piccolissimo e sentivo i miei zii affascinati da questa tendenza industriale. In quel periodo, soprattutto in provincia, chi non si poteva permettere di andare in un negozio si faceva fare l’abito dal sarto, chi si voleva emancipare comprava il prodotto industriale, magari griffato. Ora è esattamente il contrario.

Però negli ultimi anni sentivo sem-

pre i miei zii dire: però quello che facevamo noi l’industria non lo farà mai!

Quando decisi di riprendere a fare la sartoria artigianale, mi proposero di fare il conto terzi, perché la Puglia era famosa per i façonisti. Mi avrebbero fatto ottenere dei finanziamenti stratosferici per le macchine di ultima generazione, invece noi qui lavoriamo solo con macchine lineari, quelle che fanno solo le cuciture in avanti, anzi nella vecchia struttura avevamo ristrutturato le vecchie Singer.

Facevamo le camicie solo con le vecchie Singer.

Quanto valore acquista in più quella camicia? È un valore culturale!

Se vi racconto per esempio che una macchina del mio patrimonio (perché io lo chiamo così) apparteneva alla mamma di una signora anziana che lavorava nella sartoria Coen di Roma e aveva fatto l’apprendistato insieme alle Sorelle Fontana, ne comprendete il valore. Immaginate cosa ha cucito quella macchina!

Abbiamo fatto anche un bel servizio per Linea Verde orizzonti, in cui c’erano tutte le mie vecchie Singer in funzione.

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Mi volevano far comprare delle macchine supertecnologiche, mi davano persino già le commesse, io mi opposi. Dovevo imporre il mio brand, perché mi sentivo capace di continuare con il mio marchio. All’epoca avevo questa idea forte e dissi loro mi potete dare tutto quello che volete ma poi mi dovrei reinventare, mi dovrei mettere a fare qualche altra cosa, perché ovviamente mi ponevano il vincolo di non poter più utilizzare il mio nome.

Oggi invece arrivano ancora con queste proposte ma mi vogliono sempre far lavorare. Mi dicono noi compriamo il marchio ma devi essere tu il direttore creativo.

Ovviamente non ho mai accettato perché credo fortemente nel progetto, nell’equazione Angelo Inglese = Ginosa.

Sono molto esigente, non transigo, per me il “può andare” non esiste.

Perché mi piace accontentare il cliente e fare le cose per bene. Il “ben fatto”, che era e spero sarà una delle caratteristiche maggiori del manifatturiero italiano, deve imporsi su tutto.

Da quella proposta respinta al mittente ho deciso di tornare a fare capi personalizzati, su misura, artigianali. In tanti millantano l’artigianalità, ma in realtà non la fanno. Ho iniziato quindi con il Giappone. Erano i primi anni di internet e in maniera casereccia facevo dei video di pochi secondi con dei dettagli del ricamo delle asole. I giapponesi di 5-6 department store importanti mi dettero appuntamento a Firenze e lì mi sono chiesto: e ora come faccio? Ho preso in fitto una hall di un albergo e mi son messo a fare gli ordini. Non avevamo ancora il modello orientale, perché le misure sono completamente diverse. Loro si sono fidati, lo abbiamo costruito insieme, gli ho mandato un contro campione e abbiamo cominciato a lavorare.

Poi è arrivato il Primo ministro giapponese?

Si, io non voglio esagerare ma in Giappone sono davvero popolare.

Lì sei una star!

I giapponesi che incontro in qualche fiera importante in Italia mi dicono: “you’re very famous in Japan!

Diciamo che abbiamo lavorato bene e tanto sino ad arrivare a queste grandi personalità.

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Da dove sei partito? Dove si impara a diventare sarto? Tu l’avrai imparato da tuo padre, sei cresciuto in sartoria!

Non si impara solo a diventare sarti, quello si impara in bottega, ma si impara anche ad avere rapporti umani, si impara a conoscere le esigenze del cliente, ad essere educati ed aperti a tutte le richieste, anche a quelle meno ricevibili, alle quali si riesce sempre a trovare delle soluzioni ma con garbo.

E poi si deve imparare ad essere curiosi e creativi, perché saper fare solo il sarto non basta!

La creatività nel DNA è importante, ma quanto conta il talento?

Il talento è imprescindibile. In molti è nascosto. Io, invece, ho avuto il coraggio di esternarlo.

Ti vedo vestito in maniera straordinaria, un vero dandy, il fiorellino all’occhiello fatto all’uncinetto, il ricamino sulla cravatta.

Quanto sono importanti la tradizione e il legame col territorio?

Questa è una delle nostre peculiarità. Ho sempre attinto alla tradizione e al territorio per caratterizzare il nostro prodotto e le nostre collezioni. Era il mio desiderio.

Io oggi potrei anche non mettere il fiorellino, potrei uscire anche solo con la pochette ma si evince 38

che questo è il nostro stile! Volevo arrivare proprio a questo, però senza essere leziosi. Perché è facile farsi notare essendo eccentrici. La cosa più difficile per me è stata creare uno stile che fosse riconoscibile ma con sobrietà ed eleganza. A questo però ho voluto aggiungere degli elementi tipici del territorio. Mi dispiaceva che stesse scomparendo l’uso dell’uncinetto e ho cercato di fare riemergere questa arte, non solo per i fiorellini all’occhiello.

Ad esempio se devo attaccare un piccanello (laccetto che permette di appendere il capo all’appendiabiti ndr) dietro una camicia sportiva, invece di metterlo in gros grain fatto in Cina, io lo faccio fare all’uncinetto dalle mie artigiane. Costa di più, non mi interessa, ma ha un altro valore.

Sono i particolari a fare la differenza!

Poi c’è tutto un recupero di punti di ricamo che sono andato a scovare guardando i corredi che le mamme lasciavano in dote alle figlie in procinto di sposarsi, e di lì per G Inglese abbiamo creato una collezione di pochette che ha raggiunto i 100 modelli, uno diverso dall’altro.

Forse siamo gli unici ad avere questa cura nella proposta, perché io non mi stanco mai, ogni

stagione ne aggiungo altri con colori e filati nuovi. Quindi, tornando alla domanda, la sinergia con il territorio per noi è importante, è uno dei motivi per cui non sono andato via.

Ginosa è in piena Murgia tarantina, bella cittadina, ma è lontana dal gotha della moda: Milano, Parigi, New York, Londra.

Come riesci ad essere competitivo con la tua azienda che fa alta sartoria e a colmare questo gap? È una sfida? Vuoi dimostrare al mondo che “si può fare”? Yes you can?!

Sicuramente i disagi li avvertiamo.

Bisogna lavorare molto di più, scontrarsi con le problematiche della logistica, tutto diventa più difficile. Siamo una cattedrale nel deserto, però di contro c’è un grande vantaggio, quello di poter vivere in un territorio che ai clienti suscita delle grandi emozioni e anche a me, ovviamente.

Cosa sarebbero stati 100 mq nel centro di Milano? Si, grande visibilità, molti più numeri in termini economici ma non ci sarebbe stato questo format che io sono riuscito a creare.

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di perseguire quella strada e di arrivare. Ovviamente ci vuole tanto impegno, tanta dedizione, tanto studio.

Mi sono chiuso giornate intere con i maestri sarti a provare, a guardare, ad imparare. Non ti arriva tutto così, ma alla fine si riesce soprattutto perché siamo italiani e abbiamo questa dote della creatività quasi innata.

Dico sempre che se un giorno mi sposterò a Milano, esporterò questo format che per me è vincente, non mi adeguerò io a loro.

Magari un domani ci saranno altre esigenze, i figli cresceranno, si appaleseranno altre opportunità, sicuramente accadrà, ma l’habitus è questo, è la qualità da cui non si può derogare.

La qualità supera anche le congiunture economiche sfavorevoli? Insistendo voi su di un target medio-alto, per questo segmento non esiste crisi?

No, noi abbiamo il problema opposto. Potremmo produrre di più, organizzandoci meglio, avendo una struttura più adeguata, perché abbiamo tante richieste.

Per fortuna abbiamo una clientela così affezionata che attende, abbiamo dei tempi abbastanza lunghi, vorremmo accontentare i clienti in tempi più ridotti.

Alla luce dei risultati raggiunti, quanto è stato importante e faticoso investire su un territorio intero?

La tua è una realtà forte di Ginosa.

Abbiamo dovuto lavorare molto e in maniera molto determinata.

Abbiamo fatto una formazione interna alle nostre lavoranti.

Una camiciaia qualsiasi che arriva da un’altra azienda non può fare 40

una camicia G. Inglese. Abbiamo lavorato tanto sulla filosofia, abbiamo cercato di lasciare intatta un’idea di camicia, la stessa camicia che faceva mia nonna 50 anni fa, rendendola contemporanea, certo presentandola in maniera fashion, ma con il carattere forte della tradizione. I passaggi sono rimasti gli stessi di allora.

Tutti fatti a mano, con ricami, con ribattiture. Noi non abbiamo le macchine che fanno cifre.

Eppure oggi siamo sui 6000 capi su misura l’anno! È tutto fatto a mano, uno per volta, compresi i monogrammi e le iniziali.

A tutti quelli che vanno via perché forse non ritengono di essere apprezzati dalla propria terra e che non si sentono “propheta in patria”, cosa suggeriresti?

Suggerirei di crederci di più. Tante volte noi perdiamo delle opportunità perché non crediamo abbastanza in quello che facciamo.

Bisogna essere tenaci e guardare OLTRE. A volte mi è capitato di andare a parlare agli studenti nelle Università, sono stato anche in Bocconi. I ragazzi mi dicono: va bene, ci sei riuscito tu, ma perché dovrei riuscirci io?

Quando ho ripreso in mano l’azienda, potevo anche pensare di non farcela, invece ho deciso con caparbietà

Tenace, soprattutto perché hai scelto di rimanere qui, tu potresti essere ovunque!

Rimanere qui è stata la sfida più grande. Diversi anni fa abbiamo avuto un’offerta di vendita del marchio molto appetibile.

Non ho ceduto perché credevo nel progetto che avevo: recuperare una grande struttura qui a Ginosa, in cui avrei potuto avere tutti i laboratori fruibili, 5 camere per gli ospiti, la mensa per i dipendenti e quella per gli ospiti con prodotti tipici. Sì, perché tu arrivi qui da me, io devo prendere le misure, devo fare una prova, ti devo allietare in qualche modo per rimanere, devo fare in modo che tu non sia solo cliente, ma che tu possa diventare anche mio ospite.

Invece questa struttura non ci è stata concessa, ahimè! Ora sto cercando di recuperare la vecchia struttura di famiglia per realizzare questa grande idea, facendo anche formazione.

Se dovessi ora stimare la tua azienda, cosa diresti che ne rappresenta il plusvalore?

Ti rispondo con i feedback che riceviamo dai blogger, dagli instagrammer. Loro vedono in me colui che ha modernizzato una linea iconica e tradizionale. È gratificante vedere che l’interesse sul nostro sito, sul nostro profilo Instagram, parta dai ragazzini di 16 anni con un prodotto che tendenzialmente si ispira all’antico! Dai loro commenti emerge che sono riuscito a dare un senso contemporaneo ad un alinea tradizionale, ad uno stile degli anni ’50-’60.

Perché tutti vogliono una camicia G. Inglese?

Ci sono tante ragioni per cui abbiamo estimatori del prodotto in tutto il mondo, c’è chi ama i tessuti che utilizziamo, solo titoli alti, alcuni li facciamo creare apposta; c’è chi viene qui per conoscere le bellezze del territorio; chi per conoscere me, per parlare con me, e c’è anche chi viene da me per chiedermi consigli di stile.

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41 F O R M U L E C R E AT I V E

Tu effettivamente incarni un po’ il concetto dell’arbiter elegantiae!

Anche sui social rispondo in continuazione a gente che mi chiede consigli, anche amici dello spettacolo che mi dicono stasera ho una cena di gala, come mi vesto? Ma a me piace, lo faccio volentieri.

Cos’è l’unicità? Come riesci ad interpretare così bene i desiderata dei tuoi clienti dando loro un capo unico?

Per me è diventata una cosa così naturale che forse non ci faccio più caso. L’altro giorno è venuta una coppia molto esigente, non erano prodighi di complimenti, sono andati via che sorridevano, lei guardava lui estasiata. Ecco, lì comprendi che fai cose uniche. Riesci a fare delle cose che fanno vivere alle persone un’emozione. Quello vale di più del profitto, vale più di ogni altra cosa.

Cosa ispira il tuo lavoro?

Dipende dalla giornata, dal tipo di capo. Può dipendere dal tessuto, da un modello iconico del nostro archivio, può dipendere dai colori della natura, io mi ispiro molto alla natura. Fotografo sempre con gli occhi e poi interiorizzo i miei colori. In Puglia abbiamo una luce particolare che riflette e ci dà queste nuances di colori che sono uniche.

Se ci dovessi raccontare un punto di forza della tua attività e uno di debolezza?

Punto di forza: l’idea di non abbandonare mai la lavorazione artigianale nonostante le commesse aumentino. Punto di debolezza forse gli spazi che a volte ci inducono a qualche disservizio, ma è fisiologico.

Mi ispiro alla filosofia di Massimo Bottura con l’Osteria francescana.

Mi piace controllare la filiera, fare sempre più cose, tutta la linea.

Sei presente da anni a Pitti Uomo, uno degli espositori più visitati da tutto il mondo. G. Inglese è anche un sito di vendite on line che va molto bene, hai intenzione di espanderti? Aprirai un G. Inglese a Dubai, per esempio?

L’espansione potrebbe avvenire una volta completato il nostro format locale. Solo allora potremmo duplicarlo, lo potremmo esportare partendo da Milano, passando per Londra, arrivando a Dubai e New York.

Quanto ti ha aiutato la tecnologia e questa straordinaria risonanza 42

della tua attività a colmare le distanze tra Ginosa e il mondo?

Ora sto facendo anche il testimonial per la Tim, tra un mesetto uscirà un video clip girato a Ginosa. Sarò testimonial per il progetto storie d’imprese di Tim business.

Penso ci saranno una decina di aziende in questo progetto, noi siamo la più piccola.

Un po’ di tempo fa inoltre fui contattato da Botteghe digitali che aveva incontrato Banca IFIS che voleva investire su di me. Mi hanno proposto di fare il body scanner per la mia azienda, a cui però io non ero interessato, lontano mille miglia dalla mia idea di sartoria. Dissi loro lasciatemi una mezza giornata per pensarci. E gli feci questa proposta. Io non posso più ospitare tutta la gente che potenzialmente può arrivare a Ginosa, perché con la tecnologia non mostriamo ai miei potenziali clienti tutti i passaggi di lavorazione, i luoghi di lavoro, i luoghi turistici del territorio di Ginosa? Loro hanno trovato la società che ci ha sviluppato questa applicazione con la realtà aumentata. Quindi noi facciamo una sorta di video conferenza con la quale ci colleghiamo con Singapore o con New York in modo tale che riusciamo a guardare il cliente e capire le modifiche che ci sono da

fare sulla giacca, sulla camicia e, poi, spostando questa camera riusciamo anche a far vedere lo scenario di Ginosa. Riusciamo a far innamorare la gente della città, della nostra filosofia a migliaia di chilometri. La App sta risultando vincente, non l’abbiamo ancora lanciata per bene perché bisogna implementarla, io la voglio personalizzare. Voglio che aprendo l’applicazione le persone capiscano che dietro ci sono io.

Telecom ora si è innamorata della mia realtà. Oltre a fare da testimonial per la campagna di Tim Business, infatti, ci potrebbe essere un ulteriore risvolto, perché tra 4-5 mesi su Matera e Bari Telecom porterà il 5G. Quindi potrei fare questi collegamenti facendo il testimonial anche di questa tecnologia. È tutto in itinere, però, c’è questo mio coinvolgimento nel mondo tecnologico pur essendo il guru del tradizionale. È quello che volevo. Quella persona che vedi in foto che mi ha curato la comunicazione per 18 anni, Sergio Luigi Locatelli, che è venuto a mancare purtroppo a dicembre scorso, mi diceva sempre: tutto quello che fai se lo sa solo il macellaio, il postino, il parrucchiere del tuo paese rimarrà lì e nessuno lo prenderà in considerazione.

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ll famosissimo storytelling.

Però sono rare le persone che lo sanno fare!

Basta saper raccontare con verità, semplicità e grande umiltà.

Ad un giovane del tuo territorio diresti di investire nell’apprendistato?

Imparare a fare l’artigiano piuttosto che studiare per una professione?

Questa è una battaglia che sto conducendo da anni, sono favorevole a completare il percorso scolastico, accademico, ad approfondire le materie umanistiche, le lingue che sono molto importanti, però a tutto questo bisogna aggiungere il saper fare. Aver perso la possibilità di imparare in bottega è stato un grande errore. Stimolare questi ragazzi e allo stesso tempo dare loro la possibilità di far emergere il proprio talento. Se non li metti alla prova come fai a capire?

La nostra struttura era accreditata come ente di formazione, sto cercando di creare questa scuola di cui ti parlavo anche perché egoisticamente io dico che abbiamo bisogno di un ricambio generazionale, abbiamo bisogno di immettere sul mercato del lavoro nuove figure professionali, nuova linfa.

In maniera altruistica aggiungo che ci sarebbero grosse opportunità di lavoro. Molti potrebbero creare delle loro attività perché oggi c’è la possibilità attraverso questi apparecchi tecnologici di mettersi insieme e creare una rete e di partire anche dal piccolo paese per far conoscere la propria arte.

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L’artigianalità crea occupazione?

Ritieni sia quello su cui dobbiamo investire per essere davvero unici e non replicabili?

I dati dicono che la disoccupazione riguarda anche un alto numero di laureati che non riescono ad inserirsi nel mondo del lavoro.

Con l’apprendistato, con queste scuole di artigianato sicuramente riusciremmo a dare possibilità di lavoro. C’è una questione psicologica che bisogna superare però: che fare artigiano non è spregiativo! Dobbiamo superare questa grande lacuna che per due generazioni abbiamo avuto che dovevano essere i figli degli altri a fare gli artigiani!

Nel senso che molti genitori volevano che i loro figli diventassero professionisti: medici, avvocati, una sorta di revenge sociale. Quindi per due generazioni abbiamo perso molte opportunità. Da altri Stati ragazzi laureati di famiglie abbienti vengono qui in Italia ad imparare a fare le scarpe, ad imparare a fare i sarti, ad imparare a fare il vino.

L’altra mia missione è quella di far capire che il lavoro dell’artigiano è un mestiere figo.

Quando mi chiamano nelle Università, vogliono far passare proprio questo concetto, e io cerco di trasmetterlo nel migliore dei modi.

Tu sei un dandy, sei un vero e proprio testimonial per il tuo brand.

Lo stile si impara oppure è innato?

Cos’è per te?

Lo stile è qualcosa che non si ostenta, è innato.

Me ne accorgo di più quando creo che non quando vesto.

In più bisogna essere se stessi.

Lo stile è questo. Saper uscire anche fuori dai canoni ma con classe.

Da dove si parte per confezionare una camicia artigianale? Come fai ad interpretare i gusti del cliente?

Ci vuole molta psicologia oppure è sufficiente una conoscenza delle regole di sartoria?

Si parte da una trentina di secondi di radiografia della persona.

Poi bisogna guardare negli occhi e ascoltare le esigenze del cliente, prendendo le misure e lasciando fare all’immaginazione. La stesura del progetto avviene in mente, poi si passa al cartamodello.

G. Inglese non è solo camicie top di gamma, ma anche pochette, pashmine, gemelli, fiori all’occhiello.

Come hai pesato di differenziarti rispetto agli altri sarti facendo anche questi manufatti?

Tornando allo stile G. Inglese è un connubio di elementi atti a completare uno stile che ci è stato richiesto. Quando abbiamo iniziato a lavorare con il Giappone ma anche con altri mercati, mi hanno sempre richiesto di elaborare tutta una linea dalla camicia ai gemelli. La cosa mi ha molto gratificato.

Perché è tutto il tuo stile ad essere apprezzato! Facciamo anche le cravatte. La dieci pieghe. L’anima della nostra cravatta si ottiene piegando 5 volte da un lato e 5 dall’altro lo stesso tessuto della cravatta.

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È la natura che ispira

le nostre r icette...

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È la natura che ispira

L' Azienda Agricola di Tria affonda le sue radici nel territorio di Minervino Murge e, incorniciata da campi di raccolta, permette la pratica di filiera Zero: i prodotti vengono raccolti trasformati e mantenuti al fresco con la surgelazione rapida. La cura degli esemplari autoctoni, rigorosamente di stagione, trasforma i prodotti in ricette e piatti per il Food Service. Grazie ad una rete di vendita presente su tutto il territorio italiano, distribuisce i suoi prodotti per l'alta ristorazione, catering e street food.

Scopri tutti nostri prodotti:

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Azienda Agricola di Tria - Tel. 392 47 24 883 - www.agricoladitria.it L' Azienda Agricola di Tria affonda le sue radici nel territorio di Minervino Murge e, incorniciata da campi di raccolta, permette la pratica di filiera Zero: i prodotti vengono raccolti trasformati e mantenuti al fresco con la surgelazione rapida. La cura degli esemplari autoctoni, rigorosamente di stagione, trasforma i prodotti in ricette e piatti per il Food Service. Grazie ad una rete di vendita presente su tutto il territorio italiano, distribuisce i suoi prodotti per l'alta ristorazione, catering e street food.

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Azienda Agricola di Tria - Tel. 392 47 24 883 - www.agricoladitria.it

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La tua camicia preferita?

Come tutti i creativi mi piace tutto quello che faccio. Quando mi vesto lo faccio in maniera istintiva. Mi piace in quel momento quell’abbinamento, non programmo mai nulla.

Cosa c’è OLTRE? La formazione.

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Vuoi fare la stessa operazione di Brunello Cucinelli con la sua “Scuola di Solomeo di Arti e Mestieri” in Umbria? È un tuo modello? Credi nel “capitalismo umanistico”?

Lui è un grande imprenditore illuminato, ha una fondazione che si occupa di formazione, lo fa per dare nuovi sbocchi professionali.

La scuola è una degli investimenti che ogni azienda dovrebbe fare.

Chi ha deciso di rimanere in Italia

o di tornare in Italia non deve far altro che creare dei percorsi formativi che possano sostenere le aziende e possano dare un futuro a chi è in cerca di lavoro. Noi pure potremmo assumere, ma siamo sempre oculati, per non svilirci, per non passare mai alla filiera industriale. Questa è la cosa più difficile: fare grandi numeri rimanendo sartoria artigianale, è una delle imprese più ardue!

Annamaria Natalicchio

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The international excellence of Angelo Inglese, the distance between Ginosa and the world in a tailor’s measuring tape Apparel is one of the sectors for which Italy is appreciated all over the world. Italian fashion is worth 4% of GDP. Often we do not realize how much we are appreciated and esteemed abroad for our abilities. Prince William, Donald Trump, the Prime Minister of Japan have chosen your shirts, making you a protagonist abroad, providing you with significant contacts.

When I took over the family business and thought about relaunching the “G English” brand (Giovanni Inglese was my father), it was almost natural to focus on expanding abroad: foresight and information from fellow business managers pointed towards Japan. In fact, at that moment in Japan, there was a strong attraction to Italian style in clothing, to Italian life style, to everything that was Italy. I saw these buyers of large department stores looking at the Italian films of the ‘50s -’ 60s, they were attracted by the outfits of the style icons that have represented us in the world.

So there was osmosis.

Today I realize that we have paid less attention to the Italian market…we do have a good clientele, but we made our exports our priority, 70% of our production went abroad. And this made me understand the value of our Made in Italy, In Puglia, there was an increase in the number of enterprises that were set up by former out-sourcers. When we came back to the Italian scene, we were approached with proposals for outsourcing. But we started as a tailoring firm, then, at a certain point, we lost our apprentices, the company became demoralized and started selling the ready-made product.

That’s why school is important, apprenticeship is important!

In recent years I have experienced the escalation, I was very small and I saw my uncles being fascinated by this industrial trend. At that time, especially in the province, those who could not afford to go to a shop had their clothes made by the tailor, those who wanted to be “up to date” bought the industrial product, perhaps a designer item. Now it’s exactly the opposite.

But in recent years I always heard my uncles say: but what we did, the industry will never do it!

When I decided to go back to tailoring, I could have done outsourcing, because Puglia was famous for the façonists. I could have obtained stratospheric funding for the latest generation of machines, but here we work only with linear machines, those that only sew forward, even in the old structure we had renovated the old Singer machines. We only made shirts with the old Singers.

but they always want me to work. They say we buy the brand but you have to be the creative director.

Obviously I have never accepted because I strongly believe in the project, in the equation Angelo Inglese = Ginosa. I am very demanding for me the “acceptable” does not exist. Because I like to please the client and do things right. The “well done”, which was and I hope will be one of the major characteristics of Italian manufacturing, must prevail over everything.

From that rejected proposal, I decided to go back to making custom, tailor-made, artisanal items, even if so many boast the craftsmanship, but in reality it’s not true. So I started with Japan. It was the early years of the internet and I made 3-second videos with details of the buttonhole embroidery. The Japanese buyers of 5-6 major department stores gave me an appointment in Florence and I asked myself: and now what am I going to do? I rented a hotel lobby and started taking orders. We still did not have an oriental model because the measurements are completely different. They trusted us, we built it together, I sent them a contracted sample and we started working.

Then came the Japanese Prime Minister?

Yes, I do not want to exaggerate but in Japan I’m really popular.

There you are a star!

The Japanese that I meet in some important fairs in Italy tell me: “you’re very famous in Japan! Let’s say that we have worked a lot and well to get to these great personalities.

Where did you start from? Where do you learn to become a tailor? You learned it from your father, you grew up in tailoring!

You do not just learn how to become a tailor, you learn in the shop, but you also learn to have human relationships, you learn to know the needs of the client, to be educated and open to all requests, even those less probable, to which you can always find solutions, but do it gracefully. And then you must learn to be curious and creative, because knowing how to be only a tailor is not enough!

Creativity in DNA is important, but how important is talent?

Talent is essential. Many people have hidden talents. I, on the other hand, had the courage to externalize it.

I see you dressed in an extraordinary way, a real dandy, the little crocheted buttonhole, the embroidered tie. How important are tradition and the bond with the territory?

This is one of our peculiarities. I have always drawn on tradition and territory to characterize our product and our collections. It was my desire. Today I could even not put the boutonniere, I could even go out with only the clutch, but you can tell that this is our style! This is what I wanted, but without being pompous. Because it’s easy to get noticed by being eccentric. The hardest thing for me was to create a style that was recognizable but with sobriety and elegance. But I wanted to add some typical elements of the territory to this.

I was sorry that crocheting was disappearing and I tried to make this art re-emerge, not only for the little flowers in the buttonhole.

For example, I have to attach a loop (hat allows you to hang the garment ndr) on the back of a sports shirt, instead of putting it in grosgrain made in China, I use crocheted loops, made by artisans. It costs more, that doesn’t matter, but it has another value.

How much extra value does that shirt have? It is a cultural value!

If I tell you, for example, that a machine from my heritage (because I call it that) belonged to the mother of an elderly lady who worked in the Coen tailor shop in Rome and was apprenticed to with the Fontana Sisters, you can understand its value. We also did a nice service for Green Line horizons, in which all my old Singers were in operation.

They wanted me to buy super-technological machines, they even gave me orders, I didn’t. I had to impose my brand, because I felt able to continue with my brand. At the time I had this strong idea and I told them you can give me everything you want but then I would have to reinvent myself, I would have to do something else, because obviously I would not be able to use my name anymore.

Today, however, they come with these proposals The details make the difference!

Then there is all a recovery of embroidery stitches

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that I went to find looking at the kits that mothers left as a dowry to their daughters about to get married, and from them, we have created a collection of clutch bags for G-Inglese that has reached 100 models, each one different from the other. Maybe we are the only ones to have this attention, because I never get tired, every season I add new items with new colors and yarns. So, coming back to the question, the synergy with the territory is important to us, it is one of the reasons why I did not go away.

Ginosa is in the middle of the tarantina Murgia, a beautiful town, but it is far from the haze of fashion: Milan, Paris, New York, London. How do you manage to be competitive with your hightailoring company and to bridge this gap? Is it a challenge? Do you want to show the world that “it can be done”? Yes you can?!

We certainly feel the inconveniences. We need to work a lot more, there is a clash logistics, everything becomes more difficult. We are a cathedral in the desert, but on the other hand there is a great advantage, that of being able to live in a territory that stimulates great emotions in the clients and also in me, obviously. What would 100 square meters have been in the center of Milan? Yes, great visibility, many more numbers in economic terms but there would not have been this format that I’ve managed to create. I always say that if one day I will move to Milan, I will export this format that is a winner for me, I will not adapt myself to them. Maybe tomorrow there will be other needs, children will grow, other opportunities will arise, surely it will happen, but the habitat is this, it is the quality that cannot be sacrificed.

Does quality exceed even unfavorable economic circumstances? By insisting on a medium-high target, for this segment there is no crisis?

No, we have the opposite problem. We could produce more, organize ourselves better, having a more adequate structure, because we have so many requests. Fortunately we have such a loyal clientele that it adapts to our pace, we have quite long time spans, we would like to please customers in shorter periods.

In the light of the results achieved, how important and difficult was it to invest in a whole territory?

Your is a strong reality of Ginosa.

We had to work a lot and in a very determined way.

We have done internal training for our workers. Any shirt maker from another company can not make a G Inglese shirt. We worked a lot on our philosophy, we tried to leave an idea of the shirt, the same shirt that my grandmother used to make 50 years ago, making it contemporary, surely catering to fashion, but with the strong character of the tradition.

The steps remained the same as then. All handmade, with embroidery, with rivets. We do not have machines that make figures.

Yet today we make about 6,000 tailor-made garments a year! It’s all done by hand, each single one, including the monograms and initials.

To all those who go away because perhaps they do not consider themselves appreciated by their land and do not feel “propheta in patria“, what would you suggest?

I would suggest to believe in themselves more.

So many times we miss opportunities because we do not believe enough in what we do. We must be tenacious and look beyond. Sometimes I hold speeches to the students in the Universities, I was also in Bocconi. The boys tell me: all right, you did it, but why should I do it? When I took over the company, it could cross my mind that I would not make it,

but I decided with determination to pursue that path and get there. Obviously it takes a lot of effort, a lot of dedication, a lot of study. I was locked in entire days with the master tailors to experiment, to watch, to learn. Nothing comes easy, but in the end success comes, above all because we are Italians and we have this talent of innate creativity.

Tenacious, especially because you chose to stay here, you could be anywhere!

Staying here was the biggest challenge. We had a very attractive brand sales offer several years ago.

I did not give up because I believed in the project I had: to recover a large structure here in Ginosa, where I could have all usable laboratories, 5 rooms for guests, the canteen with typical products for employees and that for guests. Yes, because you have come here to me, I have to take the measures, I have to do a test, I have to take care of you somehow so that you will stay, I have to make sure that you are not just a client, but that you can also become my guest. Instead this structure has not been granted to us, alas! Now I’m trying to recover the old family structure to achieve this great idea, and I have also included training.

If you were to estimate your company now, what would you say is its plus-value?

I’ll answer with the feedback we receive from bloggers, from instagrammers. They see in me the one who has modernized an iconic and traditional line.

It is gratifying to see that the interest on our website, on our Instagram profile, starts with 16-year-olds towards a product that is basically inspired by the older generations! From their comments we can see that I managed to give a contemporary sense to a traditional line, to a style of the 50s and 60s.

Why does everyone want an English G shirt?

There are many reasons why we have fans of the product all over the world, there are those who love the fabrics we use, only high quality, some we create personally for the client. There are those who come here to learn about the beauty of the territory; some to meet me, to talk with me, and there are those who come to me to ask me for advice.

You actually embody the concept of arbiter elegantiae!

Even on social media I always respond to people who ask me for advice. But I like it, I do it willingly.

What is uniqueness? How can you interpret your customers’ wishes so well by giving them a unique item?

For me it has become such a natural thing that perhaps I do not pay any attention to it. You can do things that make people feel like an emotion.

That is worth more than profit, it is worth more than anything else.

What inspires your work?

It depends on the day, on the type of garment.It can depend on the fabric, on an iconic model of our archive, can depend on the colors of nature, I am inspired by nature. I always photograph with my eyes and then internalize my colors. In Puglia we have a special light reflections and they give us these nuances of colors that are unique.

If you had to tell us about a strength of your business and one of weakness?

Strength: the idea of never abandoning the craftsmanship despite the orders increase. Weakness perhaps some disservice, but it is physiological.

You have been present for years at Pitti Uomo, one of the most visited exhibitors from all over the world. G English is also an online sales site that is very good, are you going to expand? Will you open an G Inglese in Dubai, for example?

Expansion could take place once our local format has been completed. Only then could we duplica-

te it, we could export it starting from Milan, passing through London, arriving in Dubai and New York.

How much has technology and this extraordinary resonance of your activity helped you bridge the gap between Ginosa and the world?

Now I’m also doing the testimonial for TIM, in a month a video clip will be released in Ginosa. I will be testimonial for the Tim Business project story.

I think there will be a dozen companies in this project, we are the smallest.

Some time ago I was also contacted by Digital Shops who had met Banca IFIS who wanted to invest in me. They proposed me to be a body scanner for my company, but I was not interested, it was a thousand miles away from my idea of tailoring. I told them to leave me half a day to think about it.

And I made them this proposal. I can no longer host all the people who can potentially get to Ginosa, why can’t we show my potential customers all the processing steps, workplaces, tourist places in the Ginosa area using technology? They found the company that developed this idea. So we do a sort of video conference with which we connect with Singapore or New York in such a way that we can look at the customer and understand the changes to be made on the jacket, on the shirt and then moving the camera we can also to show the Ginosa scenario. We manage to make city people fall in love with our philosophy thousands of miles away.

The App is winning, we have not launched it yet because we have to implement it, I want to customize it. I want people to understand by opening the application that I’m behind it. Telecom has now fallen in love with my reality. In addition to being a testimonial for the TimBusiness campaign, in fact, there could be a further implication, because in 4-5 months the 5G will be on Matera and Bari. So I could make these connections by making the testimonial of this technology too. It’s all in itinere, however, I am involved in the technological world despite being the guru of the traditional. It’s what I wanted. Sergio Luigi Locatelli, who passed away unfortunately last December, was my communications manager for 18 years. He always told me: whatever you do if only the butcher, the postman, the hairdresser in your town know about it, will remain there and no one will consider it.

The very famous storytelling. But people who know how to do it are rare!

It is enough to be able to tell with truth, simplicity and great humility.

Would you say to a young person in your territory to invest in apprenticeships? Learn to be a craftsman rather than studying for a profession?

This is a battle that I have been conducting for years, I am in favor of completing school, studying the humanities, focusing on foreign languages that are very important, but to all this we must add the knowhow. Missing out on the opportunity to learn in the shop is a big mistake. Stimulate young people and at the same time give them the chance to bring out their talent. If you do not test them how can you tell if there is talent? Our structure was accredited as a training institution, I’m trying to create this school of which I spoke to you about, also because I selfishly say that we need a generational turnover, we need to introduce new professional figures on the labor market, new life. In an altruistic way, I would add that there would be great job opportunities. Many could create their activities because today there is the possibility through these technological devices to get together and create a network and acquire visibility even remaining in the small towns.

Craftsmanship creates employment? Do you think that is what we have to invest in to be truly unique and not imitable?

The data say that unemployment also affects a

high number of graduates who can not enter the world of work. With the apprenticeship, with these schools of craftsmanship surely we would be able to offer job opportunities. There is a psychological question that must be overcome, however: that being a craftsman is not belittling! We have to overcome this great handicap which considered that for two generations it had to be the children of others to be artisans! In the sense that many parents wanted their children to become professionals: doctors, lawyers, a sort of social revenge. So we lost a lot of opportunities for two generations.

From other countries, young graduates of wealthy families come to Italy to learn how to make shoes, to learn how to dress, to learn how to make wine.

My other mission is to make it clear that the work of the artisan is a cool occupation. When they call me in the Universities, they want to convey just this concept, and I try to convey it in the best way.

You are a dandy, you are a real testimonial for your brand. Is the style learned or is it innate? What is it for you?

Style is something that is not flaunted, it is innate. I realize this more when I create than when I wear something. Plus you have to be yourself. This is the style. Knowing how to live out of the rules, but with class.

Where do you start to make a customized shirt?

How do you interpret the tastes of the customer?

Does it take a lot of psychology or is it sufficient to know the rules of tailoring?

It starts from a thirty-second X-ray of the person.

Then you have to look into their eyes and listen to their needs, taking the measurements and letting the imagination go free. The drafting of the project takes place in the mind, then passes to the paper pattern.

G Inglese is not only top-of-the-line shirts, but also clutch bags, pashminas, cufflinks, boutonnieres.

How have you considered differentiating yourself from the other tailors by making these artifacts?

Coming back to the G Inglese style, it is a combination of elements designed to complete a style that has been requested. When we started working with Japan but also with other markets, they always asked me to work out a whole line from the shirt to the cufflinks. It gratified me very much. Because it’s the style of the entire line that is appreciated! We also make ties. The ten folds tie. The interlining of our tie is obtained by folding 5 times on one side and 5 on the other the same fabric of the tie.

Your favorite shirt?

Like all creators I like everything I do. When I get dressed, I do it instinctively. I like that combination at that moment, I never plan anything.

What is Beyond?

Training.

Do you want to do the same thing that Brunello Cucinelli did with his “School of Solomeo of Arts and Crafts” in Umbria? Is it your model? Do you believe in “humanistic capitalism”?

He is a great enlightened entrepreneur, he has a foundation that deals with training, he does it to give new professional opportunities.

School is one of the investments that every company should make. Those who have decided to stay in Italy or return to Italy need only to create training courses that can support companies and can give a future to job seekers. We could also hire, but we are always careful, so as not to be devalued and to avoid reverting to industrial chain work. This is the most difficult thing: making large numbers while remaining tailoring craftsmanship, is one of the most arduous endeavours!

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4 ristoranti Provati per voi da

LEGENDA:

Nato a S. Antonio Abate (NA) il 15/01/1958, lascia nel cassetto il sogno di diventare geologo.

Con rammarico esce dall’azienda agricola condotta dal padre ed i fratelli senza mai smettere di apprezzare e promuovere le migliori produzioni agricole.

Svolge l’attività di area manager per il Sud Italia per conto di prestigiose case vinicole e aziende di distribuzione di specialità alimentari.

Collabora con riviste enogastronomiche nazionali ed estere, guide specializzate e dispensa a gente del calibro di Daniel Thomases e Christine Smallwood preziosi suggerimenti a completamento di autentico affetto.

Insieme ai più significativi operatori del comparto agroalimentare, organizza manifestazioni e degustazioni, per citarne una “Ricerca & Qualità” rassegna enogastronomica itinerante nei castelli del Sud Italia, la prima edizione fu ospitata nel castello di Barletta il 10 Marzo 1997. Partecipando a tasting di respiro internazionale ha acquisito conoscenze e simpatie da parte dei più qualificati giornalisti del settore che lo considerano ambasciatore del buon vino.

Collabora con Istituti Alberghieri e Associazioni di Settore, é relatore ufficiale di corsi di qualificazione.

Per più di dieci anni è stato convenzionato con il Ministero dei Beni Culturali ed Ambientali – Sopraintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico e Demoetnoantropologico della Puglia per la gestione e l’organizzazione di manifestazioni nei Castelli di Puglia.

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Particolare attenzione ai piatti regionali, d’origine o d’adozione del patron.

Particolare attenzione alla cucina classica, senza l’esclusione di quella creativa o regionale.

Prevalenza della cucina marinara.

Prevalenza della cucina creativa.

Segnala la cucina: Molto buona

Ottima

Eccellente

Ottima

Eccellente

Ottima pasticceria.

Segnala la cantina: Molto buona

Particolare attenzione ai vini regionali.

Particolare attenzione ai distillati.

Caffè superbo.

Consigli e presenza del sommelier.

Casa di particolare bellezza.

Patron stravagante, genio e sregolatezza, per non sbagliare non si attribuisce il punteggio.

Attribuita da Vittorio Cavaliere non al ristorante ma a un singolo piatto, emozionante, merita una deviazione.

Appropriazione del simbolo che il Maestro Luigi Veronelli utilizzava per i ristoranti d’affinità elettiva e per le ragioni del cuore: amicizia, ricordi memorabili gli impedivano di esprimere valutazioni mediate.

Ottimi salumi.

Gran scelta di formaggi.

Ottima scelta di olio extravergine d’oliva di frantoio.

Pane fatto in casa.

Casello autostradale più vicino.

Ristorante all’interno di albergo o comunque dispone di camere; Tipo di locale;

Anno di fondazione; Sala fumatori;

Giorno di chiusura;

Periodo di ferie;

Responsabile di cucina e di sala;

Numero coperti;

Parcheggio proprio;

Prenotazione consigliabile o obbligatoria;

Indirizzo Mail; € Prezzo medio vino escluso.

Dispone di carte di credito e POS;

Vertice, in tal caso i simboli vengono omessi, ritenendo tutti i valori al vertice.

70 / 79 Segnala la cucina molto buona Più la valutazione indipendente della cantina.

80 / 89 Segnala la cucina ottima Più la valutazione indipendente della cantina.

90 / 99 Segnala la cucina e la cantina eccellente 100 Vertice

OLTREFood

Quattro segnalazioni al mese, almeno per ora il progetto nasce così. Ho forte convinzione che l’eccellenza possa dimorare nella trattoria di campagna così come nel più elegante dei ristoranti. Motivo questo per invitarvi a ponderare i miei punteggi, liberi di criticarli o di adoperarli come esercizio di verifica,in ogni caso vi condurranno a un simpatico viaggio di gola.

La scelta di evidenziare i punteggi, del tutto personali, rischiosa, ma rispettosa del lettore, la chiarezza troppo spesso è bandita e anche per me sarebbe stato più facile utilizzare il simbolo , avrei ancora una volta utilizzato l’occasione di enfatizzare la mia gratitudine al più grande dei Maestri: Luigi Veronelli.

QUADRA LE CLUB Via Avv. Malcangi 21/23 Trani (BT)

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Trani.

0883 1956855 info@quadraleclub.it 30 posti. Si. Si, soprattutto nel giardino lussureggiante.

Tutte. Lunedì. A Luglio ed Agosto è aperto solo € 50,00.

No. 2016. di sera, salvo prenotazioni.

In cucina Raffaele Sgaramella, giovane, sognatore, ha trovato in Sabrina Laurora proprietaria di questa splendida casa chi gli ha liberato il sogno dal cassetto. In sala Michele Francavilla che completa l’opera con garbo e signorilità che un posto del genere impone.

Splendida dimora storica “Villa Monetti”, edificata all’inizio del XX secolo è stata recuperata dopo una mirabile ristrutturazione architettonica e restituita alla fruizione, arricchita da inserti moderni che ben si armonizzano.

“Cavallino al mare” battuto di cavallo con salsa ostriche e acciughe.

Olio e.v.o.: Guglielmi, Mimì e da proprie olive frante in frantoio di fiducia. Piatti: Murgese nero e carota – Mantecato Monet – Polpo, capra e terra – Fusillotto mare bianco – Ditalino cozze e fiordilatte – Spaghettone in somnium – “il Rombo” e cocco – Ombrina e gel – “Dolce belare”. Dolci: Tartellette al limone – Cioccolato e cagliata – La “Cheesecake”.

Notizie varie: A Giampaolo Galasso e Sabrina Laurora va riconosciuto il merito di aver trasferito la loro forte personalità nella realizzazione di questa polifunzionale struttura che dispone di una boutique, un ristorante e un bar identificabili come ricercati, unici e esclusivi. La cucina moderna ma attenta alla qualità delle materie prime, i cocktail inediti magistralmente elaborati da Tommy Scamarcio, un ambiente trendy capace di farne un punto di riferimento non solo per i turisti ma anche per gli stessi tranesi. In definitiva il mio consiglio particolare è dedicato a chi ama la moda, l’arte e la cultura e soprattutto voglia vivere in serenità e intimità il pranzo o la cena.

D’estate il rigoglioso giardino vi regalerà attimi di autentico relax, gli ulteriori particolari li lascio al vostro insindacabile giudizio a visita effettuata.

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OLTREFood ALEX RISTORANTE Via Vito Fazzi,15/23 Lecce

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Bari Sud, Taranto.

0832 098685. alexristorantelecce@gmail.com 50 + 30 nel dehor estivo.

No, comunque nelle vicinanze.

No. € 50,00.

Tutte.

No. I primi dieci giorni di Ottobre.

2002. in cucina Alessandra Civilla che nonostante la giovane età è stata capace di imporsi come una delle figure più interessanti della gastronomia leccese, in sala Alessandro Libertini, patron e autentico anfitrione.

Andrea Libertini.

Ambiente ricercato e accogliente, completato dal dehor che si affaccia sulla strada e la vicina piazza Sant’Oronzo, ovvero il cuore di Lecce.

Acquerello della chef. Formaggi: Regionali, nazionali e esteri.

Olio e.v.o.: Donna Oleria, Mimì. Piatti: Crudo di mare con sali e salse – Pescatrice fave mondate, pomodorini confit, olive nere e capperi - Cappesante in panura croccante con capocollo affinato nelle vinacce su vellutate di patate – “Profumo di casa” mischiato potente di Gragnano con zuppa di pesce, crostacei e seppioline – Taglierino fresco al limone con tartare di scampi, gamberi di Gallipoli e stracciatella – “Vulcano giallorosso” pescatrice e pomodorini gialli e rossi – “Dall’Adriatico allo Jonio” – Zuppa di pesce, crostacei e molluschi – Il morro Rafols cotto a bassa temperatura con consistenza di verdura – Guance di vitello 96 ore laccato alla soia con asparagi verdi.

Dolci: Scrigno al cioccolato fondente con gelato alla nocciola e ganache di Guanaja – Vaso di primavera, frolla, crema pasticcera e frutta fresca – Tiramisù di Alessandra.

Notizie varie: Il locale è ubicato nel cuore del centro storico di Lecce, già questo è motivo di visita, questa città è infatti considerata la capitale del Barocco, voler citare gli innumerevoli edifici storici e monumentali sarebbe opera biblica, mi soffermo quindi a consigliarvi questa cucina ricca di contrasti e innovazioni nel rigoroso rispetto delle materie prime che Alessandra Civilla riesce con estro ad affermare.

Lo definirei un vero salotto cittadino e vi consiglio una chiacchierata con Alessandro Libertini, simpatico istrione capace di manifestare la sua salentinità nei suoi racconti.

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OASI BEACH

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Lungomare Amerigo Vespucci Margherita di Savoia (BT)

Canosa e Cerignola Est. 0883 656554 oasibeach@libero.it 90 più ampia sala per ricevimenti Ampio comunale. utilizzata solo su prenotazione.

Ampi spazi all’aperto. € 45,00.

Tutte.

Lunedì e le 15 giorni a Novembre e 15 sere di Domenica e festivi.

1994.

In cucina Giuseppe Di Leo e giorni a Gennaio.

Leonardo Vuka, in sala Francesco Serino e Carmine D’Argenio, con l’attenta supervisione di Piero e Daniela Russo.

A cura di Francesco Serino.

Moderno e elegante, il colore bianco primeggia e amplifica la luminosità data dalla grande parete a vetri affacciata sulla spiaggia.

Spaghettone Benedetto Cavalieri ai lupini di mare.

Olio e.v.o.: Mimì, Labianca. Formaggi: Locali, nazionali ed esteri. Piatti:Mantecato di baccalà in crosta di sesamo bianco, con carciofi e gocce di peperoni arrosto – Mazzancolle al brandy con tagliatelle di melanzane e salsa al basilico – Polpo, sivoni, patate e fonduta di caciocavallo podolico – Capuntini pescatrice, fiori di zucca e zafferano – Orecchiette di grano arso con vongole e datterini gialli – Risotto al nero di seppia, crostacei crudi e pomodorini caramellati – Frittura di pescato del giorno – Rombo in crosta di fiori di zucca e crema di zucchine – Scorfano ai petali di carciofo su vellutata di barbabietola rossa e patate.

Dolci: Cheesecake mandorle e amarene – Morbido fondente e zenzero - Mousse al frutto della passione, cocco e lamponi.

Notizie varie: Oasi, in questa parola si racchiude la filosofia commerciale di questa casa, adagiata sull’arenile di Margherita di Savoia e affacciata sul mare e il non lontano Gargano.

L’avventore s’imbatte in un giardino curato con sapienza e cura del particolare, che domina in tutta la struttura proteiforme: il ristorante che all’occorrenza diviene anche sala eventi su prenotazione, il lido balneare attrezzato di ogni comfort, un fornitissimo bar, terrazza per aperitivi e serate danzanti. È indispensabile porre l’accento sull’attenta cura e maniacale regia di Piero e Daniela Russo, capaci di coccolarvi e farvi sentire a casa, sotto lo sguardo sempre vigile di papà Riccardo.

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OLTREFood AL PESCATORE DA ONOFRIO Piazza Federico II di Svezia, 6/8 Bari (BR)

Bari Nord 8 Km e Bari Sud 10 Km. 080 5237039 info@pescatorebari.com 80, disposti in 3 salette più veranda. Non di proprietà ma comunale e di grandi dimensioni.

Nel dehor. € 50,00.

Tutte, tranne Diners.

Lunedì, nella 15 giorni a gennaio. bella stagione sempre aperto.

8 Dicembre 1968, quindi prossimi al cinquantesimo anniversario.

In cucina Michele De Tullio e nelle giornate più impegnative Onofrio non disdegna di far valere il suo estro. In sala l’anfitrione è senz’altro Onofrio e da patron attento e lungimirante nell’accoglienza si fa affiancare dai figli Claudia e Dario.

Dario De Benedictis.

Raffinato, curato nei particolari, il design e la ricercatezza del materiale utilizzato nel recente restauro hanno conferito eleganza e luminosità ai bianchi soffitti B&B Al Pescatore, Onofrio ha realizzato un sogno a volta. donando alla sua amata Bari Vecchia un motivo d’orgoglio, con esemplare restauro ha ricavato in un antico palazzotto sei splendide camere e una terrazza che si affaccia sui tetti della città vecchia e sul mare.

Tubettone al ragù di cozze (occorre del tempo per la preparazione quindi o lo si prenota o ci si arma di pazienza).

Olio e.v.o.: Tutti i monocultivar di Mimì. Formaggi: Regionali, nazionali con gemme internazionali. Piatti: Misto crudo con ricci, ostriche, vongole e gamberi – Frittura mista di pesce secondo il pescato – Scampi e violette di Gallipoli spadellati agli agrumi – Spaghettone con polpa di riccio – Pacchero con sfilettato di triglia, gamberi viola e bottarga di muggine – Risotto alla pescatora – Zuppa di pesce – Scorfano su crostone, datterini e capperi – Grigliata di pescato del giorno.

Dolci: Zuccotto di ricotta – Crostata ai frutti freschi – Pizza di ricotta. Notizie varie: Non potevo che attribuire il simbolo del cuore perché a questo locale associo anche la mia crescita professionale. I miei ricordi si rincorrono e si intrecciano a più di quarant’anni di amicizia. Come dimenticare le gioiose chiacchierate con il compianto papà Sebastiano, fondatore di quello che in questi cinquant’anni è divenuto il ristorante simbolo della tradizione barese e del culto del crudo di mare. Quando nei ristoranti baresi la carta dei vini era pressappoco inesistente, Onofrio, all’epoca giovanissimo, mi chiese una mano per stilare la sua carta.

Bene, in quella occasione mi sono addirittura cimentato nel disegno della copertina. Vedere oggi una clientela sempre più attenta ed esigente frequentare quello che dopo il recente restauro è divenuto un vero e proprio salotto, riconosciuto per il pesce freschissimo, per i piatti dove primeggia sempre la qualità della materia prima, in cui la clientela è sempre più fidelizzata e la possibilità di degustare grandi vini è divenuta norma, mi creano un piacere personale e così vorrei per tutti gli avventori. In definitiva una crescita auspicata e realizzata.

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paola preziosa

LA RAGAZZA COL TURBANTE

mimmo cormio

DI GRAN VOGA FABIO ROMANO

LE NOTIFICHE DEGLI ATTI A MEZZO PEC ALLA LUCE DELLA PRONUNCIA DELLA CORTE DI CASSAZIONE A SEZIONI UNITE nicola pugliese

VOUCHER ALTERNANZA SCUOLA LAVORO 2018 PAOLO d’ambra

IL GOVERNO CONTE E L’EUROPA: LA LEZIONE DELLA BREXIT gaia marchese

La stagione in uno scrigno di vetro FRANCESCO TARANTINI

AMBIENTE GUIDA BLU 2018 57

PAOLA PREZIOSA Ciao!

Sono Paola Preziosa, studentessa di moda presso l’Accademia di Belle Arti di Foggia.

Sono ancora molto giovane per una biografia completa, ma cerco ogni giorno di formare la mia persona grazie a diverse passioni come la fotografia, lo sport e la musica (suono l’arpa).

In questa rubrica vi mostrerò mode e persone che, a mio parere, sono capaci di andare OLTRE gli schemi mentali e le richieste di mercato, affermando ogni giorno la propria unicità. paola.preziosa96@gmail.com PAOLA PREZIOSA

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PH.: Silvia Meo

LA RAGAZZA COL TURBANTE

Carmela Palermo, 39 anni, vive a Bitonto. Nel 2015 le è stato diagnosticato un carcinoma mammario inoperabile, ha dovuto fare 18 cicli di chemio, più un anno di mantenimento.

Con una notizia del genere si è portati a stravolgere la propria vita, a pensare di non avere più tempo, che tutto è finito, probabilmente è inutile fare progetti.

Tra gli elementi che generano maggiore sofferenza e disagio dal punto di vista psicologico, specie nelle donne, c’è quello della perdita dei capelli, un vero e proprio attacco alla femminilità.

Carmela decise così di indossare in qualsiasi occasione accessori moda sempre chic. Coloratissimi turbanti. Adattandoli con attenzione ai suoi outfit e alle diverse circostanze, per sentirsi fashion anche in ospedale, dove per questo suo vezzo tutti la denominavano “la ragazza col turbante”. È proprio qui, tra le corsie del reparto oncologico dell’Ospedale di Bari, che ha iniziato a pensare di produrre turbanti.

Ero cambiata, - racconta Carmela- mi vedevo nuovamente bella, di una bellezza diversa, fatta di serenità, disponibilità. Le altre pazienti mi guardavano incuriosite. Si complimentavano, volevano imparare a indossare il turbante. Dove li compri, mi chiedevano. Ho cominciato a darne in giro qualcuno: so cucire, i miei avevano una piccola azienda tessile.

Nel giro di poco tempo, da paziente oncologica, si è ritrovata ad essere un vero e proprio guru di stile per tutte le ragazze del reparto e non solo. La voce si sparse anche nella sua città, e molte iniziarono a chiederle turbanti per moda, non per necessità. Assieme a Dominga, una make up artist per pazienti oncologici, che trucca e aiuta con il look le donne ricoverate in ospedale, Carmela ha aperto un negozio on line per la vendita di turbanti acquistati in tutto il mondo, da New York a Berlino, persino in Australia.

Fortunatamente noi “donne col turbante” oggi attiriamo l’attenzione per la bellezza e la fierezza che dimostriamo e non più per sterile ignoranza di gente che ci bolla. E siamo anche molto alla moda, basta sfogliare le riviste patinate per accorgersene. -È una Carmela fiera che ci parla- Durante questi mesi ho capito che la malattia non mi ha fatto rinunciare a sogni e progetti, all’essere femminile e a volermi bene. Mi ha dato una chance per avere nuovi sogni da realizzare. Per essere di supporto ad altre donne che stanno affrontando la loro “parentesi tumore”.

Quella di Carmela è una storia di rinascita e di esempio per tutte le donne che affrontano con tenacia momenti drammatici, cercando di rimanere sempre e comunque femminili.

DI GRAN VOGA

MIMMO CORMIO Ideatore e promotore del movimento culturale “iologico“ che si prefigge lo scopo di valorizzare e rispettare l’unicità della persona e del territorio.

Lo fa promuovendo uno stile di vita improntato su scelte ragionate e consapevoli, rispolverando un modello sociale ereditato dal passato. In questa rubrica v’introdurrà nel mondo della nautica, cominciando dalle barche storiche. Scoprirete un mondo diverso da quello solitamente rappresentato.

Non solo beni di lusso e segni di opulenza, ma tanta cultura e testimonianze della nostra identità nautica e marinara. info@iologico.com www.iologico.com IOLOGICO

Quella della voga è una realtà nautica tanto semplice quanto eterogenea, caratterizzata da numerosi stili, tecniche e mezzi impiegati. Esiste la voga in piedi o “alla veneziana” e quella “seduta”.

In quest’ultimo caso può essere a sedie fisse o a sedie mobili, il vogatore può usare due remi a coppia o un solo remo “a punta” con numero pari di vogatori che cresce fino a 10 con o senza timoniere.

La lega Navale di Molfetta (BA) offre l’opportunità di provare quanto sia piacevole l’esperienza della voga e constatare, quindi, che oltre la disciplina sportiva c’è di più.

Vogare, infatti, è natura – la barca a remi è il mezzo migliore per armonizzarsi con l’ambiente marino perchè non solleva onda, non genera rumore e non produce nessun’altra forma di inquinamento.

Vogare è fatica – un gesto che impegna in maniera intensiva gran parte della muscolatura e con l’affinamento della tecnica la fatica diminuisce.

Vogare è eleganza – all’ eleganza estetica dei movimenti corrisponde altrettanta eleganza sostanziale.

Vogare è storia – è esattamente ciò che accade vivendo l’esperienza della voga offerta dalla Lega Navale di Molfetta, dove la barca impiegata, il Palinschermo, è uguale alle scialuppe di salvataggio dell’Amerigo Vespucci. Una lancia a più scalmi che non ha la classica forma estremamente affusolata e che è tutt’ora costruita artigianalmente dai locali maestri d’ascia, impiegando le stesse tecniche e materiali ereditati dal passato.

Vogare è spiritualità – Si è in perfetta armonia con se stessi e la natura, diventando un unicum con la barca e i propri compagni. Il timoniere è come il direttore d’orchestra, oltre alla tenuta della rotta, fa viaggiare tutti sulla stessa frequenza d’onda.

Quasi dimenticavo, vogare è anche sana competizione!

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BEAUTY HAIR & MAKE-UP Via Regina Margherita, 185 Barletta tel. 0883 1983543

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Vicoletto Santa Lucia, 6 Barletta (fronte chiesa) con servizio innovativo. tel. 340 2201692

LE NOTIFICHE DEGLI ATTI A MEZZO PEC ALLA LUCE DELLA PRONUNCIA DELLA CORTE DI CASSAZIONE A SEZIONI UNITE FABIO ROMANO Dottore Commercialista e Revisore Contabile Titolare dello Studio Romano Via Napoli n.90, Andria e socio dello Studio Associato OKTO & Partners, Contenzioso tributario P.zza Sacra R. Udienza n.8, Trani.

Specializzato in contenzioso tributario e consulenza aziendale; laureato in Economia delle Istituzioni e dei Mercati Finanziari, Università di Siena; iscritto all’Albo dell’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Trani; iscritto al Registro dei Revisori Contabili; C.T.U. e Curatore Fallimentare presso il Tribunale di Trani. +39 0883 882744 info@studiofabioromano.it www.studiofabioromano.it STUDIOFABIOROMANO

Sono ormai numerose le pronunce delle Commissioni Tributarie di tutta italia che annullano avvisi di accertamento o cartelle di pagamento notificate via pec, in quanto trasmesse in formato pdf e non nel formato p7m, ritenuto, dai giudici di merito, l’unico in grado di garantire l’integrità e l’immodificabilità del documento informatico.

Con la sentenza n.10266, depositata il 27 aprile 2018, si è espressa sull’argomento la Corte di Cassazione a Sezioni Unite, la quale ha sancito il seguente principio di diritto: “Secondo il diritto dell’UE e le norme, anche tecniche, di diritto interno, le firme digitali di tipo CAdES e PAdES, sono entrambe ammesse ed equivalenti, sia pure con le differenti estensioni <*.p7m> e <*.pdf>, e devono, quindi, essere riconosciute valide ed efficaci, anche nel processo civile di cassazione, senza eccezione alcuna”.

La Suprema Corte, dopo aver effettuato una puntuale disamina della normativa euro-unitaria e di quella italiana, sancisce l’assoluta equivalenza fra i due formati di firma digitale PAdES e CAdES e pertanto entrambe valide ed efficaci le estensioni *.pdf e *.p7m dei files contenenti i documenti informatici.

Orbene le Corti di merito, in futuro, non potranno che adeguarsi a quanto stabilito dal Supremo Consesso, risultando viziata e meritevole di riforma qualunque pronuncia contraria.

Da una attenta analisi della sentenza, tuttavia, emerge un fatto incontrovertibile: è assolutamente necessaria l’apposizione di una firma digitale per l’esistenza stessa di un documento informatico.

Pertanto, i giudici di merito, in tema di validità degli atti notificati a mezzo pec, conformemente al principio sancito dalle Sezioni Unite, dovranno d’ora in avanti accertare, sulla base delle prove fornite dalla parte resistente, che il file trasmesso sia corredato o meno dalla firma digitale, prescindendo dall’estensione dello stesso che potrà indifferentemente essere *p7m o *pdf.

Qualora non emerga dagli atti di causa che il documento telematicamente trasmesso sia stato firmato digitalmente, il giudice adito non potrà che annullare l’atto impugnato per inesistenza giuridica della notificazione, la quale non potrà trovare alcuna sanatoria per raggiungimento dello scopo.

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VOUCHER ALTERNANZA SCUOLA LAVORO 2018 NICOLA PUGLIESE Laureato in Economia & Commercio, e iscritto presso l’ODCEC di Trani.

In questa rubrica e nella mia carriera professionale mi occupo di Finanza Agevolata, offrendo ai clienti e a tutti coloro che ne sono interessati, la possibilità di poter sfruttare i Fondi concessi dai vari enti Regionali, Provinciali, Comunali e dagli Enti Statali ed Europei per poter Avviare o Ammodernare/Ristrutturare le proprie Aziende. +39 333 4401047 info@nicolapugliese.it www.nicolapugliese.it http://pugliesenicola.blogspot.it DOTT. NICOLA PUGLIESE COMMERCIALISTA NICOLA PUGLIESE

La Camera di Commercio di Bari, con l’ultima misura emessa, si è voluta rendere promotrice delle attività di Alternanza scuola lavoro avvicinando le imprese ai percorsi scolastici di alternanza.

A tal riguardo quindi ha messo a disposizione per il presente bando 462mila euro.

Possono usufruire delle agevolazioni previste dal presente bando le micro, piccole e medie imprese (MPMI), che abbiano: • La sede legale in provincia di BARI o BAT; • Siano regolarmente iscritte alla C.C.I.A.A. di BARI, attive ed in regola con il pagamento del diritto annuale; • Non si trovino in stato di fallimento, di liquidazione, di amministrazione controllata, di concordato preventivo etc…; • Siano iscritte nel Registro Nazionale Alternanza Scuola Lavoro; • Abbiano DURC regolare; Non abbiano già beneficiato di contributi a valere sui medesimi percorsi formativi di alternanza scuola/lavoro.

I percorsi dovranno essere realizzati a partire dal 01/01/2018 e fino al 31/12/2018 intrapresi da studenti della scuola secondaria di secondo grado e dei centri di formazione professionale (CFP), sulla base di convenzioni stipulate tra istituto scolastico/CFP e soggetto ospitante.

Le domande di contributi potranno essere presentate a partire dal 27/03/2018 sino al 30/11/2018, salvo chiusura anticipata del bando per esaurimento dei fondi disponibili che sarà comunicata sul sito www.ba.camcom.it.

L’agevolazione disciplinata dal presente bando prevede il riconoscimento di un contributo a fondo perduto a favore dell’impresa ospitante, modulato come segue: • € 500,00 per l’organizzazione da 1 percorsi individuali di alternanza scuola-lavoro; • € 1.000,00 per l’organizzazione da 2 a 3 percorsi di alternanza scuola-lavoro; • € 1.500,00 per l’organizzazione di 4 o più percorsi individuali di alternanza scuola-lavoro.

Nel caso di inserimento in azienda di studenti diversamente abili, verrà riconosciuto un ulteriore importo di € 250,00 pro-capite.

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Il Governo Conte e l’Europa: la lezione della Brexit paolo d’ambra Nato a Canosa 39 anni fa, si occupa di economia e finanza da circa 20 anni. Laureato in economia politica all’Università Cattolica di Milano, si è poi specializzato in economia pubblica e management bancario.

Ha maturato esperienze lavorative a Milano, Parigi e Boston.

Dal 2010 dirige filiali bancarie.

Sposato e padre di due figli, nel tempo libero si occupa di politica, cultura, viaggi ed organizzazione eventi. paolo.dambra77@gmail.com

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Dati recenti della Banca d’Italia attestano che nei mesi di maggio e giugno sono fuggiti all’estero circa 55 miliardi di euro. Dall’avvento dell’euro i movimenti internazionali di moneta sono registrati dal sistema Target2, una sorta di bilancia che compensa i pagamenti e gli investimenti che i cittadini europei effettuano tra i Paesi dell’area Euro. Ebbene, in soli due mesi il saldo italiano ha fatto registrare uscite per 55 miliardi di euro. Sostanzialmente l’incertezza generata dalla nascita del Governo Conte ha fatto fuggire dall’Italia capitali per 55 miliardi.

Analizzando i saldi fatti registrare dalle altre banche centrali aderenti al sistema Target2, ne emerge chiaramente uno spostamento di capitali dalla periferia al cuore dell’Europa. O meglio, da Paesi ritenuti meno sicuri, come Italia, Portogallo, Grecia e Spagna, a sistemi più stabili e credibili come la Germania, il Lussemburgo, i Paesi Bassi, la Finlandia.

Si tratta di un dato allarmante, sintomo della poca fiducia degli investitori nella nostra economia. E il fatto che la nascita del Governo Conte abbia accelerato questa fuoriuscita di capitali dimostra chiaramente che le spinte antieuropeiste sono poco gradite ai mercati.

Guarda caso, proprio mentre in Italia si discute dell’opportunità di restare ancorati all’Europa (seppur con toni molto ridimensionati rispetto ai proclami elettorali), dalla Gran Bretagna giungono le prime avvisaglie di un ripensamento della Brexit. Pur avendo un legame meno forte con l’Unione Europea, non avendo mai ceduto la sovranità monetaria, l’avvicinamento alla data di addio a Bruxelles si sta rivelando fatale per il Governo May in carica. La scelta della linea soft ha allontanato dal Governo i fautori della Brexit, e nel Paese ha risollevato la voce del popolo contrario all’uscita dall’Europa, convinto che è ritornato maggioranza nel Paese (tanto da invocare un nuovo referendum). Quanto previsto dagli economisti mondiali all’indomani del referendum sulla Brexit sta emergendo con sempre maggiore drammaticità man mano che ci si avvicina alla data stabilita per l’addio, tanto da costringere la premier May ad un grottesco tentativo di salvare ‘capre e cavoli’.

La scelta della ‘soft Brexit’ è l’estremo tentativo di conciliare il risultato referendario con le sorti dell’economia del Paese. Ma così facendo si è attirata le ire delle due fazioni, entrambe alle prese con lo stesso interrogativo: ha senso un’uscita formale dall’Unione Europea se l’unica conseguenza è la supina accettazione di regole imposte dai 27 Paesi rimasti al tavolo di Bruxelles?

Quanto sta succedendo in Inghilterra suona come un monito al nuovo Governo Italiano; l’adesione all’Unione Europea e all’Euro devono restare scelte irreversibili. Se sono bastati due mesi di proclami antieuropeisti a far fuggire dall’Italia 55 miliardi di euro, è facile immaginare le conseguenze drammatiche di un allontanamento dalle politiche comunitarie.

Sebbene i toni si siano ridimensionati (forse proprio alla luce dei dati sulla fuga di capitali), la linea del Governo Conte-Salvini-Di Maio rimane ostile all’Unione Europea.

Le conseguenze della Brexit dovrebbero testimoniare che il cambiamento vero può avvenire solo dall’interno, a mio parere lavorando sodo, anche e soprattutto alle riforme interne al proprio Paese, per conquistarsi quella voce autorevole che costruirà il consenso al tavolo di Bruxelles.

La stagione in uno scrigno di vetro

GAIA MARCHESE Food blogger, condividendone le idee, sostengo il movimento culturale “iologico“.

Lo faccio attraverso la diffusione di una maggiore consapevolezza alimentare. Nel mio blog parlo di dieta mediterranea concentrando maggiormente l’attenzione sullo stile di vita.

Mostro il creare e non solo il creato.

Per questo anche nel mio canale youtube pubblico video tutorial che facilitano e invogliano all’auto produzione alimentare. Interagisco con voi sulla mia pagina Facebook, che vi invito a visitare.

Che il Sole vi baci! gaia@iologico.com ilgaiomondodigaia.blogspot.com IL GAIO MONDO DI GAIA PAGNOTTELLAALVEOLATA

L’estate irrompe coi suoi frutti ubriachi di Sole, cieli tersi, frinire di cicale, covoni e brezza marina. Effluvi e colori maliosi che lasciano presagire idilliache percezioni palatali.

L’inesorabile, incalzante incedere della stagione volta le terga a battito di ciglia e di quei frutti allegri e succulenti rimane solo il ricordo come veicolo di un fittizio appagamento sensoriale. L’antidoto alla mancanza di frutta di stagione è la confettura fatta in casa.

Di ciliegie, albicocche, pesche e di tutta la frutta da riassaporare in periodi dell’anno estranei a essa.

Come ogni cosa che si realizza, sono i dettagli ad accordarne il valore.

Scegliere il momento propizio è determinante per la perfetta riuscita.

Il luogo, il favorevole stato d’animo, l’eventuale condivisione del momento con persone che recano gioia ed entusiasmo.

L’atmosfera, difatti, è uno degli ingredienti insostituibili che rende speciale ciò che si crea.

Una moltitudine di rilucenti vasetti in attesa d’essere rabboccati, piccoli scrigni che custodiranno un’inestimabile ricchezza naturale.

Gesti semplici che dispiegano l’amore nel compierli: tergere la frutta, mondarla, ridurla a pezzi, addizionarla allo zucchero. Un docile e paziente fornello terrà viva la fiamma di un lungo e ruzzante abbraccio, pezzi di frutta che si rincorrono e sovrappongono, fino a unificarsi in una redolente, appetibile lava, fenduta dalla lenta promenade in tondo di una disponibile cucchiarella. Schermare gli occhi con le palpebre in sincrono a un intenso inspirare, mentre la bocca del vasetto, privo di coperchio, allude a seducenti avances.

Il profumo del sole estivo s’incanala a precipizio nelle narici insinuandosi nei recessi della memoria, per chiamare a raccolta i ricordi annessi a una fruttuosa stagione e a quell’ilare percorso che ha reso altresì speciale ogni tocchetto di frutta Che il sole vi baci!

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ambiente - Guida Blu 2018

Francesco Tarantini Presidente Legambiente Puglia Impegnato da decenni in battaglie ambientaliste, Francesco Tarantini, dal 2007 alla guida di Legambiente Puglia, è uno dei massimi esperti di elettrosmog ed ecomafie. @LegambientePugl https://www.facebook.com/LegambientePuglia/ Email: segreteria@legambientepuglia.it www.legambientepuglia.it

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Estate, tempo di vacanze e di mare per milioni di turisti, italiani e stranieri.

Come scegliere la meta giusta per le proprie ferie? Sicuramente i servizi, i collegamenti e i prezzi sono componenti importanti, ma non bisogna dimenticare un aspetto fondamentale: la qualità delle acque balneari. Ed è in questo che Legambiente aiuta i cittadini, grazie a “Il mare più bello 2018”, la Guida Blu stilata in collaborazione con il Touring Club Italiano e presentata nelle scorse settimane. Ottime notizie per la Puglia, che anche quest’anno sale sul podio, confermandosi terza dopo Sardegna e Sicilia. Le 5 vele sventolano in due comprensori turistici: Alto Salento Adriatico, in cui ricadono i Comuni di Otranto e Melendugno, e Costa del Parco Agrario degli Ulivi secolari, che comprende Polignano a Mare, Fasano, Monopoli, Ostuni e Carovigno.

Con la Guida Blu vogliamo raccontare le comunità che hanno fatto della buona gestione e della qualità ambientale del territorio i loro punti fermi, valorizzando le bellezze che contraddistinguono la nostra terra, favorendo contemporaneamente un turismo non più stanziale ma dinamico, fatto di escursioni, passeggiate, ciclo-passeggiate.

In totale sono undici i comprensori pugliesi che rientrano nella Guida Blu 2018: oltre a quelli premiati con le 5 vele, ve ne sono due a 4 vele, ovvero Alto Salento Ionico (che comprende i Comuni di Maruggio, Nardò, Gallipoli, Manduria e Porto Cesareo) e Basso Salento Ionico (che comprende Castro, Andrano, Diso, Tricase e Santa Cesarea Terme); sei a 3 vele ovvero Basso Salento Ionico (Racale, Salve, Ugento), Capo di Leuca (Patù, Castrignano del Capo, Gagliano del Capo), Costa della Puglia Imperiale (Margherita di Savoia, Giovinazzo, Trani, Bisceglie), Gargano Nord (Chieuti, Lesina, Peschici, Sannicandro Garganico, Ischitella, Rodi Garganico, Vico del Gargano), Gargano Sud (Mattinata, Vieste, Monte Sant’Angelo), e Isole Tremiti; uno a 2 vele ovvero Golfo di Taranto (Ginosa e Castellaneta).

Ma c’è di più: nella classifica nazionale dei comprensori a 5 vele, Costa del Parco Agrario degli Ulivi secolari e Alto Salento Adriatico si sono piazzati rispettivamente al 5° e 12° posto.

L’inquinamento, però, è sempre in agguato, soprattutto per i nostri cattivi comportamenti. L’uso indiscriminato della plastica e, soprattutto, il suo abbandono nell’ambiente, sono tra i nemici principali delle nostre bellezze paesaggistiche. Servono azioni concrete, non solo dal punto di vista della raccolta e del riciclo, ma soprattutto dalla riduzione dei rifiuti: un esempio virtuoso in tal senso è rappresentato dal Comune delle Isole Tremiti, il cui sindaco Antonio Fentini ha ricevuto il premio nazionale di Legambiente “Io sono amico del mare” per la sua ordinanza con la quale, dallo scorso 1° maggio, ha messo al bando contenitori e stoviglie monouso non biodegradabili, a tutela delle cosiddette perle dell’Adriatico dal fenomeno del beach litter e marine litter. Un esempio da copiare in tutti i Comuni italiani.

Legambiente Puglia è attiva anche su altri fronti per la tutela del territorio e del mare: recentemente abbiamo incontrato e chiesto al neo Ministro all’Ambiente, Sergio Costa, di perfezionare l’iter istitutivo dell’Area Marina Protetta Capo d’Otranto-Grotte Zinzulusa e Romanelli e Capo di Leuca. La Puglia, infatti, con oltre 800 chilometri di costa meriterebbe questa quarta Area marina protetta, importante passo in avanti nella tutela della biodiversità di questi luoghi ma anche concreta opportunità per lo sviluppo economico e sostenibile del territorio.